Tento di attenermi solo all'aspetto linguistico, ch e ' quello che rende
questo NG ancora degno di essere frequentato ...
Voce dalla Germania wrote:
> Molto strano, almeno per me. Alle medie noi maschi eravamo ancora in
> classi separate dalle femmine e anche al classico le prime coppiette
> si formarono al liceo, cioè negli ultimi tre anni. All'epoca, poi,
> dalle mie parti nessuno parlava di fidanzati, ma si diceva amico/a.
Classi separate fino alla 5 liceo scientifico. Pero' sulla terminologia
direi che mentre "fidanzato" pareva un termine ormai avviato sulla via
dell'obsolescenza ottocentesco-letteraria, concorderei invece con edi'®
su "ragazzo/ragazza"
edi'® wrote:
> Non si usava /fidanzati/ ma in terza media era normale sentir dire "è
> il mio ragazzo" "è la mia ragazza".
Salvo che qualche anno dopo la terza, direi che quello era il termine in
uso comune.
Direi svanito da tempo il termine popolare in uso a Milano quando ero
bambino, cioe' "moroso/a". Tant'e' che quando leggevo dello "sfratto
degli inquilini morosi" mi domandavo quale razza di scrooge bacchettone
cacciasse via due poveri ragazzi che si volevano bene :-)
Un altro termine dagli usi plurivalenti era/e' "compagno/a" per indicare
due persone che convivono (o meno) senza essere ufficialmente sposati
(mi pare che oggi come oggi "fidanzato/a" stia risorgendo in quest
senso).
Dico plurivalente perche' oltre al senso affettivo, aveva (ha?) quello
banale di "compagni di scuola" (o "di classe"), e anche quello politico
(un amico di qualche anno piu' di me, io ero ancorao al liceo o
all'universita' e lui gia' insegnava, una volta si accorse di avere
scandalizzato alcuni ragazzi chiedendogli se "erano compagni"
(intendendo di scuola) e quelli credevano volesse chiedere se erano
affiliati a qualche movimento extraparlamentare di sinistra.
Incidentalmente e' curioso che il termine inglese equivalente al
"compagno" politico di sinistra, "comrade", sia fonteicamente affine a
"camerata" che in Italia e' di destra.
On Mon, 5 Feb 2024, Valerio Vanni wrote:
> [2] Molte di queste definizioni non sono universali perché dipendono
> molto dall'occhio dell'osservatore. Uno di 15 non chiamerà mai
> "ragazzo" uno di 40.
Appena letto qualcosa che parlava di un "ragazzo di 29 anni" e ho
provato a pensare cosa facessi a quell'eta' e quasi avevo un posto di
ruolo ...
... dopo di che nulla vieta di parlare delle "ragazze
dell'amministrazione" (anche se magari sono nonne), e a loro di
chiamarsi "ragazze!" tra loro.
D'altra parte mio padre (capoperaio) si riferiva (con i colleghi) a
membri (non giovanissimi) di certe squadre di lavoro come "fioeu" (che
alla lettera e' "figlioli" ma in milanese sta anche per ragazzi).