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questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it
http://www.mandarintools.com/chinesename.html
P.
Mi permetto di mettere in crosspost <it.cultura.linguistica>, visto
che su <it.cultura.linguistica.italiano> siamo fuori tema.
Purtroppo, i miei limitati mezzi non mi consentono di inserire nei
messaggi su newsgroup né caratteri cinesi né immagini. Perciò, ti
spedirò privatamente un'immagine GIF che mostra i caratteri cinesi di
cui parlo. Se il tuo indirizzo di e-mail è falso non riceverai un bel
niente, e questo ti servirà di lezione per aver usato un'e-mail
tarocca. :-)
Dunque, per quanto strano possa sembrare, la risposta non è semplice:
bisogna spiegare alcune questioni fonetiche, ortografiche e culturali.
*** Questioni fonetiche
Prima di poter dire come si scrive "Christian" in cinese, bisogna
spendere due parole su come si DICE "Christian" in cinese.
La fonetica cinese è molto diversa da quelle delle lingue occidentali,
per cui i nomi propri stranieri sono pronunciati dai cinesi in modo
estremamente diverso (e la cosa è reciproca: pochi cinesi capirebbero
che, quando diciamo "sciangài", parliamo del loro principale porto).
Il tuo nome è poi veramente ostico, perché presenta la consonante [r],
inesistente in cinese, e i gruppi di consonanti [kr] e [stj] che, per
un cinese, sono un vero scioglilingua.
Per rendere il nome pronunciabile, trasformeranno la [r] in [l] e
inseriranno un paio di vocali per separare i gruppi di consonanti. Il
risultato è una parola di quattro sillabe, "Kelisitian", che si
pronuncia approssimativamente "kkö li së ttiän" ("ö" e "ä" come in
tedesco, "ë" quasi silente).
*** Questioni ortografiche
Avendo adattato il nome alla fonetica cinese, è ora possibile
trascrivere il nome. Il problema è che a ognuna di queste sillabe
corrispondono parecchi caratteri: si tratta di scegliere.
Come sappiamo, ogni carattere cinese rappresenta non solo un suono ma
anche un ben preciso significato. Nel trascrivere nomi stranieri
questo significato viene ignorato, ma solo fino a un certo punto: è
chiaro che, come minimo, bisogna scegliere ideogrammi il cui
significato non sia offensivo e la cui combinazione non formi una
frase ridicola.
Se, per esempio, i cinesi trascrivessero il nome del nostro
ambasciatore con caratteri che significano "puzza di piedi",
potrebbero risultarne notevoli grattacapi diplomatici...
Per ovviare a questi incidenti, il governo della Repubblica Popolare
Cinese ha pubblicato una lista di caratteri (tutti di significato
"simpatico" o comunque non offensivo) da usare nelle trascrizioni.
L'uso di questa lista è obbligatorio per gli organi diplomatici e
d'informazione di stato, ma fortemente consigliato anche ai privati
cittadini.
Secondo la lista ufficiale, le sillabe "ke", "li", "si", "tian" si
trascrivono con i caratteri che vedi nell'immagine che t'ho mandato e
che descrivo qui:
Pronuncia: ke[4] (circa "kkö!")
Significato: vincere, conquistare, sopraffare
Codice Unicode: U+514B
Pronuncia: li[3] (circa "li!?")
Significato: "miglio" cinese (circa 500 metri).
Codice Unicode: U+91CC
Pronuncia: si[1] (circa "së...")
Significato: tagliare; qui, questo, dunque; raffinato
Codice Unicode: U+65AF
Pronuncia: tian[1] (circa "ttiän...")
Significato: giorno; cielo, celeste (è lo stesso che si trova nella
famosa "Tien An Men" = "Porta della Pace del Cielo")
Codice Unicode: U+5929
Vicino alla pronuncia di ogni sillaba sono apparsi dei numeri: si
tratta dei toni (che si rappresentano anche e preferibilmente con dei
particolari "accenti" sulle vocali). A differenza dell'italiano, che
usa le tonalità musicali solo a livello di frase (ad esempio, per
distinguere le domande dalle affermezaioni), in cinese ogni sillaba è
pronunciata con una ben precisa tonalità.
- Il primo tono (nelle ultime due sillabe di Kelisitian) è una nota
alta e uniforme; assomiglia al tono finale delle frasi italiane
interrotte a metà ("Dicevo che...").
- Il secondo tono (non presente in Kelisitian) parte grave e sale
rapidamente; assomiglia alla finale delle nostre domande ("Che fai?").
- il terzo tono (nella seconda sillaba di Kelisitian) parte medio,
scende un po' e poi risale rapidamente; assomiglia al nostro tono
d'incredulità ("Pazzo, che fai!?")
- il quarto tono (nella prima sillaba di Kelisitian) parte alto scende
rapidamente; assomiglia alle nostre eclamazioni ("Stop!").
Essendo un nome straniero, l'espressione non dovrebbe avere
significato ma, di fatto, sembra voler dire: "Conquistare una striscia
di cielo di mezzo chilometro"!
Molto poetico ma anche un po' buffo: immaginate gli sfottò se un
figlio d'italiani dovesse affrontare le elementari cinesi con un nome
del genere...
*** Questioni culturali
Una trascrizione fonetica come quella che abbiamo visto sa molto di
ufficialità, di burocrazia. Se Christian si trasferisse in Cina, quei
quattro ideogrammi apparirebbero sulla sua carta d'identità e su altri
documenti ufficiali, ma è improbabile che il suo vicino di casa o i
suoi colleghi di lavoro lo chiamerebbero veramente così.
Diversamente dall'Occidente, in Cina non è mal visto tradurre i nomi
propri. Anzi, se un nome proprio ha un significato chiaro ai cinesi
sembrerebbe quasi assurdo non farlo.
Quando un cinese sente un nome occidentale (soprattutto se suona molto
esotico, come in questo caso), la prima cosa che fa è chiedere che
cosa significa. Appena lo scopre, ecco che comincerà a chiamarti con
la traduzione, o con una sua abbreviazione.
Nella vita di tutti i giorni, è dunque probabile che Christian
verrebbe chiamato Jidutu (cristiano) o addirittura con traduzioni meno
dedeli: Jidu (Cristo), Yesu (Gesù), Shengdan (Natale), ecc. ecc.
Per questa ragione, gli stranieri che hanno frequenti contatti con la
Cina o che vivono lì preferiscono prevenire le inevitabili
storpiature, scegliendosi loro stessi un nome cinese, possibilmente
lungo due sillabe e con il suono e/o il significato che richiamino
vagamente l'originale. Spesso viene anche scelto un cognome cinese,
possibilmente lungo una sola sillaba, meglio se realmente esistente
come cognome cinese.
Bisogna poi aggiungere che i cinesi (almeno quelli tradizionalisti)
sono estremamente superstiziosi riguardo ai nomi, e che hanno
complessissime teorie secondo le quali alcune combinazioni di tre
caratteri (nome + cognome) sarebbero infauste e quindi da evitare.
Ecco due ottimi siti che trattano, fra le altre cose,
dell'attribuzione di nomi cinesi (per gli stranieri ma anche, i
neonati cinesi, animali domestici, ecc.).
http://zhongwen.com
http://www.mandarintools.com
Ciao.
Marco
Ma dove si può trovare la lista degli ideogrammi "consigliati"?
Poi, un piccolo appunto.
hai scritto:
>- Il secondo tono (non presente in Kelisitian) parte grave e sale
>rapidamente; assomiglia alla finale delle nostre domande ("Che fai?").
L'intonazione usata in "Che fai?" è discendente in quasi tutte le varianti
d'italiano parlato.
Io però uso una intonazione ascendente (o almeno discendente-ascendente)
nella domanda se posta in maniera molto cortese.
Ciao.
Paolo
[...omissis...]
Cimarosti!
Lei non cessa di stupirmi.
Cimarosti!
La Sua sapienza è colossale.
Cimarosti!
Traduca anche il mio, intanto che c'è. E magari pure in giapponese. Là la
"r" c'è, a quanto ho capito.
Ciao
Tagt
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Namárië Valinor
Valli, non faccia lo spiritoso! Sono cose che sa chiunque abbia
un'infarinatura di cinese.
L'unica notizia è forse l'esistenza di una ben precisa lista ufficiale
di caratteri per trascrivere i nomi stranieri (valida, fra l'altro,
solo nella Repubblica Popolare).
> Traduca anche il mio, intanto che c'è. E magari pure in giapponese. Là la
> "r" c'è, a quanto ho capito.
Già, ma non c'è la "l", e a lei ne servono ben cinque!
Ciao.
Marco
Probabilmente.
Ciò che mi stupisce piacevolmente e che mi rende ammirato è che non molta
gente ha, come ella dice, un'"infarinatura di cinese". Io sono in grado di
ordinare "ciao gi" o "sciao mai" al ristorante cinese, probabilmente con un
accento che rende del tutto inutile il mio sforzo. Le mie conoscenze del
cinese si limitano a questo. Quelle del giapponese sono enormemente più
approfondite, avendo io imparato, nel corso degli anni di pratica in
palestra, a riconoscere due o tre nomi delle tecniche di Aikido ed essendo
in grado di dire "arigatò" e "manco banzai".
> > Traduca anche il mio, intanto che c'è. E magari pure in giapponese. Là
la
> > "r" c'è, a quanto ho capito.
>
> Già, ma non c'è la "l", e a lei ne servono ben cinque!
Uh? Cinque? Davvero strano, il giapponese, allora... per quanto mi sforzi,
non riesco a reperirne più di tre in "Alessandro Valli"; a meno che ella non
conti anche "Tagt The Spellcaster".
In questo caso, penso di poterla aiutare, perché il nomignolo ha un preciso
significato: è un'abbreviazione di "tagete", seguita da un nome di mestiere
("incantatore", "mago" o comunque ella voglia).
(D'altro canto, anche "Alessandro Valli" ha un preciso significato.
"Difensore di uomini" il nome, significato evidente il cognome. Penso che
potrebbe venirne fuori un grazioso nome cinese. Si dia da fare, Cimarosti!)
Ciao
Ale
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Namárië Valinor