Il 10/02/2024 20:03, Sargon ha scritto:
> Lo studioso del fascismo Renzo De Felice, nelle 6.416
> pagine della sua opera su Mussolini e il fascismo,
> non dedica una sola riga per descrivere in
> *dettaglio* lo squadrismo e i crimini dei fascisti
> compiuti tra il 1920 e il 1921...
Fascismo: narrazioni a confronto [02]
Per avere un'idea più precisa dell'entità del
fenomeno squadrista e dei drammatici effetti per
coloro che ne subirono le conseguenze, e anche per
fare un raffronto con la narrazione di De Felice,
bastano poche righe, relative ad un solo giorno,
della "Cronologia della violenza politica 1919‐1922",
contenuta in un libro dedicato allo squadrismo
fascista:
« 10 aprile 1921: Un martire fascista. L'operaio
ventiquattrenne Arturo Breviglieri – latitante per
omicidio politico – è ferito mortalmente durante una
spedizione punitiva a Pontelagoscuro (FE); i suoi
compagni occupano militarmente la cittadina e
compiono dure rappresaglie, incendiando la Camera del
lavoro. I « sovversivi » sono costretti a sfilare
dinanzi al feretro e a baciare le mani del cadavere.
- Invasione di sedi antifasciste in provincia di
Bologna. Distrutte le organizzazioni di sinistra di
Toscanella; incendiati a Mordano – paese natale del
dirigente fascista Grandi – la Lega, il circolo
proletario e la sezione comunista.
- Imprese squadristiche nel Veneto. Bruciate ad
Ariano Polesine (RO) le sedi della Camera del lavoro
e della Lega contadina. Quattrocento fascisti mettono
a ferro e fuoco l'abitato di Mossano (VI), con
l'incendio di case coloniche e la bastonatura di
« sovversivi ». A Venezia gli squadristi disperdono
il comizio dell'onorevole Elia Musatti (« deputato
milionario ») e devastano un paio di circoli di
sinistra.
- Marcia distruttiva nel Pavese. La fondazione del
fascio a Mezzana Bigli è seguita dalla devastazione
della locale Società di mutuo soccorso e delle
organizzazioni di sinistra con sede a Garlasco,
Lomello, Tromello, San Giorgio, Valle Lomellina e
Ottobiano: a dirigere le spedizioni sono i fratelli
Cesare e Mario Forni.
- Incursione in un quartiere popolare di Arezzo. In
serata i fascisti irrompono nel rione Santo Spirito a
caccia di « guardie rosse »: giunti in piazzetta San
Giacomo aprono il fuoco contro i cittadini, uccidendo
il giovane Nello Ercolani e ferendone la fidanzata;
altre 5 persone riportano serie ferite.
- Sciolta d'autorità dagli squadristi la Lega mista
dei sindacati di Sant'Angelo in Colle (SI).
- Offensiva nera a San Severo (FG). Squadre fasciste
provenienti da Cerignola espugnano il municipio di
San Severo; nel successivo assalto a un circolo di
sinistra è gravemente ferito l'autista del camion
della Disperata, il ventiseienne Raffaello La Serpe
(spirerà dopo tre giorni di agonia) ».
(M. Franzinelli, "Squadristi. Protagonisti e tecniche
della violenza fascista 1919‐1922", Milano, 2003)
* * *
Come si spiegano le reticenze e le omissioni di De
Felice? Quale spiegazione può mai venir fuori, da
quelle 6.416 pagine, della fulminea "sconfitta" dei
socialisti e della simultanea, inarrestabile e
altrettanto fulminea ascesa dei fascisti, conclusa
con la conquista del potere da parte di Mussolini?
Non è un caso che De Felice, con la medesima
disinvoltura, farà nel quarto volume dell'opera (2)
la più smaccata celebrazione del "consenso" al
fascismo (naturalmente lui non usa le virgolette),
dimenticando, innanzi tutto, da dove sia scaturito
quel "consenso"; dimenticando pure che è assai
discutibile parlare di "consenso" – siamo nel 1974,
non nel 1929 – riferendosi ad un regime istaurato e
mantenuto con l'intimidazione e la violenza più
efferate, basato sul partito unico imposto privando
il Paese delle più elementari libertà individuali e
collettive: di parola, di azione, di associazione e
di stampa. A meno che... non si voglia mistificare la
realtà storica. O forse proprio per questo.
La cosa non sorprende, visto come De Felice ha
descritto, in precedenza, lo squadrismo fascista. Né
tutto ciò è mai interessato allo stuolo osannante dei
replicanti allievi, o devoti ammiratori dello
studioso reatino e della sua opera. Gli effetti, a
lungo andare, in termini di narrazione storica del
fascismo, sono fin troppo evidenti e non meno
devastanti.
(2) R. De Felice: "Mussolini il duce I. Gli anni del
consenso, 1929-1936", Torino, 1974.