(ti) particella pronominale
(voglio) verbo
(tanto) ??
(bene) nome
in questo caso tanto è avverbio o aggettivo?
grazie :)
--
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http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it
> (ti) particella pronominale
> (voglio) verbo
> (tanto) ??
> (bene) nome
>
> in questo caso tanto è avverbio o aggettivo?
Naturalmente aggettivo.
L'avverbio, come suggerisce il nome, va posto ad appoggio di un verbo:
"io mangio tanto", "io disegno bene".
P.
> Naturalmente aggettivo.
> L'avverbio, come suggerisce il nome, va posto ad appoggio di un verbo:
> "io mangio tanto", "io disegno bene".
> P.
grazie, mi era venuto il dubbio che si legasse a voglio...
--
Michele "cATO" Ferrario, 00.cato.00 su gmail -><-
http://e-coli.deviantart.com
http://latente.altervista.org
> (ti) particella pronominale
> (voglio) verbo
> (tanto) ??
> (bene) nome
>
> in questo caso tanto è avverbio o aggettivo?
Aggettivo. "Tanto bene", un "bene molto grande".
--
Bye, Lem
Ceterum censeo ISLAM esse delendum
>> Naturalmente aggettivo.
>> L'avverbio, come suggerisce il nome, va posto ad appoggio di un
>> verbo: "io mangio tanto", "io disegno bene".
>
>> P.
>
> grazie, mi era venuto il dubbio che si legasse a voglio...
L'avverbio risponde sempre alla domana "come?", "quanto?"
"Disegno" come? "bene"
"Mangio" quanto? "tanto".
eccetera.
P.
Non sarei così tassativo nella definizione nel senso che quel
"tanto" potrebbe anche classificarsi avverbio.
Come in:
Ti voglio bene tanto.
Ti auguro tanta fortuna
Ti auguro tanto fortuna.
Qui non ci sono ambiguità.
Bruno
> (ti) particella pronominale
> (voglio) verbo
> (tanto) ??
> (bene) nome
voglio bene : locuzione verbale
tanto : avverbio
--
Maurizio Pistone - Torino
strenua nos exercet inertia Hor.
http://www.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
> Naturalmente aggettivo.
> [...]
> L'avverbio risponde sempre alla domana "come?", "quanto?"
> "Disegno" come? "bene"
> "Mangio" quanto? "tanto".
> eccetera.
«Ti voglio bene»
«Quanto?»
«Tanto».
A domanda, risponde.
--
Saluti.
D.
>¦ Dott_cATO ha scritto su it.cultura.linguistica.italiano:
>¦
>¦ > (ti) particella pronominale
>¦ > (voglio) verbo
>¦ > (tanto) ??
>¦ > (bene) nome
>¦ >
>¦ > in questo caso tanto è avverbio o aggettivo?
>¦
>¦ Naturalmente aggettivo.
Scusa, P. ma anch'io, come Maurizio e come Bruno, ritengo che "tanto"
in quella frase sia avverbio. Di quantità, per la precisione.
>¦ L'avverbio, come suggerisce il nome, va posto ad appoggio di un verbo:
>¦ "io mangio tanto", "io disegno bene".
Mi riscuso, ma per la verità la funzione dell'avverbio è quella di
precisare e modificare non solo un verbo, ma anche un nome, un
aggettivo e persino altro avverbio.
--
Ciao,
Mariuccia®
> in questo caso tanto è avverbio o aggettivo?
Potrebbe sembrare aggettivo di "bene", ma in realtà è avverbio del verbo "ti
vogliobene".
Prova a sostituirlo con un avverbio meno ambiguo e più esplicito: "ti voglio
tiepidamente bene".
Ciao,
Epimeteo
--
" La notte tutte dormeno,
e io che buo' dormi'!
Penzanno a nenna mia
me sent'ascevoli'!
Li quarte d'ora soneno
a uno a ddoie a tre...
Te voglio bene assaie
e tu non pienze a me!"
(cit. insonne)
> «Ti voglio bene»
> «Quanto?»
> «Tanto».
>
«Ti ho comprato del filo spinato»
«Quanto?»
«Tanto».
>>¦ > in questo caso tanto è avverbio o aggettivo?
>>¦
>>¦ Naturalmente aggettivo.
>
> Scusa, P. ma anch'io, come Maurizio e come Bruno, ritengo che
> "tanto" in quella frase sia avverbio. Di quantità, per la
> precisione.
Mah. Io mi fido ciecamente di te Mariella per queste cose.
Però: io vedo questa frase come "ti voglio un bene che è tanto".
Che fa il paio con "ti voglio un bene straordinario".
Sono così invecchiato?
P.
> Dott_cATO <vedi...@no.it> wrote:
>
>> (ti) particella pronominale
>> (voglio) verbo
>> (tanto) ??
>> (bene) nome
Non mi pare che "bene" sia da considerarsi nome in questa frase.
Semmai avverbio. Meglio ancora parte della locuzione verbale "voler
bene", come dicono Maurizio Pistone ed Epimeteo.
Sarebbe nome se la frase fosse, per esempio:
"Voglio il tuo bene".
> voglio bene : locuzione verbale
> tanto : avverbio
Penso anch'io.
--
Enrico C
* cut the ending "cut-togli.invalid" string when replying by email *
> Mi riscuso, ma per la verità la funzione dell'avverbio è quella di
> precisare e modificare non solo un verbo, ma anche un nome, un
> aggettivo e persino altro avverbio.
Cercando bene sulla grammatica del Sensini "voler bene" è una locuzione
verbale e "tanto" quindi un avverbio (peccato che fosse un esercizio per
una bambina di quinta elementare :P ).
Sei sicura che un avverbio può modificare un nome? Mi potresti dare
qualche riferimento a questo proposito?
grazie.
>¦ Mariuccia Ruta ha scritto:
>¦
>¦ > Mi riscuso, ma per la verità la funzione dell'avverbio è quella di
>¦ > precisare e modificare non solo un verbo, ma anche un nome, un
>¦ > aggettivo e persino altro avverbio.
>¦
>¦ Cercando bene sulla grammatica del Sensini "voler bene" è una locuzione
>¦ verbale e "tanto" quindi un avverbio (peccato che fosse un esercizio per
>¦ una bambina di quinta elementare :P ).
>¦
>¦ Sei sicura che un avverbio può modificare un nome?
Non ne modifica la morfologia, ne modifica il significato, cosí come
modifica il significato del verbo, non il verbo.
Mi scuso per l'imprecisione e ritrascrivo, rimettendo al loro posto i
termini che ieri notte mi son rimasti fra i tasti:
> ... la funzione dell'avverbio è quella di precisare e
> e modificare non solo _il significato di_un verbo, ma
> anche _di_un nome, _di_un aggettivo e persino _di_altro avverbio.
--
Ciao,
Mariuccia®
> >¦ Sei sicura che un avverbio può modificare un nome?
> Non ne modifica la morfologia, ne modifica il significato, cosí come
> modifica il significato del verbo, non il verbo.
Questa cosa mi interessa molto, mi puoi fare un esempio in cui un avverbio
modifica il significato di un nome?
grazie.
--
Michele "cATO" Ferrario, 00.cato.00 su gmail -><-
http://e-coli.deviantart.com
http://latente.altervista.org
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
>¦ Mariuccia Ruta ha scritto su it.cultura.linguistica.italiano:
>¦ > > [...]
>¦ > Scusa, P. ma anch'io, come Maurizio e come Bruno, ritengo che
>¦ > "tanto" in quella frase sia avverbio. Di quantità, per la
>¦ > precisione.
>¦ Mah. Io mi fido ciecamente di te Mariella per queste cose.
Sono persona affidabile, te lo assicuro. Ma "per queste cose", la mia
cara amica Prudenza suggerisce di affidarsi sempre alla grammatica,
piú tosto che alle persone :))
--
Ciao,
Mariuccia®
Una donna indubbiamente bella.
Un uomo indubbiamente donna (sta venendo di moda...)
La terza esemplificazione (avverbio che modifica avverbio)
proprio non mi viene.
Bruno
> La terza esemplificazione (avverbio che modifica avverbio)
> proprio non mi viene.
A me viene maledettamente bene.
--
Freedom's just another word for nothing left to lose
(Janis Joplin)
25/02/2006 17.10.02
> Questa cosa mi interessa molto, mi puoi fare un esempio in cui un
avverbio modifica il significato di un nome?
Sei abbastanza uomo da accettare le critiche?
--
Freedom's just another word for nothing left to lose
(Janis Joplin)
25/02/2006 17.12.27
>¦ Mariuccia Ruta ha scritto:
>¦
>¦ > >¦ Sei sicura che un avverbio può modificare un nome?
>¦
>¦ > Non ne modifica la morfologia, ne modifica il significato, cosí come
>¦ > modifica il significato del verbo, non il verbo.
>¦ Questa cosa mi interessa molto, mi puoi fare un esempio in cui un avverbio
>¦ modifica il significato di un nome?
La totalità --> la quasi totalità.
Non me ne sovvengono altri, cosí su due piedi; può anche darsi, però,
che gli esempi in merito non siano molto numerosi.
Se invece [come mi par di intuire :))] la tua domanda nasce da
scetticismo per le mie asserzioni, ti trascrivo quel che trovo sul
Sensini, da te già citato:
¦
¦ L'*avverbio* o *modificante* è la parte invariabile del discorso
¦ che si aggiunge a un verbo, a un aggettivo, a un nome o a un altro
¦ avverbio per modificarne, qualificandolo o determinandolo, il
¦ significato.
¦
>¦ grazie.
prego.
--
Ciao,
Mariuccia®
>¦ [...]
>¦ La terza esemplificazione (avverbio che modifica avverbio)
>¦ proprio non mi viene.
Presto/Troppo presto
Contemporaneamente/Quasi contemporaneamente
Lentamente/Molto lentamente
Meglio/molto meglio
Salvo errori e omissioni ;))
--
Ciao,
Mariuccia®
> Sei abbastanza uomo da accettare le critiche?
ad essere pignoli, in questo caso l'avverbio modifica il predicato.
Sarebbe un po' ardito dire "ho incontrato un abbastanza uomo".
> Una donna indubbiamente bella.
Al più potrebbe modificare l'aggettivo.
Infatti quello che hai scritto è da intendersi così:
una donna {indubbiamente bella}
e non certo così:
una {donna indubbiamente} bella
Se disponessimo di una lingua che consente di creare di concatenare le
parole a formarne delle nuove, diremmo che c'è una donna che ha la proprietà
di essere indubbiamente-bella, e non diremmo che c'è una certa
donna-indubbiamente (o una indubbiamente-donna) che ha la proprietà di
essere bella. Ciò di cui non si dubita è che sia bella, non che sia donna.
D'altra parte se dico:
un cane giallo
resta sottinteso che il cane *è* giallo, per cui esplicitando il verbo
abbiamo:
una donna {che è indubbiamente bella}
ovvero:
una donna {che {è indubbiamente} bella}
cioè quella donna è bella, e lo è senza dubbio.
Alla fine direi che abbiamo scoperto che l'avverbio modifica il verbo, e non
potrebbe essere diversamente.
> La terza esemplificazione (avverbio che modifica avverbio)
> proprio non mi viene.
Ma direi che non esiste nemmeno una "seconda esemplificazione".
--
Saluti.
D.
> ad essere pignoli, in questo caso l'avverbio modifica il predicato.
Per essere pignoli: il nome del predicato, qed.
Se vuoi un nome da solo: "ho abbastanza soldi per mangiare all'Excelsior"
--
Freedom's just another word for nothing left to lose
(Janis Joplin)
25/02/2006 18.49.26
> voglio bene : locuzione verbale
> tanto : avverbio
Per me possono andare entrambe le analisi, inh questa specifica frase.
A conferma dell'ambivalenza, si dice:
-Quanto mi vuoi bene? (/quanto qui è sicuramente avverbio)
-Quanto bene mi vuoi? (/quanto qui è sicuramente aggettivo)
> Non mi pare che "bene" sia da considerarsi nome in questa frase.
> Semmai avverbio.
Non sono d'accordo.
/Bene è proprio un nome in molte espressioni analoghe:
-Ti voglio un mondo di bene
-Ti voglio un gran bene
e la stessa locuzione "voler bene" significa "desiderare il bene (altrui)",
non "desiderare bene (qualcosa)".
Concordemente, mentre si può dire:
-Voglio più bene a te che a lei
non si può affatto dire:
-Voglio meglio a te che a lei.
> voglio bene : locuzione verbale
> tanto : avverbio
Per me possono andare entrambe le analisi, in questa specifica frase, ora
che me lo fai notare.
A conferma dell'ambivalenza, si dice:
-Quanto mi vuoi bene? (/quanto qui è sicuramente avverbio)
-Quanto bene mi vuoi? (/quanto qui è sicuramente aggettivo)
> ad essere pignoli, in questo caso l'avverbio modifica il predicato.
Per essere pignoli: il nome del predicato, qed.
Se vuoi un nome da solo: "ho abbastanza soldi per mangiare all'Excelsior"
--
Freedom's just another word for nothing left to lose
(Janis Joplin)
25/02/2006 18.49.26
> father mckenzie <gatch...@nondisturbare.xx> wrote:
>
>> Sei abbastanza uomo da accettare le critiche?
>
> ad essere pignoli, in questo caso l'avverbio modifica il predicato.
> Sarebbe un po' ardito dire "ho incontrato un abbastanza uomo".
"QUASI RETE!!!"
(Nicolò Carosio durante una telecronaca qualche anno fa)
Vale?
> Maurizio Pistone - Torino
Roger
--
FAQ di ICLIt:
http://www.mauriziopistone.it/linguaitaliana.html
"Poveretto colui che per vedere le stelle ha bisogno di una botta in testa."
(Stanislaw J. Lec)
> mi puoi fare un esempio in cui un avverbio
> modifica il significato di un nome?
Se ne parlò in passato, all'interno del filone
http://groups.google.it/group/it.cultura.linguistica.italiano/browse_frm/thread/c2c679221bbbd51e/945be4323ed760f4?&hl=it#945be4323ed760f4
Riporto due esempi.
E' molto donna.
Soprattutto Pinco Pallo sostiene questa tesi[*] (che, si noti, è ben
diverso sia da "soprattutto, Pinco Pallo sostiene questa tesi"[**], sia da
"Pinco Pallo, questa tesi, soprattutto la sostiene"[***]).
[*] E' Pinco Pallo il più strenuo sostenitore di questa tesi.
[**] Cosa più importante, Pinco Pallo sostiene questa tesi.
[***] Pinco Pallo con questa tesi fa molte cose, ma in particolar modo la
sostiene.
Si può dire "ti voglio un gran bene" ma non "ti voglio un tanto bene". A me
basta questa prova...
--
Xelloss
> Si può dire "ti voglio un gran bene" ma non "ti voglio un tanto bene".
Non si dice, ma teoricamente si potrebbe; come si può dire (e si dice) "ti
voglio un così gran bene", "ti voglio un tale bene".
"Un tanto (qualcosa)" non si dice quasi mai. Nemmeno "una tanta (qualcosa)"
- e "tanta" non può essere avverbio.
> A me
> basta questa prova...
Tirare in ballo "un tanto" non è una prova, IMHO.
D'accordo, l'esempio non era appropriato. Ma proprio tu mi fai notare che
quando "bene" è accompagnato da un aggettivo, in quella locuzione abbiamo
sempre l'articolo. Quindi non "ti voglio gran bene", "ti voglio tale bene".
Però "ti voglio molto bene" e "ti voglio talmente bene". Riesci a produrmi
una frase credibile del tipo "ti voglio * bene" dove * è un aggettivo?
Saluti e ti prego leva quella signature.
--
Xelloss
> Riesci a produrmi
> una frase credibile del tipo "ti voglio * bene" dove * è un aggettivo?
Certo, ma il problema si ripropone, perché sono anche tutti avverbi
Ma suvvia, come può /bene essere avverbio, in "ti voglio tanto bene"? Lo
stesso significato della frase lo esclude. Bene non è il modo del volere,
ne è l'oggetto.
Sarebbe avverbio in "e voglio ben che tu l'ammetta, che non lo è". ;)
Riesco a produrre frasi quali:
"ti voglio tutto il bene del mondo";
"ti auguro tanto bene" (bene sara mica avverbio, qui);
"ti compro tanta carne" (tanta non può essere avverbio - e le frasi sono
del tutto analoghe: compro tanta carne per te, voglio tanto bene per te);
"voglio più bene a te" (mentre non posso assolutamente dire: "voglio meglio
a te");
"ti voglio molto bene" (ma non "ti voglio benissimo", che si dice, ma che è
uno sperabilmente consapevole errore).
> ti prego leva quella signature.
Mi spiace. Questa signature NON è uno scherzo, e non ho assolutamente
intenzione di levarla. Comunque, se può parzialmente consolarti, nota che
si riferisce all'islam e non agli islamici. Tante religioni sono sparite;
mi auguro che, più di altre, presto sparisca questa. Penso sempre di più
che, se le religioni sono l'oppio dei popoli, l'islam è tagliato veramente
ma veramente male.
> Riesco a produrre frasi quali:
Aggiungo:
"ti voglio moltissimo bene".
Che cosa sarebbe, una specie di superlativo atipico? Riesci a produrre
frasi con "moltissimo *", in cui * è un avverbio?
Ma sì---sono d'accordo. E poi, se "voler bene" stesse assieme, sarebbe
ancora corretto "ti voglio tanto bene" invece che "ti voglio bene tanto"?
Ciao, FB
> in questo caso tanto è avverbio o aggettivo?
partendo dal presupposto che si trattava di un'anilisi fatta da un bimbo
delle elementari per il quale le locuzioni verbali sono ancora un mistero,
possiamo concludere che "tanto" può essere aggettivo e bene nome?
grazie e... al prossimo dubbio.
--
Infatti non č avverbio e non č parte della questione.
> Mi spiace. Questa signature NON č uno scherzo, e non ho
> assolutamente
> intenzione di levarla. Comunque, se puň parzialmente consolarti, nota
> che
> si riferisce all'islam e non agli islamici. Tante religioni sono
> sparite;
> mi auguro che, piů di altre, presto sparisca questa.
Rileggi quello che scrivi: tu non ti auguri che "sparisca". Tu ti auguri che
sia distrutta.
--
Xelloss
Sì.
--
Xelloss
Max
E quello che loro si augurano della nostra.
O no?
Soltanto che loro si attivano perché ciò avvenga,
noi invece facciamo solo chiacchiere.
Bruno
Forse. Per cui sarebbe bene capire qual è il motivo, così da poter spendere
energie per eliminarlo in futuro.
Ma forse tu vorresti rispondermi che il motivo è che loro sono cattivi e gli
stiamo antipatici.
Mi sa tanto che loro pensano lo stesso degli occidentali - e mentre pensano
agli occidentali pensano essenzialmente a te.
> Soltanto che loro si attivano perché ciò avvenga,
> noi invece facciamo solo chiacchiere.
Magari tu e Lem non vi fate saltare in aria negli autobus perché siete un
po' meno disperati...
Comunque, non vi sta bene abbattere le ragioni della discordia? Volete la
guerra? E allora lanciamo un buon numero di testate atomiche, radiamo al
suolo Arabia e Nord Africa: perché è questa l'unica alternativa, che Lem ben
raffigura nella propria firma.
Poi magari potremo metterci a parlare di armi di distruzione di massa...
--
Xelloss
>¦ Dott_cATO ha scritto:
>¦ > in questo caso tanto è avverbio o aggettivo?
>¦ partendo dal presupposto che si trattava di un'anilisi fatta da un bimbo
>¦ delle elementari per il quale le locuzioni verbali sono ancora un mistero,
>¦ possiamo concludere che "tanto" può essere aggettivo e bene nome?
Guarda che stai sbagliando e, quel che è peggio, induci in errore il
bimbo :((
Proviamo a ripartire dall'inizio.
Se a "bene" attribuisci la funzione di sostantivo, a maggior ragione
"tanto" non può esser che avverbio.
Al bimbo puoi dare questa spiegazione elementare: se "tanto" fosse
aggettivo dovrebbe poter concordare col plurale del nome al quale si
riferisce (bene)(!?).
Nella frase:
¦ (ti) particella pronominale
¦ (voglio) verbo
¦ (tanto) ??
¦ (bene) nome
"quel /bene" non puoi volgerlo al plurale, e dunque "tanto" può esser
solo avverbio.
--
Ciao,
Mariuccia®
> Guarda che stai sbagliando e, quel che è peggio, induci in errore il
> bimbo :((
> Proviamo a ripartire dall'inizio.
Santo cielo, stiamo ricominciando daccapo?
E io che mi sgolavo a cantare "te voglio bene assaje"...
Ciao,
Epimeteo
--
- "Te vojo ben, te vojo tanto ben..."
- "Ma dime quanto..."
- "Tanto, tanto, tanto..."
(cit. tenerissima)
> partendo dal presupposto che si trattava di un'anilisi fatta da un bimbo
> delle elementari per il quale le locuzioni verbali sono ancora un mistero,
> possiamo concludere che "tanto" può essere aggettivo e bene nome?
Esattamente.
"Tanto" è aggettivo e "bene" nome.
Come ti ha detto Lem Novantotto, quel "tanto" equivale a "grande".
Ti voglio tanto bene = Ti voglio un grande bene
> grazie e... al prossimo dubbio.
Ciao,
>¦ "Mariuccia Ruta" ha scritto nel messaggio
>¦ news:mrv10219goe20tq76...@4ax.com...
>¦ > Dott_cATO ha scritto:
>¦ >>¦ partendo dal presupposto che si trattava di un'anilisi fatta da un bimbo
>¦ >>¦ delle elementari per il quale le locuzioni verbali sono ancora un
>¦ >>¦ mistero, possiamo concludere che "tanto" può essere aggettivo e bene
>¦ >>¦ nome?
>¦
>¦ > Guarda che stai sbagliando e, quel che è peggio, induci in errore il
>¦ > bimbo :((
>¦ > Proviamo a ripartire dall'inizio.
>¦ Santo cielo, stiamo ricominciando daccapo?
No no, rasserenati, cielito :-P
>¦ E io che mi sgolavo a cantare "te voglio bene assaje"...
Estas son las mañanitas...;))
Dài, ammetterai che (con)vivere in questo caravanserraglio è uno
spasso. A volte!;)) Come quando ci si solletica con le parole invece
di sol leticare a parole e, volendo sciogliere un dubbio, càpita di
trovarsene annodati due...;)))
--
Ciao,
Mariuccia®
> Forse. Per cui sarebbe bene capire qual č il motivo, cosě da poter
> spendere energie per eliminarlo in futuro.
[...]
Non era mia intenzione fare un comizio elettorale e non č
mia intenzione ascoltarne alcuno.
Mi auguro soltanto - toto corde, credilo! - sia tu ad aver ragione.
Ciao
Bruno
> Si può dire "ti voglio un gran bene" ma non "ti voglio un tanto bene". A me
> basta questa prova...
le categorie grammaticali e sintattiche non sono eterne come il bronzo,
ma scorrono continuamente l'una nell'altra. "Voler bene" nel senso di
"amare" è un'unità stretta, che riesce difficile analizzare come
"volere" predicato verbale + "bene" compl. oggetto (quindi la stressa
struttura di "vorrei un cappuccino" ecc.). Ma anche le locuzioni sono
manipolabili, e quindi non stupisce che si possa costruire un "ti voglio
un casino di bene" sul modello di "vorrei una brenta di caffelatte".
--
Maurizio Pistone - Torino
strenua nos exercet inertia Hor.
http://www.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
> "QUASI RETE!!!"
> (Nicolò Carosio durante una telecronaca qualche anno fa)
> Vale?
la creatività del linguaggio nasce appunto dal forzare situazioni limite
della lingua - esempio sublime, che non mi stuferò mai di citare:
Signori si nasce, ed io, modestamente, lo nacqui
> partendo dal presupposto che si trattava di un'anilisi fatta da un bimbo
> delle elementari per il quale le locuzioni verbali sono ancora un mistero,
> possiamo concludere che "tanto" può essere aggettivo e bene nome?
non credo che la questione sia al di là della portata di un bambino
delle elementari.
È questione di metodo. Se il bambino è abituato a fare l'analisi in
questo modo (1):
ti =
voglio =
tanto =
bene =
e la consegna è: "metti una definizione ad ogni segno di uguale", allora
la soluzione è irraggiungibile.
Se invece l'esercizio è (2):
Nella frase "ti voglio tanto bene" (che magari potrai anche disegnare,
tipo Orazio con un fumetto a forma di cuore che guarda Clarabella):
1. quali sono i personaggi della scenetta?
2. quali parole indicano l'azione azione che i personaggi compiono?
3. oltre alle parole che indicano i personaggi, e le parole che indicano
le azioni, ci sono altre parole? Che cosa significano? (sono parole
riferite ai personaggi, oppure parole riferite all'azione?)
Non so se il sistema 2 sia tanto più difficile del sistema 1. Ma
sicuramente col sistema 1 il bambino non capirà mai niente - non è un
sistema scientifico, ed è *sempre* un errore pensare che un sistema non
scientifico sia più facile di un sistema scientifico per fare qualunque
cosa.
Concordo appieno sulla sublimità della citazione.
Lascia che ne citi l'autore-attore: Totò.
Bruno
>¦ Dott_cATO <vedi...@no.it> wrote:
>¦
>¦ > partendo dal presupposto che si trattava di un'anilisi fatta da un bimbo
>¦ > delle elementari per il quale le locuzioni verbali sono ancora un mistero,
>¦ > possiamo concludere che "tanto" può essere aggettivo e bene nome?
>¦
>¦ non credo che la questione sia al di là della portata di un bambino
>¦ delle elementari.
>¦
>¦ È questione di metodo. Se il bambino è abituato a fare l'analisi in
>¦ questo modo (1):
>¦
>¦ ti =
>¦ voglio =
>¦ tanto =
>¦ bene =
>¦
>¦ e la consegna è: "metti una definizione ad ogni segno di uguale", allora
>¦ la soluzione è irraggiungibile.
Condivido i tuoi punti di vista esposti lungo questo filone, Maurizio;
ma quando una maestra elementare chiede alla scolaresca di fare
l'analisi grammaticale di una frase, che cos'altro mai potranno fare
le povere creature, se non analizzare _*parola-per-parola*_ e
attribuire a *ciascuna* il valore grammaticale, cosí come grammatiche
prescrivono?
--
Ciao,
Mariuccia®
Sì, sono d'accordo.
--
Xelloss
> Condivido i tuoi punti di vista esposti lungo questo filone, Maurizio;
> ma quando una maestra elementare chiede alla scolaresca di fare
> l'analisi grammaticale di una frase, che cos'altro mai potranno fare
> le povere creature, se non analizzare _*parola-per-parola*_ e
> attribuire a *ciascuna* il valore grammaticale, cosí come grammatiche
> prescrivono?
io quando io comincio a spiegare i verbi in prima superiore (in prima
superiore bisogna sempre spiegare tutto daccapo) disegno un teatrino.
Nel teatro:
Piove : azione senza personaggi (sono andati via tutti perché piove:
verbo impersonale)
Orazio dorme : azione con un personaggio
Orazio vede Clarabella : azione con due personaggi (il secondo è compl.
oggetto, verbo trans.)
Orazio parla a Clarabella : azione con due personaggi (no c.o., verbo
intrans.)
Orazio dà un fiore a Clarabella : azione con tre personaggi ecc.
L'intento è appunto quello di evitare che cerchino di fare l'analisi
parola per parola.
Non so se il sistema funzionerebbe in un'elementare.
In una prima superiore non funziona quasi mai: sono rovinati da anni di
Chi?/Che cosa?
> Per cui sarebbe bene capire qual è il motivo, così da poter spendere
> energie per eliminarlo in futuro.
Eliminarlo, oohh! E se uno dei motivi fosse proprio l'islam, come io
sostengo?
> Magari tu e Lem non vi fate saltare in aria negli autobus perché siete un
> po' meno disperati...
E magari tu ti sei fatto un trip, prima di scrivere 'sta cavolata?
> Comunque, non vi sta bene abbattere le ragioni della discordia? Volete la
> guerra? E allora lanciamo un buon numero di testate atomiche, radiamo al
> suolo Arabia e Nord Africa: perché è questa l'unica alternativa, che Lem ben
> raffigura nella propria firma.
Non attribuire a me fantasie tue.
> Poi magari potremo metterci a parlare di armi di distruzione di massa...
Magari di quelle che l'Iran non deve assolutamente avere? Parliamone pure.
> Infatti non è avverbio e non è parte della questione.
E' parte nell'altro ramo della discussione.
Ho confuso i due rami a cui ho partecipato, mi scuso.
> Rileggi quello che scrivi: tu non ti auguri che "sparisca". Tu ti auguri che
> sia distrutta.
Certo, che sia distrutta. Una cosa astratta - una religione, una filosofia,
una teoria - la distruggi colle bombe? O colle parole, col pensiero, colla
ragione, colla denuncia?
Hai un cervello, so che ti funziona... e allora usalo, diamine!
> Dall'altro, però, mi riesce difficile pensare che la locuzione italiana non
> derivi in qualche modo dalla locuzione latina "bene velle". E in latino
> 'bene' è avverbio, non sostantivo.
Perdindirindina, ottima osservazione!
Capita spesso, in latino, che locuzioni verbali coll'avverbio "bene"
assumano, oltre al significato letterale, anche un significato traslato,
che si può ben rendere, in italiano, pensando che "bene" sia un nome.
Con "bene dire" il problema non si pone: anche in italiano "parlar bene",
con "bene" sempre avverbio, ha il doppio significato di "parlare con
proprietà di linguaggio, correttamente, con esattezza, con ragione" e
"raccontare fatti positivi a proposito di".
Con "bene fare", il problema invece si pone: significa prima di tutto "fare
bene, nel modo giusto", ma anche "far del bene". E, in fondo, la contiguità
di significato c'è: se io faccio (qualcosa) in modo giusto per te, a te ne
viene un beneficio, quindi faccio (almeno un po') il tuo bene.
Con "bene velle", di cui non trovo esempi sul Calonghi, nonostante la
famosa citazione catulliana, mi pare addirittura ci sia solo il significato
traslato.
Però, in italiano, nonostante questa tua fortissima argomentazione, resto
ancora convinto che quel bene lo dobbiamo considerare proprio un nome. Ho
fatto un po' di confusione, e ne ho parlato anche nell'altro ramo del
filone.
> Però, in italiano, nonostante questa tua fortissima argomentazione,
> resto ancora convinto che quel bene lo dobbiamo considerare proprio un
> nome.
Guarda, quando dicevo che è indecidibile avevo in mente qualcosa di simile
a quello che ha sostenuto Pistone in un altro messaggio. La locuzione nasce
presumibilmente da quella latina, con un 'bene' che era avverbio.
Probabilmente a un certo punto si è cominciato a interpretare 'bene' come
nome e ad aggiungere dei modificatori. Ma i parlanti sono indecisi, e quel
'bene' oscilla come un ibrido di risonanza. E alla fine è ozioso chiedersi
che cosa sia *in realtà*.
Considera, poi, una frase come:
"Mi vuoi un po' bene?"
Qui non possiamo analizzarlo come nome.
Max
Ecco, appunto: la pensi essenzialmente come dicevo prima:
"Ma forse tu vorresti rispondermi che il motivo č che loro sono cattivi e
gli
stiamo antipatici.
Mi sa tanto che loro pensano lo stesso degli occidentali - e mentre pensano
agli occidentali pensano essenzialmente a te."
--
Xelloss
> Ecco, appunto: la pensi essenzialmente come dicevo prima:
Va beh, vediti il film che vuoi. Qui, puoi. Qui.
> Considera, poi, una frase come:
>
> "Mi vuoi un po' bene?"
>
> Qui non possiamo analizzarlo come nome.
Uhm... E perché? Io giustifico l'assenza dell'articolo, se è questa che ti
disturba, col fatto che si tratta di una locuzione, un modo di dire
insomma.
Esiste similmente la locuzione "dar conto". Posso informalmente dire:
"allora, vuoi darmi un po' conto di questa tua gestione?". Mi pare che,
come analogia, ci siamo.
La mia tesi resta che il "bene" di "voler bene" sia *sempre* nome, in
italiano.
Inventando, posso supporre che in latino sia accaduta una cosa del genere:
desiderare il bene di qualcuno -> desiderare qualcosa di buono per qualcuno
-> desiderare qualcosa nel modo giusto (retto, corretto, favorevole) per
qualcuno -> desiderare nel modo giusto per qualcuno = bene velle alicui
ma in italiano, non obbligandomi la grammatica, io preferirei evitare
questi salti mortali, nonostante l'evidente etimologia.
La cosa curiosa è che "bene" e "male" sono gli unici avverbi (almeno gli
unici che mi vengono in mente) a essersi trasformati come per magia in
sostantivi, al posto dei normali aggettivi neutri sostantivati.
Addirittura c'è un avverbio, "malamente" (che più avverbio non si può) che
in napoletano ha preso l'articolo ('o malamente) per indicare il poco di
buono, il delinquente, il camorrista.
Si parla del bene o del male, mentre si dice il bello, il brutto, il giusto
ecc. Perché?
Ho il sospetto che si tratti di una sorta di avverbi sostantivati, di
locuzioni che hanno lasciato cadere un verbo, forse un participio, che li
accompagnava e che indicava un certo modo di essere.
Ciao,
Epimeteo
--
"...buoni o cattivi
non è la fine,
prima c'è il giusto o sbagliato
da sopportare..."
(cit. da uno che fa il cattivo)
> Addirittura c'č un avverbio, "malamente" (che piů avverbio non si puň) che
> in napoletano ha preso l'articolo ('o malamente) per indicare il poco di
> buono, il delinquente, il camorrista.
Uhm, perň non c'č benemente. In compenso c'č benemerito e non malemerito.
C'č benestante e non malestante.
Curioso, perň. Bene e male prendono strade linguistiche diverse?
GraZia
Ehe, ehe, ehe. Sono dicotome. Per definizione.
> Uhm, però non c'è benemente.
Giusta osservazione, Zia...
In realtà "malamente" è l'avverbio di "malo", aggettivo che il mio
Zingarelli definisce, chissà perché, "di etimologia incerta" (come se non
esistesse il "malus" latino) e il Pianigiani fa derivare, oltre che da
"malus", anche dal greco "malakòs" (molle, languido, malato).
"Malo" si ritrova spesso unito a un nome in molte espressioni di uso comune,
da "malafemmina" a "malavita", da "malalingua" a "malafede", da "malavoglia"
a "malacreanza", "da "malandrino" a "malaffare", da "malapena" a "malomodo",
ma in pratica non ha sempre il suo contrario nel "bono" (aggettivo che
nell'italiano di oggi, soprattutto al femminile, indica una persona
attraente, anche nella variante di "bonazza"), nel senso che solo in alcune
delle suddette espressioni il "malo" si può rovesciare in "bono".
Sembra insomma che ci sia una certa asimmetria tra bene e male e che il
male sia linguisticamente molto più ricco del bene.
Ciao,
Epimeteo
--
"Que bonitos ojos tienes,
debajo de esas dos cejas,
debajo de esas dos cejas
que bonitos ojos tienes...
Malagueña salerosa,
besar tus labios quisiera,
besar tus labios quisiera
y decirte niña hermosa,
que eres linda y hechicera ..."
(malacit. in malospagnolo)
In compenso c'è benemerito e non malemerito.
> C'è benestante e non malestante.
> Curioso, però. Bene e male prendono strade linguistiche diverse?
>
> GraZia
>
>> Sembra insomma che ci sia una certa asimmetria tra bene e male e che il
> male sia linguisticamente molto più ricco del bene.
Insomma, il male è sempre più vario...
GraZia
> /Bene è proprio un nome in molte espressioni analoghe:
>
> -Ti voglio un mondo di bene
> -Ti voglio un gran bene
>
> e la stessa locuzione "voler bene" significa "desiderare il bene (altrui)",
> non "desiderare bene (qualcosa)".
Sì, la tua analisi mi pare più convincente. Forse si può parlare di
avverbio sostantivato, come dice Epimeteo.
> io quando io comincio a spiegare i verbi in prima superiore (in prima
> superiore bisogna sempre spiegare tutto daccapo) disegno un teatrino.
> Nel teatro:
>
> Piove : azione senza personaggi (sono andati via tutti perché piove:
> verbo impersonale)
> Orazio dorme : azione con un personaggio
> Orazio vede Clarabella : azione con due personaggi (il secondo è compl.
[...]
> In una prima superiore non funziona quasi mai
Prova con "Ross vede Rachel...".
> Uhm... E perché?
Hai ragione. Può essere trattato come sostantivo anche in quel caso.
Max