ADPUF wrote:
> orpheus, 21:31, martedᅵ 30 aprile 2013:
> > Arriva il glossario.
> > E mette al bando la parola "clandestino"
> Sentivo proprio l'altro giorno alla radio.
> Meglio "irregolare".
CLANDESTINO
Questo termine, molto usato dai media italiani, ha un'accezione
fortemente negativa. Evoca segretezza, vite condotte nell'ombra, legami
con la criminalitᅵ. Viene correntemente utilizzato per indicare persone
straniere che per varie ragioni non sono in regola, in tutto o in
parte, con le norme nazionali sui permessi di soggiorno, per quanto
vivano alla luce del sole, lavorino, conducano esistenze "normali".
Sono cosᅵ definite "clandestine" persone che non sono riuscite ad
ottenere il permesso di soggiorno (magari perchᅵ escluse da quote
d'ingresso troppo basse) o a rinnovarlo, altre che sono entrate in
Italia con un visto turistico poi scaduto, altre ancora - ed ᅵ il caso
meno frequente - che hanno evitato sia il visto turistico sia le
procedure (farraginose e poco praticabili per ammissione generale)
previste per ottenere nei paesi d'origine il visto d'ingresso in
Italia. Spesso sono considerati "clandestini" anche i profughi
intenzionati a richiedere asilo o in attesa di una risposta alla loro
richiesta, oppure ancora sfollati in fuga da guerre o disastri
naturali. E' possibile identificare ogni situazione con il termine piᅵ
appropriato ed evitare SEMPRE di usare una definizione altamente
stigmatizzante come "clandestino".
ALTERNATIVE
All'estero si parla di "sans papiers" (Francia), "non-documented
migrant workers" (definizione suggerita dalle Nazioni Unite) e cosᅵ
via. A seconda dei casi, e avendo cura che l'utilizzo sia il piᅵ
appropriato, ᅵ possibile usare parole come "irregolari", "rifugiati",
"richiedenti asilo". Sono sempre disponibili e spesso preferibili le
parole piᅵ semplici e piᅵ neutre: "persone", "migranti", "lavoratori".
Altre locuzioni come "senza documenti", o "senza carte", o "sans
papiers" definiscono un'infrazione amministrativa ed evitano di
suscitare immagini negative e stigmatizzanti.
http://www.giornalismi.info/mediarom/articoli/art_1145.html