Il 11/01/2024 11:31, Sargon ha scritto:
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Fascismo – Inchiesta socialista: Prefazione
alla seconda edizione (1922).
« Le parole, che qui sopra riproduciamo,
precedevano la Relazione sul Fascismo, da noi
pubblicata in occasione dellʹapertura della
nuova Camera nel maggio 1921: fascicolo che fu
stampato soltanto in pochi esemplari e
distribuito tra i deputati al Parlamento.
Dolorosa, accasciante – lo sentimmo anche da
voci di solito non amiche nostre – fu
lʹimpressione prodotta da quel primo saggio, da
quel sanguinoso preludio. Noi, intanto, fedeli
alla promessa, o meglio, fedeli al dovere,
proseguivamo nellʹopera nostra, raccogliendo
altri copiosi documenti della furia fascista,
coordinando le Relazioni, terribili,
strazianti, che ci giungevano dallʹuna o
dallʹaltra provincia del Bel Paese. E il tutto
già ci accingevamo a pubblicare, allorché venne
il « patto », la tregua. Noi non vi credemmo,
ma tenemmo fede. Ogni pubblicazione fu sospesa;
i documenti furono rimandati in archivio.
Per poco tempo. Come era da aspettarsi, il
patto fu lacerato, fu sepolto. Allora
riprendemmo lʹopera interrotta, per raccogliere
in una sola cornice il lugubre quadro di
delitti e ferocie, che impunemente si possono
compiere in Italia. Un quadro immane,
smisurato, il cui materiale va, di giorno in
giorno, sempre più crescendo, a cui si vanno,
di giorno in giorno, aggiungendo sempre nuove
scene raccapriccianti, sicché ancora non
possiamo prevedere quando potremo condurlo a
termine. Intanto, però, cominciamo col dare qui
alle stampe il materiale che avevamo raccolto
al momento della tregua. Un volume di mole
rispettabile, con dati statistici che fanno
rabbrividire. Eppure, in esso non si narra che
una minima parte delle gesta fasciste.
In fine a queste pagine il lettore troverà un
album – tragico album! – di socialisti
assassinati dai fascisti, di Camere del Lavoro
e Cooperative e sedi socialiste distrutte.
Ebbene, quelle fotografie, pur tanto numerose,
non rappresentano che un breve saggio del
nostro martirologio. Quando i nostri compagni,
quando i nostri operai, i nostri contadini,
cadono sotto i colpi dei fascisti, il più delle
volte i loro parenti, i loro amici non hanno
tempo, non hanno la possibilità materiale di
far ritrarre lʹeffige dei loro cari caduti, ma
è molto se riescono essi stessi a sottrarsi
alla furia degli assassini o allʹarresto per
parte degli agenti governativi...
In fine al volume il lettore troverà altresì un
elenco degli assassinati, dei feriti, delle
Case del Popolo, dei Circoli socialisti, delle
Camere del Lavoro, delle Cooperative, invase,
saccheggiate, incendiate; ma anche quei dati
non rappresentano che una minima parte della
realtà sanguinosa, spaventevole, che fino ad
oggi ha messo a si dura prova il proletariato
italiano. Quellʹelenco è soltanto la sintesi
numerica e onomastica delle Relazioni contenute
in questo volume.
E in questo volume – giova ripeterlo – sono
riprodotti soltanto i dati che avevamo raccolti
al momento della tregua. In esso, ad esempio,
non si parla ancora nè dellʹassassinio dellʹon.
Di Vagno, né di Attilio Boldori, nè di tante
altre vittime la cui sorte tuttora commuove il
cuore di ogni socialista, di ogni onesto e
buono. Quelle Relazioni, poi, non arrivano che
al maggio o al giugno dellʹanno scorso; e
ancora di quellʹepoca manca tutta la Romagna;
la provincia di Modena, una gran parte della
Toscana, dellʹUmbria, del Lazio, del Mantovano,
del Piacentino, del Parmigiano. Sono, codeste,
le nuove « terre devastate » dʹItalia. Compagni
sbandati, dispersi; segretari di organizzazioni
socialiste, consiglieri comunali, sindaci,
deputati, che non possono « rimpatriare », che
sono, quindi, nella impossibilità di mandarci
relazioni esatte intorno alla bufera di sangue,
scatenatasi sulle loro terre. Perciò, anche nel
periodo di tempo a cui questo volume è
dedicato, le lacune sono numerose, ampie,
profonde.
Eppure, anche queste sole 500 pagine, anche
queste poche fotografie, questi pochi dati
statistici, pur con tutte le loro lacune, quale
linguaggio parlano essi già, quale quadro danno
essi già dello scempio, che in Italia vien
fatto della vita dei cittadini, delle libertà
pubbliche, sotto gli sguardi, con la
protezione, con la complicità dei
rappresentanti del potere statale!
E tale quadro, per quanto incompleto, noi
vogliamo portare davanti agli occhi, davanti ai
cuori dʹItalia, del mondo civile, vogliamo
presentare ai ceti borghesi meno compromessi
col fascismo, perché vedano il delitto, perché
giudichino. Questo quadro vogliamo, sovratutto,
presentare ai compagni del paesi immuni – gli
altri già lo conoscono! – perché siamo sicuri
che dallo stesso sangue dei fratelli
assassinati, dalle ceneri delle organizzazioni
operaie incendiate, germoglieranno nuovi fiori
di virtù socialista, di fede e di sacrificio,
oggi per la resistenza, domani per la
vittoria ».
Milano, marzo 1922.
Libreria Editrice Avanti!
(Fascismo. Inchiesta socialista sulle gesta
dei fascisti in Italia, Milano, Società
editrice Avanti!, 1922)