Interessante questa intervista all'Ambasciatore della Federazione Russa
in Italia in cui si parla di liberatori poco conosciuti in Italia,
ossia dei circa cinquemila sovietici che parteciparono alla Resistenza
italiana.(L'intervista è del 2006, percio' si parla di sessantesimo
anniversario)
Sull'argomento dei partigiani sovietici in Italia, per chi interessato,
esiste un libro :
"Ciao, russi : partigiani sovietici in Italia : 1943-1945"
di Mauro Galleni ; a cura di Carlo Isoppi.
Marsilio, 2001
Sergio
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Circa cinquemila sovietici parteciparono alla Resistenza
di Carlo Fredduzzi
Aleksej Yutrevich Meshkov è da poco più di un anno il
nuovo Ambasciatore della Federazione Russa in Italia e uno
dei più giovani diplomatici della nuova Russia, pur avendo già
ricoperto la carica di vice ministro degli affari esteri. Come tutti i
diplomatici che a Roma rappresentano i grandi paesi, svolgono la loro
azione
lontano da telecamere e taccuini. Siamo perciò particolarmente lieti di
questa intervista esclusiva rilasciata alla nostra rivista, di cui lo
ringraziamo vivamente.
Aleksej Yurevich, il popolo italiano si appresta a celebrare il 60
anniversario della Liberazione del paese dal nazifascismo.
- La festa della Liberazione, che il popolo italiano celebra il
prossimo 25 aprile, precede di pochi giorni una data memorabile - il 60
Anniversario della Vittoria dell'Unione Sovietica nella grande guerra
patriottica e la fine della seconda guerra mondiale. Questi due eventi
sono
importanti non solo per l'Italia e la Russia, ma anche per tutto il mondo
e soprattutto per l'Europa.
La vittoria sul nazifascismo è stata possibile grazie al grande
contributo dell'Unione Sovietica.
- Tutto il mondo conosce il contributo che il popolo sovietico ha dato
alla sconfitta del nazismo. La vittoria è stata conquistata a caro
prezzo. Il nostro popolo ha perduto nella grande guerra patriottica,
durata
1418 giorni e notti, 27 milioni di vite umane. Nelle retrovie nemiche
combatterono circa 4 milioni di partigiani e clandestini. Oltre 6
milioni furono i sovietici internati nei campi di prigionia nazisti.
Anche nelle file della Resistenza italiana combatterono molti
cittadini sovietici.
- Si, per la liberazione dell'Italia accanto alle truppe alleate in
varie zone dell'Italia combatterono reparti di partigiani italiani. Le
azioni partigiane furono particolarmente intense nell'Italia
settentrionale. Nel movimento partigiano italiano, secondo alcune stime
incomplete,
presero parte 4981 cittadini del nostro
Paese. Molti di loro dettero la vita per la libertà del vostro Paese.
Su tutto il territorio italiano si contano 458 tombe di caduti
sovietici che hanno partecipato alla lotta di liberazione. Vorrei
rilevare che
la lotta comune dei cittadini sovietici accanto ai partigiani italiani
contro l'occupazione nazista è diventata una pagina eminente nella
storia delle relazioni tra i nostri due popoli e, senza alcun dubbio, è
stato e resta un fattore importante del consolidamento dell'amicizia e
della comprensione reciproca tra la Russia e l'Italia.
Ci furono veri e propri atti di eroismo dei partigiani sovietici in
Italia.
-Certamente. Fiodor Poletaev, insignito della medaglia d'oro "al valor
militare" della Repubblica Italiana e della stella di eroe dell'Unione
Sovietica, è il simbolo del coraggio e dell'eroismo dei cittadini
sovietici che combatterono per la liberazione dell'Italia. Cadde in un
impari combattimento vicino a Cantalupo Ligure, dove c'è la sua tomba e un
monumento in bronzo che ricorda il suo eroismo. La Russia onora la
memoria dei suoi cittadini che presero parte alla Resistenza italiana e
che
dettero la vita nella lotta contro il nazismo. Su di loro sono stati
scritti molti libri e
molte scuole e strade sono intestate a loro.
Come celebra la Russia questo straordinario evento del 60 della
vittoria contro il nazifascismo?
- In Russia molte manifestazioni e iniziative che abbiamo svolto e
svolgeremo quest'anno sono legate al 60 della vittoria nella grande guerra
patriottica. A marzo a Roma si è svolta una "tappa" della "Maratona
internazione della Vittoria", che è partita all'inizio del 2005 da San
Pietroburgo e che ha poi toccato Mosca, Londra, Parigi e New York. Alla
manifestazione romana della "Maratona della Vittoria" hanno preso parte
noti esponenti del mondo politico e civile, rappresentanti delle
istituzioni e delle associazione partigiane. Nel momento in cui
celebriamo il
60 anniversario della Liberazione dell'Italia e della Vittoria nella
grande guerra patriottica vogliamo sottolineare in modo particolare che
l'umanità deve ricordare le lezioni della storia e non consentire più
tragedie come quella
dell'ultimo conflitto mondiale.
da La Rinascita della sinistra, 29-4-2005
--
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Come sono finiti 4981 sovietici in Italia ?
La spiegazione ovvia, POW presi dall' CSIR/ARMIR mi sembra l' unica
possibile, ma non mi sembra tanto possibile, data l' immediata azione
tedesca nel centro-nord, che 4981 POW si siano dati alla macchia; mentre
nel Sud gli anglo-americani li avrebbero rimandati in russia. Resto
molto scettico su questa cifra, sinceramente.
Saluti,
Dott. Piergiorgio.
ciao
A.
Su Storia Militare avevo letto che i tedeschi dopo l' 8 settembre avevano
spostato in Italia reparti composti sovietici ( cosacchi , georgiani , etc)
Una parte di costoro puo' benissimo aver cambiato idea e nemico :)
> Su Storia Militare avevo letto che i tedeschi dopo l' 8 settembre avevano
> spostato in Italia reparti composti sovietici ( cosacchi , georgiani , etc)
> Una parte di costoro puo' benissimo aver cambiato idea e nemico :)
>
>
>
In merito alla vicenda, riporto da Guido Bonvicini "Decima Marinai!
Decima Comandante!" Mursia pag. 160
"... La sera del 10 aprile ('45 ndr.), il comando di settore chiese una
compagnia, e la 3a fu distesa a cavallo della rotabile tra Filo e Bando.
IL comando compagnia si sistemo' dietro due case vicine alla strada, i
maro' provvidero a scavare buche nel terreno tutto piatto. Ai lati
avrebbero dovuto esserci reparti della 162a divisione turcomanna, ma
presto fu chiaro che non c'era nessuno; il gran numero di armi rinvenute
diceva che i disertori russi avevano abbandonato in massa la linea e
s'erano dati prigionieri. ..."
-fine della citazione-
Questi qua erano in Italia da poco, e gia' avevano imparato la lezione.
Quasi "li vedo", mischiati ai -oni -oni di partigiani infestare le
citta' "liberate" e farsi acclamare come i nipotini del Bakunin (Ue' ma
te l'hai letto il Bŕkuněn?)
Da Tovarisc a Kameraden e poi da Kameraden a Tovarisc. Salute!
Saluti, Dido
e chi ha detto che questi sovietici siano arrivati in Italia nello
stesso periodo in cui gli anglo-americani risalivano la penisola?
E poi dovresti sapere che dall'URSS da parte nazista furono deportati
anche milioni di civili.
ciao
s.
Sui 'partigiani russi' ho compiuto una lunga ricerca, quando
ebbi occasione di fare un documentario su di loro, con
particolare riferimento al Piemonte, per conto di Russkij Mir
(l'ex italia-URSS) di Torino. Da tale lavoro stiamo ricavando oggi
una 'versione nazionale' della cosa.
La loro vicenda è molto interessante per vari motivi: leggete - se
volete - con pazienza,
cercherò la sintesi, ma le cose da dire sono tante:
La cifra di Galleni di non è campata per aria e si basa suoi ruolini
di smobilitazione
delle brigate nel '45. Credo proprio che nessuno avesse interesse ad
inserirvi dei nomi di 'russi' inesistenti.
Più che altro sono scritti tutti sbagliati, o c'è il solo nome di
battaglia e tra parentesi 'sovietico'. (questo creerà problemi,
ultra)
Erano circa 5000 e più del 10% di loro morì combattendo in Italia.
( solo in Piemonte furono 717 - con 62 caduti - contati, fidatevi).
Le regioni con una maggiore loro presenza furono - oltre il Piemonte -
l'Emilia, la Liguria il nord della Toscana e qualcosa in Veneto. Ma -
per dire - ce ne fu un gruppo consistente anche in Lazio. Furono più o
meno dappertutto.
Tra loro i prigionieri di guerra furono una esigua minoranza. Una
minoranza importante perché ideologizzata, antifascista, antinazista.
Sono loro la 'prima ondata' di sovietici nelle formazioni partigiane.
Pochi e molto motivati. Più che prigionieri degli italiani, erano
prigionieri finiti in campi italiani, anche se si erano arresi ai
tedeschi - questo non so perché, presupporrebbe una certa 'mobilità'
dei prigionieri tra campi tedeschi e italiani, che non mi spiego con i
motivi di salute. Ad esempio il tanto citato (troppo, poi vedremo il
perché) Fedor Poletaev era un sottuficiale d'artiglieria controcarro e
fu fatto prigioniero nella sacca di Smolensk dove gli italiani erano
presenti solo col pensiero, eppure finisce a Tortona.
L'otto settembre - dicevo - questa prima ondata scappa, spesso alcuni
di loro hanno già avuto contatti clandestini con gli antifascisti.
Qualcuno di loro sa dove andare e si porta dietro chi riesce. Due
esempi piuttosto noti sono quelli di A. Tarasov e di Volodija
Pereladov il primo si rifugia varie settimane da papà Cervi - e ne
diviene l'ottavo 'figlio' russo - il secondo si da alla macchia.
Insieme fondano - da lì a poco - il famoso 'battaglione sovietico
d'assalto' che sarà il protagonista di tantissimi fatti d'armi tra cui
la conquista di Montefiorino, la costituzione della Repubblica di
Montefiorino e la sua difesa. Il 'battaglione sovietico d'assalto'
era composto da circa 200 uomini con tanto di bandiera rossa con
scritte in cirillico, ufficiali e commissari sovietici, ordini in
russo e avevano trovato anche - chissà dove - qualche pepescià e
munizioni.
In un secondo tempo (dalla primavera estate '44) c'è l'arrivo dei
disertori: Hiwi, Todt e Wehrmacht. Studiosi tedeschi - ho i libri a
casa e adesso sono in studio -
affermano che in italia i russi al seguito dei tedeschi fossero
parecchi: più di 150.000. Non è irragionevole: c'erano i cosacchi di
Krasnov nell'Adriatische Küsterland che da soli erano più di 50.ooo e
poi la divisione turkestana, i battaglioni georgiani, tartari di
Crimea, ucraini, poi gli hiwi e i prigionieri schiavizzati della Todt
a lavorare su ponti e ferrovie (e nelle città bombardate).
Solo alcuni di essi avevano avuto contatti con il movimento di Vlasov
- erano comunisti oppositori del regime staliniano, nazionalisti,
avventurieri vari o semplicemente gente che aveva avuto dei morti in
famiglia durante le purghe degli anni '30 o - soprattutto caucasici
cosacchi e ucraini - con le famiglie sterminate dai
Rossi durante la guerra 1918-21. La maggioranza erano 'prigionieri
puri' che avevano semplicemente 'preso il treno' dell'arruolamento
nella Wehrmacht o nella Todt per sfuggire alla morte certa nei campi
di prigionia tedeschi (dove muoiono tra '41 e '45 cira 5 milioni di
prigionieri sovietici). Un ex partigiano georgiano che vive ad Intra
dove si è sposato nel '45 con una eroina della Resistenza locale mi ha
detto che nella Todt i sovietici - li chiamo così perché di 'russi-
russi' ce n'erano pochi - facevano a gara per farsi mandare in Italia
o in Jugoslavia per poi scappare dai partigiani.
SU TUTTI INCOMBEVA IL PRIKAZ 270 dove veniva comminata la morte a chi
si arrendeva al nemico e autorizzava la ritorsione sulle famiglie. E
si erano arresi tutti, anche quelli che poi fondarono i 'battaglioni
sovietici d'assalto', mica solo quelli che poi confluiranno nella 162°
divisione turkestana o nella ROA... Perché si erano arresi era presto
detto: un altro ex partigiano ucraino ancor oggi residente in Italia
(e fatto prigioniero in Crimea) tra l'altro mi ha detto:
'...circondati, dopo dieci giorni che non ricevavamo viveri, una
settimana dopo che gli ufficiali superiori erano scomparsi tutti,
quando abbiamo finito le munizioni ci siamo arresi, che dovevamo
fare?'
INSOMMA: tra Prikaz incombente e successi dell'Armata Rossa - di cui
gli 'ideologizzati' della prima ondata andavano tenendo informati
quelli che ancora erano in feldgrau con volantini ciclostilati scritti
in puro stile 'qui radio Mosca, morte al fascismo e ai traditori'
molti sovietici della Wehrmacht e della Todt passarono ai partigiani
italiani. I quali li andavano a reclutare anche per conto proprio,
affronando molti rischi: in molti furono vittime di imboscate
mascherate da false diserzioni 'russe'.
Se in 5.000 passarano ai partigiani, gli altri rimasero coi tedeschi,
combattendo lealmente e arrendendosi agli americani il 28 o il 30 di
aprile, belli inquadrati, con tutto l'equipaggiamento in ordine e
sulla via del Brennero. A parte i pochi reparti mandati in linea,
generalmente i 'russi' di Kesserling controllavano il territorio,
strade ferrate e retrovie del fronte soprattutto. Poi c'erano gli
specialisti del terrore: provate ad andare in val Borbera, per
esempio, e dite che state facendo un documentario sui 'mongoli':
le vecchie signore - ancora terrorizzate - vi chiuderanno le persiane
in faccia e vi diranno di andar via, che ne hanno avuto abbastanza...
Il responsabile della SIP (servizio informazioni partigiano) di quelle
parti - dove c'era la garibaldina Pinan Cichero, una delle più
agguerrite formazioni partigiane d'italia - persona serissima mi
confermava che i tedeschi davano i Mauser ai mongoli solo quando
andavano in azione, altrimenti 'quelli' si sparavano tra loro.
Nella 'Pinan Cichero' c'era ache Fedor Poletaev con una quarantina di
sovietici e 'quel' giorno in cui morì e per cui fu poi insignito negli
anni sessanta del titolo di Eroe dell'Unione Sovietica - unico
partigiano russo all'estero - lo scontro era proprio tra un
distaccamento della Cichero - con molti russi - al comando di
'Toscano' e i famigerati 'mongoli'. Rossi contro Bianchi, come nel
'19, in mezzo alle montagne liguri.
In ogni caso, dalle grida, Fedor si accorge che gli altri sono dei
'mongoli', molla il mitra si tira su e comincia a gridargli cose in
russo, una parte dei mongoli si consegna, qualcuno invece scappa,
spara da lontano un po' a casaccio e Poletaev muore.
Una morte accidentale, dice Toscano. Fedor lo faranno Eroe per altri
motivi:
- era stato un prigioniero fuggito della 'prima ondata' e dunque non
si era mai arruolato nella Wehrmacht
- Fedor muore combattendo contro i mongoli e dunque lava l'onta degli
'altri russi' (in Europa occidentale gli unici 'russi' che la gente
aveva visto erano quelli della Wehrmacht)
- in qualche modo dal nome di battaglia partigiano di 'Poetan' si era
riusciti a identificare l'artigliere dell'Armata Rossa 'Fedor
Poletaev' fuggito nel settembre '43 dal campo di prigionia di Tortona
- SOPRATTUTTO: c'era l'accordo con l'ENI e la FIAT nell'aria.
In verità, Toscano e gli altri della Cichero volevano dar la medaglia
ad un altro sovietico, uno studente di Odessa ben diversamente
meritevole, ma non si è mai capito se si chiamasse Sasha Kirikov o
Kirinov o Kikirikov e dunque l'Eroe finirà per doverlo fare il buon
Fedor...
Abbiamo trovato - oltre a un romanzo su Fedor scritto nella più pura
imitazione dello stile di Sholokov - un bellissimo film di propaganda
sovietica in cui si vedeva la visita a Genova della moglie e del
figlio di Poletaev negli anni '60, la loro visita ai cantieri navali
dove gli operai italiani facevano vedere loro la superpetroliera in
costruzione che avevano deciso di chiamare: 'Fedor Poletaev' e una
'via Poletaev' a Genova. La petroliera non è mai esistita, la via - 50
metri scarsi - c'è ancora adesso.
______
I partigiani russi, alla fine della guerra, al ritorno in URSS, ebbero
una pessima sorpresa: quasi tutti furono internati insieme ai
'vlasovici' anzi, già sulle tradotte furono messi tutti insieme
'Bianchi' filonazisti e partigiani. Uno di loro, il padre, riuscì a
mandare da Bratislava una cartolina al figlio e al fratello ancora a
Villar Perosa (erano stati tutti e tre partigiani con gli autonomi)
dicendo loro di non sognarsi di ritornare in patria, che già al
Brennero l'avevano messo con i cosacchi...
Anche il mitico Volodjia Pereladov - quello del 'Battaglione sovietico
d'assalto' medaglia d'oro inglese e italiana sul petto finirà in un
Gulag. Lui che a quelli della Wehrmacht aveva solo e sempre sparato,
altro che arruolarsi... Lui che aveva sfondato la Gotica due volte -
andata e ritorno - coi suoi e poi in primavera con gli inglesi dietro.
Pereladov al porto di Odessa viene preso a sputi dalla gente per
strada e internato. Pereladov scriverà poi due libri: uno tenerissimo
di ricordi italiani e l'altro amarissimo di galere russe, di
'commissioni di valutazione', di 'rieducazione' di casa e lavoro
difficili da trovare anche quando Krushëv li riabilita...
Cosa rimane di loro nei ricordi della gente di qui? Non molto di
politico. Anche se avreste dovuto vedere come luccivano gli occhi di
molti garibaldini quando raccontavano che i 'russi' parlavano loro di
Stalin e della collettivizzazione, dell'ateismo e delle fabbriche... O
i comandanti italiani più 'guerriglieri' che si emozionano ancora
adesso perché '...sai: 'loro' sotto il fuoco non si muovevano,
tenevano la posizione e poi avanzavano, in catena, l'uno dietro
l'altro, coperti, altroché i nostri...'
Altri ricordano di come fossero durissimi tra di loro: per un furto
non c'era il 'palo', ma direttamente la fucilazione (c'è una
spegaziane anche a questo: '...sai, ci mostravano l'uomo nuovo
sovietico, e la notte prima bevevano tutti insieme: il condannato e il
picchetto e nessuno piangeva...').
TUTTI ricordano che bevevano qualsiasi cosa, anche il kerosene.
Ottimi soldati, 'tenevano la posizione': spesso in possesso di DUE
addestramenti militari: Armata Rossa e Wehrmacht, insegnarono ai
nostri ragazzi a fare la guerra e sbrigarono loro le situazioni più
difficili. Spesso i comandanti italiani lasciavano che agissero in
gruppo e vederli partire all'attacco era comunque esaltante:
'...l'Armata Rossa quella di Stalingrado, di Kursk era lì con te,
hurrà!...'
'Tenevano la posizione' ma c'erano anche le eccezioni: i 'colpisti'
geniali, quelli che si travestivano da tedeschi e li facevano
impazzire, come il mitico capitano Danilov (anche se - detto inter nos
- il nome mi sembra serbo) in Friuli che aveva sempre dei 'partigiani
prigionieri' da consegnare, travestito da ufficiale SS e con buona
scorta di russo-tedeschi o ai tedeschi stessi o ai repubblicani: come
andasse a finire, è facile immaginare.
Qualche partigiano reduce dell'ARMIR ci sapeva anche parlare insieme,
se no loro imaravano alla svelta l'italiano. E poi erano competenti:
gli esplosivi paracadutati li sapevano maneggiare loro, mica i ragazzi
di diciott'anni renitenti alla leva di Salò... E così i pezzi
controcarro: l'unico elefantino che entrò in azione alla liberazione
di Torino lo maneggivano loro... Erano anche, molti di essi, buoni
cacciatori, cosa apprezzatissima in montagna, inverno '44 il più
freddo degli ultimi vent'anni...
E quando il 25 aprile Moscatelli entrò in Milano ancora presidiata da
tutti (Decima, milizia, tedeschi) chi volle con sé? Ma il battaglione
georgiano, no... Trecento georgiani efficientissimi comandati da un
leggendario capitano dell'Armata Rossa, 'il Kote' eroe dell'Ossola e
della battaglia di Gravellona
Non fecero distinzioni politiche: l'ambiguissimo Mauri - che faceva
trattative private coi tedeschi - aveva anche lui i suoi russi, così
come i garibaldini e i gielle.
Dei russi e dei gielle c'è da raccontare una cosa singolare: in una
zona dove erano egemoni - il cuneese occidentale - i GL festeggiarono
insieme coi sovietici il 18 ottobre (Rivoluzione d'ottobre) con una
bella parata generale in quel di Monterosso Grana, armi lucide e
bandiera in testa. Poi il maggiore Konov tenne un bel discorso prima
in russo e poi in italiano e si festeggiò un po'...
Altra cosa che rimane sono i figli. Un certo numero di essi non
tornarono in URSS. Del resto, come mai prima ancora degli Alleati
nelle città del nord liberate arrivavano i commissari russi a prendere
i nomi dei sovietici? Di quelli che restarono, molti si sposarono in
Italia. Qualcuno ancora ci vive. Altri rientrarono e i figli avuti con
le italiane rimasero qui. Le ragazze di allora dicono ancor oggi che
erano generalmente belli e poi poverini 'erano così lontani da
casa...'
L'ultima cosa che rimane da dire di loro sono gli amici. Ho conosciuto
tante persone che negli anni '60, '70, '80 finché l'età è stata
clemente andavano OGNI ESTATE a trovarli. Gente che ha la casa piena
di ninnoli georgiani, ucraini, russi. Tappeti, samovar,
quadri,balalaike, tazze e tazzine, gigantografie di Stalin, Marx,
Engels, Lenin e fotografie, fotografie, fotografie. A Tiblisi anziché
a Rimini. Una di loro in nostro onore ha aperto uno spumante di Crimea
di vent'anni, assolutamente imbevibile. Lei piangeva e ci parlava del
capitano Bruno che era amico del Kote.
> In merito alla vicenda, riporto da Guido Bonvicini "Decima Marinai!
> Decima Comandante!" Mursia pag. 160
> "... La sera del 10 aprile ('45 ndr.), il comando di settore chiese una
> compagnia, e la 3a fu distesa a cavallo della rotabile tra Filo e Bando.
> IL comando compagnia si sistemo' dietro due case vicine alla strada, i
> maro' provvidero a scavare buche nel terreno tutto piatto. Ai lati
> avrebbero dovuto esserci reparti della 162a divisione turcomanna, ma
> presto fu chiaro che non c'era nessuno; il gran numero di armi rinvenute
> diceva che i disertori russi avevano abbandonato in massa la linea e
> s'erano dati prigionieri. ..."
> -fine della citazione-
> Questi qua erano in Italia da poco, e gia' avevano imparato la lezione.
> Quasi "li vedo", mischiati ai -oni -oni di partigiani infestare le
> citta' "liberate" e farsi acclamare come i nipotini del Bakunin (Ue' ma
> te l'hai letto il Bŕkuněn?)
> Da Tovarisc a Kameraden e poi da Kameraden a Tovarisc. Salute!
Dido... Nipotini di bakunin? :D
> Saluti, Dido
Ciao,
Myszka
Si rispondo ora a un messaggio di luglio; sono un po' indietro, confesso.
--
la mia mail? e' il mio nick ma su fastwebnet punto it
> il giorno 02/07/2007 22.20 dido ha scritto:
>
...zip...
>> Questi qua erano in Italia da poco, e gia' avevano imparato la lezione.
>> Quasi "li vedo", mischiati ai -oni -oni di partigiani infestare le
>> citta' "liberate" e farsi acclamare come i nipotini del Bakunin (Ue' ma
>> te l'hai letto il Bàkunìn?)
>> Da Tovarisc a Kameraden e poi da Kameraden a Tovarisc. Salute!
>
> Dido... Nipotini di bakunin? :D
>
>> Saluti, Dido
>
> Ciao,
> Myszka
>
> Si rispondo ora a un messaggio di luglio; sono un po' indietro, confesso.
Non ricordo chi, riconduceva la particolare propensione alla rivoluzione,
rossa (ma anche fascista?) dei romagnoli all'attivita' del Bakunin e alla
diffusione delle sue idee rivoluzionarie. Egli avrebbe preparato un terreno
su cui avrebbe attecchito l'idea socialista prima e comunista poi. (ma
fascista no?)
La frase tra parentesi era invece una citazione dal film "La grande guerra"
Saluti, Dido.
> il giorno 02/07/2007 22.20 dido ha scritto:
> > Questi qua erano in Italia da poco, e gia' avevano imparato la
lezione.
> > Quasi "li vedo", mischiati ai -oni -oni di partigiani infestare le
> > citta' "liberate" e farsi acclamare come i nipotini del Bakunin (Ue' ma
> > te l'hai letto il Bŕkuněn?)
> > Da Tovarisc a Kameraden e poi da Kameraden a Tovarisc. Salute!
> Dido... Nipotini di bakunin? :D
č preparatissimo. si vede anche da questo.
Il post è stato approvato per concedere diritto di replica ma
l'argomento trattato risulta Fuori Tema su it.cultura.storia.militare.
Preghiamo gli interessati di proseguire la discussione su
it.cultura.storia.moderato.
Grazie per la collaborazione.
Per il gruppo di moderazione: Damnpuck
## segue su it.news.moderazione ##