Un mio conoscente pakistano, che studia italiano come seconda lingua, ha
scritto in un tema questa frase:
"La famiglia Rossi č composta da un marito, una moglie, un figlio e una
figlia".'
L'insegnate gli ha corretto il "da" in "di", perché dice che
l'espressione corretta č "composta di".
In effetti devo ammettere che in certi casi č cosě, ma qui mi sembra che
"da" sia piů adatto. Una rapida indagine su Internet mi ha confermato
che "composto/a da" ricorre circa 7-8 volte di piů che "composto di".
C'č una regola per sapere quando va usata una forma e quando l'altra? Io
ho notato che "da" si adatta meglio quando c'č l'articolo
indeterminativo ("composta da UN marito..."), mentre se l'articolo non
c'č, allora sta bene anche "composta di marito, moglie, un figlio e una
figlia".
Saluti
Karamel
> Salve
> Un mio conoscente pakistano, che studia italiano come seconda lingua, ha
> scritto in un tema questa frase:
> "La famiglia Rossi è composta da un marito, una moglie, un figlio e una
> figlia".'
> L'insegnate gli ha corretto il "da" in "di",
Beh, direi che l'insegnante ha considerato errore ciò che errore non è
ed ha sorvolato su un particolare ben piú importante: avrebbe dovuto
(IMO, naturalmente) far notare allo studente che la frase sarebbe
forse piú corretta senza gli articoli davanti a "marito" e davanti a
"moglie". Per ovvie ragioni ;))
> perché dice che l'espressione corretta è "composta di".
A quanto ne so, son corrette entrambe: sia la forma con "di" e sia la
forma con "da"; Io, comunque, "sentirei" piú corretta proprio la forma
che l'insegnante del tuo conoscente ha disapprovato; direi:
"La famiglia Rossi è composta da marito, moglie, un figlio e una
figlia".
"La famiglia Rossi è composta di ...", sarà anche corretta, ma a me
non piace.
Userei invece la preposizione "di" in un costrutto di forma
riflessiva:
"La famiglia Rossi si compone di marito, moglie, un figlio e una
figlia.
Ecco, in questo costrutto non userei davvero la preposizione "da", ma
solo "di".
> In effetti devo ammettere che in certi casi è così, ma qui mi sembra che
> "da" sia più adatto. Una rapida indagine su Internet mi ha confermato
> che "composto/a da" ricorre circa 7-8 volte di più che "composto di".
Con le "conferme" di Internet, ci andrei cauta: ormai ci si trova
tutto e il contrario di tutto. Personalmente preferisco sempre
risolvere i dubbi linguistici affidandomi a dizionari e grammatiche
(sempre meglio queste ultime, comunque).
--
Ciao,
Mariuccia®
> Salve
> Un mio conoscente pakistano, che studia italiano come seconda lingua, ha
> scritto in un tema questa frase:
> "La famiglia Rossi è composta da un marito, una moglie, un figlio e una
> figlia".'
> L'insegnate gli ha corretto il "da" in "di",
Beh, direi che l'insegnante ha considerato errore ciò che errore non è
ed ha sorvolato su un particolare ben piú importante: avrebbe dovuto
(IMO, naturalmente) far notare allo studente che la frase sarebbe
forse piú corretta senza il numerale davanti a "marito" e davanti a
"moglie". Per ovvie ragioni ;))
> perché dice che l'espressione corretta è "composta di".
A quanto ne so, son corrette entrambe: sia la forma con "di" e sia la
forma con "da"; Io, comunque, "sento" piú corretta proprio la forma
che l'insegnante del tuo conoscente ha disapprovato; direi:
"La famiglia Rossi è composta da marito, moglie, un figlio e una
figlia".
"La famiglia Rossi è composta di ...", sarà anche corretta, ma a me
non piace.
Userei invece la preposizione "di" in un costrutto di forma
riflessiva:
"La famiglia Rossi si compone di marito, moglie, un figlio e una
figlia.
Ecco, in questo costrutto non userei davvero la preposizione "da", ma
solo "di".
> In effetti devo ammettere che in certi casi è così, ma qui mi sembra che
> "da" sia più adatto. Una rapida indagine su Internet mi ha confermato
> che "composto/a da" ricorre circa 7-8 volte di più che "composto di".
Fermo restando che in questo caso concordo col risultato, con le
"conferme" di Internet, ci andrei comunque cauta: ormai ci si trova
tutto e il contrario di tutto. Personalmente preferisco sempre
risolvere i dubbi linguistici affidandomi a dizionari e grammatiche
(sempre meglio queste ultime, comunque).
--
Ciao,
Mariuccia®
--
Ciao,
Mariuccia®
> Salve
> Un mio conoscente pakistano, che studia italiano come seconda lingua, ha
> scritto in un tema questa frase:
> "La famiglia Rossi è composta da un marito, una moglie, un figlio e una
> figlia".'
> L'insegnate gli ha corretto il "da" in "di",
Beh, direi che l'insegnante ha considerato errore ciò che errore non è
ed ha sorvolato su un particolare ben piú importante: avrebbe dovuto
(IMO, naturalmente) far notare allo studente che la frase sarebbe
forse piú corretta senza il numerale davanti a "marito" e davanti a
"moglie". Per ovvie ragioni ;))
> perché dice che l'espressione corretta è "composta di".
A quanto ne so, son corrette entrambe: sia la forma con "di" e sia la
forma con "da"; Io, comunque, "sento" piú corretta proprio la forma
che l'insegnante del tuo conoscente ha disapprovato; direi:
"La famiglia Rossi è composta da marito, moglie, un figlio e una
figlia".
"La famiglia Rossi è composta di ...", sarà anche corretta, ma a me
non piace.
Userei invece la preposizione "di" in un costrutto di forma
riflessiva:
"La famiglia Rossi si compone di marito, moglie, un figlio e una
figlia.
Ecco, in questo costrutto non userei davvero la preposizione "da", ma
solo "di".
> In effetti devo ammettere che in certi casi è così, ma qui mi sembra che
> "da" sia più adatto. Una rapida indagine su Internet mi ha confermato
> che "composto/a da" ricorre circa 7-8 volte di più che "composto di".
Fermo restando che in questo caso concordo col risultato, con le
"conferme" di Internet ci andrei comunque cauta: ormai ci si trova
>karamel wrote:
>
>> Salve
>> Un mio conoscente pakistano, che studia italiano come seconda
lingua, ha
>> scritto in un tema questa frase:
>> "La famiglia Rossi è composta da un marito, una moglie, un figlio e
una
>> figlia".'
>> L'insegnate gli ha corretto il "da" in "di",
>Beh, direi che l'insegnante ha considerato errore ciò che errore non
è
>ed ha sorvolato su un particolare ben piú importante: avrebbe dovuto
>(IMO, naturalmente) far notare allo studente che la frase sarebbe
>forse piú corretta senza il numerale davanti a "marito" e davanti a
>"moglie". Per ovvie ragioni ;))
In una società multireligiosa nulla è ovvio. A maggior ragione se il
conoscente è pakistano.
:-)))
--
Ciao
Frank
> "La famiglia Rossi è composta da un marito, una moglie, un figlio e una
> figlia".'
Il verbo comporre, nell'accezione della frase di cui in oggetto, ricorre nei
complementi di materia o composizione.
Noi ci chiediamo:
Di cosa è fatto questo dolce?
Di cosa è composta questa lega?
Mentre, alla domanda
Da cosa è fatta questa malta?
rispondiamo:
Dalla betoniera.
Questa volta complemento di agente.
Quindi il professore aveva ragione, anche se il pachistano si arrangia già
benino.
Stellario.
> L'insegnate gli ha corretto il "da" in "di", perché dice che
> l'espressione corretta è "composta di".
> In effetti devo ammettere che in certi casi è così, ma qui mi sembra che
> "da" sia più adatto. Una rapida indagine su Internet mi ha confermato
> che "composto/a da" ricorre circa 7-8 volte di più che "composto di".
>
> C'è una regola per sapere quando va usata una forma e quando l'altra? Io
> ho notato che "da" si adatta meglio quando c'è l'articolo
> indeterminativo ("composta da UN marito..."), mentre se l'articolo non
> c'è, allora sta bene anche "composta di marito, moglie, un figlio e una
> figlia".
>
> Saluti
> Karamel
>
>
>
> Fermo restando che in questo caso concordo col risultato, con le
> "conferme" di Internet ci andrei comunque cauta: ormai ci si trova
> tutto e il contrario di tutto. Personalmente preferisco sempre
> risolvere i dubbi linguistici affidandomi a dizionari e grammatiche
> (sempre meglio queste ultime, comunque).
cara Mariuccia,
Non sarei molto d'accrodo con lei riguardo al risolvere i dubbi
linguistici con le grammatiche. Questo puo' essere utile a
livello didattico, ma dal punto di un vista generale
le grammatiche debbono intendersi "descrittive" piu'
che "normative".
E' l'uso che fa la regola, più che il contrario. Le regole cambiano
(basti pensare alla crisi del congiuntivo), e cambiano anche le
grammatiche.
Aggiungo che in Internet, volenti o nolenti, si sta già formando
un linguaggio specifico: sia sul piano del significante (si veda
per esempio l'uso del /k/ al posto del /ch/), sia su quello
del significato. Sarei pertanto cauto a bollare internet come
"corruttore" della lingua, e comunque non più di ogni altro
ambito dove si comunica. Le grammatiche si riscriveranno anche
con internet...
saluti
Valerio Guagnelli Scanzani
---
Dip. studi filos. ed epist.
Univ. "La Sapienza" Roma
--
Posted from [213.26.132.205]
via Mailgate.ORG Server - http://www.Mailgate.ORG
> Il verbo comporre, nell'accezione della frase di cui in oggetto, ricorre nei
> complementi di materia o composizione.
> Noi ci chiediamo:
> Di cosa è fatto questo dolce?
> Di cosa è composta questa lega?
>
> Mentre, alla domanda
> Da cosa è fatta questa malta?
> rispondiamo:
> Dalla betoniera.
> Questa volta complemento di agente.
>
> Quindi il professore aveva ragione, anche se il pachistano si arrangia già
> benino.
> Stellario.
Egr. Stellario
La sua spiegazione non mi convince molto.
Infatti posso scrivere:
"da quali elementi è composta una sedia?"
"di quali parti consta una sedia?"
e posso rispondere:
-"la sedia è composta da quattro gambe di legno, da
uno schienale, ecc..."
-"la sedia si compone di infinite parti, ma in particolare
di quattro gambe di legno... "
e cosi per venire ai suoi esempi posso dire
-"da che cosa è composta questa sedia", che è ben diverso da
-"di che cosa è composta questa sedia"
nel primo caso vogliamo chiedere informazioni sulle parti
costituenti nel secondo caso chiediamo del materiale costituente.
Inoltre il p.p. di comporre ha usi differenti, puo' indicare anche
il risultato di una composizione (ad esempio una sostanza chimica).
Voglio dire che le domande che lei propone non spiegano
perché "di" sia meglio di "da". E non possono spiegarlo
perche' non vi è una ragione logica (complementi), semmai vi
sono motivi eufonici e semantici, come ho mostrato.
Tutto ciò è quindi legato all'uso, come già detto nell'altro
post. Non a caso lei stesso dice che il verbo *ricorre*, e la
ricorrenza è legata all'uso.
saluti
Valerio Guagnelli Scanzani
---
dip. studi fil. ed epist.
Univ. "La Sapienza" di Roma
--
Posted from [213.26.132.207]
>>Il complemento di composizione proprio non l'ho mai sentito
>Mi piace. Molto musicale.
Tuttavia erri. Forse ti stai riferendo al complemento detto, con duplice
valenza, di notazione. (-:
Ciao.
Gian Carlo
Salve!
L'insegnante ha preso un grosso abbaglio. Usando il riflessivo, allora
sě che il /di sarebbe stato di rigore: la famiglia si compone di... (e
non (da). Qui sono corrette entrambe.
Vediamo il significato di /comporre che piů ci interessa. /Comporre
significa certamente 'mettere insieme (alcune cose per formare)
qualcosa'. Nota che quanto ho inserito fra parentesi non viene
esplicitato: io compongo il puzzle, ovvero metto insieme (i pezzi del
puzzle per formare) il puzzle. Orbene: qui i pezzi del puzzle sono una
cosa ben distinta da me, che li metto assieme. Ma esiste anche un caso
diverso: non sbaglio a dire che i pezzi del puzzle compongono il
puzzle, ovvero che mettono insieme (sé stessi per formare) il puzzle:
lo formano, lo costituiscono, in quanto ne sono le parti.
Volgiamo al passivo la seconda frase: se i pezzi compongono il puzzle,
allora il puzzle č composto dAi pezzi, e non certo dEi pezzi. Abbiamo
una causa efficiente, potremmo avere un agente: ci vuole il /da.
Attenzione, perň. Come la vitŕ č fatta di tante cose, belle e brutte,
cosě un puzzle puň esser fatto di tot pezzi. Vediamo: č componibile con
tot pezzi, e, quando č terminato, č stato composto con tot pezzi. Non
siamo piů di fronte ad una causa efficiente, qui. Come un tavolo, dopo
esser stato fatto col legno, una volta finito puň ben esser fatto di
legno (ed il legno č la sua materia), cosě un puzzle che č stato
composto con tot pezzi, una volta finito č composto di tot pezzi.
Ciň giustifica anche la forma 'il puzzle si compone di tot pezzi'.
La differenza fondamentale č che in 'il puzzle č composto da tot
pezzi' abbiamo un predicato verbale, ed il verbo č al passivo. In 'il
puzzle č composto di tot pezzi' il predicato č nominale, perché
/composto č usato come aggettivo puro e semplice (come quando si dice
che qualcuno č abbronzato: mica č passivo di abbronzare). Per
rendertene conto, nota che i tempi composti non avrebbero senso: chi
direbbe mai 'il puzzle č _stato_ composto _di_ tot pezzi'?
>C'č una regola per sapere quando va usata una forma e quando l'altra? Io
>ho notato che "da" si adatta meglio quando c'č l'articolo
>indeterminativo ("composta da UN marito..."), mentre se l'articolo non
>c'č, allora sta bene anche "composta di marito, moglie, un figlio e una
>figlia".
Salve tutte le considerazioni precedenti:
se dobbiamo usare un articolo determinativo, č decisamente preferibile
articolare /da, per conto mio: il gruppo composto dai parenti stretti,
e non dei parenti stretti;
un articolo indeterminativo IMHO si adatta bene sia al /di, sia al /da,
cosě pure un numerale cardinale;
quando l'articolo non c'č, spesso prediligo il /di, ma faccio frequenti
eccezioni.
Come potremmo giustificare queste mie preferenze? Forse cosě: sovente i
soggetti (e, per converso, gli agenti e le cause efficienti) sono
introdotti da articoli, mentre lo sono raramente i complementi di
materia, quasi sempre retti dal /di.
--
Bye.
Lem
'CLOCK is what you make of it: non sprecare i cicli idle della tua CPU'
Combatti il cancro: http://members.ud.com/projects/cancer/
>Il verbo comporre, nell'accezione della frase di cui in oggetto, ricorre nei
>complementi di materia o composizione.
>Noi ci chiediamo:
>Di cosa è fatto questo dolce?
>Di cosa è composta questa lega?
>
>Mentre, alla domanda
>Da cosa è fatta questa malta?
>rispondiamo:
>Dalla betoniera.
>Questa volta complemento di agente.
>
>Quindi il professore aveva ragione, anche se il pachistano si arrangia già
>benino.
Questo modo di procedere mi sembra deviante. Tu ti poni la domanda in
modo tale che la risposta puo' eseere solo quella che hai
predeterminato. Partiamo invece dal verbo comporre:
e' transitivo o intransitivo pronominale; in alcuni casi e'
intransitivo.
"Padre, madre e uno o piu' figli compongono una famiglia";
"una famiglia e' composta da padre, madre e uno o piu' figli".
Lo abbiamo usato in modo transitivo ed in forma attiva e passiva ed in
quest'utimo caso il verbo non puo' che reggere un complemento
d'agente.
"Una famiglia si compone di padre, madre e uno o piu' figli".
In questo caso stiamo usando una forma intransitiva pronominale.
Dire che "una famiglia e' composta di padre, madre e uno o piu' figli"
e', secondo me, una forzatura in quanto si usa un verbo transitivo in
forma passiva come se fosse un intransitivo reale o un intransitivo
pronominale. Ed oltretuto mi suona male: e' come se indicassi i
componenti di un miscuglio (composto).
--
Ciao.
Sergio®.
> > In effetti devo ammettere che in certi casi è così, ma qui mi sembra che
> > "da" sia più adatto. Una rapida indagine su Internet mi ha confermato
> > che "composto/a da" ricorre circa 7-8 volte di più che "composto di".
>
> Fermo restando che in questo caso concordo col risultato, con le
> "conferme" di Internet ci andrei comunque cauta: ormai ci si trova
> tutto e il contrario di tutto. Personalmente preferisco sempre
> risolvere i dubbi linguistici affidandomi a dizionari e grammatiche
> (sempre meglio queste ultime, comunque).
È appunto la risposta che cercavo anch'io con la mia domanda.
Non c'è alcun dubbio che, quando il verbo è riflessivo ("si compone"), lì ci
può stare solo il "di". La frase che ho utilizzato come esempio magari non è
delle migliori (come è già stato fatto notare, era meglio tralasciare gli
articoli indeterminativi ecc.), ma è quella che mi ha fatto nascere il dubbio
ed è per questo che l'ho utilizzata qui.
Ma riguardo quanto dici su Internet, in questa situazione il tuo presupposto
(che ci puoi trovare di tutto ecc.), per quanto sacrosanto, non mi sembra
funzioni. Perché io non è che ho pescato qualche esempio che mi facesse comodo
qua e là, ma ho invece osservato la tendenza generale. Facendo una ricerca con
AltaVista, ho trovato infatti:
"composto da": 80217 volte
"composto di": 13950 volte
"composta da": 61578 volte
"composta di": 8567 volte
"composti da": 11712 volte
"composti di": 3760 volte
"composte da": 9598 volte
"composte di": 1517 volte
Come vedi, la tendenza è molto simile in tutte e quattro le varianti. Anche il
numero dei casi utilizzati è abbastanza elevato da essere statisticamente
significante, nel senso che, anche se vi fossero veri e propri errori, questi
si possono presupporre equamente ripartiti e non in numero tale da alterare il
risultato della ricerca. Si può dunque senz'altro affermare che, nella lingua
italiana corrente, la forma "composto da" sia nettamente più frequente che non
la forma "composto di". Che poi sia corretto o meno è un altro discorso;
questa è comunque la situazione.
Ho preso quattro esempi a caso, due per ciascun tipo ("da" e "di"):
1) "...un coro misto, composto da circa 50 elementi, diretto dal Maestro..."
2) "Il settore femminile dello Sport Club XX è composto da tre squadre..."
3) "Lo staff di XX è composto di 4 persone..."
4) "Questo prezioso manoscritto è composto di sole 35 carte".
Sinceramente io avrei preferito "da" anche nei casi 3) e 4), ma sicuramente
non avrei usato nemmeno io il "di" nel 2). Nell'1) forse sì.
Comunque è difficile giudicare senza farsi influenzare da quello che c'è già
scritto. Eventualmente si potrebbe provare a scegliere alcune frasi da qualche
sito togliendo il "di" e il "da" e facendo un "referendum" su questo NG: tu
cosa metteresti qui?... e poi vedere se coincide. Se c'è qualcuno che ha più
buon tempo di me, è benvenuto a farlo.
Saluti
Karamel
>Ma riguardo quanto dici su Internet, in questa situazione il tuo presupposto
>(che ci puoi trovare di tutto ecc.), per quanto sacrosanto, non mi sembra
>funzioni. Perché io non è che ho pescato qualche esempio che mi facesse comodo
>qua e là, ma ho invece osservato la tendenza generale. Facendo una ricerca con
>AltaVista, ho trovato infatti:
>
>"composto da": 80217 volte
>"composto di": 13950 volte
[...]
Il problema della indagine con i motori di ricerca e' un altro.
Il motore ti da' il numero di presenze di "composto da", ma tu non sai
(e ti riuscirebbe difficoltoso sapere) quante sono ripetute perche'
rimandano alla stessa pagina o a pagine dello stesso autore che, se ha
sbagliato, continua a fare lo stesso errore. Non conosci
l'attendibilita' del/degli autore/i e paradossalmente tra 1000
ricorrenze di "a" e 10 ricorrenze di "b", questa potrebbe essere piu'
significativa di quella "a".
Pensa ad una ricerca ristretta ai soli vocabolarî: sull'uso di
qualcosa potresti trovarne 6 che dicono una cosa e 4 qualcos'altro (e
non e' raro). Saresti sicuro che l'uso corretto e' quello dei 6 senza
valutare il "peso" dell'attendibilita' di ogni singolo vocabolario?
--
Ciao.
Sergio®
> Mariuccia Ruta ha scritto
> >[...]
> >sarebbe forse piú corretta senza il numerale davanti a "marito"
> > e davanti a "moglie". Per ovvie ragioni ;))
> In una società multireligiosa nulla è ovvio. A maggior ragione se il
> conoscente è pakistano.
> :-)))
E hai ragione! Mannaggiallacapocciamannaggia...
Facciamo che ... "La famiglia è formata_da_ tot mariti, tot mogli, tot
figlie e tot figli"? :)))
--
Ciao,
Mariuccia®
> "Mariuccia Ruta":
> > Fermo restando che in questo caso concordo col risultato, con le
> > "conferme" di Internet ci andrei comunque cauta: ormai ci si trova
> > tutto e il contrario di tutto. Personalmente preferisco sempre
> > risolvere i dubbi linguistici affidandomi a dizionari e grammatiche
> > (sempre meglio queste ultime, comunque).
>
> cara Mariuccia,
>
> Non sarei molto d'accrodo con lei riguardo al risolvere i dubbi
> linguistici con le grammatiche. Questo puo' essere utile a
> livello didattico, ma dal punto di un vista generale
> le grammatiche debbono intendersi "descrittive" piu'
> che "normative".
Beh, sbaglierò, ma mi par di poter dire che le grammatiche tendano
ormai tutte ad esser descrittive, piú che normative. Un chiaro esempio
mi pare precisamente quella di Luca Serianni.
>
> E' l'uso che fa la regola, più che il contrario. Le regole cambiano
> (basti pensare alla crisi del congiuntivo), e cambiano anche le
> grammatiche.
Nulla da eccepire. Spero comunque non sia proibito, a chi lo desideri,
esprimersi secondo grammatica, o usare il congiuntivo.
> Aggiungo che in Internet, volenti o nolenti, si sta già formando
> un linguaggio specifico: sia sul piano del significante (si veda
> per esempio l'uso del /k/ al posto del /ch/), sia su quello
> del significato.
Il fatto che si stia affermando un simile "linguaggio", non significa
che lo si debba imporre anche a chi non lo apprezza. Voglio sperarlo,
almeno.
> Sarei pertanto cauto a bollare internet come
> "corruttore" della lingua, e comunque non più di ogni altro
> ambito dove si comunica.
Non mi sembra d'aver "bollato... ecc.". Ho espresso -credo con
pacatezza- il mio punto di vista, come si evince dal fatto che ho
usato il condizionale ed ho poi concluso con un "*personalmente*
preferisco...".
> Le grammatiche si riscriveranno anche
> con internet...
Temo proprio che sarà cosí. E spero mi sia consentito dispiacermene.
--
Ciao,
Mariuccia®
>> In una società multireligiosa nulla è ovvio. A maggior ragione se
il
>> conoscente è pakistano.
>> :-)))
>E hai ragione! Mannaggiallacapocciamannaggia...
>Facciamo che ... "La famiglia è formata_da_ tot mariti, tot mogli,
tot
>figlie e tot figli"? :)))
Io non so il latino, ma mi pare che fosse:
"Melius abundare..."
:o)))
Ciao
Frank
> Questo modo di procedere mi sembra deviante. Tu ti poni
...snip...
Caro Sergio,
il tuo (sono stato sgridato per aver usato il "lei") è a mio
avviso un ottimo intervento, perché sottolineando la grande
varietà di impieghi del verbo comporre, mostra al contempo -
come ho già scritto - il fallimento dei tentativi di trattare
la lingua con metodi calcolistici, normativi, come un tutto
regolato a priori.
Mariuccia scrive:
>Il fatto che si stia affermando un simile "linguaggio", non significa
>che lo si debba imporre anche a chi non lo apprezza. Voglio sperarlo,
>almeno.
>> Le grammatiche si riscriveranno anche
>> con internet...
>Temo proprio che sarà cosí. E spero mi sia consentito dispiacermene
Il fatto che criticavo è proprio questo: *in un certo senso*,
non possiamo sceglierci il linguaggio che piu ci piace.
Come ha sottolineato tante volte Tullio De Mauro, persiste
ancora l'idea conservativa della lingua, come se questa fosse
soggetta ad un continuo e progressivo decadimento, e andasse
in qualche modo salvaguardata. Ma questo è un errore.
Purtroppo un simile atteggiamento ha radici profondissime
(già dai sofisti).
Questo è un articolo di T.d.M. sull'argomento:
http://www.mclink.it/unita/960221/uni13.htm
ciao
Valerio Guagnelli Scanzani
---
dip. studi filos. ed epist.
Univ. "La Sapienza" Roma
--
Posted from [62.98.195.195]
> On Mon, 05 Nov 2001 20:21:13 +0000, karamel
> <kar...@vip.REMOVEcybercity.dk> wrote:
>
> Il problema della indagine con i motori di ricerca e' un altro.
> Il motore ti da' il numero di presenze di "composto da", ma tu non sai
> (e ti riuscirebbe difficoltoso sapere) quante sono ripetute perche'
> rimandano alla stessa pagina o a pagine dello stesso autore che, se ha
> sbagliato, continua a fare lo stesso errore.
Non credo siano molte. È raro trovare pagine che si ripetono, ed ancor più raro che
si ripetano in modo talmente elevato da disturbare il risultato in questo caso. Ma
a rigor di logica potrebbe anche essere come dici tu: se vuoi controllare
singolarmente 360mila ricorrenze.... prego!!!
> Non conosci
> l'attendibilita' del/degli autore/i e paradossalmente tra 1000
> ricorrenze di "a" e 10 ricorrenze di "b", questa potrebbe essere piu'
> significativa di quella "a".
> Pensa ad una ricerca ristretta ai soli vocabolarî: sull'uso di
> qualcosa potresti trovarne 6 che dicono una cosa e 4 qualcos'altro (e
> non e' raro). Saresti sicuro che l'uso corretto e' quello dei 6 senza
> valutare il "peso" dell'attendibilita' di ogni singolo vocabolario?
>
L'attendibilità mi sembra accettabile sia perché il numero di ricorrenze è elevato,
sia perché il termine che ho cercato è un termine generico e di uso comune che può
ricorrere in praticamente qualsiasi tipo di testo e di parlata corrente.
Considerato che su Internet si trovano siti dei generi più svariati, si può
senz'altro considerare che le ricorrenze siano praticamente le stesse di quelle
dell'italiano medio che viene parlato e/o scritto quotidianamente.
Inoltre l'attendibilità teorica non la saprei valutare comunque: è proprio per
questo che ho posto la questione qui ed ho successivamente provato a fare una
ricerca statistica!
Saluti
Karamel
--
Posted from port248.ds1-ynoe.adsl.cybercity.dk [212.242.125.129]
Peccato!
D'altra parte sono troppo pigro per fare un copia-incolla e ricomporlo
in modo leggibile.
--
Bye
Vitt
In [<291a4e6e1119660f84f...@mygate.mailgate.org> 8 novembre 2001
03:01:35 +0000 (UTC)] Thorgny Hjørngård ha scritto...
>Dalla discussione suscitata dalla domanda di Karamel è scaturito più di un
>"problema mal posto" (come credo si dica in filosofia ed epistemologia)
Beh, ma questo è normale in una discussione.
D'altra parte...
>Ricordo a tutti la domanda posta da karamel: «Il docente di lingua italiana
>ha corretto "famiglia composta da un padre, una madre ecc." in "famiglia
>composta di ecc.". È giusto? È errato? Oppure (possibilità di compromesso):
>È eccesso di zelo?».
..mi sembra che si sia risposto alla domanda. Il docente ha sbagliato a
correggere, anche se questo non significa che solo una delle due forme sia
corretta.
>A) È lapalissiano che se si intende "è composta" come diatesi passiva di
>"comporre", il complemento che è retto può essere esclusivamente d'agente/di
>causa efficiente, e che la preposizione non può essere altro che "da". Ma non
>è questo il caso, come ha fatto notare Lem Novantotto, prova è che volgendolo
>al "vero" passivo ne risulta una proposizione non perfettamente accettabile,
>e che comunque significa qualcos'altro: "La famiglia viene composta da ecc."
>e anche al trapassato prossimo: "La famiglia era stata composta da ecc.".
>Questione posta da Gian Carlo e da Sergio®
Non mi sembra che Lem abbia fatto notare quello che dici. E poi perché mai dal
fatto che "la famiglia viene composta da..." non sia una forma accettabile
dovrebbe derivare che la frase "la famiglia è composta da..." non è una forma
passiva?
Il verbo comporre nel significato di "far parte di un tutto" ha una costruzione
transitiva in italiano. E in questo senso genitori e figli compongono una
famiglia. Ma il fatto che la costruzione sia transitiva non significa affatto
che il verbo esprima un'azione che transita da qualcuno a qualcosa.
Sai, alle grammatiche piace anche classificare l'inclassificabile, a costo di
basare la catalogazione su definizioni fortemente imprecise e ambigue (ad
esempio quando dicono che un verbo è transitivo se non esaurisce l'azione in sé,
ma la estende su un oggetto).
Così genitori e figli compongono una famiglia, e la compongono con una
costruzione transitiva; tuttavia non c'è nessuna azione in questo loro comporre:
essi fanno semplicemente parte di una famiglia.
Ora una costruzione transitiva attiva in italiano può normalmente essere resa
passiva, e in questo senso la famiglia può benissimo essere composta da genitori
e figli. Le forme passiva con l'ausiliare venire insistono però sull'agire, che
qui non c'è. Ecco perché non si dice "la famiglia viene composta da genitori e
figli". Ma, naturalmente, se uno dei componenti la famiglia fosse un musicista e
componesse, che ne so, una sinfonia, cioè esercitasse effettivamente un'azione,
quella di produrre la sinfonia, la sinfonia potrebbe benissimo sia "essere"
composta, sia "venire" composta
da lui.
>C) Le preposizioni sono un capitolo della descrizione linguistica (grammatica)
>fra i più complessi e meno esplorati, in cui è impossibile dare regole fisse
>se non in modo estremamente generale
Indubbiamente.
>D) Quando a fare una correzione è una persona laureata con un'abilitazione del
>ministero ad insegnare una lingua, bisognerebbe essere almeno di pari grado o
>superiore per sollevare dubbi avendo qualche possibilità di convincerla, e di
>convincerne gli allievi.
A questa stregua, prima di una discussione con qualcuno dovremo informarci sulle
sue credenziali nel campo, e discutere solo se le nostre sono equipollenti o
superiori alle sue. Anzi solo se sono equipollenti, perché se le nostre sono
superiori sarà l'altro a non poter discutere con noi. (-:
Ciao.
Gian Carlo
>Non credo siano molte. È raro trovare pagine che si ripetono, ed ancor più raro che
>si ripetano in modo talmente elevato da disturbare il risultato in questo caso. Ma
>a rigor di logica potrebbe anche essere come dici tu: se vuoi controllare
>singolarmente 360mila ricorrenze.... prego!!!
Mmmmmh, non e' tanto raro come credi. E' chiaro che e' impossibile
fare indagini quando il numero di ricorrenze e' elevato, ma se ti
limiti a parole di scarso uso le magagne vengono fuori.
Una volta ebbi una accesa discussione con una giornalista sul termine
"carpetta". Una ricerca sui vocabolî non porto' a risultati
apprezzabili in quando il termine era: ignorato, considerato termine
esclusivamente meridionale e termine in uso proveniente dagli ambienti
amministrativi meridionali. Una ricerca su google porta a 310 (?)
ricorrenze. Una sparuta minoranza si riferisce a "piccola carpa", un
modesto numero riguarda siti siciliani e napoletani, ma la
maggiorparte lo riporta come termine in uso in aziende di articoli di
cartoleria, universita' e siti amministrativi (comuni e province).
Problema risolto? Assolutamente no. Tutti questi siti si trovano in
Emilia ed il novanta per cento si riferiscono a Bologna.
Altro caso: volevo sapere se ricorreva l'uso di "polipo" per "polpo"
(ed in che rapporto). Ebbene, e puoi fare la prova, un consistente
numero di ricorrenze punta ad un sito (direttamente o indirettamente)
ad una battuta napoletana: ce dicette 'o pulp 'a pulpess, cheffa'
facimm 'e pulpett (vado a memoria)?
Su grosse quantita' e su termini comuni che succede? Statisticamente i
rapporti dovrebbero mantenersi, ma e' sicuro?
--
Ciao.
Sergio®
In una discussione orale senz'altro. In una discussione scritta, secondo me
si potrebbe evitare. Io prima di scrivere il mio intervento ho letto
attentamente tutti i messaggi analizzando, oltre a ciò che dicevano, ciò di cui
parlavano realmente, da quali argomentazioni partivano. E mi sono convinto che
parlavano di mele e Karamel di pere (con tutto il rispetto per le mele). Ma non
era intenzionale, era che avevano letto superficialmente la domanda.
> >Ricordo a tutti la domanda posta da karamel: «Il docente di lingua italiana
> >ha corretto "famiglia composta da un padre, una madre ecc." in "famiglia
> >composta di ecc.". È giusto? È errato? Oppure (possibilità di compromesso):
> >È eccesso di zelo?».
> ..mi sembra che si sia risposto alla domanda. Il docente ha sbagliato a
> correggere, anche se questo non significa che solo una delle due forme sia
> corretta.
Ripeto, ho riletto attentamente tutti gli interventi: uno dà ragione
all'insegnante, alcuni dicono che ha torto (ma senza fornire pezze d'appoggio
plausibili, se non la loro personalissima opinione), altri a dire il vero non
rispondevano né sì né no.
> >A) È lapalissiano che se si intende "è composta" come diatesi passiva di
> >"comporre", il complemento che è retto può essere esclusivamente d'agente/di
> >causa efficiente, e che la preposizione non può essere altro che "da". Ma non
> >è questo il caso, come ha fatto notare Lem Novantotto, prova è che volgendolo
> >al "vero" passivo ne risulta una proposizione non perfettamente accettabile,
> >e che comunque significa qualcos'altro: "La famiglia viene composta da ecc."
> >e anche al trapassato prossimo: "La famiglia era stata composta da ecc.".
> >Questione posta da Gian Carlo e da Sergio®
>
> Non mi sembra che Lem abbia fatto notare quello che dici.
... qui può solo intervenire Lem Novantotto per confermare o smentire (spero lo
faccia). Io ho ripetuto con altre parole esattamente i suoi stessi concetti.
> E poi perché mai dal
> fatto che "la famiglia viene composta da..." non sia una forma accettabile
> dovrebbe derivare che la frase "la famiglia è composta da..." non è una forma
> passiva?
Ti rispondo con una "regoletta improvvisata", riservandomi però di
correggermi dopo aver consultato testi teorici sulla trasformazione dall'attivo
al passivo. Se un verbo è realmente transitivo, ammette SEMPRE il passivo, con
essere o con venire o nei tempi composti. Ma ve ne sono che sembrano
transitivi, come "scendere le scale", "salire il pendio" (si tratta
probabilmente di espressioni ellittiche per "scendere dalle scale" "salire
lungo il pendio"). Il modo più semplice per accorgesene è cercare di volgerli
al passivo: *le scale sono scese dalla bambina. Certo che si può dire "la
bambina è scesa", ma di nuovo, non ha nulla a che fare col passivo, è un
passato prossimo.
> Il verbo comporre nel significato di "far parte di un tutto" ha una costruzione
> transitiva in italiano. E in questo senso genitori e figli compongono una
> famiglia. Ma il fatto che la costruzione sia transitiva non significa affatto
> che il verbo esprima un'azione che transita da qualcuno a qualcosa.
> Sai, alle grammatiche piace anche classificare l'inclassificabile, a costo di
> basare la catalogazione su definizioni fortemente imprecise e ambigue (ad
> esempio quando dicono che un verbo è transitivo se non esaurisce l'azione in sé, ma la estende su un oggetto).
Sì, infatti questa divisione è stata da tempo abbandonata dalla linguistica
moderna. Non aveva senso. Il problema è che... la classificazione attuale è
ancora più ostica :-(.
> Così genitori e figli compongono una famiglia, e la compongono con una
> costruzione transitiva; tuttavia non c'è nessuna azione in questo loro comporre: essi fanno semplicemente parte di una famiglia.
> Ora una costruzione transitiva attiva in italiano può normalmente
..... No, non normalmente, Gian Carlo, siamo precisi: o SEMPRE, coi "transitivi
reali", o MAI, coi "transitivi apparenti" (vedi la mia annotazione precedente).
> essere resa passiva, e in questo senso la famiglia può benissimo essere > composta da genitori e figli.
No, non ci siamo. Anch'io parlando lo dico, ma se gli esempi di autori sia
antichi sia modermi (vedi Pavese) e i migliori dizionari adottano
invariabilmente la preposizione "di", ne consegue che usare "da" è tuttora
considerato errato, anche se probabilmente ancora per poco. Io alternative non
ne vedo: l'uso costante nel tempo è molto più forte di qualsiasi disquisizione
grammaticale o logica.
E comunque chi scrive "composto da" lo fa per abitudine, perché parlando
ormai molti dicono così, e non conosce gli esempi autorevoli della lingua
italiana; non lo fa perché in quel momento si chiede se il verbo comporre è
transitivo o meno in quell'accezione...
> >C) Le preposizioni sono un capitolo della descrizione linguistica (grammatica)
> >fra i più complessi e meno esplorati, in cui è impossibile dare regole fisse
> >se non in modo estremamente generale
>
> Indubbiamente.
>
> >D) Quando a fare una correzione è una persona laureata con un'abilitazione del
> >ministero ad insegnare una lingua, bisognerebbe essere almeno di pari grado o
> >superiore per sollevare dubbi avendo qualche possibilità di convincerla, e di
> >convincerne gli allievi.
>
> A questa stregua, prima di una discussione con qualcuno dovremo informarci sulle
> sue credenziali nel campo, e discutere solo se le nostre sono equipollenti o
> superiori alle sue. Anzi solo se sono equipollenti, perché se le nostre sono
> superiori sarà l'altro a non poter discutere con noi. (-:
Io veramente intendevo usare il discorso in un altro modo. Mi spiego.
L'insegnante ha fatto una correzione che ritengo errata, o comunque dubbia.
Come fare per dimostrare di aver ragione? Si va in biblioteca a compulsare
grammatiche e dizionari (come ho fatto io ieri)? Oppure si chiede a una decina
di partecipanti a questo gruppo di discussione di esprimere all'insegnante il
proprio disaccordo, e dirle che ha torto perché sono dieci contro uno? Nel
primo caso, in questa fattispecie, non ci sono grandi chance, gli esempi
d'autore sono dalla sua parte (escluso Leonardo e il possibilista Zingarelli).
Nel secondo caso, bene che vada ci ride in faccia («Da quando in qua l'uso
corretto della lingua si stabilisce nei gruppi di discussione a colpi di
maggioranza?», commenterà beffardamente l'insegnante), male che vada abbassa il
voto che l'alunno ho già preso nel compito in questione. :-((
Io non parlavo di quando si chiacchiera del più e del meno, ci mancherebbe
altro, ma di quando, come in questo caso, ci sia da dirimere una questione di
italiano con una persona che è istruita in quella lingua e abilitata a
insegnarla. Un problema squisitamente di metodologia scientifica.
Un esempio molto meno irrilevante di questo: io posso benissimo pensare, e
anche dire in giro, che il medico che ha in cura la mia anziana madre ha
completamente sbagliato diagnosi e le sta infliggendo sofferenze inutili con
una cura da cavallo, mentre con quella giusta si sarebbe già rimessa con un
paio di aspirine. Ma finché non ho un altro medico o luminare della scienza a
confermare le mie affermazioni, o finché mia madre non muore, l'autorità con
laurea e abilitazione è lui, ed è lui che decide. Io come figlio di paziente
non posso fare nulla!!! Giusto o sbagliato che sia, il mondo va così, in tutti
i campi.
> Ciao.
> Gian Carlo
Ciao e a risentirci. Spero di non averti annoiato.
Mi spiace, ho composto il testo in Word e poi l'ho incollato col comando
apposito senza chiedermi se le formattazioni sarebbero state conservate o meno.
Sono andate perse :-(.
Comunque c'è una botta e risposta con tutte le formattazioni a posto fra me e
Gian Carlo, quello puoi leggerlo agevolmente.
Saluti.