Sono solo io, o è una tendenza generale?
> � un impressione mia, o la sinalefe � molto meno probabile quando una
> delle due vocali coinvolte � accentata?
Sinalefe con vocale accentata che precede:
gravido fa di s�^il terrestro^humore (Pet.)
Vocale accentata in seconda posizione:
Ahi quanto^a dir qual'era^� cosa dura (Dante)
Addirittura, vocale accentata tra due vocali:
Et si^�^alcun dolce,^� dopo tanti^amari (Pet
Si noto nell'ultimo esempio, che addittura si ha sinalefe (dolc'�) con
vocale accentata dopo il segno di punteggiatura.
D'altra parte, � vero che la presenza di una vocale accentata � uno dei
motivi pi� frequenti di dialefe:
per�, | al mio parer, non li fu^honore
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Le regole della prosodia (almeno nella lingua italiana) sono piuttosto
artificiose. Esse sono uno dei motivi del forte distacco della lingua
poetica dalla lingua della prosa, fino a tutto l'800.
Si parlava, qualche tr�d pi� in su, della poesia "da leggere" e della
poesia "da recitare". Quando si legge ad alta voce una poesia, si deve
fare una scelta precisa: o si legge rispettando la metrica:
s�l'epens�s'ipiudes�rtic�mpi
oppure con tutte le pause imposte dalla sintassi e dall'espressione:
solo
e pensoso
i pi� deserti campi
I due modi di lettura si escludono vicendevolmente.
Nel caso della lettura silenziosa, invece, i due livelli possono
coesistere: noi possiamo contemporaneamente "pensare" la lettura
dell'endecasillabo, e "pensare" la lettura della frase, con tutte le sue
pause, in una sorta di contrappunto mentale che � gran parte
dell'apprezzamento estetico della poesia.
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Gli esempi citati sopra sono presi da
Pietro G. Beltrami
La metrica italiana
Il Mulino 4� ed. 2002
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it http://www.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
http://blog.ilpugnonellocchio.it
> Army1987 <army...@foo.invalid> wrote:
> Le regole della prosodia (almeno nella lingua italiana) sono piuttosto
> artificiose. Esse sono uno dei motivi del forte distacco della lingua
> poetica dalla lingua della prosa, fino a tutto l'800.
Sì, infatti pensavo di specificare "la poesia e la musica non contano,
dato che si sa che lì ci si fa tornare il numero di sillabe che fa
comodo"; però d'altra parte raramente si fa caso al numero di sillabe in
prosa, quindi non ci sarebbe molta evidenza su cui basare una risposta a
una domanda del genere, se non le proprie impressioni.
> Si parlava, qualche trèd più in su, della poesia "da leggere" e della
> poesia "da recitare". Quando si legge ad alta voce una poesia, si deve
> fare una scelta precisa: o si legge rispettando la metrica:
>
> sól'epensós'ipiudesèrticàmpi
>
> oppure con tutte le pause imposte dalla sintassi e dall'espressione:
>
> solo
> e pensoso
>
> i più deserti campi
>
> I due modi di lettura si escludono vicendevolmente.
Per qualche motivo, a me la versione con la sinalefe suona abbastanza
naturale. Probabilmente il fatto che ho "impresso" in mente il ritmo che
l'endecasillabo "dovrebbe" avere conta a qualcosa, però penso che, anche
in prosa, difficilmente pronuncierei "solo e" con tre sillabe, anche
parlando a un ritmo abbastanza lento. Con "pensoso i" è più facile che
stacchi le vocali, ma parlando abbastanza velocemente probabilmente
unirei anche quelle.
(snip rispettoso)
> in prosa, difficilmente pronuncierei "solo e" con tre sillabe,
Mi sembra comprensibile e d'altra parte anch'io difficilmente pronuncerei
"pronuncierei" con la "i" incorporata e dunque con cinque o sei sillabe.
Ciao.
Epimeteo
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"...la vita la vivrò
amando a modo mio,
io non pronuncerò
le solite promesse
davanti alla città
e a un Dio che io... non so...
io non ti sposerò..."
http://www.youtube.com/watch?v=CckutYbg6Q8
(cit. assai pronunciata)