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romano, romanesco, romanese

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Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 5:33:46 AM3/4/05
to
Riprendendo i discorsi di questi giorni, vengo a fare degli esempi su
"dialetto romano" più o meno "spinto".


In realtà lo sappiamo tutti che il "dialetto" romano non esiste più,
almeno da una quarantina d'anni. Al massimo sopravvive, parzialmente,
in certe persone anziane, in certi angoletti di Roma, e in certe opere
letterarie.
E nel ghetto, anche se lì è mischiato ad qualche parola ebraica, per
cui non è propriamente "dialetto italiano".


Pensiamo a Belli o a Trilussa. Io non sono tantissimo più in grado di
capirle di quanto un toscano non riesca al volo a capire Dante
Alighieri.


La tradizione, almeno, ci passa delle canzoni , e degli interpreti
delle stesse. Alcune sono andate pure a San Remo, ed hanno pure vinto.

Penso a Lando Fiorini - Cento Campane, nella stagione in cui la musica
romana era di moda, e così era per la romanità in generale.

C'era Gabriella Ferri, è rimasto negli annali Luciano Rossi con il suo
"Ammazzate oh!", è passato anche ed anche alcune canzonette
particolari di Claudio Villa o di Nino Manfredi (quest'ultimo
approfondì anche il lato popolano della ciociaria, essendo lui
ciociaro d'origine, cfr. per esempio "Viva Sant'Eusebio").

Oggi si sente in giro Alvaro Amici, ma lui non canta solo "romano", ma
anche dei castelli, creando un po' di confusione.

Riguardo il linguaggio, ad esempio le coniugazioni stesse dei verbi
hanno molte varianti.


"diciamo" può restare "disciàmo", può diventare "disciémo", o
addirittura "dìmo".

nell'infinito presente può essere presente la particella "da":

* che devo _da_ fa'?
* chi ho _da_ corca'? ("corcare" significa "menare", "picchiare")

altre varianti, più o meno rare, più o meno desuete:


"facciamo" può diventare "fàmio", ma è molto più comune "famo"

una volta si diceva, per "andarono", "andiòrno".

E' una regola fonetica comune, quella di "r-vocale-n", per cui la
vocale sparisce.


Altre regole comuni sono quelle per cui:

* dentro -> drento (non si usa quasi più)

* altro -> antro (ormai si usa "artro")


poi ci sono i veri e propri errori/orrori, commessi anche dalla
stragrande maggioranza dei romani.

rinomato è il caso di "caldo".

Caldo sarebbe "callo". Ma in realtà oggi si dice quasi sempre "càrdo".
Ora il "càrdo" è il fiore, non il caldo. E' sbagliato. Però si dice.


Questo perché 9/10 dei romani non sono figli di romani, nipoti di
romani, ma figli di abruzzesi, calabresi, ciociari, marchigiani,
pugliesi, etc. etc.

In questo messaggio ho buttato un po' di cose nel calderone. Non sono
riuscito a fare un discorso ordinato e sistematico (ma se ne fossi
stato capace, avrei scritto un trattato).

Se qualcuno ne vuole discutere, può essere interessante.

--

>Giò

A man has dreams of walking with giants,
to carve his niche in the edifice of time.
Before the mortar of his zeal
has a chance to congeal
the cup is dashed from his lips,
the flame is snuffed aborning.

Enrico C

unread,
Mar 4, 2005, 6:08:57 AM3/4/05
to
On Fri, 04 Mar 2005 10:33:46 GMT, Giovanni Neiman wrote on
it.cultura.linguistica.italiano :

> * che devo _da_ fa'?

Molto più comune "che devo fa'", secondo me.

Cingar

unread,
Mar 4, 2005, 6:47:27 AM3/4/05
to
Giovanni Neiman ha scritto:

> Riprendendo i discorsi di questi giorni, vengo a fare degli esempi su
> "dialetto romano" più o meno "spinto".
>
> In realtà lo sappiamo tutti che il "dialetto" romano non esiste più,
> almeno da una quarantina d'anni. Al massimo sopravvive, parzialmente,
> in certe persone anziane, in certi angoletti di Roma, e in certe opere
> letterarie.

Puoi fare un esempio di come si direbbe qualcosa in dialetto roman(esc)o e
di come invece si dice oggi a Roma?

> E nel ghetto, anche se lì è mischiato ad qualche parola ebraica, per
> cui non è propriamente "dialetto italiano".

Ma che stai a dddddddddddddi'!?

Trovami un "dialetto italiano" che non abbia qualche parola ebraica (o
araba, o germanica, o francese) e ti mando un barattolo di Nutella da 1 kg!

> Pensiamo a Belli o a Trilussa. Io non sono tantissimo più in grado di
> capirle di quanto un toscano non riesca al volo a capire Dante
> Alighieri.

La cosa mi lascia un po' perplesso... Il Belli non lo conosco, ma il
Trilussa non trovo così difficile da capire, e sono brianzolo!

> La tradizione, almeno, ci passa delle canzoni , e degli interpreti
> delle stesse. Alcune sono andate pure a San Remo, ed hanno pure vinto.

Ma a San Remo è consentito cantare in dialetto? Pensavo che le canzoni
dovessero essere in italiano per regolamento.

> [...]


> * chi ho _da_ corca'? ("corcare" significa "menare", "picchiare")

Curioso! In siciliano "curcari" significa "coricarsi", "andare a letto".

Può essere che "corcà" significasse in origine "stendere"?

> [...]


> Questo perché 9/10 dei romani non sono figli di romani, nipoti di
> romani, ma figli di abruzzesi, calabresi, ciociari, marchigiani,
> pugliesi, etc. etc.

Effettivamente, se vai su <http://gens.labo.net/it/cognomi> e provi a
cercare *qualsiasi* cognome (del nord, del centro, del sud) a Roma lo
trovi sempre. Persino i Brambilla e gli Esposito a Roma abbondano.

Be', d'altronde è la capitale, nonché la città più grande d'Italia...

--
Cingar


--

questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it


Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 7:14:32 AM3/4/05
to
Il Fri, 4 Mar 2005 12:08:57 +0100, Enrico C
<use_reply...@despammed.com> ha scritto:

>> * che devo _da_ fa'?
>Molto più comune "che devo fa'", secondo me.

appunto, è più comune l'espressione "meno tradizionale"

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 7:20:18 AM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 12:47:27 +0100, cingar.s...@libero.it
(Cingar) ha scritto:

>> In realtà lo sappiamo tutti che il "dialetto" romano non esiste più,
>> almeno da una quarantina d'anni. Al massimo sopravvive, parzialmente,
>> in certe persone anziane, in certi angoletti di Roma, e in certe opere
>> letterarie.
>Puoi fare un esempio di come si direbbe qualcosa in dialetto roman(esc)o e
>di come invece si dice oggi a Roma?

beh, una frase in tutto e per tutto? è difficile. non mi viene in
mente.

ma ho dato gli elementi nel mio messaggio. elementi di lessico
differente, di spelling differente del lessico stesso, o di
coniugazione differente dello stesso lessico.

>> E nel ghetto, anche se lì è mischiato ad qualche parola ebraica, per
>> cui non è propriamente "dialetto italiano".
>Ma che stai a dddddddddddddi'!?
>Trovami un "dialetto italiano" che non abbia qualche parola ebraica (o
>araba, o germanica, o francese) e ti mando un barattolo di Nutella da 1 kg!

no, il romano del ghetto è pieno di parole che la società italiana
proprio non usa. non te le so portare ad esempio, ma tu parli
abituarlmente di milà, di cannucà, di mitzvà o di altro?

>> La tradizione, almeno, ci passa delle canzoni , e degli interpreti
>> delle stesse. Alcune sono andate pure a San Remo, ed hanno pure vinto.
>Ma a San Remo è consentito cantare in dialetto? Pensavo che le canzoni
>dovessero essere in italiano per regolamento.

allora Lando Fiorini vinse a San Remo con Cento Campane (scaricatela,
che è bella), che inizia proprio con

"nummelo di', stanotte
a chi hai stregato er core
la verità fa mmale
lascieme (*) 'sta visione
pe' spera'..."

(*) a questo proposito: si può dire sia "lasciame" che "lascieme", e
sua "lassame" che "lasseme".

>> [...]
>> * chi ho _da_ corca'? ("corcare" significa "menare", "picchiare")
>Curioso! In siciliano "curcari" significa "coricarsi", "andare a letto".
>Può essere che "corcà" significasse in origine "stendere"?

non ne ho la più pallida idea.

Karla

unread,
Mar 4, 2005, 7:55:45 AM3/4/05
to
Giovanni Neiman ha scritto:

> La tradizione, almeno, ci passa delle canzoni , e degli interpreti
> delle stesse. Alcune sono andate pure a San Remo, ed hanno pure vinto.
>
> Penso a Lando Fiorini - Cento Campane, nella stagione in cui la musica
> romana era di moda, e così era per la romanità in generale.
>
> C'era Gabriella Ferri, è rimasto negli annali Luciano Rossi con il suo
> "Ammazzate oh!", è passato anche ed anche alcune canzonette
> particolari di Claudio Villa o di Nino Manfredi (quest'ultimo
> approfondì anche il lato popolano della ciociaria, essendo lui
> ciociaro d'origine, cfr. per esempio "Viva Sant'Eusebio").

C'era anche Rascel (Roma nun fa la stupida stasera), Proietti e altri.

A me l'unica cosa che non piace proprio dei romani (e dei meridionali)
anche colti, è [fiurer], [viusterl], [monsiù travet] ecc.

Possibile che i doppiatori che hanno studiato dizione, e anche Bonolis,
che usa congiuntivi, infiniti, concordanze più che corretti, non
riescano a pronunciare ü?

k

FB

unread,
Mar 4, 2005, 8:03:35 AM3/4/05
to
On Fri, 04 Mar 2005 10:33:46 GMT, Giovanni Neiman wrote:

[...]


> di Nino Manfredi (quest'ultimo
> approfondì anche il lato popolano della ciociaria, essendo lui
> ciociaro d'origine, cfr. per esempio "Viva Sant'Eusebio").

Taaanto pe' cantà
perché me sento un friccico ner core,
tanto pe' sognà
perché ner petto me ce naschi un fioreeee
...

Mi ha sempre colpito "naschi".


> Oggi si sente in giro Alvaro Amici, ma lui non canta solo "romano", ma
> anche dei castelli, creando un po' di confusione.
>
> Riguardo il linguaggio, ad esempio le coniugazioni stesse dei verbi
> hanno molte varianti.
>
> "diciamo" può restare "disciàmo", può diventare "disciémo", o
> addirittura "dìmo".

Ma noi je dimooo
ma noi je famooo
...

> nell'infinito presente può essere presente la particella "da":
>
> * che devo _da_ fa'?
> * chi ho _da_ corca'? ("corcare" significa "menare", "picchiare")

Il "da" fa più dialettale, nespà?


> altre varianti, più o meno rare, più o meno desuete:
>
>
> "facciamo" può diventare "fàmio", ma è molto più comune "famo"

Rammento un "se vedemio, pupa" ("Gli Aristogatti").


[...]


> In questo messaggio ho buttato un po' di cose nel calderone. Non sono
> riuscito a fare un discorso ordinato e sistematico (ma se ne fossi
> stato capace, avrei scritto un trattato).
>
> Se qualcuno ne vuole discutere, può essere interessante.

A me pare che ci siano numerosi, indefinibili linguaggi tra il romanesco e
l'italiano. Cioè, "disciamo" per me è praticamente italiano, nel senso che
quanti romani dicono "diciamo"?


Ciao, FB
--
"Suppose I say I'm not interested."
"Does five hundred dollars interest you?"
"Very much."
"Then bring it: it's an expensive restaurant".
(The Cheap Detective)

felix.

unread,
Mar 4, 2005, 10:00:01 AM3/4/05
to
Giovanni Neiman ha scritto:

Nel 55 avevo 11 anni ed abitavo a Roma ed i termini usati da tutti i
miei coetanei erano:


"dìmo".

> * che devo _da_ fa'?

> * chi ho _da_ mena'?

"famo"

> "ireno" per, andarono.


> * drento *

> * *antro *


> "càrdo".

ciaofelix:-)

felix.

unread,
Mar 4, 2005, 10:05:10 AM3/4/05
to
Karla ha scritto:

> Possibile che i doppiatori che hanno studiato dizione, e anche Bonolis,
> che usa congiuntivi, infiniti, concordanze più che corretti, non
> riescano a pronunciare ü?

> Forse perche' non e' italiano? :-)

Francesco S.

unread,
Mar 4, 2005, 10:10:50 AM3/4/05
to
Non ho capito. Vuoi stilare una regola del romanesco "corretto" versus
"corrotto"?
Lo ha fatto già il Belli, un ottimo lavoro, mi pare. Trilussa è meno
pignolo. Non li ho mai letti con scopi 'puristi', ma più volte sono
rimasto colpito dalla cura con cui Belli traslitterava i modi di dire a
me noti.

Credo che ai castelli qualche eco del buon romanesco di un tempo si
possa cogliere. Tempo fa volevo organizzare una lettura di sonetti a
Frascati.

Ciao, F.

Flaminia

unread,
Mar 4, 2005, 10:13:42 AM3/4/05
to
Giovanni Neiman wrote:

> allora Lando Fiorini vinse a San Remo con Cento Campane (scaricatela,
> che è bella), che inizia proprio con

Ti confondi.
Cento Campane era la sigla de "Il Segno del Comando" e fu scritta da
Fiorenzo Fiorentini e Romolo Grano e interpretata da Nico e i Gabbiani.
Lando Fiorini fece solamente una seconda versione di questo brano che,
ovviamente, non pertecipò mai al Festival di Sanremo.

Fla.


felix.

unread,
Mar 4, 2005, 10:44:15 AM3/4/05
to
Francesco S. ha scritto:

> Non ho capito. Vuoi stilare una regola del romanesco "corretto" versus
> "corrotto"?

Io? ....Ho solo scritto come i *regazzini* romani pronumciavano nel
1955 alcune parole nel loro dialetto!

Amleto, il danese

unread,
Mar 4, 2005, 11:38:42 AM3/4/05
to

>
> La cosa mi lascia un po' perplesso... Il Belli non lo conosco, ma il
> Trilussa non trovo così difficile da capire, e sono brianzolo!

L'ommini de sto monno so' l'istesso
che vagghi de caffè ner mascinino
che uno prima uno doppo e n'antro appresso
tutti quanti però vanno a un distino

Spesso muteno sito e caccai spesso
er vagho grosso er vago più piccino
e s'incarzeno tutti in zu l'ingresso
der fero che li sfragne in porverino

e l'ommini accusì viveno ar monno
misticati pe' mano de la sorte
che se li ggira tutti in tonno in tonno

e movennose ognuno o piano o fforte
senza capillo mai caleno a fonno
pe' cascà ne la gola de la morte

(a memoria, quindi con probabili errori)

> > La tradizione, almeno, ci passa delle canzoni , e degli interpreti
> > delle stesse. Alcune sono andate pure a San Remo, ed hanno pure vinto.
> Ma a San Remo è consentito cantare in dialetto? Pensavo che le canzoni
> dovessero essere in italiano per regolamento.

appunto!

> > * chi ho _da_ corca'? ("corcare" significa "menare", "picchiare")
> Curioso! In siciliano "curcari" significa "coricarsi", "andare a letto".

La radice è quella, tu corichi il bastone sulla schiena di qualcuno!


Francesco S.

unread,
Mar 4, 2005, 12:00:32 PM3/4/05
to
Scusa è che questo sistema google è un po' un impiccio. Rispondevo al
primo messaggio. Ciao, F.

Davide Pioggia

unread,
Mar 4, 2005, 12:48:09 PM3/4/05
to
Cingar ha scritto:

>> Pensiamo a Belli o a Trilussa. Io non sono tantissimo più in grado di
>> capirle di quanto un toscano non riesca al volo a capire Dante
>> Alighieri.

> La cosa mi lascia un po' perplesso... Il Belli non lo conosco, ma il
> Trilussa non trovo così difficile da capire, e sono brianzolo!

Sì, anche io mi sono stupito.

Non ricordo di avere mai avuto esitazioni a comprendere Belli o Trilussa,
anche perché il cosiddetto 'dialetto romanesco' per lo più si ottiene
applicando opportune 'alterazioni sistematiche'[*] alla fonetica
dell'italiano (come quando si usano le consonanti sorde al posto di quelle
sonore per imitare i tedeschi), dopodiché resta solo da imparare qualche
termine peculiare ed il gioco è fatto.

[*] Come le chiamano i linguisti? So che quando un gruppo di consonanti si
muovono 'in branco' (= tutte nella stessa 'direzione') si parla di
'rotazione'. Ma è solo per le consonanti o anche per le vocali? E se invece
faccio qualche altra 'sostituzione sistematica' che non è una rotazione? Gli
inglesi definiscono 'shift' la 'rotazione' delle vocali che ha portato
l'inglese parlato da Elisabetta I a trasformarsi in quello parlato da
Elisabetta II, pur restando la stessa l'ortografia. Ma come si esprime
questo 'shift' in italiano? va bene 'rotazione' anche in questo caso?

--
Ciao,
D.

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 1:11:39 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 15:13:42 GMT, "Flaminia"
<slezert...@tiscalinospam.it> ha scritto:

io avevo sentito che vinse con quella canzone San Remo.

mi sembri più informata di me.

sbaglierò io.

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 1:13:21 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 17:48:09 GMT, "Davide Pioggia"
<dpio...@despammed.com> ha scritto:

>anche perché il cosiddetto 'dialetto romanesco' per lo piů si ottiene

>applicando opportune 'alterazioni sistematiche'[*] alla fonetica

sě vabbč, come la storia che lo spagnolo č l'italiano con la esse
finale...

ma esto, es un gelato! se llama maxibon. e aquě?

maxibon

ah!

(que gracioso) ...

aaaaaaah! grazias!

--

>Giň

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 1:14:02 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 13:55:45 +0100, Karla <nos...@libero.it> ha
scritto:

>Possibile che i doppiatori che hanno studiato dizione, e anche Bonolis,
>che usa congiuntivi, infiniti, concordanze più che corretti, non
>riescano a pronunciare ü?

se la ü è lümbard, un motivo ci sarà, no?

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 1:15:04 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 13:03:35 GMT, FB <fam.baldu...@tin.it> ha
scritto:

>> * che devo _da_ fa'?
>> * chi ho _da_ corca'? ("corcare" significa "menare", "picchiare")
>Il "da" fa più dialettale, nespà?

fa un po' sgrargiullo, veramente...un po' simpaticone...

>> "facciamo" può diventare "fàmio", ma è molto più comune "famo"
>Rammento un "se vedemio, pupa" ("Gli Aristogatti").

ecco.

>A me pare che ci siano numerosi, indefinibili linguaggi tra il romanesco e
>l'italiano. Cioè, "disciamo" per me è praticamente italiano, nel senso che
>quanti romani dicono "diciamo"?

nessuno, mi sa.

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 1:16:48 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 16:00:01 +0100, fdisc...@bbip.it (felix.) ha
scritto:

>> "ireno" per, andarono.

questo è più burino che romano.

in burino si dice

"me ne so ito"

in romano si dice

"me ne so 'nnato"

(io preferisco la forma del burino, in questo caso, ma sono gusti ed è
abitudine personale).

>> "càrdo".

me se' caduto popo 'm basso...


ecco, a proposito


proprio = propio = popo

Davide Pioggia

unread,
Mar 4, 2005, 1:31:47 PM3/4/05
to
Giovanni Neiman ha scritto:

>> anche perché il cosiddetto 'dialetto romanesco' per lo più si ottiene


>> applicando opportune 'alterazioni sistematiche'[*] alla fonetica

> sì vabbè, come la storia che lo spagnolo è l'italiano con la esse
> finale...

Tu stesso hai elencato una serie di 'alterazioni sistematiche'. D'altra
parte tutte le lingue che derivano da una origine comune si formano
proprio in questo modo: a forza di 'rotazioni' (e di scambi di termini con
le altre lingue, oltre alla produzione di neologismi).

Se uno, ipoteticamente, conoscesse il proto-indo-europeo e fosse al corrente
di tutte le 'rotazioni' che sono intercorse da quella lingua arcaica fino al
romanesco, teoricamente potrebbe parlare il romanesco limitandosi a studiare
un certo numero di termini.

Quindi il fatto che una lingua si possa ottenere da un'altra per mezzo di
'rotazioni' non mi pare una semplificazione né una banalizzazione. Sarebbe
una semplificazione voler ricondurre tutte queste 'rotazioni' ad una
semplice regoletta, come sarebbe - appunto - la pretesa di ottenere lo
spagnolo dall'italiano aggiungendo una 's' finale.

D'altra parte dovrai ammettere che se misuriamo la 'distanza' fra due lingue
usando questa 'unità di misura' il romanesco risulta essere assai più
prossimo all'italiano di tanti altri dialetti.

Ad esempio, come spiegavo giorni fa in un altro ng, esistono una serie di
'rotazioni' assolutamente precise e regolari che possono condurre
dall'italiano reggitore/reggitrice al romagnolo arzdor/arzdora [faccio un
esempio noto, ma ce ne sono anche di più 'intriganti'], ma non credo che
quella parentela sia evidente ed intuibile per tutti. Invece chiunque,
mettendo a confronto dei termini italiani con i corrispondenti termini del
romanesco, può rendersi conto immediatamente di quali trasformazioni siano
intervenute.

--
Ciao,
D.

Davide Pioggia

unread,
Mar 4, 2005, 1:38:15 PM3/4/05
to
Giovanni Neiman ha scritto:

>> Possibile che i doppiatori che hanno studiato dizione, e anche Bonolis,
>> che usa congiuntivi, infiniti, concordanze più che corretti, non
>> riescano a pronunciare ü?

> se la ü è lümbard, un motivo ci sarà, no?

Beh, però un romano che studia l'inglese fa quel minimo di fatica necessario
per imparare a pronunciare la /T/ e la /D/. Perché allora non dedicare
qualche minuto all'apprendimento della /y/, che è una vocale fondamentale
per le lingue ed i dialetti di mezza Europa?

--
Ciao,
D.

Francesco S.

unread,
Mar 4, 2005, 1:47:14 PM3/4/05
to
Giovanni Neiman wrote:

> * chi ho _da_ corca'? ("corcare" significa "menare", "picchiare")

Corcare da coricare, mettere orizzontale.

> una volta si diceva, per "andarono", "andiòrno".

Anche andorno, agnedero o, più fine, andiedero (quando il salumaio
parla al signore)

> * dentro -> drento (non si usa quasi più)

Si usa, si usa.

> * altro -> antro (ormai si usa "artro")

Pure questo si usa.

> poi ci sono i veri e propri errori/orrori, commessi anche dalla
> stragrande maggioranza dei romani.
>
> rinomato è il caso di "caldo".
>
> Caldo sarebbe "callo". Ma in realtà oggi si dice quasi sempre
"càrdo".
> Ora il "càrdo" è il fiore, non il caldo. E' sbagliato. Però si
dice.

Non so se si può dire che è un errore. Ma certo "callo" è più
vicino al cuore.

> Questo perché 9/10 dei romani non sono figli di romani, nipoti di
> romani, ma figli di abruzzesi, calabresi, ciociari, marchigiani,
> pugliesi, etc. etc.

Verissimo. Per la precisione burini (dal centro) cafoni (dal sud) e
buzzurri (dal nord, questa è una eredità dal periodo di Firenze
capitale, erano i piemontesi a venir chiamati così, quindi propio
romanesco non è). Il romano più vicino a quello del belli è quello
di un contadino di Ariccia, o giù di lì.

Ciao, F.

Father McKenzie

unread,
Mar 4, 2005, 1:48:06 PM3/4/05
to
"felix.", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como las
huellas de las gaviotas en las playas.


>> "càrdo".

callo.

Karla

unread,
Mar 4, 2005, 1:55:00 PM3/4/05
to
Giovanni Neiman ha scritto:

> Il Fri, 04 Mar 2005 13:55:45 +0100, Karla <nos...@libero.it> ha
> scritto:
>
>
>>Possibile che i doppiatori che hanno studiato dizione, e anche Bonolis,
>>che usa congiuntivi, infiniti, concordanze più che corretti, non
>>riescano a pronunciare ü?
>
>
> se la ü è lümbard, un motivo ci sarà, no?

La ü è lombàrd [lumbard].
Ma se sapete pronunciare å, ã, æ, ę, æ, ì, í, î, ø, œ e tante altre che
in neanche riesco ad immaginare, perchè la ü no?

k

Karla

unread,
Mar 4, 2005, 2:01:29 PM3/4/05
to
felix. ha scritto:

> Giovanni Neiman ha scritto:
>
> Nel 55 avevo 11 anni ed abitavo a Roma ed i termini usati da tutti i
> miei coetanei erano:
>
>
> "děmo".

> "famo"

Ma che ce frega, ma che ce importa,
se l'oste ar vino c'ha messo l'acqua:
e noi je dimo, e noi je famo,
"c'hai messo l'acqua, e nun te pagamo!"

k

Davide Pioggia

unread,
Mar 4, 2005, 1:59:07 PM3/4/05
to
Francesco S. ha scritto:

> Per la precisione burini (dal centro)

Ovvero quelli che arrivavano in città a vendere il burro. Anzi, il buro :-)

> cafoni (dal sud)

Ovvero quelli che non avevano niente da vendere, né da comprare.

> e buzzurri (dal nord...

Ovvero quelli che arrivavano in città a vendere le castagne.

Un po' come la rosa dei venti, vista da Malta :-)

--
Ciao,
D.

Karla

unread,
Mar 4, 2005, 2:11:29 PM3/4/05
to
Giovanni Neiman ha scritto:

> Il Fri, 04 Mar 2005 16:00:01 +0100, fdisc...@bbip.it (felix.) ha
> scritto:
>
>
>>>"ireno" per, andarono.
>
>
> questo è più burino che romano.
>
> in burino si dice
>
> "me ne so ito"
>
> in romano si dice
>
> "me ne so 'nnato"

Molto interessante. "Ireno" e "me ne so ito" sembra quasi latino. :-))

Quello che tu chiami burino probabilmente è il vero romanesco;
andarono o annarono e 'nnato sono italianizzazioni.


>
> (io preferisco la forma del burino, in questo caso, ma sono gusti ed è
> abitudine personale).

Anch'io.
Accade lo stesso nel piemontese, e, credo, in tutti i dialetti: nelle
campagne si sono mantanute delle forme antiche come èva (acqua) o butir
(burro) invece di aqua e bur [bür], come dicono a Torino.

k

Davide Pioggia

unread,
Mar 4, 2005, 2:16:53 PM3/4/05
to
Karla ha scritto:

> Quello che tu chiami burino probabilmente è il vero romanesco; andarono
> o annarono e 'nnato sono italianizzazioni.

Dev'essere il famoso "orrore delle origini" :-)

--
Ciao,
D.

Karla

unread,
Mar 4, 2005, 2:24:06 PM3/4/05
to
felix. ha scritto:
> Giovanni Neiman ha scritto:

>>"ireno" per, andarono.

Questo "ireno" è bellissimo, come ho già detto. In piemontese il
passato remoto non esiste più da quasi due secoli, peccato perchè fecero
era "fèro", videro "vdèro", tornarono "tornèro".

>>* drento *

Questo è un bell'esempio di metatesi.

>>"càrdo".

Ecchevordì?

k

Pialbo

unread,
Mar 4, 2005, 2:30:32 PM3/4/05
to
Giovanni Neiman wrote:
> una volta si diceva, per "andarono", "andiòrno".

io "andiedi" e egli "andiede" non li hai mai sentiti dire? :-)
--
Pialbo
AS Pialbo (Id. 547659) - VII.426

Pialbo

unread,
Mar 4, 2005, 2:30:33 PM3/4/05
to
Francesco S. wrote:
> Credo che ai castelli qualche eco del buon romanesco di un tempo si
> possa cogliere. Tempo fa volevo organizzare una lettura di sonetti a
> Frascati.

non so se si possa definire romanesco il dialetto parlato da un nemese o da
un genzanese...

Francesco S.

unread,
Mar 4, 2005, 2:41:03 PM3/4/05
to
Cafoni viene da "con la fune", che serviva a tirare le bestie, e poi
rimaneva al cafone, appunto, quando le bestie erano vendute.

Per buzzurri c'è un etimo più complesso (ora non ce l'ho sottomano),
ma lo senti che è fiorentino.

Ciao, F.

Danilo Giacomelli

unread,
Mar 4, 2005, 2:55:58 PM3/4/05
to

"Giovanni Neiman" <giovann...@inwind.it> ha scritto ...
..........

> se la ü è lümbard, un motivo ci sarà, no?

La ü c'è anche nella Lombardia europea, dove non esiste un aggettivo per
indicare la regione amministrata dal gauleiter Forniconi.
Da noi, comunque, è meno abusata.

ciao

--
Danilo Giacomelli
----------------------------------
Signùr varda 'n zó, se no arde 'n sö mé e Te ède le gambe
----------------------------------


Flaminia

unread,
Mar 4, 2005, 3:06:57 PM3/4/05
to
Giovanni Neiman wrote:

> io avevo sentito che vinse con quella canzone San Remo.

> mi sembri piů informata di me.

Per la musica e le canzoni in genere, ho una buona memoria.
comunque puoi guardare qui.

http://www.galleriadellacanzone.it/canzoni/anni70/schede/centocampane/centocampane.htm

Fla.
--
Auguro a tutti un buon weekend
del quale vergognarvi comodamente lunedě.


Enrico C

unread,
Mar 4, 2005, 3:42:02 PM3/4/05
to
On Fri, 04 Mar 2005 13:55:45 +0100, Karla wrote on
it.cultura.linguistica.italiano :

> A me l'unica cosa che non piace proprio dei romani (e dei meridionali)
> anche colti, è [fiurer], [viusterl], [monsiù travet] ecc.


>
> Possibile che i doppiatori che hanno studiato dizione, e anche Bonolis,
> che usa congiuntivi, infiniti, concordanze più che corretti, non
> riescano a pronunciare ü?

In che lingua?

FB

unread,
Mar 4, 2005, 3:54:23 PM3/4/05
to
On Fri, 04 Mar 2005 20:11:29 +0100, Karla wrote:

[...]


> Accade lo stesso nel piemontese, e, credo, in tutti i dialetti: nelle
> campagne si sono mantanute delle forme antiche come èva (acqua) o butir
> (burro) invece di aqua e bur [bür], come dicono a Torino.

Qui, e probabilmente anche a Milano, si dice [by'ter] ([y] ==> "ü"). Se una
persona dicesse "bür" nel mio dialetto, egli "dialettizzerebbe"
("dialettificherebbe"?) goffamente una parola italiana.


Ciao, FB
--
Io ho deciso di rifiutarmi di vederlo: Ettore con la faccia di Eric Banana
mi fa venire i conati.
(commento sul film "Troy" apparso su it.fan.scrittori.tolkien)

FB

unread,
Mar 4, 2005, 3:57:09 PM3/4/05
to

Nun pe' gnčnte dicono ch'č mejo 'r vino de li castelli.


Ciao, FB
--
"Gli americani sono ignoranti per loro stessa natura",
that is "Americans are naturally ignorant"
(Paolo Bonardi's opinion - it.cultura.linguistica -
http://snipurl.com/7ryg)
More? http://snipurl.com/c92q

Enrico C

unread,
Mar 4, 2005, 4:54:30 PM3/4/05
to
On Fri, 04 Mar 2005 18:31:47 GMT, Davide Pioggia wrote on
it.cultura.linguistica.italiano :

> Ad esempio, come spiegavo giorni fa in un altro ng, esistono una serie di
> 'rotazioni' assolutamente precise e regolari che possono condurre
> dall'italiano reggitore/reggitrice al romagnolo arzdor/arzdora [faccio un
> esempio noto, ma ce ne sono anche di più 'intriganti'], ma non credo che
> quella parentela sia evidente ed intuibile per tutti. Invece chiunque,
> mettendo a confronto dei termini italiani con i corrispondenti termini del
> romanesco, può rendersi conto immediatamente di quali trasformazioni siano
> intervenute.

Anche per questo, il romanesco appare più come un italiano deformato che
come un dialetto con propria autonomia e dignità, mi sembra.

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 7:31:19 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 20:06:57 GMT, "Flaminia"
<slezert...@tiscalinospam.it> ha scritto:

>Per la musica e le canzoni in genere, ho una buona memoria.

grazie.


appena ho tempo, mi metto a leggerlo bene.

ciao

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 7:32:37 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 18:31:47 GMT, "Davide Pioggia"
<dpio...@despammed.com> ha scritto:

>Se uno, ipoteticamente, conoscesse il proto-indo-europeo e fosse al corrente


>di tutte le 'rotazioni' che sono intercorse da quella lingua arcaica fino al
>romanesco, teoricamente potrebbe parlare il romanesco limitandosi a studiare
>un certo numero di termini.

Non è solo questione di termini, ma anche di generi degli stessi, o di
grammatica.

--

>Giò

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 7:34:35 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 18:38:15 GMT, "Davide Pioggia"
<dpio...@despammed.com> ha scritto:

>Beh, però un romano che studia l'inglese fa quel minimo di fatica necessario

>per imparare a pronunciare la /T/ e la /D/. Perché allora non dedicare
>qualche minuto all'apprendimento della /y/, che è una vocale fondamentale
>per le lingue ed i dialetti di mezza Europa?

spero che non parli di me, quando parli di "un romano".

io ho studiato quasi prima il tedesco dell'inglese, quindi certi suoni
li ho imparati anche prima di altri.


tra gli ultimissimi che ho imparato, c'è ad esempio:

* "RL" di "girl" e "world"

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 7:35:24 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 19:55:00 +0100, Karla <nos...@libero.it> ha
scritto:

>> se la ü è lümbard, un motivo ci sarà, no?


> La ü è lombàrd [lumbard].

>Ma se sapete pronunciare å, ã, æ, ?, æ, ì, í, î, ø, œ e tante altre che

>in neanche riesco ad immaginare, perchè la ü no?

parli di "voi".

ma che è una cosa personale?

sto qui in questa discussione come rappresentante di una qualche
classe di persone?

:)

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 7:36:22 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 20:11:29 +0100, Karla <nos...@libero.it> ha
scritto:

> Molto interessante. "Ireno" e "me ne so ito" sembra quasi latino. :-))

beh, viene da eo is, ovviamente.

> Quello che tu chiami burino probabilmente è il vero romanesco;
>andarono o annarono e 'nnato sono italianizzazioni.

No. Quello è linguaggio che viene dalla provincia laziale, non da
Roma.

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 7:37:25 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 20:57:09 GMT, FB <fam.baldu...@tin.it> ha
scritto:

>Nun pe' gnènte dicono ch'è mejo 'r vino de li castelli.

diCHEno.

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 7:38:03 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 20:24:06 +0100, Karla <nos...@libero.it> ha
scritto:

> >>"càrdo".
> Ecchevordì?

è un neologismo. è "caldo".
:(

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 7:39:35 PM3/4/05
to
Il 4 Mar 2005 10:47:14 -0800, "Francesco S." <sf...@yahoo.com> ha
scritto:

>> una volta si diceva, per "andarono", "andiòrno".
>Anche andorno, agnedero o, più fine, andiedero (quando il salumaio
>parla al signore)

esatto. sei mejo de Mastro Titta.

FB

unread,
Mar 4, 2005, 7:41:19 PM3/4/05
to
On Sat, 05 Mar 2005 00:32:37 GMT, Giovanni Neiman wrote:

> Il Fri, 04 Mar 2005 18:31:47 GMT, "Davide Pioggia"
> <dpio...@despammed.com> ha scritto:
>
>>Se uno, ipoteticamente, conoscesse il proto-indo-europeo e fosse al corrente
>>di tutte le 'rotazioni' che sono intercorse da quella lingua arcaica fino al
>>romanesco, teoricamente potrebbe parlare il romanesco limitandosi a studiare
>>un certo numero di termini.
>
> Non è solo questione di termini, ma anche di generi degli stessi, o di
> grammatica.

"Famo a capisse".


Ciao, FB
--
If you knock on my door and I call out "Who is it?", you, as a normal
person, knowing that I would recognize your voice, would say "It's me". If
you said "It is I", I would not be nearly so inclined to let you in.
(Geoffrey K. Pullum - http://snipurl.com/bhtu)

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 7:40:58 PM3/4/05
to
Il Fri, 04 Mar 2005 18:59:07 GMT, "Davide Pioggia"
<dpio...@despammed.com> ha scritto:

>Ovvero quelli che arrivavano in città a vendere le castagne.

negli ultimo 50 anni questi sono stati costituiti praticamente della
famiglia Tredicine, originaria di Schiavi d'Abruzzo, oggi in pieno
controllo monopolizzante dei "venditori ambulanti".

FB

unread,
Mar 4, 2005, 7:44:57 PM3/4/05
to
On Sat, 05 Mar 2005 00:37:25 GMT, Giovanni Neiman wrote:

> Il Fri, 04 Mar 2005 20:57:09 GMT, FB <fam.baldu...@tin.it> ha
> scritto:
>

>>Nun pe' gnčnte dicono ch'č mejo 'r vino de li castelli.
>
> diCHEno.

E che nnun c'ho ppenzato? Me so ddetto: a Effebbě, nun t'allarga...


Ciao, FB
--
<<"Plano su di lei come un paradiseo imbottito di Taurus... Faccio guizzare
la lingua come un pitone ubriaco". Prendo questo libro, lo butto nel
cestino.>>
(Recensione di Antonio D'Orrico sul Corriere della Sera Magazine)

FB

unread,
Mar 4, 2005, 7:50:30 PM3/4/05
to
On 4 Mar 2005 10:47:14 -0800, Francesco S. wrote:

> Giovanni Neiman wrote:
[...]


>> una volta si diceva, per "andarono", "andiòrno".
> Anche andorno, agnedero o, più fine, andiedero (quando il salumaio
> parla al signore)

Klassista!


[...]


Ciao, FB
--
"I saw something nasty in the woodshed!"
(Cold Comfort Farm, the film)

Giovanni Neiman

unread,
Mar 4, 2005, 8:17:58 PM3/4/05
to
Il Sat, 05 Mar 2005 00:41:19 GMT, FB <fam.baldu...@tin.it> ha
scritto:

>> Non è solo questione di termini, ma anche di generi degli stessi, o di


>> grammatica.
>"Famo a capisse".

famio a capisse, c'hai popo raggiorgio.


guarda, intendevo dire che nei dialetti spesso ci sono termini
assolutamente distanti da quello italiano. con radice totalmente
diversa, o origine semantica talmente remota da risultare quasi
impossibile lo scioglimento della "rotazione" che ha operato tale
trasformazione.

per i generi: in Sicilia c'è lo sticchio e la minchia, in Italia c'è
la fica (o figa) ed il cazzo.

FB

unread,
Mar 4, 2005, 8:22:51 PM3/4/05
to
On Sat, 05 Mar 2005 01:17:58 GMT, Giovanni Neiman wrote:

> Il Sat, 05 Mar 2005 00:41:19 GMT, FB <fam.baldu...@tin.it> ha
> scritto:
>
>>> Non è solo questione di termini, ma anche di generi degli stessi, o di
>>> grammatica.
>>"Famo a capisse".
>
> famio a capisse, c'hai popo raggiorgio.

Avevo capito. "Famo a capisse" mi pare una peculiarità grammaticale del
romanesco.


[...]


> per i generi: in Sicilia c'è lo sticchio e la minchia, in Italia c'è
> la fica (o figa) ed il cazzo.

Qui "minchia" è diffuso anche tra i giovani indigeni, ma solamente quale
interiezione, mai come sostantivo.


Ciao, FB
--
Conversation like television set on honeymoon: unnecessary.
(Murder by Death)

Giovanni Neiman

unread,
Mar 5, 2005, 12:21:36 AM3/5/05
to
Il Sat, 05 Mar 2005 01:22:51 GMT, FB <fam.baldu...@tin.it> ha
scritto:

>>>> Non è solo questione di termini, ma anche di generi degli stessi, o di
>>>> grammatica.
>>>"Famo a capisse".
>> famio a capisse, c'hai popo raggiorgio.
>Avevo capito. "Famo a capisse" mi pare una peculiarità grammaticale del
>romanesco.

ed io avevo risposto "fam_i_o a capisse".

Karla

unread,
Mar 5, 2005, 7:58:13 AM3/5/05
to
FB ha scritto:

> Qui, e probabilmente anche a Milano, si dice [by'ter] ([y] ==> "ü"). Se una
> persona dicesse "bür" nel mio dialetto, egli "dialettizzerebbe"
> ("dialettificherebbe"?) goffamente una parola italiana.

Perchč? In latino era butyrum e in greco boůtyron; [büttčr] o [bütěr]
sono piů vicini al latino, [bür] al italiano "burro" o al fr. antico
"burre".

k

FB

unread,
Mar 5, 2005, 9:50:55 AM3/5/05
to
On Sat, 05 Mar 2005 13:58:13 +0100, Karla wrote:

> FB ha scritto:
>
>> Qui, e probabilmente anche a Milano, si dice [by'ter] ([y] ==> "ü"). Se una
>> persona dicesse "bür" nel mio dialetto, egli "dialettizzerebbe"
>> ("dialettificherebbe"?) goffamente una parola italiana.
>

> Perchè?

Perché nel mio dialetto dicesi [by'ter], e ciò è noto, evidentemente, a
coloro che conoscono il dialetto. È come se uno dicesse "un goccin de vin"
invece di "un gottin de vin".


[...]


Ciao, FB
--
"Suppose I say I'm not interested."
"Does five hundred dollars interest you?"
"Very much."
"Then bring it: it's an expensive restaurant".
(The Cheap Detective)

Karla

unread,
Mar 8, 2005, 10:31:02 AM3/8/05
to
ADPUF ha scritto:

> Qua il burro si dice "spóngje", mi chiedo da dove arrivi
> questa parola.

Dallo sloveno "spongio".

Ti mando una ricetta della gubana salata, in antico sloveno:

Kakuo se ta gobanza diela
Kakuo se ta gobanza diela Imash testuo od kruha useti, inu povaliti s'
povalkan, inu idarze oriehove stuzhi, inu u' mortali ossoliti, potle
imah spongio odpustiti, inu zhebulo notar dieti, potle iderza s'jaizam
smieshane, grazdulie, zibibo, popar usse u'kup smieshati, inu pezh dieti
koker kroh.

Forse è meglio che ti mandi anche la traduzione. :-))

Come si fa la gubana
Devi prendere della pasta da pane e stenderla con il mattarello,
frantumare i gherigli di noci e salarli nel mortaio, dopo devi far
sciogliere il burro e mettervi la cipolla, poi i gherigli mescolati
all'uovo, l'uvetta, gli zibibbi, il pepe, mescolare tutto insieme e
mettere a cuocere come il pane.

k

Epimeteo

unread,
Mar 8, 2005, 11:04:49 AM3/8/05
to

"Karla" <nos...@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:422dc2e1$2...@x-privat.org...

> Come si fa la gubana
> Devi prendere della pasta da pane e stenderla con il mattarello,
> frantumare i gherigli di noci e salarli nel mortaio, dopo devi far
> sciogliere il burro e mettervi la cipolla, poi i gherigli mescolati
> all'uovo, l'uvetta, gli zibibbi, il pepe, mescolare tutto insieme e
> mettere a cuocere come il pane.

E poi mangiare questa immonda poltiglia?

Bleah!

Epimeteo


FB

unread,
Mar 8, 2005, 11:26:30 AM3/8/05
to

La gubana immonda poltiglia?!! La gubana, sgnappata ben bene, l'è bbòna.


Ciao, FB
--
"Are you sure an embryo parson should have a plane?"
"Everyone should have a plane!"

ADPUF

unread,
Mar 8, 2005, 4:20:18 PM3/8/05
to
on 17:26, martedì 08 marzo 2005 FB wrote:

>>> Come si fa la gubana
>>

>> E poi mangiare questa immonda poltiglia?
>
> La gubana immonda poltiglia?!! La gubana, sgnappata ben
> bene, l'è bbòna.


E poi, con una gubana vai avanti una settimana.


--
pecunia non olet, sed scarseggiat semper

ADPUF

unread,
Mar 8, 2005, 4:23:23 PM3/8/05
to
on 16:31, martedì 08 marzo 2005 Karla wrote:

>> Qua il burro si dice "spóngje", mi chiedo da dove arrivi
>> questa parola.
>
> Dallo sloveno "spongio".


E se invece loro l'avessero preso da noi?

ADPUF

unread,
Mar 8, 2005, 4:24:04 PM3/8/05
to
on 17:26, martedì 08 marzo 2005 FB wrote:

>> E poi mangiare questa immonda poltiglia?
>
> La gubana immonda poltiglia?!! La gubana, sgnappata ben
> bene, l'è bbòna.


Ah, ma quella lì è salata, mai provata a dire il vero.

FB

unread,
Mar 8, 2005, 4:28:13 PM3/8/05
to
On Tue, 08 Mar 2005 21:20:18 GMT, ADPUF wrote:

> on 17:26, martedě 08 marzo 2005 FB wrote:
>
>>>> Come si fa la gubana
>>>
>>> E poi mangiare questa immonda poltiglia?
>>
>> La gubana immonda poltiglia?!! La gubana, sgnappata ben

>> bene, l'č bbňna.


>
>
> E poi, con una gubana vai avanti una settimana.

Ma devi sgnapparla con regolaritŕ, sennň non ci si diverte.


Ciao, FB
--
Mrs. Palmer, in her way, was equally angry. 'She was determined to drop his
acquaintance immediately, and she was very thankful that she had never been
acquainted with him at all'. (Jane Austen)

Karla

unread,
Mar 9, 2005, 6:51:57 AM3/9/05
to
ADPUF ha scritto:

> on 16:31, martedì 08 marzo 2005 Karla wrote:
>
>
>>>Qua il burro si dice "spóngje", mi chiedo da dove arrivi
>>>questa parola.
>>
>> Dallo sloveno "spongio".
>
>
>
> E se invece loro l'avessero preso da noi?
>
Mi sembra un po' difficile, visto che in latino era "butyrum" e in
greco "boùtyron".

Però ricordo che, in un vecchio filone, avevamo parlato di "pantofola" e
qualcuno aveva trovato un' origine dal francese "pantufle". In seguito
ho letto, in un libro di Henriette Walter, che "pantufle" fu introdotto
in Francia, dall'italiano, al tempo di Caterina de' Medici. :-))

k

Kamera^obsQura

unread,
Mar 15, 2005, 10:41:17 AM3/15/05
to
"Pialbo" <pia...@despammed.com> wrote in message news:<tH2Wd.62273$QG6.1...@twister2.libero.it>...
> Francesco S. wrote:
> > Credo che ai castelli qualche eco del buon romanesco di un tempo si
> > possa cogliere. Tempo fa volevo organizzare una lettura di sonetti a
> > Frascati.
>
> non so se si possa definire romanesco il dialetto parlato da un nemese o da
> un genzanese...

Va beh, non in tutti i paesi dei catelli, è ovvio.....hai mai sentito,
però, parlare un monteporziano?
Io credo che sia il dialetto dei castelli più vicino al vecchio
romanesco.

Un saluto

Kamera^obsQura

Enrico C

unread,
Mar 24, 2005, 7:23:27 AM3/24/05
to
On Mon, 07 Mar 2005 22:22:07 GMT, ADPUF wrote on
it.cultura.linguistica.italiano :

> Io ho letto che un tempo il romanesco era di tipo italico
> meridionale (piů simile al napoletano), poi la presenza di
> papi toscani (Rinascimento e oltre) ne ha modificato in
> quel senso la parlata.

A proposito: nel basso Lazio, da Latina in giů, la calata č decisamente
meridionale, imho.

--
Enrico C

ADPUF

unread,
Mar 24, 2005, 4:37:27 PM3/24/05
to
on 13:23, giovedì 24 marzo 2005, Enrico C wrote:

>> Io ho letto che un tempo il romanesco era di tipo italico

>> meridionale (più simile al napoletano), poi la presenza di


>> papi toscani (Rinascimento e oltre) ne ha modificato in
>> quel senso la parlata.
>

> A proposito: nel basso Lazio, da Latina in giù, la calata è
> decisamente meridionale, imho.


Però la provincia di Latina in pianura è piena di veneti e
friulani emigrati dopo le bonifiche.

--
"Mors tua, mors mea, sed post."
-- ADPUF

maisele

unread,
Mar 25, 2005, 10:48:04 AM3/25/05
to
"Enrico C" <use_reply...@despammed.com> wrote
> Giovanni Neiman wrote on

> > * che devo _da_ fa'?
> Molto più comune "che devo fa'", secondo me.

Si, ma "che c'ho da fa'?" e' altrettanto comune.

<:3)-


--
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