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panurgo13
"Fay ce que vouldras"
http://www.bloggers.it/panurgo13/
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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Rivedi immediatamente anche le tue presunte certezze. ;)
La coniugazione di /disfare presenta vieppiù alternative[*]; ma la cosa
migliore è certamente coniugarlo come /fare, premettendo il /dis-.
>questo "disfanno" (forse più intenso di "disfano", ma certo
>sovranamente cacofonico)
Non sono d'accordo. Ti pare cacofonico solo perché, tragicamente (ma non è
colpa tua), non sei abituato a sentirlo.
>mi ha fatto paventare con un sussulto che gente
>capace di dire "disfanno" sia anche capace di dire "disfacciamo" al posto di
>"disfiamo".
Spero bene. :)
Nota che "disfiamo" non è nemmeno presente su tutti i dizionari (e per
fortuna!).
>Da qui ai peggiori misfatti ed alle più laide nefandezze il
>passo sarebbe brevissimo...
Alle più laide nefandezze? Come, per esempio, dire "disfava"? E, perché
no, "fava e disfava"? ;)
[*] disfaccio, disfò, disfo
disfacciamo (malissimo: disfiamo)
disfanno (male: disfano)
etc. etc. etc.
--
Bye, Ghost of Lem Novantotto
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> [*] disfaccio, disfò, disfo
> disfacciamo (malissimo: disfiamo)
> disfanno (male: disfano)
Letto il tuo messaggio, col capo coperto di cenere ho consultato la versione
online del Garzanti, il quale ti dà ragione al di là di ogni dubbio: si
limita a presentare come equivalenti "dìsfano" e "disfànno", ma è molto
severo - come te, d'altronde - nei confronti di "disfiamo" al posto di
"disfacciamo"; alla prima persona singolare registra anche "disfaccio" e
"disfò", insieme alla voce "dìsfo" che è l'unica da me finora conosciuta ed
utilizzata; ancora, il Garzanti dà "disfài" alla seconda singolare,
ignorando bellamente il "disfi" che - ahimé - ho sempre usato; infine, alla
terza singolare registra anche "disfà" a fianco di "dìsfa".
Insomma, ho capito che fino ad oggi sbagliavo clamorosamente quasi tutta la
coniugazione del presente di un verbo della mia lingua. Non solo, ma devo
anche fare lo sforzo di abituarmi alle sonorità corrette, visto che
"dìsfano" continua a sembrarmi più armonioso di "disfànno". :-(
Soluzione: stasera ripeterò con la voce e scriverò mille volte sulla lavagna
la parola "disfanno"...
Ora, chiarita la questione, e scusandomi con l'articolista dell'"Evening
Post", mi chiedo il motivo di tali oscillazioni (che suppongo piuttosto
diffuse) nell'uso di un verbo abbastanza comune. Mi pare - ma sto solo
tentando di dar forma alle idee che mi vengono in mente - sia all'opera da
una parte l'influenza del verbo "fare" per cui il verbo "disfare" è da
leggersi in tutte le voci senza esitazione come "dis + fare": si coniughi
dunque il verbo "fare" e gli si anteponga "dis -". Dall'altra parte però mi
sembra all'opera una sorta di tendenza ad anticipare l'accento verso
l'inizio della parola e a differenziare la coniugazione di "disfare" da
quella di "fare" (esempio "disfiamo" di contro a "disfacciamo"). Mi chiedo
anche quanto peso abbiano nella scelte dei parlanti le influenze regionali,
televisive, ecc.
Il mio modo di coniugare il presente - modo del tutto personale e per nulla
corretto, a quanto vedo - era fino ad oggi: io dìsfo, tu dìsfi, egli dìsfa,
noi disfiàmo, voi disfàte, essi dìsfano. L'unica soddisfazione che ancora mi
resta è quella di aver sempre coniugato correttamente (ma la correttezza era
spontanea e quindi - Kant insegna - priva di merito morale) l'imperfetto ed
il gerundio: "disfaceva" e "disfacendo".
Ciao
>Leggevo ieri in spiaggia un articolo sull'"Evening Post" (giornale noto un
>tempo sotto il nome di "Corriere della Sera"). L'articolo - mi pare si
>trattasse di argomento politico - parlava di alcune persone che distruggono
>l'operato altrui e diceva appunto che costoro "disfanno" quanto altri hanno
>costruito.
>Ora, una delle poche certezze che sopravivvono tra gli sfasciumi del mio
>italiano è che il verbo "disfare" abbia una coniugazione sua propria,
>diversa in varie voci da quella del verbo "fare" da cui deriva. Mi ha dunque
>stupito questo "disfanno" (forse più intenso di "disfano", ma certo
>sovranamente cacofonico) e mi ha fatto paventare con un sussulto che gente
>capace di dire "disfanno" sia anche capace di dire "disfacciamo" al posto di
>"disfiamo". Da qui ai peggiori misfatti ed alle più laide nefandezze il
>passo sarebbe brevissimo...
>
>Commenti?
Basta un comunissimo vocabolario:
disfare [di-sfà-re] v.tr. [pres. io disfàccio o disfò o dìsfo, tu disfai,
egli disfà o dìsfa, noi disfacciamo o meno bene disfiàmo, voi disfate, essi
disfanno o dìsfano...
--
Ciao
Sergio®
mmmmhhhh, perché siamo così cattivi con la nostra lingua?
In fondo se panurgo13 e io non ricordiamo di aver mai sentito le forme
"corrette", in particolare "disfacciamo", un motivo ci sarà anche.
E non sempre è l'ignoranza da sola a dare origine a nuove forme.
Mi si permetta il paragone: in Latino si ha "facio", ma si fa "inficio", non
il terribile "infacio".
Che a loro fosse permesso riadattare un suono della propria lingua e a noi
no?
Marco
Scusa, Panurgo, se intervengo con ritardo (ero al mare...), ma sei
sicuro di citare correttamente il Garzanti online?
Il "mio" Garzanti online, alla coniugazione dei verbi, per l'indicativo
presente recita:
io disfò
tu disfi
egli disfà
noi disfacciamo
voi disfate
essi disfano
Invece il mio Zingarelli di carta è più permissivo e propone:
io disfo, disfaccio, disfò
tu disfi, disfai
egli disfa, disfà
noi disfacciamo, disfiamo
voi disfate,
essi disfano, disfanno
Conclusione: l'unica forma certa e condivisa è "disfate"!
Ciao,
Epimeteo
>¦ [...]
>¦ Conclusione: l'unica forma certa e condivisa è "disfate"!
Mi scuso per il taglio selvaggio :)) e a conforto della tua tesi
ripropongo (ancora da un mio vecchio post) la "spiegazione" che ne
dava Aldo Gabrielli ...
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¦ ... I composti del verbo "fare", non meno che quelli del verbo
¦ "dire", danno del filo da torcere agli stessi grammatici, che non si
¦ trovano sempre d'accordo nello stabilire questa o quella regola
¦ fissa.
¦ "Fare", si sa, è un verbo irregolare che, [...]
¦
¦ ... Ora, che cosa accade in certe forme di alcuni composti di
¦ "fare"? Accade che si perde facilmente di vista la struttura di
¦ quelle che sono le forme regolari del verbo, e si applicano per
¦ impulso analogico le desinenze verbali della prima coniugazione
¦ direttamente a una radice che è soltanto presunta.
¦ È il caso appunto dei verbi composti "disfare" e "soddisfare",
¦ sentiti con una radice "disf-" e "soddisf-", avente -are come
¦ desinenza.
¦ [...]
¦ E veniamo al dunque. A stretta regola grammaticale, nei composti del
¦ verbo fare le uniche forme legittime dobrebbero essere quelle che
¦ ripetono le stesse forme di questo verbo originario ...
¦ [...]
¦ Sennonché l'uso, nel linguaggio parlato prima e poi anche in quello
¦ scritto, ha finito con l'affermare alcune forme che contrastano con
¦ la legge grammaticale.
¦ Si tratta, per ripeterle ordinatamente, di:
¦ "disfo/disfi/disfa/dísfano" dell'indicativo presente
¦ (il Goidànich accetta anche "disfiamo");
¦ di: "disferò/disferai" ecc., del futuro dell'indicativo;
¦ di "disfi/dísfino" del congiuntivo presente
¦ (ma lo stesso Goidànich accetta anche "disfiamo/disfiate" accanto a
¦ "disfacciamo/disfacciate");
¦ e di "disferei/disferesti", ecc. del condizionale.
¦
¦ Doppie forme, dunque, che si possono ormai considerare legittime.
¦
¦ Va poi da sé che i piú severi tradizionalisti non finiranno mai di
¦ considerarle spurie, relegandole semmai nel cosiddetto linguaggio
¦ familiare.
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Ciao,
Mariuccia®
http://www.analitica.com/va/vpi/
http://www.cnnenespanol.com/americas/
http://www.mundolatino.org/us.htm
(taglio delicato e rispettoso)
¦
> ¦ Va poi da sé che i piú severi tradizionalisti non finiranno mai di
> ¦ considerarle spurie, relegandole semmai nel cosiddetto linguaggio
> ¦ familiare.
> ¦---------------------------------------------------------------------
Grazie, Mariuccia, per avere ridato dignità e chiarezza culturale a un
dibattito che si stava facendo confuso, anzi che si stava "disfando"...
:-))
Ciao,
Epimeteo®