Arduino <
22340i...@mynewsgate.net> ha scritto:
> Ma poi per fortuna venne un altro flagello, la peste nera del 1348:((
Il grande limite invalicabile delle società antiche, fu sempre la
produzione alimentare.
Ancora in epoca relativamente moderna, il catasto teresiano compilato fra
il 1722 e il 1760, indica per la Lombardia una produzione di grano venti
volte inferiore a quella attuale.
Inoltre il lavoro era gravosissimo, un agricoltore moderno ara in una
giornata ciò che due contadini e un tiro di animali aravano in un tempo
che a seconda della durezza del terreno, variava da venti fino a
cinquanta giorni, mietitura e trebbiatura compiute assieme, in un giorno
danno ciò che per una squadra di contadini richiedeva decine di giorni.
In un simile contesto per una famiglia di contadini l'ideale era produrre
solo per mantenere sé stessa con un piccolo surplus per retribuire i
servigi di pochi artigiani. Nell'alto medioevo fu quasi così; col sorgere
delle città il panorama cambiò. Le città non vivevano in simbiosi, ma
erano parassite della campagna, che in buona sostanza era
autosufficiente. I cittadini perciò producevano per sé stessi e per
commerciare con altri centri urbani. Il motore che teneva in piedi il
sistema erano gli affitti pagati dai contadini. Però se il nuovo sistema
permetteva di superare il numero di abitanti che avrebbero potuto vivere
del solo lavoro agricolo, tale limite non poteva venire superato di
molto. Più le città crescevano, più gravoso diveniva alimentarne gli
abitanti, più aumentavano i contadini, più onerosi divenivano gli affitti
in quanto molti accettavano qualunque contratto pur di avere un pezzo di
terra da cui trarre un pezzo di pane. Per questo le pestilenze
incredibilmente portavano benessere. Prima della peste del Manzoni (1630)
il prezzo del grano era di 45-50 lire al moggio (40-46 centesimi al chilo
e dato che la manodopera costava pochissimo, questo era sostanzialmente
il prezzo del pane). Dopo il flagello il prezzo scese a dodici lire il
moggio, mentre il segale da quaranta passò a sette lire.
Ciò fu dovuto al crollo degli affitti, dato che i proprietari dovettero
farsi una spietata concorrenza per affittare i terreni, e perché i
contadini avendo molti meno cittadini da sostentare, poterono alimentarsi
a sufficienza e avere un notevole surplus.
Durò una ventina di anni, poi provvidero a creare nuovamente più bocche
che cibo.
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Arduino d'Ivrea