Ciao,
Nicola
--
Multa non quia difficilia sunt non audemus, sed quia non audemus sunt
difficilia (Seneca)
Azzardo? Goderecci...?
luciana
> Azzardo? Goderecci...?
Ecco, proprio questa era una delle ilari proposte dei compagni di
liceo... le altre ve le risparmio.
> Azzardo? Goderecci...?
Gaudenti?
Paolo
Ma si fanno questi scherzi? Nel leggere "Godo", prima di aprire il
messaggio, ho trasalito e mi sono detto: 'Vuoi vedere che la gheiscia e
Nobili hanno coronato la loro storia cosicché l'unico filtro di cui si
parlerà mai tra loro sarà il preservativo?'
Poi leggo da un'altra parte che Nicola Nobili non gode per il corteggiamento
di Pillan, tanto da rammaricarsi su ICL che la sola casa non allagata di
Ivrea sia appunto quella del Cater. Ellamadonna, ma qui passiamo dalla farsa
con agnizione alla tragedia vera e propria.
Adesso attendiamo il Pillan in versione matriosca: che il Nobili, prima di
arrivare al matrioschino e riconoscerci il Pillan, dovrà corrispondere con
una decina di russe.
Enoch Sgodames
> Come si chiamano gli abitanti di Godo, ridente cittadina alle porte di
> Ravenna? A parte qualche proposta piuttosto prevedibile da parte di
compagni
> del liceo, non ho mai trovato persona che mi abbia saputo rispondere.
Certo che anche a leggere il cartello "BenVenuti a Godo"...
Enoch Soames
godesi? godani? goditani?
felice che il mio contributo da confinante col ravennate possa essere utile,
saluto cordialmente.
manilo
>No! Non temete, questa lettera non ha alcun contenuto erotico.
>Semplicemente, vi volevo porre un simpatico quesito al quale non so trovare
>risposta.
> Come si chiamano gli abitanti di Godo, ridente cittadina alle porte di
>Ravenna?
Ci puoi aiutare comunicandoci l'čtimo del topņnimo?
Maurizio Pistone - Torino
http://www.mclink.it/personal/MG5960
mailto:pis...@mclink.it
strenua nos exercet inertia Hor.
> Come si chiamano gli abitanti di Godo, ridente cittadina alle porte di
> Ravenna?
Veramente non li conosco tutti, però ne conosco uno che si chiama Giuseppe
:-)
Roger
Maurizio Pistone <pis...@mclink.it> wrote:
> > Come si chiamano gli abitanti di Godo, ridente cittadina alle
porte di
> >Ravenna?
> Ci puoi aiutare comunicandoci l'ètimo del topònimo?
Beh, presumo che non derivi da cio' che sembra. Per il resto, brancolo
nel buio...
Nicola
--
Multa non quia difficilia sunt non audemus, sed quia non audemus sunt
difficilia (Seneca).
Sent via Deja.com http://www.deja.com/
Before you buy.
Se titolavi "Abitanti di Godo?" evitavi...
> Come si chiamano gli abitanti di Godo, ridente cittadina alle porte di
> Ravenna? A parte qualche proposta piuttosto prevedibile da parte di compagni
> del liceo, non ho mai trovato persona che mi abbia saputo rispondere.
Godesi.
La persona non la troverai mai, per ovvi motivi.
Se qualcuno vuol sapere come ho trovato questa informazione...
Ho cercato con Altavista i vari godigiani, godiensi, godesi fino a
trovare "godesi" in un sito della squadra di baseball di Godo.
Due minuti.
--
____________________________________
Giancarlo Pillan - Ivrea - Italy
____________________________________
>
> Godesi.
>
Con l'accento sulla 'o' (come negli annunci economici a luci rosse,
ehehehehe).
Roger
> > Come si chiamano gli abitanti di Godo, ridente cittadina alle porte
di
> > Ravenna?
>
> Veramente non li conosco tutti, però ne conosco uno che si chiama Giuseppe
> :-)
Ah ah ah ah! Leggere battute del genere è un tale godimento...
Ciao,
Cribbio, e io che dicevo di non voler dar àdito ad alcuna conversazione
di carattere erotico...
Comunque, incidentalmente, mi è venuto in mente un dettaglio forse
rilevante: ho notato che i Ravennati, quando pronunciano il nome della
cittadina, dicono "Gódo", con una "o" chiusa, e non "gòdo" come vorrebbe il
verbo. È vero, non sono sicuro di come pronuncino la forma verbale, ma se le
due parole formassero una coppia minima, dovremmo considerarle due parole
distintissime, e forse aspettarci un'etimologia curiosa.
Ma nei dialetti romagnoli c'è /o/ vs /O/? Qualche volta succede che li
confondano, per staccarsi dal dialetto. Quindi, prima di parlare di coppie
minime, sarebbe meglio vedere come vengono pronunciate le parole in dialetto
(anziché nell'italiano regionale).
Ciao,
Paolo
(che di dialetto ravennate ne sa qualcosa... nel senso che non ci capisco un
tubo!)
> Ma nei dialetti romagnoli c'è /o/ vs /O/? Qualche volta succede che li
> confondano, per staccarsi dal dialetto.
Oddio, non so i dialetti romagnoli, però so per certo che l'opposizione
esiste nell'italiano romagnolo. Certo, la distribuzione vocalica non
coincide coll'italiano standard, ma questo si può dire di quasi ogni varietà
linguistica dello stivale.
Per quanto riguarda la questione del dialetto, bisognerebbe sapere se il
nome del paesino sia solo la trasposizione in italiano di un termine
dialettale o che altro. Se per esempio i Ravennati dicessero "gòdo" in
situazioni amorose (tanto per continuare la trafila erotica...) e "gódo"
quando parlano del loro paesino, potremmo pensare che quest'ultimo sia
termine romagnolo autoctono, e che come tale sia meno vincolato alle regole
di derivazione dell'italiano standard. D'altronde, casi simili sono
frequentissimi nella toponomastica italiana.
Presumibilmente arriva da Goto, singolare di Goti.
Ah, non dirci che non sai chi ha dato, come molte altre volte,
la risposta alla tua domanda. Il solito "ignorante".
Personalmente trovo l'argomento di infima importanza.
Penso che tutti abbiano capito che ho risposto nello spirito di
accettare una piccola sfida.
> bisognerebbe sapere se il nome del paesino sia solo la trasposizione
> in italiano di un termine dialettale o che altro.
Da: "GODO, OVVERO IL CASTRUM GOTHORUM DI TEODORICO", di Giono strocchi,
1955 (v. http://www.baseball-godo.com/baseball-godo/Chi.htm):
----
Questo piccolo centro dell'agro ravennate racchiude, nel suo stesso
nome, la storia di una nascita di chiare origini imperiali. Fu qui
difatti, che verso la fine del 492 le truppe di Re Teodorico posero il
castrum, cioè un campo militare, teso alla conquista, con un ultimo
balzo, di Ravenna, allora capitale dell'Impero Romano d'Occidente, dove
stava asserragliato Odoacre, vincitore, a sua volta, dell'ultimo
Imperatore romano, il giovanissimo Romolo Augustolo. Si deve appunto al
"castrum gothorum", oggi si direbbe Forte dei Goti, la toponomastica di
Godo, la cui pronuncia, a volte, viene storpiata ad uso e consumo dei
cosiddetti spiriti goderecci. L'esatta pronuncia quindi sarà di Godo,
con la "o" stretta come se fosse colpita da un accento acuto e, non
invece, come se facesse riferimento al verbo godere.
Conforta questa tesi un approfondito studio da parte di ricercatori che
hanno accomunato alla Godo ravennate - sarebbe più esatto dire
"russiana", visto l'esito di un recente referendum - altri centri come
Goito (MN) e Godiasco (PV), dove appunto gli eserciti dei Goti sostarono
a lungo.
----
E tuttavia guarda come si conclude l'articolo:
----
Né si può nascondere la legittimità dei "godensi" di godere le prodezze
dei loro "guerrieri", con la mazza in mano.
----
E i "godensi" chi sono se gli abitanti di Godo si chiamano godesi? I
tifosi del "Baseball Softball Club Godo"?
Ciao.
Gian Carlo
> > Ci puoi aiutare comunicandoci l'čtimo del topņnimo?
> Beh, presumo che non derivi da cio' che sembra.
Non so il toponimo, ma invece l'architetto catalano Antoni Gaudi' faceva
esplicitamente riferimento alla radice latina di "godere" per il suo
cognome (da testo citato alla recente mostra alla Triennale di Milano).
--
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> GODO, OVVERO IL CASTRUM GOTHORUM DI TEODORICO
Beh, questo mi risparmia di consultare l'annuario TCI stasera.
> cosiddetti spiriti goderecci. L'esatta pronuncia quindi sarà di Godo,
> con la "o" stretta come se fosse colpita da un accento acuto e, non
Ah si ? Ma io ho sempre detto "i Goti" (Ostrogoti, Visigoti) con la o
aperta (e anche "le gote" e "i gotti", e "Goito")
Possono benissimo coesistere due dizioni.
Poi... non mi fiderei troppo di una frase in cui si gioca proprio sui
doppi sensi dall'inizio alla fine e in cui "godensi" è tra virgolette.
E hai sempre fatto bene! Sul DiPI Zanichelli c'è la pronuncia di Godo (RA):
/'gOdo/ solo ed esclusivamente con la o aperta. Omofono di "godo", prima
persona singolare del verbo "godere", quindi. Nessuna coppia minima /'gOdo/
vs */'godo/, perlomeno in italiano standard. Nel dialetto romagnolo non so.
Ciao,
Paolo
> Sul DiPI Zanichelli c'è la pronuncia di Godo (RA): /'gOdo/ solo ed
> esclusivamente con la o aperta. Omofono di "godo", prima persona
> singolare del verbo "godere", quindi. Nessuna coppia minima /'gOdo/
> vs */'godo/, perlomeno in italiano standard. Nel dialetto romagnolo
> non so.
Non credo che i Goti c'entrino molto, anche perché nessuno credo
ricordi come parlavano davvero.(-:
Il problema è: i nomi delle città italiane vanno pronunciati come li
pronunciano gli indigeni o secondo una regola a loro estranea? Como si
deve pronunciare Cómo, come qui in Lombardia, o Còmo?
Noi lombardi possiamo pronunciare Firénze?
Gian Carlo
> Il problema è: i nomi delle città italiane vanno pronunciati come li
> pronunciano gli indigeni o secondo una regola a loro estranea? Como si
> deve pronunciare Cómo, come qui in Lombardia, o Còmo?
A questa stessa domanda risponde Luca Serianni in un numero de "La
crusca per voi" (rivista dell'Accademia della Crusca) di qualche anno fa. Il
caso di Como è solo uno dei tanti possibili. Ora, prendendo in
considerazione il nome latino della città (che non ricordo), la corretta
derivazione sarebbe "Cómo" cólla "o" chiusa; quindi, gli indigeni farebbero
bene. Tuttavia, dal momento che ciò che noi chiamiamo oggi italiano è
radicato nel toscano medievale, bisogna notare che in moltissimi casi i
toponimi che a Firènze sonavano esotici (Como è uno di questi), che
comparivano di norma in forma scritta, presero ad essere sempre pronunciati
cólla vocale tonica aperta. Per questa ragione si è imposto lo standard
"Còmo" (lo stesso si può dire di "Gòdo", per esempio). Ora, le regole dello
standard sono codificate in maniera da non lasciare spazio, tuttavia direi
che, in una pronuncia regionale, "Cómo" sia del tutto accettabile. Allo
stesso modo, mi sembrerebbe inappropriato che un'annunciatrice del TG1
pronunciasse "Gódo", anche se è romagnola, ma se una romagnola dice "Gódo"
parlando con me in altri contesti, non mi permetterei mai di correggerla.
ma se una romagnola dice "Gódo"
> parlando con me in altri contesti, non mi permetterei mai di correggerla.
Dài, Nicola: non fare lo Shokino!
;-)
Enoch Soames
> ma se una romagnola dice "Gódo"
> > parlando con me in altri contesti, non mi permetterei mai di
correggerla.
>
> Dài, Nicola: non fare lo Shokino!
LOLLLLLLLLL! Ti giuro che non avevo pensato a doppî sensi scrivendo "in
altri contesti". Eppoi non ho mai avuto una ragazza romagnola... (né
tantomeno giapponese o eporediense, va da sé...).
Probabilmente... :-)
> Il problema è: i nomi delle città italiane vanno pronunciati come li
> pronunciano gli indigeni o secondo una regola a loro estranea?
Problema di difficile soluzione: il DiPI mi dà /'Olbja/ e /'kOmo/, alla
faccia delle pronunce locali. C'è da dire che qui in Toscana codeste
pronunce suonerebbero ridicole, ma a lombardi e sardi che gliene
importa?
> Como si
> deve pronunciare Cómo, come qui in Lombardia,
Ma nel dialetto comasco? Dicono Còmo, mi sembra... e in italiano
pronunciano Cómo per allontanarsi dal dialetto. O no?
> o Còmo?
>
> Noi lombardi possiamo pronunciare Firénze?
Non ci provare neppure! =:-x
Scherzi a parte, una pronuncia più chiusa di /En/ (ma non fino a /en/) è
possibile anche in Toscana, soprattutto parlando (molto) rapidamente.
Ciao,
Paolo
>> >[...]
>> Il problema è: i nomi delle città italiane vanno pronunciati come li
>> pronunciano gli indigeni o secondo una regola a loro estranea?
>
>Problema di difficile soluzione: il DiPI mi dà /'Olbja/ e /'kOmo/, alla
>faccia delle pronunce locali. C'è da dire che qui in Toscana codeste
>pronunce suonerebbero ridicole, ma a lombardi e sardi che gliene
>importa?
Non capisco che cosa ci sia di diverso nella pronuncia di Olbia.
Non sono ironica; né sarcastica. Non capisco davvero che cosa vuoi
dire: ti riferisci all -O tonica o alla stessa vocale aperta o chiusa?
--
Ciao,
Mariuccia®
Al fatto che gli olbiesi (?) chiamano la loro città "Ólbia" ma quest'uso è
considerato erroneo sui libri di pronuncia (e in Toscana). "Òlbia" è l'unica
pronuncia accettata.
In quanto alla trascrizione fonemica /'Olbja/, è in ASCII-IPA, indicando con
/O/ la "o aperta" (contrapposta a /o/, "o chiusa" es: /'monte/).
Ciao,
Paolo
Si definiscono "olbiesi", ma credo sia ammesso anche "olbiensi".
> chiamano la loro città "Ólbia" ma quest'uso è
> considerato erroneo sui libri di pronuncia (e in Toscana). "Òlbia" è
l'unica
> pronuncia accettata.
Ma accettata da chi, scusa?!!
Non credo spetti ai fiorentini o ai linguisti imporre la pronuncia agli
olbiesi o ai pincopallinesi.
Che parlino di *eccezioni* se proprio voglion dir la loro.
Comunque, Olbia l'ho sempre sentita pronunciare con la -O in tutte le
sue sfumature aperte e chiuse.
> Ciao,
> Paolo
--
Ciao,
Mariuccia®
Credo che stia nascendo l'ennesimo fraintendimento. Io sono d'accordo con
te: non si può respingere la pronuncia locale. Magari si preciserà che è
"meno bella" in italiano, ma non può essere respinta come stanno facendo
tutti i "tecnici" della pronuncia.
>
> Comunque, Olbia l'ho sempre sentita pronunciare con la -O in tutte le
> sue sfumature aperte e chiuse.
Non riesco a capirti. Qual è la pronuncia più frequente di Olbia tra i suoi
abitanti? Òlbia o Ólbia? Io conosco alcuni olbie(n)si e dicono tutti Ólbia.
Risulta anche a te?
Ciao,
Paolo
"Il caso di "Como" non è isolato. Per un certo numero di toponimi la
pronuncia locale differisce, in uno o piú tratti, da quella ufficiale,
esemplata [...] su quella fiorentina. Si pensi ad alternanze come "Brindisi"
(con "s" sorda; pronuncia locale) / "Brindisi" (con "s" sonora; pronuncia
ufficiale), "Brescia" (con "e" aperta, pronuncia locale) / "Brescia" (con
"e" chiusa; pronuncia ufficiale) Si tratta, dunque, non d'opposizione fra
una pronuncia "giusta" e una "sbagliata", ma di due norme linguistiche
diverse; e nessuno si sogna di "pretendere" che i comaschi, cittadini o
provinciali, abbandonino la pronuncia a loro piú spontanea e familiare [e
qui potrei riagganciarmi al vecchio filone familiare/famigliare, ma lasciamo
stare...]. Ma perché "Cómo" e "Còmo"? La "o" chiusa è quella richiesta dalla
base latina COMUM [con una lunga sulla "O"], ma nel fiorentino la "e" e la
"o" toniche di forme non popolari (perché latinismi o perché, come in questo
caso, indicanti luoghi non familiari) hanno di norma timbro aperto: di qui
"Còmo"".
>Credo che stia nascendo l'ennesimo fraintendimento.
Nessun problema, Paolo: parlando ci s'intende, come diciamo in
Toscana ;))
>Io sono d'accordo con te:
Anch'io :))
>non si può respingere la pronuncia locale. Magari si preciserà che è
>"meno bella" in italiano, ma non può essere respinta come stanno
>facendo tutti i "tecnici" della pronuncia.
E' questo che io non mi sento d'accettare, Paolo: perché mai si *deve
precisare* che è "meno bella"? Non mi va l'idea che ci sia chi vuol
*respingere* la pronuncia degli *olbiesi* che dicono *Ólbia* da secoli,
anzi da millenni.
Mi avevano un po' -ma giusto un po' e solo per un attimo, te lo
assicuro- stizzita le frasi:
«... quest'uso è considerato erroneo sui libri di pronuncia (e in
Toscana).» e:
«"Òlbia" è l'unica pronuncia accettata.»
«*E'* l'unica ... *accettata*»!
E' bastata la frazione di un secondo, per farmi esplodere in una bella
risata: che cosa succederebbe ad un olbiese che a Firenze o dove sia
dicesse -come dicon tutti gli olbiesi da una vita- «Io sono di Ólbia»?
Lo metterebbero alla berlina? O dovrebbe pagare una multa? ;))
Scherzo, ovviamente, ma certe cose davvero mi sanno poco poco di
linguistica e tanto tanto di pedanteria.
I "tecnici della pronuncia" dovrebbero, a mio avviso, rispettare e
registrare quella che è la pronuncia "in loco" ed in atto da sempre,
quando si tratta di toponimi, cognomi e nomi propri.
In mezza Italia (ma forse son troppo ottimista) si sente dire Nuòro,
Venària, Fríuli, ... anziché i corretti Núoro, Venaría, Friúli, ...
Ecco: dovrebbero preoccuparsi di divulgare a dovere *questo* genere di
correzioni, i tecnici della pronuncia, anziché cercare il pelo
nell'uovo correggendo i suoni aperti o chiusi, aspri o dolci delle
pronunce sacrosante di toponimi e nomi propri autoctoni.
E' solo una riflessione, questa mia, non una filippica, sia ben chiaro;
e non ho affatto la pretesa di voler convincere nessuno.
>> Comunque, Olbia l'ho sempre sentita pronunciare con la -O in tutte le
>> sue sfumature aperte e chiuse.
>
>Non riesco a capirti. Qual è la pronuncia più frequente di Olbia
>tra i suoi abitanti? Òlbia o Ólbia?
Ólbia. Sempre con la -o chiusa, ma non solo tra i suoi abitanti: tutti
i sardi dicono -da sempre- Ólbia.
>Io conosco alcuni olbie(n)si e dicono tutti Ólbia.
>Risulta anche a te?
Sí. Il sardo ha comunque la tendenza a pronunciare le vocali chiuse o
semi-chiuse. Ciò che intendevo dire è che non solo dai sardi ho sentito
e sento Ólbia: mi capita di sentire tale pronuncia anche da persone che
sarde non sono.
ROTLF!
> "Il caso di "Como" non è isolato. Per un certo numero di toponimi la
> pronuncia locale differisce, in uno o piú tratti, da quella ufficiale,
> esemplata [...] su quella fiorentina. Si pensi ad alternanze come "Brindisi"
> (con "s" sorda; pronuncia locale) / "Brindisi" (con "s" sonora; pronuncia
> ufficiale), "Brescia" (con "e" aperta, pronuncia locale) / "Brescia" (con
> "e" chiusa; pronuncia ufficiale)
E "Lècco" (pron. lecchese) vs "Lécco" (pron. ufficiale)... Tempo fa al mare
conobbi una ragazza di quelle parti (ricordo anche il nome sigh...) e mi venne
da scherzare su quella pronuncia, aprendo a dismisura la /E/ "Sei di Læcco!"
> Si tratta, dunque, non d'opposizione fra
> una pronuncia "giusta" e una "sbagliata", ma di due norme linguistiche
> diverse; e nessuno si sogna di "pretendere" che i comaschi, cittadini o
> provinciali, abbandonino la pronuncia a loro piú spontanea e familiare [e
> qui potrei riagganciarmi al vecchio filone familiare/famigliare, ma lasciamo
> stare...]. Ma perché "Cómo" e "Còmo"? La "o" chiusa è quella richiesta dalla
> base latina COMUM [con una lunga sulla "O"],
Mi sembra (correggimi se sbaglio) che i dialetti lombardi occidentali non
abbiano /o/ vs /O/ (solo nel bergamasco-bresciano-camuno). Quindi la loro /o/
viene usata solo in italiano e non in dialetto (dove probabilmente usano un tono
medio, ma aspetto conferme o smentite). Il fatto che la pronuncia locale
italiana (non del dialetto!) coincida con l'etimologia credo sia completamente
casuale.
> ma nel fiorentino la "e" e la
> "o" toniche di forme non popolari (perché latinismi o perché, come in questo
> caso, indicanti luoghi non familiari) hanno di norma timbro aperto: di qui
> "Còmo"".
E "Bréscia" allora? Influenzata da /S/, da /br-/ o che altro? E "Lécco"? È vero
che "vocale incerta, vocale aperta, consonante ignota, consonante sonora" ma non
è sempre così...
Ciao,
Paolo
Vivo a Brescia da 43 anni ed ho sempre sentito pronunciare "Brescia" con la
e chiusa, perlomeno da noi nativi!
Un altro paio di maniche è la pronuncia del nome dialettale "Brèsa".
salve
--
Danilo Giacomelli
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Signore Distinto: "Scusi, saprebbe indicarmi la Piazza Omonima?
Io: "?????"
Signore Distinto: "Certo, vede qui 'il Collegio Ghislieri,
che si affaccia sulla piazza omonima'..."
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>In mezza Italia (ma forse son troppo ottimista) si sente dire Nuòro,
>Venària, Fríuli, ... anziché i corretti Núoro, Venaría, Friúli, ...
Mariuccia,
mi ha tolto "Núoro" dalla bocca! Stavo per citarlo io!
E ricordo ancora la faccia dell' aborigeno quando gli chiesi
informazioni per raggiungere tale meta ed egli con espressione
attonita di disse " Nuòro ?....Núoro! " con una "u" piu' cupa del suo
sguardo.
Su "Venaría" invece sarei piu' tollerante, ma solo perche' non e' che
sia un luogo molto conosciuto. Io ho saputo della sua esistenza quando
abitavo a Torino (e quindi con la corretta pronuncia) ed ho risentito
il nome solo per i recenti frangenti.
Comunque credo che, "giornalisticamente" parlando, i toponimi
siciliani così ricchi di "ía" ed "íe" siano i piu' malamente
pronunciati.
Ciao.
Sergio.
> E "Lècco" (pron. lecchese) vs "Lécco" (pron. ufficiale)... Tempo fa al
mare
> conobbi una ragazza di quelle parti (ricordo anche il nome sigh...) e mi
venne
> da scherzare su quella pronuncia, aprendo a dismisura la /E/ "Sei di
Læcco!"
Ma perché ricordarne il nome dovrebbe farti sospirare? Scherzi a parte,
guarda caso ho conosciuto proprio oggi una ragazza di Lecco (che sia la
stessa?) e le ho ovviamente posto il medesimo quesito. Ella conferma che sia
la città che la forma verbale si pronunciano "Lècco".
Per inciso, per fortuna che Lecco e la già citata Godo non si trovano in
prossimità l'una dell'altra. Pensate come dovrebbe essere imbarazzante per
una persona ammettere che "viene da Lecco a Godo"!
> Il fatto che la pronuncia locale
> italiana (non del dialetto!) coincida con l'etimologia credo sia
completamente
> casuale.
Non posso parlare di dialetti lombardi, però è plausibile ciò che dici.
Comunque, visto che né i Toscani né i Lombardi sono normalmente consci delle
loro pronunce, non vedo il problema.
> Per inciso, per fortuna che Lecco e la già citata Godo non si trovano
in
> prossimità l'una dell'altra. Pensate come dovrebbe essere imbarazzante per
> una persona ammettere che "viene da Lecco a Godo"!
Passando per Gusto Arsizio...
Enoch Soames
> "Questo piccolo centro dell'agro ravennate racchiude..."
Mi congratulo per l'illuminante intervento da me letto solo adesso.
Saluti.
S.