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[long] Oricalco, storia e leggenda

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Bhisma

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Feb 8, 2015, 5:05:24 AM2/8/15
to
[Redazione ed eventuali sciocchezze sono mie, ma questo articolo è il
risultato finale di una discussione a più voci sull'argomento in
it.discussioni.misteri. Ringrazio in modo particolare Dr.Morbius e
Vitriol per gli schiarimenti che mi hanno dato.]

Il recente ritrovamento nel mare davanti a Gela di una partita di
lingotti di oricalco (una lega metallica di rame e zinco,
rispettivamente all'ottanta e al venti per cento, affine al nostro
ottone) databili al VI secolo a.e.v. secondo la stampa [1], ha
suscitato una quantità di articoli, alcuni seri, altri
sensazionalistici, che parlano di un "metallo misterioso e
leggendario" se non "magico", mentre i più bufalistici arrivano
addirittura ad affermare che questo ritrovamento sarebbe "la prova
dell'esistenza di Atlantide".
In realtà sappiamo con certezza che l'oricalco in epoca romana era né
più né meno che ottone e a mio modesto avviso era molto plausibilmente
ottone anche in epoca greca arcaica, sebbene rispetto a questo periodo
siano stati sollevati da diversi autori vari problemi che mi paiono
però piuttosto facili da risolvere.

Premesso che il rinvenimento in area mediterranea di oggetti di ottone
di uso del tutto comune come le fibbie data dal X secolo a.e.v. [2] la
fama leggendaria dell'oricalco in età greca, tanto per cambiare, è
dovuta a Platone, che ne parla come di un metallo introvabile all'età
sua e che invece abbondava nella mitica Atlantide, il più prezioso
dopo l'oro [3].
Va intanto sottolineato che, contrariamente a quanto sostenuto da
molti (compresa Wikipedia italia, sgrunt) quella di Platone non è
affatto la prima menzione dell'oricalco nella letteratura greca
antica. Prima di lui ne parlano infatti sia l'arcaico poemetto pseudo
esiodeo "Lo scudo di Eracle", nel quale è il materiale con cui sono
fatti gli schinieri dell'eroe [4] sia gli antichi inni "omerici"
dove, assieme all'oro, è il materiale di cui sono fatti gli orecchini
di Venere [5]
Noto di passata che l'ottone sembrerebbe un materiale un po' strano
per degli schinieri, ma nella tradizione omerica gli schinieri
d'Achille sono addirittura di stagno [6] che pare ancor meno adatto.
Probabimente Omero volle ricorrere a un metallo che egli stesso non
conosceva bene e lo pseudoEsiodo imita il "topos" ricorrendo
all'oricalco.

Una ricorrente obiezione a che l'ottone potesse essere il metallo
descritto da Platone e dagli altri è che si parla appunto di un
metallo e non di una lega. La cosa mi pare irrilevante: non è che
Platone potesse avere facilmente nozione della differenza, specie
considerando che parla di un qualcosa che lui stesso dice all'età sua
ormai si sentiva solo nominare.

Un'altra obiezione, che ha condotto alcuni a ritenere che
nell'antichità esistessero due diversi metalli o leghe con lo stesso
nome, è che talvolta si parla di un oricalco bianco.
Oltre ad autori greci più tardi ed ellenistici, di un oricalco bianco
parla infatti ancora Virgilio, a proposito della lorica a squame di
Turno fatta d'oro e d'oricalco bianco [7].
In realtà è possibile ottenere un ottone bianco aumentando di molto il
contenuto in zinco della lega. E' vero che in questo modo risulta
molto più fragile, ma è anche vero che ai fini della diffusione del
topos letterario questo importa poco.
D'altra parte è anche possibile che gli antichi conoscessero
l'alpacca, una lega di rame, zinco e nichel. In realtà i forni degli
antichi non raggiungevano la temperatura necessaria alla fusione del
nichel, che è un metallo piuttosto ostico da lavorare tuttavia sono
stati rinvenuti oggetti con un tenore di nichel sino al 10% a Ur dei
caldei [8] e nell' Egitto di 5000 anni fa. [9]
In questi casi estremamente arcaici si tratta sicuramente di ferro
meteorico ad alto tenore di nichel, ma a partire dall'età del ferro
questo potrebbe essere stato lavorato con la stessa tecnica del basso
fuoco e martellatura etc. che si usava appunto per il ferro, senza
essere riconosciuto come un metallo a sé stante vista la presenza in
natura di minerali di ferro e nichel.
Del resto anche lo zinco non veniva lavorato puro, ma si ricorreva a
un suo minerale, la calamina [10], [11].

A questo punto resta da sciogliere solo il perché dell'elevatissimo
valore, pari all'oro o quasi, che i greci antichi e Platone
attribuiscono all'oricalco. Molto semplicemente mi pare probabile che
non sapessero produrlo, che fosse un metallo d'importazione (il
ritrovamento di Gela testimonia appunto del commercio che ne veniva
fatto in Magna Grecia nel VI secolo a.e.v.) e che degli astuti mercati
fenici o anatolici o giù di là glielo vendessero col contagocce,
sfruttando la sua somiglianza con l'oro per tenere alti i prezzi.
L'interruzione di questo commercio, dovuta a molti possibili motivi,
spiegherebbe anche perché all'epoca di Platone se ne conservasse poco
più del nome.

In area romana invece, poco più di un secolo dopo Platone, l'oricalco
è tutt'altro che leggendario e poetico ed è una lega non troppo
pregiata, di uso comune e familiare.
In Plauto [12] un padrone dice allo schiavo che lo ha invitato ad
essere un innamorato ragionevole: "Cedo il mio peso in oro (se mi
troverai) un innamorato ragionevole" e lo schiavo risponde: "Cedo il
mio peso in oricalco (se mi troverai) uno sano di mente a cui io possa
servire".
Alcuni traducono quell' "aurichalcum" come "oro doppiamente
raffinato", intendendo con ciò che lo schiavo voglia raddoppiare il
valore della scommessa, ma a me pare invece che lo schiavo, conscio
del suo ruolo, intenda invece autoattribuirsi un valore "in metallo"
assai minore del padrone e che l'oricalco quindi già valesse molto
meno dell'oro a Roma.

In ogni caso Cicerone, meno di un secolo dopo Plauto può porsi
tranquillamente il problema morale se, in caso qualcuno stesse
vendendo oro credendo invece per sbaglio di vendere oricalco, un uomo
giusto dovrebbe metterlo sull'avviso che quello è oro, oppure fare
zitto e mosca e affrettarsi a comprare per un denario ciò che vale
mille denari [13].
Quel rapporto di uno a mille tra oro ed oricalco non appare affatto
iperbolico, anche se AFAIK all'epoca di Cicerone non esistevano a Roma
monete in oricalco. Ma a questo punto l'oricalco sta per uscire dalla
relativa indeterminatezza del valore commerciale per entrare nel regno
assai più solido della monetazione: con la riforma augustea del 23
a.e.v infatti viene introdotto per la prima volta il sesterzio
d'oricalco che valeva 1/100 del denario aureo [14].
Dato il peso delle due monete, si può calcolare (se non ho cannato i
conti) che nell'ambito del sistema monetario di Augusto 1 grammo d'oro
valeva circa 2800 grammi d'oricalco.

Da Augusto in poi, l'oricalco resterà stabilmente in uso nel sistema
monetario imperiale per l'emissione di monete di medio valore come il
sesterzio e il dupondio, sinché non sparirà dalla monetazione dopo
circa tre secoli, all'epoca in cui si inizierà a coniare monete in
"argentato", una lega di bronzo con un po' d'argento [14]

Data la sua larghissima diffusione e le sue grandi dimensioni, il
sesterzio d'oricalco diverrà strumento privilegiato della propaganda
imperiale con incisioni particolarmete curate e apprezzate dai
collezionisti e con leghe raffinate che prevedono anche l'aggiunta in
piccole proporzioni di altri metalli.
Il sesterzio di Adriano per esempio era una lega all' 85% rame e al
15% zinco, con leggere tracce di stagno e piombo. [15]


Note ===========

[1] National Geographic
http://tinyurl.com/pofghfm

[2] Ministero Beni e Attività Culturali
http://tinyurl.com/ladpm6l

[3] Platone, Crizia
L'oricalco, quel metallo che ormai si sente solo nominare, allora era
più che un nome, ed era estratto dalla terra in molti luoghi
dell'isola, ed era a quel tempo il metallo più prezioso dopo l'oro...
essi ricoprirono di bronzo, a guisa di vernice, tutto il percorso del
muro della cinta esteriore, e spalmarono di stagno liquefatto quello
della cinta interiore, e d'oricalco dai riflessi ignei quello della
stessa acropoli

[4] pseudoEsiodo Lo scudo di Eracle, 121-122
E, cosí detto, alle gambe d’attorno legò gli schinieri di lucido
oricalco, d’Efèsto bellissimo dono

[5] Inno omerico VI a Venere, 7-9
Sul capo immortale posero una ben lavorata corona, bella, d'oro
ed ai lobi traforati fiori di oricalco e di oro prezioso

[6] Omero, Iliade, XVIII, 612
Fur ultima fatica i bei schinieri di pieghevole stagno

[7] Virgilio Eneide, XII, 87 - 88)
ipse dehinc auro squalentem alboque orichalco
circumdat loricam umeris

[8] Enciclopedia Treccani
http://tinyurl.com/pc4snsu

[9] Ilfattostorico.com
http://tinyurl.com/lbtvs2s

[10] A. Cavallini, La scoperta dei metalli, metallurgia e
termodinamica
http://tinyurl.com/n5ljpbe

[11] M. Composta, Archeometallurgia e produzione metallurgica nella
storia
http://tinyurl.com/qgswcoc

[12] Plauto, Curculio, 1, 3, 43 - 45
"Auro contra cedo mihi modestum amatorem"
"Cedo mihi contra aurichalcum cui ego sano serviam"

[13] Cicerone, De Officiis, 3, 92
Si quis aurum vendens orichalcum se putet vendere, indicetne ei vir
bonus aurum illud esse, an emat denario, quod sit mille denarium?

[14] /www.monete-romane.com
http://tinyurl.com/o8dph8n

[15] /www.forumancientcoins.com
http://tinyurl.com/knp4dcl

--
Saluti da Bhisma

...e il pensier libero, è la mia fé!

Maurizio Pistone

unread,
Feb 8, 2015, 6:32:41 AM2/8/15
to
Bhisma <af.b...@gmail.com> wrote:

> ... oricalco (una lega metallica di rame e zinco,
> rispettivamente all'ottanta e al venti per cento, affine al nostro
> ottone)

dobiamo naturalmente tener conto di condizioni economiche e tecniche per
noi quasi inimmaginabili.

Nelle età antiche qualunque metallo, anche il più comune, è un bene
prezioso; i giacimenti sono rarissimi, anche perché per parecchie
migliaia di anni si possono sfruttare solo vene superficiali o a poche
decine di metri dalla superficie; solo grandi stati organizzati potevano
concepire ed attuare progetti ingegneristici complessi e costosi come lo
scavo di gallerie a grande profondità, ed anche in quel caso le
conoscenze geologiche necessarie per individuare i giacimenti erano
rudimentali e del tutto empiriche.

La maggior parte dei metalli noti all'epoca non solo erano rari, ma
erano distribuiti in modo molto disuguale sulla superficie terrestre; e
l'approvvigionamento dipendeva da vie di comunicazione lunghe e
difficilmente controllabili; i Fenici raggiungono una grande potenza
economica perché riescono a monopolizzare il commercio di rame, stagno e
zinco dalle miniere della penisola iberica e addirittura delle isole
britanniche: la prima rotta commerciale atlantica della storia.

È molto probabilmente questo il motivo per cui ad un certo punto si
preferisce il ferro al bronzo, non certo per le qualità meccaniche di
una lega a bassissimo contenuto di carbonio, quindi con modesta durezza
e soprattutto nessuna elasticità; a questo si aggiunge il fatto che il
ferro si lavora per forgiatura, una tecnica che richiede un enorme
dispendio di energia, a differenza delle leghe di rame che si lavorano
per fusione; se non fosse stato per la disponibilità di giacimenti
superficiali di ferro in quasi ogni catena montuosa, la convenienza
economica e tecnica per il cambiamento sarebbe stata decisamente più
limitata.

Per questo anche metalli per noi "vili" come il ferro e il rame (o
bronzo) sono stati utilizzati come moneta; il rame è la base della
monetazione romana repubblicana (as libralis); verghe di ferro sono la
prima forma dell'obolo greco.

Le tecniche di estrazione e produzione vengono perfezionate con grande
fatica, e spesso i segreti della lavorazione sono gelosamente custoditi
da corporazioni di fabbri che le nascondono sotto un fumoso rituale
magico.

Per quanto riguarda l'ottone, oltre alla difficoltà di procurarsi i
materiali, il rame e lo zinco, c'è anche il problema che il rame fonde a
1300 e rotti gradi, ma a quella temperatura lo zinco evapora, quindi non
si può semplicemente mettere insieme del rame e dello zinco e farli
fondere.

Probabilmente l'ottone veniva ricavato mescolando insieme i minerali dei
due metalli; quindi già nel processo di riduzione del metallo si formava
la lega, che ha un punto di fusione intorno a 1200 gradi.

Si tratta come puoi ben capire di un procedimento piuttosto indiretto,
molto difficile da controllare.

Per questo l'oricalco, pur essendo composto da due metalli di valore
molto più basso dell'oro, era un bene decisamente poco comune.

--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
http://blog.ilpugnonellocchio.it

Bhisma

unread,
Feb 8, 2015, 7:26:39 AM2/8/15
to
On Sun, 8 Feb 2015 12:32:39 +0100, scri...@mauriziopistone.it
(Maurizio Pistone) wrote:

>dobiamo naturalmente tener conto di condizioni economiche e tecniche per
>noi quasi inimmaginabili.

Naturalmente. Molto di quanto dici poi è presente nei link di storia
della metallurgia a fine post, altrimenti finivo per scrivere un mezzo
libro e non un articolo Usenet :-)

>Per questo l'oricalco, pur essendo composto da due metalli di valore
>molto più basso dell'oro, era un bene decisamente poco comune.

E man mano che le tecniche si perfezionano e diviene comune, perde di
valore come in epoca romana.

Insomma mi pare che sul punto centrale della mia tesi, e cioè che
l'oricalco fosse ottone sin dai tempi più antichi, senza nessun
bisogno di introdurre metalli strampalati su cui si sono spesi fiumi
d'inchiostro, si possa concordare.

Tizio.8020

unread,
Feb 8, 2015, 9:07:00 AM2/8/15
to
Una precisazione: il rame fonde a 1084,8 ° C, non a "1300 e rotti".
Il resto lo condivido...

Tizio.8020

unread,
Feb 8, 2015, 9:07:52 AM2/8/15
to
Il giorno domenica 8 febbraio 2015 15:07:00 UTC+1, Tizio.8020 ha scritto:
> Una precisazione: il rame fonde a 1084,8 ° C, non a "1300 e rotti".
> Il resto lo condivido...

Scusa: 1084,6 ° C.

ADPUF

unread,
Feb 8, 2015, 1:57:59 PM2/8/15
to
Bhisma 13:26, domenica 8 febbraio 2015:

> On Sun, 8 Feb 2015 12:32:39 +0100,
> scri...@mauriziopistone.it (Maurizio Pistone) wrote:
>
>>dobiamo naturalmente tener conto di condizioni economiche e
>>tecniche per noi quasi inimmaginabili.
>
> Naturalmente. Molto di quanto dici poi č presente nei link di
> storia della metallurgia a fine post, altrimenti finivo per
> scrivere un mezzo libro e non un articolo Usenet :-)
>
>>Per questo l'oricalco, pur essendo composto da due metalli di
>>valore molto piů basso dell'oro, era un bene decisamente poco
>>comune.
>
> E man mano che le tecniche si perfezionano e diviene comune,
> perde di valore come in epoca romana.
>
> Insomma mi pare che sul punto centrale della mia tesi, e cioč
> che l'oricalco fosse ottone sin dai tempi piů antichi, senza
> nessun bisogno di introdurre metalli strampalati su cui si
> sono spesi fiumi d'inchiostro, si possa concordare.


Mi ricorda la storia dell'alluminio.


--
AIOE łżł

Maurizio Pistone

unread,
Feb 8, 2015, 2:21:07 PM2/8/15
to
Tizio.8020 <fabbr...@gmail.com> wrote:

> Una precisazione: il rame fonde a 1084,8 ° C, non a "1300 e rotti".

sì, già, ad una certa età è meglio non andare a memoria

Maurizio Pistone

unread,
Feb 8, 2015, 3:01:02 PM2/8/15
to
ADPUF <flyh...@mosq.it.invalid> wrote:

> Mi ricorda la storia dell'alluminio

non ricordo bene, ma mi sembra che l'alluminio sia stato letteralmente
"inventato" quando si adottò il procedimento elettrolitico

mi sembra anche di ricordare che nel suo romanzo Che fare? Chernyshevski
(o come cavolo si scrive) esalta l'alluminio come il metallo del futuro

Rafminimi

unread,
Feb 8, 2015, 3:37:07 PM2/8/15
to

Il recente ritrovamento nel mare davanti a Gela di una partita di
lingotti di oricalco (una lega metallica di rame e zinco,
rispettivamente all'ottanta e al venti per cento, affine al nostro
ottone) .
Invece l'ELETTRO era una lega di Oro e argento (e/o rame)?
lm


Maurizio Pistone

unread,
Feb 8, 2015, 4:15:11 PM2/8/15
to
Rafminimi <rafm...@infinito.it> wrote:

> Invece l'ELETTRO era una lega di Oro e argento

una lega naturale di oro e argento

nell'antichità non si conosceva la chimica, le conoscenze sulla
lavorazione dei metalli erano puramente empiriche, e c'era una
scarsissima possibilità di intervenire sulla composizione delle leghe

è possibile che i primi tipi di leghe di bronzo non siano state prodotte
deliberatamente, ma derivino dalla fusione di metalli già mescolati in
natura, questo è il caso soprattutto delle leghe di rame ed antimonio,
uno dei più antichi tipi di bronzo

Bhisma

unread,
Feb 9, 2015, 4:40:58 AM2/9/15
to
On Sun, 8 Feb 2015 22:15:09 +0100, scri...@mauriziopistone.it
(Maurizio Pistone) wrote:

>nell'antichità non si conosceva la chimica, le conoscenze sulla
>lavorazione dei metalli erano puramente empiriche, e c'era una
>scarsissima possibilità di intervenire sulla composizione delle leghe

Direi che dipende da quanto è antica l'antichità cui ti riferisci.
La capacità di intervenire sulle leghe, ovviamente entro certi
limiti, è abbastanza precoce: gli antichi magari non erano in grado di
ottenere la forma pura di diversi metalli, ma impararono presto a
conoscere l'impiego metallurgico dei loro minerali.

Per esempio il bronzo arsenicale è il primo bronzo lavorato, si pensa
che il processo di alligazione sia stato scoperto accidentalmente
perché la malachite, ossido di rame, è spesso associata in natura alla
divenite, arseniato di rame, ed hanno entrambi colore verdastro.
La lavorazione accidentale dei due minerali assieme o del secondo
scambiato per il primo, se il tenore di arsenico era sufficientemente
altro avrebbe facilmente potuto produrre il primo bronzo arsenicale.
(Per inciso è interessante l'idea che l'attribuzione di zoppìe etc.
agli dèi-fabbri della mitologia non solo greca potrebbe essere dovuta
all'atrofia muscolare che si rischia con un'esposizione cronica a
vapori d'arsenico, anche se a me pare più semplice pensare che uno
zoppo potesse dedicarsi più facilmente a fare il fabbro che non il
soldato o il contadino).

Supporre la scoperta accidentale del processo di alligazione del
bronzo classico, quello stannico, è decisamente più difficile, perché
la cassiterite è un minerale molto diverso dalla malachite.
E' molto più probabile che la scoperta del bronzo stannico sia già
frutto di una ricerca precisa, di prove su quello che succedeva a
lavorare assieme minerali diversi.

Per esempio, l'ottone di cui si parlava, come lega lavorata compare
sin dal X sec. a.e.v (anzi trovo un accenno a un oggetto in ottone
rinvenuto ad Ugarit in Siria databile all XIII sec. a.e.v, però è
discusso se si tratti di un caso accidentale) ma a quanto sembra non
c'è stata la capacita di estrarre lo zinco metallico sino al IV sec.
a.e.v., proprio a causa dei problemi inerenti alla facile volatilità
del metallo, che come osservavi ha un punto di ebollizione piuttosto
basso ed inferiore alla temperatura di fusione del rame.
Ma in epoche più antiche era in uso la cementazione, una tecnica che
si è conservata per quasi due millenni perché molto più facile: si
mettevano ad arrostire assieme carbonato di zinco (calamina) e rame
tritati assieme a polvere di carbone in un crogiolo chiuso.
In questo modo i vapori di zinco si legavano al rame fuso, dando
l'ottone.
Anche una tecnica del genere presuppone una capacità di osservazione e
sperimentazione non indifferente.

Bhisma

unread,
Feb 9, 2015, 5:24:00 AM2/9/15
to
On Sun, 8 Feb 2015 22:15:09 +0100, scri...@mauriziopistone.it
(Maurizio Pistone) wrote:

>> Invece l'ELETTRO era una lega di Oro e argento
>
>una lega naturale di oro e argentoa

Il solito Plinio conosce sia la lega naturale che quella artificiale.
Dopo aver parlato del contenuto in argento dell'oro di varie miniere
dice che se l'argento costituisce la quinta parte del minerale allora
è detto elettro, quindi aggiunge [Naturalis Historia, XXXIII, 80]
<<fit et cura electrum argento addito, quod si quintam portionem
eccessit, incudibus non resistit>, si ha l'elettro anche per artificio
con l'aggiunta di argento, il quale, se eccede la quinta parte (della
lega) non resiste più all'incudine.
Aggiunge poi esempi di come l'elettro sia sempre stato considerato di
gran pregio, la reggia di Menelao, il tempio di Minerva a Rodi in cui
Elena avrebbe consacrato alla dea una coppa della misura della sua
mammella, etc. La caratteristica dell'elettro secondo lui è brillare
più chiaramente dell'argento alla luce delle lucerne e le coppe in
elettro dovrebbero rivelare la presenza di veleni dando luogo ad archi
simili a quelli celesti (arcobaleni?, fulmini?) con un crepitio di
fuoco.

Maurizio Pistone

unread,
Feb 9, 2015, 5:32:50 AM2/9/15
to
Bhisma <af.b...@gmail.com> wrote:

> Direi che dipende da quanto è antica l'antichità cui ti riferisci

sicuramente l'antichità è lunga

quello che dici è (con precisione notevolmente superiore alla mia, come
sempre) più o meno la stessa cosa: un lento accumulo di conoscenze
empiriche, dovute in parte al caso, in parte a un'infinità di tentativi
e fallimenti

la lavorazione dei metalli occupa tre-quatromila anni della storia
umana: cominciamo ad essere vicini ai tempi dell'evoluzione biologica,
ed anche senza gli strumenti della scienza moderna si hanno sicuramente
dei progressi significativi

=====

trovo curioso che alcuni temi di discussione molto interessanti vengano
fuori a margine di problematiche dallo statuto storico per lo meno
incerto: l'autenticità della Sindone, Atlantide

Bhisma

unread,
Feb 9, 2015, 5:40:27 AM2/9/15
to
On Mon, 9 Feb 2015 11:32:49 +0100, scri...@mauriziopistone.it
(Maurizio Pistone) wrote:

>quello che dici è (con precisione notevolmente superiore alla mia, come
>sempre)

Più che altro, sono un asso dei motori di ricerca :-DDD

Maurizio Pistone

unread,
Feb 9, 2015, 6:10:39 AM2/9/15
to
Bhisma <af.b...@gmail.com> wrote:

> >> Invece l'ELETTRO era una lega di Oro e argento
> >
> >una lega naturale di oro e argentoa
>
> Il solito Plinio conosce sia la lega naturale che quella artificiale

be' una volta scoperto il trucco è facile produrre elettro artificiale

l'elettro arriva all'alba della storia come lega naturale, ed ha
un'importanza particolare perché è la base della prima vera monetazione

Bhisma

unread,
Feb 9, 2015, 6:43:26 AM2/9/15
to
On Mon, 9 Feb 2015 12:10:37 +0100, scri...@mauriziopistone.it
(Maurizio Pistone) wrote:

>l'elettro arriva all'alba della storia come lega naturale, ed ha
>un'importanza particolare perché è la base della prima vera monetazione

In effetti le più antiche monete preziose greche coniate che abbiamo
sono d'elettro, gli "stateri" ritrovati nell'Artemision di Efeso, che
risalgono a fine VII sec. a.e.v o ai primi del VI.
Erodoto, nel noto passo delle Storie I, 94, dice che furono i Lidi i
primi a fare monete d'oro e d'argento coniate, e i "creseidi" del
solito straricco Creso trovati a Sardi in effetti risalgono a circa
mezzo secolo dopo gli stateri d'elettro.
Dopo la conquista della Lidia, i persiani iniziano a emettere i
"darici" del re Dario che saranno abbastanza a lungo lo standard
monetario aureo dell'area. In essi Dario era rappresentato armato
d'arco e in Plutarco Agesilao dice di essere stato cacciato dall'Asia
da 30.000 arcieri del re, intendendo 30.000 darici, mentre la
coniazione di monete auree è piuttosto sporadica nella Grecia
continentale.
I romani, molto più straccioni da questo punto di vista, fanno la loro
prima moneta aurea alla fine del III sec. a.e.v.

ADPUF

unread,
Feb 9, 2015, 1:33:05 PM2/9/15
to
Maurizio Pistone 21:01, domenica 8 febbraio 2015:
> ADPUF <flyh...@mosq.it.invalid> wrote:
>
>> Mi ricorda la storia dell'alluminio
>
> non ricordo bene, ma mi sembra che l'alluminio sia stato
> letteralmente "inventato" quando si adottň il procedimento
> elettrolitico


Ho letto che all'epoca di Napoleone si regalavano delle
stoviglie preziosissime e costosissime in alluminio, ottenuto
non so come.

Il problema dell'alluminio č che nella fusione l'ossido non si
separa facilmente dal metallo come nel ferro (galleggia).


> mi sembra anche di ricordare che nel suo romanzo Che fare?
> Chernyshevski (o come cavolo si scrive) esalta l'alluminio
> come il metallo del futuro


Boh, non l'ho letto.

Comunque ci ha preso abbastanza bene, direi.



--
AIOE łżł
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