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Fascismo: narrazioni a confronto

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Sargon

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Feb 10, 2024, 2:03:26 PMFeb 10
to
Lo studioso del fascismo Renzo De Felice, nelle 6.416
pagine della sua opera su Mussolini e il fascismo,
non dedica una sola riga per descrivere in
*dettaglio* lo squadrismo e i crimini dei fascisti
compiuti tra il 1920 e il 1921 (ben vengano
segnalazioni che possano smentire quanto ho appena
scritto). Quel poco di generico sullo squadrismo, lo
dice in modo assai discutibile. De Felice segnala
solo una volta il libro: "Fascismo. Inchiesta
socialista sulle gesta dei fascisti in Italia", senza
peraltro citarne una sola riga, in una noticina (qui
sotto indicata da un asterisco) in calce al testo
seguente:

« Tanto piú che Mussolini, mentre continuava a
parlare di una possibile tregua, resa – a suo dire –
impossibile solo dall'« intransigenza » dei
socialisti e dalla loro pervicace insistenza ad
attaccare, verbalmente e materialmente, i fascisti,
si guardava bene dal fare il minimo tentativo (a
parte qualche esortazione di comodo a mantenerle
entro certi confini « cavallereschi ») per frenare le
violenze squadriste e, anzi, prendeva pretesto da
alcuni episodi piú sanguinosi e di cui la
responsabilità diretta poteva essere attribuita agli
avversari (in genere comunisti e anarchici) per
eccitarle, venendo cosí incontro alle passioni piú
elementari della base fascista. Sicché gli ultimi
giorni di febbraio e il marzo registrarono un
continuo aumento delle violenze squadriste e alcuni
degli episodi piú drammatici: in questo periodo si
verificarono infatti i tragici fatti di Firenze,
Empoli, Casale, Portomaggiore, nei quali trovarono la
morte, in un inestricabile succedersi di
provocazioni, violenze, rappresaglie e
controrappresaglie, decine di persone (*), che
culminarono nello spaventoso massacro, a Milano nella
notte tra il 23 e il 24 marzo, del teatro Diana ».
(vol. 2, p. 59)

De Felice parla – per bocca di Mussolini – di
« pervicace insistenza » dei socialisti « ad
attaccare [...] materialmente i fascisti ». Lo
squadrismo viene inquadrato addirittura « entro certi
confini "cavallereschi" », descrivendolo come un
indistinto groviglio di violenze, « rappresaglie e
controrappresaglie », percepite in lontananza;
groviglio che culmina con « lo spaventoso massacro
[...] del teatro Diana », che però di solito non
viene attribuito ai fascisti, ma agli anarchici!

Che cos'è dunque lo squadrismo fascista? Leggendo De
Felice (1) non si riesce a capirlo esattamente. Lo
sguardo è volutamente distaccato, il dramma appena
percepibile. Non viene descritta in dettaglio una
sola azione criminale dei fascisti. Eppure non
mancano le fonti e perfino le immagini. Sfuggono, a
chi legge la gravità, la capillarità, e l'entità del
fenomeno; l'annientamento sistematico delle
organizzazioni e amministrazioni socialiste; le
conseguenze devastanti, per la loro attività, nelle
elezioni politiche generali del maggio '21 e nel
proseguo. Una vera e propria epurazione della
memoria. Le testimonianze della parte colpita non
contano e sono totalmente ignorate. Il racconto di De
Felice si confonde con il racconto o il pensiero dei
fascisti – come abbiamo appena visto. La descrizione
dei fatti è volutamente generica – anche quando si
basa su fonti fasciste. Come quando cita il "Diario
1922" di Italo Balbo:

« È stata una notte terribile. Il nostro passaggio
era segnato da alte colonne di fuoco e fumo. Tutta la
pianura di Romagna fino ai colli è stata sottoposta
alla esasperata rappresaglia dei fascisti, decisi a
finirla per sempre col terrore rosso ». (vol. 2, p.
271)

De Felice – più incline alla storia fatta dal
fascismo, e dai fascisti, che non alla storia del
fascismo tout-court – omette però le righe
immediatamente precedenti del diario di Balbo,
proprio quelle che avrebbero dato un'idea più precisa
e meno "fumosa" della rappresaglia fascista:

« Quasi 24 ore continuate di viaggio, durante il
quale nessuno ha riposato un momento né toccato cibo.
Siamo passati da Rimini, Sant'Arcangelo, Savignano,
Cesena, Bertinoro, per tutti i centri e le ville tra
la provincia di Forlí e la provincia di Ravenna,
distruggendo e incendiando tutte le case rosse, sedi
di organizzazioni socialiste o comuniste ».

Qui si vedono, almeno, le macerie e l'estensione
delle distruzioni. Ma non trovano posto nel libro di
De Felice.

(1) R. De Felice: "Mussolini il fascista I. La
conquista del potere 1921-1925", Torino, 1966.

* * *

--
Saluti
Sargon

Almirante difendeva la razza.
Io difendo la memoria.

Sargon

unread,
Feb 11, 2024, 11:49:30 AMFeb 11
to
Il 10/02/2024 20:03, Sargon ha scritto:

> Lo studioso del fascismo Renzo De Felice, nelle 6.416
> pagine della sua opera su Mussolini e il fascismo,
> non dedica una sola riga per descrivere in
> *dettaglio* lo squadrismo e i crimini dei fascisti
> compiuti tra il 1920 e il 1921...

Fascismo: narrazioni a confronto [02]

Per avere un'idea più precisa dell'entità del
fenomeno squadrista e dei drammatici effetti per
coloro che ne subirono le conseguenze, e anche per
fare un raffronto con la narrazione di De Felice,
bastano poche righe, relative ad un solo giorno,
della "Cronologia della violenza politica 1919‐1922",
contenuta in un libro dedicato allo squadrismo
fascista:

« 10 aprile 1921: Un martire fascista. L'operaio
ventiquattrenne Arturo Breviglieri – latitante per
omicidio politico – è ferito mortalmente durante una
spedizione punitiva a Pontelagoscuro (FE); i suoi
compagni occupano militarmente la cittadina e
compiono dure rappresaglie, incendiando la Camera del
lavoro. I « sovversivi » sono costretti a sfilare
dinanzi al feretro e a baciare le mani del cadavere.
- Invasione di sedi antifasciste in provincia di
Bologna. Distrutte le organizzazioni di sinistra di
Toscanella; incendiati a Mordano – paese natale del
dirigente fascista Grandi – la Lega, il circolo
proletario e la sezione comunista.
- Imprese squadristiche nel Veneto. Bruciate ad
Ariano Polesine (RO) le sedi della Camera del lavoro
e della Lega contadina. Quattrocento fascisti mettono
a ferro e fuoco l'abitato di Mossano (VI), con
l'incendio di case coloniche e la bastonatura di
« sovversivi ». A Venezia gli squadristi disperdono
il comizio dell'onorevole Elia Musatti (« deputato
milionario ») e devastano un paio di circoli di
sinistra.
- Marcia distruttiva nel Pavese. La fondazione del
fascio a Mezzana Bigli è seguita dalla devastazione
della locale Società di mutuo soccorso e delle
organizzazioni di sinistra con sede a Garlasco,
Lomello, Tromello, San Giorgio, Valle Lomellina e
Ottobiano: a dirigere le spedizioni sono i fratelli
Cesare e Mario Forni.
- Incursione in un quartiere popolare di Arezzo. In
serata i fascisti irrompono nel rione Santo Spirito a
caccia di « guardie rosse »: giunti in piazzetta San
Giacomo aprono il fuoco contro i cittadini, uccidendo
il giovane Nello Ercolani e ferendone la fidanzata;
altre 5 persone riportano serie ferite.
- Sciolta d'autorità dagli squadristi la Lega mista
dei sindacati di Sant'Angelo in Colle (SI).
- Offensiva nera a San Severo (FG). Squadre fasciste
provenienti da Cerignola espugnano il municipio di
San Severo; nel successivo assalto a un circolo di
sinistra è gravemente ferito l'autista del camion
della Disperata, il ventiseienne Raffaello La Serpe
(spirerà dopo tre giorni di agonia) ».

(M. Franzinelli, "Squadristi. Protagonisti e tecniche
della violenza fascista 1919‐1922", Milano, 2003)

* * *

Come si spiegano le reticenze e le omissioni di De
Felice? Quale spiegazione può mai venir fuori, da
quelle 6.416 pagine, della fulminea "sconfitta" dei
socialisti e della simultanea, inarrestabile e
altrettanto fulminea ascesa dei fascisti, conclusa
con la conquista del potere da parte di Mussolini?
Non è un caso che De Felice, con la medesima
disinvoltura, farà nel quarto volume dell'opera (2)
la più smaccata celebrazione del "consenso" al
fascismo (naturalmente lui non usa le virgolette),
dimenticando, innanzi tutto, da dove sia scaturito
quel "consenso"; dimenticando pure che è assai
discutibile parlare di "consenso" – siamo nel 1974,
non nel 1929 – riferendosi ad un regime istaurato e
mantenuto con l'intimidazione e la violenza più
efferate, basato sul partito unico imposto privando
il Paese delle più elementari libertà individuali e
collettive: di parola, di azione, di associazione e
di stampa. A meno che... non si voglia mistificare la
realtà storica. O forse proprio per questo.
La cosa non sorprende, visto come De Felice ha
descritto, in precedenza, lo squadrismo fascista. Né
tutto ciò è mai interessato allo stuolo osannante dei
replicanti allievi, o devoti ammiratori dello
studioso reatino e della sua opera. Gli effetti, a
lungo andare, in termini di narrazione storica del
fascismo, sono fin troppo evidenti e non meno
devastanti.

(2) R. De Felice: "Mussolini il duce I. Gli anni del
consenso, 1929-1936", Torino, 1974.
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