Sar� molto schietto e diretto, com'� tale il mio dubbio.
Quando � consigliabile andare a capo dopo il punto fermo? quando �
preferibile, invece, continuare a scrivere sullo stesso rigo?
Grazie mille.
A presto,
d.
> Sar� molto schietto e diretto, com'� tale il mio dubbio.
>
> Quando � consigliabile andare a capo dopo il punto fermo?
quando il punto fermo � troppo poco
> quando �
> preferibile, invece, continuare a scrivere sullo stesso rigo?
quando punto e a capo � troppo
====
discrezione, discrezione sopra ogni cosa
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it http://www.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
http://blog.ilpugnonellocchio.it
A capo e riga successiva: quasi mai.
A capo e riga vuota: dipende da quale significato vuoi dare ai
paragrafi. Io stacco da un argomento all'altro.
Un esempio del "quasi" è nella prima riga. Ho scelto di andare a capo
per enfatizzare che ci sono due casi. Un esempio di paragrafo è
questo: l'ho separato dal resto perché porta solo degli esempi.
Nei giornali o dove lo spazio è poco, invece della riga vuota si
rientra la prima lettera del paragrafo.
Per andare a capo non esistono norme grammaticali ma solo norme
indicative. Di solito si va a capo quando il filo del ragionamento si ᅵ
concluso e si passa a un altro argomento.
Per esempio, il Manzoni inizia i Promessi Sposi con "Quel ramo del lago
di Como..." e va a vanti con la descrizione panoramica sempre di
seguito. Finita quest'ultima mette il punto e va a capo:
"Per una di quelle stradicciole..."
Talvolta, se la tiritera viene troppo lunga, si va a capo per
alleggerire, purchᅵ non si interrompa bruscamente il discorso.
Quello che ha detto Pillan ᅵ vero, ma la riga vuota si lascia in
internet, non in una lettera scritta a mano o in un romanzo stampato.
> Grazie mille.
Prego.
k
> Il Davide aveva chiesto:
>> Quando ᅵ consigliabile andare a capo dopo il punto fermo? quando ᅵ
> preferibile, invece, continuare a scrivere sullo stesso rigo?
> (snip rispettoso)
> Talvolta, se la tiritera viene troppo lunga, si va a capo per alleggerire,
> purchᅵ non si interrompa bruscamente il discorso.
>
> Quello che ha detto Pillan ᅵ vero, ma la riga vuota si lascia in internet,
> non in una lettera scritta a mano o in un romanzo stampato.
Giusto.
In un romanzo stampato vanno anche evitati il "righino" (riga eccessivamente
breve rispetto alla giustezza della pagina), la "riga vedova" (l'ultima riga
di un paragrafo che finisce da sola in testa a una pagina) e, se possibile,
la "riga orfana" (la prima riga di un paragrafo da sola alla fine della
pagina).
Fonte: Edigeo, 1998.
>> Grazie mille.
> Prego.
Grazie, scusi, tornerᅵ.
Epi
---
"Una frase, un rigo appena"
Cit. popolare
http://www.youtube.com/watch?v=RrLJJESqr6I
o coltissima
http://giotto.ibs.it/cop/copj13.asp?f=9788838912887
Ho appena controllato in tre libri a caso.
Frequente è il capoverso rientrato, ma non è assente la riga vuota,
molto meno frequente. Questo secondo stacco, chiaramente più marcato,
separa i diversi "tempi" di narrazione. Per esempio una situazione,
magari con dialogo, viene raccontata al presente e si va a capo, con
rientro, solo per le righe di dialogo. Poi si passa a raccontare al
passato come e dove questo dialogo si è svolto e questo avviene dopo
una riga vuota.
> In un romanzo stampato vanno anche evitati
> il "righino" la "riga vedova" la "riga orfana"
Anche perch� sono in assoluto antiestetici.
Buona domenica,
d.
E' vero, di solito nei romanzi si fa raramente e solo per mettere
qualcosa in evidenza. Nei manuali invece � comunissimo, sempre con lo
stesso scopo, presumo.
k
A. Dumas era pagato a righe per cui infarciva i suoi romanzi di
lunghi dialoghi mono- o pauco-sillabici.
>>> Grazie mille.
>
>> Prego.
>
> Grazie, scusi, tornerᅵ.
>
> Epi
> ---
> "Una frase, un rigo appena"
>
> Cit. popolare
> http://www.youtube.com/watch?v=RrLJJESqr6I
> o coltissima
> http://giotto.ibs.it/cop/copj13.asp?f=9788838912887
Sai cosa ᅵ quell'immagine?
Un dipinto di Guido Reni conservato a Capodimonte, Napoli.
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Guido_Reni_005.jpg
C'era un certo Ippomene, per gli amici Melanione, che aveva
scommesso con gli amici al bar di battere la velocissima
*Atalanta* che era un tipo un po' orso, tanto svelta ma che se
la tirava troppo, /ed/ allora durante la corsa buttava per
terra le cartine appallottolate delle caramelle, /ed/ allora
ella, che era maniaca dell'ordine e della pulizia
(unaᅵfascista, insomma) si fermava per raccoglierle /ed/
essendo nuda non sapeva dove metterle.
Ecco Atalanta *nuda* in tutta la sua bellezza:
http://snipurl.com/uanvd
--
"La Legge ᅵ uguale per tutti.
Ma ᅵ scritta da alcuni."
-- ADPUF
> Quello che ha detto Pillan ᅵ vero, ma la riga vuota si lascia in internet, non
> in una lettera scritta a mano o in un romanzo stampato.
Prima di mandare in stampa il mio libro (che, detto per inciso, sta
avendo un successo editoriale strepitoso *) ho avuto una discussione
in proposito con uno dei povericlisti che mi ha gentilmente corretto le
bozze (di cui - per motivi di privacy - non faccio il nome: E. Olivetti).
Io ho saltato piᅵ di una volta una riga, quando reputavo che un nuovo
paragrafo era troppo e un punto e a capo troppo poco. E, nonostante
le critiche di Enrico, cosᅵ l'ho mandato in stampa: Valerio Manfredi e
Montanelli lasciano anche loro la riga vuota ogni tanto... non ho corso
il rischio di farli sentire da meno.
E.D.
* Al momento ben 37 copie vendute ;-)
Tu mi provochi! :-)
Che intendi con paragrafo?
A mio parere tutte le divisioni di cui stiamo parlando (*) sono
interruzioni di paragrafo.
(*)
a capo
a capo con rientro
a capo con riga vuota.
> * Al momento ben 37 copie vendute ;-)
Che libro? Mi sono perso ogni pubblicità.
>> Io ho saltato pi� di una volta una riga, quando reputavo che un nuovo
>> paragrafo era troppo e un punto e a capo troppo poco.
> Tu mi provochi! :-)
> Che intendi con paragrafo?
> A mio parere tutte le divisioni di cui stiamo parlando (*) sono
> interruzioni di paragrafo.
Con paragrafo intendevo ogni suddivisione interna di un capitolo
che sia preceduta da un titolo.
L'a capo dopo una riga vuota io lo chiamo capoverso.
>> * Al momento ben 37 copie vendute ;-)
> Che libro? Mi sono perso ogni pubblicit�.
Non ho fatto pubblicit� (mi pareva scorretto...)
Il libro � questo http://snipurl.com/uavmh
E.D.
Per avere un capoverso basta un singolo, semplice "a capo". Non serve
il rientro, né la riga vuota. Sarà per l'influenza inglese o dei
programmi di scrittura, questo capoverso ormai si chiama anche
"paragrafo". A maggior ragione sono paragrafi ancor le sezioni di
testo separate in altro modo: riga vuota, filetto, prima lettera
gigante, numerazione o punto. Se ci metti pure un titolo vai ben oltre
il paragrafo classico, anche se puoi continuare a chiamarlo tale.
> > Che libro? Mi sono perso ogni pubblicità.
>
> Non ho fatto pubblicità (mi pareva scorretto...)
> Il libro è questo http://snipurl.com/uavmh
Bello, ma il tema trattato non è tra le mie priorità.
Trovo più che accettabile pubblicizzare il proprio lavoro nei NG in
cui si partecipa!
>> Con paragrafo intendevo ogni suddivisione interna di un capitolo
>> che sia preceduta da un titolo.
>> L'a capo dopo una riga vuota io lo chiamo capoverso.
>
> Per avere un capoverso basta un singolo, semplice "a capo".
> Non serve il rientro, n� la riga vuota.
Garzanti e Treccani lo definiscono l'inizio del periodo con cui si va a
capo e che di solito � rientrato rispetto alle altre righe.
Quindi � qualcosa in pi� di un semplice a capo, almeno di solito.
> Sar� per l'influenza inglese o dei programmi di scrittura, questo
> capoverso ormai si chiama anche "paragrafo".
S�, gugolando su paragrafo e capoverso ho letto che quanto affermi
� ormai pacificamente accettato.
> A maggior ragione sono paragrafi ancor le sezioni di
> testo separate in altro modo: riga vuota, filetto, prima lettera
> gigante, numerazione o punto. Se ci metti pure un titolo vai ben oltre
> il paragrafo classico, anche se puoi continuare a chiamarlo tale.
Se vado ben oltre il paragrafo classico... dove arrivo?
Cio�, come chiami tu le suddivisioni interne di un capitolo che
compaiono pure nell'indice? Non puoi dare lo stesso nome ad un
semplice a capo e ad un "sottocapitolo".
La personalissima gerarchia che ho adottato �
- capitolo
- paragrafo con titolo
- paragrafo senza titolo
- capoverso dopo riga vuota
- capoverso (a capo rientrato)
- a capo semplice
>>> Che libro? Mi sono perso ogni pubblicit�.
>>
>> Non ho fatto pubblicit� (mi pareva scorretto...)
>> Il libro � questo http://snipurl.com/uavmh
>
> Bello, ma il tema trattato non � tra le mie priorit�.
Peccato, avrei potuto raggiungere quota 38... beh, puoi sempre
comprarlo per regalarlo a qualcuno ;-)
E.D.
L'ottimo libro "Gli elementi dello stile tipografico" di Robert
Bringhurst (edizioni Bonnard) parla dei paragrafi (capoversi)
a pagina 42:
La funzione del rientro di paragrafo � quella di segnalare una
pausa, staccando l'inizio del testo dall'allineamento precedente.
...[descrizione di varie altre possibilit�]...
Tutte queste varianti, e anche altre, si prestano a determinati
usi, tuttavia il modo pi� semplice, inconfondibile e discreto per
individuare i paragrafi � il semplice rientro: un quadrato bianco.
La traduzione italiana usa "paragrafo" dove sarebbe meglio
"capoverso", influsso dell'inglese, ormai � abbastanza diffuso.
Jan Tschichold ha scritto un articolo dal titolo abbastanza
eloquente: "Perch� l'inizio dei paragrafi deve avere un rientro"
(1950). L'articolo � riportato in "La forma del libro" (edizioni
Bonnard), anche qui la traduzione italiana usa "paragrafo":
Finora non � stato escogitato nessun dispositivo pi� economico
o altrettanto efficace per indicare un nuovo gruppo di frasi.
...
Ma i libri sono stampati per i lettori e anch'essi alla fine
di una riga sono pi� lenti che all'inizio. Le aperture di
paragrafo "allineate" tendono a creare in lui l'impressione di
un discorso che non conosce soste, gli sembra che quello che sta
leggendo sia un unico paragrafo, mentre il bravo scrittore
stabilisce con grande cura le suddivisioni in paragrafi e vuole
che siano riconoscibili come tali.
Bringhurst e Tschichold sono letture obbligatorie per chi si occupi di
tipografia in quanto tecnica/arte di rendere facile e gradevole la
lettura di un testo.
Si pu� certo dissentire, ma a me pare molto ragionevole. Una
distinzione a quattro livelli
- punto e proseguo sulla stessa riga
- punto e a capo senza rientro
- punto e a capo con rientro
- punto e a capo con stacco
(forse a cinque, se aggiungiamo "punto e a capo con stacco e rientro)
mi sembra troppo fine e tutto sommato inutile. Ne bastano due (e mezzo):
- punto e proseguo
- punto e a capo con rientro
(- punto e a capo con stacco e rientro)
L'ultimo lo considero "mezzo" perch� va usato con molta parsimonia.
Poi ci sono testi e testi: per esempio � comune nei testi di carattere
matematico usare stacchi verticali per separare gli enunciati dei
teoremi o le definizioni importanti dal contesto e renderli pi�
evidenti al lettore. In un romanzo uno stacco verticale pu� servire
per indicare uno stacco temporale nella vicenda narrata. In un saggio
articolato in sezioni di pi� livelli lo vedo poco utile: se si sente la
necessit� di uno stacco, � probabile che ci voglia un titolo. Come
dice anche Bringhurst, il rientro dopo un titolo � facoltativo (con
scelta univoca per tutto il testo).
C'� anche da sottolineare l'ambiguit� di un "a capo senza rientro":
se il punto cade a poca distanza dal margine destro sar� molto
difficile per il lettore capire se siamo a una fine capoverso "senza
rientro" o no.
Perci� il mio consiglio �: se "a capo e rientro" ci sembra troppo,
allora il capoverso non � finito.
Questo ovviamente riguarda brani di testo allo stesso livello di
suddivisione (diciamo un paragrafo, secondo la comune accezione
italiana, o "sezione" usando un anglicismo). Il discorso sui vari
livelli di suddivisione � molto complesso e dipende certamente in
modo essenziale dal tipo di testo che si deve comporre.
Ciao
Enrico
> Si pu� certo dissentire, ma a me pare molto ragionevole. Una
> distinzione a quattro livelli
>
> - punto e proseguo sulla stessa riga
> - punto e a capo senza rientro
> - punto e a capo con rientro
> - punto e a capo con stacco
>
> (forse a cinque, se aggiungiamo "punto e a capo con stacco e rientro)
> mi sembra troppo fine e tutto sommato inutile.
Io invece la trovo una gerarchia razionale, tanto � vero che l'ho adottata
nel mio libro (la prima, quella a quattro livelli).
Rimane comunque da capire quando si pu� parlare di capoverso o paragrafo
e se basta la sola punteggiatura per indicare ci�.
Un brano intercluso tra due "punto e a capo con stacco e rientro" �
sicuramente un capoverso o paragrafo, ma se i "confini" sono due semplici
"punto e a capo senza rientro"? Se ho capito bene, per GCPillan si tratta
comunque di paragrafo (Per avere un capoverso basta un singolo, semplice
"a capo". Non serve il rientro, n� la riga vuota.) mentre io difficilmente
lo chiamerei cos�.
E.D.
Al di là se si accetta o meno di chiamare paragrafo il capoverso,
rimane il fatto che la definizione di capoverso non è mia, ma si trova
anche nel Treccani da te citato. Basta andare a capo prima che finisca
la riga e hai un capoverso.
Questo è il mio secondo capoverso.
Questo è il terzo.
In quanto alla gerarchia, non ho mai utilizzato più di tre livelli e
mi nauseano quei documenti tecnici con quattro o cinque livelli di
numerazione tipo: "1.2.2.2.0 Introduzione". Il più delle volte sono
artificiosi e incoerenti. Neppure farei distinzione tra capoverso
senza e con rientro. Quella è una scelta che dovrebbe riguardare
l'intero testo. I livelli che riuscirei a digerire sono quindi:
1) gli "a capo" (tutti con o tutti senza rientro)
2) gli stacchi verticali (riga vuota o filetto o spazio)
3) i titoletti
e a tutte le parti così individuate darei il nome di paragrafo.
Vediamo di analizzare la tua gerarchia mettendo qualche numero,
cos� da evitare questioni terminologiche:
1 - capitolo
2 - paragrafo con titolo
3 - paragrafo senza titolo
4 - capoverso dopo riga vuota
5 - capoverso (a capo rientrato)
6 - a capo semplice
Il livello 6 � l'unit� minima, che consiste di quello che usualmente
sarebbe un insieme di capoversi. Mi pare una strutturazione molto
complessa, difficile da trovare perfino in manuali tecnici.
Non conosco il tuo libro (e difficilmente sar� tra gli acquirenti,
mi dispiace :)), ma dubito che queste suddivisioni siano veramente
percepite dal lettore. Leggendo l'introduzione non capisco la
differenza tra il primo a capo (senza rientro) e il secondo (con
rientro): non sarei andato a capo nel primo caso, visto che si
continua a discutere della "percezione soggettiva", chiarendo il
concetto.
Nota anche l'ambiguit� nel passaggio da pagina 5 a pagina 6: il
lettore volta pagina e si trova un testo che comincia a margine,
difficilmente ricorder� se la riga precedente finisce al margine
destro o no.
Dopo c'� uno stacco verticale: perch� non un semplice rientro?
Non riesco a vedere la differenza. Il rientro � gi� un segnale
al lettore, "aspettati un cambio di discorso", e non c'� bisogno
di distinzioni pi� fini, secondo me: in un capoverso poni una
domanda, in quello successivo dici al lettore che il tuo scopo
� di rispondere a quella domanda e ad altre. Le parole stesse
sono uno stacco sufficiente.
Gi� che ci sono: qualche cesura (sillabazione) ci vuole. La
quindicesima riga dell'introduzione ha voragini tra le parole,
causate dalla presenza di un "dell'organizzazione" all'inizio
della riga successiva. � possibile che spezzando "incer-ta"
qualche riga prima si sarebbe risolto il problema. Succede
anche a pagina 6, dove la successione di parole iniziali
"coloniale-strategiche-decisionali-dell'impero" lascia ampi
spazi che sono davvero bruttini.
Speriamo almeno che la pubblicit� qui ti faccia vendere. :)
Prometti di leggere Bringhurst prima di intraprendere la
prossima fatica editoriale? :)
Ciao
Enrico
> Leggendo l'introduzione non capisco la
> differenza tra il primo a capo (senza rientro) e il secondo (con
> rientro): non sarei andato a capo nel primo caso, visto che si
> continua a discutere della "percezione soggettiva", chiarendo il
> concetto.
Secondo me tra i due a capo c'� una sensibile differenza.
Nel primo il ragionamento continua, tant'� vero che la frase
inizia con "questa percezione...", nel secondo lo stacco � netto.
> Nota anche l'ambiguit� nel passaggio da pagina 5 a pagina 6: il
> lettore volta pagina e si trova un testo che comincia a margine,
> difficilmente ricorder� se la riga precedente finisce al margine
> destro o no.
Non ho capito... quindi cosa avrei dovuto fare?
> Dopo c'� uno stacco verticale: perch� non un semplice rientro?
Perch� il discorso sulla potenza percepita etc... si � concluso e
inizia un nuovo capoverso che presenta il piano dell'opera.
> Non riesco a vedere la differenza. Il rientro � gi� un segnale
> al lettore, "aspettati un cambio di discorso", e non c'� bisogno
> di distinzioni pi� fini, secondo me: in un capoverso poni una
> domanda, in quello successivo dici al lettore che il tuo scopo
> � di rispondere a quella domanda e ad altre. Le parole stesse
> sono uno stacco sufficiente.
>
> Gi� che ci sono: qualche cesura (sillabazione) ci vuole. La
> quindicesima riga dell'introduzione ha voragini tra le parole,
> causate dalla presenza di un "dell'organizzazione" all'inizio
> della riga successiva. � possibile che spezzando "incer-ta"
> qualche riga prima si sarebbe risolto il problema. Succede
> anche a pagina 6, dove la successione di parole iniziali
> "coloniale-strategiche-decisionali-dell'impero" lascia ampi
> spazi che sono davvero bruttini.
Qui hai pienamente ragione. Purtroppo il programma che ho
usato (open office) non � certo il meglio per questo tipo di
lavoro.
> Speriamo almeno che la pubblicit� qui ti faccia vendere. :)
> Prometti di leggere Bringhurst prima di intraprendere la
> prossima fatica editoriale? :)
Giurin giurello (con le dita dietro la schiena, forse intrecciate...)
Ciao,
E.D.
> I livelli che riuscirei a digerire sono quindi:
> 1) gli "a capo" (tutti con o tutti senza rientro)
> 2) gli stacchi verticali (riga vuota o filetto o spazio)
> 3) i titoletti
> e a tutte le parti cos� individuate darei il nome di paragrafo.
Quindi nel brano che segue:
-----------------------------------------------------------------
___ CAPITOLO I ___
Narravano gli antichi che un soldato americano, trovandosi a passare per
Napoli, rovesci� il suo eggs and bacon in un piatto di spaghetti.
Nacque cos� la carbonara.
Bla bla bla, etc...
- INGREDIENTI PER QUATTRO PERSONE
400 g. di spaghetti, 50 g. di burro, 100 g. di pecorino romano grattato,
100 g. di parmigiano grattato, 150 g. di pancetta, 4 tuorli d'uovo, sale e
pepe.
-----------------------------------------------------------------
chiami paragrafo sia la frase "Nacque cos� la carbonara" sia tutta la lista
degli ingredienti titolo incluso.
Sar� anche corretto, per carit�, ma io non riesco a chiamare con lo stesso
nome due cose che mi appaiono molto diverse.
E.D.
> edi'�:
> > Io invece la trovo una gerarchia razionale, tanto � vero che l'ho adottata
> > nel mio libro (la prima, quella a quattro livelli).
> > Rimane comunque da capire quando si pu� parlare di capoverso o paragrafo
> > e se basta la sola punteggiatura per indicare ci�.
> >
> > Un brano intercluso tra due "punto e a capo con stacco e rientro" �
> > sicuramente un capoverso o paragrafo, ma se i "confini" sono due semplici
> > "punto e a capo senza rientro"? Se ho capito bene, per GCPillan si tratta
> > comunque di paragrafo (Per avere un capoverso basta un singolo, semplice
> > "a capo". Non serve il rientro, n� la riga vuota.) mentre io difficilmente
> > lo chiamerei cos�.
>
> Al di l� se si accetta o meno di chiamare paragrafo il capoverso,
> rimane il fatto che la definizione di capoverso non � mia, ma si trova
> anche nel Treccani da te citato. Basta andare a capo prima che finisca
> la riga e hai un capoverso.
> Questo � il mio secondo capoverso.
> Questo � il terzo.
>
> In quanto alla gerarchia, non ho mai utilizzato pi� di tre livelli e
> mi nauseano quei documenti tecnici con quattro o cinque livelli di
> numerazione tipo: "1.2.2.2.0 Introduzione". Il pi� delle volte sono
> artificiosi e incoerenti.
Io sono stato un po' pi� diplomatico scrivendo, al proposito
Mi pare una strutturazione molto complessa, difficile da trovare
perfino in manuali tecnici.
nella risposta a edi�, ma la mia idea � la stessa. Una volta mi
hanno segnalato un manuale tecnico che ha la seguente perla:
9.6.1.3.4.9.3.2.1.1 U8[cTexCIndexType]: Texture Coord Index Type
Texture Coord Index Type indicates whether the
following index is an index into the complete
texture coordinate pool or an index into a
smaller local list of texture coordinate indices.
0x02 - Local;
0x03 - Global.
Dieci livelli numerati! Non � una balla!
<http://www.ecma-international.org/publications/files/ECMA-ST/ECMA-363%2
04th%20Edition.pdf>, pagina 81
> Neppure farei distinzione tra capoverso
> senza e con rientro. Quella � una scelta che dovrebbe riguardare
> l'intero testo. I livelli che riuscirei a digerire sono quindi:
> 1) gli "a capo" (tutti con o tutti senza rientro)
> 2) gli stacchi verticali (riga vuota o filetto o spazio)
> 3) i titoletti
> e a tutte le parti cos� individuate darei il nome di paragrafo.
A parte la faccenda sugli stacchi verticali (che non mi piacciono
se interrompono una sequenza di capoversi), stiamo sostenendo la
stessa cosa.
Anche la Treccani, come Bringhurst e Tschichold, riconosce in
sostanza che l'inizio di un capoverso va segnalato; il modo comune
da secoli � il rientro, ma ci sono molte variazioni sul tema.
Ciao
Enrico
> "Enrico Gregorio" <greg...@math.unipd.it> ha scritto
>
> > Leggendo l'introduzione non capisco la
> > differenza tra il primo a capo (senza rientro) e il secondo (con
> > rientro): non sarei andato a capo nel primo caso, visto che si
> > continua a discutere della "percezione soggettiva", chiarendo il
> > concetto.
>
> Secondo me tra i due a capo c'� una sensibile differenza.
> Nel primo il ragionamento continua, tant'� vero che la frase
> inizia con "questa percezione...", nel secondo lo stacco � netto.
Benissimo, rientro in entrambi i casi.
> > Nota anche l'ambiguit� nel passaggio da pagina 5 a pagina 6: il
> > lettore volta pagina e si trova un testo che comincia a margine,
> > difficilmente ricorder� se la riga precedente finisce al margine
> > destro o no.
>
> Non ho capito... quindi cosa avrei dovuto fare?
Se usassi sempre il rientro il problema non si porrebbe. :)
> > Dopo c'� uno stacco verticale: perch� non un semplice rientro?
>
> Perch� il discorso sulla potenza percepita etc... si � concluso e
> inizia un nuovo capoverso che presenta il piano dell'opera.
Chi ti legge lo capisce benissimo dalle tue stesse parole: l'inizio
del capoverso "In questo lavoro esamineremo" � chiarissimo.
Vedo meglio uno stacco prima di una lista, come quella che segue,
anche se, forse, avrei preferito mettere titoletti, dal momento
che si tratta di una spiegazione del piano dell'opera, se non sbaglio.
> [...]
> > Gi� che ci sono: qualche cesura (sillabazione) ci vuole.
> > [...]
> Qui hai pienamente ragione. Purtroppo il programma che ho
> usato (open office) non � certo il meglio per questo tipo di
> lavoro.
Lo sospettavo. :) Non lo uso, quindi non so se abbiano migliorato
la gestione delle cesure che, con i vecchi Vord che ho adoperato
in passato, era "o tutte o nessuna", con il risultato che ne usciva
una in ogni riga o quasi. :(
> > Speriamo almeno che la pubblicit� qui ti faccia vendere. :)
> > Prometti di leggere Bringhurst prima di intraprendere la
> > prossima fatica editoriale? :)
>
> Giurin giurello (con le dita dietro la schiena, forse intrecciate...)
:)
Ciao
Enrico
Sì, perché entrambi hanno la caratteristica di meritarsi un inizio su
nuova riga.
> Sarà anche corretto, per carità, ma io non riesco a chiamare con lo stesso
> nome due cose che mi appaiono molto diverse.
Pensa che siamo costretti a usare lo stesso nome anche per acari che
si fan fatica a vedere e mantidi che manco riesci a racchiudere in una
mano. Capita con insetto, capita con veicolo, capita con capoverso,
capita con molti altri termini. Puoi differenziare i capoversi
chiamandoli breve e lungo.
Forse per la prox. edizione dovresti scegliere un titolo pi�
accattivante per il grande pubblico.
P.es.:
L'impotenza di Mussolini: ecc.(sottotitolo esplicativo)
oppure
Mussolini impotente (forse eccessivo...)
Mussolini a nudo: ecc.
Il Duce tradito da Mussolini: ecc.
(figo no?)
Il contenuto mica deve essere spiegato dal titolo.
Anche perch� i lettori avveduti sfogliano e guardano l'indice.
Mettici "Mussolini", attira l'attenzione.
Ricorda le 3 S necessarie per il SucceSSo: Sesso, Soldi, Sangue.
:-)
Nel sito di lulu.com in italiano si parla di "libri a copertina
morbida": che cosa �, di gommapiuma?
--
"Non riprendere notizie circa scioperi e agitazioni operaie
all'estero anche se si verificano in campo nemico."
-- Min. Cul. Pop., 8 marzo 1943
Scusa la pedanteria, gli acari non sono insetti, sono aracnidi.
Vero � che insetti e aracnidi sono tutti artropodi.
Una curiosit�: ho letto che un aracnide fossile era lungo un
metro e mezzo.
--
In a Copenhagen airline ticket office:
"We take your bags and send them in all directions."
Oggi pomeriggio un dubbio mi rincorreva: gli afidi sono insetti? e
dopotutto non si vedono bene guardando sotto le foglie? e le mantidi
sono davvero insetti? e Roger avrà evidenziato questa serie
impressionante di errori?
Invece mi fai scoprire che avevo solo pensato agli afidi, scrivendo
però "acari" e mi fai scoprire che proprio gli acari non sono insetti.
Insomma un tarlo mi divorava dentro e non sapevo perché.
> In a Copenhagen airline ticket office:
> "We take your bags and send them in all directions."
Una curiosità sui bagagli. Un mio itinerario prevedeva Torino, Parigi,
Amsterdam, Londra, Torino, con una notte per ciascuna città estera,
visto che dovevo fare un breve lavoro in ciascuna di esse. A Parigi
stavano per mandarmi il bagaglio a Londra ed è stato estenuante
convincerli che a me il bagaglio serviva ad Amsterdam e che non era
una gran comodità ritirarlo a Londra. Mi ha salvato solo la data
stampata sul biglietto per il volo successivo e sono stato trattato
come un tizio che faceva richieste eccentriche.
LOL
Eoger
> Il contenuto mica deve essere spiegato dal titolo.
> Anche perch� i lettori avveduti sfogliano e guardano l'indice.
> Mettici "Mussolini", attira l'attenzione.
> Ricorda le 3 S necessarie per il SucceSSo: Sesso, Soldi, Sangue.
Allora lo intitoler�:
"Sesso. Soldi. Sangue. MuSSolini e le SS"
Melius abundare quam deficere
> Nel sito di lulu.com in italiano si parla di "libri a copertina
> morbida": che cosa �, di gommapiuma?
Libro in brossura con copertina in cartoncino plastificato.
La chiamano cos� per distinguerla dalla copertina rigida.
E.D.
> ADPUF:
>> Scusa la pedanteria, gli acari non sono insetti, sono
>> aracnidi.
>
> Oggi pomeriggio un dubbio mi rincorreva: gli afidi sono
> insetti? e dopotutto non si vedono bene guardando sotto le
> foglie? e le mantidi sono davvero insetti? e Roger avr�
> evidenziato questa serie impressionante di errori?
Sia gli afidi sia le mantidi sono effettivamente insetti, gli
uni succhiano la linfa delle piante, le altre predano altri
animaletti.
Un mondo molto interessante quello degli insetti, e degli
artropodi in genere.
Ci sono anche allevatori di mantidi, per diletto.
> Invece mi fai scoprire che avevo solo pensato agli afidi,
> scrivendo per� "acari" e mi fai scoprire che proprio gli acari
> non sono insetti. Insomma un tarlo mi divorava dentro e non
> sapevo perch�.
S�, capita anche a me, finch� qualcuno o qualcosa non rende
evidente l'errore e uno si prende a pacche sulla fronte.
>> In a Copenhagen airline ticket office:
>> "We take your bags and send them in all directions."
>
> Una curiosit� sui bagagli. Un mio itinerario prevedeva Torino,
> Parigi, Amsterdam, Londra, Torino, con una notte per ciascuna
> citt� estera, visto che dovevo fare un breve lavoro in
> ciascuna di esse. A Parigi stavano per mandarmi il bagaglio a
> Londra ed � stato estenuante convincerli che a me il bagaglio
> serviva ad Amsterdam e che non era una gran comodit� ritirarlo
> a Londra. Mi ha salvato solo la data stampata sul biglietto
> per il volo successivo e sono stato trattato come un tizio che
> faceva richieste eccentriche.
Cio� a Parigi mandano tutti i bagagli a Londra per default?
Ma poi, Parigi-Londra dovrebbe convenire il treno. Boh.
--
L'idea � meno ridicola di quel che sembra, registra il titolo
prima che qualcuno ne approfitti...
>> Nel sito di lulu.com in italiano si parla di "libri a
>> copertina morbida": che cosa �, di gommapiuma?
>
> Libro in brossura con copertina in cartoncino plastificato.
> La chiamano cos� per distinguerla dalla copertina rigida.
E allora scrivano "brossura" come si � sempre fatto.
Ma che ca... � la brossura?
Il mio vecio Zing. dice:
brossura, v. brochure.
brochure, cucitura: libro non rilegato.
Peggio di tutto sono i libri con le pagine incollate che appena
li apri si sfasciano.
--
"La Legge � uguale per tutti.
Ma � scritta da alcuni."
-- ADPUF
No, pensavano semplicemente che Amsterdam fosse per me un noioso scalo
intermedio.
> Ma poi, Parigi-Londra dovrebbe convenire il treno. Boh.
Non se hai un biglietto con un itinerario ad anello.
Mi rammento ora che mentre ero a Parigi c'è stato l'enorme incendio al
tunnel del Monte Bianco.
E a proposito di voli brevi... nel Bruxelles Amsterdam ti senti
ridicolo perché la discesa inizia prima che termini la salita.
Assurdo che esistano voli cos� brevi, mi pare antieconomico,
fino a 500 km dovrebbe vincere il treno (dove i treni
funzionano).
--
"Les gens qui ont bonne conscience ont souvent mauvaise
m�moire."
-- Jacques Brel
Eppure era un grosso aereo, pieno zeppo.
Suppongo che non sia conveniente per andare da città a città, ma è
sicuramente più veloce per andare da un aeroporto all'altro ovvero per
prendere voli in coincidenza. Il voletto non è stata una scelta mia:
la KLM aveva soppresso un Amsterdam Torino per temporale violento così
ci ha offerto un Torino Brussel seguito da un Brussel Amsterdam. Ma il
volo per Bangkok era già partito, così ho dormito vicino all'aeroporto
per ripartire il giorno successivo.
> ADPUF;
>> > E a proposito di voli brevi... nel Bruxelles Amsterdam ti
>> > senti ridicolo perch� la discesa inizia prima che termini
>> > la salita.
>>
>> Assurdo che esistano voli cos� brevi, mi pare antieconomico,
>> fino a 500 km dovrebbe vincere il treno (dove i treni
>> funzionano).
>
> Eppure era un grosso aereo, pieno zeppo.
> Suppongo che non sia conveniente per andare da citt� a citt�,
> ma � sicuramente pi� veloce per andare da un aeroporto
> all'altro ovvero per prendere voli in coincidenza.
Ragionevole.
Anche se gli aeroporti di solito hanno buoni collegamenti
ferroviari (salvo in Italia?)
--
"Hic manebimus optime, sed affittus carissimus est."
-- ADPUF