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A me mi ... a te ti...

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Marswalker

unread,
Oct 12, 2002, 2:57:34 AM10/12/02
to
Salve
mi rivolgo a voi per avere un autorevole parere circa l'uso
delle espressioni <<a me mi>> e <<a te ti>>.
In una discussione tra amici qualcuno ha sotenuto che: "dalle nuove
versioni della grammatica italiana, dire <<a te ti>> e <<a me mi>> non č
piů considerato un errore, bensě viene usato come rafforzativo"
La notizia vi risulta vera?
Grazie per l'attenzione prestata e per le eventuali risposte.
Marswalker

Marco Margottini

unread,
Oct 12, 2002, 3:07:25 AM10/12/02
to

"Marswalker" <patf...@genie.it> ha scritto nel messaggio
news:83gfqu8mqippivq7h...@4ax.com...

> Salve
> mi rivolgo a voi per avere un autorevole parere circa l'uso
> delle espressioni <<a me mi>> e <<a te ti>>.
> In una discussione tra amici qualcuno ha sotenuto che: "dalle nuove
> versioni della grammatica italiana, dire <<a te ti>> e <<a me mi>> non č
> piů considerato un errore, bensě viene usato come rafforzativo"
> La notizia vi risulta vera?

Veramente, no.

--
Ciao,
Marco


luciana

unread,
Oct 12, 2002, 4:39:58 AM10/12/02
to

"Marswalker" <patf...@genie.it> ha scritto nel messaggio
news:83gfqu8mqippivq7h...@4ax.com...

> Salve
> mi rivolgo a voi per avere un autorevole parere circa l'uso
> delle espressioni <<a me mi>> e <<a te ti>>.
> In una discussione tra amici qualcuno ha sotenuto che: "dalle nuove
> versioni della grammatica italiana, dire <<a te ti>> e <<a me mi>> non č
> piů considerato un errore, bensě viene usato come rafforzativo"

E' errore.


--
lu.
_Ultima Badessa Di Passaggio_
* Ma avevo un'altra amante,
dagli occhi di pietra avventurina...*
Gabriele d' Annunzio
13 settembre 1917
Carteggio con Olga Levi ( Venturina)

Momo

unread,
Oct 12, 2002, 4:41:31 AM10/12/02
to
> In una discussione tra amici qualcuno ha sotenuto che: "dalle nuove
> versioni della grammatica italiana, dire <<a te ti>> e <<a me mi>> non è
> più considerato un errore, bensì viene usato come rafforzativo"

Val più la pratica della grammatica?

Ciao <Momo>


Gi udt

unread,
Oct 12, 2002, 2:56:38 PM10/12/02
to

Marswalker wrote:
>
> Salve
> mi rivolgo a voi per avere un autorevole parere circa l'uso
> delle espressioni <<a me mi>> e <<a te ti>>.
> In una discussione tra amici qualcuno ha sotenuto che: "dalle nuove

> versioni della grammatica italiana, dire <<a te ti>> e <<a me mi>> non è

> più considerato un errore, bensì viene usato come rafforzativo"


> La notizia vi risulta vera?

La notizia è vera, ma non è nuova.
Dice Gabrielli " ..espressione che è da sempre argomento di accese
discussioni ed è costantemente condannata, ma che non è errore... si
tratta semplicemente d'un di quei casi in cui la grammatica concede
l'inserzione in un normale costrutto sintattico di elementi
sovrabbondanti al fine di dare alla frase un'efficacia particolare, un
particolare tono."

Ed aggiunge "..trattandosi di una libertà stilistica, conviene frenarla,
almeno nella scuola." (cioè meno la si usa meglio è) :-))

Karla

Emilio

unread,
Oct 13, 2002, 4:26:25 AM10/13/02
to
Ma è giusto a se si?
Ciao.
Emilio


Night_Haw

unread,
Oct 13, 2002, 6:42:10 AM10/13/02
to
On Sat, 12 Oct 2002 08:57:34 +0200, Marswalker wrote:

> Salve
> mi rivolgo a voi per avere un autorevole parere circa l'uso
> delle espressioni <<a me mi>> e <<a te ti>>. In una discussione tra
> amici qualcuno ha sotenuto che: "dalle nuove versioni della grammatica
> italiana, dire <<a te ti>> e <<a me mi>> non č piů considerato un
> errore, bensě viene usato come rafforzativo" La notizia vi risulta vera?

c'e' chi lo considera 'enfatico'. Per me e' un errore madornale

ciao
---
Night_Haw
GnuPG key id:1024D/4FE33FC4
---

Roger

unread,
Oct 13, 2002, 7:11:29 AM10/13/02
to

"Night_Haw" <anto...@inwind.it> ha scritto nel messaggio

> c'e' chi lo considera 'enfatico'. Per me e' un errore madornale

Perché 'madornale'?
È una semplice ripetizione, un pleonasmo.
Nulla di grammaticalmente sbagliato.

Roger


Maurizio Pistone

unread,
Oct 13, 2002, 8:26:49 AM10/13/02
to
Marswalker <patf...@genie.it> ha scritto su
it.cultura.linguistica.italiano:

>In una discussione tra amici qualcuno ha sotenuto che: "dalle nuove
>versioni della grammatica italiana, dire <<a te ti>> e <<a me mi>> non č
>piů considerato un errore, bensě viene usato come rafforzativo"
>La notizia vi risulta vera?

*non* troverai la risposta qui:

http://www.mauriziopistone.it/discussioni/grammatica_2_a.html#a_me_mi

--
Maurizio Pistone - Torino
strenua nos exercet inertia Hor.
scri...@mauriziopistone.it
http://www.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it

Mariuccia Ruta

unread,
Oct 13, 2002, 8:32:25 PM10/13/02
to
On Sat, 12 Oct 2002 09:07:25 +0200, in it.cultura.linguistica.italiano
"Marco Margottini" <marco.ma...@fastwebnet.it> wrote:

>¦ "Marswalker":
>¦ > ... parere circa l'uso delle espressioni <<a me mi>> e <<a te ti>>.


>¦ > In una discussione tra amici qualcuno ha sotenuto che: "dalle nuove

>¦ > versioni della grammatica italiana, dire <<a te ti>> e <<a me mi>> non è
>¦ > più considerato un errore, bensì viene usato come rafforzativo"


>¦ > La notizia vi risulta vera?

>¦ Veramente, no.

È vera, è vera. Ma non da ora. Ed è anche argomento passato e
ripassato per questi lidi :))

Il Gabrielli è già stato citato; ometto i numerosi altri (fra i quali
l'autorevolissimo Nencioni, ex presidente de "La Crusca") e mi limito
a citare il Satta:
____________________________________________________________________
¦*A me mi*.
¦"Questa storia del pronome ripetuto è tuttora uno dei piú notevoli
¦ grattacapi di tantissima gente, dallo scolaretto al professionista.
¦ Ma diciamo subito che di errore non si deve parlare: è un pleonasmo
¦ lecito, giustificato dall'intento rafforzativo.
¦ Vediamo un po'.
¦ La ripetizione del pronome, bruttina se una delle due particelle si
¦ trova in posizione enclitica (Damm*mi retta a *me", "Spiegate*celo a
¦ *noi"), o in presenza del pronome relativo ("Un libro al *quale *gli
¦ ho dato una scorsa"), nel caso di "a me mi", "a te ti" eccetera può
¦ essere tollerata proprio come piccolo espediente enfatico.
¦ Si intende che uguale concessione sarà fatta se invece della coppia
¦ di pronomi vi sia un sostantivo poi ribadito dal pronome
¦ ("A quell'*uomo *gliene ho dette di tutti i colori"), o se vi sia un
¦ pronome diverso dal personale, per esempio quello relativo ("A *chi
¦ è buono *gli daremo un premio"), e in altre situazioni morfologiche,
¦ le quali per brevità qui si omettono".
¦
¦"Ne facciamo soprattutto, come sempre è nostro intento nell'approvare
¦ e nel riprovare, una questione di giustizia grammaticale. Abbiamo
¦ sempre stimato lo scomparso studioso di lingua Leo Pestelli. Ma una
¦ sua condanna di "Che *me ne importa a *me", letta in un settimanale,
¦ ci sorprese un poco; forse la severità della sentenza si doveva al
¦ fatto che la frase biasimata faceva parte del poco autorevole testo
¦ di una canzonetta. Ed è come bombardare la Croce Rossa. Qui secondo
¦ noi sta la lieve ma indubbia ingiustizia; perché, proibito ai nostri
¦ figli l'ascolto della canzonetta, bisognerebbe proibirgli..."(**)

Mi scuso per l'interruzione ed apro un breve inciso per far notare un
"gli" usato dal Satta come pronome di terza persona plurale, al posto
di "loro": argomento semi dibattuto in altro filone tuttora in via di
discussione, mi pare :)). Riprendo l'argomento interrotto:

¦"Qui secondo noi sta la lieve ma indubbia ingiustizia; perché,
¦ proibito ai nostri figli l'ascolto della canzonetta, bisognerebbe
¦ proibirgli anche la lettura di Carlo Collodi:
¦ "A *noi *ci basta di averti insegnato ...".
¦ E se il Collodi, pur copiosamente citato in grammatiche e
¦ vocabolari, quanto altri scrittori nemmeno si sognano, non ha da
¦ esser vangelo, ecco Emilio Cecchi:
¦ "Vogliono andare come *gli pare a *loro";
¦ "A *lui *gli faceva compagnia".
¦ Ecco Giuseppe Marotta:
¦ "Ai *loro autori *gli viene il fiato grosso".
¦ Ecco Ignazio Silone:
¦ "A *Giacinto *gli tremavano le braccia".
¦
¦"Potremmo andare avanti parecchio, con esempi di Carlo Castellaneta,
¦ Goffredo Parise, Carlo E. Gadda, Federigo Tozzi, Giuseppe Dessí,
¦ Alberto Moravia, Mario Tobino, Leonardo Sciascia, Giiuseppe Berto.
¦ Gli scrittori, direte, non dettano legge. Ma l'uso sí. E se tutti
¦ questi scrittori avessero scritto cosí solo per passeggera
¦ civetteria, sí che nemmeno i loro esempi sembrano buoni, ecco in
¦ soccorso dei peccatori, studenti e no, il linguista, con un periodo
¦ nel quale l'intento rafforzativo del pleonasmo è palese:
¦ "Ma a *quelli che sono stati italianizzati dalla scuola o a cui la
¦ scuola ha normativizzato la lingua comune che già parlavano, quale
¦ tipo di italiano è stato *loro impartito?"
¦ È Luigi Rosiello, nemico sí, crediamo, del concetto tradizionale di
¦ errore nell'insegnamento della lingua, ma anche della lingua
¦ medesima assennato codificatore, giacché ha firmato un dizionario.
¦ E se non vale nemmeno Rosiello, perché è permissivo, proponiamo
¦ questo esempio di Paolo Monelli, che è sempre stato uno dei piú
¦ arcigni guardiani della lingua:
¦ "Al* savio bevitore non *gli vien sonno".
¦
¦"Ora, siamo tutti d'accordo che dire:
¦ "Mi hai risposto male" o "A me hai risposto male", è piú onesta
¦ grammatica di "A me mi hai risposto male", ma ci sono anche le
¦ anche le solite esigenze enfatiche.
¦ "*Mi piace Teresa", "A *me piace Teresa", "A *me *mi piace Teresa":
¦ ecco tutta un'amorosa gradazione, e nel terzo caso Teresa deve
¦ tenersi piú pronta a difendersi (se vuole); c'è anche una quarta
¦ ipotesi, "Teresa piace a me", che suona piú che altro avvertimento
¦ per possibili rivali.
¦ Ma pur se si lascia da parte la carica affettiva della ripetizione,
¦ ci sono casi in cui il pronomino in piú sta bene per assuefazione
¦ dell'orecchio (inutile dire che il modulo viene dal parlato), o pare
¦ collocato in modo naturale e innocuo; esattamente come in altri casi
¦ sembra sprecato e quindi vicino all'errore (ricordiamo che in lingua
¦ errato è quasi sempre tutto ciò che è inutile)."
¦
¦"Nei nostri esempi abbiamo dimenticato un certo personaggio, un tale
¦ che aveva scritto:
¦ "E io ho sempre veduto che a *chi sa mostrare i denti ... si porta
¦ rispetto", corresse cosí:
¦ "E io ho sempre veduto che a *chi sa mostrare i denti ... *gli si
¦ porta rispetto".
¦ Questo revisore di sé stesso è Alessandro Manzoni.
¦ È ben vero che egli poteva fare a meno di scrivere:
¦ "Un dottore al *quale io *gli dissi".
¦ Ma in quest'altra sua frase si comincia a trovare sufficiente
¦ naturalezza: "*Al capitano cominciava a mancar*gli il respiro".
¦
¦"Il caso di "a me mi" si trascina dietro un'altra simile fonte di
¦ dispute nelle scuole, negli uffici, nelle redazioni dei giornali: il
¦ pleonasmo "ne". Ma anche qui, salvo si capisce il consiglio di
¦ seguire la retta via, il giochetto assolutorio è facile, se si pensa
¦ a un linguista scomparso, Alfredo Schiaffini, che disse alla
¦ televisione:
¦ "*Di questo libro *ne uscirà presto una nuova edizione",
¦ e se si pensa di nuovo al Manzoni:
¦ "Un pan tondo, bianchissimo, di *quelli che Renzo non era solito
¦ mangiar*ne che nelle solennità":
¦ "E *di questi sorrisi *ne toccò piú d'uno a Renzo;
¦ "*Del senno di poi *ne son piene le fosse;
¦ "*Della seconda intenzione che abbiam detto, si guardò bene di
¦ dar*ne il minimo indizio";
¦ "*Di quell'odio *ne toccava una parte anche agli altri medici".
¦
¦"E non dimentichiamo Dante:
¦ "Basti *de' miei maggiori udir*ne questo".
¦
¦"Nemmeno un testo di grammatica ci pensa due volte, quando introduce
¦ un esercizio cosí:
¦ "Distingui i verbi riflessivi propri, i riflessivi apparenti ... e
¦ din*ne di *ciascuno, il modo e il tempo";
¦ qui si noti tuttavia la posizione anticipata di "ne", con il pronome
¦ ripetuto che fa da inciso.
¦
¦"Insomma, via libera a questi "errori", con cautela, senza farli
¦ diventare un'abitudine, un abuso".
¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯

A_Riscusate la lunghezza di questo post :))
--
Ciao,
Mariuccia®

Marco Margottini

unread,
Oct 14, 2002, 2:45:03 AM10/14/02
to

"Mariuccia Ruta" <ruta...@telcel.net.ve> ha scritto nel messaggio
news:3daa0fb7...@News.CIS.DFN.DE...

> On Sat, 12 Oct 2002 09:07:25 +0200, in it.cultura.linguistica.italiano
> "Marco Margottini" <marco.ma...@fastwebnet.it> wrote:
>
> >Ś "Marswalker":
> >Ś > ... parere circa l'uso delle espressioni <<a me mi>> e <<a te ti>>.
> >Ś > In una discussione tra amici qualcuno ha sotenuto che: "dalle nuove
> >Ś > versioni della grammatica italiana, dire <<a te ti>> e <<a me mi>>
non č
> >Ś > piů considerato un errore, bensě viene usato come rafforzativo"
> >Ś > La notizia vi risulta vera?
> >Ś
> >Ś Veramente, no.
>
> Č vera, č vera. Ma non da ora. Ed č anche argomento passato e

> ripassato per questi lidi :))
>

[...]

> Ś"Qui secondo noi sta la lieve ma indubbia ingiustizia; perché,
> Ś proibito ai nostri figli l'ascolto della canzonetta, bisognerebbe
> Ś proibirgli anche la lettura di Carlo Collodi:
> Ś "A *noi *ci basta di averti insegnato ...".
> Ś E se il Collodi, pur copiosamente citato in grammatiche e
> Ś vocabolari, quanto altri scrittori nemmeno si sognano, non ha da
> Ś esser vangelo, ecco Emilio Cecchi:
> Ś "Vogliono andare come *gli pare a *loro";
> Ś "A *lui *gli faceva compagnia".
> Ś Ecco Giuseppe Marotta:
> Ś "Ai *loro autori *gli viene il fiato grosso".
> Ś Ecco Ignazio Silone:
> Ś "A *Giacinto *gli tremavano le braccia".
> Ś
> Ś"Potremmo andare avanti parecchio, con esempi di Carlo Castellaneta,
> Ś Goffredo Parise, Carlo E. Gadda, Federigo Tozzi, Giuseppe Dessí,
> Ś Alberto Moravia, Mario Tobino, Leonardo Sciascia, Giiuseppe Berto.
> Ś Gli scrittori, direte, non dettano legge. Ma l'uso sí.

Il mio punto di vista č molto semplice in quanto credo che la lingua
italiana e le stesse regole grammaticali non siano tagliate con l'accetta:
*a me mi* oscilla tra l'errore, il ridondante e il letterario. A scuola
consiglierei di correggerlo, a leggerlo in letteratura, č ovvio che sia
messo, come molte altre 'ridondanze', nel modo giusto, al momento giusto e
pertanto puň dare tranquillamente un colore allo scritto.

[...]

> Ś
> Ś"Ora, siamo tutti d'accordo che dire:
> Ś "Mi hai risposto male" o "A me hai risposto male", č piú onesta
> Ś grammatica di "A me mi hai risposto male", ma ci sono anche le
> Ś anche le solite esigenze enfatiche.
> Ś "*Mi piace Teresa", "A *me piace Teresa", "A *me *mi piace Teresa":
> Ś ecco tutta un'amorosa gradazione, e nel terzo caso Teresa deve
> Ś tenersi piú pronta a difendersi (se vuole); c'č anche una quarta
> Ś ipotesi, "Teresa piace a me", che suona piú che altro avvertimento
> Ś per possibili rivali.

Esatto.
Bisogna vedere in che contesto operiamo: a scuola 'A me mi piace Teresa' lo
eviterei.
In un romanzo di ragazzi, ambientato in una periferia italiana, un amico
dice all'altro:
"A me mi piace Teresa", certo.

> Ś Ma pur se si lascia da parte la carica affettiva della ripetizione,
> Ś ci sono casi in cui il pronomino in piú sta bene per assuefazione
> Ś dell'orecchio (inutile dire che il modulo viene dal parlato), o pare
> Ś collocato in modo naturale e innocuo; esattamente come in altri casi
> Ś sembra sprecato e quindi vicino all'errore (ricordiamo che in lingua
> Ś errato č quasi sempre tutto ciň che č inutile)."

E qui il Nostro č un po' troppo permissivo.:-)

> Ś
> Ś"Nei nostri esempi abbiamo dimenticato un certo personaggio, un tale
> Ś che aveva scritto:
> Ś "E io ho sempre veduto che a *chi sa mostrare i denti ... si porta
> Ś rispetto", corresse cosí:
> Ś "E io ho sempre veduto che a *chi sa mostrare i denti ... *gli si
> Ś porta rispetto".
> Ś Questo revisore di sé stesso č Alessandro Manzoni.

Anche Manzoni č un autore e i Promessi Sposi hanno un contesto.

> Ś Č ben vero che egli poteva fare a meno di scrivere:
> Ś "Un dottore al *quale io *gli dissi".
> Ś Ma in quest'altra sua frase si comincia a trovare sufficiente
> Ś naturalezza: "*Al capitano cominciava a mancar*gli il respiro".
> Ś
> Ś"Il caso di "a me mi" si trascina dietro un'altra simile fonte di
> Ś dispute nelle scuole, negli uffici, nelle redazioni dei giornali: il
> Ś pleonasmo "ne". Ma anche qui, salvo si capisce il consiglio di
> Ś seguire la retta via, il giochetto assolutorio č facile, [...]

Mah, si tratta di dare un'indicazione generica.
Se un pronome non serve, lo eviterei.
E' poi vero che di pronomi ripetuti (ne) č piena la letteratura italiana e
per questo non darei una veritŕ unica, una volta per sempre.
'A me mi' comunque, in genere, lo eviterei.

--
Ciao,
Marco


Roscio

unread,
Oct 14, 2002, 3:56:21 AM10/14/02
to
"Emilio" <ermili...@tin.it> ha scritto nel messaggio
news:R6aq9.49033$cS4.1...@news2.tin.it...

> Ma è giusto a se si?

E a ce ci ?...

--
Er Roscio.

Sicut

unread,
Oct 14, 2002, 12:16:38 PM10/14/02
to

"Roscio" <ser...@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:FMuq9.28042$%M1.7...@twister2.libero.it...
--------------------------
Non so come siamo messi a ceci, ma se a me tutti coloro
che mi hanno insegnato che "a me mi" non si dice, non mi avvisano
che ora si può dire, io non lo dirò mai.... :-)
Cordialità,
Sicut


Night_Haw

unread,
Oct 14, 2002, 5:06:37 PM10/14/02
to
On Mon, 14 Oct 2002 18:16:38 +0200, Sicut wrote:


> Non so come siamo messi a ceci, ma se a me tutti coloro che mi hanno
> insegnato che "a me mi" non si dice, non mi avvisano che ora si può
> dire, io non lo dirò mai.... :-) Cordialità, Sicut

sinceramente a me avevano insegnato che era un errore, evidentemente si
sbagliavano :)
Dunque mi scuso con Roger per le mie affermazioni troppo affrettate :)

Paolo M.

unread,
Oct 15, 2002, 3:41:42 PM10/15/02
to

"Marco Margottini" <marco.ma...@fastwebnet.it> ha scritto nel messaggio
news:gJtq9.21970$dj7....@tornado.fastwebnet.it...
[...]

> Se un pronome non serve, lo eviterei.
> E' poi vero che di pronomi ripetuti (ne) è piena la letteratura italiana e
> per questo non darei una verità unica, una volta per sempre.

> 'A me mi' comunque, in genere, lo eviterei.

Cito qui il parere del fonetista Canepari (MªPI p. 204). Non vuol certo
essere un parere autorevole in fatto di grammatica normativa, ma IMHO il suo
peso ce l'ha...

"...Accenniamo qui all'espressione "a me mi" (e simili) che, giustamente, la
scuola avversa: giustamente se vien detta in modo banale come [am,memmi] (=
mi): "A me mi piace molto non far nulla tutto il giorno". Però se c'è un po'
d'enfasi su "me", cioè se è detto con tonìa continuativa (che comunichi un
certo contrasto con qualcun altro diverso da "me", anche se solo
implicitamente), l'espressione non è più banale, e condannabile, ma
perfettamente accettabile "a ME mi piace molto la buona musica" [am'mem:·
mi'pja;tSe molto· la'bwO;na 'mu:zika·.]".

(i puntini a varie altezze indicano l'intonazione; [;] indica
semiallungamento).

Ciao,
Paolo

Marco Margottini

unread,
Oct 16, 2002, 1:20:46 AM10/16/02
to

"Paolo M." <pao...@hotmail.com> ha scritto nel messaggio
news:aohr6k$mdv53$1...@ID-29361.news.dfncis.de...

Io non lo trovo corretto.
E' inutile e suona male.

--
Ciao,
Marco


Mariuccia Ruta

unread,
Oct 17, 2002, 2:07:05 PM10/17/02
to
On Wed, 16 Oct 2002 07:20:46 +0200, in it.cultura.linguistica.italiano
"Marco Margottini" <marco.ma...@fastwebnet.it> wrote:

>¦ > > E' poi vero che di pronomi ripetuti (ne) è piena la letteratura italiana


>¦ > > e per questo non darei una verità unica, una volta per sempre.

Giustappunto, Marco. A me pare che la "verità unica" la voglia
proclamare, nel caso in questione, chi dice che "a me mi" è scorretto
sempre e comunque.

>¦ > > 'A me mi' comunque, in genere, lo eviterei.

Anch'io ho cura di evitarlo, ma esclusivamente in frasi tipo "a me mi
piace la minestra" e simili. Non trovo però giusto dire a priori (e ad
oltranza) che è scorretto e punto; non lo trovo giusto e lo ritengo
fuorviante, visto che ormai quasi tutte le grammatiche attestano la
perfetta legittimità di tale bistrattata forma. Starà dunque alla
sensibilità linguistica di ciascun parlante usarlo a proposito e con
avvedutezza, evitando cacofonie che possono stridere ad un orecchio
attaccato al capo in cui è stato incultato un errato concetto. E su
questo mi sembra che l'articolo di Luciano Satta sia chiarissimo.
In buona sostanza, quando sostengo che l'uso oculato di "a me mi"
intendo soprattutto dire che sarebbe buona ora che la scuola si
incaricasse di insegnare quando è ... non sbagliato, ché non lo è mai,
ma quando e come usarlo con proprietà, piú tosto che continuare a
glissare sentenziando comodamente che è errore, non si usa, punto e
basta.
Anche a me avevano insegnato che "a me mi" non si dice. Poi son
cresciuta, ho letto opinioni diverse, tutte autorevoli, ed ho
cominciato a ragionar con la mia testa. Adesso insegno anche ai miei
studenti a ragionar con la loro testa, cosí come prima che ad essi
l'ho insegnato ai miei figli.
Insomma, per dirla col Gabrielli:
"Non c'è ragione che si continui a considerare errato *a me mi*".

Aggiungo io, e concludo: è solo una delle tante fisse illogiche e
ingiustificate che ci inculcano a sQuola ;))

Le maestre passano, gli alunni crescono, proseguono gli studi,
imparano a distinguer ragionando e scoprono che "mostri, babau e
caramogi" son solo leggende. Da sfatare.

>¦ Io non lo trovo corretto.


>¦ E' inutile e suona male.

Questa però a me sembra una "verità unica" ;))
Ricordi? Avevi scritto:
>¦ > > e per questo non darei una verità unica, una volta per sempre.

Grammatici e linguisti son concordi nel giustificarne l'uso. Di piú:
nel considerarlo perfettamente lecito :))

--
Ciao,
Mariuccia®

Marco Margottini

unread,
Oct 17, 2002, 2:57:45 PM10/17/02
to

"Mariuccia Ruta" <ruta...@telcel.net.ve> ha scritto nel messaggio
news:3daefc3a...@News.CIS.DFN.DE...

> On Wed, 16 Oct 2002 07:20:46 +0200, in it.cultura.linguistica.italiano
> "Marco Margottini" <marco.ma...@fastwebnet.it> wrote:
>

[...]

> >¦ Io non lo trovo corretto.
> >¦ E' inutile e suona male.
>
> Questa però a me sembra una "verità unica" ;))
> Ricordi? Avevi scritto:
> >¦ > > e per questo non darei una verità unica, una volta per sempre.

Non è l'unica, è la mia.

>
> Grammatici e linguisti son concordi nel giustificarne l'uso. Di piú:
> nel considerarlo perfettamente lecito :))

La mia è quella di prima; per adesso.

--
Ciao,
Marco

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