[Redazione ed eventuali sciocchezze sono mie, ma questo articolo è il
risultato finale di una discussione a più voci sull'argomento in
it.discussioni.misteri. Ringrazio in modo particolare Dr.Morbius e
Vitriol per gli schiarimenti che mi hanno dato.]
Il recente ritrovamento nel mare davanti a Gela di una partita di
lingotti di oricalco (una lega metallica di rame e zinco,
rispettivamente all'ottanta e al venti per cento, affine al nostro
ottone) databili al VI secolo a.e.v. secondo la stampa [1], ha
suscitato una quantità di articoli, alcuni seri, altri
sensazionalistici, che parlano di un "metallo misterioso e
leggendario" se non "magico", mentre i più bufalistici arrivano
addirittura ad affermare che questo ritrovamento sarebbe "la prova
dell'esistenza di Atlantide".
In realtà sappiamo con certezza che l'oricalco in epoca romana era né
più né meno che ottone e a mio modesto avviso era molto plausibilmente
ottone anche in epoca greca arcaica, sebbene rispetto a questo periodo
siano stati sollevati da diversi autori vari problemi che mi paiono
però piuttosto facili da risolvere.
Premesso che il rinvenimento in area mediterranea di oggetti di ottone
di uso del tutto comune come le fibbie data dal X secolo a.e.v. [2] la
fama leggendaria dell'oricalco in età greca, tanto per cambiare, è
dovuta a Platone, che ne parla come di un metallo introvabile all'età
sua e che invece abbondava nella mitica Atlantide, il più prezioso
dopo l'oro [3].
Va intanto sottolineato che, contrariamente a quanto sostenuto da
molti (compresa Wikipedia italia, sgrunt) quella di Platone non è
affatto la prima menzione dell'oricalco nella letteratura greca
antica. Prima di lui ne parlano infatti sia l'arcaico poemetto pseudo
esiodeo "Lo scudo di Eracle", nel quale è il materiale con cui sono
fatti gli schinieri dell'eroe [4] sia gli antichi inni "omerici"
dove, assieme all'oro, è il materiale di cui sono fatti gli orecchini
di Venere [5]
Noto di passata che l'ottone sembrerebbe un materiale un po' strano
per degli schinieri, ma nella tradizione omerica gli schinieri
d'Achille sono addirittura di stagno [6] che pare ancor meno adatto.
Probabimente Omero volle ricorrere a un metallo che egli stesso non
conosceva bene e lo pseudoEsiodo imita il "topos" ricorrendo
all'oricalco.
Una ricorrente obiezione a che l'ottone potesse essere il metallo
descritto da Platone e dagli altri è che si parla appunto di un
metallo e non di una lega. La cosa mi pare irrilevante: non è che
Platone potesse avere facilmente nozione della differenza, specie
considerando che parla di un qualcosa che lui stesso dice all'età sua
ormai si sentiva solo nominare.
Un'altra obiezione, che ha condotto alcuni a ritenere che
nell'antichità esistessero due diversi metalli o leghe con lo stesso
nome, è che talvolta si parla di un oricalco bianco.
Oltre ad autori greci più tardi ed ellenistici, di un oricalco bianco
parla infatti ancora Virgilio, a proposito della lorica a squame di
Turno fatta d'oro e d'oricalco bianco [7].
In realtà è possibile ottenere un ottone bianco aumentando di molto il
contenuto in zinco della lega. E' vero che in questo modo risulta
molto più fragile, ma è anche vero che ai fini della diffusione del
topos letterario questo importa poco.
D'altra parte è anche possibile che gli antichi conoscessero
l'alpacca, una lega di rame, zinco e nichel. In realtà i forni degli
antichi non raggiungevano la temperatura necessaria alla fusione del
nichel, che è un metallo piuttosto ostico da lavorare tuttavia sono
stati rinvenuti oggetti con un tenore di nichel sino al 10% a Ur dei
caldei [8] e nell' Egitto di 5000 anni fa. [9]
In questi casi estremamente arcaici si tratta sicuramente di ferro
meteorico ad alto tenore di nichel, ma a partire dall'età del ferro
questo potrebbe essere stato lavorato con la stessa tecnica del basso
fuoco e martellatura etc. che si usava appunto per il ferro, senza
essere riconosciuto come un metallo a sé stante vista la presenza in
natura di minerali di ferro e nichel.
Del resto anche lo zinco non veniva lavorato puro, ma si ricorreva a
un suo minerale, la calamina [10], [11].
A questo punto resta da sciogliere solo il perché dell'elevatissimo
valore, pari all'oro o quasi, che i greci antichi e Platone
attribuiscono all'oricalco. Molto semplicemente mi pare probabile che
non sapessero produrlo, che fosse un metallo d'importazione (il
ritrovamento di Gela testimonia appunto del commercio che ne veniva
fatto in Magna Grecia nel VI secolo a.e.v.) e che degli astuti mercati
fenici o anatolici o giù di là glielo vendessero col contagocce,
sfruttando la sua somiglianza con l'oro per tenere alti i prezzi.
L'interruzione di questo commercio, dovuta a molti possibili motivi,
spiegherebbe anche perché all'epoca di Platone se ne conservasse poco
più del nome.
In area romana invece, poco più di un secolo dopo Platone, l'oricalco
è tutt'altro che leggendario e poetico ed è una lega non troppo
pregiata, di uso comune e familiare.
In Plauto [12] un padrone dice allo schiavo che lo ha invitato ad
essere un innamorato ragionevole: "Cedo il mio peso in oro (se mi
troverai) un innamorato ragionevole" e lo schiavo risponde: "Cedo il
mio peso in oricalco (se mi troverai) uno sano di mente a cui io possa
servire".
Alcuni traducono quell' "aurichalcum" come "oro doppiamente
raffinato", intendendo con ciò che lo schiavo voglia raddoppiare il
valore della scommessa, ma a me pare invece che lo schiavo, conscio
del suo ruolo, intenda invece autoattribuirsi un valore "in metallo"
assai minore del padrone e che l'oricalco quindi già valesse molto
meno dell'oro a Roma.
In ogni caso Cicerone, meno di un secolo dopo Plauto può porsi
tranquillamente il problema morale se, in caso qualcuno stesse
vendendo oro credendo invece per sbaglio di vendere oricalco, un uomo
giusto dovrebbe metterlo sull'avviso che quello è oro, oppure fare
zitto e mosca e affrettarsi a comprare per un denario ciò che vale
mille denari [13].
Quel rapporto di uno a mille tra oro ed oricalco non appare affatto
iperbolico, anche se AFAIK all'epoca di Cicerone non esistevano a Roma
monete in oricalco. Ma a questo punto l'oricalco sta per uscire dalla
relativa indeterminatezza del valore commerciale per entrare nel regno
assai più solido della monetazione: con la riforma augustea del 23
a.e.v infatti viene introdotto per la prima volta il sesterzio
d'oricalco che valeva 1/100 del denario aureo [14].
Dato il peso delle due monete, si può calcolare (se non ho cannato i
conti) che nell'ambito del sistema monetario di Augusto 1 grammo d'oro
valeva circa 2800 grammi d'oricalco.
Da Augusto in poi, l'oricalco resterà stabilmente in uso nel sistema
monetario imperiale per l'emissione di monete di medio valore come il
sesterzio e il dupondio, sinché non sparirà dalla monetazione dopo
circa tre secoli, all'epoca in cui si inizierà a coniare monete in
"argentato", una lega di bronzo con un po' d'argento [14]
Data la sua larghissima diffusione e le sue grandi dimensioni, il
sesterzio d'oricalco diverrà strumento privilegiato della propaganda
imperiale con incisioni particolarmete curate e apprezzate dai
collezionisti e con leghe raffinate che prevedono anche l'aggiunta in
piccole proporzioni di altri metalli.
Il sesterzio di Adriano per esempio era una lega all' 85% rame e al
15% zinco, con leggere tracce di stagno e piombo. [15]
Note ===========
[1] National Geographic
http://tinyurl.com/pofghfm
[2] Ministero Beni e Attività Culturali
http://tinyurl.com/ladpm6l
[3] Platone, Crizia
L'oricalco, quel metallo che ormai si sente solo nominare, allora era
più che un nome, ed era estratto dalla terra in molti luoghi
dell'isola, ed era a quel tempo il metallo più prezioso dopo l'oro...
essi ricoprirono di bronzo, a guisa di vernice, tutto il percorso del
muro della cinta esteriore, e spalmarono di stagno liquefatto quello
della cinta interiore, e d'oricalco dai riflessi ignei quello della
stessa acropoli
[4] pseudoEsiodo Lo scudo di Eracle, 121-122
E, cosí detto, alle gambe d’attorno legò gli schinieri di lucido
oricalco, d’Efèsto bellissimo dono
[5] Inno omerico VI a Venere, 7-9
Sul capo immortale posero una ben lavorata corona, bella, d'oro
ed ai lobi traforati fiori di oricalco e di oro prezioso
[6] Omero, Iliade, XVIII, 612
Fur ultima fatica i bei schinieri di pieghevole stagno
[7] Virgilio Eneide, XII, 87 - 88)
ipse dehinc auro squalentem alboque orichalco
circumdat loricam umeris
[8] Enciclopedia Treccani
http://tinyurl.com/pc4snsu
[9] Ilfattostorico.com
http://tinyurl.com/lbtvs2s
[10] A. Cavallini, La scoperta dei metalli, metallurgia e
termodinamica
http://tinyurl.com/n5ljpbe
[11] M. Composta, Archeometallurgia e produzione metallurgica nella
storia
http://tinyurl.com/qgswcoc
[12] Plauto, Curculio, 1, 3, 43 - 45
"Auro contra cedo mihi modestum amatorem"
"Cedo mihi contra aurichalcum cui ego sano serviam"
[13] Cicerone, De Officiis, 3, 92
Si quis aurum vendens orichalcum se putet vendere, indicetne ei vir
bonus aurum illud esse, an emat denario, quod sit mille denarium?
[14] /
www.monete-romane.com
http://tinyurl.com/o8dph8n
[15] /
www.forumancientcoins.com
http://tinyurl.com/knp4dcl
--
Saluti da Bhisma
...e il pensier libero, è la mia fé!