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la sinarchia universale

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artamano

unread,
Apr 14, 2002, 3:27:52 PM4/14/02
to
Ecco un vecchio libro che a distanza di quindici anni si stà rivelando
profetico.
In certe cose è contestabile,specie quando da tutta la colpa agli ebrei
,come vuole una certa tradizione cattolica.
In realtà il mondo moderno è nato dall'interazione tra la cultura semitica
monoteista e la forza espansiva degli europei. E non si è trattato solo
della malvagità di una minoranza ,per quanto ricca.
Sarebbe strano infatti che qualche milione di ebrei avessero potuto
sottomettere qualche centinaia di milioni di europei senza che questi ultimi
non fossero stati d'accordo.
Comunque l'opera è buona.

BRANO TRATTO DAL LIBRO:LA SINARCHIA UNIVERSALE. Autore Alfredo
Bonatesta,edizioni il Cinabro
Si tratta di un libro molto interessante,che pur essendo edito nel 1986
conserva tuttavia un valore profetico.
I. Il Grande Parassita dell'Umanità

Dal 1500 ad oggi le istituzioni sociali, economiche e politiche del mondo
hanno subito un sovvertimento totale. La Rivoluzione Protestante, la
Rivoluzione Inglese, la Rivoluzione Americana, la Rivoluzione Francese, la
Rivoluzione Russa, la I e la II Guerra Mondiale, il Patto di Yalta; queste
sono state le tappe fondamentali del sovvertimento.
« Viviamo in una delle piú decisive epoche della storia e nessuno se ne
rende conto, nessuno lo comprende ... La Rivoluzione Mondiale avanza
inarrestabile verso i suoi ultimi risultati ... Chi predica la sua fine o
crede addirittura di averla sconfitta non l'ha compresa ... La lotta si
combatte anche nell'interiorità del singolo uomo, sebbene egli non lo sappia
affatto. Per questo così pochi giungono a vedere chiaramente da quale parte
essi veramente si trovano»; sono parole di Oswald Spengler, l'insigne
studioso dei cicli storici(Spengler, Anni decisivi, Edizioni del Borghese,
Milano 1973, p. 25). Esse esprimono esattamente la tragedia dell'uomo
contemporaneo, convinto di essere libero ed arbitro del proprio destino
terreno, senza avvedersi del Grande Parassita, che tende reti di
sfruttamento e di dominio sull'umanità intera.
In verità, del Grande Parassita dell'umanità non si parla in alcun libro.
Nessun giornale, nessuna radio, nessuna televisione lo menziona mai. La
gente di ogni parte della terra, nella sua compatta generalità, ne ignora
insomma l'esistenza. Eppure il Grande Parassita esiste veramente e, celato
nell'ombra, occultamente trae la sua linfa vitale dal sudore, dalle fatiche,
dalle sofferenze dell'umanità intera.
Fuori di metafora, il Grande Parassita dell'umanità è il Potere Economico
Mondiale.
Il Potere Economico Mondiale è il Padrone del Mondo. «Autorizzatemi ad
emettere moneta ed a controllare il sistema monetario di un paese, ed io non
mi preoccupo più di chi fa le leggi», era solito affermare Mayer Amschel
Rothschild, iniziatore nel XVIII secolo della maggiore dinastia di banchieri
mai apparsa fra gli uomini.
Sulla medesima falsariga concettuale si esprimeva William Paterson,
fondatore nel 1694 della Banca d'Inghilterra: «La Banca guadagna grazie agli
interessi maturati sui denari creati dal nulla».
Ecco, queste due frasi, accuratamente omesse dalle pagine di tutti i libri
ufficiali di storia oggi esistenti, sono già in grado, pure nella loro
estrema concisione e stringatezza, di dare bene il senso della trama
d'inganni, nella quale il Grande Parassita ha avviluppato il mondo intero,
grazie ad un abilissimo e paziente lavoro di sovvertimento del modo di
pensare e di vivere degli uomini (A. Bonatesta, Il sovvertimento
intellettuale come premessa delle rivoluzioni politiche del mondo moderno,
in "L'uomo libero" n' 9 del gennaio 1982, Milano). diuturnamente condotto
innanzi negli ultimi cinque secoli con un coerente processo rivoluzionario,
iniziatosi con la pubblicazione delle 95 tesi di Lutero e giunto alla sua
fase piú avanzata e significativa con la "spartizione del mondo" orchestrata
da Roosevelt e Stalin.
Occorre a questo punto precisare, per una esigenza di chiarezza propedeutica
nell'esposizione, che il Potere Economico Mondiale non è un soggetto
indeterminabile e quindi generico; esso è reale e concreto.
Il Potere Economico Mondiale è costituito dai Manipolatori di Capitali,
ossia dai Grandi Speculatori Internazionali, i quali formano tutti insieme
l'Usurocrazia Mondiale, vale a dire la Tirannia dell'Usura su tutti i popoli
del mondo.
Il potere Economico Mondiale agisce prevalentemente per mezzo delle Società
Anonime di Capitali.
Queste ultime sono strumenti per dare vita alle Banche ed alle
Multinazionali di Produzione e di Commercio, che sono le strutture operative
nelle quali si sostanze l'Impero Mondiale del Capitale.
E' attraverso di esse, infatti, che il Potere Economico Mondiale si
procaccia parassitariamente le ricchezze, sfruttando il lavoro e
l'ingegnosità altrui.
Nell'opinione pubblica è generalizzato l'equivoco che le strutture anzidette
operino soltanto in quella parte del mondo ch'è oggi organizzata secondo gli
schemi economico politico-sociali del Liberalcapitalismo.
Ciò non è assolutamente vero. Le medesime strutture di dominio sono
compiutamente operanti anche nella restante parte del mondo, ossia in quella
attualmente di pertinenza del Socialcomunismo.
Il libro intitolato Vodka-Cola, di Charles Levinson (C. Levinson,
Vodka-Cola, Vallecchi, Firenze 1978, pp. 336.), è una buona fonte
d'informazioni al riguardo. In particolare,esso documenta:
a) che le principali banche dell'area liberalcapitalista, prime fra tutte
quelle targate Morgan e Rockefeller, hanno proprie filiali nei paesi
socialcomunisti, e che le banche dell'area socialcomunista hanno anch'esse
filiali proprie nei paesi liberalcapitalisti;
b) che i governi del sistema socialcomunista affittano i loro lavoratori, a
basso salario e senza diritto di sciopero, alle Multinazionali del sistema
liberalcapitalista;
c) che l'economia liberalcapitalista sorregge quella socialcomunista con un
flusso continuo di credito agevolato.
Un dossier pubblicato dal periodico OP Nuovo nel maggio 1982 ha reso noto
inoltre che la GOSBANK, ossia la Banca Centrale Sovietica, è una società per
azioni, con partecipazione di capitali privati stranieri. Luigi d'Amato,
docente universitario e giornalista, ha scritto sul Giornale d'Italia del 21
giugno 1982: « La storia del grande capitale finanziario è quella di un
potere demoniaco,- essa gronda sangue ». Questa frase lapidaria condensa
molto bene i tre millenni di storia ch'è necessario prendere in
considerazione, qualora si voglia avere una visione chiara, inclusiva di
ogni nesso causale, circa l'origine e l'evoluzione del sistema di potere dei
Manipolatori di Capitali. Insegna infatti Giacinto Auriti (G. Auriti,
L'ordinamento internazionale del sistema monetario, Solfanelli, Chieti
1981, p.33),che la radice originaria del lunghissimo processo storico, che
in epoca moderna ha condotto all'avvento tra i popoli dell'Usurocrazia
Mondiale, è situata appunto tre millenni addietro nel tempo; per
l'esattezza, al 1250 a.C., momento presunto dell'Esodo degli Ebrei
dall'Egitto.
2. L'invenzione del denaro senza valore.
Per quanto è possibile ricostruire, le cose allora dovettero svolgersi - piú
o meno - nel modo seguente. Gli Ebrei, nell'abbandonare il paese che li
ospitava, fecero man bassa di gioielli e provocarono anche la morte dei
figli primogeniti degli Egiziani, attribuendo quest'ultimo misfatto a Jahvè.
Con intenzioni del tutto intuibili, l'esercito del Faraone si pose alle
calcagna dei fuggiaschi, i quali sotto la guida di Mosè, trovarono scampo
nel deserto del Sinai, dove rimasero nascosti per ben quarant'anni, non
osando uscirne per timore di un duro castigo.
In quella situazione, il Popolo Ebraico non aveva che una alternativa per
sopravvivere: spendere il tesoro sottratto agli Egiziani, consumando
definitivamente la ricchezza accumulata, oppure escogitare un espediente per
appropriarsi, senza costo e senza fatica, dei beni prodotti da altri popoli.
Scelse questa seconda soluzione.
Incominciò a comprare merci, tutto ciò che gli occorreva per tirare avanti,
per sfamarsi, per vestirsi: ma invece di pagare con oro o argento,
introdusse nel mercato, come mezzi di pagamento, dei documenti che valevano
come titoli rappresentativi dell'oro e dell'argento e che i mercanti
stranieri erano bene disposti ad accettare in luogo delle monete metalliche
poichè, con tale espediente, evitavano di essere rapinati dai predoni, del
tutto ignari del valore di quei documenti. A parte ciò, i mercanti avevano
la massima fiducia nei simboli di pagamento inventati dagli Ebrei poichè
quelle primitive cambiali erano garantite solidalmente da tutta la
collettività ebraica.
La certezza dell'adempimento da parte degli Ebrei divenne tale che il
possessore del titolo di credito incominciò a considerare piú conveniente
servirsi di esso per i propri commerci, piuttosto che presentarlo per la
conversione in metalli preziosi. Il portatore del titolo, in altre parole,
incominciò a sentirsi soddisfatto del proprio credito per il fatto stesso
del possesso del documento; con ciò, il titolo di credito cessava di essere
un mezzo per conseguire un valore ed assumeva valore esso stesso, al pari
dell'oro. Ciò consentí dunque agli Ebrei di realizzare scambi commerciali a
tutto loro vantaggio, giacchè essi offrivano semplici simboli, privi di
valore intrinseco, e ne ottenevano in cambio merci d'uso e di consumo, tutte
viceversa provviste di valore intrinseco effettivo.
Fu precisamente in quella lontana fase che prese consistenza l'abilità
finanziaria degli Ebrei. Essi, una volta scoperto il meccanismo che
consentiva di ottenere ricchezza senza nulla dare in cambio, non fecero
altro, da quel momento in poi, che perfezionare sempre piú la loro scoperta,
.attuando alla fine una vera e propria strategia di dominazione su tutti i
mercati, per mezzo della creazione di un sistema bancario sempre piú vasto.
A datare circa dal 732 a.C., infatti ebbe inizio la Diaspora Ebraica; gli
Ebrei cioè presero a sparpagliarsi in tutti luoghi del mondo. E ovunque
essi puntarono a conquistare la sovranità monetaria, mediante il monopolio
del conio dei simboli monetari di costo nullo.
Ciò fu reso possibile, oltre che dalla esclusività del segreto scoperto
durante i quarant'anni d'isolamento nel Sinai, anche dal vincolo di
solidarietà, mai piú decaduto, che la Legge Mosaica aveva instaurato fra le
comunità ebraiche e che continuò in perpetuo a tenerle collegate fra loro.
I dodici secoli successivi alla morte di Gesú rappresentarono un crescendo
ininterrotto di attività speculative, di tipo prevalentemente parassitario,
da parte degli Ebrei. Costoro prestavano denaro a tutti: ai Governi per le
loro funzioni ed i loro eserciti, ai Nobili per i loro lussi, ai piccoli
artigiani ed ai poveri contadini per la piú elementare sopravvivenza.
Perfino ai Papi.
Gli interessi pretesi come contropartita erano così elevati ed era tanto
diffusa e capillare tale attività di strozzinaggio che il termine ebreo finì
col confondersi completamente con quello di usuraio.
Può sembrare strano, quasi incredibile, che nessuna autorità - Re o
Feudatario o Prelato - sia mai insorta per decretare la fine di un così
metodico sistema di sfruttamento del bisogno e della miseria da parte di una
cerchia minoritaria di persone, ma la spiegazione di ciò è semplice; gli
Ebrei erano ormai riusciti a diventare così indispensabili nel puntellare le
finanze dei vari Governanti che costoro addirittura se ne contendevano l'un
l'altro la presenza.
Così rimanendo sempre omogenei e solidali fra loro, gli Ebrei andavano
attraversando molti secoli di storia senza mai mutare la propria occupazione
fondamentale: dare denaro, ricevere denaro, accumulare denaro, investire
denaro.
In tale loro lucrosa inclinazione essi erano, per così dire, incentivati e
legittimati da un Comandamento del Deuteronomio, che cosí recitava:
«Non farai a tuo fratello prestiti ad interesse, nè di denaro, nè di viveri,
nè di qualsivoglia cosa che si presti ad interesse. Allo straniero potrai
prestare ad interesse, ma non a tuo fratello, affinchè l'Eterno Iddio tuo ti
benedica in tutto ciò a cui porrai mano, nel paese dove stai per entrare per
prenderne possesso».
Con ogni evidenza si trattava di un comandamento pensato da Ebrei per uso e
consumo degli Ebrei. Per il Cristiano infatti qualsiasi uomo era fratello:
dunque a nessuno poteva prestare ad interesse. Per l'Ebreo invece soltanto
l'Ebreo era fratello: col Non-Ebreo dunque si poteva praticare l'usura.
Tuttavia le grandi esplorazioni, lo sviluppo delle vie di comunicazione, le
stesse Crociate andavano intanto propiziando la trasformazione
dell'economia, sempre più intollerante dei lacci e delle limitazioni che
dalla norma deuteronomica discendevano. Perciò fu esattamente in tale fase
dell'evoluzione storica che incominciò ad evidenziarsi una convergenza
d'interessi, via via piú perfetta, fra gli speculatori Ebrei e quelli
Cristiani: ambedue, per potere lucrare a pieno ritmo e senza problemi,
avevano bisogno che fosse rimosso qualsiasi ostacolo al libero estrinsecarsi
degli affari e, tanto per cominciare, che venisse a cadere qualsiasi divieto
sui prestiti ad interesse.
Ebbene, nella prima metà del 1500, la Rivoluzione Protestante soddisfece
pienamente l'aspirazione degli affaristi Cristiani e degli usurai Ebrei.
Grazie ad essa, la pratica del prestito ad interesse risultò completamente
liberalizzata.
Ispiratori della Rivoluzione Protestante furono Lutero e Calvino. Dal
matrimonio tra l'Ebraismo ed il Protestantesimo era dunque nato il Grande
Parassita, ancora sommamente incerto e malfermo sulle gambe ma subito
proteso a dare la scalata alla somma dei poteri terreni, pronto all'uso di
qualunque mezzo, lecito o illecito, pacifico o cruento, idoneo allo scopo.
I Manipolatori di Capitali infatti puntarono in grande.Essi cioè non si
posero affatto l'obiettivo limitato di conquistare per sè uno spazio di
tolleranza e di rispetto nell'assetto politico e sociale egemonizzato fino
ad allora dalla Nobiltà e dal Clero ma, sin dall'inizio, mirarono al
sovvertimento completo di tutte le strutture di vita in atto e, perciò,
impostarono un attacco articolato ed avvolgente contro tutti i poteri
teocratici e contro tutti i princìpi esistenziali che all'assetto teocratico
inerivano.
Di tutto ciò la Rivoluzione Protestante fu semplicemente il prologo. Essa
innanzi tutto rappresentò, al di là delle sue molteplici motivazioni
contingenti, il rifiuto dell'elemento gerarchico e spirituale, ch'era
componente basilare della migliore tradizione cattolica. Introdusse inoltre
nella storia uno sfrenato individualismo religioso, che fu battistrada del
liberalismo in campo economico e politico. Infine fece venire meno ogni
esigenza di eticità della vita economica, giacchè accreditò la concezione
puritana del guadagno come segno della benevolenza divina: e ciò,
fatalmente, finì col giustificare qualsiasi pratica speculativa, anche la
più abietta, purchè fosse produttiva di lucro.
Trecento anni piú tardi, nel XIX secolo, la diffusione generalizzata,
uniforme, consolidata del Liberalcapitalismo sulle due sponde dell'Oceano
Atlantico aveva ormai date stabili basi all'Impero Mondiale del Capitale, il
sistema sovranazionale di potere dei Manipolatori di Capitali.
A quel punto, per conseguimento del fine, l'impulso rivoluzionario sarebbe
dovuto cessare.
Le cose invece andarono diversamente perchè la componente ebraica della
Plutocrazia Cosmopolita Rivoluzionaria al principiare del 1900, mostrò di
voler puntare con improvvisa virulenza, per mezzo del Socialcomunismo,a
demolire gli archi di volta della stessa ideologia borghese, nell'intento di
dare infine una qualche concretezza alla mai obliata promessa biblica di
dominio del popolo eletto sulle genti e sui paesi di tutta la terra.
Non è possibile alcun dubbio circa la matrice ebraica della Rivoluzione
Russa. Ebrei furono i teorizzatori del Socialcomunismo : Marx, Engels, per
tacere di Weishaupt e di Moses Hess. Ebrei furono molti dei terroristi
russi prerivoluzionari: Goldemberg, Helfmann, Mloditskj, Hirsh, Gershuni,
Karpovich, Stillman, Bogrov, ecc. Ebrei furono i capi della Rivoluzione:
Trotskj, Martov, Zinoviev, Uritzkj, Axelrod ed infiniti altri. Ebrei furono
i finanziatori principali: Schiff, Warburg.
Un libro molto interessante di Joaquin Bochaca, intitolato La historia de
los vencidos, prossimo ad apparire anche in lingua italiana per le Edizioni
Barbarossa, rivela che gli stessi Lenin e Stalin erano di discendenza
ebraica e che il secondo dei due aspirava addirittura a proporsi quale
Messia del popolo d'Israele.

3. Il sistema della disinformazione e della menzogna.

Il Grande Parassita dell'Umanità, inveramento storico dell'Oscuro Signore
del Male, ideato da J.R.R. Tolkien, ha fondato i suoi strumenti di
sfruttamento e di dominio sulla menzogna, sull'inganno, sul sovvertimento
intellettuale meticolosamente pianificato per centinaia di anni".
Attraverso il Liberalcapitalismo ha soggiogato gli esseri umani col fantasma
della libertà e col miraggio della ricchezza, ammiccanti a due passi e
sempre inafferrabili.
Attraverso il Socialcomunismo ha ipnotizzate le masse con l'utopia della
giustizia e con la menzogna della uguaglianza, facendole poi ridestare
nell'Arcipelago Gulag, dietro cortine di ferro e muri di cemento. Il patto
di Yalta ha dato infine stabile equilibrio all'insieme, in un mondo che
Norimberga, Hiroshima e Piazzale Loreto hanno dissuaso da eresie politiche,
sociali, economiche.
La disinformazione è oggi lo schermo protettivo dell'impero Mondiale del
Capitale.
Fra la primavera e l'estate del 1982 si è svolto negli USA, presso
l'università di Stanford, un convegno sulla crisi dell'informazione (L.
Lami, I media della menzogna, in "Il Giornale Nuovo" del 17 luglio 1982).
In quell'occasione, il giudice della Corte Suprema della California ha
apertamente accusato i mass-media di mentire sistematicamente. «La TV tiene
da tempo in ceppi l'opinione pubblica», gli ha fatto eco la saggista Rose
Bird. Altri congressisti hanno lanciato, a loro volta, un grido di allarme
contro il pilotaggio dell'opinione pubblica, condotto oggi attraverso il
mezzo televisivo con raffinatissime ed ultramoderne tecniche subliminali.
Wall Street e la City, attraverso le Fondazioni dei Ford, dei Carnegie, dei
Rockefeller, dei Rotschild, alimentano con inesauribili fiumi d'oro la
macchina che tiene in piedi il gigantesco inganno (C. Quigley, Tragedy and
hope, The MacMillan Company, New York, 1974, pp.1348).
Giustamente Enrico Ronzoni, acuto interprete della Tradizione ha scritto: «I
tempi oscuri in cui viviamo si caratterizzano, rispetto alle epoche
trascorse, per il modo totalitario e capillare con cui vengono condizionate
le masse e per il modo in cui, in nome della Democrazia, vengono
subdolamente tenute all'oscuro su quanto viene deciso contro di loro.
Dietro il paravento della moderna Democrazia si nasconde una tecnica di
condizionamento intellettuale che oggi, con l'ausilio della tecnologia e dei
mass-media, risulta la piú potente e pericolosa, quanto nessun'altra sin qui
conosciuta. Di un vero e proprio esercito d'iniziati al segreto giurato ha
bisogno questo marchingegno leviatano. La proliferazione delle sette
massoniche e del Sionismo all'ombra di ogni democrazia sta a dimostrare che
democrazia e potere occulto sono le due facce di una medesima realtà»..( E.
Ronzoni, Il paradosso di Celine, in "L'uomo libero" n'l 1 del 12 luglio
1982,Milano).
Ma queste isolate denunzie si sono spente immediataunente, come sempre,
grazie alle tecniche di sviamento dell'attenzione, nelle quali il Potere
Economico Mondiale ha raggiunto ormai una perizia assoluta. «Nel mondo
comunista», ha lamentato piú volte Solgenitzin, «la verità è ignorata dal
popolo perchè l'autorità di governo, puramente e semplicemente, le impedisce
di circolare. Nell'occidente capitalista invece lo stesso risultato viene
ottenuto con metodologia opposta, ossia con l'eccesso d'informazione. Un
diluvio di notizie eterogenee, spesso contrastanti è rovesciato
clamorosamente ed incessantemente sul cittadino, privato in tale modo della
dimensione temporale indispensabile alla riflessione, all'analisi, al
discernimento, mentre la sua attenzione, ormai divenuta del tutto
superficiale, è continuamente sollecitata da nuovi richiami».
Tale situazione è sostanzialmente confermata da Peter L. Berger. «Nelle
società industriali avanzate di tipo capitalistico», egli rileva, «la
pubblicità fa da sfondo onnipresente e sofisticatissimo alla vita
quotidiana. La sua incidenza deriva in parte dal fatto che il più delle
volte la sua presenza non viene registrata a livello cosciente: è integrata
nella trama, data per scontata, della realtà ordinaria ... L'assenza di
pubblicità nei paesi socialisti o la sua minore quantità non implica un
ruolo inferiore delle comunicazioni di massa ... Il posto della pubblicità è
preso dalla propaganda governativa (P. L. Berger, Le piramidi del
sacrificio, Einaudi, Torino 198 1, p. 37.). Esplicando in termini piú
elementari: il messaggio pubblicitario è nel sistema liberalcapitalista
sostanzialmente messaggio politico, poichè attraverso di esso si alimenta la
concezione del mondo economicistico-consumistica, ch'è alla base del sistema
stesso. Nel sistema socialcomunista invece il messaggio ideologico
sostituisce quello pubblicitario, dato che la concezione del mondo
messianistico-collettivistica, sottesa al sistema stesso, richiede per non
inaridirsi una ininterrotta e potente opera di propaganda ideologica, ossia
d'indottrinamento dei cittadini.
Ancora una testimonianza, quella di Gore Vidal: «Io credo che la maggior
parte di quella che noi consideriamo la Storia Umana sia probabilmente un
falso. Noi non abbiamo alcun modo di sapere, a parte quello che ci hanno
raccontato. Ciò che sappiamo è che la storia è stata scritta da coloro che
vinsero le guerre, pertanto ne conosciamo solo un lato... Noi non conosciamo
tante cose e dobbiamo accettarne come vere moltissime. Certamente è
possibile che si creino delle immagini totalmente false e che poi ognuno vi
creda: non c'è nulla di piú semplice. Per mantenere la pace e l'ordine in
una grande società, occorre fornire determinate immagini per evitare che la
gente possa fare domande importanti... Chi governa vuole che nessuno giunga
alla radice dei problemi perchè, se vi giungesse, allora il popolo potrebbe
cambiare il governo. Oggi chi governa esercita il suo potere attraverso la
televisione.e la stampa, dando false immagini del mondo» (L'Informatore
Librario» n.1 del 1984). Tale diagnosi è lapidariamente condivisa dal
filosofo G.B.Mondin: «Oggi la verità sono i mass-media, piú esattamente
gl'interessi di coloro che ne detengono il controllo(B. Mondin, Il valore
uomo, Ed. Dino, Roma 1983)». Chi non sia del tutto persuaso circa
l'efficacia soggiogante, condizionante, plagiante, omogeneizzante, che gli
attuali strumenti per le comunicazioni di massa sono in grado di dispiegare
verso i destinatari dei loro messaggi, può consultare, fra i tanti, i tre
libri seguenti, agevolmente reperibili in bìblioteca ed in libreria:
Psicologia delle folle, di Gustave Le Bon, I riflessi condizionati, di Ivan
P.Pavlov, Ipersuasori occulti, di Vance Packard.
Nè si deve credere che l'intuizione dei meccanismi del coartamento
comportamentale risalga a tempi del tutto recenti: Cartesio, ad esempio, già
alla metà del secolo XVII enunciava che determinati stimoli esterni
provocano risposte determinate da parte dell'organismo umano.
E' del tutto comprensibile e naturale che il lettore di queste note possa
provare il morso del dubbio e domandarsi come sia possibile tutto ciò, ossia
come possa accadere che la generalità degli uomini sia olimpicamente ignara
del Grande Parassita annidato sulle sue spalle. Bene, è un dubbio del tutto
lecito ma infondato, che può essere dissipato con talune autorevoli
testimonianze. Si può incominciare con una celebre frase di Disraeli: «Il
mondo è governato da persone ben diverse da quelle immaginate da chi non
conosce i retroscena» . Si può rammentare che le ultime parole pronunziate
da Walter Rathenau, morente per l'attentato che subì nella Germania di
Weimar, furono un'angosciata, sibillina allusione ai settantadue che guidano
il mondo (S. Hutin, Governi occulti e società segrete, Mediterranee, Roma
1973, p. 3 i.), inoltre, alcuni anni or sono, padre P.Arrupe, all'epoca
Superiore dell'Ordine dei Gesuiti, fece la seguente dichiarazione,
assolutamente inequivocabile: «E' in atto una strategia perfettamente
congegnata. Essa realizza il controllo pressochè perfetto delle
Organizzazioni Internazionali, dei Circoli Finanziari e del settore delle
comunicazioni di massa: stampa, cinema, radio, televisione».
E' così dunque: il Potere Economico Mondiale riesce a mantenersi occulto
perchè oggi ha il pieno controllo di tutti i centri di potere della terra. I
governi sono fantocci nelle sue mani. Le Organizzazioni Internazionali sono
sue emanazioni. La stampa, la televisione, la radio, il cinema sono sue
dipendenze, nonchè strumenti attraverso i quali si attua il condizionamento
mentale dei popoli. La massoneria è il suo braccio onnivigilante ed
onnipervadente. D'altra parte, fra gli intellettuali, nessuno osa uscire
dal solco della storiografia consentita e della sociologia omologata, ben
consapevole ciascuno di essi che la pur minima trasgressione troncherebbe di
netto carriere accademiche, prebende, onori e trasformerebbe in tragedia la
sua vita.
Henry Ford, Robert Brasillach, Ezra Pound, Aleksandr Solgenitzin, Andrei
Sacharov, Robert Faurisson: questi nomi esemplificano compiutamente
l'assunto. Se poi, nonostante l'accurata vigilanza dispiegata in via
preventiva su scala mondiale, ancora si fa avanti qualche incorrotto,
qualche coraggioso, qualche indomabile, un Richard Harwood ad esempio, o un
Paul Rassinier , o un Arthur R. Butz, oppure un altro qualsiasi, che miri a
fare centro, costi quel che costi, nella coscienza di qualche lettore o
ascoltatore di buona volontà, per farvi esplodere la consapevolezza
dell'esistenza e della trama del Grande Parassita, allora entra in funzione
l'estremo ed il piú subdolo espediente dell'Usurocrazia Mondiale,
preordinato alla sterilizzazione della verità, onde questa evapori in
fretta, senza avere fecondato alcun seme (Richard Harwood è autore di
Hauschwitz o della soluzionefinale.- storia di una leggenda, Le Rune, Milano
MCMLXXVIII. Paul Rassinier è autore di alcuni libri di demistificazione sul
genocidio ebraico da parte dei Nazisti. Arthur R. Butz è autore di The hoax
of the twentieth century, Historical Review Press,Brighton, England 1976) .
Il marchingegno del caso è la teoria cospirativa della storia. Questa
teoria viene tirata immancabilmente in ballo quando nel sistema censorio
dell'Impero Mondiale del Capitale si apre una falla e ne sfuggono dati e
notizie che il Potere Economico Mondiale, per salvaguardare la propria
esistenza, intende invece mantenere incognite o incomprese sulla terra. In
tale caso, non potendosi negare l'evidenza , se ne prescinde del tutto,
sminuendone la forza d'impatto nell'opinione pubblica in via surretizia e
cioè incollandole sopra, ben visibile, un'etichetta dogmatica, concepita
come squalificante e discreditante: quella, appunto, della teoria
cospirativa della storia.
Et voilà, les jeux sont faits! Questo metodo di distruzione per
denigrazione delle argomentazioni dell'avversario politico, del
dissenziente, del non conformista ha un'efficacia straordinaria, dato che i
Manipolatori di Capitali hanno il pieno controllo, già lo si è detto, di
tutti i mass-media. Si tratta di un metodo repressivo che ha fatte vittime
illustri negli ultimi due secoli. Si pensi, ad esempio, all'abbè Barruel,
autore di una monumentale, demistificante storia della Rivoluzione Francese
(Abbè Augustin Barruel, Memoires pour servir a l'histoire du jacobinisme,
Edition de Chirè, 2 voll., Vouillè 1973, France). Si pensi come altro
esempio, a Lèon de Poncins, autore di libri fondamentali sulla Massoneria,
sull'Ebraismo, sul Comunismo, con i quali ha svelato molti dei retroscena
della Rivoluzione Mondiale. Si pensi anche a Nesta H.Webster, a Maurice
Pinay, al Werner Sombart del libro Gli Ebrei e la vita economica. Per tutti
la medesima sorte: la scomunica da parte della intellighentia ufficiale ed
il confino nel ghetto dei visionari, dei volgari contafrottole, dei
farneticanti, degli inattendibili.
Da questo tipo di censura repressivo, basato sulla distruzione della verità
per falsificazione e dell'avversario per denigrazione, nessuno dei momenti
angolari della storia moderna e contemporanea è uscito indenne. Il senso
vero e profondo degli avvenimenti è stato sistematicamente schermato
dall'ordo clausus degli intellettuali organici. Dei fatti sono state
rappresentate ed evidenziate le apparenze di comodo, non l'intima sostanza.
Le voci discordi sono state private di ogni cassa di risonanza. Ciò,
appunto, al servizio e nell'interesse del Grande Parassita.
4. Fascismo e Nazionalsocialismo: il riaffiorare della Tradizione.

«L'immenso catechismo della storia in divenire», ha scritto Adriano
Romualdi, «pone in luce filoni di vero oro per poi ricoprirli e nuovamente
farli riapparire agli occhi di uomini nuovi, remoti nel futuro. Queste vene
auree, affioranti a tratti dall'oscurità come dal buio delle viscere dei
monti, affondano le loro invisibili radici nell'essere. Noi chiamiamo
valori questi filoni spirituali».
Al primo volgere degli anni '20 di questo secolo, tutto procedeva nel modo
migliore per i Manipolatori di Capitali. L'Impero Germanico era stato
battuto ed umiliato, l'Impero Austro-Ungarico frantumato, l'Autocrazia
Zarista cancellata. Nella forma del Liberalcapitalismo oppure in quella del
Socialcomunismo, il dominio del Potere Economico Mondiale era esteso, senza
eccezioni, a tutta la terra. I popoli, devitalizzati dai dogmi rivoluzionari
dell'egalitarismo e dell'internazionalismo, irretiti nei rituali
democratico-parlamentari, apparivano impossibilitati ed incapaci a
scrollarsi di dosso l'occulto giogo. Ma proprio in quei medesimi anni '20
tornò improvvisamente a discoprirsi agli uomini il filone spirituale della
primigenia Tradizione, assumendo in Italia le forme del Fascismo, in
Germania quelle del Nazionalsocialismo.
Ciò fu reso possibile dall'apparire di due Capi di eccezionale talento
politico, Benito Mussolini ed Adolf Hitler, fascinatori di masse,
suscitatori di atmosfere teofaniche. «Il fascismo rappresenta», proclamò
Mussolini, «un principio nuovo fra gli uomini. Esso è l'antitesi netta,
categorica, definitiva di tutto il mondo della Democrazia, della
Plutocrazia, della Massoneria: di tutto il mondo, per dirla in una parola,
degli immortali princìpi dell'89». E ancora: «La lotta fra i due mondi non
ammette compromessi: o noi o loro. 0 le nostre idee o le loro. O il nostro
Stato o il loro».
Fu dunque chiaro fin dall'inizio che il nuovo movimento politico, che andava
prendendo consistenza in Italia, si proponeva come portatore di una
concezione di vita in tutto antitetica a quella materialistica ed
economicistica, sulla quale aveva poggiate le sue fondamenta l'impero
Mondiale del Capitale. Di fatto, ai sistemi del Liberalcapitalismo e del
Socialcomunismo il Fascismo contrappose il modello dello Stato organico a
struttura corporativa, istituzionalmente inteso ad eliminare la lotta di
classe attraverso la fisiologica Conciliazione degli interessi dei
lavoratori con quelli dei datori di lavoro. Inoltre, per rimarcare la
propria totale estraneità rispetto al regno della quantità dei tempi
moderni, situò le proprie radici spirituali nel Mito della Romanità.
«Roma», enunziò Mussolini,«è il nostro punto di partenza e di riferimento.
E' il nostro simbolo, è il nostro mito». E fu come un ponte gettato sopra
uno iato di secoli, per riprendere contatto con l'unico retaggio veramente
valido di tutta la storia svoltasi su suolo italiano.Anche Hitler avvertì la
necessità insopprimibile della lotta ad oltranza contro il Potere Economico
Mondiale, con speciale riguardo alla sua componente ebraica, onnipresente e
potentissima in Germania. In tale Nazione, per ciò, egli dette il via ad
una economia di mercato guidata, facendo entrare in circolazione cartamoneta
autarchica, ossia a fattore-lavoro (R. Sédillot, Storia delle monete,
Armando, Roma 1975, p. 148.) , del tutto svincolata dai circuiti di potere
dell'Alta Banca Internazionale, ed istituendo un rigido controllo degli
scambi, in modo che i partners commerciali esteri della Germania fossero
obbligati, nella maggiore parte dei casi, a spendere in Germania stessa i
loro ricavi. «Ein Reich, ein Volk, ein Fuhrer!», fu questa la parola d'
ordine fondamentale del Nazionalsocialismo, anch'esso radicato sopra un
deposito di verità tradizionali, trasmesso dal fondo delle età. A giudizio
di Savitri Devi, il sistema hitleriano, spogliato di quanto la sua
espressione tedesca poteva avere di contingente, fu un riaffiorare della
Tradizione primordiale iperborea, quella stessa che aveva avuto nel
Brahamanesimo la forma vivente piú antica (Savitri Devi, L'India e il
nazismo, Ed. All'Insegna del Veltro, Parma 1979, p. 49.). Pure
nell'immediata eccellenza dei risultati conseguiti, sia in politica interna
che estera, Mussolini ed Hitler rimasero ben consapevoli che, a lungo
andare, il gioco perverso dei manipolatori di Capitali, arbitri tanto del
mercato finanziario internazionale quanto delle scelte politiche dei Governi
democratici, sarebbe riuscito a soffocare la vitalità economica dell'Italia
fascista e della Germania nazionalsocialista, qualora il Fascismo e il
nazionalsocialismo fossero rimasti anomali fenomeni isolati, incapaci di
ramificare anche altrove.
Mussolini, certo della capacità di autoaffermazione della concezione del
mondo fascista nella coscienza dei popoli, mirò apertamente ad assecondare
la spontanea fascistizzazione dell'Europa, preludio alla nascita di una
grande Federazione Europea, affrancata dal dominio dell'Impero Mondiale del
Capitale.
«Ovunque in Europa», testimonia Leon Degrelle, «Si guardava a Mussolini, si
studiava il Fascismo, se ne ammirava l'ordine, lo slancio, le prestigiose
realizzazioni politiche e sociali». E che fosse realmente così lo conferma
lo storico contemporaneo H.W.Neulen: «All'inizio degli anni '30 il Fascismo
italiano divenne il modello di tutti i fascismi europei e Roma la Mecca dei
militanti antiliberali ed antimarxisti della Francia, della Romania, della
Jugoslavia, dell'Ungheria. Influenzati dalle idee di Mussolini sullo stato
e sulla società, in tutta l'Europa sorsero partiti e movimenti che si
ispiravano a Roma ed annunziavano la lotta ai partiti borghesi e
comunisti(H. W. Neulen, L'Eurofascismo e la seconda guerra mondiale, Volpe,
Roma 1982,) .
Mentre il Fascismo si diffondeva sempre più in Europa in virtù del suo
messaggio di liberazione, Hitler iniziò a battere per la Germania una via di
potenza alquanto differente, giacchè la weltanschauung nazionalsocialista,
incentrata sul mito della razza e sul concetto dello spazio vitale,
postulava l'uso delle armi. L'idea del Fuhrer fu quella di dare vita ad un
Impero Germanico della Nazione Tedesca, ossia ad un blocco europeo
autosufficiente, in grado di sottrarsi a qualsiasi pressione o
condizionamento extraeuropeo, egemonizzato e diretto dalla Germania, e nel
Mito del XX secolo, di Rosemberg. Fu straordinaria ed entusiasmante la
fioritura di giovani grandi Capi nell'Europa del Fascismo: oltre ad Hitler
ed a Mussolini, emerse Codreanu, si rivelò De Rivera, e Szalasi, e Pavelic,
e Degrelle, e Mosley, ed altri ancora. Ed incominciò a formarsi anche una
nuova specie di uomini: uomini puri, dallo spirito incontaminato,
dall'intelletto incorrotto, destinati ad essere quella Razza di Signori che
Hitler chiamava a vegliare per i tempi venturi sulla Fortezza-Europa.
L'uomo nuovo del Nazionalsocialismo germanico trovò espressione nelle SS, le
leggendarie formazioni di asceti guerrieri, non indegni epigoni degli
antichi spartani.
L'uomo nuovo del Fascismo italiano si sarebbe dovuto formare alla Scuola di
Mistica Fascista, fondata da Niccolò Giani. Tuttavia non vi fu il tempo
per realizzare nulla: non per precisare o consolidare ciò ch'era appena
abbozzato, non per maturare ciò ch'era soltanto intuito. Ebbe inizio la II
Guerra Mondiale, l'immane conflitto armato tra le forze della Tradizione e
le forze della Rivoluzione. Non è il caso di approfondire qui i come ed i
perchè dello scontro mortale, tanto essi appaiono scontati ed ovvii. Il
binomio Fascismo-Nazionalsocialismo e quello
Liberalcapitalismo-Socialcomunismo erano portatori di concezioni di vita
antitetiche, l'una negativa dell'altra: dunque non potevano coesistere. In
una tale ottica, perde rilevanza la causa contingente della guerra. Lo
scontro armato era necessario al Grande Parassita: prima per sopravvivere,
poi per conservare il dominio sui popoli. Ma, di fatto, era una via
obbligata anche per le Nazioni del Nazionalsocialismo e del Fascismo: prima
per affrancare l'Europa dalla trama dello sfruttamento, poi per edificarvi
una civiltà millenaria, fondata sui valori della Tradizione.
La Plutocrazia Cosmopolita chiamò a raccolta le forze di tutti i suoi Stati
serventi, allineando sul campo di battaglia gli eserciti della Gran
Bretagna, degli USA, dell'URSS, della Francia e di decine e decine di altri
paesi di tutto il mondo. Al fianco delle civiltà solari dello
Svastica e del Fascio Littorio, serrò le fila un'altra antica civiltà
solare: quella del Giappone. Esiste un bellissimo libro
di Adriano Romualdi, intitolato «Le ultime ore dell'Europa», che narra
l'epilogo amaro di quella lotta drammatica e, quanto altre mai, crudele e
sanguinosa. Nell'Aprile 1945 le ultime Waffen-SS caddero, senza arrendersi,
nell'estrema difesa di una Berlino divenuta uno spettrale cumulo di macerie.
La migliore gioventú europea era accorsa volontaria nelle loro file e vi
aveva sacrificato la vita, nel sogno dell'Europa Fascista come patria comune
del domani.

5. Yalta: il patto degli sciacalli

Nel febbraio 1945, Roosevelt, Stalin, Churchill s'incontrarono in quel di
Yalta e concordarono pariteticamente i principi direttivi, ai quali la
successiva Conferenza di Potsdam si sarebbe poi attenuta nel fissare la
nuova sistemazione territoriale ed economica del mondo del dopoguerra. Tale
almeno è la tesi dei libri di storia che godono del placet del Grande
Parassita, i soli ammessi a fare cultura nelle scuole, nelle università, nei
seminari di studio, nei circoli accademici, nelle biblioteche. Aggiungono
tali libri che le decisioni allora adottate dai vincitori furono ispirate al
bene dell'umanità, in quanto mirarono ad assicurare al mondo un futuro di
pace e di prosperità.
Occorre forse specificare che si tratta - more solito- di una versione
completamente falsa e menzognera di ciò che accadde veramente? La
verità è che gli ebrei Roosevelt e Stalin, sicari eminenti del Potere
Economico Mondiale, dopo avere straziata l'Europa piú di quanto ogni
esigenza prettamente bellica richiedesse, ne spartirono sciacallescamente le
spoglie in due quantità piú o meno equivalenti, annettendole in forma
vassallatica l'una al Sistema Liberalcapitalista e l'altra a quello
Socialcomunista dell'Impero Mondiale del Capitale, in esecuzione di un
accordo, ch'essi avevano raggiunto segretamente già dal 1943. La prova di
ciò è data da Pierre Virion, il quale riporta in un suo libro, intitolato
«Une super et contre-Englise. Bientot un Gouvernement mondial?», una lettera
segreta del 20 febbraio 1943, inviata da Roosevelt a M.Zabrousky, Presidente
del Giovane Consiglio d'Israele nonchè agente di collegamento con Stalin,
per dare a quest'ultimo assicurazioni precise in merito alla spartizione da
effettuare a guerra conclusa.
E' scritto in quella lettera, fra l'altro: «Noi accorderemo all'URSS un
accesso al Mediterraneo, verremo incontro ai suoi desideri concernenti la
Finlandia ed il Baltico, esigeremo dalla Polonia una giudiziosa attitudine
di comprensione e di compromesso. Stalin conserverà un vasto campo di
espansione negli incoscienti piccoli paesi dell'est-europeo e recupererà
totalmente territori che sono stati temporaneamente strappati alla
grande Russia. E soprattutto: il pericolo tedesco, dopo la spartizione del
III Reich e l'incorporazione dei suoi pezzi e degli altri territori, sparirà
definitivamente , sparirà in quanto pericolo per l'URSS, per l'Europa, per
il mondo intero. Quanto all'Asia: d'accordo con le sue richieste, salvo
complicazioni ulteriori. Quanto all'Africa: che volete? Gli USA entrano
parimenti nella partita per diritto di conquista e pretenderanno
necessariamente qualche punto vitale per le loro zone d'influenza» (P.
Virion, Bientot un gouvernement mondial? Une super et contre-eglise,
EdSaint-Michel, Saint-Céneré, Maienne 1967, France). Ma la lettera
ricevuta da Zabrouskj conteneva anche taluni altri accenti, ch'è parimenti
necessario riportare, per introdurre il discorso sulla Sinarchia Universale,
progetto di un nuovo ordine mondiale, finalizzato a trasfondere linfa di
vita perenne nelle vene del Grande Parassita.
6. Origine ed evoluzione storica del progetto sinarchico. Diceva ancora
Roosevelt, nella sua lettera a Zabrousky: «Nella riorganizzazione futura
del mondo del dopoguerra, l'URSS farà Parte del Consiglio d'Europa e del
Consiglio d'Asia. Alla pari dell'Inghilterra e degli USA, l'URSS sarà
membro dell alto Tribunale, che sarà creato per risolvere le divergenze fra
le nazioni. Riserviamo alla Francia, come premio per la sua resistenza
d'oggi ma come castigo per la sua debolezza di ieri, un Segretariato con
funzioni consultive ma sprovvisto di diritto di voto».
Consiglio d'Europa.., Consiglio d'Asia.., Alto Tribunale:donde traeva
Roosevelt espressioni di quella fatta, inconsuete ed inevocanti per
l'opinione pubblica degli anni '40 ed ignote ai piú anche oggi? Bene, per
rispondere ad un tale interrogativo, occorre inoltrarsi dietro le quinte
della storia e prendervi conoscenza di un particolare filone cospirativo:
quello mirante ad instaurare sulla terra, attraverso il sincretismo di tutte
le ideologie politiche e religiose, un nuovo modello
politico-economico-sociale, dotato d'intrinseca definitività, individuato
col nome di Sinarchia Universale. Chi voglia compiere
un'indagine storica sulla idealità sinarchica, dalla sua prima origine alla
condizione attuale, può trarre non indebite mosse addirittura da Mosè. Si
legge infatti nel libro di Saint-Yves d'Alveydre, intitolato "La mission des
Juifs": «La forma di governo istituita da Mosè, dietro ordine del proprio
iniziatore Jethro in nome di Javè, non fu altro che la Sinarchia».
Quale esperimento sinarchico può essere riguardato anche il rozzo
sincretismo religioso promosso circa 300 anni piú tardi da re Salomone, il
quale fece erigere in Gerusalemme, a fianco dello splendido Tempio di Javè,
altri templi, dedicati ad Astarte, a Milcom, a Camos e ad altri Dei coevi
(S.Hutin, Governi occulti e società segrete, Mediterranee, Roma 1973, p.
185).
.Qualche studioso intravede nella Repubblica di Platone la prima esplicita
teorizzazione di un modello sociale ispirato all'ideale sinarchico. In
realtà, la nascita del pensiero sinarchico, come consapevole teorizzazione
politica, non è anteriore al XVII secolo, legandosi al nome di Jan Amos
Komensky (1592-1670), detto Comenius. Secondo Comenius, le
forme culturali, politiche, religiose avrebbero dovuto essere
universalizzate attraverso le seguenti tre organizzazioni internazionali:
1) il Tribunale dei Letterati (o Consiglio della Luce), avente il compito di
controllare ovunque la stampa, le librerie, i metodi ed i programmi
d'insegnamento, la cultura in genere;
2)il Tribunale Ecclesiastico (o Tempio della Pansofia), avente la missione
d'instaurare l'ecumenismo delle religioni del mondo, secondo un modello
tipicamente massonico;
3) il Tribunale Politico (o Aeropago del Mondo), con la funzione di
assicurare la giustizia e la pace fra i popoli. Dopo Comenius tuttavia il
pensiero sinarchico tornò nell'ombra per quasi due secoli, durante i quali
l'ingegno dei costruttori d'ideologie rivoluzionarie si applicò soprattutto
alla sistemazione concettuale del Liberalcapitalismo, nel quale era stato
intuito lo strumento ottimale e vincente Per frantumare, a favore
dell'emergente Classe Borghese, strumentalizzata dai Manipolatori di
Capitali, le strutture del potere teocratico, fondamento dell'egemonia
sociale della Nobiltà e del Clero. Poi, in pieno trionfo del
Liberalcapitalismo e mentre il messianismo ebraico andava per suo conto
riattualizzandosi negli schemi teorici del Socialcomunismo, il progetto
sinarchico tornò a fiorire, grazie alle riflessioni di Saint-Yves d'Alveydre
(1842-1909). Iniziato all'esoterismo cabalistico ed in rapporti di
assiduità con martinisti, spiritisti e teosofisti, Saint-Yves d'Alveydre
sostenne in numerosi scritti l'opportunità di dare vita ad una Chiesa
Universale, risultante dalla paritetica unione delle varie religioni, sotto
l'alta ispirazione della Cabala: in realtà, sotto il controllo della
Massoneria. La vagheggiata Chiesa Universale avrebbe dovuto accogliere nel
suo abbraccio le seguenti chiese particolari:
1) la Chiesa del Vangelo;
2) la Chiesa di Mosè;
3) la Chiesa dei Veda;
4) la Chiesa Protestante;
5) la Chiesa Islamica;
6) la Chiesa Buddista.
Anche l'organizzazione politica dei popoli avrebbe dovuto ispirarsi ad una
concezione universalistica analoga, assorbente rispetto alle forme politiche
particolari. Questi gli organi previsti:
1) un Consiglio delle Chiese Nazionali, competente in materia di religione,
di scienza, di cultura in genere;
2) un Consiglio degli Stati Nazionali, competente in materia di politica e
di giurisdizione;
3) un Consiglio dei Comuni Nazionali, competente in materia di economia, di
lavoro, di progresso civile.
Contemporaneo di Saint-Yves d'Alveydre fu l'abbè Roca (1830-1893), anch'egli
attivissimo propagatore dell'idea della Chiesa Universale in chiave
massonica. Roca, piú che all'opera della produzione intellettuale, si
dedicò a quella del proselitismo, mirando in particolare all'indottrinamento
dei membri del Clero, ch'egli pensò di trasformare in agitatori politici,
esortandoli a partecipare alle ordinarie attività lavorative e sindacali
della gente comune.
L'abbè Mélinge, noto con lo pseudonimo di dottor Alta, e l'abbè Lelong, noto
con lo pseudonimo di Siouville, ambedue collegati con società segrete di
matrice massonica, proseguirono nel XX secolo lungo la medesima via
dell'abbè Roca. Il principio della immanenza del divino nel mondo fu la
cornice concettuale predisposta dal dottor Alta per inquadrare col migliore
risalto la tesi, già sostenuta dall'abbè Roca, che i princìpi religiosi
devono marciare con la storia e subire così un processo costante di
revisione e di aggiornamento, funzionale al generale progresso sociale.
Siouville si agganciò a tale enunciato con un libro del 1925, intitolato «Il
principe di questo mondo ed il peccato originale», nel quale andò a
sostenere che la Chiesa Cristiana aveva tradito ed abbandonato il vero
insegnamento di Cristo da piú di mille anni e che dunque s'imponeva la
rigenerazione della Chiesa stessa attraverso la realizzazione di una mistica
democratica, ispirata appunto alla concezione della immanenza del divino
nell'umano. L'ideazione della mistica democratica, tendente ad accreditare
nell'opinione pubblica il primitivo Cristianesimo quale progenitore di un
socialismo purificatore e redentore, da porre a fondamento di un ordinamento
sinarchico venturo, corrispose, nell'area culturale di lingua francese,
all'esigenza di spostare il progetto sinarchico dal piano della proposizione
teorica a quello dell'operatività politica. Era stata la Massoneria a dare
nel 1922 il segnale della nuova fase da iniziare. «Non dobbiamo avere alcuna
esitazione», essa aveva proclamato, «nel fare la guerra a tutte le
religioni. Riprendiamo dunque la nostra feroce lotta di sempre al grido
rinnovato di Voltaire: "Schiacciamo l'infame! ".
Quello stesso anno era stato costituito in Francia il Mouvement Synarchique
d'Empire,organizzazione segreta avente il preciso scopo di promuovere la
nascita nel mondo del Nuovo Ordine Sinarchico.
En passant con riferimento all'opera teoretico-politica svolta da Saint-Yves
d'Alveydre, dall'abbè Roca, dal dottor Alta, da Siouville e dal Mouvement
Synarchique d'Empire, si è usata l'espressione di area culturale di lingua
francese. Tale accenno qualificativo è stato fatto a ragion veduta e
corrisponde, ancora una volta, ad una esigenza di chiarezza sistematica
nell'esposizione, giacchè vale ad introdurre l'esame di
altre notevolissime componenti del movimento sinarchico, da classificare
tuttavia come appartenenti ad un'area culturale diversa, ossia a quella di
lingua inglese, esplicantesi talvolta parallelamente, tal'altra
indipendentemente, piú spesso concorrenzialmente rispetto a quelle proprie
dell'area culturale di lingua francese.
Questa seconda parte del discorso storico intorno alla Sinarchia Universale
non può che iniziare col nome di John Ruskin (1819-1900), contemporaneo di
Saint-Yves d'Alveydre.
Ruskin, docente di Storia dell'Arte presso l'università di Oxford ma cultore
profondo anche di scienze sociali, economiche e politiche, si adoperò ad
introdurre nelle speculazioni teoretico-politiche ad orientamento
mondialista il principio che la tutela politica dei popoli del mondo
spettasse alla classe colta anglosassone. Ovviamente tale idea, mirante a
fare della Plutocrazia Anglosassone una istituzionalizzata èlite politica
mondiale, ebbe negli ambienti accademici e finanziari d'Inghilterra
risonanza subitanea e notevole favore.
Il messaggio di John Ruskin si scolpì indelebilmente nell'animo del ventenne
Cecil Rhodes (1853-1902), il quale, privo di mezzi economici ma pieno
d'intraprendenza e particolare significativo - protetto dai Rothschild,
partì per il Sud Africa a cercarvi fortuna. Il successo gli arrise in breve
tempo. Attraverso la De Beers Consolidated Mines egli creò il monopolio
delle miniere di diamanti e successivamente impiantò la Consolidated Gold
Fields per lo sfruttamento delle miniere d'oro. In pochi anni si trovò a
disporre di un patrimonio personale incommensurabile, col quale cercò di
dare concretezza alle suggestioni politiche trasmessegli da Ruskin. Dopo
avere acquisito col denaro il controllo dei seggi parlamentari e dei partiti
politici sia nel Sud Africa che in Inghilterra, nel 1891 egli organizzò una
società segreta, piú tardi denominata Round Table Organization (C. Quigley,
Tragedy and hope, The MacMillan Company, New York, 1974,), alla quale affidò
il compito di promuovere dapprima la nascita di una federazione fra tutti i
popoli di lingua inglese e di portare in appresso tutti i paesi abitabili
del mondo sotto il controllo della federazione stessa, in applicazione delle
teorie di Ruskin. Molti dei piú vividi intelletti di Gran Bretagna
sostennero tale programma: fra essi Arnold Toynbee, Rudyard Kipling, Alfred
Milner, John B.Seeley, Albert Gray, Arthur Glazebook, Philip Lyttleton Gell,
William T.Stead.
Cecil Rhodes non visse abbastanza a lungo da potere condurre a compimento i
suoi propositi: tuttavia una parte considerevole del suo immenso patrimonio
fu destinata alla erezione, dopo la sua morte, di un istituto in Oxford, la
Rhodes Scholarships, preposto alla prosecuzione dell'opera avviata. Il
piú determinato nel dare corso ulteriore alla filosofia politica di Ruskin e
di Rhodes fu Alfred Milner, il quale, divenuto governatore generale del Sud
Africa, introdusse un grande numero dei suoi collaboratori, accuratamente
selezionati fra i migliori neolaureati d'Inghilterra, negli uffici piú
riservati ed influenti della vita politica e finanziaria internazionale,
mantenendoli collegati fra loro mediante Milner's Kindergarten, volta a
fiancheggiare la Round Table Organization. Quest'ultima, dal suo canto,
filiò in ogni parte del mondo, specialmente nelle colonie inglesi e negli
USA, innumerevoli sottogruppi semiclandestini, conosciuti come Round Table
Groups, i quali si dotarono di un giornale trimestrale, denominato The Round
Table, finanziato da Abe Bayley.
Grazie alla potente famiglia Astor, arricchitasi col traffico dell'oppio
cinese ( K. Kalimtgis-D. Goldman-J. Steimberg, Droga Spa - La guerra
dell'oppio, Ed.Logos Roma 1980, p. 47) entrata anch'essa a fare parte
dell'organizzazione, fu assunto il controllo del quotidiano The Times e di
alcune cattedre fra le piú rinomate, quali la Beit e la Montague Burton ad
Oxford, la Rhodes a Londra, la Stevenson a Chatham House, la Wilson ad
Alemstwyth, la Rhodes House ad Oxford. Tale complessa, multiforme,
capillare organizzazione fu in grado di esercitare, a cavallo fra il XIX ed
il XX secolo, una grande influenza non soltanto negli affari politici
dell'Impero Britannico ma anche in quelli delle altre nazioni.
Il successo crescente della cospirazione sinarchica invogliò la Grande
Finanza Internazionale ad uscire allo scoperto. Il sostegno economico della
Round Table Organization fu assunto dalla Morgan Bank di New York, in
collegamento con un gruppo di finanzieri londinesi, guidati dai fratelli
Lazard. Alla fine della I Guerra Mondiale l'organizzazione venne
ulteriormente affinata e nazionalizzata. Tutti i Round Table Groups
esistenti nell'Impero Britannico furono unificati in un nuovo, grande
organismo, denominato Royal Institute of International Affairs. Sorte
analoga toccò ai Round Table Groups degli USA, unificati come Council on
Foreign Relations. Le fonti di finanziamento aumentarono ancora, giacchè ai
Manipolatori di Capitali già menzionati si aggiunsero le famiglie
Rockefeller e Whitney, il Carnegie United Kingdom Trust, nonchè E.C.Grenfell
( W. C. Skousen, Il capitalista nudo, Armando, Roma, 1978, p. 50).
Una testa d'uovo di Harvard, Walter Lippman, già collaudato nella Round
Table Organization, fu incaricata di condizionare opportunamente l'opinione
pubblica statunitense e mondiale. Egli assolse molto bene il suo compito. i
suoi articoli presero ad apparire puntualmente su centinaia di fogli in
lingua inglese, al di qua e al di là dell'Atlantico, mentre cinque
quotidiani di larga tiratura, quali il New York Times, il New York Herald
Tribune, il Cristian Scienze Monitor, il Washington Post ed il Boston
Evening Transcript, scivolavano silenziosamente nell'orbita
dell'organizzazione.
7. Il British-Israel.
Un caso a parte fu rappresentato dal British-lsrael, un nuovo gruppo di
pressione a tendenza mondialista, costituitosi a Londra nel 1919 ( Ugo Di
Nicola, I movimenti mondialisti nella storia contemporanea, I Quaderni
dell'Alternativa, n-2, maggio 1976, Chieti, p. 6.), proteso a reclamare per
l'Ebraismo un ruolo di massima evidenza sulla scena del Sinarchismo
Universale. Il British-lsrael traeva spunto politico dalla credenza,
assai diffusa in Gran Bretagna, che gli Anglosassoni fossero i moderni
continuatori dell'antico Popolo d'Israele (L. Poliakov, Il mito ariano,
Rizzoli, Milano 1976, p. 54. ) Fino dall'alto Medio Evo infatti gli Inglesi,
attraverso la penna di oscuri copisti che forse riprendevano compilazioni
storiche di Beda il Venerabile, avevano preso a qualificarsi per discendenti
di Sem, lo stesso figlio di Noè dal quale era stato appunto originato
l'antico Popolo d'Israele. E, in aderenza a questa particolare chiave
interpretativa dei fatti del passato remoto, svariati personaggi
mitico-storici della tradizione anglosassone erano stati radicalmente
ebraizzati. Ad esempio, Sceaf, bambino-re anglosassone, era diventato prima
Seth e poi Seni. Ed ancora, Ebraucus, glorioso ed immaginario re bretone,
era stato identificato addirittura con David. Il culmine di questo processo
d'identificazione di strati del popolo inglese con gli Ebrei si era poi
avuto con l'avvento di quella particolare forma di Protestantesimo, detta
Puritanesimo. I Puritani si erano posti, nei fatti, non piú come i
semplici prosecutori in chiave moderna del Popolo d'Israele ma come il nuovo
Popolo d'Israele, che succedeva all'antico. Così i Puritani avevano
stipulato con Dio un nuovo patto, molto piú preciso e particolareggiato di
quello ch'era intercorso fra Javè ed Abramo. « E'piaciuto al grande Dio
stipulare con noi, sue povere creature, un trattato ed un accordo i cui
articoli sono qui compresi. Dio, per parte sua, s'impegna a provvedere a
tutto ciò che riguarda la nostra felicità, purchè noi accettiamo quegli
articoli credendo in lui ... », così scriveva Richard Sibbes, teologo
puritano (P,. Milier, Lo spirito della nuova Inghilterra - Il Seicento, Il
Mulino, Bologna 1967, p. 472). In particolare, il nuovo patto era
riguardato come produttivo di effetti su di un triplice piano: quello della
grazia, quello sociale, quello ecclesiastico. A ben guardare, ciò che i
Puritani avevano realizzato attraverso il loro nuovo e triplice patto con
Dio era stato esattamente quel tipo di atteggiamento che l'odierna
Psicanalisi definisce col termine di rimozione( La psicanalisi chiama
«rimozione» il processo psichico in base al quale un elemento
intollerabilmente sgradito viene trasferito dalla sfera del "conscio" a
quella dell' "incoscio", nella quale ultima viene, per così dire, segregato)
E ciò ch'essi, nuovo popolo di Dio, avevano rimosso si chiamava deicidio,
l'uccisione di Cristo, il peso insopportabile gravante da oltre quindici
secoli sulle spalle degli Ebrei, vecchio Popolo di Dio.
Sotto questa angolazione visuale, il viaggio dei Puritani verso il Nuovo
Mondo era stato dunque anch'esso una reinterpretazione dell'antica ricerca
della Terra Promessa. Ed è in questo senso che si può affermare che lo
spirito ebraico era andato a permeare dapprima le colonie della Nuova
Inghilterra ed a plasmare successivamente gli Stati Uniti d'America. Per
farla breve, non pochi settari protestanti si erano immedesimati a tale
punto nella parte di Popolo eletto da farsi circoncidere, mentre John
Sadler, amico di Oliver Cromwell, aveva manifestato l'avviso e la pretesa
che le leggi anglosassoni dovessero essere conformi al Talmud . «Alle vostre
tende, Israele.'», fu d'altra parte il grido col quale la borghesia puritana
d'Inghilterra rovesciò la monarchia, portando nel 1649 Cromwell al potere
(L. Poliakov, Storia dell'antisemitismo, 1 vol., La Nuova Italia, Firenze
1974, p 49).
Facendo propria tale visione distorta della storia, in assenza di un reale
Stato d'Israele, il British-lsrael puntò dunque ad incalanare
nell'ascendente movimento sinarchico le inesauste e polivalenti attese
messianiche della Diaspora Ebraica, alla quale indicava nell'Impero
Britannico e negli USA gli strumenti temporali per l'instaurazione del
Governo Mondiale della Razza d'Israele, vale a dire del Regno di Dio
previsto dalle Sacre Scritture.
Su tali premesse la neonata organizzazione angloebraica entrò in stretti
rapporti dapprima con la Round Table Organization e poi col Royal Institute
of International Affairs. Negli USA essa stabilì inoltre un collegamento
col Rito Palladiano Nuovo e Riformato, ch'era stato organizzato alcuni
decenni addietro da Albert Pike, con lo scopo di coordinare e di dirigere
globalmente l'azione della Massoneria verso l'attuazione di un Governo
Mondiale.
8. Il direttorio USA - URSS-,primo passo verso l'instaurazione del Nuovo
Ordine Sinarchico.

Gli studi condotti da Henry Coston e da Pierre Virion hanno documentato che
il Mouvement Synarchique d'Empire mirava alla spartizione del inondo in
cinque aree politiche:
1) Paneurafrica, di pertinenza della Francia;
2) Common-wealth Britannico, di pertinenza della Gran Bretagna;
3) Paneurasia, di pertinenza dell'URSS;
4) Panamerica, di pertinenza degli USA;
5)Panasia.
Gli accordi segreti raggiunti nel 1943 da Roose velt e Stalin, tramite
Zabrousky, avevano già modificato parzialmente tale disegno a spese della
Francia, sostanzialmente tagliata fuori dalla futura spartizione. Il patto
di Yalta, nel 1945, disilludeva anche la Gran Bretagna, indotta ad allentare
le briglie del suo Impero ed a riconoscere via via l'autonomia e
l'indipendenza delle sue colonie.
In vero gli Stati Uniti d'America, centro-motore della civiltà
liberalcapitalista, e l'Unione delle Repubbliche Socialiniste Sovietiche,
depositaria del verbo socialcomunista,trovandosi ad essere ormai le maggiori
potenze del globo sotto il profilo economico-industriale e militare, non
intendevano piú rinunziare - neanche parzialmente ed a favore dei loro
alleati di guerra - alla conseguita egemonia mondiale, studiandosi ambedue
piuttosto di gestirla in condominio fra loro e di rafforzarla, con mutuo
consenso. Le demagogiche enunciazioni del Patto di Yalta e le ipocrite
giustificazioni che ne furono date costituirono dunque non piú che un
trompe-l'oeil su scala planetaria: l'ennesimo inganno del Grande Parassita,
per stringere ceppi piú saldi ai piedi dei popoli, senza ch'essi potessero
avvedersene. Tuttavia nè gli USA nè l'URSS consideravano quell'emergente
bipolarismo politico mondiale, che li vedeva protagonisti, come una
soluzione ottimale per il futuro, ambedue riguardandolo invece come una
semplice tappa intermedia di un percorso in gran parte ancora da compiere,
che avrebbe avuto per meta finale l'omogeneizzazione del mondo in un sistema
economico-politico-sociale unico ed indifferenziato. L'accordo fra le
due superpotenze però s'interrompeva proprio a tale punto, ciascuna delle
due tenendo per scontato che il modello di vita da imporre all'umanità fosse
precisamente quello già adottato al proprio interno. Ed assai singolare è
la circostanza che tanto gli USA che l'URSS ritennero di potere risolvere a
proprio favore quella difficile impasse con un identico machiavello: la
rinascita in Palestina del biblico Stato d'Israele. Ma, per
inquadrare nella giusta luce e con adeguata prospettiva questo episodio di
storia, regolarmente mistificato dagli storici omologati, è necessario
effettuare un flaschback sui primordi della Rivoluzione Russa, per seguirvi
i primi passi di un giovane agitatore, chiamato Koba, autore di uno scritto
nel quale indicava la Russia come la terra ove sarebbe sorto un giorno il
nuovo focolare del Popolo Ebraico . Koba era, come suole dirsi, un nome di
battaglia:che intendeva riecheggiare la figura storica di Bar Koba, un
preteso Messia che dal 132 al 135 d.C. aveva capeggiato una feroce rivolta
degli Ebrei contro i Romani.
Ma chi era in realtà l'ispirato giovanotto, che al principio del 1900
ostentatamente si candidava alla guida carismatica della Diaspora Ebraica?
Bene, egli si chiamava Iosif David Vissarionovich Djugashvili e, piú tardi,
sarebbe stato conosciuto dal mondo col soprannome di Stalin. Morto Lenin e
sbarazzatosi prontamente di Kamenev, di Zinoviev, di Trotski e di Bucharin,
ossia degli altri capi rivoluzionari che avrebbero potuto accampare pretese
di primato personale nel quadro politico del neonato Stato Sovietico,
Stalin, ormai padrone della Russia, dovette però constatare con acre
disappunto che la stanza dei bottoni dell'Ebraismo Mondiale gli rimaneva
inesorabilmente preclusa, costituendo essa riservato dominio del Kahal di
New York. Il dualismo-antagonismo fra i due poli di potere della
Diaspora Ebraica - il polo anglo-americano ed il polo russo-sovietico - in
breve si aggravò. Le famigerate purghe staliniane degli anni '30 furono uno
degli episodi salienti di tale sotterranea contesa, giacchè esse
consentirono al despota sovietico di eliminare dalla scena politica quella
parte della dirigenza ebraica dell'URSS, che mostrava maggiore sensibilità e
disponibilità nei confronti della tradizionale autorità kahaliana del Nuovo
Mondo. L'atto comunque piú drammatico della contrapposizione del dittatore
socialcomunista alla leadership ebraica statunitense fu senza dubbio il
patto di non-aggressione fra l'Urss e la Germania di Hitler, concluso nella
immediata vigilia della II Guerra Mondiale. Quella clamorosa spaccatura,
per quanto interna alla Plutocrazia Mondiale Ebraica, ormai travalicava con
effetti imponenti da quell'ambito per costituire un pernicioso tumore nel
corpo stesso del Potere Economico Mondiale. E ciò costrinse i Manipolatori
di Capitali a correre urgentemente ai ripari. E' ancora la lettera scritta
nel 1943 da Roosevelt a Stalin, tramite Zabrousky, che viene presa qui in
considerazione. Quella lettera infatti è preziosa per la comprensione di
molte cose. In essa Roosevelt esprimeva apprezzamento e gratitudine per
avere ricevuto in dono il piú grande tesoro d'Israele, ossia un rotolo della
Torah, e così si accomiatava da Zabrousky: «Degnate, vi prego, di
partecipare la mia gratitudine verso l'AIta Entità che presiedete».
Ecco, a questo punto è necessario proporre i seguenti quesiti:
1) Come mai Roosevelt e Stalin, ambedue di origine ebraica ed alleati di
guerra, non trattavano direttamente fra loro e si avvalevano invece
dell'intermediazione segreta del Giovane Consiglio d'Israele, alta entità
presieduta da Zabrousky?
2) Quale motivo aveva Roosevelt di esprimere gratitudine al Giovane
Consiglio d'Israele, dopo avere fatte a Stalin concessioni politiche
immense, senza nulla averne ricevuto apparentemente in cambio?
3) Come mai il Giovane Consiglio d'Israele, in apparenza un modesto
intermediario fra le due massime potenze della terra aveva avuto il potere
di donare a Roosevelt niente di meno che un rotolo della Torah, ossia la
reliquia piú preziosa del Popolo Ebraico?
Il congiunto ricorso al metodo induttivo ed a quello deduttivo è una via
obbligata, addirittura ovvia, per chi voglia scrivere la storia degli
avvenimenti che si svolgono dietro la scena. Ed è appunto questa la via da
seguire anche ora, per avere risposte logiche e coerenti ai tre quesiti
appena formulati. Sulla base di una tale tecnica d'ermeneutica, emerge
chiaro innanzi tutto il motivo che impediva a Roosevelt ed a Stalin un
dialogo personale e diretto fra loro: perchè Roosevelt era un uomo allineato
al Kahal di New York, omogeneizzato dunque in quel tale sistema di potere,
del quale era componente organica la leadership ebraica statunitense: e
perchè Stalin, dal suo canto, a quella leadership non solo non intendeva
affatto piegarsi ma anzi le si contrapponeva in forma alternativa. Così, di
fronte al pericolo del proprio annientamento per auto-disintegrazione, la
Diaspora Ebraica si era infine risolta, per comporre quella interna
frattura, ad appagare la sfrenata ambizione di Stalin con l'ammissione
dell'URSS al condominio del mondo insieme agli USA. E la paziente, delicata
opera di tessitura diplomatica era stata affidata appunto al Giovane
Consiglio d'Israele, in quanto tale entità portatrice di una autorità morale
sicuramente accettata da tutta la Razza d'Israele. Infine il rotolo della
Torah, offerto a Roosevelt, aveva costituito ad un tempo il sacro suggello
per l'accordo ritrovato fra gli Ebrei ed il riconoscimento solenne delle
benemerenze acquisite dallo stesso Roosevelt verso il popolo eletto, alle
cui fortune aveva sacrificata una parte cospicua delle conquiste di guerra
degli Stati Uniti d'America. La realtà dei fatti è però che Stalin non
si ritenne affatto appagato dalla spartizione di Yalta, ch'egli anzi
considerò come la prova certa dell'irresolutezza e della sostanziale
debolezza delle Nazioni del Liberalcapitalismo nei suoi confronti, traendone
rinnovato incentivo al suo vecchio disegno d'essere, nel mondo, il solo
punto di riferimento di tutta la Diaspora Ebraica. Egli, per ciò, si dette
subito a ricercare una qualche strategia politica di ricambio, tale da
consentirgli di muovere nuovi passi sulla via del primato personale nel
Mondo dell'Ebraismo. E le circostanze parvero favorirlo. In Palestina,
in quel primo dopoguerra, era in atto una situazione di reiterata violenza e
di complessiva gravissima tensione, originata dalla pretesa dei coloni ebrei
e delle organizzazioni ebraiche internazionali di richiamare in vita il
biblico Stato d'Israele, dandogli Gerusalemme per capitale. Tale pretesa
incontrava l'ovvia opposizione delle popolazioni arabe, per nulla disposte a
tollerare che sui loro territori avesse ad installarsi un'entità sovrana
straniera. Quanto alla Gran Bretagna ed agli USA, nè questi nè quella erano
in grado di apportare elementi di chiarezza alla controversia, giacchè,
ambedue in intrinseca simpatia con l'Ebraismo e timorosi di pregiudicare le
proprie possibilità di accesso illimitato alle fonti energetiche petrolifere
in territorio arabo, miravano a mediare soluzioni di compromesso alquanto
ambigue, essenzialmente dilatorie ed interlocutorie, con ciò scontentando
Ebrei ed Arabi insieme. In un tale contesto, Stalin maturò
repentinamente l'idea di puntare le proprie residue chances di Messia degli
Ebrei appunto sulla carta della rinascita dello Stato d'Israele, confidando
che quest'ultimo avrebbe aderito con gratitudine all'implicito do ut des e
gli avrebbe infine riconosciuta quella investitura che il Kahal di New York
si ostinava a negargli. Fu così che Andrej Gromyko, in sede di Assemblea
Generale dell'ONU, nel novembre 1947 (N. Weinstock, Storia del Sionismo, 1
vol., Samonà e Savelli, Roma 1970, p. 215), capovolgendo il Punto di vista
che l'URSS in precedenza aveva sempre manifestato sul problema
ebraico-palestinese, concesse via libera ai Sionisti per la costituzione
della nuova entità statale, alla quale essi aspiravano. «Negare questo
diritto al Popolo Ebraico è inammissibile», egli affermò con
ostentazione.D'altronde la frettolosità subitanea di Stalin non era affatto
ingiustificata, giacchè, morto Roosevelt, le lobbies ebraiche newyorchesi
avevano favorito l'ascesa alla presidenza degli USA da parte di Harry
Truman,impegnatosi verso il Kahal di New York ad operare in favore della
causa sionista (N. Weinstock, Storia del Sionismo, I vol., Samonà e Savelli,
Roma 1970, p. 21 I.). Ecco dunque ben chiaro il motivo della repentina
sterzata di Stalin dalla precedente linea politica filo-araba alla nuova
posizione filosionista: il despota sovietico vi era stato ad un tratto
pressato dalla necessità di battere sul tempo
Harry Salomone Truman nell'assunzione in faccia al mondo del patronato
politico sul nascente Stato d'Israele. Le nazioni del
Socialcomunismo, succubi dei voleri di Stalin, si dettero per ciò
alacremente ad assecondare l'azione del Sionismo. Tuttavia il neonato
Stato Ebraico, nonostante il fondamentale appoggio politico tributatogli
dalla Cecoslovacchia, nonostante la legione di volontari polacchi inviata in
suo soccorso contro gli Arabi, alla fine si rivelò anch'esso ossequiente
all'autorità del Governo Mondiale Giudaico espresso dal Kahal di New York.
Ciò rese furente Stalin, facendone da quel momento e per il resto dei suoi
giorni, un mortale nemico d'Israele. Ma un tale epilogo deluse fortemente
anche le aspettative della leadership ebraica statunitense, che aveva
sperato di potere alla fine riassorbire, proprio per il tramite del risorto
Stato Giudaico, la dissidenza ebraica sovietica. Inoltre l'aggravata
scissione dell'Ebraismo Mondiale nelle due osservanze concorrenziali, la
sovietica e la liberalcapitalista, determinò un rude contraccolpo
sull'assetto politico del mondo intero, rendendo insanabile la scissione dei
popoli nei due blocchi, l'occidentale e l'orientale, scaturiti dal patto di
Yalta.
9. Verso la Technetronic Age.
Tale situazione di crisi, determinata non soltanto dall'incapacità
dell'Ebraismo Mondiale di ricomporsi in unità ma anche dall'insofferenza
dello stato ad accettare una posizione non piú che comprimaria nel generale
assetto dell'Impero Mondiale del Capitale, impose in modo drammatico alla
Plutocrazia Internazionale dell'area liberalcapitalista il problema del che
fare?
Tuttavia la preoccupazione più immediata del Grande Parassita, non appena
conclusa la guerra, fu quella di tornare a stendere sul mondo la pesante
coltre d'inganni e di menzogne, che il Fascismo ed il Nazionalsocialismo
avevano incominciata a rimuovere. Il Potere Economico Mondiale quindi
volle che il messaggio di Mussolini e di Hitler fosse completamente rimosso
dalla coscienza dei popoli e che fossero radicalmente falsificati e
travisati il significato e la genesi dell'immane conflitto appena terminato.
Per ciò mobilitò le schiere dei suoi più qualificati mentitori - sociologi,
filosofi, storici, giornalisti per scatenare contro il nemico battuto una
campagna di diffamazione e di odio, tale da fare impallidire al confronto
quelle, pure forsennate, inscenate al tempo della Rivoluzione Francese,
della Guerra di Secessione Americana, della Rivoluzione Russa. Ma di piú:
per prevenire ogni reazione, per impedire ogni smentita, per rendere
impossibile ogni ristabilimento di verità, inventò tutta una serie di nuovi
reati, quali l'apologia del Nazionalsocialismo, l'istigazione all'odio
razziale, la diffamazìone del Popolo Ebraico, ed altri simili, onde potere
colpire con la persecuzione penale gli spiriti liberi, gli uomini ancora in
piedi fra le rovine. Subito dopo l'Usurocrazia Internazionale si
volse ad imprimere un piú accentuato impulso al processo di maturazione del
progetto sinarchico . Al riguardo, i Manipolatori di Capitali, non potendo
operare per il tramite delle forme ordinarie della politica ufficiale, a
causa della spartizione di Yalta e della consolidata scissione dell'Ebraismo
Mondiale nelle due osservanze rivali, delle quali si è detto, non fecero
altro che riesumare, mutatis mutandis, la identica metodologia di captazione
fraudolenta del consenso di massa, che già aveva dato risultati decisivi in
occasione delle grandi Rivoluzioni politiche del passato. Fu dunque
nuovamente sguinzagliata per ogni dove sulla terra la pletora variopinta e
multiforme delle società di pensiero, proprio gli stessi arnesi insomma del
1776, del 1789, del 1905, del 1917. Ma ciascuno di tali ectoplasmi, ad
eccezione dell'immarcescibile Massoneria, fu dotato di una targhetta di
fresco conio, del tutto rispettabile ed accattivante; e molti di essi
accomandati dalla personalità giuridica di diritto pubblico internazionale.
Ecco dunque che, in quattro e quattr'otto, al Council for Foreign Relations,
al Royal Istitute of International Affairs, cioè ai vari organismi già
menzionati nelle pagine precedenti, andarono così ad aggiungersi un
repertorio notevole di nomi del tutto nuovi: ad esempio, il Bilderberg
Group,la Trilateral Commission, le Conferenze Pugwash, il Club di Roma, il
Committee on Present Danger, l'Institute for World Order, il Fondo Monetario
internazionale, l'ONU, il MEC, il COMECOM, la Banca dei Regolamenti
Internazionali, i Partiti Radicali, i Gruppi Ecologisti, i Movimenti
Pacifisti, e tanti ancora. A prima vista, può sembrare
azzardato ed improprio equiparare alle vecchie società di pensiero questa
moltitudine di organismi, i quali, per forma, per natura, per dimensioni,
per modalità operative, per fini immediati o istituzionali, appaiono del
tutto estranei ed eterogenei non soltanto rispetto ai loro antecedenti
storici ma perfino fra loro, al presente. Tuttavia la loro effettiva,
sostanziale omogeneità non può non risultare evidente, quando si pensi
invece all'assoluta indifferenziazione del loro fine ultimo:
l'universalizzazione delle istituzioni politiche, economiche e sociali
dell'umanità, secondo il modello, appunto, della Sinarchia Universale.
Per avere un'idea almeno approssimativa della straordinaria efficacia
dispiegata nella loro azione dalle odierne società di pensiero, in realtà
veri e propri laboratori per il condizionamento culturale dei popoli, valga,
fra i tanti possibili, l'esempio seguente: la Fondazione Rockefeller, per
orientare l'opinione pubblica internazionale in senso favorevole alla
pianificazione mondiale dell'aborto, è in grado di mantenere attivi, essa da
sola, ben 22.000 centri di propaganda e di pressione. Nè occorre una
particolare vivacità d'ingegno per intuire quanto a fondo alcuni fra gli
organismi appena menzionati, ad esempio il Fondo Monetario Internazionale o
la Banca dei Regolamenti Internazionali, siano in grado di comprimere le
sovranità nazionali e d'incidere sulle condizioni di vita di vaste zone
della terra. Ma esempi a iosa, per chi voglia documentarsi
meglio, Possono essere tratti dal libro Il capitalista nudo, di
W.C.Skousen, grazie al quale si apprende, fra l'altro, che uno dei piú
insidiosi strumenti di captazione fraudolenta del consenso di massa, posti
in essere ai giorni d'oggi dai Manipolatori di Capitali, è dato da una sorta
di super-gruppo di sociologi, che hanno il compito specifico di diffondere
nel mondo, con mezzi appropriati,una mentalità nuova, tale a divenire che,
sotto il profilo culturale e psicologico, possa divenire l'idoneo retroterra
di sostegno della Sinarchia Universale
ventura. C'è qui da fare una precisazione: il termine Sinarchia
Universale, abitualmente usato in queste pagine, non appare mai nel
linguaggio ufficiale dei vari gruppi ed organismi che ne perseguono
l'attuazione. Ma ciò non deve sorprendere nè meravigliare: è vera e propria
condizione di esistenza e norma di vita del Grande Parassita l'occultamento
dei suoi veri obiettivi, la dissimulazione delle sue intenzioni reali. I
termini ch'esso preferisce fare circolare presso l'opinione pubblica sono
nomi schermati, tali cioè da non suscitare allarme e da non stimolare la
riflessione critica: nel novero, ad esempio, rientra l'espressione Nuovo
Ordine Mondiale e la parola Socialismo, priva di ulteriore qualificazione.
L'organismo comunque piú rappresentativo a livello mondiale del disegno
sinarchico, quello cioè al quale il Potere Economico Mondiale ha affidato il
compito di gestire in via politica il progresso del progetto mondialista ed
al quale ha per ciò assegnati poteri d'istituto di eccezionale rilevanza, è
l'ONU. Scrive testualmente W.C.Skousen:«,Alla fine della II Guerra
Mondiale, il Sistema si mise subito all'opera per creare un agglomerato
d'intrighi internazionali, appositamente studiato quale base per il potere
politico, finanziario e militare, necessaria a tradurre in realtà il sogno
ardente del Sistema, cioè un governo monolitico mondiale».
L'agglomerato d'intrighi, del quale parla Skousen, è appunto l'ONU. La sua
sede fu posta a New York ed è veramente significativo e caratterizzante il
modo in cui tale scelta ebbe origine e si perfezionò. Innanzi tutto
l'indicazione degli USA, quale nazione idonea ad ospitare tale organismo,
era stata formulata già da tempo addietro dalla Round Table Organization.
La specifica localizzazione in New York fu dovuta invece alle vive pressioni
dell'URSS in tale senso, nonchè al personale intervento dei Rockefeller, i
quali donarono tutto il terreno occorrente alla realizzazione dell'imponente
complesso immobiliare. Ma non basta: i Rothschild contribuirono al
finanziamento delle installazioni e dipendenze dell'UNESCO, branca dell'ONU,
in Parigi. Quanto alla Carta dell'Organizzazione delle Nazioni Unite,
pietra angolare della nuova istituzione, i suoi contenuti di principio
furono in buona parte desunti dalla Costituzione dell'URSS.
Round Table Organization, USA, URSS, Rockefeller, Rothschild ... : occorre
forse aggiungere altro?
Ma il fattore di omogeneizzazione fra i popoli, nel quale i Manipolatori di
Capitali oggi maggiormente confidano per la realizzazione del progetto
sinarchico, è indubbiamente quello economico, loro autentico cavallo di
battaglia, dimostratosi nei fatti uno strumento di condizionamento culturale
e Politico praticamente irresistibile. Scrive G.Luciani:«Lo Stato
nazionale, in quanto unità economica, è agli sgoccioli ... Abbiamo due
sistemi di sovranità nel mondo: lo Stato e gli organismi societari
sovranazionali. Il primo è in declino ... L'organismo societario
sovranazionale è in piena crescita numerica, dimensionale, politica,
funzionale ... Le nazioni minori dipendono sempre piú dall'organismo
societario sovranazionale per i mezzi necessari allo sviluppo economico,
talvolta anche per la semplice sussistenza ... L'organismo societario
sovranazionale sembra essere la base piú logica per la fondazione di un
ordine sovranazionale non militare» (G. Luciani, Il potere multinazionale,
Buffetti, Roma 1977, p. 50.) . Sia chiaro: gli organismi societari
sovranazionali, dei quali parla G.Luciani, non sono altro che le Imprese
Multinazionali di Produzione e di Commercio, le quali costituiscono ,
assieme alle Banche, la tipologia piú rilevante delle Società Anonime
Multinazionali di Capitali. Aggiunge infatti lo stesso autore:«Sta
diventando evidente che le Imprese Multinazionali troverebbero redditizio
imporre al mondo un internazionalismo che eliminasse tutte le possibili
barriere culturali, istituzionali e politiche alla loro espansione senza
limiti ... Le imprese Multinazionali hanno bisogno di un mondo senza
sorprese, come lo chiamano alcuni responsabili della pianificazione
d'impresa». In realtà, le Imprese Multinazionali sono oggi in una fase
di piena ed incontrastata ascesa, tanto da indurre due autori di sicura
competenza in materia, quali M. Mintz e J.S. Cohen (M. Mintz-J. S. Cohen,
America Inc., Editori Riuniti, Roma 1973, p. 54.), a scrivere già una
dozzina di anni or sono, con tono di vivo allarme: «Duecento società
controllano realmente l'intera economia americana. Il problema di chi
governa realmente gli USA deriva proprio dall'esistenza di queste duecento
società». Ma l'espansione del potere delle Imprese Multinazionali,oggi,
grazie alla pratica della conglomerazione industriale, ha ormai raggiunto
livelli assolutamente inimmaginabili per il comune uomo della strada: e,
d'altra parte, il Grande Parassita bada bene a mantenere il fenomeno
accuratamente defilato, nella sua essenza, all'opinione pubblica.
Per conglomerazione industriale s'intende la funzione o Concentrazione di
una molteplicità e varietà di attività industriali in un'unica ragione
sociale. Per usare un'immagine plastica di M. Mintz e di J.S. Cohen, tale
tipo d'impresa può essere assimilato ad una piovra gigantesca, con tentacoli
in una vasta gamma d'industrie. In verità, soltanto l'illustrazione di
qualche caso concreto, meglio di qualsiasi descrizione astratta, può dare
un'idea sufficientemente precisa della dimensione raggiunta da tale
sconvolgente prassi economica. Un perfetto esempio al riguardo è dato dalla
Textron: nata come industria tessile, ha gradualmente assorbito circa 70
imprese, appartenenti ai piú svariati settori industriali: aerei,
elicotteri, cinturini per orologi, montature per occhiali, valvole, tubature
metalliche, accessori per bagno, macchine da scrivere, motori nautici,
attrezzature radiotelevisive, colle, vernici, seghe elettriche, cuscinetti a
sfera, mobilio di vario genere, allevamento di polli, calzature, medicinali,
ecc. Ancora un paio di esempi, a caso: la General Motors ha entrate
maggiori di quelle del Belgio o della Svizzera: la stessa ITT incassa di piú
del prodotto nazionale lordo del Portogallo o del Cile. Stretti senza
requie nella morsa degli strumenti di condizionamento e di omogeneizzazione,
dei quali dispone il Potere Economico Mondiale, inesorabilmente i popoli
vanno smarrendo la propria dimensione storica e, con essa, la propria
identità culturale. «La realtà attuale», scrive Guillaume Faye nel suo
libro Il sistema per uccidere i popoli, Edizioni dell'Uomo Libero, Milano
1983, «sono le entità etnoculturali e nazionali minacciate di estinzione, i
popoli poco a poco svuotati della loro sostanza da una macrostruttura
sovracontinentale. Senza territorio, ma installata ovunque, questa piovra
gigante si fonda innanzitutto sull'organizzazione della tecnica e
dell'economia. Culture, nazioni, regioni, tutti i raggruppamenti umani
forgiati dalla storia sono le sue prede potenziali».
Sorprendentemente chiaro, al riguardo, è stato Zbigniew Brzezinski, uno
degli executives di punta del Potere Economico Mondiale. «Il mondo», egli ha
detto (A. Ronchey, Prospettive delpensiero politico contemporaneo, in
"Storia delle idee politiche, economiche e sociali", diretta da L. Firpo,
Utet, Torino tuttora in corso di pubblicazione ad iniziare dal 1979, 6
voli., VI vol., p.850.), «è alla vigilia di una trasformazione piú
drammatica, nelle sue conseguenze storiche ed umane, di quella suscitata
dalle rivoluzioni francese e bolscevica. Considerate in lunga prospettiva,
queste rivoluzioni semplicemente graffiarono in superficie la condizione
umana... Dall'anno 2000 sarà ammesso che Robespierre e Lenin furono miti
riformisti. A differenza delle rivoluzioni del passato, la metamorfosi in
corso non avrà capi carismatici dalle stridenti dottrine ma il suo effetto
sarà molto piú profondo». Quanto ai mezzi, che dovranno consentire il
compiersi della nuova rivoluzione e l'instaurarsi del Nuovo Ordine Mondiale,
lo stesso Brzezinski non esita ad individuarli nei computers e, piú in
generale, nel complessivo progresso tecnologico. E' dunque alla Technetronic
Age, all'Età della Tecnica e dell'Elettronica, che il Grande Parassita ha
programmato di affidare la propria perennità.
Di fatto i segni di un tale evento ci sono già tutti, inconfondibilmente.
Il mondo senza sorprese va prendendo forma con progressione costante, via
via che si espandono e consolidano i suoi tre ingredienti principali:
strutture tecnoeconomiche sovranazionali, mentalità universalista,
sottocultura di massa. Il nuovo sistema, il nuovo ordine, assume
consistenza man mano che i popoli vengono inghiottiti nel meccanismo
omogeneizzante, man mano che le nazioni vengono sradicate interiormente. Il
progetto sinarchico non procede dunque al rullare dei tamburi e con un
portabandiera alla testa, nè pretende conquiste: si attua invece con una
strategia ovattata, morbida, indolore, ossia diffondendo ovunque le nuove
strutture materiali e mentali, insediandole al lato ed al di sopra dei
valori nazionali e territoriali. Il risultato che ne consegue è la generale
obsolescenza della coscienza storica e, di riflesso, il degradarsi delle
comunità di destino in amorfe masse di consumo, humus vitale del Grande
Parassita. «Si voglia o non si voglia, avremo il Governo Mondiale.
Si tratta soltanto di sapere se questo Governo Mondiale verrà instaurato con
la forza o col consenso», aveva proclamato nel 1950, durante una seduta del
Senato degli USA, James P.Warburg, della Kuhn-Loeb e Co., figlio di quel Max
Warburg che, assieme a Jacob Schiff, era stato il massimo finanziatore della
Rivoluzione Russa. La rozza ed arrogante dichiarazione di James
P.Warburg oggi si stempera e, nel contempo, si precisa nelle parole di
Aurelio Peccei, già fondatore e defunto presidente del Club di Roma:
«Bisogna arrivare ad un efficiente sistema mondiale, governabile con le
medesime tecniche del marketing». Ed è Precisamente questo che oggi si sta
compiendo nel mondo: un ordo pressoché clausus di Grandi imprese
Multinazionali è proteso a realizzare la concordata spartizione delle aree
di mercato, con conseguente cessazione di ogni forma di concorrenza
economica, ed anche politica, fra i popoli. E, quando un tale evento si
sarà effettivamente attuato, allora il Potere Economico Mondiale,
indistinguibile nella massa infinita di anonimi possessori di azioni delle
SPA, affiderà la gestione quotidiana dell'Impero Mondiale del Capitale alla
tecnocrazia. C'è uno studio molto interessante e del pari inquietante di
Jean-Jacques Servan-Schreiber, intitolato «La sfida mondiale» ( J.
Servan-Schreiber, La sfida mondiale, Club degli Editori, Milano 198 1, p.
289.). Vi si legge, fra l'altro: «Sta avvicinandosi il momento in cui ci
basterà parlare ai calcolatori perchè essi registrino le nostre istruzioni,
i nostri messaggi o l'espressione dei nostri pensieri, ed in cui essi
avranno imparato a trasmetterci le loro risposte, una volta compiuto il
lavoro richiesto. Gli scambi nei due sensi avverranno grazie alla parola:
voce umana da un lato, voce sintetica dall'altro». Ed ancora:« Un essere
umano, anche se incapace di leggere e di scrivere, capace solo di parlare e
di udire, potrà comunicare con un microcalcolatore e, di conseguenza,
partecipare all'attività generale». E' dunque il Grande Fratello,
l'implacabile super-potere descritto nel famoso racconto di George Orwell,
che ormai concretamente incombe sull'umanità. Il Grande Fratello del 2000
si presenta con le fattezze del Computer. «Telematica, robotizzazione,
biotecnologia: basterà lasciarsi ispirare dalla loro voce per vedere sorgere
un mondo nuovo, migliore dell'attuale», assicura Maurizio Ortolani in La
scienza del futuro, in "11 Giornale d'Italia" del 6 agosto 1983, Roma.
Autorevoli conferme vengono da Claudio Finzi e da Guillaume Faye (C. Finzi,
Ilpotere tecnocratico, Bulzoni, Roma 1977, p. 56.) . «Se oggi ancora l'uomo
può scegliere fra diverse concezioni del mondo e continuamente deve
affrontare dilemmi morali e spirituali, domani non sarà piú così.. Avremo in
futuro soltanto scelte tecniche», osserva il primo. «L'ideologia delle
esigenze di carattere tecnico richiederà la spoliticizzazione interna di
ogni Stato a favore di un modello tecnocratico», ribadisce il secondo.
Proprio questa sarà la funzione dei Tecnocrati: essi dunque costituiranno
una storia di corporazione élitaria, accuratamente selezionata ed
opportunamente istruita, incaricata di operare, su base freddamente
razionale, scelte meramente tecniche, tutte però finalizzate a trarre
dall'onnipregnante rapporto produzione-consumo la redditività massima per il
Potere Economico Mondiale. Il processo di omogeneizzazione
economica, sociale e culturale, necessario quale retroterra di sostegno del
Nuovo Ordine Mondiale a regolazione tecnocratica, è del resto in stadio
avanzato ovunque e coinvolge ambedue i blocchi scaturiti dalla spartizione
di Yalta, gradualmente riavvicinandoli fra loro, sia pure per vie
accidentate e contorte. Gli Stati dell'area liberalcapitalista scoprono la
teoria del welfare State, che privilegia le esigenze del consumo su quelle
della produzione, nel mentre gli Stati dell'area socialcomunista, spostando
l'accento dalla distribuzione alla produzione, si accorgono che quest'ultima
può essere incentivata ridando qualche spazio all'egoismo individuale.
Il rapporto produzione-consumo esaurirà l'intera realtà del Sistema
Sinarchico: il resto sarà finzione scenica, folclore, bardatura, orpello
senza valore intrinseco. Un supermercato delle religioni, denominato Tempio
della Comprensione (G. Gili-O.Nardi, Attualità della rivoluzione, Ed.
Saven, Lugano 1979, p. 120). provvederà dagli USA a spacciare ai
consumatori, ovunque residenti sulla terra, la religione preferita, con
possibiltà di scelta in un campionario bene assortito. Perite le culture
autoctone e cadute nell'oblio le tradizioni, i valori spirituali finiranno
sotto la polvere di musei senza visitatori. Riservato alla Casta dei
Tecnocrati l'accesso all'istruzione superiore, il sapere delle masse sarà
diminuito al livello minimo compatibile col richiesto rendimento di lavoro.
Jean-Jacques Servan-Schreiber lascia affiorare un'ipotesi raggelante: che
possa venire un giorno in cui tutto il sapere del mondo sia riversato e
custodito in un gigantesco cervello elettronico, reso accessibile ai popoli
della terra per mezzo di una fantastica rete di terminali.
Realizzata la Sinarchia Universale, i Tecnocrati saranno gli officianti del
Megacervello e di tutti i Terminali, secondo i fini del Grande Parassita. A
quel punto, l'Impero Mondiale del Capitale avrà dominio usque ad sidera et
usque ad inferos.
Riecheggiano le parole di Zarathustra: «La terra allora sarà diventata
piccola e su di essa saltellerà l'ultimo uomo, quegli che tutto
rimpicciolisce. La sua genia è indistruttibile, come la pulce di terra:
l'ultimo uomo campa piú a lungo di tutti. "Noi abbiamo inventata la
felicità" dicono gli ultimi uomini e strizzano l'occhio».
10. Dal denaro senza valore al mondo senza denaro.
Il quadro sin qui abbozzato sull'umanità del prossimo futuro è talmente cupo
che perfino al migliore dei romanzieri del filone-catastrofi riuscirebbe
difficile la resa di un'atmosfera altrettanto deprimente ed angosciosa.
Eppure il Grande Parassita ha in serbo ancora qualcosa d'altro: una sorta di
arma totale, destinata a cancellare dalla faccia della terra qualsiasi
potenzialità, anche meramente individuale, di dissenso e di opposizione.
«La nuova tecnologia», è stato scritto in "The Electronic Nightmare", «rende
possibile un sistema in cui un governo internazionale potrebbe estrarre dai
popoli tutte le informazioni necessarie al controllo delle loro vite e
trasmettere agli uomini solo quelle informazioni che aiutano quello stesso
controllo». E ancora, nel 1976, un dirigente del Federal Reserve Board,
organismo di coordinamento e di controllo dell'alta banca degli USA, ha
tenuto una inquietante conferenza, volta ad illustrare agli stupefatti
ascoltatori la possibilità che il commercio internazionale abbia a
svolgersi, ancora prima della fine di questo millennio, senza piú fare uso
del denaro. Ecco, il punto è proprio questo: dopo l'invenzione del denaro
senza valore, effettuata dagli Ebrei al tempo della loro autosegregazione
nel deserto del Sinai e punto di partenza per la costruzione del sistema di
potere dei Manipolatori di Capitali, quel che si annunzia per gli anni a
venire è l'invenzione, per quanto incredibile possa sembrare, di un mondo
senza denaro, nel quale la sopravvivenza di ogni singolo uomo, addirittura a
livello di pura e semplice sostentazione fisica giornaliera, dipenderà dal
favore o disfavore, autentico ius vitae et necis, emergente momento per
momento dai computers del Potere Economico Mondiale.
In verità, l'aspetto piú autenticamente caratterizzante della Technetronic
Age sarà dato appunto dal controllo pieno ed assoluto, che il Grande
Parassita sarà in grado di esercitare continuativamente ed ovunque su
uomini, ambienti, cose. A tale specifico scopo, scrive Derek Holland, « ...
si stanno introducendo identificazioni mediante l'uso di codici
interpretabili da macchine». D'altra parte, basta guardarsi attorno con un
minimo di attenzione per individuare alcune delle identificazioni che già
sono largamente in uso. Per esempio, sulle copertine dei libri, sui
barattoli delle bibite, sulle confezioni di generi alimentari, sulle piú
svariate mercanzie appare sempre piú spesso uno strano rettangolino,
composto da righe verticali e da numeri. Bene, tale rettangolino è appunto
espressione di un sistema cifrato, mediante il quale, negli USA ed altrove,
sono classificati manufatti commerciali. Negli ultimi anni, la
catalogazione e classificazione è stata estesa agli esseri umani: BCS, PIN,
UPC, EAN sono le sigle di alcuni dei codici utilizzati oggi per identificare
e classificare cose e persone. «Il codice», scrive Derek Holland,
«identifica, individua e classifica ogni unità di prodotto ed, una volta che
tutti gli articoli di commercio saranno segnati da una cifra, questa sarà la
premessa a che ogni' cosa, per essere comprata o venduta, dovriì
necessariamente avere il numero di codice... L'uso del codice è concepito in
modo tale da rendere impossibile, a chi voglia sottrarvici, la
commercializzazione dei prodotti... Infatti, una volta che gli articoli
saranno tutti ed ovunque codificati, tutti i sistemi di transazione saranno
basati sul codice». Ma lo scopo finale, al quale tende il Potere
Economico Mondiale, è quello di giungere ad un tipo di società, nella quale
sia del tutto abolito l'uso del denaro. Una volta che ogni confezione in
commercio avrà impressa la propria cifra di codice, anche agli esseri umani
sarà attribuita la titolarità di una carta di credito personalizzata e
cifrata. Allora l'individuo dovrà effettuare i suoi acquisti ed i suoi
consumi senza piú utilizzare denaro, tolto definitivamente dalla
circolazione, ma soltanto esibendo al venditore la sua carta di credito. Un
terminale permetterà l'istantaneo controllo della solvibilità
dell'acquirente ed, in caso positivo, effettuerà un passaggio di valore dal
conto personale dell'acquirente al conto personale del venditore, quale
corrispettivo della mercanzia prelevata. Qua e là funziona qualche modello
sperimentale di società senza denaro: la Baylor University nel Texas, ad
esempio, ove ogni studente è in possesso di una carta polivalente , che gli
permette il pagamento di tutti i suoi conti. Senza la sua carta egli non
può mangiare, nè leggere in biblioteca, nè nuotare, nè guardare il football,
etc. Ovunque sia richiesta la riscossione di un pagamento, egli non ha che
da sottoporre la propria carta ad uno scandagliatore, che identifica il suo
possessore ed automaticamente deduce la somma dal suo conto in banca. Ma si
va persino oltre: Vern Taylor, uno scienziato del Colorado, è già arrivato
al punto di proporre che, in luogo della carta cifrata personale, un
microcircuito d'identificazione sia impiantato direttamente nel corpo umano,
in modo da renderlo inscindibile ed inseparabile dall'individuo, cui si
riferisce.
Quando una tale società di cose e di uomini numerati e cifrati sarà stata
compiutamente ed universalmente realizzata, il Grande Parassita potrà
comodamente sbarazzarsi di qualunque oppositore o dissenziente o persona non
gradita col privarlo della sua carta cifrata, col disattivare il suo
microcircuito personale, con l'azzerare la sua disponibilità di valore.
L'individuo, così colpito, non avrà alcuna possibilità di sopravvivenza.
11. La via della Tradizione.
Oggi è possibile lottare contro l'impero Mondiale del Capitale? C'è il modo
per impedire che sia instaurata la Sinarchia Universale, per sventare
l'avvento del Grande Fratello?
Non c'è dubbio: sono queste le domande di fondo, Che si prospettano alla
mente con urgenza assillante, nella situazione attuale. Ebbene,
considerando i fatti obiettivamente, le risposte,
almeno per il presente, non possono che essere crudamente negative. Oggi
l'ipotesi di una lotta efficace contro il Potere Economico Mondiale
configura un evento ch'è al di là delle possibilità umane. Non esiste forza
d'armi che possa abbattere il Grande Parassita, giacchè egli è il Signore di
tutti gli eserciti. Nè vi sono uomini numericamente sufficienti a tentare
per altra via l'impresa dacchè le masse, condizionate psicologicamente e
addirittura fisiologicamente dall'orgia incessante dei media-immagine e dei
media-oggetto, espressi dalla società dei consumi e che riflettono e
veicolano ulteriormente, la way of life correlativa, hanno persa ogni
capacità d'introspezione ed attitudine di consonanza, a fronte dei valori
della sfera metafisica, dell'ordine trascendente. E, d'altra parte, se pure
fosse oggi possibile caricare di valori etici e spirituali un singolo ed
intero popolo, tanto da indurlo alla sollevazione contro l'impero Mondiale
del Capitale, ciò non basterebbe ancora: quel popolo sarebbe isolato dal
cordone sanitario dei Manipolatori di Capitali ed, alla lunga, ne
risulterebbe soffocato. Non sono forse eloquenti in merito i casi dell'Iran
di Komeini e della Libia di Gheddafi, l'uno dissanguato economicamente per
mano dell'Iraq, l'altra costretta a subire nel Golfo della Sirte
l'ammonitrice presenza delle navi e degli aerei di Wall Street?
Eppure, nel mentre l'Oscuro Signore del Male si accinge a trangugiare d'un
colpo i mitici elisir dell'invulnerabilità e dell'eterna giovinezza,
l'imperturbabile Moira ne ha già decretata la fine.
Esistono indizi inequivoci dell'approssimarsi di una crisi su scala
planetaria: una crisi terribile e totale, che sconvolgerà l'assetto sociale
del mondo, gettando nel caos l'economia dei popoli, travolgendone le
istituzioni politiche. La causa principale del disastro, che
appare inevitabile,sarà data dall'esplosione demografica, già in atto e
prossima a produrre i primi effetti devastanti. Un'immagine efficace di
tale esplosione è stata elaborata dall'astronomo Heinrich Siedentopf,
traducendo nei termini di un anno l'evoluzione di cinque miliardi di anni:
- a gennaio nasce il Sole;
- a febbraio si forma la terra;
- in aprile emergono i continenti dall'acqua;
- a novembre nasce la vegetazione;
- a Natale si estingue il regno dei grandi rettili;
- alle ore 23 della notte di S. Silvestro nasce l'uomo di
Pechino;
- dieci minuti prima della mezzanotte ultima dell'anno nasce l'uomo di
Neanderthal; - l'ultimo mezzo minuto dell'anno include in sè l'intera storia
umana;
- nell'ultimo secondo dell'anno gli uomini si moltiplicano per tre;
- nei dieci secondi successivi alla fine dell'anno il peso dei corpi viventi
aumenterà fino ad eguagliare il peso del globo.
una prospettiva che mozza il fiato: nè vale aggrapparsi a Malthus. Per di
piú, tale esplosione già funge da innesco o da aggravante per altri
flagelli, non meno catastrofici.
In primo luogo, l'incremento demografico e quello industriale stanno venendo
a trovarsi fra loro in un rapporto inversamente proporzionale: massimo
incremento industriale e minimo incremento demografico nella parte-nord del
mondo: massimo incremento demografico e minimo incremento industriale nella
parte opposta. E tale situazione sta provocando il continuo aumento delle
distanze storiche fra i popoli nello stesso momento in cui si stanno
riducendo a quantità trascurabili quelle geografiche. In secondo
luogo, si avviano a diventare letteralmente insolubili, a fronte della
crescita demografica, il problema alimentare e quello energetico.
In terzo luogo, come ha messo acutamente in luce Emmanuel Todd, occorre
ormai porre nel preventivo dei fatti in maturazione anche la decomposizione
del Sistema Sovietico, che avrà luogo per cause endogene, presumibilmente in
modo tormentato e discontinuo, con colpi di coda devastanti e, comunque, con
disordini estesi ad aree vastissime.
Il quadro prospettico così delineato, sia chiaro, è largamente incompleto:
ma basta a fare comprendere che il genere umano sta per giungere ad una
svolta da fine ciclo. Ha scritto Mario Consoli in Domani, nel
tempo delle vacche magre, in "L'Uomo Lìbero", n. 13 del gennaio 1983,
Milano.: «Allora, dopo la grande ubriacatura, dopo l'euforia collettiva, si
piomberà nel silenzio, soprattutto nel silenzio interiore, che metterà a
nudo, per intero, la solitudine di chi non ha piú certezze, nè miti, nè dei,
nè volontà di esistere. E sopraggiungerà un'angoscia mai provata prima.
Sarà quello il tempo in cui molti fra la massa, cominceranno a porsi delle
domande e, con le domande, a cercare delle risposte.Capire il perchè, il
come, il quando». Ed ancora: «La crisi si abbatterà su una massa
impreparato, attonita, indifesa, smarrita: una massa priva di ogni
riferimento morale, disabituata da ogni comportamento solidale, educata
esclusivamente a smodato egoismo (E. Todd, Il crollo finale, Rusconi, Milano
1978, pp. 334.
M. Consoli, Domani, nel tempo delle vacche magre, in "L'Uomo Lìbero", n. 13)


e contingente benessere. Una massa incapace di progettare e di costruire.
Sarà un fenomeno senza precedenti, perchè mai nel passato si era manifestata
una tale prevalenza degli interessi materiali sui valori spirituali.
Crollati il dio-denaro, tutte le strutture in suo nome edificate, e svanito
l'attuale benessere, si aprirà, improvvisamente, un periodo di caos ,
violenza e sopraffazioni. Il corso degli eventi potrà mutare solo ad opera
di aristocrazie capaci di effettiva autorità, cioè di incarnare valori, di
guidare, di dare protezione e fiducia, di ripristinare concrete forme di
solidarietà»
L'imminenza di una svolta drammatica nel modo di esistere sulla terra
sembra, d'altra parte, pienamente confermata dalla Dottrina della
Tradizione, ossia da quel complesso di acquisizioni sapienziali, che sono
giunte fino a noi da età straordinariamente remote e che hanno trovata, per
quanto possibile, esposizione sistematica specialmente negli scritti di
Julius Evola e di René Guénon. Ispirandosi agli enunciati di quest'ultimo,
Gaston Georgél ha compilato uno studio di eccezionale interesse, pubblicato
col titolo Le quattro età dell'umanità, nel quale s'individua in via di
approssimazione l'anno 2030 d.C. come la data di fine del ciclo, come il
momento cioè in cui avrà termine la fase in atto della decadenza estrema
dell'umanità, costituente l'Età Oscura o Kali-Yuga, cui seguirà una nuova
Età dell'Oro, annunziata agli uomini dall'avatara Kalki.
«E alla congiunzione delle due ere, quando quasi tutti i governanti della
terra saranno diventati dei predoni, il Signore dell'Universo apparirà come
Kalki», queste le parole della Srimad Bhagavatam.(G.Georgel, Le quattro età
dell'umanità, li Cerchio, Rimini 1982, p.84..srimad Bhagavatam, tradotto e
spiegato da Bhaktivedanta swami Prabhupada,Bhaktivedanta Book Trust, Roma
1977, i vol., p.152.)
A questo punto, la risposta già data, secondo la quale oggi non è possibile
lottare contro l'Impero Mondiale del Capitale, si precisa meglio, si
completa, perde la sua valenza incapacitante, lasciando spazio ad un'attesa
volitiva. E' vero oggi non si può lottare: tuttavia già oggi si può - e si
deve - Preparare la via politica da percorrere domani, non appena il Sistema
dei Manipolatori di Capitali sarà stato travolto dalla crisi ventura,
partorita dalle sue stesse viscere.
Secondo una poetica immagine di Hugo von Hofmannsthal, « ... gli uomini che
hanno saputo vegliare durante la notte dovranno andare incontro a coloro che
forse appariranno nel nuovo mattino». Altrettanto bella, e di significato
analogo, è anche un'immagine di Julius Evola, che parla di « ... uomini .
rimasti in piedi fra le rovine ... », decisi a battersi, a « ... cavalcare
la tigre».
Il tipo d'uomo, che Hofmannsthal ed Evola individuano in modo così
suggestivo, non è un'astrazione: si tratta di chi, pure vivendo nell'epoca
della Rivoluzione, del Sovvertimento, ha saputo recuperare interiormente, ed
ha serbato integri in sè, i valori della Tradizione.
Ecco, questo è un punto essenziale: perchè la crisi pendente dell'Impero
Mondiale del Capitale possa divenire l'occasione storica di un cambio di
civiltà, è indispensabile che gli uomini in piedi fra le rovine si
costituiscano in élite attiva, quale nucleo iniziale di un movimento piú
vasto, di un Ordine Militante, che dovrà seguire. «Tutto ciò che è
venuto a predominare nel mondo moderno», ha scritto Evola, «rappresenta
l'antitesi precisa di ogni tipo tradizionale di civiltà88... Bisogna
rendersi conto che tutto sarà vano, qualora non si attacchi il male alla
radice della sovversione... Sarà dunque necessario respingere tutte le
ideologie che direttamente o indirettamente siano connesse con la
Rivoluzione, sia che si presentino sotto la specie del liberalismo, oppure
della democrazia, o del comunismo... Dovrà sorgere dunque un nuovo
schieramento radicalitico... quello delle negazioni assolute e delle
affermazioni sovrane».
E allora questa è la via: gli Stati serventi del Sistema dei Manipolatori di
Capitali dovranno essere conquistati dal di dentro, progressivamente
depurando la società civile, ch'essi esprimono, dai falsi principi del
materialismo e permeandola, in ricambio, dei valori della Tradizione. In
verità, sarà un confronto mai svoltosi prima sulla faccia della Terra, un
totalizzante scontro culturale di tempi molto lunghi, inteso
all'annichilazione della concezione economicistica del mondo, fonte
dell'occulto potere dell'Usurocrazia Mondiale. Come viatico
augurale per l'impresa, conviene lasciare la parola finale a René Guénon,
maestro di sapienza tradizionale: «L'identità dei caratteri dell'epoca
moderna con quelli che le dottrine tradizionali attribuiscono alla fase
terminale del Kali- Yuga fa pensare che la fine del ciclo potrebbe anche non
essere molto lontana: e si può aggiungere che si tratterebbe in tale caso,
dopo l'oscuramento presente, del trionfo completo dello spirituale». Ma di
piú: a coloro che, iniziati alla Dottrina della Tradizione, ritengono di
dover assumere un atteggiamento meramente contemplativo a fronte
dell'ineluttabile avvicendarsi della quattro età, giunge dallo stesso Guénon
l'esortazione, chiara ed inequivoca,alla scelta di campo ed alla lotta
politica ad essa conseguente. «Nel momento attuale», queste le sue parole,
«ciò che è
decisivo è il separare in piena coscienza leforze di un mondo condannato da
quelle di un mondo nascente: innestarsi a queste ultime, aprire loro la via,
alimentarle, potenziarle fino a fare manifestare appieno la loro doppia
virtú, distruttrice ( Evola, Gli uomini e le rovine, Volpe, Roma 1967, p.
15. Guénon, Autorità spirituale e potere temporale, Rusconi, 1972, p. 145.)
da un lato, liberatrice e reintegratrice dall'altro». Ed ancora: «Esiste
un'opposizione soltanto apparente fra contemplazione ed azione. Normalmente
nessun Popolo e nessun individuo può essere esclusivamente contemplativo o
esclusivamente attivo. Chi si ponga da un punto di vista non superficiale
giungerà necessariamente a considerare contemplazione ed azione come termini
complementari. Si tratta infatti di due elementi ugualmente necessari,
completantisi e fondantisi mutualmente, costituenti la doppia attività,
interna ed esterna. di un unico essere, sia esso il singolo ovvero l'umanità
collettivamente considerata»(Guénon, La crisi del mondo moderno, Ed.
Mediterranee, Roma 1972, p. 56)

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IsHappy

unread,
Apr 14, 2002, 3:48:07 PM4/14/02
to
Non ho parole.
E' allucinante....
Piergiorgio

"artamano" <arta...@tin.it> ha scritto nel messaggio
news:YKku8.19078$vF6.6...@news2.tin.it...

Piero F.

unread,
Apr 14, 2002, 4:04:32 PM4/14/02
to

IsHappy <ais...@tin.it> wrote in message
X1lu8.15576$b62.4...@news1.tin.it...

> Non ho parole.
> E' allucinante....

Eri così sconvolto che hai quotato tutti i 100 e rotti KB...
Se cancellavi tutto il messaggio non commettevi un crimine contro la
cultura, te lo garantisco ;-)

--
Piero F.

sergio

unread,
Apr 14, 2002, 6:07:52 PM4/14/02
to
"artamano" <arta...@tin.it> wrote in message


> L'uomo nuovo del Fascismo italiano si sarebbe dovuto formare alla Scuola di
> Mistica Fascista, fondata da Niccolò Giani.

Per caso, mica e' la scuola in cui il card. Schuster ha tenuto il
discorso inaugurale?

--
Posted via Mailgate.ORG Server - http://www.Mailgate.ORG

Alessandro Santini

unread,
Apr 15, 2002, 4:25:34 AM4/15/02
to
artamano wrote:
>
> In verità, del Grande Parassita dell'umanità non si parla in alcun libro.
> Nessun giornale, nessuna radio, nessuna televisione lo menziona mai. La
> gente di ogni parte della terra, nella sua compatta generalità, ne ignora
> insomma l'esistenza.

Sara' perche' non esiste?

Ale
--
*La sconfitta reclama ad alta voce perche' esige spiegazioni; mentre la
vittoria, come la carita', nasconde un gran numero di peccati*

Alfred T. Mahan

IsHappy

unread,
Apr 15, 2002, 2:41:55 PM4/15/02
to
Hai ragione e mi scuso
Alberto

artamano

unread,
Apr 15, 2002, 5:12:27 PM4/15/02
to

Alessandro Santini ha scritto nel messaggio <3CBA8E05...@yahoo.com>...

>artamano wrote:
>>
>> In verità, del Grande Parassita dell'umanità non si parla in alcun libro.
>> Nessun giornale, nessuna radio, nessuna televisione lo menziona mai. La
>> gente di ogni parte della terra, nella sua compatta generalità, ne ignora
>> insomma l'esistenza.
>
>Sara' perche' non esiste?


esiste eccome.Non è altro che il Sistema bancario internazionale.


IL POTERE FINANZIARIO
Nasce con l'invenzione della moneta cartacea che da allora costituisce il
suo principale nutrimento. Morirà per asfissia, un giorno, credo ormai non
molto lontano. Ma procediamo con ordine. Anticamente il denaro era una merce
come un'altra. Si usava l'oro o l'argento o il rame, perché in una piccola
quantità di metallo era contenuto un grande "valore". Metto il termine tra
virgolette poiché considero la teoria del valore una distorsione ottica.
Nelle cose non c'è alcun "valore" intrinseco. Tutte le merci hanno un prezzo
relativo alle altre merci. Di fatto tutte le merci erano allora moneta
(questo è il fondamento della teoria degli equivalenti monetari). Solo che
data la scarsità dell'oro e la fatica per estrarlo, il suo prezzo era molto
elevato. In un pezzo d'oro erano contenute molte capre o cammelli o moggi di
grano.

I romani usavano come moneta il rame, che era prezioso ed utile. Le prime
monete romane erano in realtà lingotti di rame da un terzo di chilo. L'"aes
rude" era, appunto, un lingotto che si distingueva dall'"aes signatum"
perché quest'ultimo aveva il marchio dello Stato che ne garantiva il peso e
la composizione. Ovviamente, anche gli stati baravano: l'asse, all'epoca di
Cicerone, era fatto da circa trenta grammi di rame, mentre all'epoca di
Caligola ne conteneva pochissimi grammi pur portando lo stesso nome. Questa
era l'inflazione di allora, ovvero la costante diminuzione del potere di
acquisto della moneta per effetto della riduzione di metallo in essa
contenuto.

Mille e cinquecento anni più tardi la Spagna di Filippo secondo conobbe
un'altra specie di inflazione, dovuta all'enorme quantità di oro che veniva
importato dalle colonie americane e che cagionò un devastante aumento di
prezzi e lo spopolamento delle campagne.La scarsità dell'oro e degli altri
preziosi, tranne appunto nel periodo appena successivo la conquista
dell'america, cagionava numerosi problemi negli scambi commerciali.

Il fatto è che è necessario che la quantità di moneta sia sempre adeguata
alla quantità degli scambi ed il migliore strumento per regolare i flussi
della moneta necessaria è proprio il sistema bancario che, finanziando le
imprese ed il consumo adegua la quantità di moneta alle necessità mutevoli
del sistema economico. Il meccanismo così faticosamente messo in piedi dalle
esperienze, spesso drammatiche dei secolo scorsi, ha però alcuni punti
deboli.

Dobbiamo capire, anzitutto, come funziona il meccanismo di creazione di
denaro. La moneta cartacea nasce come perfetto corrispettivo della moneta
metallica. Ad un certificato della banca che si riferiva ad una determinata
misura (esempio cento pounds), corrispondeva originariamente un equivalente
deposito di monete. Quando i depositi cominciarono a crescere, ci si accorse
che c'era una quantità media di depositi che restava sempre nei forzieri
delle banche, nonostante i depositanti fossero liberi di prelevare il
proprio denaro in qualunque momento. Non solo, ma se la banca remunerava il
deposito con un interesse, invece di prendere un aggio per la custodia, la
quantità media depositata aumentava. Questo consentiva alla banca di
effettuare dei prestiti emettendo dei certificati di credito che in realtà
duplicavano i certificati di deposito emessi sul metallo presso i loro
forzieri.

La statistica insegnò a quei primi banchieri, che una riserva del 20% era
più che sufficiente per fare fronte ai prelievi correnti, ed oltretutto
molti depositanti preferivano avere i certificati (o banco-note) piuttosto
che prelevare il metallo, ingombrante e pericoloso da portare in giro. I
certificati erano all'origine nominativi, ma qualcuno pensò che certificati
di più piccolo taglio potessero essere emessi anche al portatore per evitare
il fastidio della serie infinita di girate in calce al titolo. In altri
termini, attraverso questo meccanismo le banche creavano denaro. Una riserva
del 20% comportava la moltiplicazione per cinque dei depositi effettivi, una
del 10%, li decuplicava. Il significato di "riserva obbligatoria" per le
banche è tutt'ora questo. Oggi, la riserva in Italia è del 3% e tra breve
scomparirà del tutto. Lo creavano dal nulla, e tutto si fondava sulla
fiducia nella solidità della banca. Quando questa fiducia veniva meno, per
le ragioni più disparate, scoppiavano le crisi di panico e i depositanti si
precipitavano tutti assieme a pretendere la conversione del proprio deposito
in metallo. Ovviamente la banca non poteva che soddisfare al massimo il 20%
dei depositanti, poiché per il resto il denaro creato da quella banca era
inesistente finché non fosse ritornato dagli investimenti effettuati.

Le crisi di panico caratterizzarono in maniera sempre più marcata tutto
l'ottocento ed i primi decenni del novecento, finché, dopo la crisi del '29,
ed il conseguente fallimento nei soli Stati Uniti di oltre 10.000 banche,
vale a dire la metà dell'intero sistema di credito, non fu imposto il
divieto di conversione, che venne assunto praticamente in tutto il mondo tra
il 1931 ed il 1934.

Negli USA ci furono molte proteste, alcuni si fecero arrestare poiché si
rifiutavano di portare il proprio oro in banca. Il sentimento popolare fu
mirabilmente interpretato da Walt Disney che creò il personaggio di Paperon
de' Paperoni, ricco mercante carico di proprio depositi in oro, perennemente
in conflitto con Rockerduck, emblema dei banchieri alla Rockfeller.

Ma, a parte l'iniziale sentiment popolare, il sistema funzionava. Le banche
avevano perduto il potere di emettere banconote, ma continuavano a creare
denaro sui depositi in banconote emesse dallo stato. Una banca centrale
(risale a quell'epoca la creazione della Banca d'Italia e delle altre banche
centrali nel mondo), vigilava attraverso propri strumenti che le banche
rispettassero la riserva e le altre norme di comportamento bancario e, allo
stesso tempo, regolava l'afflusso di denaro nel sistema con il doppio
meccanismo del livello del tasso di interesse primario e del livello di
riserva. Con gli accordi di Bretton Woods del 1944, il sistema di emissione
monetaria venne esteso a tutto il mondo e soprattutto si pose termine alla
cronica carenza di oro, principale causa della crisi del '29. Il sistema
ideato a Bretton Woods, prevedeva che solo il dollaro potesse essere
convertito in oro, e tutte le altre monete nel dollaro. Venne costituito il
FMI con il compito di mantenere l'equilibrio tra i cambi delle monete
fissati d'intesa tra i paesi aderenti all'accordo. Un'altra istituzione, la
Banca Mondiale, interveniva finanziando le opere infrastrutturali necessarie
allo sviluppo dell'economia operando in concerto con il FMI per controllare
i costi delle opere e la loro redditività relativa. La maggior parte delle
banche centrali costituì le proprie riserve in dollari (Galbraith riferisce
che agli inizi degli anni settanta l'80% delle riserve dei paesi del mondo
consistessero, appunto, da dollari) e gli americani stamparono più dollari
che giornalini pornografici.

Il sistema saltò il 15 agosto 1971, quando Nixon comunicò al mondo
l'abrogazione unilaterale degli accordi relativamente alla conversione in
oro. D'altra parte già allora sarebbe occorsa una quantità pari a 200 volte
tutto l'oro del mondo per fare fronte ad una ipotetica conversione totale
dei debiti, e le pressioni dei paesi importatori di petroli di fronte alla
pretesa dell'Opec di ottenere il pagamento in oro e non in dollari erano
divenute intollerabili per gli USA.

Dopo un periodo di sbandamento e di esperimenti di ingegneria finanziaria,
ci si accorse che l'abrogazione della conversione non produceva alcun
disastro. Il vero oro del sistema era dato dalla fiducia degli operatori in
esso e dalla sostanziale indifferenza della gente per i problemi relativi
alla creazione della moneta. La conseguenza fu che si cominciò ad usare il
concetto (del tutto ascientifico) di PIL per determinare a livello
macroeconomico la quantità di moneta da necessaria in un sistema, e che si
moltiplicarono gli esperimenti finanziari che si risolvevano in genere nella
scoperta di un ulteriore meccanismo di creazione di moneta. Per farla breve,
facciamo due cifre. A fronte di circa 100.000 miliardi di lire alla data del
dicembre 1999 i depositi bancari a vista e a breve, erano oltre 2,6 milioni
di miliardi. Se solo il 4% dei depositanti, presi dal panico, avesse
prelevato banconote, le banche avrebbero dovuto chiudere gli sportelli (è
proprio quello che è successo in Argentina, poche settimane fa).

Le banche creano denaro, semplicemente annotandolo sui propri conti. Lo
creano ogni volta che concedono un prestito a qualcuno. In questa maniera è
nata l'economia del "debito", che è costituita dal debito dello stato, delle
famiglie e delle imprese. Concedendo un prestito, la banca crea la quantità
di moneta che la costituzione di quella impresa determina nel sistema. Se
l'impresa cresce, l'ulteriore moneta viene creata da nuovi prestiti o dalla
crescita di valore delle azioni di quella impresa (le azioni sono uno
strumento finanziario che si risolve in emissione monetaria), e se l'impresa
fallisce, il congelamento del prestito sottrae al sistema la quantità di
moneta giustificata da quella attività. Il tutto è regolato dal livello del
tasso di interesse che a sua volta funge da regolatore a livello
macroeconomico delle variabili monetarie. L'emissione di titoli di debito da
parte degli stati, si risolve di fatto in una delega di potere
sull'emissione monetaria al sistema bancario. Non c'è dubbio sul fatto che i
titolo di stato siano strumenti monetari, sia perché vengono comunemente
utilizzati in quel senso, sia perché la loro emissione corrisponde alla
massa monetaria necessaria per le attività dello stato. Lo stesso discorso
vale per il debito delle famiglie, che è in genere un debito per il consumo
che supporta sul versante della domanda di beni le necessità monetarie delle
attività economiche.

La conseguenza di questo sistema è che il risparmio non è più da tempo il
motore della finanza e delle attività economiche (negli USA il risparmio è
negativo da cinque anni) e che la crescita del debito è divenuta
esponenziale. Sotto questo profilo vi invito a riflettere sul noto paradigma
del fiore di loto in un lago. I fiori di loto raddoppiano di numero ogni
anno: l'ultimo anno, prima della copertura totale del lago, questo è mezzo
vuoto.

Ebbene per il sistema finanziario il problema è lo stesso: la crescita
esponenziale comporta che non avremo preavviso prima del disastro. In che
cosa consiste il disastro? Nel fatto che raggiunto il tetto massimo di
crescita il lago muore soffocato dai fiori. Allo stesso modo, la crescita
esponenziale della massa finanziaria soffoca l'economia.

Il debito infatti, ha un limite di crescita, dato dalla capacità di
indebitamento degli operatori nel sistema, che è arrivata pressoché al
limite. Gli stati non si possono più indebitare, le imprese nemmeno, se
l'economia non cresce, e la crescita del debito è maggiore di quella
dell'economia, e per le famiglie vale lo stesso discorso, con l'aggiunta che
il loro limite all'indebitamento è aggravato dalla durata della vita umana,
più limitata di quella degli stati o delle imprese.

Il debito è uno strumento di potere. Il debitore dipende per la propria
sopravvivenza dal creditore. E a maggior ragione vi dipende se per la
crescita della sua attività è necessario che il suo debito aumenti. Questo è
un presupposto del sistema a livello macroeconomico. Infatti, poiché la
massa monetaria deve crescere con la crescita delle attività economiche, e
la moneta viene creata con il debito, ne consegue che gli operatori del
sistema sono sempre più indebitati nei confronti del sistema finanziario e
che per crescere o mantenersi devono incrementare o mantenere il proprio
livello di indebitamento.

La capacità di indebitamento dipende dalla "fiducia" degli operatori
finanziari nei confronti dei debitori, fiducia che ha in sé una valenza
"politica". Nel senso che le scelte imprenditoriali, istituzionali e di
consumo dipendono sempre di più dal sistema finanziario e dalla sua
necessità di produrre utili. Gli stati, i cittadini, le imprese sono sempre
più assoggettati a questo potere che penetra sempre più a fondo nella
società. Gli stati del terzo mondo, sono da anni assoggettati al potere
delle istituzioni finanziarie come il FMI e la BM che dettano loro le norme
di comportamento in materia economica e finanziaria. Quelle che un tempo
erano scelte politiche, da tempo sono diventate prerogativa del potere
finanziario. L'autonomia finanziaria degli stati, e la loro capacità di
scelta è oggi ridottissima rispetto solo a trent'anni fa.

Nessuno conosce i signori della finanza, nessuno li ha mai eletti o scelti.
Dalle loro decisioni dipendono le sorti di centinaia di milioni di persone,
eppure sulle loro scelte non c’è mai alcuna discussione. E’ questa
estraneità del politico al potere reale il vero agente della apparenza della
democrazia nella nostra società. La sensazione diffusa che la politica sia
solo un spettacolo, e pure di infimo ordine, per tenere buona la plebe,
nasce qui. Il "pensiero unico" del FMI, che non è molto distante dal
pensiero unico del profitto, è divenuto il filo conduttore di tutte le
scelte politiche. Sotto questo profilo, non c'è alcuna distinzione tra
destra e sinistra: ormai sono tutti monetaristi e liberisti.

Dal punto di vista esistenziale questo sistema è terrificante. La crescita
necessaria del debito pubblico comporta una crescita costante della
pressione fiscale per consentire il pagamento degli interessi sul debito e
l'emissione di nuovi titoli, ovvero di nuovi strumenti finanziari. Il
tentativo dell'Europa di arrivare al pareggio di bilancio degli stati membri
è un'operazione di puro belletto. La fiscalità viene infatti trasferita agli
enti locali ed all'imposizione indiretta. E la conseguenza del rallentamento
dell'indebitamento è il rallentamento dell'economia.

L'esperienza del Giappone, sotto questo profilo è significativa. Il crollo
del sistema finanziario avverrà quando il lago sarà completamente riempito,
ovvero quando la massa degli strumenti finanziari non potrà più crescere in
maniera tale da garantire la redditività che essa stessa presuppone per la
propria esistenza.

C'è solo una maniera per uscire dalla trappola del debito e dal potere
finanziario. Dobbiamo creare un sistema in cui il prelievo fiscale sia
effettuato sulla ricchezza finanziaria. L'obiezione degli equivalenti
monetari non ha più senso in un sistema il cui gli strumenti finanziari
dominano il mercato degli scambi. Negli anni trenta la quantità di scambi
era minima e riguardava essenzialmente una minoranza della popolazione. La
maggior parte viveva ancora di un'economia di sussistenza ed usava il denaro
solo raramente. In quella situazione, un'imposta sul denaro avrebbe
incontrato difficoltà notevoli, perché in luogo delle banconote si sarebbero
potute usare altre merci. Nella Virginia del dopo rivoluzione americana,
l'inflazione estrema del dollaro di carta portò all'uso del tabacco come
moneta. Oggi, un sostituto del denaro è introvabile. Non esiste merce che
per quantità o qualità possa competere nemmeno lontanamente con il denaro.

Un'imposta sul denaro e sugli strumenti finanziari (tutti) determina queste
conseguenze:

1) rallenta la creazione di denaro poiché ne aumenta la velocità di
circolazione;

2) consente di colpire la ricchezza effettiva e non quella presunta, e sotto
questo aspetto è uno strumento di democrazia;

obbliga il sistema bancario a tornare a fare il proprio mestiere di supporto
dell'economia, per garantire una redditività ai capitali che vengono
depositati. Le banche dovranno partecipare alle imprese assumendosene i
rischi relativi.

3) consente l'accumulazione del capitale nelle mani di chi è in grado di
farlo fruttare effettivamente. In altri termini è un colpo mortale alla
rendita finanziaria, che però esalta il meccanismo di accumulazione e non lo
distrugge;

4) smonta il meccanismo di creazione del potere finanziario. La
fiscalizzazione dei capitali consente agli stati di riappropriarsi del
potere di emettere moneta, di ridurre fino a zero la tassazione su
produzione, consumo e lavoro, e eliminare il problema del debito pubblico.
Ho calcolato che un'imposta del 4% all'anno sugli strumenti finanziari
attualmente esistenti in Italia, oltre ad un'imposta dello 0,1% sulla
circolazione degli strumenti finanziari genererebbe un gettito pari a quello
di tutta la tassazione attuale;

5) Sgonfia la bolla speculativa finanziaria e ne impedisce il riprodursi
innescando un meccanismo di ritorno del finanziario a fare da supporto
dell'economia e non a crescere su se stesso. Attualmente su cento cambi,
oltre 96 sono puramente finanziari e meno di 4 sono destinati all'economia
reale.

6) consente di finanziare l'istituzione del reddito di cittadinanza
universale, che con la tassazione sul lavoro è impossibile. Quest'ultimo
argomento necessita di ulteriori specificazioni che non è possibile dare
qui. Voglio solo sottolineare che il reddito di cittadinanza universale ha
indubbi effetti benefici sul piano della stabilità della domanda di beni di
consumo.

Domenico de Simone

http://www.malatempora.com

http://www.affarinborsa.it

Alessandro Santini

unread,
Apr 16, 2002, 5:17:30 AM4/16/02
to
artamano wrote:
>
> esiste eccome.Non è altro che il Sistema bancario internazionale.

Si! Il famoso complotto demo-giudo-pluto-massonico! Che paura!

Il tuo post, oltretutto, e' anche impreciso: Paperone (Scrooge McDuck)
fu creato da Carl Barks negli anni '50, ben dopo la crisi del '29.
Rockerduck, anchesso creato da Barks, fu usato da questi una sola volta
nelle sue storia: un po' poco per essere l'archetipo di chissacosa. Fu
invece molto usato in Italia. L'arcinemico barksiano di Paperone e'
Cuordipietra Famedoro (Flintheart Glomgold) che, putacaso, e'
sudafricano ;-).

Sei colpevolmente impreciso quando parli di fumetti, figuriamoci quando
parli di economia. Lascia perdere e torna a temi a te piu' consoni:
sangue, stirpe e baggianate simili.

artamano

unread,
Apr 16, 2002, 5:12:29 PM4/16/02
to

Alessandro Santini ha scritto nel messaggio <3CBBEBBD...@yahoo.com>...

>artamano wrote:
>>
>> esiste eccome.Non è altro che il Sistema bancario internazionale.
>
>Si! Il famoso complotto demo-giudo-pluto-massonico! Che paura!
>
>Il tuo post, oltretutto, e' anche impreciso: Paperone (Scrooge McDuck)
>fu creato da Carl Barks negli anni '50, ben dopo la crisi del '29.
>Rockerduck, anchesso creato da Barks, fu usato da questi una sola volta
>nelle sue storia: un po' poco per essere l'archetipo di chissacosa. Fu
>invece molto usato in Italia. L'arcinemico barksiano di Paperone e'
>Cuordipietra Famedoro (Flintheart Glomgold) che, putacaso, e'
>sudafricano ;-).


Va bene fai pure lo spiritoso.Dimostra pure che sui fumetti sei un'autorità
Ma non hai nulla da dire sul meccanismo con cui le banche creano la
ricchezza dal nulla ?
Se ho sbagliato io o le persone che hanno scritto gli interventi relativi al
sistema bancario dillo .Mostra l'errore e traine gloria.
Ma se non hai nulla da dire di serio significa che sei solo complice
dell'infamia che toglie ricchezza a chi lavora e condanna alla miseria
milioni di persone nel mondo.
Perchè oggi chi stermina i popoli non sono i nazisti antisemiti contro cui
il Sistema pseudodemocratico schiera tutto il suo apparato massmediatico ma
la gente come te,che chiama libertà la facoltà dei ricchi di schiacciare i
poveri e di sfruttarli in tutte le maniere possibili.
Il nazismo oggi si chiama liberalismo.

Piero F.

unread,
Apr 16, 2002, 5:59:32 PM4/16/02
to

Alessandro Santini <alesa...@yahoo.com> wrote in message
3CBBEBBD...@yahoo.com...

> Il tuo post, oltretutto, e' anche impreciso: Paperone
> (Scrooge McDuck) fu creato da Carl Barks negli anni
> '50, ben dopo la crisi del '29. Rockerduck, anchesso
> creato da Barks, fu usato da questi una sola volta
> nelle sue storia: un po' poco per essere l'archetipo di
> chissacosa. Fu invece molto usato in Italia.
> L'arcinemico barksiano di Paperone e' Cuordipietra
> Famedoro (Flintheart Glomgold) che, putacaso, e'
> sudafricano ;-).

Psst... te lo dico piano, che non mi senta Dente Blu, sennò magari non
mi trova più attendibile :-))
Sono un barksista-paperinista ortodosso, e ti dovrei correggere... Non
avertene a male, ma stai sbagliando: Flintheart è stato protagonista
di almeno tre storie di Barks fra il '56 e il '66, e forse di una
quarta, dovrei controllare i Sacri Testi (The Complete Carl Barks).
Scrooge è del '48 invece. Esatto è invece che la trasformazione (anche
fisica) del magnate sudafricano nell'americano Rockerduck è opera di
soggettisti italiani.
Chiusa parentesi futile. Che non si sappia in giro, mi raccomando :-))

> Sei colpevolmente impreciso quando parli di fumetti,
> figuriamoci quando parli di economia. Lascia perdere
> e torna a temi a te piu' consoni: sangue, stirpe e baggianate
simili.

Quelo che è sfuggito è invece che Rockefeller non era un banchiere, ma
un industriale che fece la sua fortuna col petrolio (la famigerata
Standard Oil protagonista della prima clamorosa decisione della
commissione antutrust).

Per il resto, non è farina del sacco di Artamano, visto che sembra
riportare un testo di tale Domenico De Simone. La prima parte,
prettamente storica, è un riassunto dell'opera di Galbraith «La
moneta» (Mondadori 1975), e fin qui sta bene, in un NG storico.
La seconda, moralistico-catastrofica, lascia il tempo che trova.
Queste teorie sono state definite neo-malthusiane e non godono di
particolare credito. Però ognuno è libero di immaginare il futuro come
crede.
La terza, quella propositiva, fa scompisciare dalle risate chi ne
capisce qualcosa di macro-economia. E' come consigliare la purga a chi
soffre di dissenteria. :-)
Decisamente meglio che si dedichi a temi come la stirpe...

Ciao
--
Piero F.


Dente Blu

unread,
Apr 16, 2002, 6:59:56 PM4/16/02
to

"Piero F." > ha scritto nel messaggio
>
> Psst... te lo dico piano, che non mi senta Dente Blu, sennň magari non
> mi trova piů attendibile :-))

= Cuců..Cuců. Come l'uccellino che esce dal suo nascondoglio a
tutte le ore. Oggi č stata una giornataccia di lavoro e devo avere
il cervello in pappa. Ma sono sempre in agguato. Sentirai ancora
il ruggito del canarino.

> Ciao
> --
> Piero F.
>
A presto , ciao

Bis vincit se vincit in victoria
Dente Blu


Alessandro Santini

unread,
Apr 17, 2002, 4:02:59 AM4/17/02
to
"Piero F." wrote:
>
> Alessandro Santini <alesa...@yahoo.com> wrote in message
> 3CBBEBBD...@yahoo.com...
>
> > Il tuo post, oltretutto, e' anche impreciso: Paperone
> > (Scrooge McDuck) fu creato da Carl Barks negli anni
> > '50, ben dopo la crisi del '29. Rockerduck, anchesso
> > creato da Barks, fu usato da questi una sola volta
> > nelle sue storia: un po' poco per essere l'archetipo di
> > chissacosa. Fu invece molto usato in Italia.
> > L'arcinemico barksiano di Paperone e' Cuordipietra
> > Famedoro (Flintheart Glomgold) che, putacaso, e'
> > sudafricano ;-).
>

> Sono un barksista-paperinista ortodosso, e ti dovrei correggere... Non


> avertene a male, ma stai sbagliando: Flintheart è stato protagonista
> di almeno tre storie di Barks fra il '56 e il '66, e forse di una
> quarta, dovrei controllare i Sacri Testi (The Complete Carl Barks).

Confondi Flintheart con John D. Rockerduck. Questi fu inventato da Barks
ed utilizzato in una sola storia: Boat Buster. Flintheart, invece,
appare in The Second-Richest Duck, The Money Champ e So Far And No
Safari.

> Scrooge è del '48 invece.

In effetti non e' degli anni '50, anche se in quel periodo le storie lui
dedicate hanno raggiunto il massimo splendore, ma per la precisione del
'47; la storia era Christmas on Bear Mountain.

> Esatto è invece che la trasformazione (anche fisica) del magnate sudafricano nell'americano Rockerduck è > opera di soggettisti italiani.

Vedi sopra.

> La terza, quella propositiva, fa scompisciare dalle risate chi ne
> capisce qualcosa di macro-economia. E' come consigliare la purga a chi
> soffre di dissenteria. :-)

Infatti la parte Barksiana e' molto piu' interessante :-)

Ciao

Piero F.

unread,
Apr 17, 2002, 6:40:52 AM4/17/02
to

Alessandro Santini <alesa...@yahoo.com> wrote in message
3CBD2BBF...@yahoo.com...

> Confondi Flintheart con John D. Rockerduck. Questi fu
> inventato da Barks ed utilizzato in una sola storia: Boat Buster.
> Flintheart, invece, > appare in The Second-Richest Duck,
> The Money Champ e So Far And No Safari.

E' vero, ho voluto metterti alla prova, per vedere se sei davvero
un barksista :-)
In realtà, avevo letto troppo in fretta e mi pareva che stessi dicendo
che Flintheart era apparso una sola volta. Del Rockerduck di Barks
non mi ricordavo, e adesso che ho controllato la cronologia ammetto
che hai ragione su tutta la linea.
Ma non vale, hai consultato il Manuale delle Giovani Marmotte
prima di rispondere!
Io invece mi ero fidato di quella specie di emmenthal che è
la mia memoria :-(
Devo vincere la pigrizia e alzare più spesso le chiappe dalla sedia
quando mi sembra di ricordare qualcosa di diverso da quello che
leggo...
Comunque mi inchino, sei all'altezza di Gran Maestro delle G.M. :-))

ciao
--
Piero F.


Alessandro Santini

unread,
Apr 17, 2002, 6:53:05 AM4/17/02
to
"Piero F." wrote:
>
> Alessandro Santini <alesa...@yahoo.com> wrote in message
> 3CBD2BBF...@yahoo.com...
>
> Comunque mi inchino, sei all'altezza di Gran Maestro delle G.M. :-))

Ho una discreta memoria, ma non a questo livello :-). In realta' ho
usato l'equivalente attuale del manuale delle GM: un buon motore di
ricerca ed una connessione veloce :-). Dai un'occhiata qui:

http://stp.ling.uu.se/~starback/dcml/chars/

E' un piacere scoprire barksiani appassionati anche qui.

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