Ora, posso essere d'accordo che il "duro" di _lavorare duro_ è un avverbio,
poiché risulta indeclinabile: _egli lavora duro_, _esse lavorano duro_.
Ma il "caro" di _costare caro_ si declina: _l'orologio mi è costato caro_,
_la casa mi è costata cara_, _le automobili mi sono sempre costate care_.
Per questo il "caro" di _costar caro_ a me sembra un aggettivo, e se dovessi
fare la cosiddetta analisi logica direi che si tratta del complemento
predicativo del soggetto.
Voi che dite?
--
Saluti.
D.
> Per questo il "caro" di _costar caro_ a me sembra un aggettivo, e se dovessi
> fare la cosiddetta analisi logica direi che si tratta del complemento
> predicativo del soggetto.
>
> Voi che dite?
anche
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
http://blog.ilpugnonellocchio.it
> anche
Anche dell'oggetto, quando si paga caro.
Ciao,
Epimeteo
---
"... un vecchio errore
pagato caro,
un gesto avaro,
avevo il cuore duro,
allora...
ero più amaro,
ero più giovane..."
(cit. contabile)
Seocndo me dice bene.
>Ora, posso essere d'accordo che il "duro" di _lavorare duro_ è un avverbio,
>poiché risulta indeclinabile: _egli lavora duro_, _esse lavorano duro_.
>Ma il "caro" di _costare caro_ si declina: _l'orologio mi è costato caro_,
>_la casa mi è costata cara_, _le automobili mi sono sempre costate care_.
>
>Per questo il "caro" di _costar caro_ a me sembra un aggettivo, e se dovessi
>fare la cosiddetta analisi logica direi che si tratta del complemento
>predicativo del soggetto.
>
>Voi che dite?
La funzione mi sembra proprio la stessa. E allora se "duro" in
"lavorare duro" è un avverbio, lo è anche "caro" in "l'orologio è
costato caro" e "cara" in "l'automobile è costata cara".
Ciao.
Gian Carlo
> La funzione mi sembra proprio la stessa. E allora se "duro" in
> "lavorare duro" è un avverbio, lo è anche "caro" in "l'orologio è
> costato caro" e "cara" in "l'automobile è costata cara".
una buona grammatica scolastica ti aiuterà parecchio.
L'orologio mi è costato caro
Ho sottoposto il quesito a mio nipote che fa la terza media:
è d'accordo con te.
Mi è costato caro comprare l'orologio.
Qui invece si è raccapezzato solo quando gli ho detto
di sostituire "l'orologio" con "gli orologi"...
Bruno
>>La funzione mi sembra proprio la stessa. E allora se "duro" in
>>"lavorare duro" è un avverbio, lo è anche "caro" in "l'orologio è
>>costato caro" e "cara" in "l'automobile è costata cara".
>una buona grammatica scolastica ti aiuterà parecchio.
Che nelle frasi citate "caro", "cara" e duro "abbiano" la stessa funzione
credo che nemmeno la tua buona grammatica scolastica (qual è?) possa
smentirlo. Anche se, probabilmente, preferirà non approfondire l'argomento
o forse nemmeno affrontarlo.
Allora, poiché si parlava di analisi logica, e l'analisi logica si occupa
appunto delle relazioni funzionali fra i componenti di una frase, se
"duro" è un avverbio in "lavorare duro", "caro" non può che essere un
avverbio in "costare caro".
Ora non ho sotto mano polverose grammatiche. Provo a consultare il
Sabatini-Coletti:
- - - -
caro
avv. Ad alto prezzo, coi verbi pagare, comprare, costare, vendere, anche
in senso figurato.
- - - -
Ciao.
Gian Carlo
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it
>> Per questo il "caro" di _costar caro_ a me sembra un aggettivo,
>>e se dovessi fare la cosiddetta analisi logica direi che si tratta
>>del complemento predicativo del soggetto.
>>
>>Voi che dite?
>L'orologio mi è costato caro
>Ho sottoposto il quesito a mio nipote che fa la terza media:
>è d'accordo con te.
>Mi è costato caro comprare l'orologio.
>Qui invece si è raccapezzato solo quando gli ho detto
>di sostituire "l'orologio" con "gli orologi"...
Beh, qui hai un po' imbrogliato le carte, visto che il soggetto di "è
costato caro" è una frase, e quindi, anche se "caro" fosse un complemento
predicativo, andrebbe al maschile.
Ora però prova a suggerire a tuo nipote di sostituire, nella prima frase,
"molto" a "caro" e di analizzare "l'orologio mi è costato molto". Poi, se
"molto" gli sembrerà un avverbio, spiegali come mai in "mi è costo molto"
il verbo costare d'improvviso non ha più il valore copulativo che avrebbe
in "mi è costato caro".
> Allora, poiché si parlava di analisi logica, e l'analisi logica si occupa
> appunto delle relazioni funzionali fra i componenti di una frase, se
> "duro" è un avverbio in "lavorare duro", "caro" non può che essere un
> avverbio in "costare caro".
>
> Ora non ho sotto mano polverose grammatiche. Provo a consultare il
> Sabatini-Coletti:
>
> - - - -
> caro
> avv. Ad alto prezzo, coi verbi pagare, comprare, costare, vendere, anche
> in senso figurato.
naturalmente la comprensione della grammatica, né della morfologia, né
tanto meno della sintassi, si può raggiungere osservando una parola per
volta. Oggetto dello studio è sempre il contesto. E per comprendere il
contesto, un buon espediente è quelli di andare per tentativi,
modificando in qualche punto la frase, per vedere che succede:
Questa macchina mi è costata cara. Com'è la macchina? Cara!
Luigi ha lavorato duro. Com'è Luigi? Duro... no; non funziona.
Visto? Non è che "caro" è diverso da "duro"; è che le due frasi sono
diverse.
> -magica- <ma.g...@bigfoot.com> wrote:
> > Allora, poiché si parlava di analisi logica, e l'analisi logica si occupa
> > appunto delle relazioni funzionali fra i componenti di una frase, se
> > "duro" è un avverbio in "lavorare duro", "caro" non può che essere un
> > avverbio in "costare caro".
> >
> > Ora non ho sotto mano polverose grammatiche. Provo a consultare il
> > Sabatini-Coletti:
> >
> > - - - -
> > caro
> > avv. Ad alto prezzo, coi verbi pagare, comprare, costare, vendere, anche
> > in senso figurato.
> naturalmente la comprensione della grammatica, né della morfologia, né
> tanto meno della sintassi, si può raggiungere osservando una parola per
> volta. Oggetto dello studio è sempre il contesto. E per comprendere il
> contesto, un buon espediente è quelli di andare per tentativi,
> modificando in qualche punto la frase, per vedere che succede:
> Questa macchina mi è costata cara. Com'è la macchina? Cara!
> Luigi ha lavorato duro. Com'è Luigi? Duro... no; non funziona.
> Visto? Non è che "caro" è diverso da "duro"; è che le due frasi sono
> diverse.
Scusate la mia intromissione, non sono una linguista, ma vorrei dare lo
stesso il mio parere:
La frase
Luigi ha lavorato duro
ha lo stesso significato di
Luigi ha lavorato duramente
mentre le frase
La macchina è costata cara
non può essere scritta
La macchina è costata caramente
> Beh, qui hai un po' imbrogliato le carte, visto che il soggetto di "è
> costato caro" è una frase, e quindi, anche se "caro" fosse un complemento
> predicativo, andrebbe al maschile.
>
> Ora però prova a suggerire a tuo nipote di sostituire, nella prima frase,
> "molto" a "caro" e di analizzare "l'orologio mi è costato molto". Poi, se
> "molto" gli sembrerà un avverbio, spiegali come mai in "mi è costo molto"
> il verbo costare d'improvviso non ha più il valore copulativo che avrebbe
> in "mi è costato caro".
"L'orologio mi è costato molto": qui molto non è avverbio?
Perché tu come diresti: "gli orologi mi sono costati molti?"
Mi sembra che quando una parola può assumere la veste
dell'aggettivo e dell'avverbio, la prova del nove per giudicare
se - nel contesto! - essa svolga la funzione dell'uno o dell'altro
sia quella di far cambiare alla frase genere/numero e verificare
se detta parola possa anch'essa mutare genere/numero.
Se sì sarà aggettivo, se no avverbio.
Bruno
Non l'ha più perché "molto" in questo caso funziona da avverbio, come
"poco", "tanto" ecc.; "caro" invece si comporta da aggettivo e si concorda.
Dov'è il problema?
k
"Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco ALTO levato."
(cito sempre questa perché mi piace, e perché, in questo momento, non me
ne vengono in mente altre)
>La frase
>Luigi ha lavorato duro
>ha lo stesso significato di
>Luigi ha lavorato duramente
>
>mentre le frase
>La macchina è costata cara
>non può essere scritta
>La macchina è costata caramente
Certo che non può: "caramente" in italiano non esiste. E questa è
l'unica ragione per cui non può essere scritta.
Ciao.
Gian Carlo
> Certo che non puň: "caramente" in italiano non esiste. E questa č
> l'unica ragione per cui non puň essere scritta.
Basta cercare:
http://www.demauroparavia.it/18930
--
Saluti.
D.
>>Ora però prova a suggerire a tuo nipote di sostituire, nella prima frase,
>>"molto" a "caro" e di analizzare "l'orologio mi è costato molto". Poi, se
>>"molto" gli sembrerà un avverbio, spiegali come mai in "mi è costo molto"
>>il verbo costare d'improvviso non ha più il valore copulativo che avrebbe
>>in "mi è costato caro".
>"L'orologio mi è costato molto": qui molto non è avverbio?
Certo, ma...
>Perché tu come diresti: "gli orologi mi sono costati molti?"
...ma non perché non si può dire "gli orologi mi sono costati molti?".
Il motivo è che costare non ha valore copulativo.
>Mi sembra che quando una parola può assumere la veste
>dell'aggettivo e dell'avverbio, la prova del nove per giudicare
>se - nel contesto! - essa svolga la funzione dell'uno o dell'altro
>sia quella di far cambiare alla frase genere/numero e verificare
>se detta parola possa anch'essa mutare genere/numero.
>Se sì sarà aggettivo, se no avverbio.
Toh. Maurizio dice che "naturalmente la comprensione della grammatica,
né della morfologia, né tanto meno della sintassi, si può raggiungere
osservando una parola per volta. Oggetto dello studio è sempre il
contesto".
Tu invece sotieni che, per decidere la funzione di una parola, in
questo caso basta vedere se concorda in genere e numero col soggetto.
Per cui, se la parola fosse invariabile, non si potrebbe decidere
nulla. :-)
Mah.
Ciao.
Gian Carlo
> Non l'ha più perché "molto" in questo caso funziona da avverbio, come
>"poco", "tanto" ecc.; "caro" invece si comporta da aggettivo e si concorda.
>Dov'è il problema?
Il problema è che "caro" è un aggettivo, ma si comporta da avverbio.
Ciao.
Gian Carlo
> Non l'ha più perché "molto" in questo caso funziona da avverbio, come
>"poco", "tanto" ecc.; "caro" invece si comporta da aggettivo e si concorda.
>Dov'è il problema?
Non vedo problemi. "Caro" è un aggettivo che qui si comporta da
avverbio.
Ciao.
Gian Carlo
>Basta cercare:
>http://www.demauroparavia.it/18930
Ciumbia. Il mio Sabatini-Coletti non lo riporta.
Allora vediamo il De Mauro che citi:
- - - -
caramente
avv.
1 affettuosamente, con affetto: ti saluto c.
2 spec. fig., a caro prezzo: ho pagato c. tutti i miei errori
- - - -
Nella frase di Amelia, "la macchina č costata caramente", "caramente"
non significa "a caro prezzo", ma "molto" o simili. In quest'ultimo
senso "caramente" continua a non esistere.
Ciao.
Gian Carlo
Beh, stai un po' esagerando. Quello che dici, anche se applicabile al
caso in discussione, non č vero in generale: un verbo č un verbo
indipendentemente dal contesto, cosě come un nome č un nome. Per un
aggettivo la faccenda č un po' piů complessa, perché il suo nome
denota anche una funzione (e una funzione, nell'ambito di una farse,
non č realmente spiegabile se non ricorrendo alla sintassi). Per
l'avverbio forse ancora di piů.
Ma torniamo al caso in esame. Certo che č il contesto che ha l'ultima
parola. Ma non possiamo dimenticare che č il verbo il perno di una
frase, ed č la sua funzione quella da prendere per prima in
considerazione.
Ora le analisi logiche, non solo quella classica, ma anche le piů
moderne che tengono conto della teoria valenziale, distinguono fra
verbi predicativi i copulativi.
Questi ultimi sono verbi che non hanno un vero significato, o l'hanno
molto leggero, e servono solo o prevalemtemente da legame fra il
soggetto e un altro elemento della frase che "qualifica" il soggetto.
Non č questo il caso di "costare", che infatti puň benissismo essere
usato da solo ("quesat sedia costa"). Č anche evidente dalla frase
"questa sedia costa molto", in cui "molto" non qualifica il soggetto,
ma il verbo stesso (e infatti č un avverbio). Lo stesso in "questa
sedia costa cara": cara non qualifica il soggetto, ma il verbo (il
fatto che poi la sedia sia cara non attiene alla sintassi, cioč alla
funzione reciproca che hanno i vari elementi di una frase).
>E per comprendere il contesto, un buon espediente č quelli di andare
>per tentativi, modificando in qualche punto la frase, per vedere che
>succede:
>
>Questa macchina mi č costata cara. Com'č la macchina? Cara!
No. Č il costo (il costare) che č alto, caro. Non la macchina.
>Luigi ha lavorato duro. Com'č Luigi? Duro... no; non funziona.
Infatti č il lavorare che č duro, non Luigi.
>Visto? Non č che "caro" č diverso da "duro"; č che le due frasi sono
>diverse.
No. "Caro" č "duro" nei casi citati si comportano da avverbi (e
infatti io ho sempre parlato di funzione), come "lenti" in "gli uomini
andavano lenti".
Che grammaticalmente siano aggettivi č un fatto grammaticale. Che gli
aggettivi si possano usare in funzione di avverbi č un fatto
sintattico, che esiste da quando esiste l'italiano. Alcuni aggetivi,
in tal caso, si flettono, altri no (ma qui forse bisognerebbe tirare
in ballo anche la semantica).
Ciao.
Gian Carlo
> Certo che non puň: "caramente" in italiano non esiste. E questa č
> l'unica ragione per cui non puň essere scritta.
> Ciao.
> Gian Carlo
strano
http://www.demauroparavia.it/18930
Ciao
> Nella frase di Amelia, "la macchina è costata caramente", "caramente"
> non significa "a caro prezzo", ma "molto" o simili. In quest'ultimo
> senso "caramente" continua a non esistere.
> Ciao.
> Gian Carlo
Appunto questo ho detto, caramente in questo contesto non ha alcun
significato, quindi se la macchina è costata cara, cara può essere solo un
aggettivo.
>>Questa macchina mi è costata cara. Com'è la macchina? Cara!
>
> No. È il costo (il costare) che è alto, caro. Non la macchina.
Non ti è costata cara, ti è sembrata cara!
> Ora le analisi logiche, non solo quella classica, ma anche le più
> moderne che tengono conto della teoria valenziale, distinguono fra
> verbi predicativi i copulativi.
>
> Questi ultimi sono verbi che non hanno un vero significato, o l'hanno
> molto leggero, e servono solo o prevalemtemente da legame fra il
> soggetto e un altro elemento della frase che "qualifica" il soggetto.
>
> Non è questo il caso di "costare", che infatti può benissismo essere
> usato da solo ("quesat sedia costa").
Perché nella pratica costare, da solo, ha assunto il significato di
costare molto (sottinteso), ma potrebbe anche costare poco, in realtà
dovrebbe essere indifferente.
Comunque, anche "vivere" e "morire" possono stare da soli, o gli
elettivi (attivi e passivi), o gli estimativi, e sono tutti copulativi.
> È anche evidente dalla frase
> "questa sedia costa molto", in cui "molto" non qualifica il soggetto,
> ma il verbo stesso (e infatti è un avverbio). Lo stesso in "questa
> sedia costa cara": cara non qualifica il soggetto, ma il verbo (il
> fatto che poi la sedia sia cara non attiene alla sintassi, cioè alla
> funzione reciproca che hanno i vari elementi di una frase).
>
>> E per comprendere il contesto, un buon espediente è quelli di andare
>> per tentativi, modificando in qualche punto la frase, per vedere che
>> succede:
>>
>> Questa macchina mi è costata cara. Com'è la macchina? Cara!
>
> No. È il costo (il costare) che è alto, caro. Non la macchina.
Non ne sarei tanto sicura.
Prendiamo il copulativo "eleggere":
"la candidata è stata eletta deputata", è la candidata che è eletta;
"la candidata è stata eletta velocemente, è l'elezione che è stata
veloce.
Oppure il copulativo "vivere": "vivere molto", "vivere felici".
> Che grammaticalmente siano aggettivi è un fatto grammaticale. Che gli
> aggettivi si possano usare in funzione di avverbi è un fatto
> sintattico, che esiste da quando esiste l'italiano. Alcuni aggetivi,
> in tal caso, si flettono, altri no (ma qui forse bisognerebbe tirare
> in ballo anche la semantica).
In effetti "costare caro" e "lavorare duro" sembrano uguali, però
"caro" si flette, "duro" no.
Bisogna vedere se è l'avverbio che in alcuni casi fa eccezione e si
flette, come dici tu, o se sono i verbi (in questo caso costare) a
comportarsi da copulativi.
k
> In effetti "costare caro" e "lavorare duro" sembrano uguali, però
> "caro" si flette, "duro" no.
> Bisogna vedere se è l'avverbio che in alcuni casi fa eccezione e si
> flette, come dici tu, o se sono i verbi (in questo caso costare) a
> comportarsi da copulativi.
Comunque, certi esempi come "camminare lento/i", o "correre veloce/i"
ecc. sembrerebbero darti ragione.
k
[Maurizio Pistone]
>>>Questa macchina mi è costata cara. Com'è la macchina? Cara!
>> No. È il costo (il costare) che è alto, caro. Non la macchina.
>Non ti è costata cara, ti è sembrata cara!
????
Ciao.
Gian Carlo
>>In effetti "costare caro" e "lavorare duro" sembrano uguali, però
>>"caro" si flette, "duro" no.
>>Bisogna vedere se è l'avverbio che in alcuni casi fa eccezione e si
>>flette, come dici tu, o se sono i verbi (in questo caso costare) a
>>comportarsi da copulativi.
Non ho detto che è l'avverbio che si flette, ma che l'aggettivo è
usato come avverbio e mantiene la flessione.
Ciao.
Gian Carlo
> Non ho detto che č l'avverbio che si flette, ma che l'aggettivo č
> usato come avverbio e mantiene la flessione.
vabbe', se la metti cosě...
>>Non ho detto che è l'avverbio che si flette, ma che l'aggettivo è
>>usato come avverbio e mantiene la flessione.
>vabbe', se la metti così...
L'ho sempre messa così. Ora vediamo come la mettono alcuni dizionari:
- - - -
De Mauro
caro
avv., a prezzo elevato: vendere, costare, pagare c.
Sabatini-Coletti
caro
avv. Ad alto prezzo, coi verbi pagare, comprare, costare, vendere,
anche in senso figurato.
Devoto-Oli
caro
Coi verbi vendere, comprare, pagare, costare, ha forma predicativa e
valore avverbiale: vendere cara la pelle, soccombere dopo un'accanita
difesa; pagar caro il proprio errore, scontarne duramente le
conseguenze (anche assol.: pagarla cara).
Zingarelli interattivo
caro
in funzione di avv.
A prezzo elevato, spec. nelle loc. vendere, pagare, costare, comprare
caro | Costare caro, (fig.) riuscire di sacrificio.
- - - -
Non mi sembra che la mettano diversamente da come la metto io. C'è chi
considera "caro", nell'accezione di cui stiamo parlando, un avverbio,
e chi lo considera un aggettivo usato in funzione di avverbio. In
tutti i casi la funzione (sinatttica) è sempre quella di avverbio.
Ora tu, in un precedente messaggio, mi dici:
>>>>una buona grammatica scolastica ti aiuterà parecchio
Ora, dato che io non possiedo tale grammatica, ma tu evidentemente sì,
potresti dirmi di che grammatica si tratta e riportare la parte in cui
sostiene qualcosa di diverso da quello che sostengono i vocabolari
ciatti sopra, scritti da linguisti che, ammetterai, non sono proprio
gli ultimi arrivati?
Ciao.
Gian Carlo
> potresti dirmi di che grammatica si tratta e riportare la parte in cui
> sostiene qualcosa di diverso
dovunque si parla di complem. pred. del soggetto
>>potresti dirmi di che grammatica si tratta e riportare la parte in cui
>>sostiene qualcosa di diverso
>dovunque si parla di complem. pred. del soggetto
Dovunque dove?
Ciao.
Gian Carlo
>>Nella frase di Amelia, "la macchina è costata caramente", "caramente"
>>non significa "a caro prezzo", ma "molto" o simili. In quest'ultimo
>>senso "caramente" continua a non esistere.
>Appunto questo ho detto, caramente in questo contesto non ha alcun
>significato,
Certo. Però...
>quindi se la macchina è costata cara, cara può essere solo un
>aggettivo.
..però questa deduzione non ha fondamento. Non puoi trarre deduzioni da
una frase che ha un significato diverso da quella in esame, anzi che è
addirittura priva di significato. Semmai da una che ha lo stesso
significato.
Ciao.
Gian Carlo
> ... Quello che dici, anche se applicabile al
> caso in discussione, non è vero in generale: un verbo è un verbo
> indipendentemente dal contesto, ...
Ma non e' vero: esiste anche l'infinito sostantivato.
Saluti
Saluti
--
"Taci, leghista di merda"
Margherita Hack
> > Ma non e' vero: esiste anche l'infinito sostantivato.
>
>
> Mah, l'infinito è un verbo strano
tutti e tre i modi indefiniti sono strani. L'infinito spesso si comporta
come un sostantivo, il participio come un aggettivo, il gerundio come un
avverbio.
>>... Quello che dici, anche se applicabile al caso in discussione,
>>non è vero in generale: un verbo è un verbo indipendentemente dal
>>contesto, ...
>Ma non e' vero: esiste anche l'infinito sostantivato.
Hai ragione.
Quando cerco di sintetizzare quello che voglio dire, mi esprimo
proprio male. Cerco di spiegarmi meglio.
Intendevo che quando diciamo "verbo", attribuiamo alla parola verbo un
valore, per così dire, grammaticale. Così come quando diciamo "nome",
attribuiamo alla parola nome un valore grammaticale.
Sintatticamente però un verbo può benissimo essere il soggetto di una
frase, e quindi comportarsi come se fosse un sostantivo. Così pure un
nome può benissimo avere funzione attributiva, cioè qualificare un
altro nome, comportandosi da aggettivo.
Questo però ha senso solo se consideriamo non le singole entità verbo
e nome, ma la loro relazione funzionale con gli altri componenti della
frase.
Quando diciamo "aggettivo", invece, attribuiamo alla parola aggettivo
un valore, per così dire, ibrido, cioè non solo grammaticale in senso
stretto, ma anche sintattico, in quanto un aggettivo è tale solo se
qualifica un nome, quindi ha sempre un rapporto funzionale con un
altro elemento.
Lo stesso quando diciamo "avverbio". In questo caso addirittura,
secondo me, attribuiamo alla parola "avverbio" un valore ancora più
ibrido, cioè che può attenere perfino alla semantica.
Ora se ci poniamo a livello di sintassi, dobbiamo decidere di che cosa
stiamo parlando. Se parliamo del valore funzionale degli elementi
dalla frase rispetto agli altri, non ha importanza che cosa questi
elementi siano dal punto di vista strettamente grammaticale: un verbo
può essere il soggetto o l'oggetto diretto di una frase, ad esempio
(dunque comportarsi come un nome), un nome può qualificare un altro
nome (dunque comportarsi da aggettivo; in tal caso viene detto
apposizione); un aggettivo può qualificare un verbo (dunque
comportarsi da avverbio), eccetera.
Ciao.
Gian Carlo
Scusami se non ti ho risposto subito: sono stato assente qualche giorno e
adesso ho anche perso il filo della conversazione.
Nella frase "la macchina ti è sembrata cara" è il sembrare che è caro o la
macchina? Perché se andiamo avanti così, in " la macchina è cara" è l'essere
che è caro o la macchina? Eccetera.
Ciao.
Sergio.