Santino
> Poi, qualcuno puo' spiegarmi come mai si scrive ''c/o'' per dire
> ''presso'' ? Lo adopero anch'io, specie negli indirizzi, ma non so da
> dove deriva. Sapete qualcosa?
Credo stia per "Care of".
Max
> > Poi, qualcuno puo' spiegarmi come mai si scrive ''c/o'' per dire
> > ''presso'' ? Lo adopero anch'io, specie negli indirizzi, ma non so da
> > dove deriva. Sapete qualcosa?
>
> Credo stia per "Care of".
Dici bene. Interessante che in Italia non lo sappia quasi nessuno,
compresi gli impiegati postali (provate voi, a chiederlo, in un ufficio
postale! Dicono tutti "presso", non sanno l'origine). In America, invece, lo
sanno tutti, vista la chiarezza dell'acronimo.
Ciao,
Nicola
--
Multa non quia difficilia sunt non audemus, sed quia non audemus sunt
difficilia (Seneca).
Non solo gli impiegati postali: capita di vedere in qualche parte
d'Italia la 'Procura della Repubblica c/o il Tribunale'
--
Ruggero Volpes
--
_______ _______
(-_-<_ \ / _>-_-)
-_-<_ \ / _>-_-
GioVanni- Caluri
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Giovann...@TILAB.SFILAMI.COM
http://www.pegacity.it/parco/abita/280/index.htm
Mah, l'impiego pratico è il medesimo. Anche perché, affinché qualcuno si
prenda cura della corrispondenza, è necessario reperirlo in un certo luogo.
Quindi, ad essere pignolissimi, si dovrebbe scrivere "per XXX, a cura di
Pincus Pallinus, il quale è reperibile presso...". L'inglese ha deciso di
abbreviare scegliendo solo la prima parte, l'italiano la seconda. Mi sembra
un tipico esempio di "traduzione" (da non confondersi cólla "trascrizione"
bieca di parole).
>Intanto, un caro saluto a tutti.
>Poi, qualcuno puo' spiegarmi come mai si scrive ''c/o'' per dire ''presso'' ?
>Lo adopero anch'io, specie negli indirizzi, ma non so da dove deriva.
>Sapete qualcosa?
Santino, ho letto le varie risposte e credo che sia stato preso un
grosso abbaglio, causato, forse, dal titolo dell'intervento.
La mia opinione e' la stessa di Giovanni Caluri.
"c/o" non si traduce "presso" ma "all'attenzione di" (alla cura di).
Difatti l'uso standard che se ne fa:
Sig. Pallino Pinco c/o Societa' XXX
e', secondo me, scorretto. Andrebbe scritto:
Spett.le Societa' XXX
c/o Sig. Pinco Pallino
(o all'attenzione del Sig. Pico Pallino)
o
Sig. Pallino Pinco PRESSO Societa' XXX
Ciao.
Sergio.
Sarà scorretto, ma è l'uso corrente e, secondo me, accettabile.
Invece non mi pare accettabile l'uso del c/o come abbreviazione di
'presso' all'infuori del caso dell'indirizzo (la Procura c/o il
Tribunale, il benzinaio c/o la chiesa ecc., che andrebbe nel sacchetto
dei rifiuti assieme a 'xchè', 'dove 6 stato?' et similia)
La frase 'all'attenzione di' mi pare abbia un significato diverso.
Scrivo alla banca per comunicare qualcosa riguardo a una pratica di mio
interesse e voglio indicare, per comodità della banca, a quale dei mille
impiegati la comunicazione deve arrivare: quello che ha sul tavolo la
mia pratica. Ma il destinatario formalmente non è l'impiegato: è la
banca.
Invece scrivo a Giovanni, che abita da solo in un condominio senza
portiere, e l'indirizzo è a Giovanni, 'c/o tabaccheria xxx', perché so
che poi ci pensano loro a recapitare la busta.
--
Ruggero Volpes
Ecco, č questa la differenza che io vedo:
"a cura di" per me significa: io la mando lě, poi tizio
si incarica di farla avere a Caio
"presso" per me significa: arriva lě e viene deposta nella
'casella postale' dove Caio se la prende
"All'attenzione di" significa che io mando la lettera lě,
poi deve essere consegnata a Caio, perchč
lui sa cosa farne.
Che poi nella faciloneria dell'uso dei termini non perfettamente
conosciuti e/o imparati/insegnati, si faccia d'ogni erba un fascio,
bah, fa parte dell'andazzo odierno, dove, per un Maurizio Pistone,
si trovano almeno tre che non si curano piů di tanto di trasmettere
conoscenza....
Interessante questa forma. A parte il dubbio gusto di confondere parole
italiane ("per") con simboli matematici allo scopo di "abbreviare la
scrittura", voglio ricordare che l'operatore della moltiplicazione non si
scrive col segno "x" (che č una lettera dell'alfabeto latino) ma con ×.
Inoltre, discutibile č l'uso dell'accento grave invece dell'acuto.
Volendo aggiungere un'altra mostruositą, ho trovato scritto anche "xké": un
tizio lo propose su "Focus" per risparmiare spazio sugli SMS...
Ciao,
Paolo, che per il suo ventesimo compleanno ha avuto la sgradita sorpresa di
trovar scritto sulla torta "Auguri Paolo × i tuoi 20 anni"... 'sti
pasticc(i)eri...
Il DiPI Zanichelli per "c/o" dà esclusivamente "presso" /'prEsso/.
Ciao,
Paolo
> Interessante questa forma. A parte il dubbio gusto di confondere parole
> italiane ("per") con simboli matematici allo scopo di "abbreviare la
> scrittura", voglio ricordare che l'operatore della moltiplicazione non si
> scrive col segno "x" (che è una lettera dell'alfabeto latino) ma con ×.
Ma la differenza sparisce del tutto nella maggior parte delle grafie a
mano, che sono, in genere, quelle usate sulle buste.
> Inoltre, discutibile è l'uso dell'accento grave invece dell'acuto.
Ecco, allora te ne racconto una ancora peggiore. Sugli appunti che uso
io per fare le interpretazioni consecutive, nelle quali è importante
scrivere in fretta e segnalare con cura i connettori, il causale "perché"
viene sempre abbreviato da una grossa "x" sovrastata da un accento (grave,
perchè (!) cosí lo vedo meglio).
> Volendo aggiungere un'altra mostruosità, ho trovato scritto anche "xké":
un
> tizio lo propose su "Focus" per risparmiare spazio sugli SMS...
Mah, gli SMS non sono certo una forma d'arte, ed hanno videnti problemi
di spazio. Si vede di tutto, l'importante è che ci si capisca.
Questo è curioso! :)
Io non ho esperienza di quel tipo d'appunti, che immagino quasi
stenografati: mi riferisco invece alla scrittura normale, più o meno
veloce. I miei accenti sono sempre tutti acuti. Non che ne vada fiero,
anzi... ma mi son abituato così...
Non so s'io sia il solo... ;)
--
Bye.
Lem
'CLOCK is what you make of it: non sprecare i cicli idle della tua CPU'
Per aiutare la ricerca sul cancro: http://members.ud.com/vypc/cancer/
Ispanofilia?
> Non che ne vada fiero,
> anzi... ma mi son abituato cosě...
Io mi son abituato a distinguere gli accenti acuti da quelli gravi. Scomodo?
No, semplicemente questione d'abitudine... come le cinture di sicurezza o il
casco.
Comunque nel caso (discutibile) che uno non voglia distinguerli, meglio il
grave.
Ciao,
Paolo
> Io mi son abituato a distinguere gli accenti acuti da quelli gravi.
Io anche, ma solo nella scrittura a computer. Nella grafia a mano son tutti
acuti.
> No, semplicemente questione d'abitudine... come le cinture di sicurezza o il
> casco.
Eh, eh, eh... comre dire "gli accenti ti salvano la vita"...
P.
--
Smascherare i birboni che girano in Rete?
http://www.samspade.org/ssw/
>> Io non ho esperienza di quel tipo d'appunti, che immagino quasi
>> stenografati: mi riferisco invece alla scrittura normale, più o meno
>> veloce. I miei accenti sono sempre tutti acuti.
>
>Ispanofilia?
O sicilianofilia! (vabbe' che siamo la') ;-))))
Ciao.
Sergio.
A Se'! Come sarebbe? In Trinacria le vocali accentate non son forse
tutte aperte? PPRRRRRRRRRRRR:)))
>
> Ciao.
> Sergio.
--
Ciao,
Mariuccia®
Desde Maracay, la "Ciudad Jardín" de Venezuela.
http://www.venezuelatuya.com/geografia/mapadet.htm
http://www.venezuelatuya.com/historia/index.htm
http://www.venezuelatuya.com/geografia/index.htm
http://www.venezuelatuya.com/centro/maracay.htm
Fģuuu... Cominciavo a tremare! ;)
Grazie della testimonianza.
> Io non ho esperienza di quel tipo d'appunti, che immagino quasi
> stenografati:
No, assolutamente. Sarebbe complicato spiegare (soprattutto senza alcun
ausiglio visivo), ma per farla breve, la stenografia non conta quasi niente
per un interprete, perché si tratta di una tecnica che COPIA (ossia, non
TRADUCE) pedissequamente, e che peraltro permette di scrivere con grande
rapidità, ma richiede un certo tempo per essere decifrata, mentre
l'interpretazione deve avvenire con solerzia e rapidità. La stenografia può
aiutare per certi piccoli dettagli di importanza relativa, il resto si basa
su tecniche (molto personali) che si elaborano "sul campo".
> I miei accenti sono sempre tutti acuti. Non che ne vada fiero,
> anzi... ma mi son abituato così...
Quando scrivevo sempre in corsivo, prima di vivere in America, scrivevo
sempre l'accento come una specie di gancetto con punta all'ingiú. Da quando
ho preso l'abitudine di scrivere sempre in stampatello tipo macchina per
scrivere, segnalo gli accenti nella maniera corretta. Forse sono paranoico.
In siciliano le vocali sono cinque /i, e, a, o, u/. Non c'è /e/ vs /E/ né
/o/ vs /O/.
/i, a, u/ son realizzati per lo più con [I, a, U] sia in sillaba accentata
che non-accentata. /e, o/ sono spesso [E, O] se accentati (seppur non così
bassi come in italiano standard) e più chiusi [{, Q] se in sillaba
non-accentata (ma non fino a [e, o]).
In Sicilia occidentale, tuttavia, in sillaba accentata abbiamo dei dittonghi
[II, {E, a^, QO, UU] mentre in sillaba non-accentata abbiamo [I, {, ^, Q,
U].
Il fatto che venga usato l'accento grave o quello acuto è indifferente
perché non esiste contrasto tra "grado aperto" e "grado chiuso" di una
vocale. Molti siciliani, trascrivendo i loro dialetti, usano l'accento acuto
(influsso spagnolo?). Non possiamo biasimare quest'uso: a noi i timbri delle
vocali siciliane sembrano "aperti" mentre per loro non sono né "aperti" né
"chiusi": sono gli unici possibili nei loro dialetti.
Ciao,
Paolo