In qualche modo si ritiene, sin dai tempi della Grecia classica, che
l'antica, scomparsa civiltà cretese, fosse una sorta di paradiso in
terra, una specie di "età dell'oro" non funestata dalle guerre e dagli
scontri sociali che caratterizzavano altri popoli dell'area. Ricca,
opulenta, dedita alle arti, ai divertimenti, al sesso e non alla
guerra, godendo di una prosperità starordinaria per l'epoca e basata
essenzialmente sul commercio e sui traffici garantiti da un ferreo
dominio del mare (talassocrazia) , la civiltà minoica avrebbe garantito
uno sviluppo sereno e poco oppressivo della zona egea.
L'idea rimonta addirittura a Tucidide, il grande storico greco, che non
era certo tipo da farsi illusioni ottimistiche su una cultura, il quale
attribuisce al leggendario re Minosse (l'attuale denominazione
"minoici" viene da lui) un totale dominio del mare, la colonizzazione
pacifica delle isole Cicladi. l'instaurazione di un sistema di tributi
giusto, e l'eliminazione della pirateria, attività frequente tra i
Greci, e non disonorevole all'epoca [1]
E' da notare come Minosse sia divenuto una figura tradizionale di
giustizia e di saggezza, tanto da essere considerato uno dei giudici
delle anime dei morti nell'Ade, idea questa che durerà sino a Dante.
Questa idea aurea ed idilliaca della civiltà cretese come portatrice di
una "pax minoica" integrale venne ripresa in modo non privo di valide
motivazioni. anche se probabilmente troppo esagerato ed unilaterale, da
diversi archeologi, primo fra tutti sir Arthur Evans, l'archeologo
britannico primo scopritore ed escavatore di questa civiltà, che coniò
appunto per essa il nome di "minoica".
Sia pure in senso critico, l'idea permane ancor oggi, e trova il suo
fondamento nell'assenza di fortificazioni sull'isola (in un'epoca in
cui le poderose citadelle micenee erano d'obbligo, in Grecia
continentale) nell'assenza di rappresentazioni di vita militare
spedizioni di guerra etc. nell'iconografia, nella relativa scarsità di
armi rinvenute (per quanto le spade cretesi siano di eccellente fattura
si ritiene avessero uso sostanzialmente cerimoniale) e nell'assenza di
segni tangibili di guarnigioni e dominio militare sulle isole egee
rientranti nel dominio cretese.
Questo punto di vista è stato criticato da altri archeologi, che hanno
fatto notare come non siano inesistenti società che pur praticando
guerra non conoscono fortificazioni, hanno ridimensionato l'idea che le
armi fossero meramente cerimoniali, hanno interpretato come battaglia o
duello certi frammenti di affreschi (che per altro rimangono aperti ad
interpetazioni diverse di tipo agonistico-rituale anche cruento) e via
dicendo.
La questione al momento non è chiara: anche i recentissimissimi
escavatori del sito di Afiarti non hanno esitato a suggerire che
l'assetto privo di ogni difesa, aperto ed ameno della località
vicinissima al mare, suggerisce fortemente l'idea di una società che
non conoscesse guerre o che perlomeno non temesse incursioni [2]
Le conclusioni di una conferenza archeologica specialistica
sull'argomento [3] sono incerte: l'idea che -- unica tra la civiltà del
Bronzo che conosciamo -- Creta riuscisse a fare a meno della guerra, è
così straordinaria, che per assumerla come valida occorrerebbero prove
straordinarie, maggiori di quelle che abbiamo. D'altra parte, non si
può disconoscere il fatto che evidenze dell'esistenza di un esercito,
di guerre di conquista o difensive, della ossessiva celebrazione della
vita militare e guerresca tipica delle società di quell'epoca, non ce
ne sono.
E' possibile che, espandendosi sul mare, e riuscendo in qualche modo ad
evitare conflitti interni, Creta sia riuscita ad evitare conflitti
maggiori sul proprio suolo, grazie alla forza della propria flotta,
sinché, indebolita dall'eruzione di Thera -- non ci vuol molto a
supporre che il gigantesco tsunami abbia avuto effetti devastanti sulle
navi -- ricca com'era divenne facile preda per i saccheggiatori micenei.
Ma a meno di altre e più conclusive prove in un senso o nell'altro,
qualunque conclusione è al momento molto speculativa.
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[1] Tucidide (Storie, I 4-5) <cite> Minosse infatti, il più antico tra
quelli di cui sappiamo per fama, si procurò una flotta ed ebbe il
dominio sul mare ora Ellenico per gran parte e comandò sulle isole
Cicladi e divenne primo colonizzatore della maggior parte di esse, dopo
aver cacciato i Cari ed aver insediato come capi i propri figli; e la
pirateria, come (è) evidente, egli eliminava dal mare per quanto
poteva, allo scopo che i tributi di più giungessero a lui. Gli Elleni
infatti anticamente e tra i barbari quelli vicini al mare sulla
terraferma e quanti avevano isole, quando iniziarono di più ad
attraversare il mare con navi gli uni verso gli altri, si volsero alla
pirateria, conducendo li uomini non dei più incapaci, allo scopo del
proprio guadagno e del sostentamento per i deboli, e piombando su
centri urbani privi di mura e abitati per villaggi facevano rapina e si
procuravano la maggior parte del sostentamento da qui, non comportando
ancora disonore questa attività, ma piuttosto arrecando anche una
qualche fama; e lo dimostrano tuttora alcuni degli abitanti del
continente, per i quali è motivo di vanto fare bene questo, e gli
antichi tra i poeti che formulano le domande di quelli che sbarcano
dovunque allo stesso modo, se sono pirati, come se né coloro ai quali
fanno la domanda considerassero indegna l'attività, e coloro ai quali
era motivo di interesse sapere non intendessero offendere. </cite>
[2]
http://www.ekathimerini.com/46418/article/ekathimerini/news/pax-minoica-in-aegean
[3]
https://it.wikipedia.org/wiki/Civilt%C3%A0_minoica#La_guerra_e_.22la_pace_minoica.22