Avrete notato, dalla mia assoluta "improrietà" lessicale, che non sono un
linguista, spero comunque che possiate darmi una risposta e confido
siprattutto nei numerosi "linguisti siciliani" che frequentano il NG.
Grazie a tutti
Marcello
> innanzitutto vorrei premettere che essendo abbastanza nuovo del NG e non
> sapendo se l'argomento è già stato dibattuto, mi scuso subito se qualcuno
> dovesse trovare questo argomento un "dejà vu".
A quanto mi risulta non è mai stato trattato in profondità.
> La domanda che voglio fare è la seguente: quali sono i caratteri
> dell'alfabeto fonetico per rappresentare i seguenti suoni tipicamente
> siciliani?
> - cuteddu (qui il suono è dato dalla doppia "d" che i siciliani sanno bene
> come si pronuncia)
Questo suono è un occlusivo postalveolare (detto anche, con termine poco
intuitivo "retroflesso") sonoro.
In IPA si scrive con una 'd' con una coda che va verso destra.
> - tri (3) (qui il suono da trascrivere è: tr)
> - dramma (qui il suono da trascrivere è: dr)
Questi due suoni hanno varie realizzazioni nel Basso Sud (Calabria, Salento,
Sicilia).
Le realizzazioni più più frequenti sono:
-affricati alveolari non-solcati, non-sonoro e sonoro: in IPA si trascrivono
di solito con 't' seguita da una 's' speculare e con 'd' seguita da una 'z'
speculare; entrambi dovrebbero essere scritti attaccati l'un l'altro oppure
uniti con un semicerchio. In precedenza venivano trascritti con 't' seguita
da una 'r' speculare e con 'd' seguita da una 'r' con il gambo molto lungo.
- sequenze di occlusivo alveolare (quelli dell'inglese "tower" e "duck")
seguito da fricativo non solcato alveolare: 't' allungato seguito da 's'
speculare per il non-sonoro e con 'd' allungata seguita da una 'z' speculare
per il sonoro. Questa è la notazione canIPA del MaPI: l'IPA ufficiale non
distingue tra occlusivi dentali e alveolari e usa [t d] per entrambi.
Aggiungo anche la realizzazione di /str/ ("strada"), realizzato nel Basso
Sud con un fricativo postalveovelare non-sonoro che in IPA "classico" è
trascritto con uno sgorbietto fatto da una 'n' con una coda in basso che va
verso sinistra e un uncino in alto che va verso destra. Nel canIPA è
trascritto con una 's' allungata (quella di "sci") con un ricciolo in basso
e una tilde nel mezzo.
/zdr/ nel Basso Sud è spesso realizzato con un fricativo solcato alveolare
sonoro (un po' più arretrato di 's' sonora italiana di "tesi") seguito da un
affricato alveolare non-solcato sonoro, che si trascrive con 'd' seguita da
una 'z' speculare che dovrebbero essere scritti attaccati l'un l'altro
oppure uniti con un semicerchio.
> - vecchiu (qui il suono è: cchiu, che in italiano (-cchio-) è un suono che
> sento provenire dalla gola (gutturale?) mentre in siciliano viene
articolato
> un po' più avanti nel cavo orale).
Non solo in Sicilia, ma in gran parte dell'Italia centro-meridionale
(Toscana compresa) e qua e là anche al Nord l'articolazione è affricata
palatale non-sonora e sonora (piuttosto che velare): gli affricati palatali
si trascrivono con [kç] e [gj] con un ricciolo in basso sulla 'j'. Anche
questi dovrebbero essere scritti attaccati o col semicerchio, come per tutti
gli affricati.
Sul "Manuale di Pronuncia Italiana" Zanichelli trovi spiegazioni più
precise, che con i (miseri) caratteri del PC non posso trascrivere.
Ciao,
Paolo
PS: "Cremente" è il cognome o una deformazione dialettale del nome
"Clemente"?
>La domanda che voglio fare è la seguente: quali sono i caratteri
>dell'alfabeto fonetico per rappresentare i seguenti suoni tipicamente
>siciliani?
>- cuteddu (qui il suono è dato dalla doppia "d" che i siciliani sanno bene
>come si pronuncia)
>- tri (3) (qui il suono da trascrivere è: tr)
>- dramma (qui il suono da trascrivere è: dr)
>- vecchiu (qui il suono è: cchiu, che in italiano (-cchio-) è un suono che
>sento provenire dalla gola (gutturale?) mentre in siciliano viene articolato
>un po' più avanti nel cavo orale).
Il suono di "cchiu" non mi sembra "dissimile da quello di "cchio"
Il suono cacuminale di "dd" (e credo anche quello di "dr" iniziale che
diviene "ddr") si rappresenta usualmente con la "d" con il puntino
(pallino?) sotto. Lingua sul palato duro e schiocco con unica
emissione.
Nella "tr" il suono e' simile, ma non so come si rappresenti.
Ciao.
Sergio.
C'è una lieve differenza tra le pronunce regionali ['vEk-kço, -kçU] e
l'italiano standard ['vEk-kjo].
> Il suono cacuminale di "dd" (e credo anche quello di "dr" iniziale che
> diviene "ddr") si rappresenta usualmente con la "d" con il puntino
> (pallino?) sotto.
Né puntino né pallino: nell'IPA c'è la coda verso destra.
Il puntino veniva usato nel sistema di trascrizione Ascoli-Merlo.
> Lingua sul palato duro e schiocco con unica
> emissione.
> Nella "tr" il suono e' simile, ma non so come si rappresenti.
Comunque "tr" e "dr" non sono suoni "cacuminali" in siciliano. In inglese
britannico invece sì.
Ciao,
Paolo
Come ho detto spesso, le mie non-conoscenze di fonetica (e anche di
altro per la verita') sono così vaste che "s' arrunzano c' 'a pala"
(o, come dicono i francesi che ce lo hanno insegnato, "se ramassent à
la pelle")
>> Il suono di "cchiu" non mi sembra "dissimile da quello di "cchio"
>>
>C'è una lieve differenza tra le pronunce regionali ['vEk-kço, -kçU] e
>l'italiano standard ['vEk-kjo].
Ho fatto tutta una serie di "prove" con "vecchiu" e "vecchiumerie"
(esiste?), ma non trovo nessuna differenza, ma e' probabile che io
pronunci male il termine italiano.
>> Il suono cacuminale di "dd" (e credo anche quello di "dr" iniziale che
>> diviene "ddr") si rappresenta usualmente con la "d" con il puntino
>> (pallino?) sotto.
>
>Né puntino né pallino: nell'IPA c'è la coda verso destra.
>Il puntino veniva usato nel sistema di trascrizione Ascoli-Merlo.
Testi "moderni" non ho mai trovati, quelli che ho visti in
circolazione sono quasi sempre ristampe anastatiche e riportano la
vecchia notazione.
>> Lingua sul palato duro e schiocco con unica
>> emissione.
>> Nella "tr" il suono e' simile, ma non so come si rappresenti.
>
>Comunque "tr" e "dr" non sono suoni "cacuminali" in siciliano. In inglese
>britannico invece sì.
Sempre con la mia premessa in evidenza, siccome io pronuncio "tr" e
"dr" come nell'inglese "tree" e "dry", pensavo fosse la stessa cosa.
Ciao.
Sergio.
[...]
> >> Il suono di "cchiu" non mi sembra "dissimile da quello di "cchio"
> >>
> >C'è una lieve differenza tra le pronunce regionali ['vEk-kço, -kçU] e
> >l'italiano standard ['vEk-kjo].
>
> Ho fatto tutta una serie di "prove" con "vecchiu" e "vecchiumerie"
> (esiste?), ma non trovo nessuna differenza, ma e' probabile che io
> pronunci male il termine italiano.
Anch'io ci ho (c'ho? cjò?) messo diverso tempo per capire la differenza: in
Toscana (di solito) la realizzazione di /'vEk-kjo/ è ['vEk-kço] per cui non
riuscivo a pronunciare correttamente ['vEk-kjo].
> >> Il suono cacuminale di "dd" (e credo anche quello di "dr" iniziale che
> >> diviene "ddr") si rappresenta usualmente con la "d" con il puntino
> >> (pallino?) sotto.
> >
> >Né puntino né pallino: nell'IPA c'è la coda verso destra.
> >Il puntino veniva usato nel sistema di trascrizione Ascoli-Merlo.
>
> Testi "moderni" non ho mai trovati, quelli che ho visti in
> circolazione sono quasi sempre ristampe anastatiche e riportano la
> vecchia notazione.
Ultimamente il sistema Ascoli-Merlo è in (forte) disuso, per cui è facile
che presto t'imbatterai nelle codine dell'IPA.
Per ora l'unico testo moderno e affidabile di fonetica regionale è lo
stracitato MaPI (in attesa del MaF che, stando alle promesse, dovrebbe
essere una vera "bomba"). A dire il vero ci sarebbe anche "Fondamenti di
dialettologia italiana" di Grassi-Sobrero-Telmon ma è molto impreciso nelle
trattazioni fonetiche.
>
> >> Lingua sul palato duro e schiocco con unica
> >> emissione.
> >> Nella "tr" il suono e' simile, ma non so come si rappresenti.
> >
> >Comunque "tr" e "dr" non sono suoni "cacuminali" in siciliano. In inglese
> >britannico invece sì.
>
> Sempre con la mia premessa in evidenza, siccome io pronuncio "tr" e
> "dr" come nell'inglese "tree" e "dry", pensavo fosse la stessa cosa.
Beh, in inglese britannico i suoni sono effettivamente postalveolari (o
retroflessi, o cacuminali...) e inoltre /r/ è approssimante, non vibrante.
Non so se una pronuncia postalveolare di /tr/ e /dr/ si trovi da qualche
parte della Sicilia. Canepari non la considera: per lui le realizzazioni
siciliane di /tr/ e /dr/ sono affricate o sequenze alveolari, mai
postalveolari. Da quel (poco) di siciliano che ho sentito mi sembra che
Canepari abbia ragione, ma, ovviamente, dovrei avere a disposizione un
campione più ampio di parlate siciliane.
Ciao,
Paolo
#che presto t'imbatterai nelle codine dell'IPA.
Anch'io ho visto spesso le d con la pallina sotto per indicare il
suono cacuminale. Il mio prof del liceo usava questo termine e quella
notazione. Ma ti parlo di Montmartre e dei fiori di lillŕ... (circa 25
anni, per capirci).
#> >> Lingua sul palato duro e schiocco con unica
#> >> emissione.
#Non so se una pronuncia postalveolare di /tr/ e /dr/ si trovi da
qualche #parte della Sicilia.
Il discorso m'interessa. Date le mie scarse conoscenze di glottologia
e fonetica, e in genere le mie scarse conoscenze di tutto, nonsono in
grado di definire esattamente questi suoni: che qualcuno mi aiuti.
Pero', a orecchio, avendo ascoltato molti siculi e calabresi, mi pare
che ci sia una lieve differenza tra la pronuncia degli uni e degli
altri. Non so dalle parti di reggio, ma nella Calabria
centro-settentrionale il suono *dd* mi sembra piu' marcato e piu'
vibrante rispetto alla pronuncia siciliana dello stesso gruppo. In
particolare, sia a CS che a CZ il *dd* (che troviamo nelle parole che
in italiano presentano *ll*: padda, beddu, caddu etzě) č realizzato,
mi sembra, come semplice raddoppiamento del suono *dr*, tanto che
molti qui lo scrivono *ddr*, mentre nel siciliano mi č parso di
sentire qualcosa di diverso (il suono risulta piu' "leggero" e meno
vibrante). In molte zone della Calabria, poi, questo suono č
sostituito da altri nessi (a Lamezia si dice *gallju*, a Vibo *gaju*,
altrove *garu* per gaddu, etziůmm.
Qualcuno mi chiarisce le ideee?
Qiao, Gigi
Preciso che i siculofoni che ho conosciuto erano nativi di: ME, RG,
CT, SR.
>
> PS: "Cremente" è il cognome o una deformazione dialettale del nome
> "Clemente"?
Questo è un argomento molto interessante. Cremente è in effetti il mio
cognome, originario della provincia di Messina (Roccalumera) ed è senz'altro
una storpiatura del nome Clemente. Fu, a detta del mio defunto nonno, un
errore che un ufficiale dell'anagrafe commise nel trascrivere il cognome ai
tempi di suo nonno. Esiste poi un'altra deformazione: "Crementi", avvenuta
ancora più di recente, al tempo di mio nonno, storpiando lo già storpiato
Cremente: mio nonno (Cremente) aveva un fratello che faceva di cognome
Crementi.
Tutto ciò mi fa credere che qualunque Cremente o Crementi io trovi al mondo
questi debbano essere sicuramente miei parenti più o meno stretti. :o))
Finora non ho mai avuto nessuna smentita a questa mia teoria.
>
>
> Ti ringrazio per la trattazione data: è molto specialistica e dovrò
> studiarla attentamente, ma è esattamente il tipo di risposta che volevo in
> modo da poterla approfondire.
> Sul contenuto non so ancora darti un giudizio, oltre alla completa fiducia
> che tutto quello che dici a vero (se trascendo da questo per quel che ne
so
> attualmente avresti potuto anche dirmi che gli asini volano :o)))
Ti ringrazio della fiducia.
> > PS: "Cremente" è il cognome o una deformazione dialettale del nome
> > "Clemente"?
> Questo è un argomento molto interessante. Cremente è in effetti il mio
> cognome, originario della provincia di Messina (Roccalumera) ed è
senz'altro
> una storpiatura del nome Clemente.
> Fu, a detta del mio defunto nonno, un
> errore che un ufficiale dell'anagrafe commise nel trascrivere il cognome
ai
> tempi di suo nonno. Esiste poi un'altra deformazione: "Crementi", avvenuta
> ancora più di recente, al tempo di mio nonno, storpiando lo già storpiato
> Cremente: mio nonno (Cremente) aveva un fratello che faceva di cognome
> Crementi.
> Tutto ciò mi fa credere che qualunque Cremente o Crementi io trovi al
mondo
> questi debbano essere sicuramente miei parenti più o meno stretti. :o))
Da ricerche effettuate con
Risulta che il cognome "Cremente" è presente in 8 comuni italiani, 3 nella
provincia di Messina, e 1 ciascuno nelle province di Palermo, Siracusa,
Napoli, La Spezia e Genova.
"Crementi" è presente in 3 comuni italiani: uno ciascuno nelle province di
Messina, Ascoli Piceno e Ravenna.
Sono tutti tuoi parenti?
Ciao,
Paolo
Non c'è dubbio che questi siano miei parenti
> e 1 ciascuno nelle province di Palermo,
Questo non lo so, dovrei indagare
> Siracusa,
Questo è la mia famiglia, da dove digito attualmente, dato che sono in ferie
:o)
> Napoli,
Questo non lo so, indagherò anche in questo caso
> La Spezia
Questo invece sono proprio io. Prima abitavo a La Spezia, adesso a Bologna.
Ma se la ricerca è fatta consultando gli elenchi del telefono allora non
compaio a Bologna perché lì il telefono è intestato a mia moglie.
> e Genova.
Questo lo conoscevo, ed è un cugino di mio padre.
> "Crementi" è presente in 3 comuni italiani: uno ciascuno nelle province di
> Messina,
Questi ancora una volta, non ho dubbi che siano parenti
> Ascoli Piceno e Ravenna.
Per questi dovrei indagare
>
> Sono tutti tuoi parenti?
Per poter indagare ho bisogno però delle generalità esatte (almeno Cognome e
Nome) ed il sito che hai citato non mi sembra riporti tali informazioni. Ma
sicuramente non lo so usare correttamente, per esempio non ho capito come
hai fatto a stabilire il numero esatto di occorrenze per ogni comune.
Per completezza di informazione esistono degli altri Cremente anche oltre
oceano. Anche quelli, per quanto ne so io, sono tutti miei parenti e anche
molto stretti perché discendenti dal mio zio paterno che emigrò negli states
anni (tanti) fa.
>
> Ciao,
> Paolo
Ciao Marcello
Perché «veniva»? Non mi sembra che il sistema IPA abbia completamente
soppiantato sistemi differenti, basati sui diacritici piuttosto che sulla
deformazione dei caratteri (p.es. il recente ALDI non l'ha adottato).
Personalmente mi trovo piú a mio agio con puntini, apici, cerchietti ecc.
G.Pontoglio
Ecco, bravo... ti sembrerà strano, ma i dialetti che hai
elencato sono tutti "dolci" come, del resto, in tutta la
Sicilia orientale.
Se sentissi parlare i dialetti "occidentali", ti accorgeresti
che c'è una bella differenza.
--
Er Roscio.
#Se sentissi parlare i dialetti "occidentali", ti accorgeresti
#che c'è una bella differenza.
In effetti, grazie della precy. Ti scoccia dirmi come definiresti il
suono *dd* (cacuminale), nelle varianti sicule e calabrese? Io so,
per ovvie ragioni di pratica, come si pronuncia, ma non so spiegarlo a
terzi.
> >Il puntino veniva usato nel sistema di trascrizione Ascoli-Merlo.
> Perché «veniva»? Non mi sembra che il sistema IPA abbia completamente
> soppiantato sistemi differenti,
In effetti l'Ascoli-Merlo è ancora utilizzato, per cui dovevo scrivere
"viene".
> basati sui diacritici piuttosto che sulla
> deformazione dei caratteri (p.es. il recente ALDI non l'ha adottato).
> Personalmente mi trovo piú a mio agio con puntini, apici, cerchietti ecc.
Beh, a me sembra che il puntino sia terribilmente ambiguo: è stato
utilizzato per i foni più svariati, dai retroflessi agli "enfatici"
(uvularizzati o faringalizzati) arabi.
I diacritici sono utili quando si trascrive la modificazione di un fono
(e.g. la tilde sulle vocali nasali) non per trascrivere articolazioni
differenti per luogo. Sempre IMHO, ovviamente.
Ciao,
Paolo
Non conosco il vocabolario glottologico e non mi avventuro
ad inventare vocaboli per definire i suoni, quindi cercherò di
farlo in maniera descrittiva.
Il suono "dd", innanzitutto, non è un *unico* suono. Nel senso che,
a seconda dei contesti, viene pronunciato in maniera diversa
anche dalla stessa persona. Ad esempio, "iddu" (egli, lui) è diverso
da "addunàrisi" (accorgersi). Il primo contiene un suono fricativo
(si dirà così ?) come nell'inglese *drive*, mentre il secondo (più palatale)
suona all'incirca come una doppia "d".
Poi, c'è da dire che nella Sicilia orientale ed in Calabria anche "iddu"
perde la sua "fricativa" ed è pronunciato quasi come una doppia "d",
con suono addirittura dentale.
--
Er Roscio.
(si trattava del suono *dd*)
# a seconda dei contesti, viene pronunciato in maniera diversa
# anche dalla stessa persona. Ad esempio, "iddu" (egli, lui) è diverso
# da "addunàrisi" (accorgersi). Il primo contiene un suono fricativo
# (si dirà così ?) come nell'inglese *drive*, mentre il secondo (più palatale)
# suona all'incirca come una doppia "d".
Probabilmente perche' l'origine delle due parole è diversa. Non
sapendo nulla di glottologia, mi oriento così: le parole che in
italiano contengono doppia elle (altri direbbe "in cui dd è un esito
peculiave del latino*ll*... e.g. illum->iddu), si ha il suono
cacuminale (padda, beddu, chiddu, siculo stidda, gaddu etc.), mentre
negli altri casi il suono è quello che si ha in italiano. "S'addunau"
(si è accorto) è uno dei pochi esempi che mi vengono. Certamente non
deriva da allunare :-). Probabilmente è una parola composta (?).
# Poi, c'è da dire che nella Sicilia orientale ed in Calabria anche "iddu"
# perde la sua "fricativa" ed è pronunciato quasi come una doppia "d",
In Calabria prorpio per niente (be', forse nel reggino), anzi, come ho
detto, nel cosentino e catanzarese il suono risulta piu' marcato e
piu' "vibrante" che in siciliano (orientale). Qualcuno gentilmente mi
sa dire qual è la pronuncia saarda (Puxeddu, Cuccureddu,...)?
--
Nous adoptons des méthodes non violentes et nous
n'avons rien contre les activités économiques humaines,
mais justement parce qu'elles sont "humaines", nous
les voulons faites dans le respect de l'environnement
et de l'Homme : la logique du profit et des lois du marché
ne sont pas capables tous seuls de faire fonctionner la société.
(Extrait de l'Appel du Genoa Social Forum)
> Qualcuno gentilmente mi
> sa dire qual è la pronuncia sarda (Puxeddu, Cuccureddu,...)?
Direi che si pronunciano come -dd- italiano.
Anche in sardo, molto spesso -dd- corrisponde a -ll- latino o italiano, come
nei diminutivi -eddu = -ellum, -ello, ma non solo:
puddu=pollo, sedda=sella.
Anche in mancanza di tale corrispondenza la pronuncia non cambia:
adderetzai=raddrizzare
ciao
paolo
Saluti
Erny
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
# Ma non credo mi abbia sentito: stava pensando agli affari suoi.
Ti ho sentito, invece: anche quando ho la testa per aria, le
periferiche audio input continuano a funzionare. Non per niente ho il
modello sventolaster 128.
Grazie a te e a Paolo.
>Probabilmente perche' l'origine delle due parole č diversa.
Yes, Padre!
>Non sapendo nulla di glottologia, mi oriento cosě: le parole che in
>italiano contengono doppia elle (altri direbbe "in cui dd č un esito
>peculiave del latino*ll*... e.g. illum->iddu), si ha il suono
>cacuminale (padda, beddu, chiddu, siculo stidda, gaddu etc.),
L' "ll" latino risolve sempre in "dd" cacuminale.
>mentre negli altri casi il suono č quello che si ha in italiano. "S'addunau"
>(si č accorto) č uno dei pochi esempi che mi vengono. Certamente non
>deriva da allunare :-). Probabilmente č una parola composta (?).
Negli altri casi bisogna fare una distinzione: in "lingua" la, "dd"
potrebbe restare inalterata, ma in dialetto spesso degenera nel suono
cacuminale. Nel caso di "addunari" (accorgersi, e che e' sempre
riflessivo) il problema non dovrebbe esistere in quanto deriva dal
catalano "adonarse" e italiano antico "addarsi", pero' l'ho sentito
spesso pronunciare col suono cacuminale.
Ma capita anche che alcune parole, pur provenendo dal latino e
composte da prefisso "ad-", diventi (col raddoppio) un suono
cacuminale: "ad illic" (a quel luogo) diventi "addiddě" e si legga
"addriddrě" (nel linguaggio infantile "andare a spasso").
Ciao.
Sergio.
Probabilmente non dappertutto. Pittau nella sua grammatica nuorese (che, al
solito, non ho sottomano, giacché i libri che non consulto spesso sono
rimasti a casa dei miei genitori presso cui risiedevo quand'ero meno
brizzolato) indica un suono differente, credo grosso modo del tipo
"siciliano". Da notare che esiste in nuorese anche un [ll] secondario, non
passato a [d.d.].
Saluti
G. Pontoglio
Personalmente non avverto differenze sensibili tra la -dd- nuorese,
campidanese o italiana. Potrebbe trattarsi di una mia amnesia: ho vissuto
nel nuorese più di venti anni fa.
ciao
paolo
> Probabilmente non dappertutto. Pittau nella sua grammatica nuorese (che,
al
> solito, non ho sottomano, giacché i libri che non consulto spesso sono
> rimasti a casa dei miei genitori presso cui risiedevo quand'ero meno
> brizzolato) indica un suono differente, credo grosso modo del tipo
> "siciliano". Da notare che esiste in nuorese anche un [ll] secondario, non
> passato a [d.d.].
> Saluti
> G. Pontoglio
Erny:
-------
Appena fai un salto dai tuoi, facci avere conferma della tua tesi.
Io ribadisco che secondo me non c'è differenza di pronuncia tra la *dd* in
italiano e quella in sardo campidanese.
Saluti
Erny
P.S.:
Ho appena chiesto a mia moglie siciliana di dirmi una parola in dialetto,
terminante con *eddu*, lei mi ha detto *nicareddu*, e mi sembrava di sentire
una sardina :>))) che lo diceva, o una italiana qualunque senza inflessioni
dialettali.
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> P.S.:
> Ho appena chiesto a mia moglie siciliana di dirmi una parola in dialetto,
> terminante con *eddu*, lei mi ha detto *nicareddu*, e mi sembrava di
sentire
> una sardina :>))) che lo diceva, o una italiana qualunque senza
inflessioni
> dialettali.
Erny:
-------
Scusate! Ho appena rischiato il linciaggio da parte di mia moglie.
Effettivamente la *dd* siciliana è differente da quella italiana. :>((((((
Saluti
Erny
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