on 13/11/2021, Valerio Vanni supposed :
> On Fri, 12 Nov 2021 23:10:23 +0100, IdP <
doman...@zoho.com> wrote:
>
>> OK. Ad ogni modo, a sentir Cooper, par di capire che anche tra chi
>> pronuncia all'antica "Most people don't really bother with
>> distinguishing between short and long vowels when speaking".
>
> Non si può più, però, chiamare "ricostruita".
> Penso che dimezzare il sistema vocalico sia una cosa notevole.
> C'era poi anche una differenza timbrica. Lasciamo almeno quella, come
> hanno fatto i parlanti latini verso la fine? Solo che anche lì è
> difficile, e dopo "most people don't really bother" ;-)
>
>> Rebus sic stantibus, se si tratta solo di pronunciare diversamente c,
>> g, h, v, ae, oe, forse non sarebbe così arduo recuperare anche in
>> Italia la pronuncia classica ormai standard nel resto del mondo.
>
> La chiamiamo "ricostruita nei punti più semplici" ;-)
> Come l'inglese maccheronico nella sua forma più pura, costruito con
> semplici sostituzioni ma senza uscire dalla fonologia italiana.
Immaginiamo che una lingua sia insegnata
da alcuni pronunciando totalmente con suoni italiani, come se si
trattasse di parole italiane,
da altri con suoni ricavati dalla pronuncia originale ma in qualche
approssimati ai suoni italiani più vicini.
Entrambe le pronunce non sarebbero fedeli, ma la prima sarebbe più
infedele della seconda. Passare dalla prima alla seconda sarebbe
comunqe un modo per avvicinarsi alla pronuncia originale, non per
allontanarsene.
Nel caso del latino, la pronuncia n.1 è la pronuncia scolastica
italiana che in sostanza legge il latino come se fosse italiano
(basandosi sulla tradizione medievale ecclesiastica, non sul latino
degli autori classici dell'antica Roma) a parte pochissime eccezioni;
la pronuncia n.2 è la pronuncia "ricostruita", che tenta di avvicinarsi
a quella del periodo classico e che è diventata lo standard nel resto
del mondo. La n.2 viene talvolta semplificata, in certe situazioni,
ignorando la distinzione tra vocali lunghe e brevi, ma anche questa
variante (diciamo 2 bis) resta più fedele all'originale classico della
n. 1. In ogni caso la distinzione tra lunghe e brevi viene ignorata
pure nella n. 1, perché non è presente nella pronuncia ecclesiastica.
Secondo un'insegnante di latino del Kentucky (USA) che ha chiesto ai
colleghi cosa propongono agli studenti che iniziano a studiare la
lingua di Cicerone, la distinzione tra vocali e brevi viene perlopiù
ignorata.
"Before I began teaching Latin and writing my programs, I surveyed a
number of high school Latin teachers in public and private schools to
determine the common practice regarding pronunciation and macrons. The
macron is the straight, horizontal line above some vowels indicating
that they are long. None of the teachers I spoke to required their
students to reproduce the macrons in their written work, and most
teachers quite frankly didn’t pay much attention to them or to the
distinction between long and short vowels at all. I live in Louisville,
KY, and although I realize that other areas may be different, I think
that the practices among Latin teachers here are probably not
uncommon."
...
https://www.memoriapress.com/articles/macron-or-not-macron/
Ciò combacia con quanto afferma il prof. nel videocorso già citato.
Sarebbe comunque interessante avere altre testimonianze dal resto del
mondo.
E allora, se la pronuncia "ricostruita semplificata", per così dire, va
bene per il resto del mondo -pur scontentando i puristi, questo è
chiaro, ma si tratta di una via di mezzo tra precisione e semplicità-,
perché non va bene per noi? Per proseguire con una variante
ecclesiastica, praticamente quasi "italiana"... ancora più lontana
dalla pronuncia classica?