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Sono contento che ti sia piaciuto?...

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LAB

unread,
Mar 29, 2016, 11:50:16 AM3/29/16
to
Leggo in questo pdf (scusate per la lunghezza del link, ma più corto non
sono riuscito a farlo funzionare):

http://www.cla.unipr.it/includes/filedownload.asp?sFile=congiuntivo-b2.pdf&sSection=msg

"AGGETTIVI. Ansioso, attento, felice, lieto, impaziente, timoroso.
. Sono felice che il regalo ti sia piaciuto."

Io ero convinto che, poiché si esprime la certezza che è piaciuto, si
dovesse usare l'indicativo:

Sono felice che ti è piaciuto.

Sono felice per il fatto che ti è piaciuto.

"Che", tra l'altro, dovrebbe essere "ché", cioè perché.

Che ne pensate?
Grazie
Gianluca

Maurizio Pistone

unread,
Mar 29, 2016, 11:56:38 AM3/29/16
to
LAB <n...@mail.com> wrote:

> "AGGETTIVI. Ansioso, attento, felice, lieto, impaziente, timoroso.
> . Sono felice che il regalo ti sia piaciuto."
>
> Io ero convinto che, poiché si esprime la certezza che è piaciuto, si
> dovesse usare l'indicativo:
>
> Sono felice che ti è piaciuto.
>
> Sono felice per il fatto che ti è piaciuto.
>
> "Che", tra l'altro, dovrebbe essere "ché", cioè perché.

no, che, congiunzione

si tratta di una sorta di estensione della frase oggettiva, "sono
felice" viene considerato comme un'unica forma reggente, come "credo"
spero" ecc.

in ogni vaso,a me suona bene il congiuntivo


--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it

LAB

unread,
Mar 29, 2016, 1:31:38 PM3/29/16
to
Credo che ti sia piaciuto,
Spero che ti sia piaciuto

non esprimono certezza. Qui sono d'accordo, non ho dubbi.


--


----Android NewsGroup Reader----
http://usenet.sinaapp.com/

Klaram

unread,
Mar 29, 2016, 2:08:59 PM3/29/16
to
LAB ha pensato forte :
> Credo che ti sia piaciuto,
> Spero che ti sia piaciuto
>
> non esprimono certezza. Qui sono d'accordo, non ho dubbi.

Ne abbiamo parlato spesso.
Questa affermazione che il congiuntivo esprima incertezza e
l'indicativo certezza è un'affermazione generale e non va presa sempre
alla lettera.
Ci sono dei verbi che reggono il congiuntivo e altri l'indicativo,
puoi trovarne degli elenchi su qualsiasi grammatica.

L'espressione "sono contento che" vuole il congiuntivo.
Come in "sono felice che tu stia bene", nessuno mette in dubbio che il
soggetto sia felice, ma quell'espressione lì vuole il congiuntivo.

k

edi'®

unread,
Mar 29, 2016, 3:59:44 PM3/29/16
to
Il 29/03/2016 20.09, Klaram ha scritto:

> Ne abbiamo parlato spesso.
> Questa affermazione che il congiuntivo esprima incertezza e l'indicativo
> certezza è un'affermazione generale e non va presa sempre alla lettera.
> Ci sono dei verbi che reggono il congiuntivo e altri l'indicativo, puoi
> trovarne degli elenchi su qualsiasi grammatica.
>
> L'espressione "sono contento che" vuole il congiuntivo.
> Come in "sono felice che tu stia bene", nessuno mette in dubbio che il
> soggetto sia felice, ma quell'espressione lì vuole il congiuntivo.

Senz'altro.
Però, giusto per fare quattro chiacchiere, accentando il /che/ come
proponeva l'OP il senso cambia un po' e subentra l'indicativo:
- sono contento ché ti è piaciuto.

E.D.

edevils

unread,
Mar 29, 2016, 4:08:28 PM3/29/16
to
On 29/03/2016 19:31, LAB wrote:
> Credo che ti sia piaciuto,
> Spero che ti sia piaciuto
>
> non esprimono certezza. Qui sono d'accordo, non ho dubbi.

Insomma, sei certo che sia così. :)

Il problema è che alcuni verbi esprimono in ogni caso una valutazione
soggettiva da parte del soggetto del verbo. Che sia di certezza o di
dubbio, poco importa.


"Mario è convinto che la Terra sia piatta".

"Giovanna era sicurissima che suo marito la tradisse."

"Alcuni ritengono che il congiuntivo sia un arnese superato".

"Pippo pensa che Clarabella sia bellissima".

"Clarabella dubita che Orazio la ami".



Viceversa, altri verbi ci comunicano un cognizione oggettiva.

"Leopoldo sa che Eleonora dovrà partire."

"Ho appreso che la partita era truccata".

In questi casi, non viene espressa una valutazione da parte del soggetto
ma un dato conosciuto.







Giacobino da Tradate

unread,
Mar 29, 2016, 5:49:35 PM3/29/16
to
Il 29/03/2016 17.50, LAB ha scritto:

> Sono felice che il regalo ti sia piaciuto."

> Io ero convinto che, poiché si esprime la certezza che è piaciuto, si
> dovesse usare l'indicativo

Hitler avrebbe potuto dire cosi', in quanto i suoi desideri erano
ordini. Ma un donante normale non aveva alcuna certezza a priori che il
regalo sarebbe stato apprezzato.

Nella frase "apprezzo che ti sia piaciuto" il congiuntivo esprime
l'incertezza, la trepidazione che precedeva la consegna del regalo.

Per lo stesso motivo e' parimenti giusto il caso opposto: "sono desolato
che non ti sia piaciuto".











---
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Maurizio Pistone

unread,
Mar 29, 2016, 6:54:02 PM3/29/16
to
edi'® <zo...@tiscali.it> wrote:

> Però, giusto per fare quattro chiacchiere, accentando il /che/ come
> proponeva l'OP il senso cambia un po' e subentra l'indicativo:
> - sono contento ché ti è piaciuto.

non è il ché <= perché causale; se fosse quello, ci vorrebbe
l'indicativo

è il che che regge una subordinata generica, o per meglio dire, una
subordinata oggettiva, termine che ha un'estensione molto più ampia di
quella di complemento oggetto

"sono contento che" è costruito sul modello di "so che", "credo che"
ecc.

Bruno Campanini

unread,
Mar 30, 2016, 3:11:59 AM3/30/16
to
After serious thinking Giacobino da Tradate wrote :
> Il 29/03/2016 17.50, LAB ha scritto:
>
>> Sono felice che il regalo ti sia piaciuto."
>
>> Io ero convinto che, poiché si esprime la certezza che è piaciuto, si
>> dovesse usare l'indicativo
>
> Hitler avrebbe potuto dire cosi', in quanto i suoi desideri erano ordini. Ma
> un donante normale non aveva alcuna certezza a priori che il regalo sarebbe
> stato apprezzato.
>
> Nella frase "apprezzo che ti sia piaciuto" il congiuntivo esprime
> l'incertezza, la trepidazione che precedeva la consegna del regalo.
>
> Per lo stesso motivo e' parimenti giusto il caso opposto: "sono desolato che
> non ti sia piaciuto".

Non mi rivolgo solo a te...

Non voglio essere irriverente, ma a me appaiono risibili
i tentativi di esporre a oltranza, in circostanze come
questa, i motivi, le regolette, le eccezioni che
giustificano l'uso del congiuntivo.
Proverei la stessa sensazione se qualcuno cercasse di
spiegarmi perché in una sinfonia di Beethoven ad ogni
nota ne segue un'altra ben determinata, e ci sta bene
solo quella.
Si tratta di musica, si tratta di una proprietà,
la musicalità, insita in tutti i liguaggi,
scritti o sonori che siano.
È una proprietà che noi facciamo molta fatica a definire,
una proprietà che intender la può chi non la prova.

Datemi pure del razzista... ma al mondo
ci sono anche i "sordi".

Bruno

LAB

unread,
Mar 30, 2016, 3:41:39 AM3/30/16
to
Giacobino da Tradate:
>> Nella frase "apprezzo che ti sia piaciuto" il congiuntivo esprime
l'incertezza, la trepidazione che precedeva la consegna del regalo.

Questa č la motivazione che mi piace di pių, semplice e convincente! :-)


Roger

unread,
Mar 30, 2016, 3:49:34 AM3/30/16
to
Bruno Campanini ha scritto:
Non so cosa intendi dire con questo messaggio.
Però tu scrivi "Proverei la stessa sensazione se qualcuno cercasse..."
applicando correttamente quelle regolette che, alcune righe più sopra,
definisci risibili

--
Ciao,
Roger
--
"C'è solo una cosa che si frappone tra me e la grandezza. E sono io"
(Woody Allen, 21/12/2005)

Bruno Campanini

unread,
Mar 30, 2016, 5:10:19 AM3/30/16
to
Roger wrote :
1 - ho definito risibili i tentativi di spiegare a oltranza
le regolette ai "sordi".
2 - io le "regolette" le applico non perché le conosca (o conosco),
ma perché non son "sordo".

Ma tu pensaci bene: quando ti viene il dubbio su un tempo
o un modo verbale, cosa fai? pensi alle regolette o col
pensiero distingui nella tua mente qual è il suono migliore?
Io credo, per quel che ti conosco, sia molto più frequente
la seconda ipotesi.
E se uno nel pensier non si sa fingere quel suono che fa?
il cor gli si spaura? ricorre alla regoletta e alla sua
selva d'eccezioni? Beh deve avere allora nel cervello un
bel database di rapida consultazione...

Io, per come la vedo io, senza la musica mi parrebbe di viver
in un mondo senza colori.

Bruno



Bruno

edevils

unread,
Mar 30, 2016, 5:34:33 AM3/30/16
to
Certamente i native speaker usano la forma giusta perché la sentono
giusta, non in base a chissà quale ragionamento.
D'altra parte è anche possibile fare un'analisi della "musica" e tentare
di rintracciare le sue logiche interne :)

Klaram

unread,
Mar 30, 2016, 7:45:19 AM3/30/16
to
Scriveva LAB mercoledì, 30/03/2016:
> Giacobino da Tradate:
> >> Nella frase "apprezzo che ti sia piaciuto" il congiuntivo esprime
> l'incertezza, la trepidazione che precedeva la consegna del regalo.
>
> Questa è la motivazione che mi piace di più, semplice e convincente! :-)

Andiamo anche ad analizzare la trepidazione che precedeva la consegna
del regalo? Non ti sembra un po' esagerato?

Se regalo una ciofeca a uno che mi è antipatico, e se per caso gli è
piaciuta, io (ipocritamente) dico "sono contenta che ti sia piaciuto",
dov'è la trepidazione che precedeva ecc.ecc.?

"Se vuoi venire, mi fai piacere", "se volessi venire mi faresti
piacere" dov'è l'incertezza?
Sono corrette entrambe, si tratta di registri diversi, talvolta di
forme di cortesia.

Come:
"sono contento che ti sia piaciuto" formale e corretto,
"sono contento che ti è piaciuto" colloquiale e più sciatto.

k

Roger

unread,
Mar 30, 2016, 8:46:38 AM3/30/16
to
Bruno Campanini ha scritto:
> Roger wrote :

> [...]

>> Non so cosa intendi dire con questo messaggio.
>> Però tu scrivi "Proverei la stessa sensazione se qualcuno cercasse..."
>> applicando correttamente quelle regolette che, alcune righe più sopra,
>> definisci risibili

> 1 - ho definito risibili i tentativi di spiegare a oltranza
> le regolette ai "sordi".
> 2 - io le "regolette" le applico non perché le conosca (o conosco),
> ma perché non son "sordo".

In effetti tu definivi risibili i "tentativi" di esporre le regolette,
non
le regolette stesse, anche se definendole "regolette" ne declassi
sicuramente la
valenza.

> Ma tu pensaci bene: quando ti viene il dubbio su un tempo
> o un modo verbale, cosa fai? pensi alle regolette o col
> pensiero distingui nella tua mente qual è il suono migliore?
> Io credo, per quel che ti conosco, sia molto più frequente
> la seconda ipotesi.

Esattamente, però cerco anche di capire il perché e a volte ricorro
anche a questo gruppo per vedere se il mio orecchio falla o se devo
ricorrere all'Amplifon :-)

edi'®

unread,
Mar 30, 2016, 11:20:41 AM3/30/16
to
Il 30/03/2016 00.53, Maurizio Pistone ha scritto:

>> Però, giusto per fare quattro chiacchiere, accentando il /che/ come
>> proponeva l'OP il senso cambia un po' e subentra l'indicativo:
>> - sono contento ché ti è piaciuto.
>
> non è il ché <= perché causale; se fosse quello, ci vorrebbe
> l'indicativo
>
> è il che che regge una subordinata generica, o per meglio dire, una
> subordinata oggettiva, termine che ha un'estensione molto più ampia di
> quella di complemento oggetto
>
> "sono contento che" è costruito sul modello di "so che", "credo che"
> ecc.

Forse non mi sono spiegato... che la frase proposta dall'OP voglia il
congiuntivo non ci piove, così come è chiaro che quel /che/ è una
congiunzione.
Ma cambiando la frase e inserendo un (per)ché, ottengo
"sono contento perché ti è piaciuto" (o "ché ti è piaciuto").

E.D.

Maurizio Pistone

unread,
Mar 30, 2016, 12:42:17 PM3/30/16
to
edi'® <zo...@tiscali.it> wrote:

> Forse non mi sono spiegato... che la frase proposta dall'OP voglia il
> congiuntivo non ci piove, così come è chiaro che quel /che/ è una
> congiunzione.
> Ma cambiando la frase e inserendo un (per)ché, ottengo
> "sono contento perché ti è piaciuto" (o "ché ti è piaciuto").

certo, è una frase diversa costruita in modo diverso

edevils

unread,
Mar 30, 2016, 1:59:51 PM3/30/16
to
On 29/03/2016 22:08, edevils wrote:
> On 29/03/2016 19:31, LAB wrote:
>> Credo che ti sia piaciuto,
>> Spero che ti sia piaciuto
>>
>> non esprimono certezza. Qui sono d'accordo, non ho dubbi.
>
> Insomma, sei certo che sia così. :)
>
> Il problema è che alcuni verbi esprimono in ogni caso una valutazione
> soggettiva da parte del soggetto del verbo. Che sia di certezza o di
> dubbio, poco importa.
>
>
> "Mario è convinto che la Terra sia piatta".
>
> "Giovanna era sicurissima che suo marito la tradisse."

Che rimane la forma preferibile nello stile formale, direi, sebbene
l'indicativo sia molto frequente nel parlato e anche nello scritto,
quando ci sono aggettivi che esprimono certezza.

Secondo l'articolo sull'uso del congiuntivo sul sito Treccani, addirittura,

"...con aggettivi indicanti certezza (certo, convinto, chiaro, evidente,
ovvio, sicuro, ecc.) domina l’indicativo..."

http://www.treccani.it/enciclopedia/uso-del-prontuario-congiuntivo_(Enciclopedia_dell'Italiano)/

Bisogna vedere cosa s'intende con "domina". Statisticamente, senza
dubbio. Però il sapore è comunque più discorsivo.






> "Alcuni ritengono che il congiuntivo sia un arnese superato".
>
> "Pippo pensa che Clarabella sia bellissima".
>
> "Clarabella dubita che Orazio la ami".





> Viceversa, altri verbi ci comunicano un cognizione oggettiva.
>
> "Leopoldo sa che Eleonora dovrà partire."
>
> "Ho appreso che la partita era truccata".
>
> In questi casi, non viene espressa una valutazione da parte del soggetto
> ma un dato conosciuto.




Per quanto riguarda il caso della domanda iniziale, "sono contento che"
ecc. ecc., nel registro formale è richiesto il congiuntivo (i più bravi
spiegheranno in virtù di quali logiche) ma l'articolo della Treccani
ricorda anche l'uso dell'indicativo nella lingua di tutti i giorni.

===

Su un livello diafasicamente più basso, l’indicativo trova spesso spazio
accanto al congiuntivo:

(a) con nomi e aggettivi fortemente fattuali (fatto, notizia, certezza,
ecc. e convinto, sicuro, certo, vero, ecc.);

(b) con verbi, nomi e aggettivi che esprimono uno stato d’animo (cioè un
fatto): dispiacer(si), sorprender(si), spaventar(si), esasperar(si), ecc.:

(28) mi dispiace che non sia / sei venuto

(c) con nomi come peccato, piacere, fortuna, rabbia, vergogna, ecc.:

(29) (è un) peccato che abbia / ha piovuto

(d) con aggettivi come contento, felice, orgoglioso, soddisfatto,
sorpreso, ecc.:

(30) sono contento che sia / sei venuto


http://www.treccani.it/vocabolario/diafasia/
diafaṡìa s. f. [comp. di dia- e del gr. ϕάσις «l’atto del parlare»]. –
In linguistica, il complesso delle variazioni del sistema di una lingua
dipendenti dal contesto situazionale in cui avviene la comunicazione (e
quindi in stretto rapporto con i varî registri: v. registro, n. 3 b),
considerato come oggetto di analisi.
====================================

Bruno Campanini

unread,
Mar 30, 2016, 8:15:25 PM3/30/16
to
Roger was thinking very hard :
> Bruno Campanini ha scritto:
>> Roger wrote :
>
>> [...]
>
>>> Non so cosa intendi dire con questo messaggio.
>>> Però tu scrivi "Proverei la stessa sensazione se qualcuno cercasse..."
>>> applicando correttamente quelle regolette che, alcune righe più sopra,
>>> definisci risibili
>
>> 1 - ho definito risibili i tentativi di spiegare a oltranza
>> le regolette ai "sordi".
>> 2 - io le "regolette" le applico non perché le conosca (o conosco),
>> ma perché non son "sordo".
>
> In effetti tu definivi risibili i "tentativi" di esporre le regolette, non
> le regolette stesse, anche se definendole "regolette" ne declassi sicuramente
> la
> valenza.
No, no, no!
Non declasso proprio niente.
Avevo in mente quei 6/7 sotto-casi prima esposti da edevils,
e se ho dato l'impressione di declassarli allora mi sono
espresso proprio male.
Potrà valere come penitenza la rinuncia per una settimana
alla cioccolata in tazza ottenuta "dinamizzando" lentamente
a fuoco basso ottimo cioccolato, zucchero e fecola di patata?

Bruno

edevils

unread,
Mar 31, 2016, 5:13:38 AM3/31/16
to
On 31/03/2016 02:15, Bruno Campanini wrote:
> Roger was thinking very hard :
>> Bruno Campanini ha scritto:
>>> Roger wrote :
>>
>>> [...]
>>
>>>> Non so cosa intendi dire con questo messaggio.
>>>> Però tu scrivi "Proverei la stessa sensazione se qualcuno cercasse..."
>>>> applicando correttamente quelle regolette che, alcune righe più sopra,
>>>> definisci risibili
>>
>>> 1 - ho definito risibili i tentativi di spiegare a oltranza
>>> le regolette ai "sordi".
>>> 2 - io le "regolette" le applico non perché le conosca (o conosco),
>>> ma perché non son "sordo".
>>
>> In effetti tu definivi risibili i "tentativi" di esporre le regolette,
>> non
>> le regolette stesse, anche se definendole "regolette" ne declassi
>> sicuramente la
>> valenza.
> No, no, no!
> Non declasso proprio niente.
> Avevo in mente quei 6/7 sotto-casi prima esposti da edevils,
> e se ho dato l'impressione di declassarli allora mi sono
> espresso proprio male.


Ad ogni modo, se capisco quel che intendi dire, penso di essere
d'accordo. Cioè, prima viene il buon italiano che i parlanti
percepiscono quasi come una musica, che si impara anzitutto ascoltandola
e ripetendola... poi in seconda battuta i tentativi, più o meno validi,
di cristallizzare le "regole".

marias...@gmail.com

unread,
Mar 12, 2020, 10:06:42 AM3/12/20
to
Sono contenta che sei li'

Klaram

unread,
Mar 12, 2020, 12:33:45 PM3/12/20
to
Klaram il 12/03/2020 ha scritto:
> Maria...@gmail.com ha scritto:

> Sono contenta che sei li'

Contenti voi...

(lì si scrive con l'accento e sarebbe preferibile il congiuntivo)

k
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