Il Tue, 7 May 2013 13:25:45 +0200, "Arduino" <ard...@nomail.nomail>
ha scritto:
>Sto a casa (in malattia) e sono pagato era cosa abituale,
gi� solo questo, mi fa capire che non sai di cosa parli.
Poich�, prima dell'entrata in vigore del contratto nazionale
del 1970, per essere lasciati a casa, bastava " un raffreddore ".
>Per� che c'erano figure maggiormente previlegiate, ma o lo erano di
>pochissimo, come gli impiegati
Passa una ventina d'anni in una linea di montaggio, in una fonderia,
in un 'acciaieria, o altro luogo di tale ameno splendore.
Poi, vai a raccontare a qualcuno di questi uomini di fatica,
quello che hai scritto pocanzi... bene che ti va,
ti fanno rinchiudere tra i pazzi.
>I sindacati si inserirono in questo contesto, sfruttando la facilit� con cui
>bastavano poche ore o pochi giorni di sciopero, per ottenere consistenti
>miglioramenti.
Questa frase, da sola, fa capire che tu non hai la pi� pallida idea
di cosa sia il mondo del lavoro, all'interno di una fabbrica.
Quando un operaio arriva a fare sciopero, vuol proprio dire
che non ce la fa pi�. Le condizioni lavorative, specialmente
negli anni '50, '60, '70, erano talvolta al limite dell' umana
sopportazione. Mai sentito parlare di malattie professionali ?
Le lotte operaie di quegli anni, sono qualcosa di epico.
Altro che sfruttare la facilit�...
>Si arriv� quindi ad una mentalit� di pozzo di San Patrizio,
>con l'aggravante che si innescava anche un odio di classe mettendo in testa
>all'operaio di essere uno sfruttato.
Ah, perch�, non era sfruttato ? :-)
Di certo, non mi stupisco di leggere simili cose.
Oggi, per lo pi�, arrivano dal mondo " riformista "
della pseudo sinistra italiana; Gente che non sa cosa
sia la fatica, il sudore, la rabbia; Saprei io come fargliele provare:
un bel lavoro in una fonderia, o su una linea di mirafiori.
Dove, per andare a fare pip�, devi alzare la manina,
e aspettare che qualcuno venga a darti il cambio.
E, se quel qualcuno non arriva, la fai li sul posto.
Non ti prendere la briga di rispondermi.
Sarebbe tempo perso. Di parole come le tue,
sono cos� abituato a sentirne, da averci fatto il callo.
Eppure, mi danno sempre un profondo senso di nausea.