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astratti e concreti

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Father McKenzie

unread,
Feb 12, 2005, 1:12:47 PM2/12/05
to
Durante una lezione su nomi astratti e concreti, la collega (peraltro brava
e usa a non dir scemate) ha enunciato, traendola dal libro di tsto, la
seguente formula: "Concreti sono i nomi riferentisi a ciò che possiamo
percepire coi nostri cinque sensi...". Ne risulta, dopo breve discussione,
che "musica", "discorso", "profumo", "melodia" -e aggiungerei apparizione e
allucinazione- comunque li si voglia catalogare sono registrati dai sensi-
sono nomi concreti. Mi sembrava di ricordare...
Cos'è un film? la pellicola si tocca, le immagini son prcepite dagli occhi
e dialoghi e soundtrack dall'udito, ma è proprio tutto qui? Un film, una
musica, un dialogo non sono anche l'impressione e l'emozione che ne
ricaviamo, che non passano dai sensi? Una lectura Dantis è concreta?

Maurizio Pistone

unread,
Feb 12, 2005, 1:46:22 PM2/12/05
to
Father McKenzie <indirizz...@tin.it> ha scritto su
it.cultura.linguistica.italiano:

>Durante una lezione su nomi astratti e concreti

qualcuno mi sa spiegare la rilevanza grammaticale della
distinzione tra nomi astratti e nomi concreti?

--
Maurizio Pistone - Torino
strenua nos exercet inertia Hor.
http://www.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it

Orcomeno

unread,
Feb 12, 2005, 1:45:18 PM2/12/05
to

"Father McKenzie" <indirizz...@tin.it> ha scritto

> Durante una lezione su nomi astratti e concreti, la collega (peraltro

> brava
> e usa a non dir scemate) ha enunciato, traendola dal libro di tsto, la

> seguente formula: "Concreti sono i nomi riferentisi a ciň che possiamo
> percepire coi nostri cinque sensi..."...

Per i nomi concreti io mi limiterei a cose che si possono vedere e
(teoricamente) toccare.

O.


Father McKenzie

unread,
Feb 12, 2005, 2:41:33 PM2/12/05
to
"Maurizio Pistone", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a
veces como las huellas de las gaviotas en las playas.

> qualcuno mi sa spiegare la rilevanza grammaticale della
> distinzione tra nomi astratti e nomi concreti?

Ecco chi insinua il tarlo del dubbio nelle giovani menti dei nostri alunni,
che poi si rifiutano di studiare con la scusa che tanto non serve a un
cazzo... :-)))
--
"The map of the world without utopia is not worth looking at" - Oscar Wilde

FB

unread,
Feb 12, 2005, 2:42:35 PM2/12/05
to
On Sat, 12 Feb 2005 18:46:22 GMT, Maurizio Pistone wrote:

> Father McKenzie <indirizz...@tin.it> ha scritto su
> it.cultura.linguistica.italiano:
>
>>Durante una lezione su nomi astratti e concreti
>
> qualcuno mi sa spiegare la rilevanza grammaticale della
> distinzione tra nomi astratti e nomi concreti?

La stessa rilevanza della distinzione tra nomi blu (cielo, puffo, sangue
nobile), verdi (prato, lattuga, pisello, invidia) ecc. Distinguerei anche
tra nomi alla fragola, nomi al cacao ecc.


Ciao, FB
--
Io ho deciso di rifiutarmi di vederlo: Ettore con la faccia di Eric Banana
mi fa venire i conati.
(commento sul film "Troy" apparso su it.fan.scrittori.tolkien)

Father McKenzie

unread,
Feb 12, 2005, 2:43:07 PM2/12/05
to
"Maurizio Pistone", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a
veces como las huellas de las gaviotas en las playas.

> qualcuno mi sa spiegare la rilevanza grammaticale della


> distinzione tra nomi astratti e nomi concreti?

Ecco chi insinua il malefico tarlo del dubbio nelle giovani menti dei

Orcomeno

unread,
Feb 12, 2005, 2:58:49 PM2/12/05
to

"Father McKenzie" <indirizz...@tin.it> ha scritto

>... tanto non


> serve a un cazzo... :-)))

Questo, per esempio, per alcuni è un nome concreto, per altri astratto... :)

O.


magica

unread,
Feb 12, 2005, 3:30:16 PM2/12/05
to
In <240jengsgeo.k6p5vlnplizz$.d...@40tude.net> Father McKenzie
<indirizz...@tin.it> scrive...

>Durante una lezione su nomi astratti e concreti, la collega (peraltro brava
>e usa a non dir scemate) ha enunciato, traendola dal libro di tsto, la
>seguente formula: "Concreti sono i nomi riferentisi a ciò che possiamo
>percepire coi nostri cinque sensi...".

Beh, siccome non ho cambiato idea, ti ripropongo quanto scrissi qui
qualche anno fa (grazie Google).

- - - -
Da:magica (ma.g...@bigfoot.com)
Oggetto:Re: concreto o astratto?
Newsgroups:it.cultura.linguistica.italiano
Data:2000-11-14 00:50:07 PST

In <8upntr$ujs$1...@lacerta.tiscalinet.it> "Luisanna" scrive...

> Buongiorno a tutti. Non sempre trovo facile distinguere il concreto
> dall'astratto

Io credo che non lo sia e che spesso le distinzioni, peraltro quasi
sempre inutili sotto qualsiasi profilo, siano basate su più o meno
sottili sofismi.

Si fa presto a dire (DISC):

>! nomi astratti, in grammatica, quelli che indicano concetti
>! (come speranza, verità) e non oggetti di natura fisicamente
>! percettibile, si contrappone a nomi concreti
>!
>! nome concreto, in grammatica, quello che indica un’entità
>! direttamente percepibile dai sensi (p.e. uomo, sedia, pietra, cane)

Ma in pratica, come dici tu, ad esempio...

> Dio,angelo e diavolo sono concreti per i credenti e astratti per
> gli altri?
- - - -

E, in risposta al Conte:

- - - -
Da:magica (ma.g...@bigfoot.com)
Oggetto:Re: concreto o astratto?
Newsgroups:it.cultura.linguistica.italiano
Data:2000-11-14 04:00:08 PST

In <8uqubp$ht8$1...@nnrp1.deja.com> "Il Conte" scrive...
> In article <8uqtr4$hhs$1...@nnrp1.deja.com>, magica
> <ma.g...@bigfoot.com> wrote:
>> In <8upntr$ujs$1...@lacerta.tiscalinet.it> "Luisanna" scrive...
>>...
>> Ma in pratica, come dici tu, ad esempio...
>>> Dio,angelo e diavolo sono concreti per i credenti e astratti per
>>> gli altri?
> Nient'affatto! Può essere astratto il *concetto* di divinità generica.
> Altrimenti arriveremmo a dire che Zio Paperone, Pinocchio e Sherlock
> Holmes sono astratti.

Non condivido la perentorietà del tuo nient'affatto. Ma il discorso si
farebbe lungo e anche esulerebbe, credo, da quelli in tema in questo
NG.

Posso comuqnue far notare alcune cose, così alla rinfusa, giusto per
dare una vaga idea di quello che intendevo dire.

I concetti di concretezza e astrazione, qualunque cosa significhino,
hanno solo senso se riferiti all'essere umano, inteso come entità che
li concepisce.

La nostra visione è sempre in un certo senso astratta, poiché cattura
solo alcuni degli innumerevoli multiformi aspetti del mondo che ci
circonda.

E esistono concetti così astratti, da non poter essere associati a
qualcosa di sensibile. Penso al concetto di spazio, ad esempio. Che
non posso percepire sensibilmente. E nel quale tuttavia mi posso
muovere. Penso al concetto di tempo, per ragioni simili.
- - - -

Ciao.

Gian Carlo

Xelloss

unread,
Feb 12, 2005, 3:36:19 PM2/12/05
to
"Maurizio Pistone" <scri...@mauriziopistone.it> ha scritto nel messaggio
news:4njs01p5lf9urra74...@4ax.com...

> qualcuno mi sa spiegare la rilevanza grammaticale della
> distinzione tra nomi astratti e nomi concreti?

Questa è la domanda giusta. Clap clap clap.
--
Xelloss


FB

unread,
Feb 12, 2005, 4:35:12 PM2/12/05
to
On Sat, 12 Feb 2005 18:45:18 GMT, Orcomeno wrote:

> "Father McKenzie" <indirizz...@tin.it> ha scritto
>
>> Durante una lezione su nomi astratti e concreti, la collega (peraltro
>> brava
>> e usa a non dir scemate) ha enunciato, traendola dal libro di tsto, la

>> seguente formula: "Concreti sono i nomi riferentisi a ciò che possiamo


>> percepire coi nostri cinque sensi..."...
>
> Per i nomi concreti io mi limiterei a cose che si possono vedere e
> (teoricamente) toccare.

Concordo. A me fu insegnato così alla scuola elementare. Perché
"teoricamente" toccare? intendi dire che non tutte le cose concrete si
possono toccare quando ci vien voglia? Allora distinguerei anche tra i nomi
"tocca, tocca..." e i nomi "te piascerebbe...".


Ciao, FB
--
Conversation like television set on honeymoon: unnecessary.
(Murder by Death)

Giovanni Neiman

unread,
Feb 12, 2005, 4:47:17 PM2/12/05
to
Il Sat, 12 Feb 2005 18:12:47 GMT, Father McKenzie
<indirizz...@tin.it> ha scritto:

>Cos'è un film? la pellicola si tocca, le immagini son prcepite dagli occhi
>e dialoghi e soundtrack dall'udito, ma è proprio tutto qui? Un film, una
>musica, un dialogo non sono anche l'impressione e l'emozione che ne
>ricaviamo, che non passano dai sensi? Una lectura Dantis è concreta?

il significato della parola film è appunto "pellicola", ed è concreto.

il suo _significante_, il cui uso, nei giorni nostri, ha superato
l'uso del significato, è invece di qualcosa del tipo "rappresentazione
visiva (auditiva), più o meno concettuale".


insomma: un film è una serie di suoni e di immagini. ma dietro ci sono
anche concetti astratti.


questo, secondo me.

--

>Giò

A man has dreams of walking with giants,
to carve his niche in the edifice of time.
Before the mortar of his zeal
has a chance to congeal
the cup is dashed from his lips,
the flame is snuffed aborning.

Davide Pioggia

unread,
Feb 12, 2005, 9:33:20 PM2/12/05
to
Orcomeno ha scritto:

> Per i nomi concreti io mi limiterei a cose che si possono vedere e
> (teoricamente) toccare.

Allora come lo classifichiamo "luce"?

La luce si può vedere, ed esercita pure una pressione, per cui si può
toccare. Ne segue che la luce è concreta?

Se sì, che ne è dei raggi ultravioletti e di quelli infrarossi, che si
possono "toccare" (esercitano una pressione), ma non si possono vedere?

Dovremmo ammettere che in un certo intervallo di frequenze le onde
elettromagnetiche sono "concrete" ed al di fuori di quell'intervallo sono
"astratte"?

E se abbiamo un dispositivo che ci permette di "vedere gli infrarossi"?

--
Ciao,
D.
«L'uomo ha raccolto tutta la saggezza dei suoi predecessori,
e guardate quanto è stupido.» Elias Canetti

Davide Pioggia

unread,
Feb 12, 2005, 9:57:58 PM2/12/05
to
Giovanni ha scritto:

> il significato della parola film è appunto "pellicola", ed è concreto.

Ma se il significato di "film" è la pellicola intesa come oggetto concreto,
allora il giorno in cui non esistessero più pellicole non esisterebbe più
nemmeno il significato di "film"?

In un futuro senza pellicole la parola "film" non avrebbe significato?

Se il significato di "Napoleone" è quel caporale basso che a Waterloo ha
mandato a morire nel fango decine di migliaia di persone, ora che quel
caporale è morto la parola "Napoleone" non ha più un significato?

> il suo _significante_, il cui uso, nei giorni nostri, ha superato
> l'uso del significato, è invece di qualcosa del tipo "rappresentazione
> visiva (auditiva), più o meno concettuale".

Tanto per restare nel cortile dei linguisti, sentiamo cosa dice De Mauro:

«significante [...] TS ling., sequenza di fonemi che, insieme al
significato, costituisce un morfo o più in generale un segno linguistico»

Se il _significante_ è una «sequenza di fonemi» che costituisce «un segno
linguistico» allora si tratta proprio della *parola* "film", non di una


"rappresentazione visiva (auditiva), più o meno concettuale".

D'altra parte se non siamo d'accordo sul significato di "significato" siamo
in grossi guai, perché dovremmo cercare di rispondere a questa domanda:

«Che cosa significa "significato"?»

Ma se non siamo d'accordo su cosa significa "significato" non siamo
d'accordo nemmeno su cosa significa "significa", e dunque non siamo
d'accordo sul significato di quella domanda. Ma allora su cosa non siamo
d'accordo?

Gretel

unread,
Feb 13, 2005, 2:36:02 AM2/13/05
to

"Davide Pioggia" ha scritto :

> Ma se il significato di "film" è la pellicola intesa come oggetto
concreto,
> allora il giorno in cui non esistessero più pellicole non esisterebbe più
> nemmeno il significato di "film"?
>
> In un futuro senza pellicole la parola "film" non avrebbe significato?

[CUT]

intervengo solo in merito a questo, basandomi sulla mia esperienza: mio
padre (che ha sempre detto "perplimere, oddìo mi fate crollare l'edipico
mito ;-P)
lavorava alla Ferrania, che una volta produceva la maggior parte delle
*pellicole* cinematografiche.
Lui usava sempre il termine "pellicola", anche se era buffo sentirlo
telefonare e chiedere al cinema "che pellicola date questa sera?"
D'altra parte, lui era ragazzino all'epoca dei "cialdini"...:-D

Il problema, a mio parere, è nato nel momento in cui abbiamo cominciato a
chiamarlo "film" e non "spettacolo cinematografico": adesso che le pellicole
cominciano ad essere sostituite da altri supporti, si va a comprare, o
noleggiare , e persino registrare, un *DVD*:

Quindi penso che, poco alla volta, la parola "film" non perderà significato,
diventerà come "magnetofono", "mangiadischi", etc.... una cosa che c'era ma
adesso non c'è più.

Gretel


Giovanni Neiman

unread,
Feb 13, 2005, 3:23:09 AM2/13/05
to
Il Sun, 13 Feb 2005 08:36:02 +0100, "Gretel"
<Casinadi...@qui.it> ha scritto:

>Quindi penso che, poco alla volta, la parola "film" non perderà significato,
>diventerà come "magnetofono", "mangiadischi", etc.... una cosa che c'era ma
>adesso non c'è più.

Non penso proprio. Il film è il contenuto, non il contenente.

Film è la parola inglese per indicare il supporto, ma in italiano
indica le immagini ed i suoni registrati sopra.

Così era per la pellicola, che col tempo è andata a significare la
stessa cosa, ossia il contenuto e non solamente il contenente.


Il fatto che abbiamo smesso (non totalmente) di usare la parola
pellicola e che usiamo quasi sempre la parola film, è tutto un altro
discorso.

Giovanni Neiman

unread,
Feb 13, 2005, 3:20:52 AM2/13/05
to
Il Sun, 13 Feb 2005 02:57:58 GMT, "Davide Pioggia"
<dpio...@despammed.com> ha scritto:

>> il significato della parola film è appunto "pellicola", ed è concreto.
>Ma se il significato di "film" è la pellicola intesa come oggetto concreto,
>allora il giorno in cui non esistessero più pellicole non esisterebbe più
>nemmeno il significato di "film"?

non esisterebbe più il significato di film, non il suo significante.

>In un futuro senza pellicole la parola "film" non avrebbe significato?

non avrebbe "significato" inteso come attributo della parola film, non
come attributo sostantivato, come la stai usando tu, e come si usa ai
giorni nostri. conserverebbe tuttavia, sempre come attributo, il suo
"significante".

>Se il significato di "Napoleone" è quel caporale basso che a Waterloo ha
>mandato a morire nel fango decine di migliaia di persone, ora che quel
>caporale è morto la parola "Napoleone" non ha più un significato?

no, è tuttora usato nei termini che la parola "Napoleone" è andata a
significare.
"Napoleone" non evoca la persona fisica, ma evoca chi era, cosa ha
pensato, cosa ha fatto.

>> il suo _significante_, il cui uso, nei giorni nostri, ha superato
>> l'uso del significato, è invece di qualcosa del tipo "rappresentazione
>> visiva (auditiva), più o meno concettuale".
>Tanto per restare nel cortile dei linguisti, sentiamo cosa dice De Mauro:
>«significante [...] TS ling., sequenza di fonemi che, insieme al
>significato, costituisce un morfo o più in generale un segno linguistico»
>Se il _significante_ è una «sequenza di fonemi» che costituisce «un segno
>linguistico» allora si tratta proprio della *parola* "film", non di una
>"rappresentazione visiva (auditiva), più o meno concettuale".

Sinceramente io usavo il termine "significante" con un certa
accezione, che è quella di un successivo significato che la parola è
andata ad avere, col tempo. Un qualche significato diverso da quello
originario, ma non per logica totalmente separato.
Non penso di essere il solo ad usare la parola "significante" con
quell'accezione.

>D'altra parte se non siamo d'accordo sul significato di "significato" siamo
>in grossi guai, perché dovremmo cercare di rispondere a questa domanda:
>«Che cosa significa "significato"?»

Quis custodiet ipsos custodes?

>Ma se non siamo d'accordo su cosa significa "significato" non siamo
>d'accordo nemmeno su cosa significa "significa", e dunque non siamo
>d'accordo sul significato di quella domanda. Ma allora su cosa non siamo
>d'accordo?

"Spingitori di spingitori".

Message has been deleted

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 5:11:37 AM2/13/05
to
"Giovanni Neiman", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces

como las huellas de las gaviotas en las playas.

> Film è la parola inglese per indicare il supporto, ma in italiano


> indica le immagini ed i suoni registrati sopra.

Ma tu vai a vedere un film o la pellicola? Se non sei uno studioso di
tecnologia dei materiali plastici, io propendo per la prima versione.

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 5:08:42 AM2/13/05
to
"Nicoletta", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como

las huellas de las gaviotas en las playas.

> Francamente, pensi che quella distinzione possa aiutarli a
> scrivere correttamente i gruppi nominali? :-)

Francamente, me ne infischio (cit.)

Lilith

unread,
Feb 13, 2005, 6:11:17 AM2/13/05
to
Father McKenzie wrote:

> Francamente, me ne infischio (cit.)


Chi è Franca?
E perché dice le bugie?
E perché non te ne importa?

Ciao

Giovanni Neiman

unread,
Feb 13, 2005, 6:23:56 AM2/13/05
to
Il Sun, 13 Feb 2005 12:16:31 +0100, Nicoletta
<invalid...@wanadoo.fr.invalid> ha scritto:

>y por la crin lo cogia...

solo questo non riesco proprio a capire.

mi illumini?

Orcomeno

unread,
Feb 13, 2005, 5:31:45 AM2/13/05
to

"Davide Pioggia" <dpio...@despammed.com> ha scritto

> Allora come lo classifichiamo "luce"?
> La luce si può vedere, ed esercita pure una pressione...

Toccare è un conto, esercitare una pressione è un altro. E allora
l'atmosfera, i gas, il pulviscolo atmosferico? Vabbe', tanto, come ha detto
Maurizio Pistone, a che serve tutta 'sta tiritera per distinguere?

O.


Message has been deleted

Giovanni Neiman

unread,
Feb 13, 2005, 6:15:58 AM2/13/05
to
Il Sun, 13 Feb 2005 10:11:37 GMT, Father McKenzie
<indirizz...@tin.it> ha scritto:

>> Film è la parola inglese per indicare il supporto, ma in italiano


>> indica le immagini ed i suoni registrati sopra.
>Ma tu vai a vedere un film o la pellicola? Se non sei uno studioso di
>tecnologia dei materiali plastici, io propendo per la prima versione.

Io vado a vedere un film. O una proiezione. O una proiezione d'una
pellicola.


Insomma, mi sembra che state troppo a sindacare. Non mi sembra tanto
strano quello che ho espresso...

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 7:28:27 AM2/13/05
to
"Nicoletta", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como
las huellas de las gaviotas en las playas.


>>Francamente, me ne infischio (cit.)
> Ah.

Dimenticavo che sei francese. E' una citazione da "Gone with the Mind, o
"Gun with the Wind", o "Gone with the Train", non so quale fosse il titolo
nella tua lingua. In italiano "Via col vento".
E la frase citata come sarà in franzcese? In inglisc è:
Rhett Butler: "Frankly, my dear, I don't give a damn".

> Era un niño che soñaba

Pure io, il mio cavallo chissà dov'è

Message has been deleted

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 7:30:16 AM2/13/05
to
"Giovanni Neiman", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces

como las huellas de las gaviotas en las playas.

>>y por la crin lo cogia...


>
> solo questo non riesco proprio a capire.

Lo prendeva per la criniera.

> mi illumini?

di mensa.

Lilith

unread,
Feb 13, 2005, 7:22:10 AM2/13/05
to
Nicoletta wrote:

>>>y por la crin lo cogia...
>>
>>solo questo non riesco proprio a capire.
>>
>>mi illumini?
>
>

> cogia, dal verbo "coger" = tomar = saisir = afferrare? :-)
> la crin = il crine, la criniera


In piemontese il "crin" è il maialino.
:-)


Ciao

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 7:29:40 AM2/13/05
to
"Lilith", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las

huellas de las gaviotas en las playas.

> Chi è Franca?

La moglie di Azeglio.

> E perché dice le bugie?

Ti risulta che qualcuno della nostra classe politica non ne dica? Lei forse
meno di altri.

> E perché non te ne importa?

Frankly, my dear, I don't give a damn.

Message has been deleted
Message has been deleted

Davide Pioggia

unread,
Feb 13, 2005, 10:33:48 AM2/13/05
to
Giovanni Neiman ha scritto:

>> Se il significato di "Napoleone" è quel caporale basso che a Waterloo ha
>> mandato a morire nel fango decine di migliaia di persone, ora che quel
>> caporale è morto la parola "Napoleone" non ha più un significato?

> no, è tuttora usato nei termini che la parola "Napoleone" è andata a
> significare.
> "Napoleone" non evoca la persona fisica, ma evoca chi era, cosa ha
> pensato, cosa ha fatto.

Una volta mi hai detto che ti piace Gauss per il suo senso fisico: perché la
fisica la sapeva "pensare".

Anche Galileo era uno che la fisica la sapeva pensare, contrariamente a
coloro che ritenevano di poter trovare le risposte a certe domande negli
scritti di Aristotele o nelle scritture rivelate.

Costoro, come sai, avevano quel tipico atteggiamento che in seguito è stato
stigmatizzato come "rifiuto di guardare nel cannocchiale".

Ebbene, mi dispiace prendere atto che proprio tu, che apprezzi lo spirito di
Galileo e Gauss, e nelle discipline scientifiche non concedi nulla alla
auctoritas dei testi, se non quando essa possa essere confermata da ciò che
ogni singola persona può verificare con i propri sensi e con la propria
intelligenza, proprio tu - dicevo - nelle questioni linguistiche fai
quadrato attorno agli schemi mentali a cui generazioni e generazioni di
grammatici hanno fatto la guardia, e ti rifiuti di "guardare nel
cannocchiale".

Riproviamoci:

*se*
il significato della *parola* "Napoleone" è quella *persona* in carne ed
ossa che le ha prese da Welligton a Waterloo,
*allora*
dalla semplice constatazione che oggi quella persona fisica non esiste più,
segue necessariamente che oggi il significato della parola "Napoleone" non
esiste più,
e *pertanto*
tutti noi quando usiamo delle proposizioni che comprendono la parola
"Napoleone" stiamo dicendo cose prive di significato.

Ora, se non vogliamo accettare queste conclusioni (le quali ci vieterebbero
anche di parlare dei dinosauri e dei mammut, oltre che di Giulio Cesare e di
Napoleone), abbiamo solo due possibilità:

1) dimostriamo che questa implicazione logica non è corretta;
2) neghiamo le premesse.

O ti viene in mente qualche altra possibilità?

Davide Pioggia

unread,
Feb 13, 2005, 10:54:47 AM2/13/05
to
Orcomeno ha scritto:

>> Allora come lo classifichiamo "luce"?
>> La luce si può vedere, ed esercita pure una pressione...

> Toccare è un conto, esercitare una pressione è un altro.

Tu come ti accorgi che stai "toccando" un tavolo? Non è perché quello è in
grado di opporre una reazione alla tua mano?

Ebbene, la reazione che esso oppone alla tua mano è una forza, e se
calcoliamo il rapporto fra quella forza e la superficie della mano che sta a
contatto del tavolo noi sappiamo qual è la pressione che la mano esercita
sul tavolo ed anche la pressione con cui il tavolo reagisce.

> E allora l'atmosfera, i gas, il pulviscolo atmosferico?

Appunto. Mi sono trovato a Trieste in un giorno di bora ed abbiamo dovuto
attraversare la piazza tenendoci per mano perché il vento ci sollevava.
Definiresti "astratto" ciò che è in grado di sollevarti da terra?

La radiazione elettromagnetica ha proprietà del tutto analoghe. Come il
vento è in grado di "pettinarti" i capelli in una certa direzione, così la
pressione della radiazione solare può "soffiare" sulle comete producendo la
spettacolare "coda".

A me tutto ciò sembra assolutamente "concreto".

> Vabbe', tanto, come ha detto Maurizio Pistone, a che serve tutta 'sta
> tiritera per distinguere?

Non dirlo a me. Sono i grammatici che si vanno a impelagare in queste
faccende, dopodiché noi della truppa ci limitiamo a chiedere chiariamenti su
ciò che non abbiamo capito.

Orcomeno

unread,
Feb 13, 2005, 11:37:38 AM2/13/05
to

"Davide Pioggia" <dpio...@despammed.com> ha scritto

> Tu come ti accorgi che stai "toccando" un tavolo? Non è perché quello è in


> grado di opporre una reazione alla tua mano?

Sì, ma la pressione del tavolo è *tangibile*, appunto, mentre quella della
luce no.

> Appunto. Mi sono trovato a Trieste in un giorno di bora ed abbiamo dovuto
> attraversare la piazza tenendoci per mano perché il vento ci sollevava.
> Definiresti "astratto" ciò che è in grado di sollevarti da terra?

Sì, perché comunque non lo vedi e non lo tocchi.

>
> La radiazione elettromagnetica ha proprietà del tutto analoghe. Come il
> vento è in grado di "pettinarti" i capelli in una certa direzione, così la
> pressione della radiazione solare può "soffiare" sulle comete producendo
> la
> spettacolare "coda".
> A me tutto ciò sembra assolutamente "concreto".

A me no, perché né il vento né la radiazione elettromagnetica possono essere
visti e toccati. Ad essere concreti sono, semmai, i loro effetti.

O.


Davide Pioggia

unread,
Feb 13, 2005, 11:48:45 AM2/13/05
to
Orcomeno ha scritto:

> Vabbe', tanto, come ha detto Maurizio Pistone, a che serve tutta 'sta
> tiritera per distinguere?

Comunque, ripensandoci, non credere che sia così facile liberarsi da questa
"tiritera".

Infatti prima o poi i grammatici dovranno spiegare ai loro allievi che cosa
siano il "sostantivo" ed il "verbo", e per una coazione a ripetere che dura
dai tempi di Aristotele gli verrà sicuramente da dire che si tratta di
termini che indicano, rispettivamente, una "cosa" ed una "azione".

Subito dopo aver fatto questa illuminante dichiarazione può darsi che
qualche studente ottuso e antipatico gli rovini il trionfo chiedendogli come
si fa a riconoscere le "cose".

(Mi viene in mente che un caro amico, il quale da piccolo si trovò alle
prese con una maestra la quale cercò di propinare alla scolaresca la solita
faccenda secondo la quale per poter produrre arte e letteratura occorre aver
passato molti anni a studiare i "classici" delle varie discipline. Allora il
mio amico alzò il ditino e disse: «Scusi, maestra, ma allora Omero che
"classici" ha letto?» La risposta della maestra fu illuminante e raffinata:
«Esci subito dall'aula!»)

Dunque, eravamo alle prese con questo indisponente ragazzo che vuole sapere
come si fa a riconosce le "cose".

Il nostro insegnante potrebbe tentare di cavarsela disegnando alla
lavagna una palla, un libro, una penna, un tavolo, una barca, eccetera. Ma
sarebbe in grosse difficoltà con delle "cose" come l'amore e la giustizia.
Si troverebbe dunque nella necessità di fornire una definizione abbastanza
ampia da includere sia la palla che la giustizia.

Resosi conto che è impossibile, potrebbe compiere un atto di coraggio e dire
a quei poveri bambini che il "sostantivo" ed il "verbo" si definiscono
reciprocamente per mezzo delle loro mutue relazioni e delle relazioni con le
altre "parti del discorso" (altra espressione su cui ci sarebbe da discutere
non poco).

Ma per far questo il nostro insegnante dovrebbe ammettere che tutti i libri
su cui egli si è "formato" e con i quali intrattiene da anni una serie di
solidi rapporti feticistici sono buoni, al più, per mettere in piano i
tavoli sghembi.

Troppo difficile, meglio convincersi che i ragazzi sono troppo piccoli per
essere avvicinati a certe cose "difficili" e tirare fuori le care e
rassicuranti categorie aristoleliche, come fa il De Mauro:

«sostantìvo [...] gramm., ling., parte variabile del discorso che serve a
denominare entità concrete o astratte»

Visto? Siamo alle prese con "entità concrete o astratte". Altroché.

Davide Pioggia

unread,
Feb 13, 2005, 11:53:48 AM2/13/05
to
Orcomeno ha scritto:

>> La radiazione elettromagnetica ha proprietà del tutto analoghe. Come il
>> vento è in grado di "pettinarti" i capelli in una certa direzione, così
>> la pressione della radiazione solare può "soffiare" sulle comete
>> producendo la spettacolare "coda". A me tutto ciò sembra assolutamente
>> "concreto".

> A me no, perché né il vento né la radiazione elettromagnetica possono
> essere visti e toccati. Ad essere concreti sono, semmai, i loro effetti.

Dunque dovremmo dire che quella "cosa" che è in grado di allontanare le
particelle di una cometa dal suo nucleo (tu chiamali se vuoi, i fotoni), e
che potrebbe accelerare una navetta spaziale facendole raggiugere velocità
elevatissime è una cosa "astratta"?

Una cosa "astratta" che produce effetti "concreti"?

Ma allora, scusa, che ne è dell'"interno di un mattone"? Nessuno potrà mai
vedere o toccare l'interno di un mattone. Dunque la superficie del mattone è
una cosa concreta, ed invece il suo interno è una cosa astratta?

Giovanni Neiman

unread,
Feb 13, 2005, 12:44:17 PM2/13/05
to
Il Sun, 13 Feb 2005 12:30:16 GMT, Father McKenzie
<indirizz...@tin.it> ha scritto:

>>>y por la crin lo cogia...


>> solo questo non riesco proprio a capire.
>Lo prendeva per la criniera.

suppongo allora sia "lo cogìa" .

Karla

unread,
Feb 13, 2005, 12:59:43 PM2/13/05
to
Orcomeno ha scritto:

> "Father McKenzie" <indirizz...@tin.it> ha scritto
>
>
>>Durante una lezione su nomi astratti e concreti, la collega (peraltro
>>brava
>>e usa a non dir scemate) ha enunciato, traendola dal libro di tsto, la
>>seguente formula: "Concreti sono i nomi riferentisi a ciò che possiamo
>>percepire coi nostri cinque sensi..."...
>
>
> Per i nomi concreti io mi limiterei a cose che si possono vedere e
> (teoricamente) toccare.

Un profumo è astratto? un suono è astratto? per non parlare della
luce, come viena detto negli altri post.

La verità è che la grammatica è più vecchia e meno aggiornata della
scienza e della tecnica. Basterebbe aggionare la definizione:

"Concreti sono i nomi che si riferiscono a esseri o cose esistenti
materialmente (o *supposti tali*) e quindi percepibili con i nostri
sensi, o con *qualsiasi altro strumento*."

k

Karla

unread,
Feb 13, 2005, 1:00:18 PM2/13/05
to
Davide Pioggia ha scritto:

> Subito dopo aver fatto questa illuminante dichiarazione può darsi che
> qualche studente ottuso e antipatico gli rovini il trionfo chiedendogli
> come
> si fa a riconoscere le "cose".

E' molto difficile definire le "cose" visto che si mescolano cose
inanimate con cose viventi (vegetali)!

Come ho già detto in un altro messaggio, la grammatica è più antica
della scienza. Certe vecchie grammatiche dividevano i nomi comuni in
nomi di "cosa", di "animale", di "persona", mettendo le piante nei nomi
di cosa.
Questo non ha senso. La scienza distingue la materia non vivente da
quella vivente, e poi gli animali dai vegetali (lasciamo pure fuori la
persone) definendo tutto in modo molto preciso.

k

Giovanni Neiman

unread,
Feb 13, 2005, 1:00:59 PM2/13/05
to
Il Sun, 13 Feb 2005 15:33:48 GMT, "Davide Pioggia"
<dpio...@despammed.com> ha scritto:

>Una volta mi hai detto che ti piace Gauss per il suo senso fisico: perché la


>fisica la sapeva "pensare".

Non ho mai detto ciò. Anche perché non so cosa significhi.
Ho parlato di Gauss, ho di sicuro espresso il fatto che mi piaccia "a
pelle". Naturalmente non mi piace la sua persona, che non conosco
minimamente (a parte la solita storiella di lui alle elementari), ma
quello che rappresenta dopo.

>Anche Galileo era uno che la fisica la sapeva pensare, contrariamente a
>coloro che ritenevano di poter trovare le risposte a certe domande negli
>scritti di Aristotele o nelle scritture rivelate.

Galileo mi sta un po' meno "simpatico" solo perché:

a) il suo livello di fisica e di matematica è meno astratto, per via
dei tempi;
b) come personaggio non è tanto affascinante, per via della famosa
storia dell'abiura. Non è un "eroe romantico", insomma, uno che è
morto per le sue idee. Non che la cosa sarebbe stata migliore, però "a
pelle" la cosa risulta "antipatica", sotto sotto.

>Costoro, come sai, avevano quel tipico atteggiamento che in seguito è stato
>stigmatizzato come "rifiuto di guardare nel cannocchiale".

Non lo sapevo, e non avevo mai sentito prima di questo detto.

Tra il ridendo e lo scherzando, Galileo in effetti tutte le sue
scoperte astronomiche (macchie solari, satelliti medicei,etc.) le fece
proprio per il semplice motivo che fu quasi il primo a guardare là.
Chiunque altro, al suo posto, le avrebbe potute fare quelle scoperte,
se "solamente" avesse avuto l'accortezza di annotare quello che
vedere. Insomma, se solo avesse avuto "gli occhi per vedere".

>Riproviamoci:
>*se*
>il significato della *parola* "Napoleone" è quella *persona* in carne ed
>ossa che le ha prese da Welligton a Waterloo,
>*allora*
>dalla semplice constatazione che oggi quella persona fisica non esiste più,
>segue necessariamente che oggi il significato della parola "Napoleone" non
>esiste più,
>e *pertanto*
>tutti noi quando usiamo delle proposizioni che comprendono la parola
>"Napoleone" stiamo dicendo cose prive di significato.

Il fatto è che nelle tre fasi del tuo ragionamento il termine
"significato" ha delle diverse accezioni.

In logica sarebbe chiamata, mi dice
http://www.dif.unige.it/epi/did/fallacie.htm,
una fallacia informale per ambiguità, di equivocazione.


Il primo "significato" è in effetti il significato per come, penso, lo
intendiamo tutti e due.

Il secondo "significato" non è la stessa cosa di prima. Ogni parola ha
un suo significato, il quale si modifica col tempo. Quindi tu avresti
dovuto scrivere "[..] oggi il significato _originale_ della parola
[..]".

Il terzo "significato" indica un senso, non un significato per come lo
abbiamo inteso la prima volta.

>1) dimostriamo che questa implicazione logica non è corretta;
>2) neghiamo le premesse.
>O ti viene in mente qualche altra possibilità?

vada per la 1. che cmq non è quello che ho detto io.

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 1:08:28 PM2/13/05
to
"Giovanni Neiman", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces
como las huellas de las gaviotas en las playas.

> suppongo allora sia "lo cogìa" .

per la precisione: lo cogía

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 1:11:21 PM2/13/05
to
"Karla", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las

huellas de las gaviotas en las playas.

Basterebbe aggionare la definizione:


> "Concreti sono i nomi che si riferiscono a esseri o cose esistenti
> materialmente (o *supposti tali*) e quindi percepibili con i nostri
> sensi, o con *qualsiasi altro strumento*."

OK, allora dimmi se un'allucinazione (o un'apparizione) è un nome astratto
o concreto. Stando ai sensi sono reali.
Anche le presenze di fantasmi pare possano essere rilevate da particolari
strumenti che registrano variazioni locali debolissime di luminosità e
temperatura.

Davide Pioggia

unread,
Feb 13, 2005, 1:16:14 PM2/13/05
to
Karla ha scritto:

> Questo non ha senso. La scienza distingue la materia non vivente da quella
> vivente, e poi gli animali dai vegetali (lasciamo pure fuori la persone)
> definendo tutto in modo molto preciso.

Tu quoque, Karlina? :-)

Guarda, se i grammatici devono abbandonare le categorie aristoteliche per
abbracciare certe forme di positivismo ingenuo preferisco lasciare le cose
come stanno, o addiruttura una bella regressione ad una fase animistica,
così almeno non ci facciamo logorare dal disagio della civiltà.

E' curiosa 'sta cosa: i linguisti dovrebbero essere propensi a fare della
linguistica un sistema "autonomo", definendo i "sostantivi" ed i "verbi" sul
piano *linguistico*, come relazioni linguistiche fra elementi linguistici.

Invece vanno a cercare la soluzione ovunque tranne che dove la dovrebbero
cercare.

Già la grammatica è intrisa di "essenze" prese a prestito secoli fa dalla
ontologia e dalla metafisica. Se ora essa, per superare un complesso di
inferiorità nei confronti della "cultura scientifica", si mette a proclamare
la necessità di una sorta di "corso di aggiornamento alla luce della scienza
moderna" non ci muoviamo di un millimetro, anzi.

Anche perché, detto fra noi, in cosa consisterebbe questo «modo molto
preciso»?

Qual è la definizione di "materia vivente"? Un virus è materia vivente?

Orcomeno

unread,
Feb 13, 2005, 1:25:45 PM2/13/05
to

"Davide Pioggia" <dpio...@despammed.com> ha scritto

> Dunque dovremmo dire che quella "cosa" che è in grado di allontanare le


> particelle di una cometa dal suo nucleo (tu chiamali se vuoi, i fotoni), e
> che potrebbe accelerare una navetta spaziale facendole raggiugere velocità
> elevatissime è una cosa "astratta"?

Sì.

> Una cosa "astratta" che produce effetti "concreti"?

Prova a fare un "volo" (cosa astratta) dall'ottavo piano e vedi che effetti
avrai.

> Ma allora, scusa, che ne è dell'"interno di un mattone"? Nessuno potrà mai
> vedere o toccare l'interno di un mattone.

Perché, i muratori li spaccano per sistemarli e quindi, beati loro, riescono
a vederne l'interno. Anche i capelli si possono spaccare in quattro,
volendo. E tu ci riesci benissimo! :)

O.


Orcomeno

unread,
Feb 13, 2005, 1:27:46 PM2/13/05
to

"Karla" <nos...@libero.it> ha scritto

> Un profumo č astratto? un suono č astratto? per non parlare della luce

Sě. Sě. Sě.

> "Concreti sono i nomi che si riferiscono a esseri o cose esistenti
> materialmente (o *supposti tali*) e quindi percepibili con i nostri sensi,
> o con *qualsiasi altro strumento*."

Praticamente cosě sarebbero *tutti* nomi concreti. Non sono d'accordo.

O.


Davide Pioggia

unread,
Feb 13, 2005, 1:40:15 PM2/13/05
to
Giovanni Neiman ha scritto:

> Il fatto è che nelle tre fasi del tuo ragionamento il termine
> "significato" ha delle diverse accezioni.

Fammi capire, vuoi dire che *il* significato della parola "Napoleone"...
sono due?

Davide Pioggia

unread,
Feb 13, 2005, 1:47:46 PM2/13/05
to
Orcomeno ha scritto:

>> Ma allora, scusa, che ne è dell'"interno di un mattone"? Nessuno potrà
>> mai vedere o toccare l'interno di un mattone.

> Perché, i muratori li spaccano per sistemarli e quindi, beati loro,
> riescono a vederne l'interno.

Non direi. Nell'istante in cui spacchi il mattone, tu vedi due mattoni con
una superficie esterna, e sei convinto che quei due mattoni abbiano un
"interno".

Ma l'"interno" non lo vedi mai. Tutto ciò che osservi è che ogni volta che
rompi un mattone ottieni altri mattoni più piccoli.

L'"interno del mattone" è solo un tua teoria astratta che usi per spiegare
questi fenomeni.

Quando spacchi il mattone dici che ciò che prima era "interno" adesso è
diventato "superficie" dei due mattoni. Ma - lo ripeto - è solo un tua
teoria. Te ne potrei proporre una che funziona altrettanto bene, ad esempio
affermando che gli oggetti sono come delle bolle, e quando tenti di
spezzarli la loro superficie esterna si estende fono a formare una
superficie chiusa.

> Anche i capelli si possono spaccare in quattro, volendo. E tu ci riesci
> benissimo! :)

Senti chi parla. Mi stai dicendo che un fotone non è un oggetto "concreto",
ma è un oggetto "astratto", mentre un elettrone sarebbe un oggetto
"concreto" e non un oggetto "astratto".

Perché il fotone poverino dovrebbe essere astratto ed invece l'elettrone è
concreto? Ed i quark?

Forse dobbiamo dire che i fermioni sono concreti ed i bosoni sono astratti?
O è una questione di massa a riposo?

Vuoi dire che per spiegare a dei bambini che cos'è un "sostantivo" dobbiamo
prima fargli un corso di fisica superiore?

Orcomeno

unread,
Feb 13, 2005, 2:03:50 PM2/13/05
to

"Davide Pioggia" <dpio...@despammed.com> ha scritto

> Non direi. Nell'istante in cui spacchi il mattone, tu vedi due mattoni con


> una superficie esterna, e sei convinto che quei due mattoni abbiano un
> "interno".

In questo modo o à tutto astratto o è tutto concreto! La mia distinzione di
qualche post fa evita, invece, tali paradossi.

> Perché il fotone poverino dovrebbe essere astratto ed invece l'elettrone è
> concreto? Ed i quark?
> Forse dobbiamo dire che i fermioni sono concreti ed i bosoni sono
> astratti?
> O è una questione di massa a riposo?
> Vuoi dire che per spiegare a dei bambini che cos'è un "sostantivo"
> dobbiamo
> prima fargli un corso di fisica superiore?

Ripeto: è un problema che ti stai creando tu. Basta spiegare loro che una
cosa è concreta se possono vederla e toccarla. Quando saranno grandi e
grossi, e avranno le tue conoscenze fisiche, potranno spaccare i capelli in
quattro e trarne tutte le conclusioni che vorranno. Tanto ormai saranno
irrimediabilmente deviati. :)

O.


Giovanni Neiman

unread,
Feb 13, 2005, 2:14:24 PM2/13/05
to
Il Sun, 13 Feb 2005 18:08:28 GMT, Father McKenzie
<indirizz...@tin.it> ha scritto:

>> suppongo allora sia "lo cogìa" .


>per la precisione: lo cogía

grazie.

Cmq sulla tastiera italiana manca quell'accento, e cmq non avrei
saputo che era da mettere quello. Io l'ho messo solo come accento
tonico, per indicare dove cadeva lo stress.

Giovanni Neiman

unread,
Feb 13, 2005, 2:15:43 PM2/13/05
to
Il Sun, 13 Feb 2005 18:40:15 GMT, "Davide Pioggia"
<dpio...@despammed.com> ha scritto:

>> Il fatto è che nelle tre fasi del tuo ragionamento il termine
>> "significato" ha delle diverse accezioni.
>Fammi capire, vuoi dire che *il* significato della parola "Napoleone"...
>sono due?

I significati della parola "Napoleone" sono molteplici, e dipendono
innanzitutto dall'ambito. Dal periodo storico, dalla situazione,
dall'argomento che affrontiamo.


Se vuoi puoi anche vederla come "diverse accezioni dello stesso
significato".

Karla

unread,
Feb 13, 2005, 2:23:21 PM2/13/05
to
Davide Pioggia ha scritto:

> E' curiosa 'sta cosa: i linguisti dovrebbero essere propensi a fare della
> linguistica un sistema "autonomo", definendo i "sostantivi" ed i "verbi"
> sul
> piano *linguistico*, come relazioni linguistiche fra elementi linguistici.
>
> Invece vanno a cercare la soluzione ovunque tranne che dove la dovrebbero
> cercare.

Su questo posso essere d'accordo. Non sono io ad aver inventato quelle
classificazioni.


>
> Anche perché, detto fra noi, in cosa consisterebbe questo «modo molto
> preciso»?
>
> Qual è la definizione di "materia vivente"? Un virus è materia vivente?

Essenzialmente, deve avere la capacità di crescere (mediante mediante
particolari trasformazioni) e di riprodursi.
I virus sono organismi viventi.

k

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 2:29:54 PM2/13/05
to
"Karla", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las
huellas de las gaviotas en las playas.

> I virus sono organismi viventi.

tu tagi le questioni con l'accetta... è da quando sono stati scoperti che i
biologi si azzuffano. mo' arrivi tu... .-)

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 2:32:00 PM2/13/05
to
"Orcomeno", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como

las huellas de las gaviotas en las playas.

> Ripeto: è un problema che ti stai creando tu. Basta spiegare loro che una
> cosa è concreta se possono vederla e toccarla.

Chiedo anche a te: un'allucinazione è astratta o concreta? In certi casi
puoi anche avere la sensazione tattile.

Orcomeno

unread,
Feb 13, 2005, 2:51:16 PM2/13/05
to

"Father McKenzie" <indirizz...@tin.it> ha scritto

> Chiedo anche a te: un'allucinazione č astratta o concreta? In certi casi


> puoi anche avere la sensazione tattile.

Se usi roba pesante, sě.

O.


Karla

unread,
Feb 13, 2005, 3:05:15 PM2/13/05
to
Father McKenzie ha scritto:

So benissimo di aver semplificato un po' troppo. Quando sono isolati
sono inerti, ma quando sono nella cellula ospite e trovano il sistema
enzimatico che fornisce loro l'energia e l'apparato sintetico necessari,
allora... altro che inerti!!!

k


Karla

unread,
Feb 13, 2005, 3:04:02 PM2/13/05
to
Father McKenzie ha scritto:

Se il fantasma è luce o variazione di temperatura (ma allora esistono?)
è certamante concreto.
Quanto all'allucinazione, tu dici che è reale stando ai sensi, ma solo
ai sensi di chi la vede. Cioè non esiste materialmente, altrimenti la
vedrebbero anche gli altri.

Il testo da cui ho preso la definizione di concreto, con mie aggiunte,
dice anche:
"I nomi che indicano sentimenti, qualità, e tutto ciò che in sè e per sè
non ha esistenza materiale e sensibile, ma esiste soltanto nel nostro
pensiero, si dicono astratti."

Io credo che, sia i fantasmi che le allucinazioni, siano prodotti della
mente di qualcuno e non abbiano esistenza materiale.

k

Karla

unread,
Feb 13, 2005, 3:05:37 PM2/13/05
to
Davide Pioggia ha scritto:

> Orcomeno ha scritto:
>
>>> Ma allora, scusa, che ne è dell'"interno di un mattone"? Nessuno potrà
>>> mai vedere o toccare l'interno di un mattone.
>
>
>> Perché, i muratori li spaccano per sistemarli e quindi, beati loro,
>> riescono a vederne l'interno.
>
>
> Non direi. Nell'istante in cui spacchi il mattone, tu vedi due mattoni con
> una superficie esterna, e sei convinto che quei due mattoni abbiano un
> "interno".

Che cosa state dicendo? "Interno", "esterno" sono concetti, quindi
nomi astratti, anche secondo le vecchie regole.

k

Redfiddler

unread,
Feb 13, 2005, 3:06:21 PM2/13/05
to

"Father McKenzie" <indirizz...@tin.it> ha scritto nel messaggio
news:7uuluqwdzlgx.3...@40tude.net...


> Chiedo anche a te: un'allucinazione è astratta o concreta? In certi casi
> puoi anche avere la sensazione tattile.

devi avere un ottimo pusher

Karla

unread,
Feb 13, 2005, 3:37:55 PM2/13/05
to
Father McKenzie ha scritto:

> Durante una lezione su nomi astratti e concreti, la collega (peraltro brava
> e usa a non dir scemate) ha enunciato, traendola dal libro di tsto, la
> seguente formula: "Concreti sono i nomi riferentisi a ciò che possiamo
> percepire coi nostri cinque sensi...". Ne risulta, dopo breve discussione,
> che "musica", "discorso", "profumo", "melodia" -e aggiungerei apparizione e
> allucinazione- comunque li si voglia catalogare sono registrati dai sensi-
> sono nomi concreti. Mi sembrava di ricordare...

Abbiamo molto divagato, ma non abbiamo risposto alle tue domande.

Secondo me, sono concreti i suoni, lo spartito, gli strummenti ecc.,
ma "musica" o "melodia" sono concetti astratti. Allo stesso modo per cui
sono concreti i quadri, le statue, ma le parole "pittura", "scultura" o
"arte" sono astratte.

"Profumo" non solo lo percepiamo ma è fatto di molecole che giungono al
nostro naso (come le vibrazioni sonore giungono al nostro orecchio),
quindi direi: concreto.

Le allucinazioni, come ho già detto, dovrebbero essere astratte perchè
prodotte dalla mente di chi la vede.


> Cos'è un film? la pellicola si tocca, le immagini son prcepite dagli occhi
> e dialoghi e soundtrack dall'udito, ma è proprio tutto qui? Un film, una
> musica, un dialogo non sono anche l'impressione e l'emozione che ne
> ricaviamo, che non passano dai sensi? Una lectura Dantis è concreta?

Per film e lectura Dantis, vale lo stesso ragionamento: la pellicola,
gli attori ecc., come il libro o chi legge sono concreti, ma i concetti
di rapprsentazione, lettura, danza ecc. sono astratti.

k
(spero di non aver detto troppe tavanate)

Roger

unread,
Feb 13, 2005, 3:37:10 PM2/13/05
to

"Lilith" ha scritto:

> In piemontese il "crin" è il maialino.

I crin, che in rete accolti
lunga stagion ahi fòro,...
(cit)*

Roger
* Non nel senso di (piccolo)

--
FAQ di ICLIt:
http://www.mauriziopistone.it/linguaitaliana.html

"What's in a name? That which we call a rose
By any other name would smell as sweet."

Roger

unread,
Feb 13, 2005, 4:01:24 PM2/13/05
to

"Nicoletta" ha scritto:

> Non me la ricordo. Forse qualcosa come:
> "Franchement, ma chère, ça m'est bien égal." o "Je m'en fiche."

Quando Rhett Butler decide di lasciare Tara, Scarlett, implorando, dice:

"Ou irai-je, que vais-je devenir?

e quel bruto di Rhett le risponde:

"Franchement ma chère... je m'en fiche comme d'une guigne".

E ti ricordi alemno l'ultima frase del film detta da Scarlett:

"Demain est un autre jour"?

Ciao,
Roger

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 4:58:20 PM2/13/05
to
"Karla", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las
huellas de las gaviotas en las playas.

> Quanto all'allucinazione, tu dici che è reale stando ai sensi, ma solo
> ai sensi di chi la vede. Cioè non esiste materialmente, altrimenti la
> vedrebbero anche gli altri.

Quindi esistono cose (e nomi) concreti per alcuni, astratti per altri. La
questione divente interessante. Se tu e i tuoi amici avete una visione
della Madonna, e la raccontate, questa apparizione è concreta per voi che
avete assistito, ma è concreta anche per coloro che percepiscono il vostro
racconto...

> "I nomi che indicano sentimenti, qualità, e tutto ciò che in sè e per sè
> non ha esistenza materiale e sensibile, ma esiste soltanto nel nostro
> pensiero, si dicono astratti.

In sé e per se? Sei sicura che i Klingon non abbiano esistenza per se? e
Dio?

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 5:03:08 PM2/13/05
to
"Karla", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las
huellas de las gaviotas en las playas.

> Secondo me, sono concreti i suoni, lo spartito, gli strummenti ecc.,

> ma "musica" o "melodia" sono concetti astratti. Allo stesso modo per cui
> sono concreti i quadri, le statue, ma le parole "pittura", "scultura" o
> "arte" sono astratte.

Il testo adottato sostiene il contrario, è questo che mi ha spinto a
chiedere il vostro parere. Secondo l'autore (credo appoggiato da altri, i
nuovi testi di grammatica si somigliano) "musica" è concreto perché in ogni
caso è qualcosa che percepiamo coi sensi. Idem "pittura", e, suppongo,
"discorso" e apparizione della Madonna.

> "Profumo" non solo lo percepiamo ma è fatto di molecole che giungono al
> nostro naso

"Quel" singolo profumo. ma "profumo" detto genericamente no. Quello delle
madeleines che risveglia in Proust i ricordi dell'infanzia, cosa l'è?

> Le allucinazioni, come ho già detto, dovrebbero essere astratte perchè
> prodotte dalla mente di chi la vede.

Pero' sono percepite dai sensi come una cosa reale: almeno per chi le ha
sono concretissime.

> Per film e lectura Dantis, vale lo stesso ragionamento: la pellicola,
> gli attori ecc., come il libro o chi legge sono concreti, ma i concetti
> di rapprsentazione, lettura, danza ecc. sono astratti.

No, se la lettura è percepita attraverso l'udito, almeno secondo il libro.

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 5:05:13 PM2/13/05
to
"Karla", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las
huellas de las gaviotas en las playas.

> So benissimo di aver semplificato un po' troppo. Quando sono isolati

> sono inerti, ma quando sono nella cellula ospite e trovano il sistema
> enzimatico che fornisce loro l'energia e l'apparato sintetico necessari,
> allora... altro che inerti

Elloso... ma aloora anche i prioninon sono inerti...
In realtà la definizione di vivente è un po' piu' complicata di quella che
hai dato tu. Un organismo, oltre che di riprodursi e/o accrescersi dovrebbe
essere capace di metabolismo autonomo, di reagire a stimoli provenienti
dall'ambiente, di evolvere...

Father McKenzie

unread,
Feb 13, 2005, 5:06:21 PM2/13/05
to
"Karla", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las
huellas de las gaviotas en las playas.

> Quanto all'allucinazione, tu dici che è reale stando ai sensi, ma solo
> ai sensi di chi la vede. Cioè non esiste materialmente, altrimenti la
> vedrebbero anche gli altri.

Quindi esistono cose (e nomi) concreti per alcuni, astratti per altri. La


questione divente interessante. Se tu e i tuoi amici avete una visione
della Madonna, e la raccontate, questa apparizione è concreta per voi che
avete assistito, ma è concreta anche per coloro che percepiscono il vostro
racconto...

> "I nomi che indicano sentimenti, qualità, e tutto ciò che in sè e per sè

> non ha esistenza materiale e sensibile, ma esiste soltanto nel nostro
> pensiero, si dicono astratti.

In sé e per sé? Sei sicura che i Klingon non abbiano esistenza per sé? E
Dio?

Maurizio Pistone

unread,
Feb 13, 2005, 5:59:47 PM2/13/05
to
Davide Pioggia <dpio...@despammed.com> wrote:

> Infatti prima o poi i grammatici dovranno spiegare ai loro allievi che cosa
> siano il "sostantivo" ed il "verbo", e per una coazione a ripetere che dura
> dai tempi di Aristotele gli verrà sicuramente da dire che si tratta di
> termini che indicano, rispettivamente, una "cosa" ed una "azione".

ai bimbini delle elementari devic dare spiegazioni elementari.

Poi man mano che crescono (è il principio della pedagogia circolare, o
come cvavolo si chiama) dai, sempre delle stesse cose, spiegazioni più
complete e complesse.

Le "parti del discorso" (se ancora si chiamano così) si distinguono in
realtà per altri aspetti:
1. la funzione all'interno della frase (un nome può fare da soggetto
complemento ecc.; un verbo da predicato)
2. le forme della flessione (i nomi sono maschili o femminili, i verbi
hanno persona e numero, modo, tempo ecc.)
3. a questo punto puoi introdurre il contenuto semantico, ma senza gli
altri due ti sarà difficile spiegare la differenza tra il sostantivo il
salto e il verbo io salto: indicano entrambi azioni.

> (Mi viene in mente che un caro amico, il quale da piccolo si trovò alle
> prese con una maestra la quale cercò di propinare alla scolaresca la solita
> faccenda secondo la quale per poter produrre arte e letteratura occorre aver
> passato molti anni a studiare i "classici" delle varie discipline. Allora il
> mio amico alzò il ditino e disse: «Scusi, maestra, ma allora Omero che
> "classici" ha letto?» La risposta della maestra fu illuminante e raffinata:
> «Esci subito dall'aula!»)

questa maestra era chiaramente una scema. La risposta è semplice: noi
non sappiamo quale sia la formazione culturale di Omero - non sappiamo
neanche se sia esistito veramente un tizio chiamato Omero - ma dalla
lettura dell'Iliade e dell'Odissea ricaviamo l'impressione non solo di
un patrimonio narrativo così vasto da rimandarci ad una lunga tradizione
precedente, ma soprattutto di forme letterarie (la metrica, il lessico,
le figure retoriche, l'analisi dei personaggi, il tempo narrativo ecc.)
che non possono nascere spontaneamente; anzi, in certi casi abbiamo
l'impressione di forme convenzionali ormai addirittura sclerotizzate, e
ripetute per pura imitazione di vecchi modelli. Omero ha sicuramente
studiato i classici, solo che s'è persa la bibliografia.


--
Maurizio Pistone - Torino
strenua nos exercet inertia Hor.
http://www.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it

Davide Pioggia

unread,
Feb 13, 2005, 8:10:45 PM2/13/05
to
Karla ha scritto:

>> Qual è la definizione di "materia vivente"? Un virus è materia vivente?

> Essenzialmente, deve avere la capacità di crescere (mediante particolari
> trasformazioni) e di riprodursi.

Anche il capitale funziona così.

E' un organismo vivente? :-)

Davide Pioggia

unread,
Feb 13, 2005, 8:19:23 PM2/13/05
to
Giovanni Neiman ha scritto:

>> Fammi capire, vuoi dire che *il* significato della parola "Napoleone"...
>> sono due?

> I significati della parola "Napoleone" sono molteplici, e dipendono
> innanzitutto dall'ambito.

Allora, se sono molteplici, perché si dice: *il* significato?

Comunque, ammesso che siano molteplici, secondo te esiste un qualche
"ambito" nel quale *un* (?) significato della parola "Napoleone" è la
persona fisica che dava ordini a Waterloo?

> Se vuoi puoi anche vederla come "diverse accezioni dello stesso
> significato".

Dal solito De Mauro:

«accezióne - s.f. CO significato di una parola»

Quindi stai parlando dei "*diversi* significati dello *stesso* significato".
Tutto chiaro per te? :-)

Davide Pioggia

unread,
Feb 13, 2005, 9:39:40 PM2/13/05
to
Orcomeno ha scritto:

> Ripeto: è un problema che ti stai creando tu. Basta spiegare loro che una
> cosa è concreta se possono vederla e toccarla. Quando saranno grandi e
> grossi, e avranno le tue conoscenze fisiche, potranno spaccare i capelli
> in quattro e trarne tutte le conclusioni che vorranno.

Ma sei tu che stai facendo dei sofismi filosofici, ponendo delle distinzioni
(artificiose?) laddove io proporrei di non porre alcuna distinzione.

Visto che si fa un gran parlare di cultura scientifica e cultura umanistica,
ne approfitto per fare presente che in quella "frattura" che si è prodotta
fra il XVI e il XVII secolo la cultura umanistica non ha perso solo il
contatto con la "scienza".

Anzi, come osservavo in un altro post, se ora la cultura umanistica comincia
a fare i salti mortali per dimostrarsi "scientificamente aggiornata" non fa
altro che rendersi ridicola, perché tende ad riprodurre dei luoghi comuni
della scienza che trasformano quella che dovrebbe essere una riflessione
critica sulla realtà in una liturgia sclerotizzata.

L'aspetto più preoccupante di quella divisione è che la cultura umanistica
ha perso la capacità di concepire in modo radicale ogni prodotto della
cultura come una tappa provvisoria di un processo di ricerca critica.

Ad esempio spesso la cultura umanistica sembra ignorare completamente il
fatto scontato che *ogni* giudizio che in una certa epoca appare "evidente"
e viene considerato patrimonio del "senso comune", o del "buon senso
dell'uomo della strada che non è stato contaminato dalle astruserie della
scienza e dalla filosofia", ebbene ogni giudizio che gode di questo status
di universalità in qualche epoca precedente è stato "inventato" come "teoria
azzardata" o addirittura come "eresia", procurando spesso non pochi problemi
al suo "inventore".

Non voglio tediarti con i soliti esempi della Terra piatta e della Terra
sferica, della Terra che gira attorno al Sole o del Sole che gira attorno
alla Terra. Per fare degli esempi più pregnanti e meno banali dovremmo
allargare il discorso molto al di là dei limiti posti dal manifesto di
questo paziente gruppo. Comunque, tanto per fissare qualche riferimento,
basterà osservare che oggi appartiene al "senso comune" il fatto che un
sasso sia diverso dalla luce perché il sasso è costituito da qualche
"sostanza materiale". E d'altra parte se qualcuno chiedesse che cosa sia la
"sostanza" verrebbe considerato un sofista piantagrane, poiché è "evidente"
a tutti, anche al famoso uomo della strada, che cosa sia una "sostanza".

Tuttavia la "sostanza" così come la concepiamo tutti noi e pure l'uomo della
strada è una "invenzione" della metafisica greca, è un concetto che assume
un senso nel sistema filosofico di Aristotele.

Glielo dite ai bambini che il concetto di "sostanza" è equivalente a quello
di "essenza necessaria"? Se non glielo dite fate male, perché esistono anche
altri modi di concepire la realtà che ci circonda, diversi da quello
metafisico-ontologico che abbiamo ereditato dalla tradizione filosofica
occidentale. Ad esempio la distinzione fra "spirito" e "materia", alla quale
noi veniamo educati fin da piccoli e ci pare assolutamente "evidente"
(tant'è che siamo pronti a dare del rompiballe a chi arriva a cavillare con
i suoi filosofemi), è uno sciagurato prodotto della peggiore metafisica ed è
uno specifico prodotto di una determinata cultura ben definita storicamente
e geograficamente.

Quando tu dici che certe cose sono "evidenti" e chi le mette in discussione
sta semplicemente cavillando, stai inchiodando il pensiero alla croce di
qualche cultura che imponi come punto di riferimento in quanto assolutamente
"naturale".

Insomma, se dici che la "sostanza" è una cosa "evidente" e tutto il resto
sono le solite stramberie dei filosofi moderni, stai dicendo che la cultura
in cui si muove Aristotele, tramandata a noi attraverso il medioevo
cristiano, era in qualche modo a contatto con la Verità, quella Verità che
la Natura pone in ogni spirito e che ogni spirito conosce fino a quando non
viene rovinata dal nihilismo o da qualche altra diaveleria moderna.
Detentore di quella Verità sarebbe il Popolo (la ggènte), che vive le cose
senza la mediazione delle astruserie degli intellettuali, e conosce la
Natura per quello che è.

Si tratta di un atteggiamento che ha tutti i limiti di quello che gli
antropologi chiamano "etnocentrismo": "noi" siamo quelli "normali",
dopodiché in giro per il mondo ci sono un sacco di curiose "stranezze",
che - in quanto tali - possono anche essere studiate con un certo interesse.

Già Erodoto si era reso conto che in questo atteggiamento c'era qualcosa che
non andava. Quando egli scopre che i Galati si cibano del corpo dei loro
defunti, il Greco che è in lui inorridisce. Ma poi si rende conto - ed è la
prima volta che accade nella cultura occidentale - che probabilmente i
Galati sarebbero inorriditi dagli usi dei Greci, i quali bruciano i corpi
dei cadaveri e poi ne disperdono le ceneri.

Come vedi il problema della cultura umanistica non è quello di non conoscere
le equazioni di Dirac, ma è quello di non aver letto Erodoto.

Giovanni Neiman

unread,
Feb 14, 2005, 3:12:56 AM2/14/05
to
Il Mon, 14 Feb 2005 01:19:23 GMT, "Davide Pioggia"
<dpio...@despammed.com> ha scritto:

>>> Fammi capire, vuoi dire che *il* significato della parola "Napoleone"...
>>> sono due?
>> I significati della parola "Napoleone" sono molteplici, e dipendono
>> innanzitutto dall'ambito.
>Allora, se sono molteplici, perché si dice: *il* significato?

puoi vederla così:

- "significato" assume la funzione di nome collettivo;
- spesso ti riferisci all' "accezione" chiamandola "significato";
- "significato" è una variabile; numerosi sono i valori che può avere;

>Comunque, ammesso che siano molteplici, secondo te esiste un qualche
>"ambito" nel quale *un* (?) significato della parola "Napoleone" è la
>persona fisica che dava ordini a Waterloo?

Non più. Non sarebbe di certo possibile, poi, visto che la persona
fisica non esiste più.
Anche se /sembra/ che io mi stia riferendo alla persona fisica, in
realtà mi sto riferendo alla persona fisica che fu, che fece, che
disse, che agì.

>Dal solito De Mauro:
>«accezióne - s.f. CO significato di una parola»
>Quindi stai parlando dei "*diversi* significati dello *stesso* significato".

Mica è la bibbia. Forse dovrei fare come i filosofi, ossia prima di
ogni mio scritto pubblicare qualche riga/paginetta con il mio
personale vocabolario, e le accezioni/significati che do ai termini
che io uso, quando li uso.

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Father McKenzie

unread,
Feb 14, 2005, 4:10:09 AM2/14/05
to
"Roger", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las

huellas de las gaviotas en las playas.

> "Franchement ma chère... je m'en fiche comme d'une guigne".

Come avranno fatto a doppiarla senza rendere evidente la maggior durata e
il conseguente stop prematuro delle labbra? In inglese è molto piu' breve.
Vabbe' che solo i doppiatori italiani sono talmente raffinati...
--
"The map of the world without utopia is not worth looking at" - Oscar Wilde

FB

unread,
Feb 14, 2005, 4:36:23 AM2/14/05
to
On Mon, 14 Feb 2005 09:10:09 GMT, Father McKenzie wrote:

> "Roger", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las
> huellas de las gaviotas en las playas.
>
>> "Franchement ma chère... je m'en fiche comme d'une guigne".
>
> Come avranno fatto a doppiarla senza rendere evidente la maggior durata e
> il conseguente stop prematuro delle labbra? In inglese è molto piu' breve.
> Vabbe' che solo i doppiatori italiani sono talmente raffinati...

Sì può dire che Rossella e Rhett fossero due tarelli?


Ciao, FB
--
"Suppose I say I'm not interested."
"Does five hundred dollars interest you?"
"Very much."
"Then bring it: it's an expensive restaurant".
(The Cheap Detective)

FB

unread,
Feb 14, 2005, 4:34:53 AM2/14/05
to
On Mon, 14 Feb 2005 10:04:36 +0100, Nicoletta wrote:

> Ciao, Davide Pioggia. Tu as écrit :


>
>>Quindi stai parlando dei "*diversi* significati dello *stesso* significato".
>>Tutto chiaro per te? :-)
>

> (Ci vuole un'Aspirine ;-) )
> Interessante, la discussione! Avete dimenticato una cosa (credo!
> :-) ): Napoleone è il nome di una *persona* (reale).Mi sembra che
> non si possa osservare questi nomi nello stesso modo che i nomi
> "comuni". Voglio dire: un essere umano non è astratto o concreto,
> è reale. Che ne pensate?

La praticità femminile che tanto mi piace! Lo sanno anche i bambini (forse
anche i sassi, ma non l'ho mai chiesto loro) che i nomi propri non sono né
concreti né astratti.


Ciao, FB
--
Locked from the inside. That can only mean one thing, and I don't know what
it is.
(Murder by Death)

Father McKenzie

unread,
Feb 14, 2005, 4:51:21 AM2/14/05
to
"Father McKenzie", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces

como las huellas de las gaviotas en las playas.


> due tarantini? (Scherlčtt, mia chera, frenchemente me ne sbetto)

Sc.: Vevimmece na birra Raffo, dimene č n'autru juorno

Orcomeno

unread,
Feb 14, 2005, 5:11:27 AM2/14/05
to

"Davide Pioggia" <dpio...@despammed.com> ha scritto

> Ma sei tu che stai facendo dei sofismi filosofici, ponendo delle
> distinzioni
> (artificiose?) laddove io proporrei di non porre alcuna distinzione...
> [cut]

Clap clap clap. Ma alle scuole elementari (o primarie che siano) io lascerei
la distinzione tra nomi concreti e nomi astratti. Per leggere Erodoto c'è
sempre tempo.

O.


Father McKenzie

unread,
Feb 14, 2005, 4:43:03 AM2/14/05
to
"FB", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las

huellas de las gaviotas en las playas.

> Sě puň dire che Rossella e Rhett fossero due tarelli?

Roger

unread,
Feb 14, 2005, 7:06:06 AM2/14/05
to

"Father McKenzie" ha scritto:

> "Roger"


>
>> "Franchement ma chère... je m'en fiche comme d'une guigne".
>
> Come avranno fatto a doppiarla senza rendere evidente la maggior durata e
> il conseguente stop prematuro delle labbra? In inglese è molto piu' breve.

Acuta osservazione!
C'è da dire però che le labbra, diendo la battuta in francese, si arrestano
dopo 'comme'.
E non fare battute scurrili sul fatto che erano appena passate da 'fiche'
:-)

Davide Pioggia

unread,
Feb 14, 2005, 7:53:27 AM2/14/05
to
Karla ha scritto:

> Allora, mi associo a quei grammatici lungimiranti, nonchè a Pistone e
> Davide Pioggia, che hanno deciso di lasciar perdere, e cerco di uscire da
> questo ginepraio, evitandolo. :-))

Ottima idea ;-)

Ma allora che cos'è un "sostantivo"? :-)

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Karla

unread,
Feb 14, 2005, 7:38:18 AM2/14/05
to
Davide Pioggia ha scritto:

> Karla ha scritto:
>
>>> Qual è la definizione di "materia vivente"? Un virus è materia vivente?
>
>
>> Essenzialmente, deve avere la capacità di crescere (mediante
>> particolari trasformazioni) e di riprodursi.
>
>
> Anche il capitale funziona così.


> E' un organismo vivente? :-)

Pensa che bello se lo fosse! Mettiamo il nostro gruzzoletto al caldo e
lui *da solo* inizia a crescere e a riprodursi.
Inizieremmo tutti ad allevare euro, dollari ecc., cercando le razze che
crescono di più. :-))

k

Davide Pioggia

unread,
Feb 14, 2005, 8:14:43 AM2/14/05
to
Nicoletta ha scritto:

> Interessante, la discussione! Avete dimenticato una cosa (credo!
> :-) ): Napoleone è il nome di una *persona* (reale).Mi sembra che
> non si possa osservare questi nomi nello stesso modo che i nomi
> "comuni". Voglio dire: un essere umano non è astratto o concreto,
> è reale. Che ne pensate?

Mi pare una idea interessante.

Mettiamola alla prova.

Domanda:

il significato della parola "cavallo" coincide con quegli animali in carne
ed ossa con la criniera e gli zoccoli che vengono sellati e bardati per
andarci a spasso o farci le corse?

Se rispondiamo «sì», allora il giorno in cui non ci fossero più i cavalli
non ci sarebbe più il significato della parola "cavallo", e pertanto tutte
le proposizioni che parlano dei cavalli sarebbero senza significato.

Nel frattempo abbiamo un altro problema: tutti i libri che parlano dei
dinosauri sono senza significato? :-)

Davide Pioggia

unread,
Feb 14, 2005, 8:54:50 AM2/14/05
to
Nicoletta ha scritto:

>> Ma allora che cos'è un "sostantivo"? :-)

> ... una parola che va d'accordo con il suo "déterminant"
> (articolo ecc.) :-)

Finalmente, una soluzione linguistica per un problema linguistico! :-)

Anche se qualcuno potrebbe chiedere che cos'è un "determinant"... ;-)

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Maurizio Pistone

unread,
Feb 14, 2005, 9:46:20 AM2/14/05
to
Orcomeno <toporagn...@inwind.it> wrote:

> Ma alle scuole elementari (o primarie che siano) io lascerei
> la distinzione tra nomi concreti e nomi astratti.

per farsene che?

Father McKenzie

unread,
Feb 14, 2005, 7:13:58 AM2/14/05
to
"Roger", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las
huellas de las gaviotas en las playas.

> C'è da dire però che le labbra, diendo la battuta in francese, si arrestano
> dopo 'comme'.

Sì, ma riprendono a muoversi per dire "une". Non credo che Rhett faccia la
boccuccia a u dopo "damn".

> E non fare battute scurrili sul fatto che erano appena passate da 'fiche'

Tu l'hai detto.

Davide Pioggia

unread,
Feb 14, 2005, 8:09:07 AM2/14/05
to
Giovanni Neiman ha scritto:

>> Allora, se sono molteplici, perché si dice: *il* significato?

> puoi vederla così:

> - "significato" assume la funzione di nome collettivo;
> - spesso ti riferisci all' "accezione" chiamandola "significato";
> - "significato" è una variabile; numerosi sono i valori che può avere;

Insomma, una specie di "n-pla semantica"? :-)

>> Comunque, ammesso che siano molteplici, secondo te esiste un qualche
>> "ambito" nel quale *un* (?) significato della parola "Napoleone" è la
>> persona fisica che dava ordini a Waterloo?

> Non più. Non sarebbe di certo possibile, poi, visto che la persona
> fisica non esiste più.

Interessante questo "non più".

Dunque quando Napoleone era ancora in vita il significato della parola
"Napoleone" era *anche* la persona fisica che dava ordini a Waterloo, ma nel
momento in cui egli è morto quel particolare significato è venuto a mancare.

Diciamo che improvvisamente il 5 maggio 1821 è cambiato il significato di
tutti i libri in cui stava scritta la parola "Napoleone"?

C'era un libro che raccontava di quella volta in cui «Napoleone fu sconfitto
a Waterloo», e improvvisamente, il 5 maggio 1921 (a che ora di preciso? e se
uno l'è venuto a sapere una settimana dopo?) il significato di quella frase
è cambiato?

> Anche se /sembra/ che io mi stia riferendo alla persona fisica, in
> realtà mi sto riferendo alla persona fisica che fu, che fece, che
> disse, che agì.

Aspe', manteniamoci lucidi.

Una persona fisica può esistere o essere esistita. Se il significato di
"Napoleone" *è* la persona fisica, ovvero:

significato della parola "Napoleone" = persona fisica chiamata Napoleone

allora questo significato esiste fino a quando esiste la persona fisica,
dopodiché - quando della persona fisica diciamo che è esistita - dobbiamo
dire anche del significato che è esistito.

Abbiamo posto una uguaglianza:

A = B

e se di A diciamo che è pari, anche B è necessariamente pari.

Se di A diciamo "è esistito, ma non esiste più" anche di B dobbiamo dire
"è esistito, ma non esiste più"

>> Dal solito De Mauro:
>> «accezióne - s.f. CO significato di una parola»
>> Quindi stai parlando dei "*diversi* significati dello *stesso*
>> significato".

> Mica è la bibbia. Forse dovrei fare come i filosofi, ossia prima di
> ogni mio scritto pubblicare qualche riga/paginetta con il mio
> personale vocabolario, e le accezioni/significati che do ai termini
> che io uso, quando li uso.

Io accetto qualunque "glossario".

In questo caso però non si tratta di una questione di lessico. Qualche post
fa avevo fatto notare un problema di auto-referenzialità, dal momento che
stavamo parlando del "sisgnificato del significato". A quel punto tu hai
cominciato a parlare alternativamente di "accezione" e "significato" usando
di fatto un escamotage formale per risolvere un problema che per ora
mantiene tutta la sua... concretezza :-)

FB

unread,
Feb 14, 2005, 10:40:24 AM2/14/05
to
On Mon, 14 Feb 2005 14:46:20 GMT, Maurizio Pistone wrote:

> Orcomeno <toporagn...@inwind.it> wrote:
>
>> Ma alle scuole elementari (o primarie che siano) io lascerei
>> la distinzione tra nomi concreti e nomi astratti.
>
> per farsene che?

Come abbiamo constatato in questo filone, la distinzione tra sostantivi
concreti e astratti è personale, labile, complessa, arbitraria; dipende dal
contesto, dall'accezione della parola... Insomma, è un gran pasticcio che
lascerei ai filosofi. Chi l'ha inventata? E perché?


Ciao, FB
--
"May I come with you to the station?"
"Please, do. I like to go off in style."
(Cold Comfort Farm, the film)

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Giovanni Neiman

unread,
Feb 14, 2005, 10:25:33 AM2/14/05
to
Il Mon, 14 Feb 2005 13:09:07 GMT, "Davide Pioggia"
<dpio...@despammed.com> ha scritto:

>>> Allora, se sono molteplici, perché si dice: *il* significato?
>> puoi vederla così:
>> - "significato" assume la funzione di nome collettivo;
>> - spesso ti riferisci all' "accezione" chiamandola "significato";
>> - "significato" è una variabile; numerosi sono i valori che può avere;
>Insomma, una specie di "n-pla semantica"? :-)

Se vuoi, a questo punto, puoi anche astrarti fino a considerarlo un
"tensore semantico n-dimensionale".
:-)))

>Dunque quando Napoleone era ancora in vita il significato della parola
>"Napoleone" era *anche* la persona fisica che dava ordini a Waterloo, ma nel
>momento in cui egli è morto quel particolare significato è venuto a mancare.

Beh sì.

>Diciamo che improvvisamente il 5 maggio 1821 è cambiato il significato di
>tutti i libri in cui stava scritta la parola "Napoleone"?

No, perché i libri già si riferivano a lui non riferendosi alla
persona fisica, ma a ciò che simboleggiava, a ciò che aveva fatto,
etc.

>C'era un libro che raccontava di quella volta in cui «Napoleone fu sconfitto
>a Waterloo», e improvvisamente, il 5 maggio 1921 (a che ora di preciso? e se
>uno l'è venuto a sapere una settimana dopo?) il significato di quella frase
>è cambiato?

A Waterloo non è stato sconfitto solo Napoleone, ma anche ciò che
significava e ciò che comportava.

>Una persona fisica può esistere o essere esistita. Se il significato di
>"Napoleone" *è* la persona fisica, ovvero:
>significato della parola "Napoleone" = persona fisica chiamata Napoleone

non "significato", ma "UN significato".

>allora questo significato esiste fino a quando esiste la persona fisica,

eh sì.

>dopodiché - quando della persona fisica diciamo che è esistita - dobbiamo
>dire anche del significato che è esistito.

sì, ma stai estremizzando un ragionamento che per sua natura è
sottile.

[..] ignoro quindi quello che c'è dopo, fino ad un certo punto [..]

>In questo caso però non si tratta di una questione di lessico. Qualche post
>fa avevo fatto notare un problema di auto-referenzialità, dal momento che
>stavamo parlando del "sisgnificato del significato".

Il post sull'auto-referenzialità non appartiene a questo thread, ed
era mi sa di mesi fa.

>A quel punto tu hai
>cominciato a parlare alternativamente di "accezione" e "significato" usando
>di fatto un escamotage formale per risolvere un problema che per ora
>mantiene tutta la sua... concretezza :-)

Boh, ti ho perso. Secondo me la questione è tale che se uno prova ad
estrinsecarla esplicitandola a parole, per forza si trova davanti a
problemi che sono dati dall'incapacità del linguaggio di poter
esprimere totalmente i concetti che sono nella nostra mente.
Secondo me tutti sappiamo quello di cui stiamo ora discutendo ora io e
te. Il trasporlo per parole crea delle incomprensioni.

Karla

unread,
Feb 14, 2005, 7:36:43 AM2/14/05
to
Father McKenzie ha scritto:
> "Karla", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las

> huellas de las gaviotas en las playas.
>
>
>
>>Quanto all'allucinazione, tu dici che è reale stando ai sensi, ma solo
>>ai sensi di chi la vede. Cioè non esiste materialmente, altrimenti la
>>vedrebbero anche gli altri.
>
>
> Quindi esistono cose (e nomi) concreti per alcuni, astratti per altri. La
> questione divente interessante. Se tu e i tuoi amici avete una visione
> della Madonna, e la raccontate, questa apparizione è concreta per voi che
> avete assistito, ma è concreta anche per coloro che percepiscono il vostro
> racconto...

Introduciamo un'altra suddivisione: concreti (tout court) e concreti
personali? :-))
>
>
>>"I nomi che indicano sentimenti, qualità, e tutto ciò che in sè e per sè
>>non ha esistenza materiale e sensibile, ma esiste soltanto nel nostro
>>pensiero, si dicono astratti.

> In sé e per sé? Sei sicura che i Klingon non abbiano esistenza per sé?

Non l'ho scritto io, ma, adesso che ci penso, mi disturba un po'.
(i Klingon non so cosa siano)


> Dio?

Idem: concreto personale.

k

Karla

unread,
Feb 14, 2005, 7:37:27 AM2/14/05
to
Father McKenzie ha scritto:

>
> Elloso... ma aloora anche i prioninon sono inerti...
> In realtà la definizione di vivente è un po' piu' complicata di quella che
> hai dato tu. Un organismo, oltre che di riprodursi e/o accrescersi dovrebbe
> essere capace di metabolismo autonomo, di reagire a stimoli provenienti
> dall'ambiente, di evolvere...

Ho già detto di aver semplificato troppo.
Parlando di accrescimento ho aggiunto "mediante particolari
trasformazioni", che dice poco, ma volevo intendere un "accrescimento"
con modalità ben definite e da chiarire, e lo stesso vale anche per
"riproduzione".
Idem per quello che dici tu "reazione agli stimoli provenienti
dall'ambiente": giustissimo, ma vanno definite le modalità, perchè molte
sostanze chimiche sicuramente non viventi reagiscono all'ambiente.

Altrimenti qualcuno può dire che le stalattiti "crescono", e che una
pietra, se cade, si spacca in due. E Davide Pioggia dice che il capitale
cresce e si riproduce. :-))

FB

unread,
Feb 14, 2005, 9:12:33 AM2/14/05
to
On Mon, 14 Feb 2005 13:14:43 GMT, Davide Pioggia wrote:

> Nicoletta ha scritto:
>
>> Interessante, la discussione! Avete dimenticato una cosa (credo!
>> :-) ): Napoleone è il nome di una *persona* (reale).Mi sembra che
>> non si possa osservare questi nomi nello stesso modo che i nomi
>> "comuni". Voglio dire: un essere umano non è astratto o concreto,
>> è reale. Che ne pensate?

[...]


> il significato della parola "cavallo" coincide con quegli animali in carne
> ed ossa con la criniera e gli zoccoli che vengono sellati e bardati per
> andarci a spasso o farci le corse?
>
> Se rispondiamo «sì», allora il giorno in cui non ci fossero più i cavalli
> non ci sarebbe più il significato della parola "cavallo", e pertanto tutte
> le proposizioni che parlano dei cavalli sarebbero senza significato.
>
> Nel frattempo abbiamo un altro problema: tutti i libri che parlano dei
> dinosauri sono senza significato? :-)

Non è che il referente debba esistere ancora perché il segno che gli
corrisponde abbia ragion d'essere e il suo significato abbia un senso. Se
ci si capisce, va bene così. Certo, se mi metto a parlare di un principe e
del suo "tarallo bianco", e solo io so che il tarallo è un animale (al
peperoncino o alla cipolla) che è vissuto millenni e millenni orsono, è
probabile che io non mi faccia capire.
E scusate se mi capisco da solo: sono troppo avanti.

Karla

unread,
Feb 14, 2005, 7:41:03 AM2/14/05
to
Father McKenzie ha scritto:

>
> Il testo adottato sostiene il contrario, è questo che mi ha spinto a
> chiedere il vostro parere. Secondo l'autore (credo appoggiato da altri, i
> nuovi testi di grammatica si somigliano) "musica" è concreto perché in ogni
> caso è qualcosa che percepiamo coi sensi. Idem "pittura", e, suppongo,
> "discorso" e apparizione della Madonna.

Mah, forse dipenderà anche dal contesto: "la musica e la pittura sono
arti" è un concetto astratto; "quella pittura che è lì sul quadro" è
concreta. O no?

Comunque, dopo un notte di meditazione, mi sono convinta, che un conto è
chiedersi, colloquialmente, se "mela" è nome concreto, o "felicità" è
nome astratto, tutt'altro conto è applicare queste classificazioni
all'energia, alle onde elettromagnetiche, ai fotoni, alle particelle
subatommiche ecc.

Perchè, se ci mettiamo a parlare di suoni, odori, luce, lì si arriva, in
quanto nè la musica, nè i profumi, nè i colori esistono come noi li
percepiamo, ma sono elaborazioni del nostro cervello.

Allora, mi associo a quei grammatici lungimiranti, nonchè a Pistone e
Davide Pioggia, che hanno deciso di lasciar perdere, e cerco di uscire
da questo ginepraio, evitandolo. :-))

k

Maurizio Pistone

unread,
Feb 14, 2005, 9:46:22 AM2/14/05
to
Davide Pioggia <dpio...@despammed.com> wrote:

> Ma allora che cos'è un "sostantivo"? :-)

è la parte del discorso che può essere personaggio in quella gran
rappresentazione scenica che è la frase; ne può essere il soggetto o il
complemento oggetto o può presentarsi in qualunque altro ruolo o
travestimento; può designare indifferentemente cose o persone, piante o
animali, idee o sogni, cibi o digiuni, astri o escrementi, leggi di
natura o bolle speculative. Ma per quanto riguarda gli oggetti reali di
cui i sostantivi sono la mimesi linguisitica, ogni classificazione è in
genere irrilevante, ed è inutile caricare la grammatica di distinzioni
capziose che non hanno nessun rilievo, con poche eccezioni:

1. esseri umani o animali di sesso maschile o femminile; ma con
l'avvertenza che questa distinzione molto spesso contrasta con la
distinzione grammaticale fra il genere maschile e femminile (la tigre,
la guardia ecc.);

2. esseri umani, designati dai pronomi personali egli ella lui lei ecc.
ed esseri non umani, designati dai pronomi personali esso essa ecc.; ma
con l'avvertenza che in italiano questa distinzione di pronomi personali
è quanto mai instabile, e ciò che conta è la maggiore e minore
umanizzazione attribuita soggettivamente dal produttore della frase (lui
può essere il gatto, lei la moto); ed in ogni caso i problemi relativi
ai pronomi personali di terza persona sono ben altri;

3. esseri umani con cui si hanno diversi tipi di relazione, per decidere
se usare o no nei loro confronti alcune forme di cortesia storicamente
determinate, il lei o il voi ecc.; ma con l'avvertenza che queste forme
di relazione non sono assolutamente stabili, ma dipendono dalle
relazioni interpersonali, e, spesso, dall'umore momentaneo di chi
produce la frase.

Tutto il resto, non conta.

ADPUF

unread,
Feb 14, 2005, 11:58:37 AM2/14/05
to
on 19:00, domenica 13 febbraio 2005 Giovanni Neiman wrote:

> Tra il ridendo e lo scherzando, Galileo in effetti tutte
> le sue scoperte astronomiche (macchie solari, satelliti
> medicei,etc.) le fece proprio per il semplice motivo che
> fu quasi il primo a guardare là. Chiunque altro, al suo
> posto, le avrebbe potute fare quelle scoperte, se
> "solamente" avesse avuto l'accortezza di annotare quello
> che vedere. Insomma, se solo avesse avuto "gli occhi per
> vedere".


"Discovery consists of seeing what everybody has seen and
thinking what nobody has thought."
Albert von Szent-Gyorgy


--
pecunia non olet, sed scarseggiat semper

Giovanni Neiman

unread,
Feb 14, 2005, 1:54:51 PM2/14/05
to
Il Mon, 14 Feb 2005 16:58:37 GMT, ADPUF <flyh...@mosq.it> ha
scritto:

>"Discovery consists of seeing what everybody has seen and
>thinking what nobody has thought."
>Albert von Szent-Gyorgy

A parte che non era vivo quando c'era Galileo, cmq č che Galileo č
stato proprio tra i primissimi, se non proprio il primo, a guardarci!

--

>Giņ

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