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(a cura di Hoepli editore per
corriere.it)
PLURALE DEI NOMI COMPOSTI
I nomi composti sono il risultato dell’intima fusione di due parole
diverse: per esempio, biancospino, purosangue, copriletto, bassopiano
eccetera. Sono numerosissimi e ci creano problemi e grattacapi (altro
nome composto) quando dobbiamo metterli al plurale.
Qualche esempio: terracotta fa al plurale terrecotte; ma grillotalpa fa
grillitalpa; altopiano fa altopiani ma purosangue è invariabile: i
purosangue. Come raccapezzarsi?
Tentiamo di dare una spiegazione semplice a questi plurali dei nomi
composti, raggruppando razionalmente certe forme stabilizzate nell’uso e
da tutti accettate, e desumendone delle regole comuni. Se volete
proseguire, armatevi di santa pazienza.
Dividiamo le parole composte in ben dieci gruppi, che esamineremo uno
per uno.
1. Nomi composti da un aggettivo e da un sostantivo maschile o
femminile: il più delle volte formano il plurale come fossero nomi
semplici, cambiando cioè solo la desinenza del secondo elemento:
biancospino, biancospini; francobollo, francobolli; bassorilievo,
bassorilievi; altorilievo, altorilievi; bassopiano, bassopiani;
altopiano, altopiani; nerofumo, nerofumi; mezzogiorno, mezzogiorni;
vanagloria, vanaglorie; falsariga, falsarighe.
Eccezioni ormai stabilizzate: bassofondo, bassifondi; altoforno,
altiforni; mezzanotte, mezzenotti (mezzogiorno invece fa regolarmente
mezzogiorni); mezzaluna, mezzelune (anche separato: mezza luna, mezze
lune); mezzalana, mezzelane (ma anche mezza lana, mezze lane);
mezzatinta, mezzetinte (anche mezza tinta, mezze tinte); mezzamanica,
mezzemaniche (anche mezza manica, mezze maniche); mezzobusto, mezzibusti
(anche mezzo busto, mezzi busti).
Purosangue invece resta invariato: i purosangue, e così mezzosangue: i
mezzosangue.
2. Nomi composti da due aggettivi: sono più disciplinati. Formano il
plurale come se fossero un unico, semplice nome, e cambiano solo la
desinenza finale: chiaroscuro, chiaroscuri; pianoforte, pianoforti;
sordomuto, sordomuti; sordomuta, sordomute.
La stessa regola vale anche quando i due aggettivi, invece di un nome,
formano un altro aggettivo: grigioverde, grigioverdi; agrodolce,
agrodolci; sacrosanto, sacrosanti; rossonero, rossoneri; nerazzurro,
nerazzurri; giallorosso, giallorossi; bianconero, bianconeri e così via
tutto il campionato di calcio.
3. Nomi composti da un sostantivo maschile o femminile e da un
aggettivo: formano il plurale cambiando la desinenza sia del primo sia
del secondo termine, si comportano cioè come se fossero separati:
caposaldo, capisaldi; fabbroferraio, fabbriferrai; cartapesta,
cartepeste; acquaforte, acqueforti; collotorto, collitorti; casamatta,
casematte; cassaforte, casseforti; terracotta, terrecotte; gattamorta,
gattemorte. Eccezione ormai stabilizzata: palcoscenico che fa al plurale
palcoscenici.
4. Nomi composti da due sostantivi: distinguiamo due casi.
Se i sostantivi sono dello stesso genere (entrambi maschili o entrambi
femminili) modificano nel plurale solo la desinenza finale: arcobaleno,
arcobaleni; cartapecora, cartapecore; pescecane, pescecani; melograno,
melograni; madreperla, madreperle; cassapanca, cassapanche; toporagno,
toporagni.
Se invece i due sostantivi sono di genere diverso variano nel plurale
solo il primo elemento: grillotalpa, grillitalpa; pescespada,
pescispada; pescesega, pescisega; pesceluna, pesciluna. Eccezioni
stabilizzate: boccaporto fa boccaporti, banconota fa banconote, ferrovia
fa ferrovie.
5. Nomi composti da una forma verbale e da un sostantivo plurale: nel
plurale restano invariati (si cambierà naturalmente solo l’articolo); il
battipanni, i battipanni; il guardasigilli, i guardasigilli; il
segnalinee, i segnalinee; il guastafeste, i guastafeste; il portapenne,
i portapenne; lo schiaccianoci, gli schiaccianoci; il baciapile, i
baciapile.
6. Nomi composti da una forma verbale e da un sostantivo singolare
maschile: variano nel plurale la desinenza del sostantivo: grattacapo,
grattacapi; coprifuoco, coprifuochi; copricapo, copricapi; copribusto,
copribusti; passaporto, passaporti; parafango, parafanghi; rompicollo,
rompicolli; passatempo, passatempi; perditempo, perditempi; segnalibro,
segnalibri.
Prima avvertenza importante: seguono la stessa regola anche le parole
composte con una forma verbale più mano, sebbene femminile, forse per
analogia con la terminazione in -o: asciugamano, asciugamani; baciamano,
baciamani; paramano, paramani; corrimano, corrimani.
Seconda avvertenza: certi composti di questo gruppo indicano qualità
riferita a persona, che può essere maschio o femmina: per es. un
ficcanaso, ma anche una ficcanaso, un rompicollo ma anche una
rompicollo. Come ci regoleremo nel plurale? Se si riferisce a maschio
faremo plurale il secondo elemento: i rompicolli, i ficcanasi; se a
femmina, lo lasceremo invariato: le rompicollo, quelle ficcanaso.
7. Nomi composti da una forma verbale e da un sostantivo singolare
femminile: il nome composto risultante è prevalentemente di genere
maschile, e nel plurale resta invariato: il portacenere, i portacenere;
il portafrutta, i portafrutta; lo spazzaneve, gli spazzaneve; il
portabandiera, i portabandiera; il cavalcavia, i cavalcavia; lo
scioglilingua, gli scioglilingua; l’aspirapolvere, gli aspirapolvere; il
battistrada, i battistrada.
Eccezioni ormai consolidate nell’uso: il cacciavite, i cacciaviti (ormai
raro i cacciavite); il salvagente, i salvagenti.
8. Nomi composti da due forme verbali: restano inviariati nel plurale.
Il dormiveglia, i dormiveglia; il parapiglia, i parapiglia; il
saliscendi, i saliscendi; il fuggifuggi, i fuggifuggi.
9. Nomi composti da una preposizione o da un avverbio e da un sostantivo
hanno due comportamenti diversi.
Se il nome composto è dello stesso genere del sostantivo componente, nel
plurale si declina questo sostantivo: il sottufficiale, i sottufficiali;
il soprammobile, i soprammobili; il surgelato, i surgelati; il
contrordine, i contrordini; il dopopranzo, i dopopranzi; il sottaceto, i
sottaceti; il contrabbando, i contrabbandi; il lungarno, i lungarni; il
lungomare, i lungomari; il lungofiume, i lungofiumi; il lungolago, i
lungolaghi; la soprascarpa, le soprascarpe, l’anticamera, le anticamere;
l’intervista, le interviste. Eccezione, il fuoribordo, i fuoribordo, che
resta indeclinabile. Quanto a lungopo, il problema di un plurale non si
pone: il nome Po è indeclinabile, e tale rimane il nome composto: i lungopo.
Se invece il sostantivo componente è di genere diverso rispetto al nome
composto, il plurale resta invariato: il sottobottiglia, i
sottobottiglia; il sottocoda, i sottocoda; il sottopancia, i
sottopancia; il sottoscala, i sottoscala; il retroterra, i retroterra.
10. Nomi composti con capo più un sostantivo. Li dividiamo in due
categtorie, a seconda della funzione che ha la componente capo.
Prima categoria: capostazione. Qui capo ha funzione di soggetto.
Seconda categoria: capocronista. Qui capo ha funzione di semplice attributo.
Per capirlo, proviamo a ribaltare la parola. Ecco: capostazione non può
diventare stazione-capo, mentre capocronista può diventare cronista-capo.
Noi daremo la forma plurale solo all’elemento principale del composto:
nel primo caso a capo: i capistazione, nel secondo a cronista: i
capocronisti. Qualche altro esempio della prima categoria: capoclasse,
il capo della classe, caporeparto, il capo del reparto, e ancora
capoturno, caposquadra, capotreno, caposervizio, capofamiglia,
capodivisione, capofila, capoposto, caposezione. Il primo elemento è
preminente, e lo metteremo al plurale: capiclasse, capireparto,
capiturno, capisquadra, capitreno, capiservizio, capifamiglia,
capidivisione, capifila, capiposto, capisezione. Se il nome è al
femminile, la componente capo rimarrà invariata: le capostazione, le
capoclasse, le caporeparto, le capoturno, le caposquadra, le capotreno
eccetera.
Passiamo ora ad esempi della seconda categoria: capomacchinista:
potremmo benissimo dire macchinista-capo. E così capotecnico,
caporedattore, capocomico, capocuoco: qui è preminente il secondo
elemento, e sarà questo solo che faremo plurale: capomacchinisti,
capotecnici, caporedattori, capocomici, capocuochi. Seguono questa
regola anche capoluogo, capolavoro, capoverso, capodanno che al plurale
diventano capoluoghi, capolavori, capoversi, capodanni. Se il nome è al
femminile, se ne farà regolarmente il plurale femminile: la capotecnica,
le capotecniche; la capocomica, le capocomiche; la capocuoca, le
capocuoche; la capomastra, le capomastre; la capocronista, le
capocroniste; la caporedattrice, le caporedattrici eccetera.
Ora attenzione: caposaldo non segue queste regole e fa al plurale
capisaldi perché non è il composto di capo più un sostantivo, ma di capo
più un aggettivo: vedi al punto 3.
Per finire, a volte la parola capo viene dopo il nome cui si riferisce e
si scrive separata: consigliere capo, redattore capo e simili. Qui capo,
è “apposizione”, come se dicessimo “che è a capo”: consigliere,
commesso, redattore “che è a capo” di altri consiglieri, di altri
commessi, di altri redattori. Resta pertanto invariato nel plurale.
Diremo perciò il consigliere capo e i consiglieri capo, il redattore
capo e i redattori capo. Per la donna avremo la commessa capo, la
redattrice capo, che pure rimangono invariate nel plurale: le commesse
capo, le redattrici capo.
Abbiamo finito? Forse sì. Punto e a capo.
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Et interrogabant eum turbae dicentes: “Quid ergo faciemus?”.
Respondens autem dicebat illis: “Qui habet duas tunicas,
det non habenti; et, qui habet escas, similiter faciat”.
(Ev. sec. Lucam 3,10-11)