"(...) È lo stesso culto della vita a ogni costo che lascia perplessi i
visitatori della Piccola casa della divina Provvidenza, la pia istituzione
del Cottolengo, dove tengono in vita esseri mostruosi e deformi.(...)"
Se qualcuno pensasse che l'estrapolazione dal contesto tradisca
l'intenzione, può leggersi l'articolo completo all'indiritto
http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2071774.
Quello dei mostri coltivati con un orto botanico nella Piccola Casa della
Divina Provvidenza è un vecchio mito torinese, condito di orrore, da
sempre, cui evidentemente non si sottrae il cuneese Giorgio Bocca.
Ho avuto occasione di conoscere dal di dentro il Cottolengo, frequentando
per anni una persona amica, conoscendo i suoi vicini di letto e di camera,
vedendo il lavoro dei medici, delle suore, dei volontari; osservando il
silenzioso scivolare dei parenti e degli amici dei degenti.
Sento il dovere di portare, qui, il mio senso di protesta per la brutale
semplificazione giornalistica di Giorgio Bocca.
Sintesi disumana e menzogna giornalistica.
Ho provato affetto ed amicizia per persone che ho visto portare avanti una
vita dignitosa e difficile, in quei tagli di luce pomeridiani nei corridoi
del Cottolengo.
Solo chi non l'ha mai visto può pensare che il centro di quella situazione
sia l'orrore.
ThW
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it
la mente, il braccio e ci manca solo Mancuso, a dare la confezione
"teologica" a questi solerti ..........
y
> Quello dei mostri coltivati con un orto botanico nella Piccola Casa della
> Divina Provvidenza č un vecchio mito torinese, condito di orrore, da
> sempre, cui evidentemente non si sottrae il cuneese Giorgio Bocca.
A me non risulta che sia un mito.
Una signora che per decenni ha prestato opera di volontariato al
Cottolengo mi raccontava come almeno sino a qualche anno fa circa una
decina di persone con malformazioni gravissime vivesse in un'ala
riservata dell'istituto e come avessero accesso a loro solo la Madre
superiora e due o tre sorelle.
Dispiace solo vedere come questo giornalista non colga quale amore
disinteressato possa animare delle suore e curare persone dai piů
giudicate "inguardabili", persone che neppure i parenti piů prossimi
volevano o potevano assistere.
Ciao,
Marina
E' una frase molto cruda e credo anche inaccettabile per chi, quegli
esseri mostruosi e deformi, li ama. Comunque, ciò non la rende meno vera.
Con questo non intendo in alcun modo criticare le cure prestate presso
l'istituto Cottolengo.
--
No Barrique, no Berlusconi (B. Mascarello)
" č un vecchio mito torinese"
da un dotto torinese che scrive(va) su questo NG
avevo appreso che tempo fa al Cottolengo
si battezzava "sub condictione"
Trascrivo quanto era stato scritto
------
Il Rituale Romanum, che č il libro che contiene il rito del battesimo,
conteneva infatti questa rubrica: "Monstrum, quod humanam speciem non prae
se ferat, baptizari non debet: de quo, si dubium fuerit, baptizetur sub
hac CONDICTIONE: "Si tu es homo, ego te baptizo, etc."
Ovvero: "Un mostro, che non appartenga alla specie umana, non va
battezzato: ma se vi sarŕ dubbio in proposito, sia battezzato sotto questa
CONDIZIONE: "Se tu sei un uomo, io ti battezzo, etc." "
-------
> Thewisperer ha scritto:
> > "(...) È lo stesso culto della vita a ogni costo che lascia perplessi i
> > visitatori della Piccola casa della divina Provvidenza, la pia istituzione
> > del Cottolengo, dove tengono in vita esseri mostruosi e deformi.(...)"
> >
> > [...]
> >
> > Sintesi disumana e menzogna giornalistica.
> >
> > Ho provato affetto ed amicizia per persone che ho visto portare avanti una
> > vita dignitosa e difficile, in quei tagli di luce pomeridiani nei corridoi
> > del Cottolengo.
> >
> > Solo chi non l'ha mai visto può pensare che il centro di quella situazione
> > sia l'orrore.
> E' una frase molto cruda e credo anche inaccettabile per chi, quegli
> esseri mostruosi e deformi, li ama. Comunque, ciò non la rende meno vera.
E' difficile intendere come possa riuscire accettabile anche a chi non li
ama. Quale sarebbe l'alternativa, tale da non perplimere Bocca e i
visitatori del Cottolengo?
aa
Non credo che la perplessità sia qualcosa di negativo.
> arkiealderton ha scritto:
> >> E' una frase molto cruda e credo anche inaccettabile per chi, quegli
> >> esseri mostruosi e deformi, li ama. Comunque, ciò non la rende meno vera.
> >
> >
> > E' difficile intendere come possa riuscire accettabile anche a chi non li
> > ama. Quale sarebbe l'alternativa, tale da non perplimere Bocca e i
> > visitatori del Cottolengo?
> Non credo che la perplessità sia qualcosa di negativo.
In generale no, ma ti chiedevo di questo caso
particolare. Se capisci la perplessita' di Bocca mi aspetto che
organizzeresti le cose in un altro modo. Come?
Alla frase successiva, Bocca dice che [tenere in vita...] e' "eccesso di
carita'". Trovi vera anche questa? Se si', come dovrebbe funzionare la
carita' in dosi non eccessive?
>
> Alla frase successiva, Bocca dice che [tenere in vita...] e' "eccesso di
> carita'". Trovi vera anche questa? Se si', come dovrebbe funzionare la
> carita' in dosi non eccessive?
>
Qualcuno potrebbe risponderti dicendo che ovviamente non si può creare
un caritatometro per "tutte" le situazioni.... però si possono
"eliminare" le situazioni "limite".
Ovvero nessuno ti potrà dire come funziona una carità "non eccessiva"
però ti verranno forse elencate tante altre situazioni "limite" dove
l'unica carità è il non essere caritatevoli.
Anche Hitler pensava che nei manicomi ci fossero almeno un 20% di
pazienti in condizioni "limite" ed agì nei loro confronti con grande
carità e misericordia.
Saluti
> Non credo che la perplessità sia qualcosa di negativo.
Dipende dall'oggetto della perplessità.
Se la perplessità riguarda la "dignità" della vita c'è solo da rabbrividire.
Saluti
Com'era? Si tu es homo...
> bonaiuti ha scritto:
> > Barone Barolo ha scritto:
> >
> >> Non credo che la perplessità sia qualcosa di negativo.
> >
> > Dipende dall'oggetto della perplessità.
> > Se la perplessità riguarda la "dignità" della vita c'è solo da
> > rabbrividire.
> Com'era? Si tu es homo...
Liberati da questo stereotipo da Pulp Fiction, per favore.
Non sai come sei pesante, ingiusto e approssimativo.
Credimi sulla parola: il centro del Cottolengo non è l'orrore.
Il crederlo è già violento e blasfemo.
Se tu conoscessi qualcuno là dentro, ti vergogneresti di questa battuta.
PC
> Liberati da questo stereotipo da Pulp Fiction, per favore.
> Non sai come sei pesante, ingiusto e approssimativo.
> Credimi sulla parola: il centro del Cottolengo non è l'orrore.
> Il crederlo è già violento e blasfemo.
> Se tu conoscessi qualcuno là dentro, ti vergogneresti di questa battuta.
Quoto Pietro. E sei stato fin troppo caritatevole nella risposta.
> Credimi sulla parola: il centro del Cottolengo non è l'orrore.
> Il crederlo è già violento e blasfemo.
L'altra faccia della violenza di chi chiama "assassino" il papà di
Eluana. Si rifiuta che esistano differenti sensibilità.
M.
> Credimi sulla parola: il centro del Cottolengo non è l'orrore.
Non c'e' bisogno di crederti sulla parola. Se cio' che dice Mauro sulla
formula di battesimo e' vero, sembra suggerire la seguente suddivisione:
-da un lato si mantengono in vita persone deformi. Persino quando non si
sappia stabilire se queste siano davvero esseri umani (azzardo che questo
non sia un problema dei giorni nostri) esse vengono non solo tenute in
vita, ma battezzate, cautelativamente.
-dall'altro lato quanto sopra e' considerato eccesso di carita' (e mi
immagino che non sia il battesimo a costituire l'eccesso).
Pero' non si sa rispondere esplicitamente (cf. Barone Barolo) su quale
sarebbe l'alternativa equilibrata.
aa
E' un dettaglio nel discorso che, pur nella mia ignoranza della
questione,
mi pare condivisibile.
Ma... che c'entra la blasfemia?!
Ciao.Fabio.
Non ho scritto che il Cottolengo è l'orrore.
Volevo mostrare che, evidentemente, avere perplessità non è una cosa
limitata a noi atei agnostici miscredenti...