Il 18/01/2024 15:06, Sargon ha scritto:
> Nel dicembre 1926 Gaetano Salvemini pubblicò
> nella rivista francese "Europe" un articolo su
> Molinella.
> [cut]
Molinella [10]
La riunione discusse e approvò un ordine del
giorno, il quale chiedeva il ritorno della
libertà politica, si protestava contro gli atti
di violenza, e ancora una volta si affermava la
fedeltà alle leghe socialiste.
Questa riunione, e il fatto che fu pubblicata
una interminabile lista di firme in onore di
Matteotti sul quotidiano "Giustizia" del 10
settembre 1924, fece temere ai fascisti che le
leghe socialiste stessero per risorgere.
Affidarono a due fiduciari l’incarico di
schiacciare ogni opposizione. Costoro
obbligarono i proprietari terrieri a licenziare
fino all’ultimo tutti gli operai non fascisti.
Misero il veto a qualunque lavoro che
permettesse loro il più misero guadagno.
Accrebbero la dose delle bastonature e delle
devastazioni. Ogni notizia di violenze
pubblicata dai giornali, ogni protesta, dava
luogo a nuovi atti di violenza.
Nella notte del 31 ottobre 1925, una squadra
fascista, dopo aver cantato a squarciagola
canzoni fino alle due di mattina sotto le
finestre di Erminio Minghetti, un ex
combattente, appiccò fuoco alla casa.
"Erano circa le 3 di mattina, quando la
figlioletta di Minghetti, di nove anni, corse
in camera dei genitori gridando: "Mamma, la
casa brucia". Minghetti saltò giù dal letto,
corse nella camera della figlia e vide il tetto
già in fiamme. Si precipitò per le scale
cercando di uscire. Le scale erano già preda
del fuoco. La bambinetta di nove anni, e un
bambino di sei mesi, la moglie e la vecchia
madre, che aveva una gamba rotta, erano
soffocati dal fumo. Impossibile fuggire per le
scale. La vecchia casa era in fiamme. Minghetti
saltò giù dalla finestra in camicia, trovò una
scala, risalì e tornò giù con i bambini sulle
spalle, poi con la moglie e poi con la vecchia
madre. Accorsero i vicini e dettero asilo alla
moglie e ai bambini e alla vecchia, che
tremavano dal freddo e portarono a Minghetti
dei vestiti da mettersi addosso. Lui si sedette
ad osservare la distruzione della sua casa, sua
unica proprietà, mentre le donne gli mettevano
compresse sulle gambe, terribilmente
scorticate" (Voce Repubblicana, 5 novembre
1925).
In tre soli giorni nel novembre 1924 furono
imprigionate 142 persone molte delle quali
donne (Corriere della Sera, 28 novembre 1924).
Numerose forze armate presidiarono la città.
Con tutto questo 539 uomini e 469 donne si
rifiutarono di iscriversi ai sindacati fascisti
quando entrò in vigore la legge del 3 aprile
1926. Prevalendosi di un articolo di quella
legge formarono una associazione "di fatto".
Seguirono giorni di oppressione ancora
peggiori. Il 7 aprile 1926, cinque operai che
avevano dato il loro nome all’associazione "di
fatto" furono sequestrati da Regazzi e da altri
trascinati alla casa centrale delle vecchie
Cooperative Socialiste, ora occupata dal
Fascio. Furono dapprima interrogati da un
capitano dei Carabinieri, e dal commissario di
polizia.