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« Operazione » Combat film

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Sargon

unread,
Jan 2, 2024, 9:16:17 AMJan 2
to
Non c'è dubbio che una tappa cruciale verso la
sovversione dei valori e della memoria
dell'Italia repubblicana, di cui ho parlato di
recente, si ebbe 30 anni fa.
Si trattò di una vera e propria operazione:
l'« operazione » Combat film, ed ebbe luogo il
5 e 6 aprile 1994. Forse qualcuno ricorderà.

Nel 1994 gli americani resero disponibili, dopo
cinquant'anni, le riprese effettuate dai
cineoperatori al seguito dell'esercito
amaricano durante la 2 guerra mondiale,
conservate nei National Archives di Washington.
La Rai allestì un programma, "Combat film", che
in più puntate avrebbe presentato una selezione
di quei filmati. Roberto Olla e Leonardo
Valente ne erano i realizzatori; Italo Moscati
il curatore. Vittorio Zucconi era il conduttore
del programma.
A pochi giorni dalle elezioni politiche del 27-
28 marzo 1994 che videro la vittoria di
Berlusconi e l'ingresso al governo del MSI, la
prima puntata di Combat film era prevista su
Raiuno martedì 5 aprile 1994 alle ore 22.35. Ma
"Sanremo top", il programma musicale in prima
serata condotto da Pippo Baudo, si protrasse
ben oltre il dovuto e quindi la puntata
inaugurale di Combat film slittò di oltre
un'ora e si concluse dopo l'una di notte. In
Rai vi furono polemiche per il ritardo della
messa in onda. La Rai decise, con sorprendente
solerzia, di replicarla il giorno dopo,
mercoledì 6 aprile alle 22.40, sempre su
Raiuno, dopo la finale di coppa italia di
calcio Ancona-Sampdoria.

Non si sarebbe potuto fare di meglio per
garantire alla trasmissione il maggior numero
possibile di spettatori!
E così fu.

--
Saluti
Sargon

Almirante difendeva la razza.
Io difendo la memoria.

Sargon

unread,
Jan 3, 2024, 3:27:29 AMJan 3
to
Il 02/01/2024 15:16, Sargon ha scritto:

> Si trattò di una vera e propria operazione:
> l'« operazione » Combat film, ed ebbe luogo il
> 5 e 6 aprile 1994. Forse qualcuno ricorderà.

Dunque: il 5 aprile 1994 andò in onda su Raiuno
la prima puntata di Combat film.

Quel giorno il programma fu condotto da
Vittorio Zucconi, Roberto Olla e Leonardo
Valente; ospiti in studio: Giano Accame,
repubblichino dell'ultimissima ora, Tina
Anselmi, staffetta partigiana, e Piero Fassino
del PDS; presenti, tra il pubblico in studio,
studenti universitari.

Che cosa accadde in quella puntata inaugurale
di Combat film?

Lo leggiamo nell'articolo di Alessandra Baduel
e Silvia Carambois apparso a pag. 3 dell'Unità
di giovedì 7 aprile 1994 dal titolo:
« "Combat film", esplode la polemica. E le spie
nazifasciste diventano "eroi italiani" ».

« [...] quelle immagini inedite e molto belle
nella loro crudezza riprese dalle troupe che
seguivano lo sbarco degli americani e coperte
per 50 anni dal segreto militare sono state
accompagnate da un dibattito in studio che ha
tolto il fiato a migliaia di telespettatori.
Decine e decine di telefonate sono arrivate
solo alla nostra redazione: « Stanno
riscrivendo la storia? » era la domanda
allarmata. « Ora i Repubblichini di Salò sono
eroi? ». Nessuno in tv aveva mai fatto così
apologia del fascismo.
Ma cosa si è visto in tv?
Bianco e nero: Piazza Venezia il giorno della
Liberazione. Una ragazza abbraccia un soldato.
Voce in studio: « Queste in gergo militare si
chiamano fraternizzazioni. Noi le chiamiamo in
un altro modo ». Nessuna obiezione del
conduttore. Anzi forse quella voce è proprio
sua di Vittorio Zucconi. In studio ci sono
anche Tina Anselmi, Piero Fassino, Giano
Accame, i curatori Olla e Valente. Un pubblico
di universitari. Siamo al sesto filmato
trasmesso. Un passo indietro. Il primo filmato:
i cadaveri di Mussolini e della Petacci.
Zucconi sottolinea l'impietosità
dell'operatore. Accame si scatena contro la
violenza. La Anselmi prova a replicare « Un
conto è la violenza del singolo un altro conto
è la legittimazione della violenza ». Zucconi
la interrompe dà la parola ad una ragazza che
studia scienze politiche. Lei e poi un altra
dicono la stessa cosa: « Fascismo e
antifascismo vanno superati bisogna andare
oltre e guardare al passato solo come storia ».
Accame: « Già è come se si parlasse di Guelfi e
Ghibellini ». Parte il filmato su piazzale
Loreto. Il mare della folla che preme sul
mucchio dei cadaveri i calci al corpo di
Mussolini. E ancora la scena dei parenti che
entrano nelle Fosse Ardeatine per riconoscere i
cadaveri dei loro cari tra i 335 uccisi per
rappresaglia dai tedeschi ed escono piangendo.
Quella [cifra] in studio nessuno la dice. Si
arriva ad uno spezzone intitolato « Fucilazione
di spie fasciste ». Valente: « Sono giovani
passati per le armi senza neppure un nome ». Si
vedono tre uomini morire fucilati da un plotone
americano. Accame: « Non è vero che non avevano
un nome. Erano tre eroi della Repubblica
sociale italiana ». Dice proprio « eroi ».
Zucconi non ribatte. Dopo le scene degli
americani festeggiati un intervista pre
registrata all'ignaro ambasciatore Usa in
Italia Bartholomew, che ringrazia RaiUno. Parte
un altro filmato: soldati americani che
svuotano gli avanzi dalle gavette in delle
ciotole intorno un gruppo di contadini che le
raccoglie e mangia. Voce in studio: « Ed è già
tanto che non gli hanno chiesto prestazioni
sessuali ». Accame: « Hanno ridotto l'Italia
come Saigon ». Anselmi « Fu Mussolini a ridurre
cosi il paese ». Accame: « Chi pensa in grande
fa grandi errori; chi è un piccolo uomo fa
Tangentopoli ». Poco importa per i milioni di
morti prodotti da nazismo e fascismo che
nessuno cita ».

https://archivio.unita.news/assets/main/1994/04/07/page_003.pdf

ilchi...@mailconnect.it

unread,
Jan 4, 2024, 11:37:39 AMJan 4
to
On 03/01/2024 09:27, Sargon wrote:

> eroi? ». Nessuno in tv aveva mai fatto così
> apologia del fascismo.

Vedasi anche il finale del film "Il Federale" con l'amaro sfogo di Tognazzi.

Questi picchiano piu' forte di noi! disse, piu' o meno. E non solo
questo, disse.

Italia anni Sessanta.

Sargon

unread,
Jan 6, 2024, 12:35:51 PMJan 6
to
Il 02/01/2024 15:16, Sargon ha scritto:

> Si trattò di una vera e propria operazione:
> l'« operazione » Combat film, ed ebbe luogo il
> 5 e 6 aprile 1994. Forse qualcuno ricorderà.

Ahmed Daoud dedica un intero paragrafo della
sua Tesi di perfezionamento in Storia (*), alla
trasmissione Combat Film dell'aprile 1994.

Scrive:
« Si realizza pienamente, con Combat film,
quell'approccio e quell'interpretazione della
Resistenza e dell'antifascismo nello schermo,
che cominciava già a delinearsi negli anni '80,
proseguita successivamente con i documentari
realizzati dalla Rai nei primi anni '90.
Dove non arrivava la politica, sembrava
arrivare la televisione in un'opera di
compensazione della prima, se non di
superamento e di predominanza. L'umanizzazione
e la privatizzazione della storia hanno
l'effetto di rendere banale il contesto storico
e il significato degli eventi, come la
Resistenza in questo caso. Questo si unisce
alla strategia televisiva di divulgazione della
storia dove si realizza una contaminazione tra
filmati originali, guida del conduttore e
dibattito in studio con effetti molto
discutibili. Il testimone diventa l'elemento
centrale nella costruzione della narrazione
televisiva, affidata spesso a giornalisti. Lo
storico così scompare dalla scena per assumere
le vesti di un commentatore a richiesta e a
discrezione del conduttore ».
[...]
« Probabilmente il documentario dà importanza,
quasi assoluta, ai filmati originali d'epoca
senza contestualizzarli e senza distinguere gli
elementi di verità da quelli di propaganda. Le
parole vengono sostituite dalle immagini che
sembrano parlare da sole, in una direzione che
sembra essere quella di fornire un'immagine
edulcorata della Rsi. Lo stesso conduttore
Vittorio Zucconi ammetterà che hanno scelto di
far parlare le immagini senza « affogarle con
troppe parole ». Il rischio di parzialità,
rivela Zucconi, esiste ma le immagini « non
hanno pretese di neutralità o di obiettività »,
infatti esse proprio per la loro « forza
straordinaria », per i commenti e per i giudizi
in studio assumono un chiaro indirizzo
politico-culturale.
La conduzione di Zucconi sembrava avere un
approccio sensazionalistico, egli sosteneva
infatti che « non c'erano parole per poter
attutire l'impatto e la forza di quello che vi
mostreremo perché non si può mettere il
rossetto alla storia, non si possono truccare
le tragedie » ».
« Questa produzione credo vada ricondotta al
clima politico e culturale dell'epoca.
Guglielmo Rositani, membro della Commissione
vigilanza della Rai per An, aveva dichiarato il
4 aprile, a pochi giorni dalla vittoria
elettorale di Berlusconi e il giorno prima
della messa in onda di Combat film, che
bisognava finirla con le schematizzazioni tra
fascisti cattivi e antifascisti buoni e che
« in TV dovranno raccontare che chi andò nella
repubblica di Salò lo fece per coerenza e per
non avallare un tradimento » ».
[...]
« Nella stessa puntata le immagini vengono
utilizzate in maniera precisa per fornire una
rappresentazione indistinta dei partigiani e
dei repubblichini. Scorrono le sequenze dei
quindici partigiani uccisi a Piazzale Loreto
nell'agosto 1944 e Zucconi sostiene: « I morti
e i fucilati sono tutti uguali. Sembrano nella
morte i fascisti che poi vedremo in altri
filmati, Mussolini e gli altri, buttati,
adagiati nello stesso luogo ». In realtà,
Piazzale Loreto assumeva una carica emotiva e
simbolica particolare proprio per la diversità
delle morti e rappresentava lo sfogo di una
rabbia contenuta per molto tempo.
Zucconi non tiene conto di questo aspetto, a
mio avviso fondamentale, indugiando sui morti e
sulle immagini truci del viso di Mussolini
deformato e irriconoscibile. Infatti, subito
dopo veniva mostrata un'intervista ad Enzo
Biagi nella quale il giornalista sottolineava
« l'orrore di quelle immagini », frutto
dell'ira e dell'odio represso. Ma da dove
nascesse questa rabbia e questa ira nessuno lo
ricordava in studio. Una studentessa, in
studio, affermava che il bene non stava tutto
da una parte così come il male e che Mussolini
fece delle « cose negative » e delle « cose
buone ».
Inoltre, le immagini di Mussolini e di Claretta
Petacci vengono consapevolmente trasmesse per
prime, con il chiaro intento di suscitare della
pietà e della compassione nei telespettatori,
rendendo così difficile ogni
contestualizzazione su come si sia arrivati a
quelle morti.
La rivendicata uguaglianza delle morti delle
due parti non viene distinta dal diverso
significato del valore della scelta in vita.
Accame sostiene di essersi arruolato nella Rsi
il 25 aprile 1945 per « l'onore » e perché
vedeva « l'Italia andare verso la disfatta e il
crollo totale », poi parla la deputata
democristiana Tina Anselmi che racconta di
essere diventata partigiana in Veneto nella
Brigata autonoma « Cesare Battisti » dopo la
visione dell'impiccagione da parte dei fascisti
di vari ostaggi innocenti a Bassano del Grappa.
Così Zucconi può chiedere alla Anselmi: « È
vero che i morti sono tutti uguali? ».
Successivamente si vedono le immagini delle
spie fasciste fucilate e delle Fosse Ardeatine,
come a voler creare un univoco sentimento di
compassione e di esaltazione della vittima,
indistintamente dal valore e dal significato
degli eventi. Anzi, ad un'analisi attenta
appare la diversità di "trattamento": il volto
deformato e irriconoscibile di Mussolini viene
mostrato più volte, come quello straziato della
Petacci. Mentre i cadaveri delle Fosse
Ardeatine non vengono mostrati, dicono i
conduttori perché « impubblicabili ». Non si
capisce perché i primi vengano mostrati
impudentemente, mentre i morti partigiani e
civili vengano censurati.
L'assenza quasi totale della ricostruzione
storica, la manipolazione delle immagini
assunte ad archetipo della verità, l'insistenza
quasi ossessiva sui morti, una rappresentazione
indistinta dei partigiani e dei repubblichini
costituiscono lo spartiacque per una maggiore
spregiudicatezza nella ricostruzione televisiva
e non solo ».

(*)Ahmed Daoud: « A conquistare la rossa
primavera »? Resistenza e antifascismo durante
la « Seconda Repubblica » (1993-2009):
celebrazioni, ideologia, pratica politica,
quotidiani, programmi televisivi, documentari,
film e canzoni.
Tesi di perfezionamento in Storia della Scuola
Normale Superiore, 2018.

Sargon

unread,
Jan 8, 2024, 8:30:10 AMJan 8
to
Il 02/01/2024 15:16, Sargon ha scritto:

> Si trattò di una vera e propria operazione:
> l'« operazione » Combat film, ed ebbe luogo il
> 5 e 6 aprile 1994. Forse qualcuno ricorderà.

Sempre dalla tesi di perfezionamento di Ahmed
Daoud, riporto altre considerazioni e la
rassegna di varie opinioni espresse a suo
tempo.

Secondo Vanessa Roghi in Combat film « si
compie un'operazione di equiparazione fra
partigiani e repubblichini che diventa, anche
grazie alla televisione, senso comune ».

I principali quotidiani italiani e quelli di
sinistra sottolineano l'operazione politica di
Combat film, la faziosità del conduttore,
l'ignoranza e gli errori dei giovani studenti
(una studentessa di scienze politiche che
ignorava chi fosse Pietro Badoglio), la
mancanza di « memoria storica » da parte
dell'« italiano medio » e la volontà di mettere
sullo stesso piano le due parti.
Nicola Gallerano sottolinea come nella
trasmissione, ad eccezione di Piero Fassino e
di Tina Anselmi, nessuno abbia ricordato che fu
il fascismo a scatenare la guerra: egli
rintracciava la causa di questa rimozione
principalmente nella perdita della « memoria
storica » e in un rapporto molto difficoltoso
con il proprio passato. Alessandro Galante
Garrone precisava che non si trattava di
« manicheismo » ma di ricordare e riconoscere
l'abissale « contrasto di civiltà » tra i
partigiani e i repubblichini: se ogni morte può
suscitare sdegno e commozione, le motivazioni e
le cause morali e storiche sono differenti,
l'odio è stato messo da parte ma le differenze
restano incancellabili. La giornalista Barbara
Spinelli sosteneva la forte relazione tra la
vittoria di Berlusconi e questa trasmissione:
qualche settimana prima un programma di questo
tipo non sarebbe stato possibile. Stava
avvenendo in Italia una grande rivoluzione
culturale e politica, stavano cadendo tutti i
« tabù » e i « divieti » che si erano affermati
nella « Prima Repubblica ». Un « libertinismo
verbale » mai verificatosi prima, funzionale e
frutto dell'affermazione delle destre. Nuto
Revelli si diceva preoccupato per il messaggio
che arrivava ai giovani da quelle immagini
drammatiche di Mussolini e della Petacci a
Piazzale Loreto che rischiavano di essere
fuorvianti, perché non spiegavano come si
arrivò a quell'evento: la guerra voluta dal
fascismo, le leggi razziali, vent'anni di
dittatura.

I quotidiani di destra sottolineavano la
positività della trasmissione: per la prima
volta c'era stato il coraggio di mettere
pubblicamente in discussione la Resistenza.
Indro Montanelli su « la Voce » sottolineava
come questo programma poteva rappresentare il
passaggio dalla « Prima » alla « Seconda
Repubblica » perché finalmente erano stati
messi in discussione alcuni capisaldi, come la
sacralità della Resistenza. Invece, dice
Montanelli, contro il programma si era levato
subito un coro di polemiche e critiche che ha
rivelato come i « vizi » della « Prima
Repubblica », e cioè il ruolo dell'antifascismo
era ancora predominante. Secondo Giordano Bruno
Guerri, de « Il Giornale », per la prima volta
il servizio pubblico trattava la Resistenza e
il fascismo in maniera giusta « con distacco e
senza partigianerie ». I partiti stavano
perdendo il loro potere nei confronti della Rai
e la storia cominciava ad essere mostrata così
com'era, sosteneva Guerri: per questo motivo la
sinistra si mostrava indignata del programma.
In realtà, escluso questo articolo polemico di
Guerri, il quotidiano di Berlusconi si mostrava
abbastanza obiettivo e distaccato sulla
vicenda, riportando semplicemente i commenti
dei vari opinionisti sulla trasmissione e
descrivendo l'accaduto.
Il « Secolo d'Italia » enfatizzava sul ritardo
con il quale era stato trasmesso il programma a
causa dello sforamento di Sanremo top di Pippo
Baudo, considerandolo una forma « capziosa di
"censura" ». E si soffermava soprattutto sulle
reazioni della sinistra: l'antifascismo
militante è stato sconfitto grazie ad un
programma che ha « restituito la verità, o
parte di essa, agli italiani ». Combat film
rappresentava per loro una sorta di "rivincita"
rispetto alle stragi compiute dai partigiani,
all'orrore di Piazzale Loreto censurato fino ad
allora, rappresentava cioè la convinzione che
si stesse realizzando un'Italia migliore, più
memore del passato. Il quotidiano del Msi qui
si mostra vicino alla sua matrice nostalgica e
neofascista in una esaltazione della componente
repubblichina.

Ahmed Daoud, Tesi di perfezionamento in storia
della Scuola Normale Superiore di Pisa, pp. 71-
75):

https://ricerca.sns.it/retrieve/e3aacdfe-ad97-4c98-e053-3705fe0acb7e/Tesi-di-Dottorato.pdf

Sargon

unread,
Jan 9, 2024, 2:31:45 AMJan 9
to
Il 02/01/2024 15:16, Sargon ha scritto:

> Si trattò di una vera e propria operazione:
> l'« operazione » Combat film, ed ebbe luogo il
> 5 e 6 aprile 1994. Forse qualcuno ricorderà.

La Repubblica, 7 aprile 1994.
Mario Pirani, "Fascismo e Resistenza pari sono
per la RAI...".

« Da martedì notte su RaiUno vengono proiettati
larghi brani dei filmati, in larga parte
inediti o dimenticati, girati durante la
campagna d'Italia dagli operatori della Quinta
Armata americana che risalì la Penisola dallo
sbarco in Sicilia fino alla liberazione delle
città del Nord. La trasmissione s'intitola
"Combat film", si prolungherà per alcune
puntate ed è condotta da Vittorio Zucconi che
ne commenta in studio i brani con alcuni
invitati.
Ho avuto occasione di vedere la prima di queste
puntate – che ieri sera è stata replicata – e
che si apre con lo strazio dei cadaveri di
Mussolini, della Petacci e degli altri gerarchi
a piazzale Loreto e alla stazione di Milano.
A questo inizio, che riporta in realtà
l'episodio conclusivo della guerra di
Liberazione – ma che è stato scelto come
incipit, evidentemente per dare il "segno"
della trasmissione – ne seguono altri
cronologicamente precedenti: il pianto dei
parenti, chiamati all'ingresso delle Fosse
Ardeatine a riconoscere i corpi dei 335 martiri
della rappresaglia nazista (il filmato
dell'interno non viene presentato perché è il
solo giudicato troppo "crudo"), la fucilazione
da parte di un reparto alleato di tre
guastatori clandestini della Repubblica
sociale, paracadutati dietro le linee americane
per compiere azioni di sabotaggio e spionaggio
militare, il congresso dei Comitati di
Liberazione a Bari, la riunione che sancirà la
svolta di Salerno nell'aprile '44 , l'entrata
degli alleati a Roma, episodi di
fraternizzazione con donne e bambini, ecc.
L'interesse del materiale che ci viene
presentato è straordinario e ne va dato merito
alla Rai e ai curatori (Valente e Olla). La
chiave interpretativa che lo accompagna ha
destato, invece, in me e, forse, in altri
spettatori della generazione che di quei fatti
fu testimone, sentimenti di profondo disaccordo
che, del resto, si evincevano dalle obiezioni
che due degli invitati – Tina Anselmi e Piero
Fassino – cercavano di esporre.
Il leitmotiv di Zucconi è, infatti, impregnato
dall'idea che tutto quello che passa sotto i
nostri occhi sfugge ormai ad ogni giudizio di
merito, ad ogni distinzione di valore, ad ogni
analisi sulle cause: è storia passata di
violenze e di orrori, in cui tutto si parifica
e tutto torna, documenti di grande effetto ma
di nessuna riflessione etico-politica.
Una insopportabile "marmellata" purificatrice
che assolve tutti e nessuno. Così – da
quell'abilissimo sceneggiatore di eventi
giornalistici che è sempre stato – Vittorio
Zucconi ha presentato il disperato lamento dei
superstiti delle Ardeatine e la fucilazione del
"commando" clandestino fascista – episodio
tristissimo ma che rientra nella "normalità"
crudele di ogni guerra – come due fatti
speculari che, in qualche modo, bilanciavano le
nefandezze commesse da una parte e dall'altra
in quegli anni lontani.
Così uno degli invitati ha creduto di essere
particolarmente acuto dicendo che finalmente si
poteva guardare a queste cose come se
rievocassimo le guerre puniche, con l'occhio
dello storico e non del politico. Ma nessuno
gli ha fatto osservare che se nel '45, al
termine di questa "guerra punica", avesse vinto
Hitler gli effetti si sentirebbero ancora oggi
(perché non offrire ai più presuntuosi e ignari
fra quei giovani invitati un biglietto omaggio
per Schindler's List?).
La asserita neutralità che ha impregnato la
conduzione della trasmissione sarebbe stata,
per contro, giustificabile se si fosse
accompagnata ad un inquadramento storico
impeccabile del dilemma, che nello scorcio del
'43-'45 era ormai evidentissimo a tutti, tra
nazifascismo e democrazia. Un dilemma che
presiedette a decisive scelte individuali e
collettive, fu alla base di eroismi e crudeltà
senza precedenti, si stagliò come dirimente per
l'indipendenza della nazione italiana,
condannata in caso contrario a terminare il
conflitto tra i satelliti hitleriani.
Su queste basi e non sulla confusione
livellatrice è possibile oggi operare anche una
revisione dei giudizi schematici del
dopoguerra, respingere la definizione "uomini e
no" di vittoriniana memoria, addivenire a una
analisi critica e anche a una condanna aspra
degli eccessi e delle strumentalizzazioni di
partito compiute nella guerra partigiana,
esprimere pena e biasimo per lo spettacolo di
piazzale Loreto. Altrimenti la neutralità
sfocia in una accresciuta ignoranza di quegli
eventi, anche se accompagnata dalla
documentazione cinematografica.
E, del resto, che l'ignoranza facesse parte dei
giudizi che hanno punteggiato la trasmissione
lo si è visto non solo dalla confessione di
quella universitaria di Scienze politiche
(sic!) che non aveva mai sentito nominare
Badoglio, ma da alcune smarronate del commento.
La più clamorosa è stata quella che ha
attribuito la cosiddetta "svolta di Salerno" a
Benedetto Croce, quando dovrebbe essere
universalmente noto che quell'iniziativa fu un
capolavoro politico di Palmiro Togliatti.
Il 2 aprile del '44, da poco rientrato
dall'esilio moscovita, egli propose, infatti,
ai partiti antifascisti – i quali accettarono –
di accantonare la pregiudiziale antimonarchica
e di partecipare al governo Badoglio per
portare a termine, tutti uniti, la guerra di
Liberazione accanto agli Alleati, salvo
risolvere il problema istituzionale, una volta
tornata la pace, attraverso la convocazione
della Costituente.
Non occorrevano consulenti di spicco per
illustrare la riunione di Salerno con un minimo
di conoscenza. Bastava chiederlo a uno dei
tanti cronisti esperto in rievocazioni
storiche, il quale avrebbe anche potuto, senza
aggravio di spesa e senza ricorrere alla
sbandierata linea verde, fornire le
informazioni necessarie ai curatori della
trasmissione per individuare alcuni dei
personaggi da loro ignorati ma che compaiono
sia nel filmato di Salerno che in quello del
Congresso di Bari e che rispondono ai nomi dei
massimi esponenti politici dell'epoca, come
Velio Spano, Oreste Lizzadri, Alberto Cianca,
Adolfo Omodeo, Fausto Gullo, scambiato
addirittura in un passaggio per il maresciallo
Badoglio!
Detto questo sono consapevole che è sempre
antipatico fare le pulci al lavoro di un
collega, tanto più un collega da tutti
grandemente apprezzato come Vittorio Zucconi, e
se me lo sono permesso è perché, in effetti,
credo che l'interpretazione che egli dà non sia
in realtà affatto neutrale ma rientri in un uso
politico attualizzato della Storia. Se gli
eredi della Repubblica sociale sono legittimati
a tornare al governo bisogna riscrivere la
Costituzione, ha affermato un autorevole
commentatore pochi giorni or sono: ed anche la
Storia va reinterpretata e "pacificata", ci
suggerisce ora il nostro Vittorio.
Ma sono i regimi che riscrivono la Storia e ne
fanno un uso politico, non le democrazie. Per
questo protesto ».

Sargon

unread,
Jan 9, 2024, 4:36:48 PMJan 9
to
Il 02/01/2024 15:16, Sargon ha scritto:

> Si trattò di una vera e propria operazione:
> l'« operazione » Combat film, ed ebbe luogo il
> 5 e 6 aprile 1994. Forse qualcuno ricorderà.

L'Unità, 7 aprile 1994.
Sandro Veronesi, "La Rai riscrive la storia:
Salò e la Resistenza sono uguali".

« Fascismo e TV.
Su Raiuno i film inediti dell'esercito di
liberazione Usa In onda un'ora dopo per colpa
di Baudo, decisa la replica ».

« Però, che velocità i suoi capi stanno ancora
lì a scannarsi per fare o non fare il nuovo
governo, e la Destra ha già messo sotto
controllo la televisione di stato. Questo
veniva da pensare ieri l'altro sera, capitando
per caso su « Combat Film » di Vittorio
Zucconi, passato a ora tardissima da Rai Uno
per via di un provvidenziale sforamento del
programma di Pippo Baudo (provvidenziale e
inutile, il programma è stato replicato
all'orario giusto ieri sera) un miscuglio di
filmati straordinari, strafalcioni storici,
revisionismo d'accatto e filippiche di studenti
somari, che ha gettato una nuova luce sul tema
fascismo/antifascismo.
Dunque, stando al dibattito che è stato
baldanzosamente condotto in studio da Zucconi,
dobbiamo considerare con equidistanza la
decisione del sedicenne Giano Accame di
arruolarsi nei repubblichini e quella della sua
coetanea Tina Anselmi di mettersi coi
partigiani bianchi, dunque il famoso
« Mussolini non ha fatto solo del male
all'Italia » è già entrato nei libri di storia,
dunque i ragazzi ci giudicano coglioni, e
protervi – coglioni protervi – a insistere con
le viete distinzioni tra fascismo e
antifascismo, tra resistenza e regime, tra
vittime e carnefici.
E dire che i filmati presentati nel programma,
tutti di provenienza americana, sono veramente
straordinari soprattutto sul piano della
qualità dell'immagine, della nitidezza
soprattutto se li confrontiamo con le scene
impastate e sbiadite che degli stessi eventi ci
avevano fin qui illustrato la memoria; un
accanimento quasi artistico sul contrasto,
sulla profondità di campo, attorno ai corpi
straziati di Mussolini e della Petacci, e delle
inquadrature inedite di Piazzale Loreto
letteralmente invaso dai milanesi, una folla
oceanica, sotto la pressione della quale la
decisione di appendere i corpi per i piedi pare
più che altro una misura per difenderne
l'integrità. Ma anche le devastanti sequenze
delle vedove delle Fosse Ardeatine; ogni
fotogramma un'opera d'arte e la gelida
documentazione della fucilazione di giovani
spie repubblichine ad opera dell'esercito
americano.
Erano immagini strepitose, e la loro
trasmissione sarebbe stata senz'altro uno degli
eventi televisivi dell'anno se non vi fosse
stato affiancato quel goffo, ridicolo,
maldestro ma d'altra parte anche volgare e
subdolo e vile tentativo di riscrivere la
Storia coi Trasferelli. Così è stato sì un
evento televisivo, ma della più bassa specie.
Giano Accame, incapace di prendere le distanze,
in cinquant'anni, da una cazzata compiuta
quando ne aveva sedici ci ha svelato che i
disgraziati fucilati dagli americani non erano
spie ma « eroi italiani » e il « comunista »
Piero Fassino è stato il bersaglio preferito
del revisionismo degli studenti somari, e la
povera Tina Anselmi non ha potuto, non ha mai
potuto finire nessun discorso incominciato:
« Bassano » « Bassano » mormorava mentre
Zucconi era già passato tra gli studenti per
una nuova domanda. E siccome non l'ha potuto
dire lei, voglio dirlo io, poiché sicuramente
si riferiva ai partigiani uccisi dai tedeschi e
appesi agli alberi del viale di Bassano, e
tenuti lì nel '44 come esempio per la
popolazione per parecchi giorni.
Il fatto è che chiamandoli a parlare di Storia
senza avergliela fatta studiare e sulla scorta
dei dati messi a disposizione da Giano Accame
si rende un pessimo servizio ai giovani, anche
agli studenti somari presenti in studio l'altra
sera (E se insisto su somari, tengo a precisare
è perchè non sapevano chi era Badoglio o perchè
non sapevano declinare il verbo succedere). E
qui corriamo un rischio serio, non tanto adesso
perchè grazie al cielo di testimoni di quei
tempi ce ne sono ancora e possono parlare, e
non ho dubbi che parleranno e forte contro
questo programma, ma tra venti trent'anni
quando anche l'ultima generazione che ha subito
il fascismo sulla propria pelle se ne sarà
andata e sarà solo una faccenda di tesi
contrapposte, e la mia parola varrà quanto
quella di qualunque gallina che ripeterà a
pappagallo quel che le ha detto papà (classe
1962) su ciò che è realmente « succeduto ». E
se questo candido tentativo di mettere sullo
stesso piano Piazzale Loreto e le Fosse
Ardeatine andato in onda per due sere di fila a
nostre spese su Rai Uno oggi trova ancora una
'resistenza' (e proprio il caso di chiamarla
cosi) domani potrebbe trovarne di meno e
dopodomani meno ancora e se non si sta molto
attenti a quello che si dice e che si fa vedere
ai nostri figlioli un giorno non ne troverà
più.
Per questo, ragazzi sarà bene cominciare il
ripasso, il nazifascismo è stato un male per
l'umanità. L'olocausto c'è stato, sei milioni
di ebrei sono stati sterminati nei campi
tedeschi. Mi seguite, cosi? Non è troppo
complicato? Andiamo avanti. L'antifascismo è il
valore su cui si è fondata la nostra repubblica
e che ci ha restituito credibilità nel mondo
dopo la figura di merda che avevamo fatto negli
ultimi vent'anni. La Repubblica di Salò ha
combattuto « contro » l'Italia; i suoi soldati
indossavano la divisa tedesca. Ci siete? E tra
il 9 settembre 1943 e la fine d'aprile del 1945
nella resistenza ai tedeschi sono morti
compresi i civili, 72.500 italiani i mutilati
furono 39.167 sempre compresi i civili, e i
partigiani combattenti sono stati 232.841, e i
collaboratori della resistenza 125.714. E non
erano tutti comunisti, c'erano anche cattolici,
sapete e liberali, persino dei monarchici
pensate un pò e nobili borghesi intellettuali,
giovani anziani preti donne manovali ».

Sargon

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Jan 10, 2024, 4:37:44 AMJan 10
to
Il 02/01/2024 15:16, Sargon ha scritto:

> Si trattò di una vera e propria operazione:
> l'« operazione » Combat film, ed ebbe luogo il
> 5 e 6 aprile 1994. Forse qualcuno ricorderà.

Racconto adesso il mio 5 aprile 1994.
Fino ad allora ero un appassionato di storia
antica: tarda antichità e medioevo,
soprattutto. Amavo esplorare a mio piacimento
quelle epoche lontane, con l’indubbio vantaggio
che le passioni difficilmente avrebbero preso
il sopravvento sul presente. In questo mondo
ideale fatto di lontananza, trovavano posto
anche gli storici della materia: Gioacchino
Volpe era, ed è ancora, l'autore dello
splendido "Il medioevo", credo il mio primo
libro letto sul medioevo; Gaetano Salvemini lo
storico di "Magnati e popolani in Firenze";
Luigi Salvatorelli, l'autore di "San Benedetto
e l'Italia del suo tempo"; come pure Marc
Bloch, Henri Pirenne e via dicendo.
Nulla li legava al loro secolo, ma solo a
quelli passati.
Leggendo le prefazioni dei loro libri, e di
molti altri autori, trovavo addirittura
fastidiosi i riferimenti a loro vicende
personali o ad aspetti politici o ideologici
che riguardassero la loro vita, il loro tempo,
ma che nulla avevano a che fare con l'argomento
del libro. Era un modo puerile di fuggire dal
'900, da orrori e tragedie senza fine; da
milioni e milioni di morti; da popoli e
individui umiliati nello spirito e spesso
straziati nel corpo, che i filmati d'epoca
potevano mostrare senza pietà. E soprattutto
fuggivo dalla storia italiana: troppo complessa
da intendere, troppo dolorosa e con ferite
ancora aperte. Non avendo familiari e parenti
direttamente coinvolti, tenevo perciò fascismo
e antifascismo a debita distanza,
disinteressandomene, ma senza rinunciare a
schierarmi, più per conformismo politico che
per autentiche convinzioni personali.
Fu così che mi capitò di assistere alla prima
puntata di Combat Film.
Pur avendo solo conoscenze storiche
superficiali, ricordo di aver riconosciuto
subito il teatrino immondo che era stato
allestito quella sera, annunciato dall'entrata
nel governo del paese dei neofascisti e dalle
dichiarazioni di Fini su Mussolini di qualche
giorno prima, ben note.
Ricordo anche, con stupore, l’imbarazzante
incapacità di Fassino, presente in studio, di
reagire come pensavo avrebbe dovuto: a ciò che
veniva detto e a come si presentavano e
commentavano i filmati. « Fassino reagisci...
rispondi... dì qualcosa di antifascista... »,
parafrasando l’appello di Moretti del film
"Aprile", rivolto a D'Alema.
Sicuramente mi fece migliore impressione Tina
Anselmi. Ma come? la democristiana Tina Anselmi
si dimostrava più reattiva del comunista Piero
Fassino, uno dei tanti che si riempivano la
bocca di antifascismo?
Lessi molti giornali, quelli a me più
congeniali ovviamente, anche per trovare
conferma alle mie impressioni, che potevano
anche essere eccessive. Non era così: avevo
visto bene. Ritagliai gli articoli più
significativi, che conservai a lungo, ma che
alla fine, purtroppo, buttai via.
Come al solito fu la cultura a reagire
adeguatamente, più che la politica, spesso
imbelle o incapace.
Seguii le polemiche: l'appello del Manifesto
per il 25 aprile imminente.
Capii allora che non potevo più voltarmi
dall'altra parte e che certe cose non erano,
anzi non sono, delegabili. Dovevo cercare di
comprendere cosa fosse accaduto 75 anni prima
in Italia e perché; capire ad esempio se ciò
che accadde nel 1921, nel 1922 e
successivamente, avrebbe potuto ripetersi
allora o in futuro. E poiché l'unico modo per
farlo era studiare quello che avevo fino ad
allora accuratamente evitato, fu così che dopo
quella trasmissione di Combat film dedicai gran
parte dell'acquisto di libri e delle letture
soprattutto alla storia d'Italia della prima
metà del '900. Cosa che continuo a fare
tuttora, visto che i motivi per farlo sono più
forti e impellenti che mai.

Sargon

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Jan 10, 2024, 4:37:44 AMJan 10
to
Il 02/01/2024 15:16, Sargon ha scritto:

> Si trattò di una vera e propria operazione:
> l'« operazione » Combat film, ed ebbe luogo il
> 5 e 6 aprile 1994. Forse qualcuno ricorderà.

Sargon

unread,
Jan 10, 2024, 4:37:57 AMJan 10
to
Il 02/01/2024 15:16, Sargon ha scritto:

> Si trattò di una vera e propria operazione:
> l'« operazione » Combat film, ed ebbe luogo il
> 5 e 6 aprile 1994. Forse qualcuno ricorderà.

Sargon

unread,
Jan 10, 2024, 5:03:30 AMJan 10
to
Il 10/01/2024 10:37, Sargon ha scritto:

> ...

Ops! Scusate. La mancata chiusura del riquadro di invio del messaggio
sul server Eternal mi ha indotto a ripetere l'invio, sempre con lo
stesso problema, e a ritenere che non fosse avvenuto regolarmente,
inducendomi ad inviare il messaggio al server Solani, che non ha dato
problemi. Adesso però ci sono 3 messaggi identici :-[
Tenete quindi conto che la mancata chiusura del riquadro di trasmissione
del messaggio al server, non significa necessariamente che il messaggio
non sia pervenuto al server.
Scusate nuovamente.
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