Tu credi ma lo sai - che a me non me ne frega niente
Tu credi che oramai - io sia la tua ragazza sempre
Ma lasciami andare - segui il tuo cuore arrivando alle stelle
prova a prendere quelle - nessuna è più bella di me
e non dirmi "ti amo" anche tu - lascia soltanto il tuo cuore
e niente di più
Segui il tuo cuore e vedrai
vedrai che allora è tutto chiaro
e vedrai così lontano
e vedrai che è tutto vero
e capirai cosa dicevo
Con me
tu credi ma non sai - cos'è veramente grande
tu credi che oramai - io - sia la tua ragazza sempre
la tua ragazza sempre
E segui il tuo cuore arrivando alle stelle
prova a prendere quelle - nessuna è più stella di me
e non dirmi "ti amo" anche tu - lascia soltanto il tuo cuore
e vola ancora più su
e vola ancora più su
ancora più su - ancora più su - ancora più su - ancora più su
.............................................................
Irene Grandi
--
____________________________________
Giancarlo Pillan - Ivrea - Italy
____________________________________
piansi, godetti -- nulla da ridire
Non l'ho trascritta, l'ho scritta mentre la ascoltavo.
Non è una poesia, è una canzone.
Irene Grandi è una cantante. Davo per scontato che si sapesse.
Il fatto che sia stata scambiata per poesia è interessante!
>Non l'ho trascritta, l'ho scritta mentre la ascoltavo.
Sei velocissimo! Complimenti (senza ironia).
--
Su qui e qua l'accento non va.
Bye
Vitt
ICQ 56664938
> Pietro Kobau:
> > "GCPillan" ha [tra]scritto [e come tagliare una povesia?]:
>
> Non l'ho trascritta, l'ho scritta mentre la ascoltavo.
trascritta, dunque (chi puo', mi corregga se sbaglio -- ma in italiano non
mi risulta esistere un verbo che significhi "scrivere sotto dettatura" o
sim. e, spesso, in questi casi si adopera "trascrivere") (e questo potrebbe
essere un primo argomento di discussione)
> Non è una poesia, è una canzone.
> Irene Grandi è una cantante. Davo per scontato che si sapesse.
>
> Il fatto che sia stata scambiata per poesia è interessante!
so bene, infatti, chi e' I.G. (e' pressoche' inevitabile saperlo), anche se
non conoscevo la canzone; percio' ho scritto "povesia" (non era un refuso);
quanto alla differenza tra poesia e canzone, be', si tratta di un campo
molto vasto, di cui si e' persino letto sui giornali -- e sarebbe bello
apprendere qualche pacata opinione in proposito (mirata, magari, ai soli
aspetti linguistici e stilistici della questione)
in ogni caso, non metterei mai (credetemi) quei versi accanto, che so, a
"E' come a un uomo battuto dal vento,
accecato di neve -- intorno pinge
un inferno polare la citta' --
l'aprirsi, lungo il muro, di una porta."
saluti
P.K.
Se non esiste il verbo... perché adoperarne uno che vuol dire altro?
Su "scrivere" non c'č dubbio: č generico.
Trascrivere invece indica che l'ho copiata.
Poi, puoi estendere il significato di /trascrivere e di /poesia come
vuoi... ma la conseguenza č che corri il rischio di venire frainteso.
Cosě io ho creduto tu non avessi capito che era una canzone!
> so bene, infatti, chi e' I.G. (e' pressoche' inevitabile saperlo), anche se
> non conoscevo la canzone; percio' ho scritto "povesia" (non era un refuso);
> quanto alla differenza tra poesia e canzone, be', si tratta di un campo
> molto vasto, di cui si e' persino letto sui giornali -- e sarebbe bello
> apprendere qualche pacata opinione in proposito (mirata, magari, ai soli
> aspetti linguistici e stilistici della questione)
Non ce la faccio a capire le forme [tra]scritto e "povesia".
Lo ammetto.
Sulla poesia nella canzone...
dico solo che mi sono trovato in difficoltŕ a tentare di riprodurre
pause, forti e fare delle righe e delle frasi. Ci sono delle canzoni in
un inglese che non capisco e mi faccio un'idea del contenuto a partire
dall'impressione d'ascolto. Poi magari mi procuro i testi e cerco di
tradurre. A volte non esce niente di piů. Per esempio con Tori Amos.
Magari ciň č dovuto solo alla mia scarsa conoscenza dell'inglese... ma
testimonia che canto e musica danno a volte maggior significato delle
parole stesse.
I muscoli del capitano (da "Titanic")
Guarda i muscoli del capitano, tutti di plastica e di
metano.
Guardalo nella notte che viene, quanto sangue ha nelle vene.
Il capitano non tiene mai paura, dritto sul cassero,
fuma la pipa, in questa alba fresca e scura che rassomiglia
un pò alla vita.
E poi il capitano, se vuole, si leva l'ancora dai pantaloni
e la getta nelle onde e chiama forte quando vuole qualcosa,
c'è sempre uno che gli risponde.
Ma capitano non te lo volevo dire,
ma c'è in mezzo al mare una donna bianca,
così enorme, alla luce delle stelle,
che di guardarla uno non si stanca.
Questa nave fa duemila nodi, in mezzo ai ghiacci tropicali,
ed ha un motore di un milione di cavalli
che al posto degli zoccoli hanno le ali.
La nave è fulmine, torpedine, miccia,
scintillante bellezza, fosforo e fantasia, molecole
d'acciaio,
pistone, rabbia, guerra lampo e poesia.
In questa notte elettrica e veloce, in questa croce di
Novecento,
il futuro è una palla di cannone accesa e noi la stiamo
quasi raggiungendo.
E il capitano disse al mozzo di bordo
"Giovanotto, io non vedo niente.
C'è solo un pò di nebbia che annuncia il sole.
Andiamo avanti tranquillamente".
Ribet wrote:
> Ma io proverei anche a
> rovesciare il discorso : prova a partire da una poesia, accompagnala, poi,
> con una musica o appositamente composta o che si "adatti" (per ritmo,
> musicalità, suggestione...), senza per forza cantarla, ma come
> sottofondo-accompagnamento : penso che sia non solo fattibile ma anche un
> rafforzare alcuni " messaggi-scritti" e sentiti come lo sono alcune poesie
> così come pure la loro "traduzione" o interpretazione in immagini :
> disegni, fotografie, dipinti...). Per farti un esempio, alcune "poesie"
> riportate in " it.arti.poesia", usciranno sia con accompagnamento musicale
> che con disegni o fotografie. E trovo che ne escano indubbiamente
> rafforzate.
> Permettete che intervenga al riguardo.
Quando si parla di musica e parole, e quindi ad esempio della nostra "canzone"
modernamente intesa,
non dobbiamo dimenticare l'autonomia del valore estetico del veicolo musicale.
In altre parole, qualora
ci si determini a "musicare" un testo, si interviene in una giustapposizione di
linguaggi che godono di una
dimensione estetica indipendente (altro sarebbe parlare della "musicalità" del
linguaggio poetico). Di conseguenza,
se ad un testo poeticamente ispirato si giustapponga un veicolo musicale
"povero", gratuito, "impoetico", si avrà come risultato
il rapporto conflittuale dei due mondi; e, per esemplificare, molte "canzoni"
del compianto De André,
pregnanti sotto il profilo letterario e poetico, lo erano incommensurabilmente
meno sotto quello melico. Ed allorché
si decida di "cantare" la parola, aggiungendo, alla "musicalità" interna del
verso (del ritmo, delle assonanze, delle allitterazioni. etc.)
quella del veicolo musicale, e quindi attribuendo alle parole il dono di un
suono, è necessario che detto suono, visto nella sua
serialità e consequenzialità, sia allo stesso livello poetico del testo; possa
in altre parole essere soggetto ad un giudizio d'ordine
estetico autonomo, indipendente dal valore poetico del testo.
Esemplificando ancora, se all' "Infinito" leopardiano si giustapponesse un
veicolo musicale scontato e banale, avremmo menomato la
bellezza poetica del testo, imponendo una sovrastruttura melica di poco valore
alla musicalità naturale dei versi.
V'è da dire che esistono "canzoni" che vivono della loro... "armonica mediocrità
strutturale"; è il caso ancora della canzone di
Irene Grandi: poesia (ma quale?) poca; valore musicale (quale?) poco,
espressione vocale di scarso valore (ma questo è un altro
discorso e mi obbligherebbe a digressioni). Ed allora, davanti alla fusione di
aspetti esteticamente mediocri la sensazione che se ricava è appunto
quella di una certa "armonia" che purtroppo è scambiata per "arte".
Non voglio dilungarmi. Anche perché son certo che l'argomento è foriero di
ulteriori riflessioni che lascio ai gentili ospiti di questo
gruppo.
Ma mi congedo con un ultimo esempio: Lucio Dalla, che conosco personalmente e
che considero una delle più grandi
personalità nella storia della canzone contemporanea, è universalmente noto per
aver composta la sua canzone più brutta.
Brutta perché stridente è il contrasto tra la bellezza del testo e la gratuità e
la pochezza ispirativa del
veicolo musicale (ed invito chi si intende di musica ad analizzare detto veicolo
nella sua paurosa povertà).
Curiosi? La canzone si chiama "Caruso".
Il paragone con "Volare" (un'altra delle nostre glorie oltreoceaniche) sarebbe
improponibile. E dire
che il compianto Modugno non era eccezionalmente colto in fatto di musica.
Eppure....
Vince
P.S. Dimenticavo, parlo con cognizione di causa, in ragione della mia attività
di autore e cantante.
Scusate lo stile sciatto di questo mio messaggio. Sto uscendo ma non ho
saputo resistere alla
tentazione di intervenire. A presto.
> Rimanendo nell'ambito della canzonetta italiana, io credo
> che un testo anche linguisticamente ricco e poetico (mi
> vengono in mente Guccini e De André con le loro rime e
> assonanze quasi mai banali), perda buona parte della sua
> valenza se privo del supporto musicale che ne comanda il
> ritmo, ne scandisce le pause e ne suggerisce atmosfere che
> il testo da solo, proprio perché pensato per essere cantato,
> non riesce a evocare.
> Forse, ma questo è un mio personale parere, solo alcuni
> momenti di Francesco De Gregori (sto pensando all'album
> "Titanic" di qualche anno fa) riescono a liberarsi dalla
> musica per acquistare una valenza poetica.
Non so se Pillan voleva spingersi così in là. A me, a dire il vero,
sembrava più una presa in giro, perché, diciamocela tutta, la canzone di
Vasco Rossi (cantata da Irene Grandi) non è questo gran che, dal punto
di vista delle sole parole. Che poi funzioni nell'insieme (e funziona,
non c'è dubbio), è tutto un altro paio di maniche (e la grinta di Irene
vi ha molta parte).
Tornando alla questione toccata da Belloni, aggiungerei almeno Conte e
Fossati al numero di autori che si avvicinano molto ai modi della
poesia, ma concordo pienamente con lui quando avverte che, tranne
rarissime eccezioni, le canzoni private della parte musicale perdono
molto del proprio fascino. E gli stessi cantautori, quando interrogati
sulla questione, sono esattamente di questo stesso avviso, riconoscendo
che i propri prodotti vivono della inscindibile simbiosi di musica e
parole.
saluti
lucio
--
"stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus"
ICQ# 64770165
Sottoscrivete medioevo-italiano ML
[discussion group about medieval Italy]
http://www.medioevo.cjb.net (web site)
http://www.medioml.cjb.net (gateway web)
Chi se la ricorda "Poetas andaluces", interpretata dagli
Aguaviva?
(Cribbio come siamo andati OT: e adesso la Ruta chi la
sente?)
Saluti
Gianni
>E dire che il compianto Modugno non era eccezionalmente colto in
>fatto di musica. Eppure....
...eppure, forse, era nel resto che lo era. Nella conosocenza
dell'uomo, in primis.
"Questa è la storia del pescespada: storia d'amore".
Gian Carlo
> Ribet [zac]
>
> V'è da dire che esistono "canzoni" che vivono della loro... "armonica
mediocrità
> strutturale"; è il caso ancora della canzone di
> Irene Grandi: poesia (ma quale?) poca; valore musicale (quale?) poco,
> espressione vocale di scarso valore (ma questo è un altro
> discorso e mi obbligherebbe a digressioni). Ed allora, davanti alla
fusione di
> aspetti esteticamente mediocri la sensazione che se ricava è appunto
> quella di una certa "armonia" che purtroppo è scambiata per "arte".
> [ri-zac]
ecco, vedi... non so bene cosa sia l'arte (credo che siano appena due secoli
scarsi che cercano di farci credere che l'arte sia una cosa, una cosa tutta
intera), pero' so che la "armonica mediocrita'" ci puo' talvolta commuovere;
talvolta e' quella di una canzonetta ben riuscita (parole e musica),
talvolta e' quella di un'immaginetta (pensa a Warhol), talvolta e' quella di
un oggetto fatto solo di parole (tanto per far capire perche' non siamo del
tutto OT) ("Amai trite parole che non uno / osava. M'incanto' la rima fiore
/ amore, / la piu' antica difficile del mondo");
non e' questione d'arte, di alto o di basso; ed e' bello quando capiamo
*perche'* una cosa apparentemente semplice ci diverte o ci commuove tanto
(e' un piccolo satori); anche se capirlo, in genere, e' mica facile...
cercando io sempre di capire come cio' funziona con le parole, ho incontrato
e mi ha incantato questo NG, dove ho trovato molti di simili piccoli motivi
di divertimento o commozione;
grazie
P.K.
> Chi se la ricorda "Poetas andaluces", interpretata dagli
> Aguaviva?
orpo, si' -- adesso che me la citi me la ricordo
> (Cribbio come siamo andati OT:
non del tutto, mai del tutto
> e adesso la Ruta chi la
> sente?)
se si arrabbia, la rabboniremo, su...
(apropo' -- c'e' qualcun altro, qui, che da fanciullo veniva rimproverato a
scuola perche' "arrabbiarsi" non si dice? e che magari provava impulsi di
ribellione, non comprendendo perche' mai "arrabbiarsi" non si dice?)
saluti
P.
«La Ruta» da te paventata sarei io? Gianni Gianni, se è così stai
facendo un po' di confusione: gli OT non mi hanno mai dato fastidio,
anzi! me li godo tutti ^_^. Semmai, sono stati proprio i miei ad
irritare qualcuno più d'una volta.
--
Ciao
Mariuccia®
> [...]
> > e adesso la Ruta chi la
> > sente?)
>
> se si arrabbia, la rabboniremo, su...
Ma allora è una fissa! Non posso credere che stiate facendo
riferimento a me. Quand'è che mi sarei arrabbiata? E per gli OT, poi?
Ma quando mai! :-P
> (apropo' -- c'e' qualcun altro, qui, che da fanciullo veniva rimproverato a
> scuola perche' "arrabbiarsi" non si dice? e che magari provava impulsi di
> ribellione, non comprendendo perche' mai "arrabbiarsi" non si dice?)
A me dicevano che la rabbia ce l'anno i cani :)))
In Venezuela, un amico fiorentino mi dice sempre: «Mariu', non ci
conviene incavolarci, ché ci costa doppia fatica: quella di
incavolarci e quella di scendere dal cavolo». Ovviamente il cavolo è
solo un eufemismo :)))
--
Ciao
Mariuccia®
> [...]
Ecco! m'avete fatt' arrabbbiare ed ho perso la ... acca :-P
> A me dicevano che la rabbia ce l'anno i cani :)))
^^^^
ce l'hanno
Ciò che segue lo lascio: promemoria :)))
> On Fri, 24 Mar 2000 20:10:08 GMT, in it.cultura.linguistica.italiano
> "Pietro Kobau" <pko...@NOSPAMlibero.it> wrote:
>
> > [...]
> > > e adesso la Ruta chi la
> > > sente?)
> >
> > se si arrabbia, la rabboniremo, su...
>
> Ma allora è una fissa! Non posso credere che stiate facendo
> riferimento a me. Quand'è che mi sarei arrabbiata? E per gli OT, poi?
> Ma quando mai! :-P
infatti, tutto falso -- pero' sempre ti pensiamo... e allora...
> > (apropo' -- c'e' qualcun altro, qui, che da fanciullo veniva
rimproverato a
> > scuola perche' "arrabbiarsi" non si dice? e che magari provava impulsi
di
> > ribellione, non comprendendo perche' mai "arrabbiarsi" non si dice?)
>
> A me dicevano che la rabbia ce l'hanno i cani :)))
anche a me, per spiegarmi perche' dire "arrabbiarsi" non si deve -- pero'
"incollerirsi" mi sembrava cosi' strano... cosi' *troppo* italiano...
(addito, posticcio, insomma)
> In Venezuela, un amico fiorentino mi dice sempre: «Mariu', non ci
> conviene incavolarci, ché ci costa doppia fatica: quella di
> incavolarci e quella di scendere dal cavolo». Ovviamente il cavolo è
> solo un eufemismo :)))
non mi pare un'ovvieta', quanto piuttosto una grande metafa (di quelle che
solo i fiorentini); infatti poi, da grande, ho riservato "arrabbbiarsi" ai
miei registri alti, e "incavolarsi" (o peggio) a quelli colloquiali
ciao a te
P.K.
magica wrote:
Ciao Gian Carlo. Grazie per il solitario "feed-back"; a quanto pare le
mie riflessioni, come al solito,
non suscitano grande interesse :-))). Ma tant'è.
Certo, Modugno era profondo conoscitore della natura umana; ma le mie
riflessioni si limitavano
all'aspetto più squisitamente musicale; e Modugno, pur non forte di una
cultura musicale notevole,
fu spesso in grado di esprimersi artisticamente ad altissimi livelli.
Dalla, uomo dalla cultura musicale vastissima, è invece gran conoscitore
della fisiologicità dei gusti
della gente; ed è per questo che la sua musica più scontata e banale
("Caruso") è da ormai 15 anni sulla bocca
di tutti i cantanti o sedicenti tali che voglian farsi pubblicità senza
tanti sforzi. Il testo è bellissimo (Dalla è un maestro
in questo) ma il matrimonio con la musica ne svilisce l'importanza.
Poi, che "Caruso" abbia dato, dia e possa dare in futuro emozioni non si
discute.
Personalmente, da addetto ai lavori, la trovo una delle cose più becere
della canzone italiana.
A presto.
Vince
Pietro Kobau wrote:
>
>
> ecco, vedi... non so bene cosa sia l'arte (credo che siano appena due secoli
> scarsi che cercano di farci credere che l'arte sia una cosa, una cosa tutta
> intera), pero' so che la "armonica mediocrita'" ci puo' talvolta commuovere;
> talvolta e' quella di una canzonetta ben riuscita (parole e musica),
> talvolta e' quella di un'immaginetta (pensa a Warhol), talvolta e' quella di
> un oggetto fatto solo di parole (tanto per far capire perche' non siamo del
> tutto OT) ("Amai trite parole che non uno / osava. M'incanto' la rima fiore
> / amore, / la piu' antica difficile del mondo");
> non e' questione d'arte, di alto o di basso; ed e' bello quando capiamo
> *perche'* una cosa apparentemente semplice ci diverte o ci commuove tanto
> (e' un piccolo satori);
> P.K.
Pietro, t'ho capito poco, sai. Se ti commuovono certe "canzonette riuscite",
certe "immaginette",
certe "rime", non sta a me sindacare. Il fatto è che il "brutto in sé", esiste,
almeno
storicamente parlando. Ed è per questo che mi permettevo di dire che una canzone
come "Caruso",
scritta nell'ultimo ventennio del ventesimo secolo è l'espressione di un
musicalità gretta e facilone,
dalla "pateticità" non certo " tchaikovskiana".
Ma ora stiamo divagando. Si parlava di poesia e musica, no?
Una cosa: che cosa intendi con "un piccolo satori"?
A presto.
Vince
E, di fatto, la nominata invano a costui per primo replicò.
Detrattori entrambi, Lor signori: Lei e BelloNi_con la enne, Pie' :))
> infatti, tutto falso -- pero' sempre ti pensiamo... e allora...
Mi commuove cotanto tenero affetto :)
> > > [...]
> > [...]. Ovviamente il cavolo è
> > solo un eufemismo :)))
> non mi pare un'ovvieta', quanto piuttosto una grande metafa (di quelle che
> solo i fiorentini); infatti poi, da grande, ho riservato "arrabbbiarsi" ai
> miei registri alti, e "incavolarsi" (o peggio) a quelli colloquiali
Credo ci sia un qui pro quo: "incavolarsi" non sta per "arrabbiarsi";
e che fiorentino sarebbe, sennò? :))))
--
Ciao
Mariuccia®
> [...]
> Ciao Gian Carlo. Grazie per il solitario "feed-back"; a quanto pare le
> mie riflessioni, come al solito,
> non suscitano grande interesse :-))). Ma tant'è.
Scusa Vince, ma non credo sia come tu ipotizzi; se così fosse, allora
dovremmo pensare che neppure a te interessi ciò che altri scrive, ma
sappiamo benissimo che non è così, vero?
Personalmente non ho nulla da obiettare né da aggiungere,
sull'argomento base di questo filone, ma lo seguo con la stessa
curiosità e lo stesso interesse con cui seguo tutti i filoni di questo
NG che amo; questa mia replica al tuo post vuole solo essere una scusa
per farti giungere un affettuoso saluto ^_^.
--
Ciao
Mariuccia®
> "Pietro Kobau" <pko...@NOSPAMlibero.it> wrote:
>
> > "Mariuccia Ruta" cosi' si arrabbiava cone me, che davo del filo al
Bellori
> > che per primo con queste parole la evocava:
>
> E, di fatto, la nominata invano a costui per primo replicņ.
e' vero e giusto, solo che (anche per colpa del mio pigro provider) non
avevo notato l'ordine delle tue risposte (chiedo venia)
> Detrattori entrambi, Lor signori: Lei e BelloNi_con la enne, Pie' :))
detrassi per scherzo, non sul serio...
chiedo comunque scusa al Belloni: non fa mai piacere vedersi storpiato il
nome (due attenuanti, invoco: avevo la testa disordinata da un giorno
lavorativo un po' lungo; e vedersi confuso con il buon Bellori non e' poi un
grave insulto...)
> > infatti, tutto falso -- pero' sempre ti pensiamo... e allora...
>
> Mi commuove cotanto tenero affetto :)
be', tenero... non esageriamo...
> > > > [...]
> > > [...]. Ovviamente il cavolo č
> > > solo un eufemismo :)))
>
> > non mi pare un'ovvieta', quanto piuttosto una grande metafa (di quelle
che
> > solo i fiorentini); infatti poi, da grande, ho riservato "arrabbiarsi"
ai
> > miei registri alti, e "incavolarsi" (o peggio) a quelli colloquiali
>
> Credo ci sia un qui pro quo: "incavolarsi" non sta per "arrabbiarsi";
> e che fiorentino sarebbe, sennņ? :))))
e ci hai di nuovo ragione (e sei stata pure brava a domare l'OT)
ciao
P.
> > ecco, vedi... non so bene cosa sia l'arte [mi taglio da me]
>
> Pietro, t'ho capito poco, sai. Se ti commuovono certe "canzonette
riuscite",
> certe "immaginette",
> certe "rime", non sta a me sindacare.
oh, ma qui nessuno sindacava sui gusti di nessuno, mi e' chiaro
> Il fatto è che il "brutto in sé", esiste,
> almeno
> storicamente parlando.
questo non lo capisco io (dal dire che esiste il brutto in se' al dire che
esiste il bello in se' il passo e' pericolosamente breve, ne' aiuta
precisare "storicamente")
> Ed è per questo che mi permettevo di dire che una canzone
> come "Caruso",
> scritta nell'ultimo ventennio del ventesimo secolo è l'espressione di un
> musicalità gretta e facilona,
> dalla "pateticità" non certo " tchaikovskiana".
opinione per opinione, sono d'accordo con te
> Ma ora stiamo divagando. Si parlava di poesia e musica, no?
e' vero; io cercavo solo (maldestramente, me ne rendo conto) di spostare
l'accento sulla poesia, mantenendo tuttavia il binomio, e ragionare sul
perche' (sui motivi linguistici per cui) talvolta una "armonica mediocrita'"
ci commuove; le riflessioni sul versante musicale del fenomeno riesco a
seguirle solo passivamente, per mia incompetenza
> Una cosa: che cosa intendi con "un piccolo satori"?
una piccola illuminazione, in senso del tutto letterale
ciao
P.
Non era una presa in giro.
Era semplice materiale da analizzare. Come altri.
Sotto i più vari punti di vista.
Quelli che avevo in mente... non sono stati toccati. Non importa.
>Ciao Gian Carlo. Grazie per il solitario "feed-back"; a quanto
>pare le mie riflessioni, come al solito, non suscitano grande
>interesse :-))).
Beh, non č detto.
>Certo, Modugno era profondo conoscitore della natura umana; ma
>le mie riflessioni si limitavano all'aspetto piů squisitamente
>musicale; e Modugno, pur non forte di una cultura musicale
>notevole, fu spesso in grado di esprimersi artisticamente ad
>altissimi livelli.
Pur se da incompetente, sono d'accordo. Anzi immagino che, almeno agli
esordi, Modugno fosse musicalmente vergine, dunque senza cultura
musicale come la si intende normalmente. Ma forse con un'"altra"
cultura musicale, che non saprei definire se non come "popolare" e non
separabile dalla sua cultura "umana".
Non so che cultura mudicale avessero i Beatles. Ma molti, musicalmente
coltissimi, non saranno mai capaci di scrivere "Something".
E nemmeno "Notte di luna calante".
Gian Carlo
> lucio pacilli:
> > Non so se Pillan voleva spingersi così in là. A me, a dire il vero,
> > sembrava più una presa in giro, perché, diciamocela tutta, la canzone di
> > Vasco Rossi (cantata da Irene Grandi) non è questo gran che, dal punto
> > di vista delle sole parole. Che poi funzioni nell'insieme (e funziona,
> > non c'è dubbio), è tutto un altro paio di maniche (e la grinta di Irene
> > vi ha molta parte).
>
>
La canzone di Irene Grandi è l'espressione di quella "armonica mediocrità" che
tanto
piace a certuni che vi trovano addirittura "materiale da analizzare", caro
Lucio.
Il fatto che ..."funzioni" è davvero un altro paio di maniche.
Ma se si vuole "analizzare" il materiale letterario della buona canzone
italiana si vada
a prendere Lucio Battisti (con Mogol e con il grande Pasquale Panella), Ivano
Fossati
o Paolo Conte e la si smetta con quisquilie come Vasco Rossi e compagnia
cantante.
Vince
magica wrote:
>
>
>
>
> >Certo, Modugno era profondo conoscitore della natura umana; ma
> >le mie riflessioni si limitavano all'aspetto più squisitamente
> >musicale; e Modugno, pur non forte di una cultura musicale
> >notevole, fu spesso in grado di esprimersi artisticamente ad
> >altissimi livelli.
>
> Pur se da incompetente, sono d'accordo. Anzi immagino che, almeno agli
> esordi, Modugno fosse musicalmente vergine, dunque senza cultura
> musicale come la si intende normalmente. Ma forse con un'"altra"
> cultura musicale, che non saprei definire se non come "popolare" e non
> separabile dalla sua cultura "umana".
>
> Non so che cultura mudicale avessero i Beatles. Ma molti, musicalmente
> coltissimi, non saranno mai capaci di scrivere "Something".
>
>
Sono d'accordo con te, Gian Carlo (scusa se ho decurtato parti del tuo
messaggio ma non volevo
incorrere nel furore dei "nequittologi").
Oggi fare buona musica implica un accorto uso della memoria, del saper
discernere tra il "già detto
troppe volte" (come l'odiosa "Caruso" o il r'n'r miserino e provinciale di
chi scrive per Irene Grandi)
e il "poco esplorato", come certa musica classica o etnica.
Ma non vorrei incrementare l'odio di chi trascrive i testi di certe
canzonettucole sanremesi (a meno che non si stesse
trattando di additarli al pubblico ludibrio...ma ho i miei dubbi); e poi,
bisogna pur dirlo, grazie a quella "trascrizione",
è nata questa interessantissima discussione sui rapporti tra poesia e
musica.
Grazie del cortesissimo "feed-back" Gian Carlo. :-))
Vince
Mariuccia Ruta wrote:
>
> Scusa Vince, ma non credo sia come tu ipotizzi; se così fosse, allora
> dovremmo pensare che neppure a te interessi ciò che altri scrive, ma
> sappiamo benissimo che non è così, vero?
> Personalmente non ho nulla da obiettare né da aggiungere,
> sull'argomento base di questo filone, ma lo seguo con la stessa
> curiosità e lo stesso interesse con cui seguo tutti i filoni di questo
> NG che amo; questa mia replica al tuo post vuole solo essere una scusa
> per farti giungere un affettuoso saluto ^_^.
>
>
Sarà, cara Mariuccia...ma fino a quando certe questioni si protrarranno alle
calende greche,
con bolsa ostentazione di saccenza e di... documentazione, preferisco farmi
lettore silente.
Salvo dover intervenire quando la musica e la poesia sono in ballo e si
dicono o trascrivono
inezie e fandonie. Allora, proprio non so trattenermi.
Ma ti ringrazio della gentile replica, Mariuccia.
Sei sempre persona cara e generosa, ed hai tutta la mia stima.
A presto.
Vince
Fammi indovinare... i capoversi? :-))
Mary
--
verificare: lat. «verus, -a, -um» (genuino) - dial. «ficàr»
(appioppare): fabbricare o spacciare banconote autentiche (contr. di
‘falsificare’).
No, mi dispiace, non hai indovinato.
I tre "documenti" finora portati sono
- Tortilla Chips
- Il Pensiero Debole
- La tua ragazza sempre.
Ne porterò altri di natura tecnica e artistica.
Volevo capire quanto sarebbero stati giudicati "corretti".
Pensavo si discutesse sui plurali, sui termini inglesi, sul tipo di
linguaggio, sul tipo di punteggiatura, sul come si potrebbe rendere in
forma scritta una canzone in modo che si individuino i sottovoce, i
"piena voce", le pause e il resto.
Una cosa che mi sono chiesto mentre scrivevo questi tre esempi era come
sarebbero stati valutati dalla mia professoressa se li avessi scritti in
un foglio protocollo e consegnate come "tema d'italiano". Ad esempio,
Tortilla Chips mi pare un "piccolo capolavoro" da premiare con un 10.
> GCPillan ha scritto:
> > [...]
> > Quelli che avevo in mente... non sono stati toccati. Non importa.
> Fammi indovinare... i capoversi? :-))
Io avevo pensato ai trattini (a profusione). Sul serio.
--
Ciao
Mariuccia®
Come avrei dovuto fare?
Quello che dici è proprio uno dei temi che avrei voluto veder discutere.
Come si fa a portare le parole di una canzone in modo da star dietro
al modo in cui vengono cantate? I trattini erano usati a mo' di "pause".
> Mariuccia Ruta:
> > Io avevo pensato ai trattini (a profusione). Sul serio.
>
> Come avrei dovuto fare?
Non saprei, non conosco la canzone in oggetto, non l'ho mai sentita
e non so come l'avrei trascritta io.
Provo a farlo, seguendo la logica (o quella mi pare tale) della tua
trasposizione.
> Quello che dici è proprio uno dei temi che avrei voluto veder discutere.
Ma se non lo dici, chi legge come fa a capire? Anch'io l'avevo
scambiata per una poesia e dopo averla letta come tale l'avevo
semplicemente accantonata perché mi sembrava bruttina e sgrammaticata.
> Come si fa a portare le parole di una canzone in modo da star dietro
> al modo in cui vengono cantate? I trattini erano usati a mo' di "pause".
Mi cimento? Mi cimento!
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
> Tu credi ma non sai - cos'è veramente importante
Tu credi ma non sai ... cos'è veramente importante,
> sei sicuro che - sicuro, ma ci pensi sempre
sei sicuro che ... sicuro, ma ci pensi sempre.
> Ma lasciati andare - segui il tuo cuore arrivando alle stelle
Ma lasciati andare. Segui il tuo cuore arrivando alle stelle,
> prova a prendere quelle - nessuna è più bella di me
prova a prendere quelle. Nessuna è più bella di me.
> e non dirmi "ti amo" anche tu - dammi soltanto il tuo cuore
E non dirmi "ti amo" anche tu... dammi soltanto il tuo cuore
> e niente di più
e niente di più.
> Tu credi ma lo sai - che a me non me ne frega niente
Tu credi ma lo sai... che a me non me ne frega niente.
> Tu credi che oramai - io sia la tua ragazza sempre
Tu credi che oramai... io sia la tua ragazza sempre.
> Ma lasciami andare - segui il tuo cuore arrivando alle stelle
Ma lasciami andare... Segui il tuo cuore arrivando alle stelle.
> prova a prendere quelle - nessuna è più bella di me
Prova a prendere quelle... Nessuna è più bella di me
> e non dirmi "ti amo" anche tu - lascia soltanto il tuo cuore
e non dirmi "ti amo" anche tu... lascia soltanto il tuo cuore
> e niente di più
e niente di più.
> Segui il tuo cuore e vedrai
> vedrai che allora è tutto chiaro
> e vedrai così lontano
> e vedrai che è tutto vero
> e capirai cosa dicevo
Segui il tuo cuore e vedrai...
vedrai che allora è tutto chiaro.
E vedrai così lontano...
e vedrai che è tutto vero...
e capirai cosa dicevo...
> Con me
> tu credi ma non sai - cos'è veramente grande
tu credi ma non sai ... cos'è veramente grande
> tu credi che oramai - io - sia la tua ragazza sempre
tu credi che oramai - io - sia la tua ragazza sempre
> la tua ragazza sempre
la tua ragazza sempre.
> E segui il tuo cuore arrivando alle stelle
> prova a prendere quelle - nessuna è più stella di me
prova a prendere quelle... Nessuna è più stella di me
> e non dirmi "ti amo" anche tu - lascia soltanto il tuo cuore
e non dirmi "ti amo" anche tu ... lascia soltanto il tuo cuore
> e vola ancora più su
> e vola ancora più su
> ancora più su - ancora più su - ancora più su - ancora più su
ancora più su... ancora più su... ancora più su... ancora più su
> .............................................................
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Credo d'aver fatto un gran pasticcio. E' difficile trascrivere dei
versi, se non si sono mai ascoltati.
--
Ciao
Mariuccia®
Figurati, non v'è problema alcuno.
E poi ci sono un po' abituato, perché qui in Lombardia hanno
spesso storpiato il mio cognome in "Belloli", probabilmente
perché quest'ultimo è più diffuso.
Saluti a tutti.
Gianni
Ciao Mariuccia. Ma come hai fatto ad indovinare che parlavo
di te? Ovviamente stavo scherzando e avevo colto l'occasione
di un raro intervento per salutarti, nominandoti. Non sono
avvezzo all'uso degli smiles, che invece piacciono tanto a
mia moglie, ma il tono era abbastanza faceto, no?
Saluti :-)
Gianni
Mi sembra tu abbia sostituito sempre i trattini con i puntini di
sospensione. Solo che io uso i puntini proprio nel significato di
sospensione, non di pausa. Ovvero i tre puntini indicano che il discorso
va avanti o andrebbe avanti e viene interrotto.
Esempio 1
- Scusa ma...
- Niente scuse!
Qui i puntini indicano che la frase è stata interrotta.
Esempio 2
Tu credi ma non sai ... cos'è veramente importante,
Mi fa pensare che dopo il sai ci sia un qualcosa di sottinteso.
Nel testo fornito con il disco (vedo solo ora che c'è)
non ci sono trattini ma:
- un più frequente "a capo",
- un "lasciati andare" tra parentesi tonde,
- la strofa centrale tutta in maiuscolo,
- i puntini di sospensione dopo "ancora più su".
> Mariuccia Ruta:
> > > Tu credi ma non sai - cos'è veramente importante
> > Tu credi ma non sai ... cos'è veramente importante,
>
> Mi sembra tu abbia sostituito sempre i trattini con i puntini di
> sospensione.
No, non sempre in assoluto: uso i trattini per evitare la ripetizione
di troppe virgole in uno stesso periodo oppure quando desidero
evidenziare un inciso. I puntini di sospensione li uso per indicare
una pausa, come se scrivessi: "aspe', sto pensando ...", oppure- come
ho appena fatto, per indicare che l'elenco continua.
Le pause, credo che le indicherei con: « / » oppure (ma non ne sono
certissima) con: « # »
> Solo che io uso i puntini proprio nel significato di
> sospensione, non di pausa. Ovvero i tre puntini indicano che il discorso
> va avanti o andrebbe avanti e viene interrotto.
> Esempio 1
> - Scusa ma...
> - Niente scuse!
> Qui i puntini indicano che la frase è stata interrotta.
E qui siamo d'accordo.
> Esempio 2
> Tu credi ma non sai ... cos'è veramente importante,
> Mi fa pensare che dopo il sai ci sia un qualcosa di sottinteso.
Io l'avevo interpretata così, infatti.
> Nel testo fornito con il disco (vedo solo ora che c'è)
> non ci sono trattini ma:
> - un più frequente "a capo",
Mi sembrerebbe la cosa più logica.
> - un "lasciati andare" tra parentesi tonde,
Lo interpreterei come un sussurro.
> - la strofa centrale tutta in maiuscolo,
> - i puntini di sospensione dopo "ancora più su".
Credo sia tutto molto chiaro, dunque.
--
Ciao
Mariuccia®
Giacomo MV wrote:
> perché Volare è così grande e Caruso così modesta??
>
Me lo chiedi sotto il profilo musicale o quello letterario?
Se consideriamo la fusione armonica delle suddette dimensioni, "Volare"
è un piccolo capolavoro: testo visionario e musica ispiratamente
articolata.
"Caruso", il cui testo non è comunque da sottovalutare, rivela invece
una pochezza musicale
sbalorditiva; l'ho già detto: è decisamente la cosa più brutta che Dalla
abbia scritta.
E la bassezza del valore estetico del veicolo musicale menoma
l'importanza della musicalità interna dei versi.
È come se Toto Cutugno (o Giovanotti, Ramazzotti..., insomma quella
robaccia là) musicasse
e cantasse un sonetto od una canzone del Petrarca. Meglio un Petrarca
ascoltato anche nel silenzio
della nostra lettura che una sua cattiva messa in musica. Sei d'accordo?
Vince
> A me dicevano che la rabbia ce l'anno i cani :)))
Anche a me.
> In Venezuela, un amico fiorentino mi dice sempre: «Mariu', non ci
> conviene incavolarci, ché ci costa doppia fatica: quella di
> incavolarci e quella di scendere dal cavolo». Ovviamente il cavolo è
> solo un eufemismo :)))
Il cavolo è un eufemismo? Oh bella. E da che cosa si scenderebbe,
parlando non eufemisticamente? E soprattutto, sai quanto sono curioso,
perché e come vi si salirebbe quando ci si "arrabbia"? (-:
Gian Carlo
Sent via Deja.com http://www.deja.com/
Before you buy.
> Solo ora leggo il messaggio <38dbd648...@news.interbusiness.it> di
> Mariuccia Ruta...
> > A me dicevano che la rabbia ce l'anno i cani :)))
> Anche a me.
Se penso a quante cose ci proibivano di dire ...! Che sciocchi! :(
> > [...]
> > Ovviamente il cavolo è solo un eufemismo :)))
> Il cavolo è un eufemismo? Oh bella. E da che cosa si scenderebbe,
> parlando non eufemisticamente? E soprattutto, sai quanto sono curioso,
> perché e come vi si salirebbe quando ci si "arrabbia"? (-:
Gian Carlo Gian Carlo! Non stuzzicare! ;))
Quand'ero bambina ero talmente curiosa, ma talmente curiosa e facevo
tante di quelle domande, che mio padre -per zittirmi- spesso mi
rispondeva molto sbrigativamente: "I curiosi muoiono giovani!". Sei
ancora giovine, Gian Ca' ;)))
--
Ciao
Mariuccia®
> Il cavolo è un eufemismo? Oh bella. E da che cosa si scenderebbe,
> parlando non eufemisticamente? E soprattutto, sai quanto sono curioso,
> perché e come vi si salirebbe quando ci si "arrabbia"? (-:
Salvo Mariuccia dalla replica obbligatoriamente oscena (nei contenuti,
non nel tono, s'intende). Incavolarsi = incazzarsi; incazzarsi è un po'
come insediarsi, tira un po' tu le conclusioni relative all'atto di
scendere dalla sedia.
ciao
lucio
(e scusa Mariuccia l'ingerenza)
--
"stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus"
ICQ# 64770165
Sottoscrivete medioevo-italiano ML
[discussion group about medieval Italy]
http://www.medioevo.cjb.net (web site)
http://www.medioml.cjb.net (gateway web)
> [...]
> (e scusa Mariuccia l'ingerenza)
Al contrario, Lucio: ti ringrazio tantissimo.
--
Ciao
Mariuccia®
>Gian Carlo Gian Carlo! Non stuzzicare! ;))
>Quand'ero bambina ero talmente curiosa, ma talmente curiosa e facevo
>tante di quelle domande, che mio padre -per zittirmi- spesso mi
>rispondeva molto sbrigativamente: "I curiosi muoiono giovani!". Sei
>ancora giovine, Gian Ca' ;)))
Incrocio le dita (sě, proprio cosě) e... purtroppo che ci posso fare,
se sono curioso, anch'io fin da bambino? Ma, dato che proprio giovane
non direi d'esserlo, forse anche i padri, talvolta, sbagliano.
Ciaa.
Gian Carlo
>> Il cavolo è un eufemismo? Oh bella. E da che cosa si scenderebbe,
>> parlando non eufemisticamente? E soprattutto, sai quanto sono curioso,
>> perché e come vi si salirebbe quando ci si "arrabbia"? (-:
>Salvo Mariuccia dalla replica obbligatoriamente oscena (nei contenuti,
>non nel tono, s'intende).
Lucio, a mia (non richiesta) discolpa credo di poter dire che so che
Mariuccia è in grado di salvarsi da sola.
>Incavolarsi = incazzarsi; incazzarsi è un po' come insediarsi,
>tira un po' tu le conclusioni relative all'atto di scendere
>dalla sedia.
Lucio, questo l'avevo capito. E la mia domanda, che avevo di proposito
posto in forma scherzosa, in realtà rifletteva un mia reale curiosità.
Alla quale non mi sembra tu abbia risposto: perché si salirebbe
eufemisticamente su questa speciale sedia quando ci si "incavola"?
I modi di dire mi incuriosiscono, soprattutto quando non riesco a
individuarne la genesi.
Ciao.
Gian Carlo
Il papà della mia ex lo dice anche a mia figlia, o meglio le dice che solo i
cani si arrabbiano, gli uomini si "inquietano". Io trovo questa affermazione
molto ipocrita e ritengo, da appassionato di psicologia, che la rabbia, se
dosata con intelligenza, sia un meccanismo di sfogo funzionale e salutare,
atto a mantenere un equilibrio psichico e mentale. A volte è necessario,
addirittura giusto arrabbiarsi. Chi non lo fa lo paga a posteriori o lo fa
pagare agli altri in altro modo.
--
* Who wants to live forever, when love must die? *
Dario de Judicibus, Roma, Italia - ICQ: 25257587
eFax: (I) +39.06.2331.2293 - (US) +1.954.212.2754
eMail: d...@mclink.it Pages: http://www.geocities.com/~dejudicibus/
Photo Gallery: http://www.geocities.com/~dejudicibus/gallery/index.html
Dictionary Program: http://members.xoom.com/dizi/
>Quand'ero bambina ero talmente curiosa, ma talmente curiosa e facevo
>tante di quelle domande, che mio padre -per zittirmi- spesso mi
>rispondeva molto sbrigativamente: "I curiosi muoiono giovani!".
Ma quella era saggezza professionale. Come ben sai qui i curiosi e i
chiaccheroni ....... zak..... ;-)))))))
Ciao.
Sergio.
> Il papà della mia ex lo dice anche a mia figlia, o meglio le dice che solo
i
> cani si arrabbiano, gli uomini si "inquietano". Io trovo questa
affermazione
> molto ipocrita
Dario, a me invece piace molto: mi ricorda tanto la mia povera nonna che
diceva "a quel punto ho dovuto -scusami- soffiarmi il naso"... Oppure che
quella persona "era diventata signorina"... Che grazia, che rispetto, che
delicatezza nel descrivere le cose "sgradevoli".
Paolo
> Quand'ero bambina ero talmente curiosa, ma talmente curiosa e facevo
> tante di quelle domande, che mio padre -per zittirmi- spesso mi
> rispondeva molto sbrigativamente: "I curiosi muoiono giovani!".
Io da piccolo chiedevo sempre "Percheečč???": e mio padre "Perchč la gamba
l'č attaccata al pč".
Paolo
> [...]
> Ma quella era saggezza professionale. Come ben sai qui i curiosi e i
> chiaccheroni ....... zak..... ;-)))))))
Non ci crederai, ma dopo aver spedito il post m'è venuta in mente la
stessa cosa, ho pensato a te ed ho avuto la quasi certezza che mi
avresti risposto in questo modo ;))) Devo comunque specificare che, a
quel tempo, Palermo era ancora di là da venire, nella mia vita:
eravamo in Sardegna.
Buona giornata ^_^.
--
Ciao
Mariuccia®
> [...]
> Io da piccolo chiedevo sempre "Percheečč???": e mio padre "Perchč la gamba
> l'č attaccata al pč".
Altra risposta tipica (e sciocca) ai perché di noi(?)
bambini di allora: «Perché il papa non č re e se
fosse stato re, sarebbe stato un ... come te» :))
> [...]
> | > A me dicevano che la rabbia ce l'anno i cani :)))
> | Anche a me.
>
> Il papà della mia ex lo dice anche a mia figlia, o meglio le dice che solo i
> cani si arrabbiano, gli uomini si "inquietano".
> Io trovo questa affermazione molto ipocrita e ritengo,
> da appassionato di psicologia,
Credo ci sia un'enorme differenza, tra *inquietarsi* ed *arrabbiarsi*:
la stessa che potrebbe riscontrarsi nell'umore di due individui che
hanno entrambi bevuto, ma l'uno acqua e l'altro vino. Per lo meno, a
me sembra così. L'inquetudine credo venga manifestata con pacatezza,
la rabbia no.
> che la rabbia, se dosata con intelligenza,
> sia un meccanismo di sfogo funzionale e salutare,
> atto a mantenere un equilibrio psichico e mentale.
C'è solo il rischio, credo, che non si riesca davvero a "dosare",
-tanto meno con intelligenza- la rabbia, quando se ne è preda.
Che poi sia uno sfogo salutare, ne sono convinta anch'io;
> A volte è necessario,
> addirittura giusto arrabbiarsi. Chi non lo fa lo paga a posteriori o lo fa
> pagare agli altri in altro modo.
Su questo sono d'accordo con te. Io ho pagato a caro prezzo le
sfuriate che non ho mai fatte; ma ho pagato io, non mi sono mai
rivalsa su nessun altro, in nessun modo.
Buona giornata, Dario ^_^.
--
Ciao
Mariuccia®
> Dario de Judicibus:
> > [...]
> Dario, a me invece piace molto: mi ricorda tanto la mia povera nonna che
> diceva "a quel punto ho dovuto -scusami- soffiarmi il naso"... Oppure che
> quella persona "era diventata signorina"... Che grazia, che rispetto, che
> delicatezza nel descrivere le cose "sgradevoli".
Sono espressioni che ormai non si sentono più ed effettivamente erano
modi di fare che poi portavano altri a constatare, ancora una volta,
che la classe non si inventa.
Però, non mi sembra che la riflessione di Dario si riferisse a questo,
bensì alla differenza che ci corre fra dire "inquietarsi" e dire
"arrabbiarsi". Sbaglio?
>>> A me dicevano che la rabbia ce l'anno i cani :)))
>>Anche a me.
> Il papà della mia ex lo dice anche a mia figlia, o meglio le dice
> che solo i cani si arrabbiano, gli uomini si "inquietano". Io trovo
> questa affermazione molto ipocrita e ritengo, da appassionato di
> psicologia, che la rabbia, se dosata con intelligenza, sia un
> meccanismo di sfogo funzionale e salutare, atto a mantenere un
> equilibrio psichico e mentale. A volte è necessario, addirittura
> giusto arrabbiarsi. Chi non lo fa lo paga a posteriori o lo fa
> pagare agli altri in altro modo.
Sì, ma non credo fosse questo il punto, perché allora si potrebbe
benissimo dire adirarsi, incollerirsi o addirittura infuriarsi, che
certo non è più "leggero" di arrabbiarsi.
Il punto è che arrabbiato, letteralmente, è chi è affetto da rabbia, è
idrofobo. E, probabilmente, il traslato per indicare chi è "in preda
all'ira, alla collera", a qualcuno suonava (o suona) un po' troppo
"osé".
Naturalmente un uomo affetto da rabbia è effettivamente arrabbiato e
quindi non è del tutto vero che "solo" i cani si arrabbiano.
> quindi non č del tutto vero che "solo" i cani si arrabbiano.
Soprattutto perchč, anche ammettendo la buona fede nel significato del
temine, il principale veicolo della rabbia non sono certo i cani. Qui da
noi in Europa sono le volpi.
Fata Morgana
Sgadevole soffiarsi il naso?
Molto più sgradevole non poterlo fare quando se ne ha la necessità....
Anche secondo me sono modi di dire ipocriti, di un certo modo di
prensare che si rifiuta di considerare che gli esseri umani sono fatti
anche di carne e sangue.
Fata Morgana
Fata Morgana wrote:
> Sgadevole soffiarsi il naso?
> Molto più sgradevole non poterlo fare quando se ne ha la necessità....
> Anche secondo me sono modi di dire ipocriti, di un certo modo di
> prensare che si rifiuta di considerare che gli esseri umani sono fatti
> anche di carne e sangue.
In questo caso di muco nasale, che non è proprio una cosa "gradevole".
E mia nonna, ti assicuro, non era ipocrita.
In più, forse, ha visto più carne e sangue "veri" di quanto tutti noi nella
nostra vita.
Paolo
>> Io da piccolo chiedevo sempre "Percheeèè???": e mio padre "Perchè la gamba
>> l'è attaccata al pè".
>
>Altra risposta tipica (e sciocca) ai perché di noi(?)
>bambini di allora: «Perché il papa non è re e se
>fosse stato re, sarebbe stato un ... come te» :))
Collaboro alla ricerca:
Perchè il papa non è re, perchè il re non è papa e perchè tu sei una rapa.
[gli accenti sui perche' sono esatti, visti gli anni citati]
"Perchè due non fa trè"
(gli accenti indicano una "e" apertissima, milanese, nel mio caso)
Paolo
> Mariuccia Ruta ha scritto:
> >Altra risposta tipica (e sciocca) ai perché di noi(?)
> >bambini di allora: «Perché il papa non è re e se
> >fosse stato re, sarebbe stato un ... come te» :))
>
> Collaboro alla ricerca:
>
> Perchè il papa non è re, perchè il re non è papa e perchè tu sei una
> rapa.
"Perché dringhe dringhete 'ndrà"
Dovrebbe essere una filastrocca o una canzone napoletana... non ricordo.
Seb
> [...]
> Perchè il papa non è re, perchè il re non è papa e perchè tu sei una rapa.
> [gli accenti sui perche' sono esatti, visti gli anni citati]
Non l'ho capita.
--
Ciao
Mariuccia®
>On Fri, 31 Mar 2000 12:57:55 GMT, in it.cultura.linguistica.italiano
>Vitt <v.m...@iol.it> wrote:
>
>> [...]
>> Perchč il papa non č re, perchč il re non č papa e perchč tu sei una rapa.
>> [gli accenti sui perche' sono esatti, visti gli anni citati]
>
> Non l'ho capita.
Io sě.
Maurizio Pistone - Torino
http://www.mclink.it/personal/MG5960
mailto:pis...@mclink.it
strenua nos exercet inertia Hor.
> ando...@ITALINVENgol.grosseto.it (Mariuccia Ruta) ha scritto su
> it.cultura.linguistica.italiano:
> >On Fri, 31 Mar 2000 12:57:55 GMT, in it.cultura.linguistica.italiano
> >Vitt <v.m...@iol.it> wrote:
> >> [...]
> >> Perchè il papa non è re, perchè il re non è papa e perchè tu sei una rapa.
> >> [gli accenti sui perche' sono esatti, visti gli anni citati]
> > Non l'ho capita.
> Io sì.
Io no.
--
Ciao
Mariuccia®
Dipende da quello cui la tua non comprensione si riferisca. Mettiamo
si tratti dell'osservazione di Vitt in parentesi quadri sugli
accenti gravi di "perchè" che sarebbero giustificati dagli "anni
citati". Cerchiamo dunque di studiare un po' cosa possa significare
quello strano "anni citati", rievocando un messaggio di Vitt del 15
febbraio:
> Da piccolo mi hanno insegnato a scrivere "perche`" con l'ortografia
> dell'accento grave.
> Ed infatti tutti (?) i libri dell'epoca usavano questa grafia.
> Cito, visto che e` sotto i miei occhi, l'Enciclopedia Moderna
> Italiana di Baldi e Cerchiari, Sonzogno 1940.
>
> Ma ora se oso scriverlo su questo gruppo o, cio`che e`peggio,
> se viene visto in un mio scritto dalle mie figlie, vengo
> considerato un emerito somaro.
>
> Da cui la domanda: quando sono diventato un somaro?
... al che io risposi il 16 febbraio:
> Quella miracolosa trasformazione accadde nel 1967 ...
... spiegando che a quanto mi risulta dallo Zingarelli fu in quel
lontano anno che l'UNI stabilí le regole moderne per l'uso degli
accenti acuto e grave.
A me sembra dunque che Vitt con il suo strano "visti gli anni
citati" abbia voluto dirci che i tentativi di suo padre di strozzare
la sua curiosità infantile con delle stupide filastrocche risalgono
ad una lontana epoca prima del 1967.
Adesso tocca a Vitt dirci quanti anni ha. Ma c'è da supporre, anzi
da temere, che Vitt continui a tacere.
Vitt, emerito somaro, fatti vivo!
Wolfgang
> > >Vitt <v.m...@iol.it> wrote:
> > >> [...]
> > >> Perchč il papa non č re, perchč il re non č papa e perchč tu sei una
rapa.
> > >> [gli accenti sui perche' sono esatti, visti gli anni citati]
Ma forse non le minuscole...
>
> > > Non l'ho capita.
>
> > Io sě.
>
> Io no.
Azzardo: forse la questione dell'accento ha a che vedere con un vecchio
filone in cui si evidenziava il differente metodo utilizzato nel secolo
scorso per accentare le vocali?
Aspetto conferma.
Paolo
> A me sembra dunque che Vitt con il suo strano "visti gli anni
> citati" abbia voluto dirci che i tentativi di suo padre di strozzare
> la sua curiosità infantile con delle stupide filastrocche risalgono
> ad una lontana epoca prima del 1967.
>
> Adesso tocca a Vitt dirci quanti anni ha. Ma c'è da supporre, anzi
> da temere, che Vitt continui a tacere.
Wolfgang, forse potresti fare da moderatore sul da me auspicato gruppo
it.logica!
Paolo
> Mariuccia Ruta
> > > >Vitt <v.m...@iol.it> wrote:
> > > >> [...]
> > > >> Perchè il papa non è re, perchè il re non è papa e perchè tu sei una
> rapa.
> > > >> [gli accenti sui perche' sono esatti, visti gli anni citati]
> Ma forse non le minuscole...
La colpa è mia, non di Vitt che credo si sia semplicemente adeguato a
quanto io avevo in precedenza scritto. Avevo usato le minuscole di
proposito, nell'intento di evidenziare il fatto che si trattava di
termini comunicomunissimi; mi sembrava un'irriverenza (soprattutto per
il Papa), metterli con la maiuscola in quel contesto.
> > > > Non l'ho capita.
> > > Io sì.
> > Io no.
> Azzardo: forse la questione dell'accento ha a che vedere con un vecchio
> filone in cui si evidenziava il differente metodo utilizzato nel secolo
> scorso per accentare le vocali?
> Aspetto conferma.
Credo sia proprio così. Vedo che anche Wolfgang ha dato la giusta
spiegazione, ancora una volta molto chiara ed esaustiva.
Grazie ad entrambi.
Buona domenica ^_^.
--
Ciao
Mariuccia®
> [...]
> Wolfgang, forse potresti fare da moderatore sul da me auspicato gruppo
> it.logica!
Bisognerebbe anche crearne uno per gli utenti tonti
(ho tutte le carte in regola per esserne la porta-bandiera :))
IUA=it.utonti.aiuto :))
--
Ciao
Mariuccia®
>> >> Perchè il papa non è re, perchè il re non è papa e perchè tu sei una rapa.
>> >> [gli accenti sui perche' sono esatti, visti gli anni citati]
>
>> > Non l'ho capita.
>
>> Io sì.
>
> Io no.
La distinzione grafica tra accento acuto e accento grave in italiano è
piuttosto recente; se ne è già discusso, anche se non si è arrivati a
stabilire bene una data di nascita. Quindi in un testo un po'
vecchiotto va bene perchè.
>Azzardo: forse la questione dell'accento ha a che vedere con un vecchio
>filone in cui si evidenziava il differente metodo utilizzato nel secolo
>scorso per accentare le vocali?
>
>Aspetto conferma.
>
Ma che secolo scorso!
Anni 30 e 40! :-)
Appartieni dunque a quelli che vogliono che il '900 finisca solo
alla fine di quest'anno.
Wolfgang
>> >
>> Ma che secolo scorso!
>> Anni 30 e 40! :-)
>
>Appartieni dunque a quelli che vogliono che il '900 finisca solo
>alla fine di quest'anno.
Acc...!
Ci sono cascato.
Forse non era una questione di "pruderie" ma il voler descrivere uno stato
psicologico "mantenendo" lo status di "uomo". La rabbia č una malattia ed
attiene agli animali, la furia, la collera, l'ira agli umani.
Quand'ero una ragazza circolava una frase su cui si ridacchiava: il papŕ si
arrabbia, la mamma si infuria.
Alle mamme, scrigno di tutte le virtů, non atteneva l'arrabbiarsi.
--
emgipi
>> Il punto è che arrabbiato, letteralmente, è chi è affetto da rabbia,
>> è idrofobo. E, probabilmente, il traslato per indicare chi è "in
>> preda all'ira, alla collera", a qualcuno suonava (o suona) un po'
>> troppo "osé".
> Forse non era una questione di "pruderie" ma il voler descrivere uno
> stato psicologico "mantenendo" lo status di "uomo". La rabbia è una
> malattia ed attiene agli animali, la furia, la collera, l'ira agli
> umani.
Beh, la rabbia, in quanto malattia, attiene anche all'animale uomo.
Ciao.
> > Ma che secolo scorso!
> > Anni 30 e 40! :-)
>
> Appartieni dunque a quelli che vogliono che il '900 finisca solo
> alla fine di quest'anno.
E dove sta l'errore? Il XX secolo finisce il 31 dicembre 2000 :-)
Paolo
magica ha scritto:
> Il punto è che arrabbiato, letteralmente, è chi è affetto da rabbia, è
> idrofobo. E, probabilmente, il traslato per indicare chi è "in preda
> all'ira, alla collera", a qualcuno suonava (o suona) un po' troppo
> "osé".
Credo che questa traslazione di una caratteristica di un animale sull'uomo
sia fenomeno antichissimo; in particolare, in occidente e soprattutto in
Italia, risale ai primissimi secoli dopo Cristo, quando, in piena crisi
culturale, sociale e intellettuale determinata dal crollo di Roma, l'uomo
toccando il fondo "parificò" se stesso, per così dire, alle bestie. E'
infatti di quell'epoca il rinominare parti del corpo dell'uomo con termini
prima utilizzati solo per le bestie: su tutti "fegato" (iecur ficatum,
ovvero fegato di animale ingrassato coi fichi), "cervello" (da cerebellum,
diminutivo spregiativo di "cerebrum"), gamba (dal termine veterinario
"camba").
Molti altri gli esempi, difficili da ricordare, ma non impossibili da
ricostruire.
Paolo
>>> Ma che secolo scorso!
>>> Anni 30 e 40! :-)
>>Appartieni dunque a quelli che vogliono che il '900 finisca solo
>>alla fine di quest'anno.
Già qui mi sfugge qualcosa, Wolfgang. Cioè come può il '900 non finire
quando non si chiama più... '900. (-: Capirei il ventesimo secolo.
> Acc...!
> Ci sono cascato.
Qui però mi sfugge proprio tutto, Vitt.
Perché i casi sono due...
a) ritieni che il ventesimo secolo non sia ancora finito e allora '30 e
'40 stanno per 1930 e 1940 e dunque... non ci sei cascato;
b) ritieni che il ventesimo secolo sia già finito, e allora, dato che
'30 e '40 non posson stare per 1930 e 1940, per che cosa starebbero?
1830 e 1840? 2030 e 2040? ...?
Il XX secolo senz'altro. Ma il '900?
Wolfgang
Non ti è sfuggito nulla, Gian Carlo. Ho apposta scritto "900" invece
di "XX secolo" per seminare un po' di confusione. Operazione
riuscita.
Chiudo con una proposta pratica: rimandiamo le ulteriori discussioni
all'anno prossimo. D'accordo?
Ciao, Wolfgang
Gią, trasmessa da un animale all'animale uomo = uomo che diventa animale.
--
Grazia
> [...]
> > Forse non era una questione di "pruderie" [...]
>
> Beh, la rabbia, in quanto malattia, attiene anche all'animale uomo.
Che cosa c'entrano le "pruderie"?
Si stava parlando di "rabbia", non di "scabbia".
O forse ho perso il filo?
--
Ciao
Mariuccia®
> Non ti è sfuggito nulla, Gian Carlo.
Temo sia una sorta di deformazione professionale, anche se relativa a
una professione che non esercito quasi più.
> Ho apposta scritto "900" invece di "XX secolo" per seminare un po'
> di confusione. Operazione riuscita.
Sì.
> Chiudo con una proposta pratica: rimandiamo le ulteriori discussioni
> all'anno prossimo.
Beh, era più una sorta di calembour, per me.
Ciao.
> Che cosa c'entrano le "pruderie"?
> Si stava parlando di "rabbia", non di "scabbia".
Che ci fosse una "p" di troppo? Che si tratti di "ruderìe". (-:
> O forse ho perso il filo?
Ciumbia: una defileria.
Lasciami indovinare: fai, anzi facevi, il detective?
> > Ho apposta scritto "900" invece di "XX secolo" per
> > seminare un po' di confusione. Operazione riuscita.
>
> Sì.
>
> > Chiudo con una proposta pratica: rimandiamo
> > le ulteriori discussioni all'anno prossimo.
>
> Beh, era più una sorta di calembour, per me.
Solo per te? (Ma forse hai ragione, in quanto
ad un vero teutonico non incombe scherzare.)
Ciao, Wolfgang
> Lasciami indovinare: fai, anzi facevi, il detective?
No. Mi occupavo di linguaggi uomo-macchina.
>> Beh, era piů una sorta di calembour, per me.
> Solo per te? (Ma forse hai ragione, in quanto
> ad un vero teutonico non incombe scherzare.)
So che non č cosě.
Ciao.
LE pruderie sicuramente niente.
Pruderie ( fr.; pron prüderě) s.f.moralismo, puritanesimo superficiale ed
eccessivo (GARZANTI)
> Si stava parlando di "rabbia", non di "scabbia".
> O forse ho perso il filo?
Decidilo tu.
---
emgipi
O forse, spero, una faccina ghignante in meno nel messaggio di Mariuccia
Ruta.
---
Grazia
> O forse, spero, una faccina ghignante in meno nel messaggio di
> Mariuccia Ruta.
Io ho supposto che fosse cosě. Che fosse un gioco di parole col termine
francese letto all'italiana.
Certo potrei sempre essere io oggi piů tontolone del solito.
> > O forse, spero, una faccina ghignante in meno nel messaggio di
> > Mariuccia Ruta.
> Io ho supposto che fosse così. Che fosse un gioco di parole col termine
> francese letto all'italiana.
Brutto termine, quel "ghignante". Non mi si addice.
--
Ciao
Mariuccia®
> In <38e9b4cd...@news.interbusiness.it> Mariuccia Ruta scrive...
> > [...] O forse ho perso il filo?
> Ciumbia: una defileria.
Mi defilo? No, non mi defilo :))
--
Ciao
Mariuccia®
>>> O forse ho perso il filo?
>> Ciumbia: una defileria.
> Mi defilo? No, non mi defilo :))
Cosě si fa. Non ci si defila dal filone.
Ma il filone nasce sfilatino?
[emgipi]
>>> O forse, spero, una faccina ghignante in meno nel messaggio di
>>> Mariuccia Ruta.
[magica]
>> Io ho supposto che fosse così. Che fosse un gioco di parole col
>> termine francese letto all'italiana.
> Brutto termine, quel "ghignante". Non mi si addice.
Credo abbia ragione. Io comunque credevo fosse usato come sinonimo
scherzoso di sorridente.
> In article <38ea1534...@news.interbusiness.it> Mariuccia Ruta
> scrive...
> > Brutto termine, quel "ghignante". Non mi si addice.
> Credo abbia ragione.
"Abbia" ... chi? Io? Siine certo, Gian Carlo.
> Io comunque credevo fosse usato come sinonimo
> scherzoso di sorridente.
Beh, non direi proprio: un ghigno è cosa ben diversa da un sorriso
che non potrà mai esser definito tale se è ghignante.
--
Ciao
Mariuccia®
> In <38ea1637...@news.interbusiness.it> Mariuccia Ruta scrive...
> > Mi defilo? No, non mi defilo :))
> Così si fa. Non ci si defila dal filone.
Eh eh :)) Lo sapevo.
> Ma il filone nasce sfilatino?
Non direi. Quando mi gira dritta :)) e faccio il pane in casa, gli
sfilatini li faccio lunghi e sottili, il filone luuuungo e grosso. Poi
mi cimento anche in treccine ... attorcigliate ... su sé stesse :)))
--
Ciao
Mariuccia®
Ma io parlavo degli e-filoni (qualcuno preferirebbe elettrofiloni) di
ICLI. No, non le persone: le filze (i file) di messaggi. (-:
Dici?
Io direi: " Io direi che non mi si addice". La frase cosě riformulata, mi
sembra, voglia e possa stabilire, un rapporto diverso tra emittente e
ricevente.
---
emgipi
Io temo di no. Solitamente Mariuccia Ruta abbonda in faccine, e le piacciono
pure; l'ha pubblicamente confessato. Perchč ora no?
---
Grazia
> magica <macc...@my-deja.com> wrote:
> > Io comunque credevo fosse usato come sinonimo
> > scherzoso di sorridente.
>
> Beh, non direi proprio: un ghigno è cosa ben diversa da un sorriso
> che non potrà mai esser definito tale se è ghignante.
Ma cachinno.
Seb