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Termini stranieri e italiano (in ambito informatico)

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Giorgio D'Anna

unread,
Dec 31, 2001, 11:17:14 PM12/31/01
to
Salve,

E' il primo messaggio che invio a questo gruppo di
discussione.

Scrivo per sottoporvi un mio lavoro:
"Vademecum per la traduzione e l'adattamento in
italiano dei foriesterismi del linguaggio
informatico (bozza)"

collegamenti (uno vale l'altro):

-http://www.maxstirner.net/dizio.html
-http://giannid.interfree.it/dizio.html


L'ho realizzato in una dozzina di ore, quindi e'
molto approssimativo. E dovrete anche passare sopra
all'ingenuita' dei miei discorsi: io non ho mai
avuto voglia di studiare, neanche le cose che mi
interessano: tutto quello che faccio lo improvviso.

Di gente strana ce n'e' al mondo, non trovate?

In compenso, ho sempre avuto il talento per le
questioni linguistiche, anche se non so pressoche'
nulla di linguistica in senso stretto.

Premesso cio', capirete perche', dopo aver trovato
in rete un lavoro simile al mio (quello di Dario
de Judicibus), abbia pensato bene di non inviare
piu' il presente messaggio.

Poi pero' sono successe due cose: uno, mi sono
accorto che il dizionario di De Judicibus contiene
molte meno voci delle mie (io mi aggiro sulle 180),
e risale presumibilmente al 1998; due, non ho
trovato, sulla Rete, altri progetti simili.

E, dunque, mi sono fatto coraggio.

Se qualcuno vorra' darmi qualche consiglio o fornire
dei contributi, ne saro' lieto.

Io, in ogni caso, portero' avanti il mio progetto
e cerchero' di pubblicizzarlo, almeno che non
trovi qualcuno che sia piu' preparato di me
(ci vuole poco) ed abbia gia' pronto un lavoro piu'
accurato del mio.

E' pur vero, pero', che non e' l'accuratezza che mi
interessa, ne' l'eleganza, ma piuttosto l'efficacia
nel raggiungere l'obiettivo che voglio prefiggermi:
limitare l'impiego delle parole straniere (per ora,
solo ed esclusivamente in ambito informatico)
diffondendo dei validi termini alternativi in italiano.

Per questo, il documento che ho messo in piedi ha
poco a che vedere con un dizionario: e l'ho chiamato,
appunto, vademecum -- ma si potrebbe dire prontuario.

Ripeto, e concludo, che ho potuto avvalermi solo
della mia ignoranza, della mia ingenuita', della mia
arroganza, e del mio talento.

E' tutto improvvisato e realizzato senza nemmeno
sapere se esistesse gia' qualcosa di analogo e
senza neanche conoscere questo gruppo di discussione.

Abbiate pieta'.


Ciao.

G.d'A.

P.S.: tenete sempre presente che tutto quello che ho
detto non e' piu' valido nel caso che esista gia' un
progetto analogo al mio; non ho la preparazione
necessaria e, dunque, mi sono fatto avanti solo perche',
per quello che (non) ho trovato a giro per Internet,
mi sembra di essere l'unico interessato a portare
avanti un progetto di questo tipo.


Vitt

unread,
Jan 1, 2002, 4:25:00 AM1/1/02
to
Giorgio D'Anna nel messaggio <eLaY7.5216$%B.19...@twister2.libero.it>
ha scritto:

>Se qualcuno vorra' darmi qualche consiglio o fornire
>dei contributi, ne saro' lieto.

Un dubbio su "foriesterismi".

--
Bye
Vitt

Giuseppe Ranoia

unread,
Jan 1, 2002, 5:12:54 AM1/1/02
to

"Giorgio D'Anna" <nih...@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:eLaY7.5216$%B.19...@twister2.libero.it...

> Salve,
>
> E' il primo messaggio che invio a questo gruppo di
> discussione.
>
> Scrivo per sottoporvi un mio lavoro:
> "Vademecum per la traduzione e l'adattamento in
> italiano dei foriesterismi del linguaggio
> informatico (bozza)"
>
> collegamenti (uno vale l'altro):
>
> -http://www.maxstirner.net/dizio.html
> -http://giannid.interfree.it/dizio.html
>
>
> L'ho realizzato in una dozzina di ore, quindi e'
> molto approssimativo. E dovrete anche passare sopra
> all'ingenuita' dei miei discorsi: io non ho mai
> avuto voglia di studiare, neanche le cose che mi
> interessano: tutto quello che faccio lo improvviso.

Evviva la sincerità!!!! :-))))

Una prece! Auguri di felicità a te e buon lavoro!!!! Giuseppe.

Giorgio D'Anna

unread,
Jan 1, 2002, 7:17:26 PM1/1/02
to

"Vitt" <v.m...@iol.it> ha scritto nel messaggio
news:a7v23ukjkog6tngq0...@4ax.com...

> Un dubbio su "foriesterismi".

Si', hai ragione, mi si e' un po' attorcigliata la lingua!
E non mi ero accorto che era sbagliato.
La forma corretta e' naturalmente forestierismi, da forestiero.
Provvedero' alla dovuta correzione.

Grazie.
Ciao.

G.d'A.

Marco Cimarosti

unread,
Jan 2, 2002, 10:51:05 AM1/2/02
to
Giorgio D'Anna ha scritto:

> Scrivo per sottoporvi un mio lavoro:
> "Vademecum per la traduzione e l'adattamento in
> italiano dei foriesterismi del linguaggio
> informatico (bozza)"
>
> collegamenti (uno vale l'altro):
>
> -http://www.maxstirner.net/dizio.html
> -http://giannid.interfree.it/dizio.html

Temo che sia una lotta contro i mulini a vento... Una volta che un
termine tecnico ha preso piede è difficilissimi estirparlo, e
l'informatica italiana ha ormai scelto di mantenere la terminologia
inglese nella maggior parte dei casi.

Comunque, per quel che vale, ecco qualche mio commento sulla tua
lista:

> buffer = cuscinetto

"Tampone"? "Magazzino"?

> database = basedati

"Base dati". In generale, perché tanti termini della tua lista
sonoscrittituttiattaccati? L'italiano non è mica il tedesco...

> desktop = desco, scrivania

"Desco" mi fa pensare a cavalieri ed armature. "Scrivania" è termine
già consolidato.

> display = schermo

"Schermo" non rende bene tutte le accezioni di "display". Ad esempio,
il piccolo display di una calcolatrice o di un modem non si può
chiamare "schermo". E poi schermo traduce già "screen".

> driver = conducente

Il calco non rende. "Modulo di controllo (del dispositivo)"?

> emoticon = emoticona

"Faccina" (termine già consolidato).

> to exploit = esplicare
> exploit = esplicazione (di un attacco basato su una falla nella sicurezza)

Che c'entra "esplicare"? Direi "sfruttare" e "sfruttamento".

> file = filza

Per me "filza" tradurrebbe "string". Direi "file" o "archivio".

> file system = infilzatura, sistema d'infilzamento

Molto cyber-splatter!

> firewall = tagliafuoco

"Bastione"? "Firewall"? O, letteralmente, "muro di fuoco"?

> to flush = sciacquare

"Rilasciare"?

> font = carattere, tipo

Entrambi sono termini informatici usatissimi ma con significato
completamente diverso (carattere = character, tipo = type) e si
prestano dunque a ogni sorta di equivoci. Ad es. "the font supports
Cyrillic characters" = "il carattere supporta i caratteri cirillici"
(???); "the Font type" = "il tipo Tipo" (???).

Io lascerei "font" oppure adotterei il poetico

"piombo",

che, farina del sacco di Maurizio Pistone, e che ha già cominciato a
circolare su it.cultura.linguistica(.italiano).

> handshake = confabulazione

"Stretta di mano", "accordo"?

> hardware = hardware

A me piacerebbe tanto "componente fisica", abbreviabile in "fisica".
Un hardwarista sarebbe dunque un "fisico". Vedi anche voce "software".
Ma probabilmente non c'è più speranza: bisognava pensarci vent'anni
fa.

> hash = impronta

Che c'entra l'impronta? Lascerei "hash", oppure tradurrei "pasticcio",
"spezzatino".

> interrupt = interruttore

"Interruzione"?

> layout = impaginatura, vista

"Impaginazione" (termine già consolidato nella grafica).

> menu (franc.) = minuto

Che c'è che non va in "menù"? L'unico dubbio è se scrivere o no
l'accento.

> mirror = mirror

"Riflesso"?

> mouse = mouse

"Top(olin)o"?

> online = inlinea

"On line = in linea": non c'è ragione di scrivererlo attaccato, né in
inglese né in italiano.

> to pipe = incanalare, riindirizzare

"Reindirizzare"! Le due I vicine sono orribili.

> to port = trasporre (da una piattaforma all'altra)

"Portare" (termine già consolidato).

> to reboot = riavviare, resettare
> to reset = resettare

"Resettare"!? Allora perché non "reboottare? "Riavviare" va bene ed è
termine già consolidato.

> to redirect = riindirizzare
> redirector = riindirizzatore

"Reindirizzare/-atore"

> script = script, procedura

"Procedura" è già usato con diverso significato ("the procedure").

> slot = incastro

"Banchina"?

> software = software

A me piacerebbe tanto "componente logica", abbreviabile in "logica".
Un softwarista sarebbe dunque un "logico". Vedi anche voce "hardware".
Ma probabilmente non c'è più speranza: bisognava pensarci vent'anni
fa.

> source = sorgente

Maschile o femminile? Al maschile è già voce consolidata

> trojan = troiano

"Cavallo di Troia"?

> to upload = apporre, apportare

"Caricare"? (Se download si dice "scaricare"...)

--- * --- * ----

Colgo l'occasione per proporre la mia traduzione del termine "case",
così definito dal Glossario di Unicode
(<http://www.unicode.org/glossary/>:

"Feature of certain alphabets where the letters have two distinct
forms. These variants, which may differ markedly in shape and size,
are called the _uppercase_ letter (also known as _capital_ or
_majuscule_) and the _lowercase_ letter (also known as _small_ or
_minuscule_)."

["Caratteristica di certi alfabeti, le cui lettere hanno due forme
distinte. Queste varianti, talvolta ben diverse l'una dall'altra per
forma e dimensione, si chiamano lettera _uppercase_ (detta anche
_capital_ o _majuscule_) e lettera _lowercase_ (detta anche _small_ o
_minuscule_)."]

Il termine "case" (letteralmente, "cassetto") è un neologismo moderno
estratto dai termini "lowercase" (minuscolo) e "uppercase"
(maiuscolo), i quali sono presi dal gergo della tipografia d'altri
tempi.

Quando ancora si usava la composizione tipografica a caratteri mobili,
i tipi di piombo erano conservati in speciali cassetti a scomparti. In
questi cassetti, le lettere minuscole (più frequenti) erano sistemate
nella parte bassa del cassetto (più accessibile all'operaio addetto
alla composizione) mentre le maiuscole (più rare) erano sistemate
nella parte più alta.

In informatica (in particolare in Unicode) il termine si ricollega a
un'intera famiglia di termini correlati da loro:

- case: la caratteristica di una lettera di essere maiuscola o
minuscola;
- uppercase: maiuscola;
- lowercase: minuscola;
- titlecase (neologismo specifico di Unicode): mezza maiuscola e mezza
minuscola (come ad es. la lettera "Nj" della lingua croata), così
detta perché, in inglese, quasi tutte le parole di un titolo hanno
l'iniziale maiuscola;
- cased: lettera che può maiuscola o minuscola (come ad es. le lettere
degli alfabeti europei);
- caseless: lettera né maiuscola né minuscola (come ad es. le lettere
degli alfabeti extraeuropei);
- case sensitive: di situazione in cui una maiuscole è considerata
distinta dalla corrispondente minuscola (ad es., se cerco "Ciao" trovo
"Ciao" ma NON trovo "ciao", "CIAO", "ciAo", ecc.);
- case insensitive: di situazione in cui una maiuscole è considerata
equivalente alla corrispondente minuscola (ad es., se cerco "Ciao"
trovo sia "Ciao" sia "ciao", "CIAO", "ciAo", ecc.).

Anche i tipografi italiani usavano un tempo i termini "cassa alta" e
"cassa bassa" (uno dei due, nella forma "bassacassa", si trova anche
sull'edizione 2002 dello Zingarelli). Sulla scorta di questo
precedente storico, proporrei di tradurre i neologismi inglesi sopra
elencati con degli esatti calchi:

- case: "cassa";
- uppercase (letter): "(lettera) maiuscola", "(lettera di) cassa
alta";
- lowercase (letter): "(lettera) minuscola", "(lettera di) cassa
bassa";
- titlecase (letter): "(lettera di) cassa alto-bassa", "(lettera di)
cassa mista";
- cased (alphabet): "(alfabeto) con cassa";
- caseless (alphabet): "(alfabeto) senza cassa";
- case sensitive (search): "(ricerca) a casse distinte", "(ricerca)
con distinzione di cassa";
- case insensitive (search): "(ricerca) a casse indistinte",
"(ricerca) senza distinzione di cassa".

Commenti?

Ciao.
Marco

Alessandro "Tagt the Spellcaster" Valli

unread,
Jan 2, 2002, 2:00:48 PM1/2/02
to
"Marco Cimarosti" <marco.c...@europe.com> ha scritto nel messaggio
news:1604968.02010...@posting.google.com...

> > buffer = cuscinetto
>
> "Tampone"? "Magazzino"?

Ottimi entrambi.

> > database = basedati
>
> "Base dati". In generale, perché tanti termini della tua lista
> sonoscrittituttiattaccati? L'italiano non è mica il tedesco...

D'accordissimo.

> > desktop = desco, scrivania
>
> "Desco" mi fa pensare a cavalieri ed armature. "Scrivania" è termine
> già consolidato.

Verissimo.

> > emoticon = emoticona
>
> "Faccina" (termine già consolidato).

Esatto.

> > to exploit = esplicare
> > exploit = esplicazione (di un attacco basato su una falla nella
sicurezza)
>
> Che c'entra "esplicare"? Direi "sfruttare" e "sfruttamento".

Perfetti entrambi.

> > file = filza
>
> Per me "filza" tradurrebbe "string". Direi "file" o "archivio".

Archivio.

> > file system = infilzatura, sistema d'infilzamento
>
> Molto cyber-splatter!

Sistema di archivi?

> > firewall = tagliafuoco
>
> "Bastione"? "Firewall"? O, letteralmente, "muro di fuoco"?

Muro di fuoco :)

> > to flush = sciacquare
>
> "Rilasciare"?

Nettamente meglio.

> > font = carattere, tipo


>
>
> Io lascerei "font" oppure adotterei il poetico
> "piombo",

Tipo di carattere. Esiste in italiano.

> > handshake = confabulazione
> "Stretta di mano", "accordo"?
>

> > hash = impronta
> Che c'entra l'impronta? Lascerei "hash", oppure tradurrei "pasticcio",
> "spezzatino".

L'impronta va benissimo, AMMA.

> > interrupt = interruttore
> "Interruzione"?

Molto meglio...

> > layout = impaginatura, vista
> "Impaginazione" (termine già consolidato nella grafica).

Perfetto.

> > mirror = mirror
> "Riflesso"?

Specchio. Puro e semplice.

> > mouse = mouse
> "Top(olin)o"?

Carino, e molto usato, insieme a "ratto" ;-)

> > online = inlinea
> "On line = in linea": non c'è ragione di scrivererlo attaccato, né in
> inglese né in italiano.

Perfetto.

> > to port = trasporre (da una piattaforma all'altra)
> "Portare" (termine già consolidato).

OK

> > to reboot = riavviare, resettare
> > to reset = resettare
> "Resettare"!? Allora perché non "reboottare? "Riavviare" va bene ed è
> termine già consolidato.

Perfetto.

> > to redirect = riindirizzare
> > redirector = riindirizzatore
> "Reindirizzare/-atore"

Ridirigere. Ridirezionatore. Lo so, è brutto, ma si usa.

> > slot = incastro
> "Banchina"?

> > source = sorgente
> Maschile o femminile? Al maschile è già voce consolidata

Esatto.

> > trojan = troiano
> "Cavallo di Troia"?

Esatto.

> > to upload = apporre, apportare
> "Caricare"? (Se download si dice "scaricare"...)

Esatto.

Aggiungo:

> backslash = barra retroversa

Barra inversa è già dell'uso.

> batch = batch

Pacchetto.

> baudrate = baudrate

Velocità in baud.

> to click = cliccare

Fare clic. Già in uso.

> clock = clock

Orologio. Che c'è di male?

> directory = elenco

Praticamente, lo stesso di "folder", quindi direi "cartella" e non se ne
parli più ;-)

> framerate = framerate

Fotogrammi al secondo.

> handle = handle, manico, maniglia

Maniglia. GIà in uso, peraltro.

> message board = messaggeria

lavagna elettronica?

> player = player

Riproduttore.

> ratio = ratio (pron.: razio)

Rapporto.

> to run = (far) girare

Eseguire.

> sock(s) = socco

Ah!!! Orrendo!!!

> traceroute = traccia-rotta

Improponibile. E' un comando. (Se no "ping" diventa "rumore metallico" ^_^)

> to zoom = zumare

Ingrandire (o rimpicciolire).

> Commenti?
>
> Ciao.
> Marco


Giorgio D'Anna

unread,
Jan 2, 2002, 8:10:23 PM1/2/02
to
Rispondo a Marco Cimarosti e Alessandro Valli.


Riporto le voci modificate o aggiunte, dopo la lettura dei vostri
messaggi:

buffer = tampone
desktop = scrivania
driver = modulo di controllo (del dispositivo)
emoticon = faccina
file system = sistema di archivi
string = stringa
font = piombo
hardware = componente fisica
software = componente logica
layput = impaginazione
reset = riavviare
slot = banchina
upload = caricare
interrupt = interruzione
IRQ (interrupt request) = richiesta di interruzione
mirror = specchio
mouse = topolino
trojan = cavallo di troia
backslash = barra inversa
to click = fare clic
player = riproduttore
clock = orologio


Aggiungo una serie di note, questione per questione, termine per
termine:

- Per "file" continuo a preferire "filza" (e sono in buona compagnia).
- Mantengo "confabulazione" per "handshake"; "stretta di mano"
non mi suona bene.
- Mantengo "riindirizzare" per "to pipe" e faccio notare che uso la
doppia "i", perche' quella e' la forma accettata dal vocabolario
d'italiano.
- Mantengo "trasporre" per "to port"; "portare" mi sa troppo di
calco e, soprattutto, un verbo con un campo semantico cosi' vasto
come "portare" mi sembra spropositato per descrivere un'azione
estremamente specifica come quella in questione.
- Mantengo "traccia-rotta", perche' in questo caso, secondo il mio
pur discutibile gusto, mi sembra che la traduzione letterale si addica;
e, sinceramente, non capisco perche' il termine da me proposto
sarebbe improponibile.
- Su "display" sospendo il giudizio, ma faccio notare che, per quello
che mi riguarda, non ritengo necessario assicurare la biunivocita' tra
i termini stranieri e le relative traduzioni, quindi, "display" lo traduco
con "schermo" quando va bene nel contesto e con altre eventuali
parole quando il contesto le richiede.
- Per quanto riguarda "to run", avevo scelto "far girare" nel caso di
verbo attivo e "girare" nel caso di verbo che esprime continuita',
poiche', per esempio, "xxprogram is running..." non si potrebbe
tradurre usando "eseguire".
- "Menu" va bene senza accento (nel vocabolario c'e', appunto,
questa adattazione dal francese).
- "Sorgente", per me, e' usato al maschile perche' sottintende
"codice"; dunque, per liberarlo dalla sudditanza verso questo termine,
lo userei al femminile, restituendogli la sua piena identita' e dignita'; o
forse sono pazzo?
- Per "to flush" mantengo "sciacquare"; spesso si usa nell'espressione
"flushing up cache", e quindi "rilasciare" non andrebbe bene
("rilasciare la cache"?).
- "Firewall", in inglese, e' l'omologo di "porta tagliafuoco", se il mio
dizionario non mente, quindi, il fuoco e' inteso come elemento dal quale
difendersi e non, al contrario come fautore di difesa; per questo, ritengo
sbagliato "muro di fuoco"; certo, "tagliafuoco" in realta' sarebbe un
aggettivo, in italiano, ma forse possiamo anche trasformarlo in sostantivo
senza farci troppi problemi.
- Per "to exploit" e "exploit" mantengo "esplicare" e "esplicazione",
perche' rendono molto piu' l'idea rispetto a "sfruttare" e "sfruttamento"
(che non calzano per niente, a mio parere); "exploit" e "esplicare"
hanno, inoltre, identica etimologia latina..


Concludo rispondendo sulla questione delle parole scritte attaccate.
Mi e' venuto da scrivere le parole a casaccio, come si farebbe su una
chat (chiaccherata? ;-) o su un messaggio di un qualunque messenger
(sparamessaggi? ;-). Visto il contesto gergale, mi sembrava una pecca
poco rilevante; comunque, quando daro' nuova forma all'elenco delle
voci, saro'piu' rigoroso.

Magari,successivamente, potro' inviare, di volta in volta, dei
gruppetti di termini sui quali sono indeciso.

Interessante quel discorso su case e derivati; e il ragionamento non fa
una piega, anche se certe traduzioni sono un po' macchinose, com'e'
inevitabile; comunque, "cassa", per "case", mi sembra perfetto.


Ciao e grazie.

G.d'A.

Giovanni Pontoglio

unread,
Jan 3, 2002, 12:33:45 AM1/3/02
to
Giorgio D'Anna ha scritto nel messaggio
<3cOY7.8996$%B.34...@twister2.libero.it>...

>Rispondo a Marco Cimarosti e Alessandro Valli.
>
>
>driver = modulo di controllo (del dispositivo)


Sarà di per sé giusto, non ne dubito, ma è poco economico: 7-13 sillabe
contro 2 dell'inglese. Bisognerebbe crearne una forma abbreviata, p.es.
*mocondi, ma mi rendo conto ch'è improponibile.

>file system = sistema di archivi
>string = stringa


Se string = stringa, perché non va bene file = filza? L'apparente
somiglianza coll'inglese faciliterebbe la comprensione e diffusione, pur
trattandosi di parola italiana a pieno titolo.

>hardware = componente fisica
>software = componente logica


A suo tempo proposi "parte grossa / parte sottile". "Hardware" potrebbe
essere reso parallelamente la francese con "materiale" (magari al femm. per
distinguerlo da "il m.", sottintendendo "componente").


>layput = impaginazione

(Ovviamente errore di battuta per "layout")

>reset = riavviare

Lí per lí mi verrebbe di proporre "r(i)assettare", sempre per mantenere una
certa qual vantaggiosa assonanza coll'originale.

>mouse = topolino

O piú toscanamente: sorcio


>trojan = cavallo di troia
>backslash = barra inversa
>to click = fare clic

Perché non "cliccare" (e doubleclick "bicliccare"?)

>Aggiungo una serie di note, questione per questione, termine per
>termine:
>

>- "Menu" va bene senza accento (nel vocabolario c'e', appunto,
>questa adattazione ....

direi "adattamento"

>... dal francese).


"Menu" è puro francese, non adattamento. L'adattamento è "menú". In teoria
la voce franc. si sarebbe potuta italianizzare anche altrimenti (*mnu,
*m(e)ní, *m(e)nuí, *m(e)niú), oltre a "minuta", certo piú italiano ma raro.

Saluti
G.P.


gof

unread,
Jan 3, 2002, 3:20:10 AM1/3/02
to
On Thu, 03 Jan 2002 05:33:45 GMT, "Giovanni Pontoglio"
<gio_...@libero.it> wrote:

>Giorgio D'Anna ha scritto nel messaggio
><3cOY7.8996$%B.34...@twister2.libero.it>...
>>Rispondo a Marco Cimarosti e Alessandro Valli.
>>
>>
>>driver = modulo di controllo (del dispositivo)

Un semplice pilota no? O controllore.

>Se string = stringa, perché non va bene file = filza? L'apparente
>somiglianza coll'inglese faciliterebbe la comprensione e diffusione, pur
>trattandosi di parola italiana a pieno titolo.


>>hardware = componente fisica
macchina?

>>software = componente logica
Perche' non programma?



>>layput = impaginazione
>(Ovviamente errore di battuta per "layout")

Disposizione?


>>reset = riavviare
Azzerare?

>O piú toscanamente: sorcio
O, brescianamente, surga :-)



>Perché non "cliccare" (e doubleclick "bicliccare"?)

Belli

Buffer = registro?

Sostituire file e' un problema.
Piuttosto che archivio userei qualcosa fra documento, scrittura, nota,
registrazione, traccia. In realta' usero' file, plurale scritto files,
pronunciato fail.

Gof
g....@xciaoweb.it - leva le x per rispondere

Marco Cimarosti

unread,
Jan 3, 2002, 5:07:31 AM1/3/02
to
Alessandro "Tagt the Spellcaster" Valli" ha scritto:

> > > font = carattere, tipo
> >
> > Io lascerei "font" oppure adotterei il poetico
> > "piombo",
>
> Tipo di carattere. Esiste in italiano.

E sarebbe meglio se non esistesse, almeno in campo informatico.

"Tipo" e "carattere" sono termini tecnici troppo comuni e troppo
caratterizzati. Per me, "tipo di carattere" traduce "character type",
cioè "struttura dati che può contenere un codice carattere", oppure
"il tipo/categoria di un carattere (lettera maiuscola, minuscola,
cifra, segno di punteggiatura, carattere di controllo, ecc.)".

> > > hash = impronta
> > Che c'entra l'impronta? Lascerei "hash", oppure tradurrei "pasticcio",
> > "spezzatino".
>
> L'impronta va benissimo, AMMA.

Ma spiegatemi perché. Non riesco a ricollegare "impronta" né al
significato quotidiano né a quello informatico dell'inglese "hash".

> > backslash = barra retroversa
>
> Barra inversa è già dell'uso.

Anche "retroversa". Ma "inversa" suona effettivamente un po' meglio.

> > batch = batch
>
> Pacchetto.

Non traduce tutte le accezioni. Nel mondo DOS/Windows, un batch è un
programma scritto nel linguaggio dell'interprete di comandi.

> Velocità in baud.
>
> > to click = cliccare
>
> Fare clic. Già in uso.

"Cliccare" mi piace di più, ma "fare clic" ha il vantaggio che si può
facilmente estendere: "fare doppio clic", "fare clic di destro" (col
pulsante destro).

> > clock = clock
>
> Orologio. Che c'è di male?

Anche nel senso di "ciclo di clock"?

> > message board = messaggeria
>
> lavagna elettronica?

"Messaggeria" è più bello.

> > to run = (far) girare
>
> Eseguire.

Non rende il significato del processo in atto, ad es. "the program is
running".

> > sock(s) = socco
>
> Ah!!! Orrendo!!!

Concordo: l'avevo rimosso. Allora, piuttosto, direi "socca". :-)

> > to zoom = zumare
>
> Ingrandire (o rimpicciolire).

"Zumare" è già diffuso in fotografia e cinematografia, e rende meglio
l'idea.

Giorgio D'Anna ha scritto:
> string = stringa

Giusto: ritiro il mio "filza".

> font = piombo

E aleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh! Ne ho convertito un altro!

> - Per "file" continuo a preferire "filza" (e sono in buona compagnia).

Però "archivio" è più appropriato, e già consolidato.

> - Mantengo "confabulazione" per "handshake"; "stretta di mano"
> non mi suona bene.

Ma mi spieghi il significato?

> - Mantengo "trasporre" per "to port"; "portare" mi sa troppo di
> calco e, soprattutto, un verbo con un campo semantico cosi' vasto
> come "portare" mi sembra spropositato per descrivere un'azione
> estremamente specifica come quella in questione.

"Portare" è un calco, che c'è di male? Rende bene l'idea ed è già
ampiamente in uso.

> - Su "display" sospendo il giudizio, ma faccio notare che, per quello
> che mi riguarda, non ritengo necessario assicurare la biunivocita' tra
> i termini stranieri e le relative traduzioni, quindi, "display" lo traduco
> con "schermo" quando va bene nel contesto e con altre eventuali
> parole quando il contesto le richiede.

Già. E questo è una considerazone che vale in generale: molti termini
potrebbero richiedere più traduzioni, secondo il contesto.

> - Per quanto riguarda "to run", avevo scelto "far girare" nel caso di
> verbo attivo e "girare" nel caso di verbo che esprime continuita',
> poiche', per esempio, "xxprogram is running..." non si potrebbe
> tradurre usando "eseguire".

Concordo.

> - "Sorgente", per me, e' usato al maschile perche' sottintende
> "codice"; dunque, per liberarlo dalla sudditanza verso questo termine,
> lo userei al femminile, restituendogli la sua piena identita' e dignita'; o
> forse sono pazzo?

"Sorgente", in fin dei conti, è un participio presente e, dunque, è
indifferentemente maschile o femminile (come "il/la cantante" o "il/la
presidente"). Perché dunque andare contro la consuetudine ormai
consolidata di dire "il sorgente (di un programma)"?

> - Per "to flush" mantengo "sciacquare"; spesso si usa nell'espressione
> "flushing up cache", e quindi "rilasciare" non andrebbe bene
> ("rilasciare la cache"?).

A me suona benissimo "rilasciare (i dati contenuti nell)la cache". "To
flush" significa letteralmente "lasciare andar via l'acqua (i dati)",
mentre "sciacquare" significa "aggiungere molta acqua (molti dati)".

> - "Firewall", in inglese, e' l'omologo di "porta tagliafuoco", se il mio
> dizionario non mente, quindi, il fuoco e' inteso come elemento dal quale
> difendersi e non, al contrario come fautore di difesa; per questo, ritengo
> sbagliato "muro di fuoco"; certo, "tagliafuoco" in realta' sarebbe un
> aggettivo, in italiano, ma forse possiamo anche trasformarlo in sostantivo
> senza farci troppi problemi.

Spiegazione ineccepibile: mi converto a "tagliafuoco".

> - Per "to exploit" e "exploit" mantengo "esplicare" e "esplicazione",
> perche' rendono molto piu' l'idea rispetto a "sfruttare" e "sfruttamento"
> (che non calzano per niente, a mio parere); "exploit" e "esplicare"
> hanno, inoltre, identica etimologia latina..

Spieghi il tuo significato tecnico di "exploit"?

> Interessante quel discorso su case e derivati; e il ragionamento non fa
> una piega, anche se certe traduzioni sono un po' macchinose, com'e'
> inevitabile; comunque, "cassa", per "case", mi sembra perfetto.

Sono termini strani e macchinosi anche in inglese, privi di
significato anche per un anglofono che non si occupi d'informatica.

Giovanni Pontoglio ha scritto:


> >driver = modulo di controllo (del dispositivo)
>
> Sarà di per sé giusto, non ne dubito, ma è poco economico: 7-13 sillabe
> contro 2 dell'inglese. Bisognerebbe crearne una forma abbreviata, p.es.
> *mocondi, ma mi rendo conto ch'è improponibile.

L'estensione "del dispositivo" non è normalmente necessaria, come non
è necessario in inglese dire sempre "device driver".

> >hardware = componente fisica
> >software = componente logica
>
> A suo tempo proposi "parte grossa / parte sottile".

Bruttini assai. Che c'è di "grosso" nei piccolissimi computer di oggi?
E che c'è di "sottile" nei megabyte delle applicazioni moderne?

> >mouse = topolino
>
> O piú toscanamente: sorcio

Ha il vantaggio dell'assonanza col termine informatico francese. Ma a
me, istintivamente, un sorcio fa più schifo di un topolino...

Ciao.
Marco

gof

unread,
Jan 3, 2002, 5:30:30 AM1/3/02
to
On 3 Jan 2002 02:07:31 -0800, marco.c...@europe.com (Marco
Cimarosti) wrote:

>Alessandro "Tagt the Spellcaster" Valli" ha scritto:
>> > > font = carattere, tipo
>> >
>> > Io lascerei "font" oppure adotterei il poetico
>> > "piombo",
>> Tipo di carattere. Esiste in italiano.

Font = tipografico

>> > clock = clock
>> Orologio. Che c'è di male?
>Anche nel senso di "ciclo di clock"?

Oltre a orologio, tempo. Ciclo di clock = periodo



>Non rende il significato del processo in atto, ad es. "the program is
>running".

E' in esecuzione.



>> - Su "display" sospendo il giudizio, ma faccio notare che, per quello
>> che mi riguarda, non ritengo necessario assicurare la biunivocita' tra
>> i termini stranieri e le relative traduzioni, quindi, "display" lo traduco
>> con "schermo" quando va bene nel contesto e con altre eventuali
>> parole quando il contesto le richiede.

Ad esempio indicatore

Alessandro "Tagt the Spellcaster" Valli

unread,
Jan 3, 2002, 6:11:46 AM1/3/02
to
"Marco Cimarosti" <marco.c...@europe.com> ha scritto nel messaggio
news:1604968.02010...@posting.google.com...
> > Tipo di carattere. Esiste in italiano.
>
> E sarebbe meglio se non esistesse, almeno in campo informatico.

Ma è un termine della tipografia!!! :)))) (Io lo usavo quando lavoravo in
tipografia)

> > L'impronta va benissimo, AMMA.
>
> Ma spiegatemi perché. Non riesco a ricollegare "impronta" né al
> significato quotidiano né a quello informatico dell'inglese "hash".

Tecnicamente: un hash è il risultato di una funzione di codifica non
invertibile che collassa un file di dimensioni qualsivoglia in un file
(generalmente molto più piccolo) di dimensioni fisse. Dal file più piccolo
(il file di hash, o semplicemente hash) non è possibile risalire al file
originale, essendo la funzione hash, appunto, non invertibile. Il file di
hash rappresenta quindi "l'impronta" del file originale, anche perché le
funzioni di hash migliori (MD5, per citarne una) NON collassano file diversi
in hash uguali (oddio: la possibilità teorica che questo accada esiste, ma è
talmente piccola che, di fatto, si considera che ciò sia impossibile).
L'hash è quindi una vera e propria "impronta" del file originale, una sorta
di "firma elettronica" del file stesso. Io, in diversi libri, ho usato sia
"hash" sia proprio il proposto "impronta".

> > > batch = batch
> >
> > Pacchetto.
>
> Non traduce tutte le accezioni. Nel mondo DOS/Windows, un batch è un
> programma scritto nel linguaggio dell'interprete di comandi.

Verissimo. Senonché i file batch non sono praticamente più usati.
(Eventualmente, se se ne presentasse la necessità, si potrebbe usare "batch"
solo in questa accezione, visto che comunque è estremamente rara.) (Odio
dire "estremamente". Perdonatemi.)

> > Fare clic. Già in uso.
>
> "Cliccare" mi piace di più, ma "fare clic" ha il vantaggio che si può
> facilmente estendere: "fare doppio clic", "fare clic di destro" (col
> pulsante destro).

O anche il semplice "fare clic destro". Ancora più facile ;-)

> > Orologio. Che c'è di male?
>
> Anche nel senso di "ciclo di clock"?

Tic dell'orologio? :-) Scherzo...

> > Eseguire.
>
> Non rende il significato del processo in atto, ad es. "the program is
> running".

Il programma è in esecuzione. Io uso sempre questa forma (ma traduco il
software di Microsoft, quindi sono di parte ^_^).

> > Ah!!! Orrendo!!!
>
> Concordo: l'avevo rimosso. Allora, piuttosto, direi "socca". :-)

Hehehehe... la gonna... :-))) Femminilizziamo un po' il mondo dei computer!

> > Ingrandire (o rimpicciolire).
>
> "Zumare" è già diffuso in fotografia e cinematografia, e rende meglio
> l'idea.

Io lo odio, sinceramente. Uso sempre il mio "ingrandire" o "rimpicciolire" a
cui sono tanto affezionato.

> > font = piombo
>
> E aleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh! Ne ho convertito un altro!

E siete in tre... ;-)

> Però "archivio" è più appropriato, e già consolidato.

Esatto. Nel mondo Macintosh si usa Archivio e anche le prime traduzioni dei
programmi Microsoft usavano Archivio.
Approfitto per dire che preferisco *nettamente* il termine "registrare"
all'orrendo calco "salvare", per "to save".


> Già. E questo è una considerazone che vale in generale: molti termini
> potrebbero richiedere più traduzioni, secondo il contesto.

Sacrosanto.

> > - Per quanto riguarda "to run", avevo scelto "far girare" nel caso di
> > verbo attivo e "girare" nel caso di verbo che esprime continuita',
> > poiche', per esempio, "xxprogram is running..." non si potrebbe
> > tradurre usando "eseguire".
>
> Concordo.

V. sopra. "The program is running"="il programma è in esecuzione".

> > - Per "to flush" mantengo "sciacquare"; spesso si usa nell'espressione
> > "flushing up cache", e quindi "rilasciare" non andrebbe bene
> > ("rilasciare la cache"?).
>
> A me suona benissimo "rilasciare (i dati contenuti nell)la cache". "To
> flush" significa letteralmente "lasciare andar via l'acqua (i dati)",
> mentre "sciacquare" significa "aggiungere molta acqua (molti dati)".

Concordo con Marco e uso anch'io "rilasciare" per tradurre "to flush".

> >
> > O piú toscanamente: sorcio
>
> Ha il vantaggio dell'assonanza col termine informatico francese. Ma a
> me, istintivamente, un sorcio fa più schifo di un topolino...

Continuiamo a femminilizzare? Che ne dite di "sorca" o "topa"? :-)
Ciao
Ale

--
Namárië Valinor


Massimo Manca

unread,
Jan 3, 2002, 8:09:49 AM1/3/02
to
Giorgio D'Anna wrote:
>
>
> driver = modulo di controllo (del dispositivo)

"Controllo" è sufficiente (in ambiente Mac si chiamano così)

> mirror = specchio

Anche semplicemente "copia"; un "sito copia"

> mouse = topolino

Anche topo, che è quello che dico io.


E non dimentichiamo i miei due gloriosi conii Usenet, ormai
universalmente adottati: postincrocio e seguesù ;)


--
"Spezzeremo le redini alla Grecia" (sic) dal sito
http://www.geocities.com/garfagnana100/duce_frasi.htm

it.cultura.classica: http://digilander.iol.it/mmanca


Maurizio Pistone

unread,
Jan 3, 2002, 5:13:36 AM1/3/02
to
"Giovanni Pontoglio" <gio_...@libero.it> ha scritto su
it.cultura.linguistica.italiano:

>>mouse = topolino
>
>O piú toscanamente: sorcio

o più piemontesemente: giari.


--
Maurizio Pistone - Torino
strenua nos exercet inertia Hor.
mailto:scri...@mauriziopistone.it
http://www.mauriziopistone.it

Marco Cimarosti

unread,
Jan 3, 2002, 2:18:07 PM1/3/02
to
Alessandro "Tagt the Spellcaster" Valli ha scritto:
> "Marco Cimarosti" <marco.c...@europe.com> ha scritto nel messaggio
> news:1604968.02010...@posting.google.com...
> > > Tipo di carattere. Esiste in italiano.
> >
> > E sarebbe meglio se non esistesse, almeno in campo informatico.
>
> Ma è un termine della tipografia!!! :)))) (Io lo usavo quando lavoravo in
> tipografia)

E' vero. (Anch'io ho un passato di grafica e tipografia e, un tempo,
chiamavo "carattere" ciò che oggi chiamo "font" o "piombo".)

Il fatto è che, come dicevo, i termini "carattere" e "tipo" sono
sovraccarichi di significato in informatica, e la possibilità di
equivoci è davvero grossa.

> > > L'impronta va benissimo, AMMA.
> >
> > Ma spiegatemi perché. Non riesco a ricollegare "impronta" né al
> > significato quotidiano né a quello informatico dell'inglese "hash".
>
> Tecnicamente: un hash è il risultato di una funzione di codifica non
> invertibile che collassa un file di dimensioni qualsivoglia in un file

> (generalmente molto più piccolo) di dimensioni fisse. [...]

Concordo con la descrizione, a patto di cambiare tutti i tuoi "file"
in "stringhe" o "chiavi".

La tecnica di hashing non è utilizzata per tanto comprimere i file,
quanto per "mappare" una stringa (di caratteri o di bit) in una
stringa più piccola, usata poi come indice.

Un esempio non informatico di hash sono le prime sei lettere del un
codice fiscale ("CMRMRC"), ottenute dalla più lunga stringa costituita
da cognome e nome ("Cimarosti, Marco").

I metodi usati per ottenere la stringa compressa sono vari, ma sone
tutte variazioni sul tema di "spezzettare" la stringa di partenza e di
buttarne via dei pezzi (come ben si vede dall'esempio del codice
fiscale).

Per questo proporrei "spezzatino", "spezzettamento", "tritatura", o
qualche altro termine che ricalchi il significato originario di
"hash".

> > Non traduce tutte le accezioni. Nel mondo DOS/Windows, un batch è un
> > programma scritto nel linguaggio dell'interprete di comandi.
>
> Verissimo. Senonché i file batch non sono praticamente più usati.
> (Eventualmente, se se ne presentasse la necessità, si potrebbe usare "batch"

> solo in questa accezione, [...]

Io li uso quotidianamente anche se, in Windows NT/2000, la tradzionale
estensione ".bat" diventa più spesso ".cmd". Comunque può esser giusta
l'idea di limitare l'anglicismo a questa accezione.

> > > Orologio. Che c'è di male?
> >
> > Anche nel senso di "ciclo di clock"?
>
> Tic dell'orologio? :-) Scherzo...

Scherzi ma, in fondo, non è poi male.

> > > Eseguire.
> >
> > Non rende il significato del processo in atto, ad es. "the program is
> > running".
>

> Il programma è in esecuzione. [...]

Già. E dire che l'avrò letto mille volte sul Windows in italiano che
ho a casa.

> > > font = piombo
> >
> > E aleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh! Ne ho convertito un altro!
>
> E siete in tre... ;-)

Semm in dü, semm in tri, tücc e tri stess partìi.
Semm in tri, semm in quàtter, tücc e quàtter stess caràtter.
Semm in quàtter, semm in cinc, ...

> > > O piú toscanamente: sorcio
> >
> > Ha il vantaggio dell'assonanza col termine informatico francese. Ma a
> > me, istintivamente, un sorcio fa più schifo di un topolino...
>
> Continuiamo a femminilizzare? Che ne dite di "sorca" o "topa"? :-)

Contròllati, non siamo mica a un elettroraduno! :-)

Ciao.
Marco

GCPillan

unread,
Jan 3, 2002, 3:38:24 PM1/3/02
to
Ritorna un vecchio tema di discussione.
Questa volta osservo con piacere, con atteggiamento costruttivo.

A mio parere ha senso suggerire delle traduzioni solo nel caso in cui si
possa onestamente sperare che prendano piede, che possano quindi
competere con il termine inglese. Quando capita di usare termini inglesi
ben difficilmente lo si fa per pigrizia (mouse è l'eccezione, non la
regola), più spesso lo si fa dove la traduzione italiana non sarebbe
facilmente comprensibile. Ciò succede tipicamente dove anche il termine
inglese non riesce ad esprimere efficacemente il concetto. Un esempio di
questo è /driver. La traduzione efficace sarebbe /pilota ma purtroppo
/pilota ha anche un altro significato che confonde quello di /driver.
Quindi tanto vale usare il termine inglese d'uso ormai consolidato.

Le traduzioni di termini prettamente specialistici come /handshake sono
destinate a morire subito proprio perché /handshake non è parola che si
usa tutti i giorni ma solo in ambito specialistico dove assume un
significato ben preciso cui difficilmente si rinuncia tentando
traduzioni, per quanto perfette come "stretta di mano".

Ora un'osservazione generale sulla precisione. Tutti i termini tecnici
dovrebbero essere tradotti con precisione. Altrimenti è più il danno del
benficio. Un semplice controllo da fare è la traduzione inversa. Voglio
usare /schermo al posto di /display? Bene, ma per prima cosa dovrei
tradurre /schermo in inglese. Ottengo /screen. Se voglio precisione non
posso tradurre DUE parole inglesi diverse con UNA sola parola italiana.
Una parentesi: a mio parere /schermo o /screen per i visualizzatori a
cristalli liquidi è usato impropriamente. Schermo è qualcosa che blocca,
ostacola, ferma, riflette. Il controllo della traduzione inversa
fallisce anche con /archivio per /file. Infatti rende problematico
tradurre "file archive" ovvero un file che contine un archivio di file.
Sebbene /file abbia anche il significato di archivio, archiviatore
archiviare oggi in ambito informatico non ha che in alcuni casi il
significato di "insieme di dati messi da parte per essere utilizzati in
un secondo momento". Piuttosto ha il significato prevalente di "dati
messi in fila" (/file significa anche "fila ordinata") ovvero dati cui
si accede sequenzialmente. Con tutte le dovute eccezioni, certo.
Archivio al posto di /file venne abbondantemente usato nelle traduzioni
italiane di alcuni programmi di successo di molti anni fa (come Lotus
123). Per la sua ambiguità venne poi abbandonato a favore di /file.

Infine un appunto sull'ottenimento del verbo a partire dal sostantivo.
Non vedo cosa ci vieta di usare come nuovo verbo italiano un vecchio
sostantivo italiano. Per esempio /clic (senza k) è nel dizionario
italiano da mezzo secolo. Naturalmente era privo di connotazioni
informatiche. Solo il rumore di uno scatto di un meccanismo, arma o
macchina fotografica. Perché quindi ostinarsi a non voler usare il verbo
/cliccare?


Ora, in breve, la mia opinione sugli esempi riportati.

_________ Categoria "consolidati, inutile tradurre" _____________

- software e hardware
- baud (nome proprio, traduciamo forse ampere, watt e curie?
- buffer
- clock
- batch
- font (*)
- firewall
- file
- flush
- hash
- handshake
- socket
- fare il porting (non portare)
- mouse (semmai, per generalizzare "dispositivi di puntamento)
- zoom

__________ Categoria "insistere con l'italiano, ormai consolidato"
- barra retroversa o inversa
- cliccare o fare clic
- messaggeria
- stringa
- tampone (solo per cache, non per buffer)
- in esecuzione, eseguire, all'esecuzione (running, run, runtime)
- video o visualizzatore (display)
- codice sorgente (sorgente maschile sottintende codice)
- mobile, contenitore (case)


Mi astengo su:
- exploit (mai sentito in ambito informatico)
- firewall (tagliafuoco andrebbe bene però... è come mouse)

(*) Piombi mi pare tecnicamente errato, in tipografia i piombi
dovrebbero essere le righe intere composte in lega di piombo fusa sopra
una fila di caratteri che si recuperano appena fusa la riga in lega di
piombo. Non chiamiamo bronzo lo strmpo della statua, ma la statua.
--
____________________________________

Giancarlo Pillan - Ivrea - Italy
____________________________________

Marco De Vitis

unread,
Jan 3, 2002, 3:49:10 PM1/3/02
to
On 2 Jan 2002 07:51:05 -0800, Marco Cimarosti wrote...

> > buffer = cuscinetto
>
> "Tampone"? "Magazzino"?

Dipende dal contesto, comunque io preferisco "tampone" (es. memoria
tampone).

> > database = basedati
>
> "Base dati". In generale, perché tanti termini della tua lista

Perché non "archivio"? Ad es. un archivio di prodotti in vendita...

> > display = schermo
>
> "Schermo" non rende bene tutte le accezioni di "display". Ad esempio,
> il piccolo display di una calcolatrice o di un modem non si può
> chiamare "schermo". E poi schermo traduce già "screen".

"Lo schermo della calcolatrice" a me sembra che vada abbastanza bene... e
poi anche il Garzanti online mette "schermo" fra le traduzioni di
"display".

> > emoticon = emoticona
>
> "Faccina" (termine già consolidato).

È proprio necessario tradurlo? "emoticon" è una parola inglese?

> > file = filza
>
> Per me "filza" tradurrebbe "string". Direi "file" o "archivio".

Idem.

> > to port = trasporre (da una piattaforma all'altra)
>
> "Portare" (termine già consolidato).

Penso dipenda dal contesto. "Ho portato questo programma su Mac" suona
molto bene, per me. Ma piuttosto che "un programma facilmente portabile"
userei "un programma facilmente trasportabile"... uhm, no, forse ci
ripenso. ;)

> > to reboot = riavviare, resettare
> > to reset = resettare
>
> "Resettare"!? Allora perché non "reboottare? "Riavviare" va bene ed è
> termine già consolidato.

Concordo.

>
> > to redirect = riindirizzare
> > redirector = riindirizzatore
>
> "Reindirizzare/-atore"

Purtroppo non trovo "reindirizzare" sul Garzanti, ma solo "indirizzare di
nuovo", e non capisco perché, dato che esiste ad es. "reincorporare", che
significa esattamente "incorporare di nuovo".

> > trojan = troiano
>
> "Cavallo di Troia"?

Concordo.

> > to upload = apporre, apportare
>
> "Caricare"? (Se download si dice "scaricare"...)

Perché non "inviare"?

--
Ciao,
Marco.

..."The Lamb Lies Down on Broadway", Genesis 1974

Marco De Vitis

unread,
Jan 3, 2002, 3:54:41 PM1/3/02
to
On Wed, 2 Jan 2002 20:00:48 +0100, "Alessandro \"Tagt the Spellcaster\"
Valli" <tagt_the_spel...@yahoo.com> wrote...

> > > to redirect = riindirizzare
> > > redirector = riindirizzatore
> > "Reindirizzare/-atore"
>
> Ridirigere. Ridirezionatore. Lo so, è brutto, ma si usa.

Però non lo trovo nel Garzanti, come non trovo "reindirizzare", che
forse personalmente preferirei. Boh.

> > batch = batch
>
> Pacchetto.

?? Qualcosa che ricordi più una "sequenza di comandi"... no?

> > to click = cliccare
>
> Fare clic. Già in uso.

Con o senza la "k"? A me piace più "click", perché altrimenti il suono mi
sembra incompleto, ma temo che sia più corretto italianizzarlo a "clic",
vero?

> > sock(s) = socco
>
> Ah!!! Orrendo!!!

:-D

--
Ciao,
Marco.

..."Keys To Ascension", Yes 1996

father mckenzie

unread,
Jan 3, 2002, 4:04:56 PM1/3/02
to
So I am standing on the corner, lost in the things that I said; what

am I supposed to do now? GCPillan <gcpi...@email.com> says:

> Non vedo cosa ci vieta di usare come nuovo verbo italiano un vecchio
> sostantivo italiano. Per esempio /clic (senza k) è nel dizionario
> italiano da mezzo secolo. Naturalmente era privo di connotazioni
> informatiche. Solo il rumore di uno scatto di un meccanismo, arma o
> macchina fotografica.

Negli anni settanta c'era persino una rivista, "Clic, fotografiamo"
che molti dilettanti di allora ricorderanno benissimo. Nessuno pensava
a mouse o altri attrezzi che sarebbero comparsi solo qualche anno
dopo. Per inciso, una rivista con lo stesso titolo (solo Clic),
dedicata stavolta ai principianti informatici, è stata edita per
qualche tempo da Mondadori (ha chiuso un paio d'anni fa).

>Perché quindi ostinarsi a non voler usare il verbo
> /cliccare?

Cliccemus igitur, internettari dum sumus.

---;.'?
¡Intelijencia, dáme
el nombre exacto de las cosas!
... Que mi palabra sea
la cosa misma,
creada por mi alma nuevamente.
(...)J.R.Jiménez

Giorgio D'Anna

unread,
Jan 3, 2002, 7:34:03 PM1/3/02
to

>> font = piombo

>E aleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh! Ne ho
>convertito un altro!

Si', "piombo" e' veramente bello, complimenti
a Maurizio Pistone.


>> - Mantengo "confabulazione" per
>>"handshake"; "stretta di mano" non mi suona
>>bene.

>Ma mi spieghi il significato?

"Handshake" descrive il momento in cui, quando
ti connetti ad un server, i due modem (il
locale ed il remoto) si scambiano informazioni
al fine di mettersi d'accordo.
Anzi, ora che ci penso, l'espressione completa
dovrebbe essere "protocol handshake", cioe'
quel momento in cui i modem si mettono d'accordo
sul protocollo da usare (v.90, v.92, ecc.).
Quindi, ritiro "confabulazione" (anche se mi
piaceva l'immagine dei due modem che
"confabulano", con quei tipici rumori sommessi
che somigliano a dei bisbigli).
Si potrebbe, piuttosto, usare "scambio dei
protocolli", "accordo dei protocolli",
"stretta di mano fra i protocolli".


>> - "Firewall", in inglese, e' l'omologo di
>>"porta tagliafuoco", se il mio dizionario non
>>mente, quindi, il fuoco e' inteso come elemento
>>dal quale difendersi e non, al contrario come
>>fautore di difesa; per questo, ritengo
>>sbagliato "muro di fuoco"; certo, "tagliafuoco"
>>in realta' sarebbe un aggettivo, in italiano,
>>ma forse possiamo anche trasformarlo in
>>sostantivo senza farci troppi problemi.

>Spiegazione ineccepibile: mi converto a
>"tagliafuoco".

Bene.
Faccio solo notare un mio errore: in italiano,
"tagliafuoco" non esiste solo come aggettivo, ma
anche (e principalmente) come sostantivo (vedere
vocabolario).


>> - Per "to exploit" e "exploit" mantengo
>>"esplicare" e "esplicazione", perche' rendono
>>molto piu' l'idea rispetto a "sfruttare" e
>>"sfruttamento" (che non calzano per niente, a
>>mio parere); "exploit" e "esplicare" hanno,
>>inoltre, identica etimologia latina..

>Spieghi il tuo significato tecnico di "exploit"?


"Exploit" appartiene al campo inerente alla
sicurezza informatica; e' un termine molto
conosciuto tra gli hacker e gli esperti di
sicurezza, appunto.
Si riferisce allo "sfruttamento" (eheh),
tramite apposite procedure, di determinate
falle nella sicurezza di un sistema.

Dunque, proviamo le tue traduzioni e le mie:

"to exploit a vulnerability"
"sfruttare una vulnerabilita'"
"esplicare una vulnerabilita'"

"exploit (of a vulnerability)"
"sfruttamento (di una vulnerabilita')"
"esplicazione (di una vulnerabilita')"


Vanno bene entrambe.
Avevo parlato senza riflettere, nella fretta
di dare una risposta ad ogni questione.

Comunque, continuo a ritenere adatte, e piu'
eleganti, le mie proposte. Ma forse perche'
io sono uno che, per tradurre le versioni dal
latino, rifletteva e consultava il vocabolario
anche per termini come "aqua", "verus" ecc.

Questa e' la mia interpretazione dell'etimologia:

l'italiano "exploit" deriva dal francese
"espleit", che viene a sua volta dal lat. parl.
"explicitum", cioe' "azione compiuta", dal verbo
"explicare", cioe' "effettuare", "finire",
"dispiegare", "spiegare del tutto (ex-plicare)",
quindi:
"rendere esplicita" la vulnerabilita' (che rimane
implicita fino a quando non viene messa in atto
l'azione d'attacco, l'esplicazione, l'exploit,
l'impresa che essa permette), "svolgere in tutte
le sue pieghe (conseguenze)" la vulnerabilita'.


Ciao.


G.d'A.

Giorgio D'Anna

unread,
Jan 3, 2002, 9:55:30 PM1/3/02
to
>Da: "GCPillan" <gcpi...@email.com>
>Data: giovedì 3 gennaio 2002 21.38

>Le traduzioni di termini prettamente specialistici come /handshake sono
>destinate a morire subito proprio perché /handshake non è parola che si
>usa tutti i giorni ma solo in ambito specialistico dove assume un
>significato ben preciso cui difficilmente si rinuncia tentando
>traduzioni, per quanto perfette come "stretta di mano".

Termini come "handshake" (anzi, "protocol handshake") non escono mai
dalla bocca di nessuno.
Il suddetto termine, per esempio, appare per iscritto nella finestra di
stato di determinati programmi di connessione; e credo che quasi nessuno
abbia mai il bisogno o l'occasione di pronunciarlo.
Quindi, ritengo che tali termini interessino solo coloro che scrivono i
programmi in questione; e non vedo perche', nel caso di un
programmatore italiano, questi debba usare un termine straniero,
visto che nessuna ragione lo obbliga a farlo.
In conclusione, quando un programmatore italiano deve scegliere cosa
far apparire nello "stato" del processo di connessione (nel momento in
cui i modem si mettono d'accordo), decidera' a favore di qualcosa
come "accordo dei protocolli" e non "protocol handshake".
E il problema finisce qui, per quello che riguarda questo tipo di termini.


>Ora un'osservazione generale sulla precisione. Tutti i termini tecnici
>dovrebbero essere tradotti con precisione. Altrimenti è più il danno del
>benficio. Un semplice controllo da fare è la traduzione inversa. Voglio
>usare /schermo al posto di /display? Bene, ma per prima cosa dovrei
>tradurre /schermo in inglese. Ottengo /screen. Se voglio precisione non
>posso tradurre DUE parole inglesi diverse con UNA sola parola italiana.


Ho gia' detto che non ritengo possibile ottenere la biunivocita' tra gli
elementi dell'insieme "termini stranieri" e quelli dell'insieme "t.
italiani".
A questioni di tal genere non sono applicabili leggi matematiche.
(Tra l'altro, anche all'interno dell'inglese, molti termini si confondono e

si sovrappongono, come: "screen", "display", "video"; "to send",
"to post"; "to reboot", "to reset"; "package", "archive" ecc...)
Ma questo lo sai anche tu e cio' e' una delle ragioni del tuo pessimismo
sul progetto di cui stiamo discutendo.

Anch'io sono pessimista, nel senso che non credo che tali
cambiamenti nelle abitudini linguistiche potranno mai partire dal basso.
Io dico, dunque: compiliamo, con tutti i crismi, la nostra bella lista (o
dizionario o prontuario) e, poi, proviamo a "farla imporre dall'alto"
chiedendo il supporto di associazioni, enti statali, case produttrici di
software, grandi portali web (come Yahoo - Italia); e vediamo cosa
succede, con il tempo.

Ora, una nota sul problema della biunivocita', citato sopra.
Non essendo sempre possibile associare ad ogni termine uno ed un
solo termine (in entrambe le direzioni), la scappatoia consiste nel
tenere conto, nella lista, di ogni possibile contesto e di ogni
possibile espressione. Per fare degli esempi:

file <=> filza


file system <=> sistema di archivi

to join some files <=> giuntare delle filze
to join a site <=> iscriversi ad un sito
software house <=> casa produttrice di programmi
software compression checked <=> compressione a livello logico selezionata
a frame of the film <=> un fotogramma della pellicola
this web page is divided in 3 frames <=> questa pagina web e' divisa in 3
riquadri

ecc...

Ovviamente, e' cosi' anche in tutti i vocabolari, ma magari noi
potremmo rendere le varie soluzioni piu' evidedenti ed indipendenti.


Ecco, invece, degli esempi che incasinano tutto quello che ho detto,
rendendo impossibile qualsiasi esigenza di chiarezza, ma sono casi
particolari:


display resolution <=> risoluzione dello schermo
clock display <=> quadrante dell'orologio
I'm watching the screen <=> sto guardando lo schermo
video display <=> visualizzazione (a) video
to update the screen display <=> aggiornare la videata dello schermo
data display screen <=> monitor
video screen <=> schermo video
full screen video <=> videata a schermo intero
video in full-screen mode <=> filmato in modalita' "schermo intero"
full screen display <=> visualizzazione a schermo intero
full video display <=> come sopra (?)
video display screen <=> schermo di visualizzazione video (?)
screen video display <=> apparecchio di visualizzazione a schermo (?)
(vedere sui motori di ricerca per altre combinazioni)


Ciao.

G.d'A.

Vitt

unread,
Jan 4, 2002, 4:28:36 AM1/4/02
to
father mckenzie nel messaggio <3c34c5e...@news.virgilio.it> ha
scritto:

>Cliccemus igitur, internettari dum sumus.

Forse più mnemonico "cliccamus igitur"

--
Bye
Vitt

GCPillan

unread,
Jan 4, 2002, 4:52:01 AM1/4/02
to
Giorgio D'Anna:

> Quindi, ritengo che tali termini interessino solo coloro che scrivono i
> programmi in questione; e non vedo perche', nel caso di un
> programmatore italiano, questi debba usare un termine straniero,
> visto che nessuna ragione lo obbliga a farlo.


Farsi capire bene e subito.
Non è forse un motivo abbastanza valido?

Quando mi trovo a scrivere qualcosa desidero in QUESTO ordine:
1) farmi capire
2) evitare ambiguità
3) seguire uno stile

Naturalmente questi desideri ritengo che siano anche quelli del lettore,
o almeno sono i miei come lettore.
La ricerca di una traduzione italiana rientra nel perseguire uno stile.

> Ho gia' detto che non ritengo possibile ottenere la biunivocita' tra gli
> elementi dell'insieme "termini stranieri" e quelli dell'insieme "t.
> italiani".

> A questioni di tal genere non sono applicabili leggi matematiche.

Questo è scontato.
Ma quanto la biunivocità è possibile, perché non perseguirla?
Se due termini DIVERSI vengono tradotti con uno solo è chiaro che si
perde di precisione. E' innegabile.

> (Tra l'altro, anche all'interno dell'inglese, molti termini si confondono e
> si sovrappongono, come: "screen", "display", "video"; "to send",
> "to post"; "to reboot", "to reset"; "package", "archive" ecc...)


Tu forse li confondi. Io no.
Per me "video display" "display" e "video" sono tre concetti diversi.

Vedi, non c'è alcun problema se /mouse indica sia il mammifero che il
coso con la pallina: il contesto evita ogni ambiguità.

Ma quando scrivo di "character set", "true type font" "PS font"
"carattere corsivo" "carattere euro" vorrei il più possibile evitare di
fare confusione e generare malintesi usando "piombi".

> Anch'io sono pessimista, nel senso che non credo che tali
> cambiamenti nelle abitudini linguistiche potranno mai partire dal basso.
> Io dico, dunque: compiliamo, con tutti i crismi, la nostra bella lista (o
> dizionario o prontuario) e, poi, proviamo a "farla imporre dall'alto"
> chiedendo il supporto di associazioni, enti statali, case produttrici di
> software, grandi portali web (come Yahoo - Italia); e vediamo cosa
> succede, con il tempo.


Ho un'opinione opposta. Più ottimista perché concreta.
Io so di aver contribuito a tagliare sul nascere delle "parolacce" che
stavano prendendo piede nel luogo di lavoro. Non si sa chi li
introduceva, però dopo un po' sembrava di non poterne fare a meno.
Ebbene io mi rifiutavo di riutilizzarli, anzi mi facevo spiegare cosa
intendevano dire (anche se lo intuivo) ed utilizzavo poi il termine
italiano equivalente. Beh, so che alcune "parolacce" sono morte.

> Ora, una nota sul problema della biunivocita', citato sopra.
> Non essendo sempre possibile associare ad ogni termine uno ed un
> solo termine (in entrambe le direzioni), la scappatoia consiste nel
> tenere conto, nella lista, di ogni possibile contesto e di ogni
> possibile espressione. Per fare degli esempi:
>
> file <=> filza
> file system <=> sistema di archivi


Non ti rendi conto di una cosa banale.
Hai più probabilità di successo se la tua lista non è risibile.
Non ti pare?

Quindi lascia stare parole già consolidate la cui traduzione fa solo
sorridere (come queste due) e concentra le tue energie su quelle che
stanno nascendo oggi e che quindi possono essere influenzate dai nostri
suggerimenti. Poi, non disperare: quando una traduzione buona esiste,
solitamente ha successo. Ad esempio "fornitore Internet" pare stia
vincendo su "ISP Internet Service Provider". Magari riusciamo con
/firewall o "parete tagliafuoco".

> a frame of the film <=> un fotogramma della pellicola


Altra risibile.
Frame è tradotto con quadro da tempi memorabili.
Film è parola italiana ormai da decenni.
Nel campo informatico poi, la pellicola non c'è.


> this web page is divided in 3 frames <=> questa pagina web e' divisa in 3
> riquadri


Ecco, questo è un caso in cui insistere: quadro per /frame!


> display resolution <=> risoluzione dello schermo
> clock display <=> quadrante dell'orologio
> I'm watching the screen <=> sto guardando lo schermo
> video display <=> visualizzazione (a) video
> to update the screen display <=> aggiornare la videata dello schermo
> data display screen <=> monitor
> video screen <=> schermo video
> full screen video <=> videata a schermo intero
> video in full-screen mode <=> filmato in modalita' "schermo intero"
> full screen display <=> visualizzazione a schermo intero
> full video display <=> come sopra (?)
> video display screen <=> schermo di visualizzazione video (?)
> screen video display <=> apparecchio di visualizzazione a schermo (?)
> (vedere sui motori di ricerca per altre combinazioni)


Per me /video in inglese indica "filmato" mentre come aggettivo per un
/display (visualizzatore) indica che le immagini sono simili a quelle
della televisione (ovvero non sono "video" i terminali alfanumerici).

Marco Cimarosti

unread,
Jan 4, 2002, 6:15:25 AM1/4/02
to
GCPillan ha scritto:

> A mio parere ha senso suggerire delle traduzioni solo nel caso in cui si
> possa onestamente sperare che prendano piede, che possano quindi
> competere con il termine inglese. [...]

Sono d'accordo, anche se un po' a malincuore.

Aggiungo che la consuetudine italiana di mantenere in inglese molti
termini informatici, se è scomoda per chi si avvicina all'informatica
per la prima volta, alla lunga diventa una bella comodità.

Ho avuto spesso a che fare con colleghi francesi e devo dire che,
quando devono parlare in inglese di questioni tecniche, fanno una
fatica del diavolo per trovare le parole giuste. Noi italiani, anche
quando non sappiamo bene l'inglese, riusciamo sempre a spiegarci
chiaramente perché tanti termini tecnici li abbiamo già sulla punta
della lingua.

> Ora un'osservazione generale sulla precisione. [...] Se voglio


> precisione non posso tradurre DUE parole inglesi diverse con UNA
> sola parola italiana.

Non credo che questa biunivocità possa essere ottenuta sempre, né con
la terminologia tecnica né in altri ambiti. Tu stesso, più avanti,
accetti un termine ("tampone") in un caso ma non in un altro, o
proponi più termini italiani per lo stesso termine inglese
("display").

Comunque, nei limiti del possibile, il tuo criterio è sacrosanto: se
un termine italiano copre molte o tutte le accezioni di quello
inglese, questo va sicuramente preferito a uno che funziona bene in un
caso ma crea poi confusione in un altro.

> Ora, in breve, la mia opinione sugli esempi riportati.
> _________ Categoria "consolidati, inutile tradurre" _____________
> - software e hardware

[...]

Anche se mi diverto a immaginare alternative, concordo che sarebbe
vano e svantaggioso cercare veramente di rimpiazzare questi termini.

> - font (*)

Con l'eccezione di questo, sul quale un po' scherzo e un po' ci spero.
:-)

> - fare il porting (non portare)

Però anche "portare" l'ho sempre sentito usare.

> __________ Categoria "insistere con l'italiano, ormai consolidato"

[...]


> - video o visualizzatore (display)

Buoni: molto meglio di "schermo".

> (*) Piombi mi pare tecnicamente errato, in tipografia i piombi
> dovrebbero essere le righe intere composte in lega di piombo fusa sopra
> una fila di caratteri che si recuperano appena fusa la riga in lega di
> piombo. Non chiamiamo bronzo lo strmpo della statua, ma la statua.

Il termine non vuole essere tecnicamente preciso, ma semplicemente
evocativo: i più noti impieghi del piombo sono nella fabbricazione
delle pallottole e dei caratteri tipografici (sebbene credo non si usi
più né per l'una né per l'altra cosa).

E' come quando chiamiamo "legni" le navi, "oro" il denaro, "neve" le
località sciistiche, eccetera. Credo che questa sia una ben precisa
figura retorica: chi mi ricorda come si chiama?

Il termine "piombi" (al plurale, però) l'ho visto per la prima volta
in un articolo di Pistone
(http://www.mauriziopistone.it/discussioni/classici.html#greco_unicode),
usato in senso metaforico per dire "font" in quanto cosa pesante,
ingombrante, che occupa un sacco di spazio sul disco rigido: "è
evidente che una confezione di piombi contenente tutte queste millanta
letterine avrebbe dimensioni smisurate"; "sentiremo il calcolatore
gemere sotto il peso di 13 MB di piombi".

Nello stesso articolo il Pistone propone, con Dario de Judicibus, di
sostituire "font" con "tipo carattere". Ma io aborrisco questa
traduzione, a causa delle possibili interferenze con i comuni termini
informatici "tipo" e "carattere".

Ciao.
Marco

GCPillan

unread,
Jan 4, 2002, 6:58:13 AM1/4/02
to
Marco Cimarosti:

> Ho avuto spesso a che fare con colleghi francesi e devo dire che,
> quando devono parlare in inglese di questioni tecniche, fanno una
> fatica del diavolo per trovare le parole giuste. Noi italiani, anche
> quando non sappiamo bene l'inglese, riusciamo sempre a spiegarci
> chiaramente perché tanti termini tecnici li abbiamo già sulla punta
> della lingua.


Esatto.
Su altro NG mi trovai a criticare "memoria viva" e "memoria morta" (le
traduzioni ufficiali francesi di RAM e ROM) anche per questo motivo.
Sebbene la replica dell'unico francese su NG era di strenua difesa
dell'ottima traduzione io so che i francesi non utilizzano molto queste
"traduzioni" e spesso le criticano in quanto origine di maggiori
difficoltà di apprendimento (libri tecnici tradotti) e di comunicazione
internazionale. Quando traducono "live/dead memory" ad esempio.


> Non credo che questa biunivocità possa essere ottenuta sempre, né con
> la terminologia tecnica né in altri ambiti. Tu stesso, più avanti,
> accetti un termine ("tampone") in un caso ma non in un altro, o
> proponi più termini italiani per lo stesso termine inglese
> ("display").


Certo.
Non volevo dire che SI DEVE ottenerla, ma che si aumenta la confusione
facendolo. Ripropongo l'esempio di /file e /archive. Se traduciamo
ENTRAMBE le parole con "archivio" produciamo confusione quando dobbiamo
utilizzare espressioni come "archive file" o sottolineare la valenza di
"archivio" vero e proprio (ad esempio su CD-ROM) piuttosto che un file
temporaneo che magari vive per qualche secondo.

Su /tampone /cache /buffer non sono più sicuro...


>>- font (*)
> Con l'eccezione di questo, sul quale un po' scherzo e un po' ci spero.
> :-)


Già, siamo "contro" l'inglese così detestiamo anche un termine di
origine francese.

>>- fare il porting (non portare)
>
> Però anche "portare" l'ho sempre sentito usare.


E' uno dei casi che personalmente condanno e invito ad usare "fare il
porting". Il motivo è facilmente intuibile. La traduzione migliore
sarebbe sul trasporre, convertire, adattare

> Il termine non vuole essere tecnicamente preciso, ma semplicemente
> evocativo: i più noti impieghi del piombo sono nella fabbricazione
> delle pallottole e dei caratteri tipografici (sebbene credo non si usi
> più né per l'una né per l'altra cosa).


Dicevo che i caratteri tipografici NON sono di piombo.
Il piombo fuso si versa SUI caratteri tipografici sulle linotype, così
si ottengono le singole linee. Con le linee si compongono le pagine. Con
la pagina finita e una pressa si ottiene il flano (una specie di cartone
con "scavata" la pagina). Sul flano si fonde il piombo, questa volta
ricurvo per essere montato sulla rotativa.
Gutemberg aveva i caratteri di acciaio e con questi deformava il rame
su cui poi fondeva la lastra in lega di piombo che montava sul torchio.

Maurizio Pistone

unread,
Jan 4, 2002, 7:20:09 AM1/4/02
to
marco.c...@europe.com (Marco Cimarosti) ha scritto su
it.cultura.linguistica.italiano:

>Il termine "piombi" (al plurale, perň) l'ho visto per la prima volta


>in un articolo di Pistone
>(http://www.mauriziopistone.it/discussioni/classici.html#greco_unicode),
>usato in senso metaforico per dire "font" in quanto cosa pesante,

>ingombrante, che occupa un sacco di spazio sul disco rigido: "č


>evidente che una confezione di piombi contenente tutte queste millanta
>letterine avrebbe dimensioni smisurate"; "sentiremo il calcolatore
>gemere sotto il peso di 13 MB di piombi".

E che dire di Arial Unicode MS, di ben 23 MB? Altro che piombo, questo
č uranio impoverito!

Maurizio Pistone

unread,
Jan 4, 2002, 7:25:39 AM1/4/02
to
GCPillan <gcpi...@email.com> ha scritto su
it.cultura.linguistica.italiano:

>Gutemberg aveva i caratteri di acciaio ...

punzoni...

>e con questi deformava il rame
>su cui poi fondeva la lastra in lega di piombo che montava sul torchio.

Fondeva una lastra intera o i caratteri di piombo uno per uno?

Marco Cimarosti

unread,
Jan 4, 2002, 11:42:41 AM1/4/02
to
GCPillan ha scritto:
> Marco Cimarosti:
[...]

> >>- font (*)
> Con l'eccezione di questo, sul quale un po' scherzo e un po' ci spero.
> > :-)
>
> Già, siamo "contro" l'inglese così detestiamo anche un termine di
> origine francese.

Io mica detesto "font": solo mi piace di più "piombo".

(E, poi, non si dice che il 70% del vocabolario inglese sia di origine
francese?)

> > Il termine non vuole essere tecnicamente preciso, ma semplicemente
> > evocativo: i più noti impieghi del piombo sono nella fabbricazione
> > delle pallottole e dei caratteri tipografici (sebbene credo non si usi
> > più né per l'una né per l'altra cosa).
>
> Dicevo che i caratteri tipografici NON sono di piombo.

I "tipi" per la composizione a mano sono sì in piombo.

> Il piombo fuso si versa SUI caratteri tipografici sulle linotype, così
> si ottengono le singole linee. Con le linee si compongono le pagine. Con
> la pagina finita e una pressa si ottiene il flano (una specie di cartone
> con "scavata" la pagina). Sul flano si fonde il piombo, questa volta
> ricurvo per essere montato sulla rotativa.

Quelle che tu descrivi sono la linotipia e la monotipia: due tecniche
che erano ancora ampiamente utilizzate fino agli anni '70 e oltre.

Prima della linotype si usava la composizione manuale (un carattere
alla volta).

Ma la linotype, di solito, si utilizzava solo per i corpi
relativamente piccoli (il testo e poco più). Per i corpi medio-grandi
(titoli, piccoli manifesti) si usavano ancora i tipi mobili a mano in
piombo. Per i corpi grandissimi (grandi manifesti, titoli cubitali) si
usavano addirittura i tipi mobili in legno.

Per le piccole tirature (carte da morto, biglietti da visita,
partecipazioni di nozze, ecc.) i tipi mobili in piombo o in legno si
sono usati fino a tutti gli anni '80. In pratica, sono stati
sostituiti direttamente dalle stampanti laser. In questo caso non si
faceva il passaggio flano, e si stampava direttamente su torchi piani.

Ah! La cara vecchia tipografia, l'odore degli inchiostri, il rumore
della Heidelberg!

> Gutemberg aveva i caratteri di acciaio e con questi deformava il rame
> su cui poi fondeva la lastra in lega di piombo che montava sul torchio.

Adesso mi metti il dubbio. Ma credo proprio che queste fossero le
tecniche di stampa usate *prima* di Gutemberg. Credo che la grande
rivoluzione di Gutemberg (o Gute*n*berg?) consistesse proprio
nell'introduzione dei tipi mobili in piombo, che produceva in proprio
per mezzo di matrici di acciaio.

Ciao.
Marco

father mckenzie

unread,
Jan 4, 2002, 12:12:26 PM1/4/02
to
So I am standing on the corner, lost in the things that I said; what
am I supposed to do now? Vitt <v.m...@iol.it> says:

> >Cliccemus igitur, internettari dum sumus.
> Forse più mnemonico "cliccamus igitur"

Allora coniamo il verbo clicco, cliccis.
:-)

Giovanni Pontoglio

unread,
Jan 4, 2002, 5:26:51 PM1/4/02
to
Marco Cimarosti ha scritto nel messaggio
<1604968.02010...@posting.google.com>...

>Alessandro "Tagt the Spellcaster" Valli ha scritto:
>> "Marco Cimarosti" <marco.c...@europe.com> ha scritto nel messaggio
>>
>> Continuiamo a femminilizzare? Che ne dite di "sorca" o "topa"? :-)


Scherzi a parte, "topa" l'ho effettivamente sentito dire (per designare
l'animale, "Rattus norvegicus" o specie affini, non la periferica
d'immissione), presumo come calco dialettale:

referente: Mus musculus Rattus norvegicus
bresciano el sorèch (surighí) la sórga
italiano (*) il topo(lino) la «topa»

(*) o quello che il parlante crede esser italiano

Saluti
G.P:


Giovanni Pontoglio

unread,
Jan 4, 2002, 5:30:39 PM1/4/02
to

GCPillan ha scritto nel messaggio <3C34C13A...@email.com>...

>Ora un'osservazione generale sulla precisione. Tutti i termini tecnici
>dovrebbero essere tradotti con precisione.

>Un semplice controllo da fare è la traduzione inversa.

Mi sembra un principio molto opportuno.

Saluti
G.P.


Giovanni Pontoglio

unread,
Jan 4, 2002, 5:39:08 PM1/4/02
to
Giorgio D'Anna ha scritto nel messaggio ...

>>Da: "GCPillan" <gcpi...@email.com>
>>Data: giovedì 3 gennaio 2002 21.38
>
>
>Ho gia' detto che non ritengo possibile ottenere la biunivocita' tra gli
>elementi dell'insieme "termini stranieri" e quelli dell'insieme "t.
>italiani".


Una biunivocità assoluta ovviamente è utopistica, però sarebbe a mio avviso
da ricercare la biunivocità _nell'ambito_della_microlingua_.

Un caso come

>to join some files <=> giuntare delle filze
>to join a site <=> iscriversi ad un sito


non mi sembra problematico: "iscriversi" non è un termine tecnico
informatico, mi sembra.

>a frame of the film <=> un fotogramma della pellicola
>this web page is divided in 3 frames <=> questa pagina web e' divisa in 3
>riquadri


Anche qui: solo il secondo "frame" è un termine informatico.

Saluti
G.P.


Giovanni Pontoglio

unread,
Jan 4, 2002, 5:54:45 PM1/4/02
to

Maurizio Pistone ha scritto nel messaggio ...

>"Giovanni Pontoglio" <gio_...@libero.it> ha scritto su
>it.cultura.linguistica.italiano:
>
>>>mouse = topolino
>>
>>O piú toscanamente: sorcio
>
>o più piemontesemente: giari.
>


Proponevo il termine toscano, oltrettutto già presente in it. nel suo
significato primario, soltanto in quanto "storicamente e geograficamente"
coerente con la lingua italiana.
Che poi parlando d'informatica in dialetto (d'accordo, è raro) si possa dica
giari, sorèch, rat, ratín (l'ho trovato in un sito genovese), suríe ecc. è
un altro paio di maniche: mi riferivo alla lingua nazionale.


Saluti
G.P.


GCPillan

unread,
Jan 4, 2002, 6:43:30 PM1/4/02
to
Maurizio Pistone:

>>Gutemberg aveva i caratteri di acciaio ...
>
> punzoni...
>
>>e con questi deformava il rame
>>su cui poi fondeva la lastra in lega di piombo che montava sul torchio.
>>
>
> Fondeva una lastra intera o i caratteri di piombo uno per uno?

La tua non mi sembra una domanda autentica.
Sembra solo un modo antipatico per sottolineare la mia improprietà di
linguaggio. Ovviamente Gutenberg produceva le singole lettere.
Che in italiano si chiamano anche "caratteri tipografici".

Ma veniamo alla tua improprietà tecnica di linguaggio, da cui la mia
deriva. Stiamo parlando di "font" nell'ambito informatico. Cosa sarebbe
questo "font"? Come tu osservi è un file più o meno grande che contiene
una serie di PUNZONI, che io ho chiamato caratteri di acciaio.
Ho scelto di usare "carattere d'acciaio" perché esprime molto meglio il
concetto di quanto faccia il corretto ma generico termine "punzone".

Il termine "punzone" vuol dire poco o nulla da quanto è generico.
Quell'insieme di "punzoni" sarà composto da una sola -A-, una sola -B-
e così via. Un solo esemplare per ogni segno grafico. Quando scrivi ANNA
non usi quattro punzoni ma solo due, fondi due -A- e poi due -N-.
Il font informatico pincopallino non contiene tante -A- ma una sola. Con
quest'unica -A- fondi tutte quelle che ti servono. Invece la scatoletta
dei "piombi" contiene un bel numero di -A-, almeno quelle che si suppone
possano servire per una pagina.

Ecco perché usare "piombi" al posto di "font" non è corretto.

Il font contiene il DISEGNO, la creazione di ogni singolo carattere. Il
font è un'opera creativa. Così come la realizzazione del CARATTERE vero
e proprio che tu sminuisci con un banale "punzone".

Se vuoi fare un'analogia tra la tipografia e l'informatica devi
associare ai "piombi" (o caratteri tipografici) i singoli caratteri che
vedi sul tuo visualizzatore. Questi sono ottenuti "fondendo" (nel senso
informatico) la lettera necessaria contro lo stampo costituito dal
"carattere d'acciaio" ovvero dalla descrizione vettoriale o immagine del
singolo carattere.

Anticipo l'obiezione dei font scalabili.
Ai font vettoriali posso richiedere qualsiasi grandezza mentre un
insieme di punzoni fa una grandezza sola. Ma il principio è che il font
è l'originale mentre i piombi sono copie dell'originale.

GCPillan

unread,
Jan 4, 2002, 6:43:31 PM1/4/02
to
Marco Cimarosti:

> Quelle che tu descrivi sono la linotipia e la monotipia: due tecniche
> che erano ancora ampiamente utilizzate fino agli anni '70 e oltre.
>
> Prima della linotype si usava la composizione manuale (un carattere
> alla volta).
>
> Ma la linotype, di solito, si utilizzava solo per i corpi
> relativamente piccoli (il testo e poco più). Per i corpi medio-grandi
> (titoli, piccoli manifesti) si usavano ancora i tipi mobili a mano in
> piombo. Per i corpi grandissimi (grandi manifesti, titoli cubitali) si
> usavano addirittura i tipi mobili in legno.
>
> Per le piccole tirature (carte da morto, biglietti da visita,
> partecipazioni di nozze, ecc.) i tipi mobili in piombo o in legno si
> sono usati fino a tutti gli anni '80. In pratica, sono stati
> sostituiti direttamente dalle stampanti laser. In questo caso non si
> faceva il passaggio flano, e si stampava direttamente su torchi piani.
>
> Ah! La cara vecchia tipografia, l'odore degli inchiostri, il rumore
> della Heidelberg!


Ok. E allora?
Possiamo anche fare i caratteri di gomma per i timbri.

Ma il carattere, nella sua accezione di font, non è in questi singoli
pezzettini di piombo, plastica che finiscono inchiostrati, bensì
nell'originale. Certo che nel "legno" le due cose coincidono, ma io ce
l'avevo con "piombi". Se scrivo "mamma" posso dire di aver usato cinque
caratteri? Nell'accezione di "tipi" certamente. Ma nell'accezione di
"font" assolutamente no. Hai usato cinque "piombi" ma solo DUE caratteri
presi da UN SOLO font. Poiché nel parlare comune si dice anche
"carattere" al posto di font ecco che "mamma" contiene allo stesso
momento cinque, due e un solo carattere. Se vogliamo usare questo
"piombi" al posto di "font" dobbiamo dire che "mamma" l'ho scritto con
"un piombo".

E che tecnologia tipografica sarebbe? La "mammatipia"?

> Adesso mi metti il dubbio. Ma credo proprio che queste fossero le
> tecniche di stampa usate *prima* di Gutemberg. Credo che la grande
> rivoluzione di Gutemberg (o Gute*n*berg?) consistesse proprio
> nell'introduzione dei tipi mobili in piombo, che produceva in proprio
> per mezzo di matrici di acciaio.

Lo so che si scrive Gutenberg.
A volte scrivo pure "imput".

Con il punzone fai la matrice.
Con la matrice fai le singole lettere.
Con le singole lettere fai la pagina.

Il font è costruito sui punzoni ma naturalmente il concetto di font si
propaga fino alla carta inchiostrata. Certo che i "piombi" portano,
oltre alle lettere anche il "font". Così come le bottiglie portano il
vino. Ma chiamare "bottiglie" il Barolo mi pare decisamente scorretto.

Giorgio D'Anna

unread,
Jan 4, 2002, 10:59:26 PM1/4/02
to
>"GCPillan" <gcpi...@email.com> ha scritto:

> > Quindi, ritengo che tali termini interessino solo coloro che scrivono i
> > programmi in questione; e non vedo perche', nel caso di un
> > programmatore italiano, questi debba usare un termine straniero,
> > visto che nessuna ragione lo obbliga a farlo.

> Farsi capire bene e subito.
> Non è forse un motivo abbastanza valido?

Se la traduzione e' fatta bene, si capisce tutto quello che si deve
capire. Altrimenti, all'italiano, bisognerebbe proprio rinunciarci, in
ambito informatico.


> Quando mi trovo a scrivere qualcosa desidero in QUESTO ordine:
> 1) farmi capire
> 2) evitare ambiguità
> 3) seguire uno stile

Io ritengo che la "1" venga come conseguenza della "2" e della "3",
almeno che tu non parli in arabo.
Solo che, per quanto riguarda lo stile, e' piuttosto complicato seguirne
uno coerente ed efficace, in questo campo. Ma non dico che non
sia possibile. Faccio solo notare che io ho lavorato solo poche ore
alla mia lista, in fretta e furia, e che la mia ignoranza e' sconfinata.
Ma, con il tempo e la collaborazione di tutti, si puo' arrivare a dei
buoni risultati.
Per quanto riguarda le ambiguita', vorrei notare una cosa.
Prendiamo come esempio quella coppia di voci che tu citi piu' sotto:

file <=> filza
file system <=> sistema di archivi

Penso che tu dica di vederci un'ambiguita', qualcosa che non torna.
Ma ora proviamo cosi':

"Archivio informatico (che puo' contenere un solo carattere, un
insieme di parole o un intero programma) nel quale i dati sono
organizzati progressivamente in bit, byte, campi, record (si tratta,
appunto, di una sequenza di record)."
Cos'e'? Quale termine associamo a questa definizione?
*filza*

"Metodo di archiviazione, di memorizzazione. Parte del sistema
operativo che si occupa della gestione delle filze."
Relativo lemma:
*sistema di archivi(azione)*

Come vedi, una volta sparito il riferimento all'inglese, sparisce
anche l'ambiguita': forse le due espressioni peccano un po' di
coerenza, ma non sono certo ambigue. Comunque, nessuno mi
ha suggerito di meglio, per ora. E non posso rinunciarvi,
perche' sarebbe come ammettere che l'italiano non e' capace
di essere chiaro.

Dunque: se ritieni che l'italiano non sia adatto, chiudiamo questa
discussione; se ritieni che la mia proposta non sia adatta,
proponi dei termini alternativi; se ritieni, invece, che l'italiano non
sia adatto in questo caso specifico, chiudiamo ugualmente la
discussione, poiche' o e' adatto sempre o non e' adatto mai.


> Ma quando scrivo di "character set", "true type font" "PS font"
> "carattere corsivo" "carattere euro" vorrei il più possibile evitare di
> fare confusione e generare malintesi usando "piombi".


Ho provato, naturalmente, ad immaginarmi cosa accadrebbe se
davvero "font" venisse tradotto con "piombo": non credo che
ci sarebbero particolari malintesi, soprattuto se ci si emancipasse
dal riferimento all'inglese, come ho mostrato precedentemente.

Di parole strane ne saranno entrate parecchie nella nostra lingua,
ma noi non ce ne rendiamo piu' conto, poiche', una volta che si
diffondono nell'uso comune, non ci facciamo piu' caso e diventano
normali.
Forse non c'entra niente, ma mi viene in mente il nome che,
in Argentina, hanno dato alla valuta alternativa diffusasi in questi
tempi di crisi: "patacones".

In ogni caso, non e' un problema; "piombo" si puo' anche
cambiare; spero solo che tu non dica che e' un altro di quei
termini che vanno accettati in lingua straniera.


> > Anch'io sono pessimista, nel senso che non credo che tali
> > cambiamenti nelle abitudini linguistiche potranno mai partire dal basso.

> Ho un'opinione opposta. Più ottimista perché concreta.


> Io so di aver contribuito a tagliare sul nascere delle "parolacce" che

> stavano prendendo piede nel luogo di lavoro. [...]


> Ebbene io mi rifiutavo di riutilizzarli, anzi mi facevo spiegare cosa
> intendevano dire (anche se lo intuivo) ed utilizzavo poi il termine
> italiano equivalente. Beh, so che alcune "parolacce" sono morte.

Mi domando quale sia stata l'influenza della tua lodevole opera
a livello nazionale: a voler esagerare, 0,001% ?


> > file <=> filza
> > file system <=> sistema di archivi

> Hai più probabilità di successo se la tua lista non è risibile.


> Quindi lascia stare parole già consolidate la cui traduzione fa solo
> sorridere (come queste due) e concentra le tue energie su quelle che
> stanno nascendo oggi e che quindi possono essere influenzate dai nostri
> suggerimenti.

Non sono d'accordo sulla risibilita' delle suddette traduzioni (vedi sopra).
E non ritengo affatto che gli anglicismi consolidati (da solo pochi decenni)
debbano essere accettati, poiche' (come ho detto sopra), se abbiamo
fiducia nella lingua italiana, non vedo per quale motivo dovremmo tradurre
alcuni termini e lasciarne stare altri.

Comunque, se ci mettiamo d'accordo su quali siano i termini che non
vale la pena di (o non ha senso) tradurre, possiamo catalogarli in una
categoria a parte, basta che siano il meno possibile.


> > this web page is divided in 3 frames <=> questa pagina web e' divisa in
3
> > riquadri

> Ecco, questo è un caso in cui insistere: quadro per /frame!

E' vero.
"Quadro" andrebbe bene sia per i fotogrammi (lo ignoravo) che per
gli scomparti di una pagina web.
Aggiudicato.


> Per me /video in inglese indica "filmato" mentre come aggettivo per un
> /display (visualizzatore) indica che le immagini sono simili a quelle
> della televisione (ovvero non sono "video" i terminali alfanumerici).

Chiarita la differenza tra i 3 termini "screen" (schermo), "video"
(il cui significato principale e' televisione) e "display".
Grazie.

Concludo con una nota sullo stato di aggiornamento della lista che mi
sono preso la briga di comporre, che, per ora, e' la *mia* lista, ma
che potrebbe diventare la lista di tutto il gruppo di discussione, se
continuera' l'interesse di tutti; e ,allo stesso modo, io potrei benissimo
cedere la gestione dell'opera a qualcuno piu' bravo di me (cosa non
molto difficile), se questo qualcuno ne avesse la voglia.

Finora, ho raccolto quasi trecento voci e sto pensando, al contempo,
a dare una forma diversa all'elenco, una logica diversa all'organizzazione
delle entrate del dizionario.
Prima, ho parlato dell'opportunita' di limitare quel procedimento che
riferisce, in maniera servile, i termini italiani a quelli stranieri e anche
della necessita' di uno stile, di una rete di collegamenti semantici
autonomi ed indipendenti.
Forse, cio' si potrebbe ottenere organizzando il tutto come un dizionario
monolingue e limitandosi a citare i corrispondenti termini inglesi
all'interno di ogni voce.

Ciao.

G.d'A.


Guillaume

unread,
Jan 5, 2002, 7:05:01 AM1/5/02
to
"Marco Cimarosti" <marco.c...@europe.com> a écrit dans le message news:
1604968.02010...@posting.google.com...

> GCPillan ha scritto:
> > Marco Cimarosti:
> [...]
> > >>- font (*)
> > Con l'eccezione di questo, sul quale un po' scherzo e un po' ci spero.
> > > :-)
> >
> > Già, siamo "contro" l'inglese così detestiamo anche un termine di
> > origine francese.
>
> Io mica detesto "font": solo mi piace di più "piombo".
>
> (E, poi, non si dice che il 70% del vocabolario inglese sia di origine
> francese?)

Già, però "font" in francese non l'ho mai sentito. Quale sia la traduzione,
non lo so, mi sa che non esiste proprio.

Non è che "font" sia di origine latina ("fons", cioè "fonte")?

Comunque, a me francese, spesso scocciato da l'uso eccessivo di anglicismi
in campo informatico, questo "font" in "italiano", mi piace, mi suona bene,
ma non saprei dire perché. Magari si potrebbe dire "fonte". "Piombo" invece
...

Guillaume

GCPillan

unread,
Jan 5, 2002, 12:08:51 PM1/5/02
to
Giorgio D'Anna,
leggendo la tua replica si direbbe che non hai letto con cura quanto ho
scritto. Sembra che di tante cose che ho messo gių tu sia alla ricerca
di una sola conclusione: "Ma questo qui approva o disapprova?"

Il mio discorso, se permetti, č un po' pių profondo e concreto del tuo.
Io APPROVO la ricerca di buone traduzioni e CONDANNO l'uso di locuzioni
inglesi di moda come "coffe break" al posto di "pausa caffč".

Ma CONDANNO anche le traduzioni forzate che fanno pių male che bene,
ovvero che peggiorano la comprensibilitā e aumentano la confusione.

Ti faccio un vecchio esempio. ROM sta per "Read Only Memory".
In italiano, oltre all'uso abbondantissimo della sigla ROM pronunciata
all'italiana, usiamo regolarmente la traduzione "memoria di sola
lettura". Questa, oltre ad essere la banale traduzione letterale, č
anche l'espressione tecnicamente pių corretta che posso immaginare.

Tuttavia esistono "esperti" come Nicola Nobili (che si gloria di non
capire minimamente cosa possa mai significare "sola lettura") che
preferirebbero di gran lunga usare "memoria morta" ricalcando la
traduzione UFFICIALE francese (ovvero decisa da un gruppo di esperti
linguisti addetti a tradurre i neologismi) che poi i francesi non usano
un granché.

Quindi, proprio perché approvo il tuo sforzo, ti consiglio di AUMENTARE
L'EFFICACIA di quanto stai facendo rinunciando alle traduzioni risibili
o criticabili o giā fallite decenni fa. Non č saggio ignorare il lavoro
fatto da molte persone prima di te. Se "archivio" al posto di "file" č
giā stato utilizzato abbondantemente per poi essere abbandonato č
inutile che tu oggi ti sforzi per riproporlo.

Tu poi ridicolizzi i miei piccoli successi nell'ambito del mio ambiente.
Forse non ti rendi conto che ho ottenuto molto pių di te. Io vivo in
un giardino verde grazie alla poca acqua che verso solo nel mio piccolo
giardino. I neologismi inglesi poco felici che nascono nel mio giardino
li estirpo sul nascere, cosė le erbacce non si propagano. Tu invece
vorresti buttare gocce d'acqua e diserbante su tutta Italia. Altri hanno
tentato questa via prima di te e nessun effetto osservabile si č visto
nel mio giardino. Questo perché non c'č imposizione che tenga e che
funzioni se il terreno non viene abbondantemente innaffiato. Per termini
prettamente specialistici non c'č politica terminologica (stile Francia)
che tenga. Questo perché "handshake" non č parola da salotto televisivo
o da programma radiofonico. Vedrai invece che se OGNUNO di noi cura il
proprio giardinetto, ovvero le persone con cui comunica quotidianamente,
avremo in Italia tanti giardinetti e quindi un'Italia molto pių verde.


Tu avevi osservato:


non vedo perche', nel caso di un programmatore italiano, questi
debba usare un termine straniero, visto che nessuna ragione lo
obbliga a farlo.

Io ti rispondevo:


Farsi capire bene e subito.

Non č forse un motivo abbastanza valido?

Tu replichi:


> Se la traduzione e' fatta bene, si capisce tutto quello che si deve
> capire. Altrimenti, all'italiano, bisognerebbe proprio rinunciarci, in
> ambito informatico.


Appunto!
Il programmatore (o il traduttore) RINUNCIA alla traduzione proprio
quando gli č impossibile "farla bene". Una traduzione "fatta bene" non č
necessariamente quella che evita ogni uso di anglicismi ed impiega la
tua tabella, ma č quella di pių facile comprensione per la maggior parte
degli utenti. Certo, se tutti gli utenti avessero la tua testa, le due
cose coinciderebbero. Perō purtroppo non č cosė.

Se in un messaggio d'errore che nomina il "file system" tu scrivi
"sistema di archivi" succede che:
1) per quelli che non sanno nulla di "file system" non cambia nulla, non
capiranno neppure "sistema di archivi".
2) molti di quelli che invece sanno del "file system" non capiranno cosa
vuol dire il messaggio d'errore.
3) alcuni faranno la traduzione inversa, capiranno, si faranno un
sorrisino e penseranno: "ah queste stupide traduzioni letterali..."

Per "farsi capire bene e subito" č necessario ricorrere al termine che č
meglio conosciuto tra i lettori. Se tale termine č straniero (buffer,
cache, floppy, font) allora ci si fa capire bene e subito usando proprio
la terminologia consolidata e non traduzioni innovative pių o meno
improvvisate o fantasiose.

Perché mai un programmatore dovrebbe scrivere "home page" invece
dell'ottima traduzione "pagina iniziale"?
Perché molti di noi capiscono subito cos'č una "home page" e devono
invece andare per deduzione per capire cosa sia una pagina iniziale.


Le mie prioritā:
>>1) farmi capire
>>2) evitare ambiguitā
>>3) seguire uno stile

La tua obiezione:


> Io ritengo che la "1" venga come conseguenza della "2" e della "3",
> almeno che tu non parli in arabo.

Tutte le lingue seguono le stesse regole.
La terminologia usata da chi scrive deve essere nota a chi legge.
Lo stile puō essere perfetto, le ambiguitā assenti, ma se non sai cos'č
una tabella /hash č perfettamente inutile che ti inventi una parola che
traduce al meglio /hash. Io non so cosa vuol dire /hash in inglese. So
perō cos'č una tabella /hash e a cosa serve. Sostituiscimi /hash con
altra parola e io non capisco pių di cosa stai parlando.


> file <=> filza
> file system <=> sistema di archivi
>
> Penso che tu dica di vederci un'ambiguita', qualcosa che non torna.

Veramente mi riferivo alla traduzione di "file" con "archivio".
Con problemi a tradurre efficacemente "Add Files to an Archive".


> Cos'e'? Quale termine associamo a questa definizione?
> *filza*

Adesso, permetti che ti faccia io una domanda. A che pro?
Cosa ci viene in tasca?

Migliori la comprensione di qualcuno?
Ammettiamo che esista qualcuno completamente digiuno sia di inglese che
di informatica. Aggiungiamo pure che sappiamo giā che costui non avrā
mai bisogno in vita sua di utilizzare dei programmi non nazionalizzati,
che rinuncerā per sempre a qualsivoglia programmino recuperato su web.

Bene, con questo eccezionalissimo personaggio potrei usare /filza al
posto di /file. Pensi di poter risparmiare pių di 10 secondi dei venti
minuti che impiegherai per fargli capire il concetto e le operazioni ad
esso associate (copia, spostamento, cancellazione, scrittura, lettura,
compressione...)?

O forse sei preoccupato nel fargli imparare la pronuncia?

> Come vedi, una volta sparito il riferimento all'inglese, sparisce
> anche l'ambiguita': forse le due espressioni peccano un po' di
> coerenza, ma non sono certo ambigue. Comunque, nessuno mi
> ha suggerito di meglio, per ora. E non posso rinunciarvi,
> perche' sarebbe come ammettere che l'italiano non e' capace
> di essere chiaro.

Non č questo il punto. Si puō essere chiarissimi con l'italiano. Se
guardi Internet Explorer trovi che č tradotto (e bene) al 99%. E' che
quando l'uso di un termine si consolida ed č conosciuto, qualunque
tentativo di "abbatterlo" rende il discorso meno chiaro.

> Dunque: se ritieni che l'italiano non sia adatto, chiudiamo questa
> discussione; se ritieni che la mia proposta non sia adatta,
> proponi dei termini alternativi; se ritieni, invece, che l'italiano non
> sia adatto in questo caso specifico, chiudiamo ugualmente la
> discussione, poiche' o e' adatto sempre o non e' adatto mai.

Non ho detto nulla di tutto questo. Riassumendo (e ripetendo):
**************************************************************
RIDUCI la tua lista alle sole traduzioni COMPETITIVE!
**************************************************************

Un po' come potare un albero da frutto per avere pių frutti.

Al momento mi vengono in mente...
tagliafuoco, fornitore d'accesso Internet, quadro (per frame)
ma ce ne sono molte altre, comprese quelle che non metterei in lista
perché non ne vedo il bisogno, come "iscriversi ad un sito, lista".

> Ho provato, naturalmente, ad immaginarmi cosa accadrebbe se
> davvero "font" venisse tradotto con "piombo": non credo che
> ci sarebbero particolari malintesi, soprattuto se ci si emancipasse
> dal riferimento all'inglese, come ho mostrato precedentemente.

Altri traduttori hanno usato "fonte" come italianizzazione di "font".
L'inglese "font" deriva dal francese "fonte" che si presume derivi dal
latino "fondere". Non vedo perché mai per "emanciparsi" :-) dall'inglese
dobbiamo rinuciare al significato etimologico corretto che "font" si
porta dietro. Per confondere lo stampo con la statua? Il "piombo" č il
prodotto che si ottiene, non č il "font".

> Di parole strane ne saranno entrate parecchie nella nostra lingua,
> ma noi non ce ne rendiamo piu' conto, poiche', una volta che si
> diffondono nell'uso comune, non ci facciamo piu' caso e diventano
> normali.

Appunto, volevo dirtelo io.
Che senso ha ostinarsi ad ostacolare il processo?
Potrei capire uno sforzo che "guidi" il processo in corso.
Traducimi /mobbing o /personal shopper o /trader o qualche altro
neologismo che si sta inserendo nella nostra lingua. Sono questi i casi
in cui possiamo sperare di competere se troviamo una buona soluzione.

> In ogni caso, non e' un problema; "piombo" si puo' anche
> cambiare; spero solo che tu non dica che e' un altro di quei
> termini che vanno accettati in lingua straniera.

Se non troviamo valide alternative, sė.


> Mi domando quale sia stata l'influenza della tua lodevole opera
> a livello nazionale: a voler esagerare, 0,001% ?

Ho vissuto in un giardino verde e privo di erbacce.
Tu puoi fare altrettanto sul tuo.
Anche il giardino tuo sarā privo di erbacce.
L'effetto che otterrai nel tuo parlare quotidiano sarā maggiore di
qualsivoglia lista pubblicata su web.


> Non sono d'accordo sulla risibilita' delle suddette traduzioni
> (vedi sopra).

Non ha nessuna importanza cosa pensiamo io e te.
Ha senso cosa pensa la maggioranza degli utilizzatori.
La maggioranza troverā alcune delle tue traduzioni risibili.
E' un dato di fatto che puoi verificare da solo.
Fai la lista, stampane venti copie, prendi un autobus e distribuisci le
liste chiedendo un commento a chi ti capita.


> E non ritengo affatto che gli anglicismi consolidati (da solo pochi
decenni)
> debbano essere accettati, poiche' (come ho detto sopra), se abbiamo
> fiducia nella lingua italiana, non vedo per quale motivo dovremmo
tradurre
> alcuni termini e lasciarne stare altri.

Perché non hai il potere di ottenere risultati cosė vasti.
Perché la maggioranza degli italiani č felice di accogliere una buona
traduzione di un neologismo (firewall per esempio) ma non cancella i
termini che usa da decenni come film, sport, file.

> Comunque, se ci mettiamo d'accordo su quali siano i termini che non
> vale la pena di (o non ha senso) tradurre, possiamo catalogarli in una
> categoria a parte, basta che siano il meno possibile.

Praticamente questa lista quasi coincide con quelli raccolti dai
dizionari italiani.

> Finora, ho raccolto quasi trecento voci e sto pensando, al contempo,

Ma sei sicuro che non esistano giā delle liste del genere?

GCPillan

unread,
Jan 5, 2002, 12:30:45 PM1/5/02
to
Guillaume:

> Già, però "font" in francese non l'ho mai sentito. Quale sia la
traduzione, non lo so, mi sa che non esiste proprio.

Police de caractères (fonte) : assortiment complet de caractères d'un
même type. En typographie cela signifie de même style, même corps et
même graisse. En informatique, la pratique est moins claire : certaines
fonderies distinguent parfois une police Times Roman italique d'une
autre police Times Roman gras. Histoire de vendre plus de polices au
chaland ingénu ?

Divertente la frase conclusiva.
Rientra nel discorso dell'ambiguità nel definire cos'è un font.

Da: http://alis.isoc.org/glossaire/fonte.fr.htm

Maurizio Pistone

unread,
Jan 5, 2002, 10:21:54 AM1/5/02
to
"Guillaume" <guillaume...@freesbee.fr> ha scritto su
it.cultura.linguistica.italiano:

>Non è che "font" sia di origine latina ("fons", cioè "fonte")?

no: viene da fondre, fondere. Significa quindi "fusione" in piombo.

Maurizio Pistone

unread,
Jan 5, 2002, 10:35:49 AM1/5/02
to
GCPillan <gcpi...@email.com> ha scritto su
it.cultura.linguistica.italiano:

>Maurizio Pistone:


> >>Gutemberg aveva i caratteri di acciaio ...
> >
> > punzoni...
> >
> >>e con questi deformava il rame
> >>su cui poi fondeva la lastra in lega di piombo che montava sul torchio.
> >>
> >
> > Fondeva una lastra intera o i caratteri di piombo uno per uno?
>
>La tua non mi sembra una domanda autentica.
>Sembra solo un modo antipatico per sottolineare la mia improprietà di
>linguaggio. Ovviamente Gutenberg produceva le singole lettere.
>Che in italiano si chiamano anche "caratteri tipografici".

Alla faccia dell'improprietà di linguaggio. Una "lastra in lega di
piombo" è una lastra, lunga e larga e pesante, non un carattere.
Quello che tu descrivi è un procedimento molto diverso da quello che
credo fosse di Gutenberg, cioè montare singoli caratteri su un telaio
di legno e usare quelli per stampare il foglio. La mia domanda non
voleva essere irriverente o antipatica, ma per un momento (non sono un
esperto in materia) ho avuto il dubbio che Gutenberg stampasse proprio
così, producendo una lastra intera, come nelle macchine Linotype.

Quanto ai "punzoni", è un termine che non ho inventato io, ma che ho
trovato in diversi libri sulla tipografia. Da quel che ho capito la
realizzazione del carattere tipografico seguiva queste fasi - affidate
ciascuna ad un diverso specialista, quando non addirittura a aziende
diverse:

- si disegna il carattere (inteso come: l'insieme delle lettere e
degli altri segni, in un suo formato, e con propri attributi -
normale, corsivo ecc.);
- su questi disegni si realizza una serie di punzoni in acciaio, uno
per ogni singola forma da realizzare;
- questi punzioni vengono premuti su una base di rame, lasciando
un'impronta cava; in questa impronta viene versato piombo fuso, per
ottenere il singolo carattere tipografico;
- poi i caratteri così realizzati vengono montati a formare linee e
pagine di testo. Queste possono essere utilizzate direttamente dalla
macchina tipografica, oppure servono per ottenere una nuova matrice,
questa volta in cartone, in cui si fonde una lastra in piombo.

Questo è quello che credo di aver capito: se sbalio corrigeteme.

Quanto ai "piombi", non avevo mai proposto seriamente questo termine
come traduzione di "font", prima che la mia vanità fosse sollecitata
dalle lodi di Marco Cimarosti; il francese "font" si riferisce infatti
non ai signoli caratteri tipografici in piombo, ma alla forma di tutta
la serie. Per questo mi sembrava - e mi sembra tutt'ora - che il
termine più esatto sia "tipo", cioè, etimologicamente, una matrice,
che dà la sua forma al pezzo che vi viene modellato dentro. Che è la
funzione del negativo in rame ottenuto con il punzone.

(Adesso se propongo di tradurere "font" con "punzioni" mi sparate.)

>Anticipo l'obiezione dei font scalabili.
>Ai font vettoriali posso richiedere qualsiasi grandezza mentre un
>insieme di punzoni fa una grandezza sola. Ma il principio è che il font
>è l'originale mentre i piombi sono copie dell'originale.

Per ottenere i caratteri nei vari formati, nella tipografia di una
volta si poteva usare una semplice conversione di forme mediante
pantografo. Ma era una soluzione che faceva storcere il naso agli
artisti, i quali preferivano realizzare un disegno originale per ogni
formato.

Guillaume

unread,
Jan 5, 2002, 2:02:08 PM1/5/02
to
"GCPillan" <gcpi...@email.com> a écrit dans le message news:
3C37383E...@email.com...

> Guillaume:
> > Già, però "font" in francese non l'ho mai sentito. Quale sia la
> traduzione, non lo so, mi sa che non esiste proprio.
>
> Police de caractères ...

Sì certo! grazie, adesso che lo dici è evidente.
Noto che il mio dizionario traduce "police" con "fondita". Questo "fondita"
non vale?

Guillaume


father mckenzie

unread,
Jan 5, 2002, 2:06:47 PM1/5/02
to
So I am standing on the corner, lost in the things that I said; what
am I supposed to do now? "Guillaume" says:

> Noto che il mio dizionario traduce "police" con "fondita". Questo "fondita"
> non vale?

C'entra con la fonduta (fondue)?

Maurizio Pistone

unread,
Jan 5, 2002, 2:13:23 PM1/5/02
to
"Guillaume" <guillaume...@freesbee.fr> ha scritto su
it.cultura.linguistica.italiano:

>Noto che il mio dizionario traduce "police" con "fondita". Questo "fondita"
>non vale?

Fondita?

Guillaume

unread,
Jan 5, 2002, 2:18:08 PM1/5/02
to
"Maurizio Pistone" <scri...@mauriziopistone.it> a écrit dans le message
news: a17j7j$rac$4...@newsreader.mailgate.org...

> "Guillaume" <guillaume...@freesbee.fr> ha scritto su
> it.cultura.linguistica.italiano:
>
> >Noto che il mio dizionario traduce "police" con "fondita". Questo
"fondita"
> >non vale?
>
> Fondita?
>
Ma vi devo insegnare io l'italiano?

su www.garzanti.it:

Lemma: fondita
Fonetica: [fón-di-ta]
Definizione: s. f. (tip.) serie di caratteri dello stesso corpo eseguiti in
fonderia.

GCPillan

unread,
Jan 5, 2002, 5:36:33 PM1/5/02
to
Maurizio Pistone:

> di legno e usare quelli per stampare il foglio. La mia domanda non
> voleva essere irriverente o antipatica, ma per un momento (non sono un
> esperto in materia) ho avuto il dubbio che Gutenberg stampasse proprio
> così, producendo una lastra intera, come nelle macchine Linotype.


Bene.
Neppure io sono un esperto in materia, però perdo tempo a documentarmi
e, al di là delle singole parole, trovo antipatici gli interventi
monoriga o giù di lì. Questa volta vedo invece che approfondisci il
discorso e questo mi fa piacere. Perché non sei alla caccia dell'errore
ma vuoi costruire qualcosa e soddisfare le nostre comuni curiosità.

Se ti interessa, le linotype che ho visto io a "La Stampa" fondevano le
singole RIGHE di testo partendo da una serie di "stampini". Non mi è mai
passato per la testa che Gutenberg chiamasse "caratteri mobili" delle
fusioni uniche grosse come una pagina. Eppure l'ho scritto, parlando di
lastra unica invece che composta di caratteri mobili.
Dobbiamo parlarne ancora per molto?


> Quanto ai "punzoni", è un termine che non ho inventato io, ma che ho
> trovato in diversi libri sulla tipografia.


Io non ho mai scritto che "punzone" fosse termine sbgaliato. Neppure ho
insinuato che fosse un termine di tua fantasia. Ho scritto solo che è
termine così generico che non rende l'idea quanto "carattere d'acciaio".
Io ho usato una terminologia VOLUTAMENTE impropria per far capire la
differenza tra "piombi" e "acciai", tra copie e originale.

> Quanto ai "piombi", non avevo mai proposto seriamente questo termine
> come traduzione di "font"


Bene.


> termine più esatto sia "tipo"


Non credo.
E la mia opinione non conta.

Se per caso ti interessa, ecco la mia motivazione.
"Tipo" in italiano sta per "carattere tipografico" proprio
nell'accezione delle singole "letterine" che si mettono insieme per fare
una parola. Se scrivi "mamma" hai bisogno di cinque letterine, ovvero di
cinque "tipi" anche se usi un "font" soltanto. Ti prego, cestina
subito questa mia opinione, se per te "tipo" va bene al posto di "font"
usa liberamente "tipo". Ti capirò dal contesto.
Anzi, fa in modo che diventi legge scrivere "tipo/i" al posto di font.

"Hai mica un tipo grassetto tondo chiaro anche a corpo sei?"
"Mi servirebbe un tipo che veicoli l'identità aziendale e trasmetta una
sensazione di modernità"
"Vorrei impiegare un tipo allegro e sbarazzino per questi annunci"
"Questi due tipi non stanno bene insieme: vedi questo qui appare così
rozzo che fa a pugni con questo tipo elegante"

Già che ci sei, sostituisci anche quell'odioso "serif/sans serif" (che
puzza di francese in modo indescrivibile) con una bella espressione
italiana tipo "con punte/a bastone".

> (Adesso se propongo di tradurere "font" con "punzioni" mi sparate.)


Ero quello che cercavo di dire con le mie lunghe spiegazioni.
Ovvero che "piombi" NON è l'equivalente del "font" informatico ma
piuttosto lo è l'insieme dei punzoni che ho chiamato apposta "caratteri
d'acciaio" PROPRIO per specificare che non erano quelli di piombo.

Giorgio D'Anna

unread,
Jan 5, 2002, 6:26:45 PM1/5/02
to
>"GCPillan" <gcpi...@email.com> ha scritto:

> CONDANNO anche le traduzioni forzate che fanno più male che bene,
> ovvero che peggiorano la comprensibilità e aumentano la confusione.
> [...]


> Quindi, proprio perché approvo il tuo sforzo, ti consiglio di AUMENTARE
> L'EFFICACIA di quanto stai facendo rinunciando alle traduzioni risibili

> o criticabili o già fallite decenni fa. Non è saggio ignorare il lavoro
> fatto da molte persone prima di te. Se "archivio" al posto di "file" è
> già stato utilizzato abbondantemente per poi essere abbandonato è


> inutile che tu oggi ti sforzi per riproporlo.

Io, per la verita', al posto di "file", ho sempre proposto "filza", tranne
che in "file system", dove preferisco generalizzare con "archivio",
"archiviazione".
Comunque, traducendo in maniera forzata quei termini che tu ritieni
opportuno non tradurre, non vedo cosa ci sia da perdere: male che
vada, continueremo tutti ad usare il termine straniero.
E poi, naturalmente, non voglio affatto ignorare il lavoro fatto da
molte persone prima di me: sto scrivendo su questo gruppo di
discussione proprio per fare il contrario.


> I neologismi inglesi poco felici che nascono nel mio giardino

> li estirpo sul nascere, così le erbacce non si propagano. Tu invece


> vorresti buttare gocce d'acqua e diserbante su tutta Italia. Altri hanno

> tentato questa via prima di te e nessun effetto osservabile si è visto
> nel mio giardino. Questo perché non c'è imposizione che tenga e che


> funzioni se il terreno non viene abbondantemente innaffiato. Per termini

> prettamente specialistici non c'è politica terminologica (stile Francia)
> che tenga. Questo perché "handshake" non è parola da salotto televisivo


> o da programma radiofonico. Vedrai invece che se OGNUNO di noi cura il
> proprio giardinetto, ovvero le persone con cui comunica quotidianamente,

> avremo in Italia tanti giardinetti e quindi un'Italia molto più verde.

Io, invece, volevo fare qualcosa di simile a quello che e' stato fatto in
Francia dalle commissioni apposite; e affiancare alla cura individuale
del proprio giardinetto una bella cura complessiva, che parta dall'alto.
Visto che in Italia, per quanto ne so, non e' mai stato fatto qualcosa
di tal genere.


> Se in un messaggio d'errore che nomina il "file system" tu scrivi
> "sistema di archivi" succede che:
> 1) per quelli che non sanno nulla di "file system" non cambia nulla, non
> capiranno neppure "sistema di archivi".
> 2) molti di quelli che invece sanno del "file system" non capiranno cosa
> vuol dire il messaggio d'errore.
> 3) alcuni faranno la traduzione inversa, capiranno, si faranno un
> sorrisino e penseranno: "ah queste stupide traduzioni letterali..."

1) di questi non ce ne frega nulla;
2) questi, invece, anche se non capissero, non avrebbero il
diritto di reclamare alcunche': dobbiamo portarla avanti oppure no
questa politica di difesa e arricchimento della nostra lingua?
3) su questo siamo d'accordo: bisogna evitare le traduzioni
letterali, e dare maggiore autonomia ai termini italiani che proponiamo;
infatti, per la verita', "sistema di archiviazione" non e' una traduzione
letterale di "file system": lo sarebbe stata "sistema di filze", visto che
io uso "filza" per "file".


> Per "farsi capire bene e subito" è necessario ricorrere al termine che è
> meglio conosciuto tra i lettori. Se tale termine è straniero (buffer,


> cache, floppy, font) allora ci si fa capire bene e subito usando proprio

> la terminologia consolidata e non traduzioni innovative più o meno


> improvvisate o fantasiose.
> Perché mai un programmatore dovrebbe scrivere "home page" invece
> dell'ottima traduzione "pagina iniziale"?

> Perché molti di noi capiscono subito cos'è una "home page" e devono


> invece andare per deduzione per capire cosa sia una pagina iniziale.

> [...]


> Io non so cosa vuol dire /hash in inglese. So

> però cos'è una tabella /hash e a cosa serve. Sostituiscimi /hash con
> altra parola e io non capisco più di cosa stai parlando.
> [...]


> Ammettiamo che esista qualcuno completamente digiuno sia di inglese che

> di informatica. Aggiungiamo pure che sappiamo già che costui non avrà


> mai bisogno in vita sua di utilizzare dei programmi non nazionalizzati,

> che rinuncerà per sempre a qualsivoglia programmino recuperato su web.


> Bene, con questo eccezionalissimo personaggio potrei usare /filza al

> posto di /file. Pensi di poter risparmiare più di 10 secondi dei venti


> minuti che impiegherai per fargli capire il concetto e le operazioni ad
> esso associate (copia, spostamento, cancellazione, scrittura, lettura,
> compressione...)?


Ormai credo che sia chiaro il punto sul quale abbiamo idee diverse.
Io voglio fare qualcosa di piu' accademico e meno concreto, forse.
Cosi' come e' stato fatto in Francia.
Per fare a meno dell'inglese e ridefinire in italiano tutti i termini
informatici, ci vuole inevitabilmente un grande sforzo.
Se l'informatica e la telematica fossero nate e svilulappatesi in Italia,
tutti i termini relativi sarebbero in italiano.
Ed io e' questo che chiedo: far conto che l'inglese non esista e partire
da zero a ridefinire tutti i termini informatici secondo le caratteristiche
e le potenzialita' della nostra lingua.
Forse e' solo accademia, ma io avevo in mente questo.


> E' che
> quando l'uso di un termine si consolida ed è conosciuto, qualunque


> tentativo di "abbatterlo" rende il discorso meno chiaro.

> [...]


> RIDUCI la tua lista alle sole traduzioni COMPETITIVE!

> [...]
> Un po' come potare un albero da frutto per avere più frutti.
> [...]
> La maggioranza troverà alcune delle tue traduzioni risibili.


> E' un dato di fatto che puoi verificare da solo.
> Fai la lista, stampane venti copie, prendi un autobus e distribuisci le
> liste chiedendo un commento a chi ti capita.

Stesso discorso di prima.
Per me la priorita' non consiste nella competitivita' dei termini italiani.
Un termine italiano e' migliore di un termine inglese, perche' un
termine italiano e' migliore di un termine inglese :-)
E basta.
Comunque, se, nella lista di cui stiamo discutendo, si trovassero ad
essere affiancati termini competitivi e termini poco competitivi, i primi
non subirebbero danni. E sui secondi, come ho detto, non abbiamo
niente da perdere.


>> E non ritengo affatto che gli anglicismi consolidati (da solo poch

decenni)
>> debbano essere accettati, poiche' (come ho detto sopra), se abbiamo
>> fiducia nella lingua italiana, non vedo per quale motivo dovremmo
tradurre
>> alcuni termini e lasciarne stare altri.

> Perché non hai il potere di ottenere risultati così vasti.
> Perché la maggioranza degli italiani è felice di accogliere una buona


> traduzione di un neologismo (firewall per esempio) ma non cancella i
> termini che usa da decenni come film, sport, file.

Se non li cancella, pazienza. Comunque, "film" e "sport" sono ormai
da considerarsi italiani; ma non "file" e altrii termini informatici,
perche' la maggior parte delle persone italiane non ha mai nemmeno
toccato un computer e, quindi, ancora siamo in tempo; e si puo'
ancora fare molto.
Poi, il fatto che alcuni anglicismi informatici siano gia' entrati nei
vocabolari d'italiano non ci deve impedire di provare a suggerire
delle alternative.


Non credo di dover aggiungere altro a cio' che ho gia' detto.
Io faccio quello che sto facendo per amore della mia lingua.
Se poi la gente comune non comprende, pazienza.
Del resto, io sono sempre stato un po' aristocratico :-)


> Ma sei sicuro che non esistano già delle liste del genere?

No, non ne sono sicuro; ma in rete ho trovato solo quella di
De Judicibus, che contiene solo pochi termini; ed e' proprio
perche' non ne ho trovate altre che ho deciso di compilarne una io.

Con l'ultimo aggiornamento di oggi sono a quota 287 voci
(di cui molte compilate in fretta e furia e, quindi, da rivedere):
http://www.maxstirner.net/dizio.html
http://giannid.interfree.it/dizio.html

Ciao.

G.d'A.


Guillaume

unread,
Jan 5, 2002, 6:53:42 PM1/5/02
to

"GCPillan" <gcpi...@email.com> a écrit dans le message news:
3C37383E...@email.com...
>
> Da: http://alis.isoc.org/glossaire/fonte.fr.htm
> --

Grazie per il link (legame?)
Ne propongo un'altro, anche francese sull'argomento, che ho appena scoperto:
http://www.granddictionnaire.com/_fs_global_01.htm
(che propone per tutti i termini specializzati inglesi la loro traduzione
francese)

Guillaume

Ecco cosa dicono su "font":

Anglais
font

Syn.
type font
character font

Variante(s) graphique(s)
fount

Français
police de caractères n. f.

Syn.
police n. f.

Terme(s) apparenté(s)
fonte n. f.

Déf. :
Ensemble des caractères alphabétiques, des chiffres et des symboles du même
type dans un style, une graisse et un corps déterminés.

Note(s) :
La période de transition entre la typographie traditionnelle et l'éditique
amène un certain flottement dans le sens des termes en usage. En
micro-informatique, comme on peut produire tous les styles et tous les corps
à partir de la représentation vectorielle d'une police, le terme police de
caractères désigne un type de tracé de caractères, sans tenir compte du
style, de la graisse et du corps. Il demeure que pour plusieurs concepteurs
de logiciels, l'Helvetica 10 gras, l'Helvetica 12 gras et l'Helvetica 10
italique gras, par exemple, constituent des polices distinctes comme le veut
la tradition.
Par type, on entend la forme du tracé des caractères identifiée par un nom
(Times, Courier, etc.); par style, le degré d'inclinaison (romain,
italique); par graisse, l'épaisseur du trait (maigre, demi-gras, gras),
quoique, pour certains, la graisse fasse partie du style; par corps, la
taille des caractères exprimée en points (10, 12, 14, etc.).
Dans le terme police de caractères, le mot caractère s'écrit au pluriel.
Le terme fonte, parfois employé comme synonyme de police de caractères, est
moins utilisé en ce sens, puisque les caractères électroniques ne sont pas
fondus.


Guillaume

unread,
Jan 5, 2002, 8:01:00 PM1/5/02
to

"Guillaume" <guillaume...@freesbee.fr> a écrit dans le message news:
1rMZ7.19147$_66.3...@loualaba.paris.none.net...

>
> Grazie per il link (legame?)

no, certo per "link", va benissimo "collegamento"


Giorgio D'Anna

unread,
Jan 5, 2002, 8:47:00 PM1/5/02
to
Ho fatto un po' di ricerche tramite www.google.it.
Ed ho trovato un termine che non ho mai sentito
nominare, tipoplesso.

http://www.appuntilinux.prosa.it/a2227.html
"Il termine font non corrisponde esattamente a qualcosa
di ben definito nella tradizione della terminologia tipografica
italiana, di conseguenza, la traduzione con il termine "fonte"
e i suoi vari abbinamenti è solo una forma di derivazione
dall'inglese, altrettanto ambigua. Il termine tipoplesso,
sembrerebbe essere il più appropriato, solo che si tratta di
qualcosa che risulterebbe incomprensibile ai più."

Segnalo anche quest'altro collegamento:
http://www.linux.it/tp/glossario/tipografia


A questo punto, io propendo per "fonte".
E non cambio piu' idea.


G.d'A.


Laurent Franceschetti

unread,
Jan 6, 2002, 5:25:00 AM1/6/02
to

Giorgio D'Anna <nih...@libero.it> a écrit dans le message :
eLaY7.5216$%B.19...@twister2.libero.it...
> Salve,
>
> E' il primo messaggio che invio a questo gruppo di
> discussione.
>
> Scrivo per sottoporvi un mio lavoro:
> "Vademecum per la traduzione e l'adattamento in
> italiano dei foriesterismi del linguaggio
> informatico (bozza)"
>

Grazie per l'iniziativa. Anche se è vero che gira ogni tanto qualcuno con la
spada facile, la pena capitale è stata abolita. Vai tranquillo...

Un suggerimento, se questo ti può aiutare: usare uno solo equivalente
italiano per una parola (almeno per un determinato senso). Se ce ne sono
due, vuol dire che nessuno dei due è abbastanza buono.


Se ci sono due sensi:
free = 1. gratuito 2. libero (come in free software)


Invece, se ci sono due parole usate, decidere: scegliere una e sconsigliare
l'altra:
to reboot = riavviare, resettare (sconsigliato)
[ riavviare mi sembra così bello, che resettare a confronto è un brutto
anatrocolo ]

Ovviamente, se hai un dubbio su cosa scegliere, o se esistono altre
alternative, poni la domanda su questo newsgroup, ahem... foro e vedi cosa
esce fuori. Sembri capitato proprio nel posto giusto.


GCPillan

unread,
Jan 6, 2002, 3:59:02 PM1/6/02
to
> Io, invece, volevo fare qualcosa di simile a quello che e' stato
> fatto in Francia dalle commissioni apposite;

Giorgio D'Anna,
non voglio riproporre qui ancora una volta la lunghissima analisi fatta
di 40 termini tradotti in francese dall'apposita commissione. Tra quei
quaranta (scelti come buoni esempi da un francese) scoprivo:
A) traduzioni che abbiamo anche in italiano
B) traduzioni fuorvianti o tecnicamente imprecise
C) traduzioni che non hanno attecchito, ovvero molto meno usate
dai francesi dei termini originali inglesi
D) traduzioni buone che stranamente l'italiano non impiega.

Solo che queste ultime erano pochissime tra le quaranta!
L'imposizione non porta grandi risultati a mio parere.
Nonostante i grandi sforzi fatti dall'apposita commissione francese, i
risultati sono scarsini (meglio di niente, certo) ma osserviamo che se
la buona traduzione esiste solitamente prende piede senza bisogno di
imposizioni di legge. Se la traduzione "non funziona" allora non
attacca, neppure se proposta ufficialmete. Tanto per dare un'idea
quantitativa (solo un'idea) di 100 nuovi termini inglesi che arrivano,
90 vengono convertiti in italiano e 10 no. Tra i 90 ce ne sono altri 20
che "gli addetti ai lavori" o i divulgatori gradiscono utilizzare
comunque nella lingua inglese. I francesi invece traducono 95 termini e
ne lasciano solo 5 in inglese. Tra questi 95, una parte rilevante viene
utilizzata in parallelo alla versione inglese. Alla fine gli italiani
hanno solo 3 termini inglesi predominanti in più dei francesi.


> Visto che in Italia, per quanto ne so, non e' mai stato fatto qualcosa
> di tal genere.

Ha più potere la Microsoft. Che traduce molto bene a mio parere.

____________________________________________________________________

Quando mi hai chiesto perché mai un programmatore dovrebbe preferire un
termine inglese io ti ho risposto che usando un termine consolidato e
conosciuto riesce a farsi capire. Ti avevo chiesto se "farsi capire" era
un motivo valido. Mi hai mai risposto? Mi pare di no.

Scegliere di farsi capire è un motivo valido o no?

Oggi tu, su un esempio concreto di probabile inconprensione, rispondi che:


> 2) questi, invece, anche se non capissero, non avrebbero il
> diritto di reclamare alcunche': dobbiamo portarla avanti oppure no
> questa politica di difesa e arricchimento della nostra lingua?

Allora mi pare di capire quali sono le tue priorità.
Secondo te, far capire all'utente quanto stai dicendo è di secondaria
importanza rispetto alla "difesa" dell'italiano. Avrà difficolatà a
risolvere il suo problema ma non ha il diritto di lamentarsi. Opinione
rispettabilissima, però voglio sperare che ti sia chiaro che il cliente
si lamenterà e il tuo lavoro non verrà apprezzato.

Questo non significa, come i catastrofisti ripetono, che più inglese
usiamo e meglio è. Semplicemente dobbiamo proporre traduzioni che
funzionano nel senso che vengono capite. Hub e router vanno lasciate
come sono perché nessuno oggi capirebbe traduzioni di sorta. Viceversa,
tagliafuoco può benissimo aiutare a capire il concetto di firewall.


> Per me la priorita' non consiste nella competitivita' dei termini
italiani.
> Un termine italiano e' migliore di un termine inglese, perche' un
> termine italiano e' migliore di un termine inglese :-)

Già.
Io ti suggerivo di rendere il tuo lavoro UTILE.
Ma per te è poco importante che serva a qualcosa o che finisca nel
dimenticatoio. Ci sono quelli che scrivono tanto per riempire una pagina
e quelli che invece aspirano a COMUNICARE.

> Comunque, se, nella lista di cui stiamo discutendo, si trovassero ad
> essere affiancati termini competitivi e termini poco competitivi, i
primi
> non subirebbero danni. E sui secondi, come ho detto, non abbiamo
> niente da perdere.

Dimentichi una cosa.
Se tu offri al possibile pubblico dieci caramelle mescolate tra cento
palline di gomma avrai che ben pochi assaggeranno le caramelle. Oggi,
nel campo della comunicazione occorre presentare SOLO il materiale
interessante e non "troppo materiale" tra cui perder tempo a cercare le
informazioni utili. Ma credi davvero che qualcuno si rivolga alla tua
lista per tradurre /about? Piuttosto cerca /hacker o /firewall!

>Se non li cancella, pazienza. Comunque, "film" e "sport" sono ormai
>da considerarsi italiani; ma non "file" e altrii termini informatici,
>perche' la maggior parte delle persone italiane non ha mai nemmeno
>toccato un computer e, quindi, ancora siamo in tempo; e si puo'
>ancora fare molto.

La maggior parte degli italiani sa cos'è un file.
Anche se non ha mai usato un calcolatore. L'ha visto alla TV.
Ti ricordo che nella tua lista /computer diventa calcolatore.
Non mi dire che alla tua lista non ci credi neppure tu!


>No, non ne sono sicuro; ma in rete ho trovato solo quella di
>De Judicibus, che contiene solo pochi termini; ed e' proprio
>perche' non ne ho trovate altre che ho deciso di compilarne una io.

Ho cercato anch'io e ho trovato molti glossari di termini informatici
abbastanza ricchi (veramente molti siti portano lo stesso glossario). I
termini e le sigle vengono innanzitutto spiegate e spesso ma non troppo,
anche tradotti in italiano. Quindi il lavoro da fare sarebbe aumentare
il numero di buone traduzioni tra le voci di questi glossari.

http://www.farm.it/glossario/h.htm
http://www.antipodi.it/f.htm
http://www.knet.it/userdir/glossari/f.html
http://www.zerounobit.com/dizionario/f.htm
http://www.net-consulting.it/glossariof.htm
http://www.istruzioneonline.it/glossario/f.htm
http://www.wind.it/glossario.htm
http://www.i-2000net.it/glossario/e/index.html


> http://www.maxstirner.net/dizio.html

Non sono riuscito a vederlo.

> http://giannid.interfree.it/dizio.html

Questo sì e l'ho analizzato in dettaglio.
Ho spulciato l'intera lista ho classificato ogni "traduzione"
con due lettere come segue.
AL = proposta alternativa
IN = inutile (invariata, non informatica o italiano già in uso)
OK = consigliabile
SC = sconsigliata perché genera confusione o ambiguità
-- = non esprimo parere
?? = non capisco

Due commenti.
Mancano molte, troppe parole e in compenso ce ne sono parecchie che io
non ho mai sentito in ambito informatico. Certo, qualcuno le avrà anche
coniate ed usate, ma sinceramente non credo che ci troveremo spesso tra
le mani "teachware". Piuttosto è molto più frequente "edutainment"
fusione tra "education" (cultura scolastica) e divertimento. Quando,
tempo fa, mi trovavo ad analizzare le 40 traduzioni in francese di
termini informatici scoprivo che alcune parole non venivano usate
assolutamente da nessuno. Una ricerca su web trovava solo alcune pagine
in cui il termine strampalato era definito!

A volte ero in dubbio tra IN e OK.
Nel senso che mi chiedevo se davvero qualcuno usa la parola inglese
quando quella italiana è già usatissima. Se è per aiutare o convertire
quei pochi... allora non è IN ma OK. Ad esempio per "disco fisso" vale
OK se davvero chi dice "hard disk" non sa di "disco fisso".


IN about = intorno a
-- account = conto
IN to append = accodare, aggiungere, inserire
IN art director = direttore artistico
OK attachment = allegato
-- to audit = monitorare, controllare
IN back-end = back-end
OK backslash = barra inversa
OK backup = copia di sicurezza
SC banner = cartello, insegna
SC batch = pacchetto, batch
OK baudrate = frequenza di baud
SC benchmark = prova di comparazione delle prestazioni
OK to bind = legare, vincolare
OK binding = vincolo, atto del vincolare
IN bios = bios
IN bitmap = bitmap
IN to blur = sfuocare (un'immagine)
IN bookmark = segnalibro
AL boot = fare il boot, avviare -> riavvio
IN bootstrap = bootstrap
OK broadband = banda larga
IN bot (robot) = bot
IN box (p.e. linux box = box
AL browser = navigatore -> lettore ipertesti
-- buffer = tampone
SC buffer overflow = straripamento del tampone
IN bug = baco
IN bus = bus
OK to bypass = aggirare, eludere
IN cache = cache
OK case = cassa, mobile
OK CD writer = scrittore per CD
SC chat = chiacchierata
SC chatline = linea di conversazione
-- chip = circuito integrato
SC chipset = complesso del circuito integrato
OK to click = fare clic, cliccare
IN click = clic
SC client = cliente
SC client-side = lato-cliente
IN clipboard = cartella degli appunti (o dei ritagli)
SC clock = orologio
IN codec = codec
-- computer = calcolatore, elaboratore
?? console = quadro di comando, consolle
AL control (key) = (tasto) controllo -> tasto Control
SC controller = controllore
SC cookie = biscottino
IN to copyright = tutelare in base ai diritti d'autore
IN copyright = diritto d'autore
?? courseware = programma didattico
AL to crack = scassinare -> sproteggere
AL crack = crack -> sprotezione
SC cracker = scassinatore
IN to crash = bloccarsi
?? crew = ciurma, banda, combriccola
?? cross site vulnerability = vulnerabilità trasversale (al sito)
IN cyber- = ciber-
SC database = base dati
AL to debug = spulciare -> verificare il codice
(se traduci bug con baco allora debug dovrebbe essere debacare, però bug
sarebbe cimice, quindi decimiciare :-)
IN to decode = decodificare
OK decoder = decodificatore
OK default = predefinito
IN delay = ritardo
OK demo = dimostrazione
AL denial of service = interruzione di servizio -> rifiuto
SC desktop = scrivania
IN device = periferica, dispositivo
AL directory = elenco -> elenco/lista file
IN disc o disk = disco
IN diskette = dischetto
SC display = schermo, quadrante, video
?? donation-ware = programma a donazione
IN to download = scaricare
SC driver = controllo(re), pilota
SC editor = gestore
IN e-mail = e-mail, posta elettronica
-- emoticon = faccina
IN to encode = codificare
SC encoder = codificatore
OK end-user = utente finale
SC escape = scampo
?? to exploit = esplicare
?? exploit = esplicazione (di un attacco basato su una falla nella
sicurezza)
AL F.A.Q. o FAQ = Do.C. o DoC (domande comuni)
la più diffusa e simpatica è "filza assilli quotidiani" che conserva la
sigla (la sigla non va cambiata!)
OK feedback = retroazione
SC file = filza
SC file system = sistema di archivi
IN fingerprint = impronta digitale
OK to firewall = proteggere, blindare
OK firewall = (parete) tagliafuoco
SC firmware = programmi di marchio
(pare tu non sappia cosa si intende per firmware: è banalmente il codice
memorizzato su memoria di sola lettura che fa funzionare un qualsiasi
apparecchio, una stampante per esempio)
-- flag = indicatore, spia
OK flat rate = tariffa fissa
IN floppy disk = dischetto
-- to flush = ripulire, sciacquare
SC font = piombo
OK form = modulo
IN to format = formare, formattare
OK to forward = inoltrare
OK frame = quadro
IN framerate = frequenza di frame, frame al secondo -> quadri/secondo
AL free = free, franco -> gratuito
-- freeware = programma gratuito
(qui c'è una lunga storia dietro...)
IN front-end = front-end
IN gateway = gateway, casello
IN hackage = hackage
IN hacker = hacker
IN hacking = hacking
SC handle = maniglia
SC handler = manipolatore
SC (protocol) handshake = accordo dei protocolli
(l'accordo è la conclusione della fase di handshake)
IN hard disk = disco rigido
SC hardware = componente fisica
SC hash = impronta
OK header = intestazione
?? hijacking = dirottamento
OK history = cronologia
OK hole = falla, buco (nella sicurezza)
-- homepage = homepage, pagina iniziale
?? hook = gancio
(so solo di on/off hook telefonico: sganciato, agganciato)
SC to host = ospitare
SC host = ospite
SC hosting = spazio (web)
SC housing = alloggio (web)
SC hub = mozzo
(neppure i francesi riescono a fare a meno di hub e switch!)
IN ID (identifier) = ID (identificatore)
OK input = ingresso, immissione
OK interrupt = interruzione
IN IP (address) = (indirizzo) IP
IN IRQ (interrupt request) = richiesta d'interruzione
AL jack = connettore maschio -> spinotto
(il jack è un particolare connettore, spinotto, per quanto generico lo è
meno di connettore maschio)
OK to join = associarsi, iscriversi, giuntare (file)
?? (file) joiner = giuntatore di file
SC joystick = barra (di comando)
OK kernel = nucleo
IN key = chiave, tasto
IN keylogger = keylogger
IN to kill = uccidere, terminare
SC lan (local area network) = ral (rete d'area locale)
IN laptop = laptop
OK layer = strato, livello, supporto, infrastruttura
OK layout = impaginazione, disposizione
IN led = led
OK link = collegamento
IN to load = caricare (nella memoria)
SC to log = registrare
(il log registra degli eventi, come in un diario, registrare è troppo
vago, almeno "annotare eventi")
OK log = registro
OK to login = accedere, identificarsi
OK login = accesso, identificazione
AL to logout = uscire, disidentificarsi -> disconnettere
AL logout = uscita, disidentificazione -> sconnessione
AL loop = ciclo infinito -> ciclo (perché infinito?)
IN lower-case = minuscolo
OK to mail = scrivere a (qualcuno, via posta elettronica)
OK mailbox = casella di posta elettronica
AL mailing list = lista -> lista di invio
?? manager = gestore
-- menu (franc.) = menù
OK message board = messaggeria
?? messenger = sparamessaggi
AL mirror = specchio, copia -> sito gemello
IN modem = modem
SC mouse = topo(lino), ratto
?? nat = nat
IN netbios = netbios
OK netiquette = galateo della Rete
IN network = rete
AL newsgroup = gruppo di discussione -> forum
OK newsletter = bollettino
IN off = giù -> spento
IN on = su
AL on line = in linea -> in linea / collegato
SC open source = libero, con sorgente pubblica
IN output = uscita
IN to overclock = fare l'overclock
AL overflow = eccedenza di dati -> straripamento
?? to overrun = imballare, imballarsi
(so solo "buffer overrun" quando il buffer si svuota durante la
registrazione di un CD)
?? package = archivio, pacchetto
IN packet = pacchetto
?? palmtop = palmtop
OK password = chiave d'accesso, parola d'ordine
OK to patch = rattoppare
OK patch = toppa
IN path = percorso
OK pattern = motivo
SC peer-to-peer = pari-a-pari
IN phreacking = phreacking
IN to ping = fare un ping
IN to pipe = dirigere, riindirizzare, deviare
SC pipe = cannuccia
IN pixel = pixel
OK to play = riprodurre, avviare, avanzare, eseguire
OK player = riproduttore
SC plugin = innesto, aggiunta
OK to port = trasporre (da una piattaforma all'altra)
OK porting = trasposizione
OK to post = spedire, inviare, scrivere
OK to preview = vedere in anteprima, previsualizzare
OK preview = anteprima
SC prompt = pronto
OK provider = fornitore (d'accesso)
AL to quote = citare, virgolettare -> riportare
OK query = interrogazione
SC proxy = delegato
IN RAM = memoria ad accesso casuale
IN range = intervallo
IN ratio = ratio (pron.: razio)
OK to reboot = riavviare, resettare
OK to redirect = riindirizzare
?? redirector = riindirizzatore
IN to refresh = aggiornare
AL release = distribuzione, pubblicazione, versione -> rilascio
OK to reset = riavviare, riassettare
IN ROM = memoria di sola lettura
IN root = radice
SC router = instradatore
?? RPM (Redhat Package Manager) = GPR (Gestore dei Pacchetti di Redhat)
OK to run = (far) girare, eseguire (essere in esecuzione)
AL to scan = scandire -> scansire
SC scanner = scanditore
OK scanning = scansione
-- screensaver = salvaschermo
SC script = script, procedura
IN segfault (segmentation fault) = segfault
OK to send = inviare, mandare, spedire
IN sender = mittente
IN serial (number) = numero di serie
SC server = servente
SC server-side = lato-servente
OK to set = impostare (opzioni)
AL setup = messa a punto -> impostazione
OK share = condivisione
SC shareware = programmi (in) prova
(per me "share" nel campo SW significa condividere, ovvero io metto a
tua disposizione il mio codice perché tu metti a disposizione il tuo)
SC shell = guscio, shell
?? shellcode = codice d'assalto, istruzioni per ottenere una shell
SC skin = pelle
IN slash = barra
SC slot = banchina
(slot ha più significati, non riesco neppure a immaginare cosa tu abbia
in mente con "banchina": fessura per inserire il CD? intervallo di tempo
per fare una certa operazione? connettore per inserire una scheda?)
OK smiley = faccina
?? to sniff = sniffare
SC socket = alveo
IN sock(s) = sock(s)
?? to soften = ammorbidire (un'immagine)
SC software = componente logica
OK source = sorgente, origine
?? splash screen = immagine a tonfo
OK to split = dividere, spezzare
SC spooler = rocchetto
(il "rocchetto" è lo spool, lo spooler è chi gestisce il "rocchetto", se
ti riferisci allo spool di stampa in italiano si dice "coda di stampa")
IN standard = standard, parametro
-- stand-by = stato di attesa
IN status = stato
OK stream = flusso
IN string = stringa
IN to subscribe = iscriversi
IN to swap = scambiare
(o intendi il file della memoria virtuale di Windows?)
SC tag = contrassegno (marchio)
IN tarball = tarball
-- task = compito
?? teachware = programma didattico
OK template = modello
OK texture = trama, motivo
OK thread = filone
SC token = segno
(token ha parecchi significati, nel caso delle reti qualche volta si
traduce con gettone, ma solo in ambito divulgativo)
IN tool = attrezzo, arnese, strumento
SC transistor = transistore
IN trojan = cavallo di Troia
?? to tunnel = fare un tunneling
?? tunneling = tunneling, sottopassaggio
AL undisclosed = nascosto -> non divulgato
AL to unsubscribe = cancellarsi -> disiscrivere
OK to update = aggiornare
OK to upgrade = aggiornare
OK upgrade = aggiornamento
OK to upload = caricare, apportare
IN upper-case = maiuscolo
OK usability = usabilità
OK user = utente
IN user-friendly = amichevole
OK to view = visualizzare
OK viewer = visualizzatore
IN webcam = webcamera, videocamerina
?? weblog o blog = weblog o blog
SC webmaster = direttore web, caposito
IN to zoom = zumare, ingrandire
IN zoom = zumata, zoom

GCPillan

unread,
Jan 6, 2002, 4:37:02 PM1/6/02
to
L'inglese informatico NON snatura la lingua italiana.
Sono ben pochi gli anglicismi del settore sul totale delle parole importate.

Alcuni stralci dell'interessante pezzo di Luca Lorenzetti sull'analisi
del Grande Dizionario dell'Uso curato da Tullio De Mauro.
http://www.fub.it/telema/TELEMA19/Lorenz19.html
.................................................................

La lingua di Dante è viva e vegeta,
l'inglese informatico non la snatura

Il nuovo Dizionario italiano dell'uso, ideato e diretto da Tullio De
Mauro per l'Utet, presta particolare attenzione ai termini
tecnico-scientifici. E dimostra che le frequenti lamentele sulla morte
della nostra lingua, aggredita da parole straniere provenienti
dall'informatica, sono del tutto infondate. Infatti sono appena 464 gli
anglicismi informatici entrati a far parte del vocabolario italiano.

[...]

Quando gli si chiede quante siano le parole dell'italiano informatico,
il cd-rom annesso al vocabolario risponde 1297. Se a queste aggiungiamo
le 638 parole usate di preferenza nell'ambito delle telecomunicazioni,
arriviamo quasi a quota 2000. 464, cioè grosso modo un quarto di queste
parole, sono prese di peso dall'inglese: vocaboli come browser, gateway
o mail. Un po' di meno, circa un'ottantina, nate in inglese o per
l'inglese transitate, sono usate di preferenza in una forma adattata
alle norme dell'italiano: troviamo in quest'elenco analista e compilare,
inizializzare e ipertesto. Altre ancora hanno origini diverse, con
radici più o meno prossime in francese (come consolle), in latino
(alias) o in greco antico (clone). Meno di 500 anglicismi informatici
non adattati: una quantità limitata, del tutto ragionevole e niente
affatto formidabile di prestiti linguistici.

Che ci piaccia o no, l'informatica resta un mestiere per il quale noi
italiani stiamo a bottega da mastri anglosassoni, e i non pochi mastri
italiani che sono andati a dirigere maestranze anglosassoni da queste
maestranze devono poi farsi capire. Si tratta di poca cosa, comunque,
rispetto ai 3505 vocaboli la cui forma inglese, come ci suggerisce il
Gradit, persiste ostinatamente nell'uso. E ancora meno rispetto ai
complessivi 6938 forestierismi accolti nella nostra lingua: parole come
harakiri o yeti, di cui, magari a malincuore, neppure i puristi
saprebbero fare a meno. Neanche se lo volessero, insomma, gli
informatici o i frequentatori di newsgroup, chat e mailing list
avrebbero qualche probabilità di imbarbarire la nostra lingua,
figuriamoci poi di snaturarla o distruggerla.

[...]

Solo 113 tra i lemmi informatici, infine, rientrano nel nucleo più usato
e maggiormente condiviso del lessico italiano, quelle 6522 parole di
altissima frequenza che compongono il vocabolario di base. E, di nuovo,
questo gruppetto di lemmi che sono insieme informatici e fondamentali,
informatici e di alto uso, informatici e di alta disponibilità sono
anche, per la stragrande maggioranza, parole italianissime. Si va
dall'architettura di un calcolatore allo zero della numerazione binaria,
passando per il baco, il temutissimo "bug" di programmazione, per il
trattore che serve a trascinare e far scorrere la carta nelle stampanti.

[...]

Certo, è curioso che proprio le parole che più scandalizzano i
neopuristi informatici siano invece la prova migliore della vitalità
dell'italiano: già Niccolò Machiavelli si era accorto che quando una
lingua è capace di arricchirsi rimodellando materiale altrui, beh,
allora quella lingua gode senz'altro di ottima salute...


http://www.fub.it/telema/TELEMA19/Lorenz19.html

Marco De Vitis

unread,
Jan 6, 2002, 6:57:47 PM1/6/02
to
On Sat, 05 Jan 2002 22:36:33 GMT, GCPillan wrote...

> Già che ci sei, sostituisci anche quell'odioso "serif/sans serif" (che
> puzza di francese in modo indescrivibile) con una bella espressione
> italiana tipo "con punte/a bastone".

Uhm, non sto seguendo bene la discussione, non ho tutto questo tempo a
disposizione, ;) quindi non so, magari questa tua frase era ironica e
intervengo a sproposito, ma... l'equivalente di "serif" in italiano non
sono le "grazie"?

--
Ciao,
Marco.

..."Relayer", Yes 1974

Giorgio D'Anna

unread,
Jan 6, 2002, 8:43:39 PM1/6/02
to
GCPillan ha scritto:

> Ho cercato anch'io e ho trovato molti glossari di termini informatici
> abbastanza ricchi (veramente molti siti portano lo stesso glossario). I
> termini e le sigle vengono innanzitutto spiegate e spesso ma non troppo,
> anche tradotti in italiano. Quindi il lavoro da fare sarebbe aumentare
> il numero di buone traduzioni tra le voci di questi glossari.

Esatto, anch'io avevo pensato di avvalermi dell'aiuto di qualche
buon glossario; quello che uso si trova qui:
http://www.dizionarioinformatico.com/

Questo non si preoccupa minimamente di fornire una traduzione italiana
dei termini, ma e' fatto in maniera eccellente.

Le due pagine web sono identiche e sincronizzate; ne ho
messe due proprio perche' conosco i problemi di efficienza di cui
soffrono i server di aruba (sui quali e' ospitato il primo sito).


> Questo sì e l'ho analizzato in dettaglio.

> Ho spulciato l'intera lista ho classificato ogni "traduzione" [...]

Grazie dell'attenzione concessa al mio approssimativo lavoro.

> Due commenti.
> Mancano molte, troppe parole e in compenso ce ne sono parecchie che io
> non ho mai sentito in ambito informatico. Certo, qualcuno le avrà anche
> coniate ed usate, ma sinceramente non credo che ci troveremo spesso tra
> le mani "teachware".

Anch'io non avevo mai sentito nominare "teachware" e "courseware", pero' li
ho trovati citati in un libro ("La lingua italiana" di Dardano e Trifone),
come esempi di anglicismi che i francesi hanno tradotto (con "didacticiel",
in
questo caso: una traduzione che ti fara' storcere la bocca).
E a me piace riportare tutte le voci possibili, come avrai capito.
E, naturalmente, ne mancano ancora molte.


> A volte ero in dubbio tra IN e OK.
> Nel senso che mi chiedevo se davvero qualcuno usa la parola inglese
> quando quella italiana è già usatissima. Se è per aiutare o convertire
> quei pochi... allora non è IN ma OK. Ad esempio per "disco fisso" vale
> OK se davvero chi dice "hard disk" non sa di "disco fisso".

E ce ne sono. Perche' purtroppo c'e' molta gente che parla senza
essere padrona delle proprie parole. E usa certi termini a vanvera
senza possederne appieno il senso e solo perche' li sente usare da altri.

Io sono nato (23 anni fa) e cresciuto in Toscana e non mi sono mai
mosso da li'.
Ebbene, non ci crederai, ma io non parlo il toscano (anzi, quella sua
varieta' che si trova in Alta Valdelsa, qui dove io abito), ho solo un
generico accento (e da diverso tempo evito accuratamente il gorgia
della "c" e tutti gli altri suoni caratteristici).
Nel comunicare per voce, amo il distacco e la moderazione.

Perdona l'intermezzo narcisistico :-)


> ?? to exploit = esplicare
> ?? exploit = esplicazione (di un attacco basato su una falla nella
> sicurezza)

> ?? hijacking = dirottamento


> ?? shellcode = codice d'assalto, istruzioni per ottenere una shell

> ?? to sniff = sniffare

> ?? to tunnel = fare un tunneling
> ?? tunneling = tunneling, sottopassaggio

Sono tutti termini usati nell'ambito del linguaggio della sicurezza
informatica
e degli hacker. Io, comunque, sono solo un "lamer" (come si dice).


> ?? donation-ware = programma a donazione

Si tratta di quella filosofia di distribuzione di programmi gratuiti, che
incoraggia, pero', a mandare dei soldi all'autore.
Questo e' proprio inutile, lo ammetto.

> SC firmware = programmi di marchio
> (pare tu non sappia cosa si intende per firmware: è banalmente il codice
> memorizzato su memoria di sola lettura che fa funzionare un qualsiasi
> apparecchio, una stampante per esempio)

(pare tu non sappia che "firm" significa "azienda", "casa produttrice" :-)
(il "firmware" e' appunto quel software che viene messo direttamente
dalla stessa casa produttrice nell'apparecchio hardware e che ha le
caratteristiche che hai detto tu, o almeno: cosi' lo interpreto io)


> SC (protocol) handshake = accordo dei protocolli
> (l'accordo è la conclusione della fase di handshake)

Hai ragione, se e' cosi', e' improprio.
Io, pero', sapevo che "handshake" esiste solo con "protocol" come
complemento. Ma, forse, tu sei informato meglio.

> ?? hook = gancio
Non so cosa voglia dire, l'ho messo nella lista solo per andarmelo
a rivedere successivamente. Comunque, ti dico dove l'ho trovato:
se hai windows e apri "Microsoft System Information", in una delle
finestre vedrai scritto, da qualche aprte, "hook di sistema", e mi
sembra terrificante come espressione, anche se non so cos'e'.


> AL jack = connettore maschio -> spinotto
> (il jack è un particolare connettore, spinotto, per quanto generico lo è
> meno di connettore maschio)

Si', hai pienamente ragione: errore grossolano.


> ?? (file) joiner = giuntatore di file

Il "file joiner" e' un programmino che serve ad unire due o piu' file
distinti.

> ?? manager = gestore

"file manager" = "gestore di file", esplora risorse

> ?? messenger = sparamessaggi
icq e simili

> ?? to overrun = imballare, imballarsi

Si usa per definire certi errori nell'esecuzione di un programma,
che ne provocano la terminazione.


> SC shareware = programmi (in) prova
> (per me "share" nel campo SW significa condividere, ovvero io metto a
> tua disposizione il mio codice perché tu metti a disposizione il tuo)

Si', pero' si tratta sempre di programmi diffusi in versione dimostrativa.


> SC slot = banchina
> (slot ha più significati, non riesco neppure a immaginare cosa tu abbia
> in mente con "banchina": fessura per inserire il CD? intervallo di tempo
> per fare una certa operazione? connettore per inserire una scheda?)

Io conoscevo solo l'ultimo.

> ?? splash screen = immagine a tonfo

Si tratta di quell'immagine che appare mentre carichi il sistema operativo,
oppure al momento in cui apri un programma e che, in genere, va chiusa.


> IN to swap = scambiare
> (o intendi il file della memoria virtuale di Windows?)

Anche. Non e' usato solo in quel senso ("swap file"), ma il significato e'
sempre quello di "scambiare".

> SC token = segno
> (token ha parecchi significati, nel caso delle reti qualche volta si

Io l'ho incontrato solo quando compili un programma (su linux)
e vengono notificati degli errori relativi alla mancata comprensione
di certi "segni" nel codice ("unexpected tokens at line ...").

> ?? weblog o blog = weblog o blog

In gergo, e' un sito organizzato come un diario, o un giornale con
notizie in sequenza (spesso realizzato con programmi tipo "phpnuke").

In questi giorni, proseguiro' con l'aggiornamento della lista e,
soprattutto,
cerchero' di organizzare il tutto in una forma nuova e piu' accurata (le
URL rimarranno sempre le stesse).


Ciao.

G.d'A.


AbAcAb

unread,
Jan 7, 2002, 12:20:37 AM1/7/02
to

Giorgio D'Anna wrote:

>
> > SC firmware = programmi di marchio
> > (pare tu non sappia cosa si intende per firmware: è banalmente il codice
> > memorizzato su memoria di sola lettura che fa funzionare un qualsiasi
> > apparecchio, una stampante per esempio)

> (pare tu non sappia che "firm" significa "azienda", "casa produttrice" :-)
> (il "firmware" e' appunto quel software che viene messo direttamente
> dalla stessa casa produttrice nell'apparecchio hardware e che ha le
> caratteristiche che hai detto tu, o almeno: cosi' lo interpreto io)
>

Ciao, piacere di conoscervi, io mi chiamo Andrea (toscano pure io).
Scusate se mi intrometto nella vostra disputa ma ho un dubbio che mi assale.
"firm" puo' essere letto come aggettivo?
In tal caso significherebbe "fermo, solido", cosa questa, che avvalorerebbe
l'ipotesi di un "software" stabilmente insidiato nell'apparecchiatura e non
volataile...

O no?

>
> > SC token = segno
> > (token ha parecchi significati, nel caso delle reti qualche volta si
>

Anche qui, la migliore analogia possibile e' quella relativa al "testimone" di
una staffetta?
Pensate un po' alle reti ed al "token-ring" per intenderci.


>
> Io l'ho incontrato solo quando compili un programma (su linux)
> e vengono notificati degli errori relativi alla mancata comprensione
> di certi "segni" nel codice ("unexpected tokens at line ...").
>

Appunto, il ritorno di un "testimone" quando non era atteso.
E' un metodo per verificare il momento esatto in cui una determinata procedura
fallisce. (io sapevo cosi...)

>
> > ?? weblog o blog = weblog o blog
> In gergo, e' un sito organizzato come un diario, o un giornale con
> notizie in sequenza (spesso realizzato con programmi tipo "phpnuke")

>
> G.d'A.

Ciao e se potete dissipate i miei dubbi!

A presto!

--
in un tripudio di tromboni

auspicava democrazia

con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni

-- voglio vivere in una città

dove all’ora dell’aperitivo

non ci siano spargimenti di sangue

o di detersivo.


Marco Cimarosti

unread,
Jan 7, 2002, 4:42:38 AM1/7/02
to

Sono sbalordito dalla quantità di roba affiorata dal fondo dei
vocabolari nel corso del fine settimana!

"Fondita" suona carino ma non pare adeguato ai font digitali, se è
giusta la restrizione "dello stesso corpo" (corpo = altezza delle
lettere).

"Tipoplesso" sembra semanticamente perfetto, ma mi causa degli strani
sommovimenti gastrici: raramente ho sentito parola più cacofonica.

Quanto a "fonte" (femminile), prediletto da Giorgio D'Anna, mi fa
ribrezzo ma devo dire che il termine è già ampiamente diffuso,
soprattutto fra i grafici e fra gli utenti di Macintosh (due categorie
che tendono ormai a coincidere).

Ciao.
Marco

Marco Cimarosti

unread,
Jan 7, 2002, 5:11:24 AM1/7/02
to
GCPillan ha scritto:
> Marco Cimarosti:
[...]
> > Ah! La cara vecchia tipografia, l'odore degli inchiostri, il rumore
> > della Heidelberg!
>
> Ok. E allora?

Allora niente: divagavo un po'. Mica mi hanno messo al mondo per
contraddirti, sai?

> Possiamo anche fare i caratteri di gomma per i timbri.
>
> Ma il carattere, nella sua accezione di font, non è in questi singoli
> pezzettini di piombo, plastica che finiscono inchiostrati, bensì
> nell'originale.

Se per "font" intendiamo le serie di caratteri in quanto prodotto
finito delle fonderie (e materiale di consumo per le tipografie),
dobbiamo chiamare con questo termine sia i tipi in piombo (o legno)
per la composizione manuale, sia i punzoni in acciaio per le linotype.

> Certo che nel "legno" le due cose coincidono, ma io ce l'avevo con "piombi".

Se il tuo discorso è giusto, può essere esteso anche ai tipi in legno,
in quanto pure questi erano senz'altro ottenuti da degli originali in
materiale duro (acciaio?), riprodotti col pantografo.

> Se scrivo "mamma" posso dire di aver usato cinque
> caratteri? Nell'accezione di "tipi" certamente. Ma nell'accezione di

> "font" assolutamente no. [... ecc. ...]

Ecco: questo intendevo dicendo che "carattere" è troppo carico di
significati.

La mia insistenza per "font=piombo" è faceta (o, al massimo,
semiseria), ma la mia avversione per "font=carattere" è invece
serissima.

> Lo so che si scrive Gutenberg.

E io non lo sapevo. Trattandosi di un cognome, tutto è possibile.

> Il font è costruito sui punzoni ma naturalmente il concetto di font si
> propaga fino alla carta inchiostrata. Certo che i "piombi" portano,
> oltre alle lettere anche il "font". Così come le bottiglie portano il
> vino. Ma chiamare "bottiglie" il Barolo mi pare decisamente scorretto.

Non mi sembra così strano dire "bottiglie" per il *vino* (in generale,
non un tipo di vino particolare). Se dico "Vieni da me che ci facciamo
un paio di bottiglie" non è certo un invito a una cena a base di vetro
(o peggio)...

Ciao.
Marco

Stefano

unread,
Jan 7, 2002, 9:47:59 AM1/7/02
to

"Marco Cimarosti" <marco.c...@europe.com> wrote in message
news:1604968.02010...@posting.google.com...

Direi che qualcosa si può accettare. Altre cose fanno francamente ridere.
Non perché non siano corrette o belle, ma perché dire a un tecnico "mi mette
l'icona di word sul desco?" gli provocherebbe spasmi convulsi di risa.

>
> > buffer = cuscinetto
>
> "Tampone"? "Magazzino"?

Termine in informatica un po' troppo preciso. Buffer è buffer. Per "tampone"
si usa la traduzione di "CMOS battery" che diventa "batteria tampone".

>
> > database = basedati
>
> "Base dati". In generale, perché tanti termini della tua lista
> sonoscrittituttiattaccati? L'italiano non è mica il tedesco...

Base di dati. Esiste proprio la materia omonima in Informatica,
all'università.

>
> > desktop = desco, scrivania
>
> "Desco" mi fa pensare a cavalieri ed armature. "Scrivania" è termine
> già consolidato.

Consolidato ma poco usato. "Sogno o son desktop?" si chiedeva il grande
linguista Elio e le Storie Tese.

>
> > display = schermo
>
> "Schermo" non rende bene tutte le accezioni di "display". Ad esempio,
> il piccolo display di una calcolatrice o di un modem non si può
> chiamare "schermo". E poi schermo traduce già "screen".

Concordo. Display è display. Lo "schermo" è più che altro inteso come "vetro
del monitor" :-)
Però Windows chiede "rendere effettive le modifiche di risoluzione dello
schermo?". Direo che se si specifica "risoluzione", si può usare "schermo"
come traduzione di display.

>
> > driver = conducente
>
> Il calco non rende. "Modulo di controllo (del dispositivo)"?
>

Un driver è un driver, e basta. Schifoso il plurale drivers che pur viene
(erroneamente) usato in qualche traduzione di Windows. Comunque sia, meglio
dire "installa i driver", punto e basta.

> > emoticon = emoticona
>
> "Faccina" (termine già consolidato).

Perfetto. Molto più usato di emoticon.

>
> > to exploit = esplicare


> > exploit = esplicazione (di un attacco basato su una falla nella
sicurezza)
>

Gli exploit sono cosucce molto tecniche, per hackers (="smanettoni"), che
non hanno una reale traduzione in italiano. E' assurdo voler tradurre
"exploit".

>
> > file = filza
>
> Per me "filza" tradurrebbe "string". Direi "file" o "archivio".

"Archivio" viene più che altro usato nel senso di file .cab o .zip
Usare "Archivio" al posto di "File" è uno stratagemma introdotto in alcune
vetuste versioni di software, presto abbandonate. Ora se ci fate caso in
tutti i software nel menù a tendina "file" rimane "file" mentre le altre
voci vengono tradotte.


>
> > file system = infilzatura, sistema d'infilzamento
> > firewall = tagliafuoco

Altri due vocaboli assolutamente intraducibili, poiché sottendono concetti
piuttosto complessi. Soprattutto file system.

>
> > font = carattere, tipo
>

Carattere può andar bene, ma non sempre. Font è più specifico. E true type?
Come lo traduciamo? :-)


>
> > interrupt = interruttore
>
> "Interruzione"?

Termine giusto e consolidato.

>
> > menu (franc.) = minuto
>
> Che c'è che non va in "menù"? L'unico dubbio è se scrivere o no
> l'accento.
>

Menù va benissimo (Devoto - Oli)

> > mirror = mirror
>
> "Riflesso"?

No dai non scherziamo: un mirror è un mirror (=copia aggiornata del
contenuto di un server)

>
> > mouse = mouse
>
> "Top(olin)o"?

Sto facendo di tutto per spingere la gente a dire TOPO e non mouse, anche
perché è più simpatico, e in tutte lingue si dice così, non in inglese.

>
> > to upload = apporre, apportare
>
> "Caricare"? (Se download si dice "scaricare"...)

In effetti uploadare è orribile. Voto per introdurre caricare, che però non
è molto consolidato. Io in genere sento o "uploadami il file" (letto
"aplòdami") o anche "buttami su il file".

Marco Cimarosti

unread,
Jan 7, 2002, 1:13:17 PM1/7/02
to
Marco De Vitis ha scritto:

> On Sat, 05 Jan 2002 22:36:33 GMT, GCPillan wrote...
>
> > Giŕ che ci sei, sostituisci anche quell'odioso "serif/sans serif" (che
> > puzza di francese in modo indescrivibile) con una bella espressione
> > italiana tipo "con punte/a bastone".
>
> Uhm, non sto seguendo bene la discussione, non ho tutto questo tempo a
> disposizione, ;) quindi non so, magari questa tua frase era ironica e
> intervengo a sproposito, ma... l'equivalente di "serif" in italiano non
> sono le "grazie"?

Sě, esatto: le grazie (o "serifs"; mi pare che esista persino
"serifi") sono quelle piccole decorazioni terminali delle aste(?),
come le due sopra e sotto la I.

"Sans serif" si dice perň "bastone" o "grottesco".

Ciao.
Marco

Marco Cimarosti

unread,
Jan 7, 2002, 1:42:21 PM1/7/02
to
GCPillan ha scritto:

> Se ti interessa, le linotype che ho visto io a "La Stampa" fondevano le
> singole RIGHE di testo partendo da una serie di "stampini". Non mi è mai
> passato per la testa che Gutenberg chiamasse "caratteri mobili" delle
> fusioni uniche grosse come una pagina. Eppure l'ho scritto, parlando di
> lastra unica invece che composta di caratteri mobili.
> Dobbiamo parlarne ancora per molto?

Anzi, vorrei metterci la parola fine, almeno se vi fidate dei miei
ricordi di tipografia (studiata più di vent'anni fa).

La fusione di un'intera riga di testo (linotype) è stata inventata
solo agli inizi del XX secolo. Prima di questo secolo, tutto il testo
di tutti gli stampati si componeva a mano, disponendo i singoli tipi
di piombo su un compositoio chiamato "vantaggio".

Ultima precisazione: nemmeno i punzoni in acciaio, a rigori, possono
essere considerati come "l'originale" in quanto anche essi non erano
se non una riproduzione del disegno originale (di grande formato) di
ogni carattere. In tempi antichi, la riproduzione era effettuata con
una serie di passaggi al pantografo, in tempi più moderni, per mezzo
della fotografia.

> > Quanto ai "piombi", non avevo mai proposto seriamente questo termine
> > come traduzione di "font"
>
> Bene.

E io, come ripeto, lo propongo in modo semiserio: "tongue in cheek",
come direbbero a Malta.

Se terzi mi dessero da tradurre un testo d'informatica userei
senz'altro "font". Ma, se l'autore fossi io, mi divertire ad alternare
il termine usuale con lo scherzoso "piombo". Se poi qualcuno prendesse
lo scherzo sul serio e cominciasse a dire "piombo", io non ritirerei
la mano.

> > termine più esatto sia "tipo"
>
> Non credo.
> E la mia opinione non conta.
>
> Se per caso ti interessa, ecco la mia motivazione.
> "Tipo" in italiano sta per "carattere tipografico" proprio
> nell'accezione delle singole "letterine" che si mettono insieme per fare

> una parola. [...] se per te "tipo" va bene al posto di "font" [...]

Qui, scusate, mi sono un po' perso il contesto. Comunque "tipo", come
termine tipografico, significa esattamente quello che dice il Pillan.
Credo comunque che fosse anche l'accezione del Pistone.

Credo che non vi stiate capendo a causa dell'espressione "tipo di
caratteri" proposta dal Pistone. In questo caso, credo che "tipo" sia
da intendersi nel suo sigificato ordinario, non tipografico: genere,
stile.

Ed ecco una dimostrazione pratica (e non informatica) di quali
sfracelli possono derivare dell'uso dei termini "tipo" e/o "carattere"
come traduzione di "font".

Ciao.
Marco

GCPillan

unread,
Jan 7, 2002, 5:10:15 PM1/7/02
to
Giorgio D'Anna:

> http://www.dizionarioinformatico.com/
> Questo non si preoccupa minimamente di fornire una traduzione italiana
> dei termini, ma e' fatto in maniera eccellente.

Vediamo un po' quanto questo glossario


"non si preoccupa minimamente di fornire una traduzione italiana"

[...]
File: archivio o flusso. -> traduzione PRESENTE
File System: sistema di archiviazione -> traduzione PRESENTE
Firewall: letteralmente "muro di fuoco" -> traduzione PRESENTE
Firmware: componenti hardware pre-programmate -> traduzione PRESENTE
Flag: Il termine "flag" vuol dire "bandierina" -> traduzione PRESENTE
Flames: Discussioni accese -> traduzione PRESENTE
Floating point: virgola mobile -> traduzione PRESENTE
Floppy disk: Disco flessibile -> traduzione PRESENTE
Foglio di calcolo: chiamato anche foglio elettronico. -> è italiano
Folder: ing. cartella. -> traduzione PRESENTE
[...]
Sono dieci termini consecutivi, sigle escluse. Tutti in italiano.


> Anch'io non avevo mai sentito nominare "teachware" e "courseware",

> come esempi di anglicismi che i francesi hanno tradotto (con
"didacticiel",

Secondo te serve davvero tradurre dei neologismi che nessuno usa?
Non ti pare che sia un modo per dargli corda?

Nel momento un cui un francese usa /didacticiel sta "importando" come
indispensabile il neologismo /teachware. Quando invece un italiano dice
"software didattico" non cede alla tentazione di inventarsi neologismi
per concetti che può esprimere con parole consolidate.

> Sono tutti termini usati nell'ambito del linguaggio della sicurezza
> informatica e degli hacker. Io, comunque, sono solo un "lamer"

Se tutta la terminlogia "hacker" è inglese, tanto vale lasciarla in
inglese visto che neppure tu osi tradurre /hacker.

>>SC firmware = programmi di marchio

>(pare tu non sappia che "firm" significa "azienda", "casa
>produttrice" :-)
> (il "firmware" e' appunto quel software che viene messo direttamente
> dalla stessa casa produttrice nell'apparecchio hardware e che ha le
> caratteristiche che hai detto tu, o almeno: cosi' lo interpreto io)

Azienda è il secondo significato di /firm e non è quello usato in
/firmware. Vale invece il significato principale di fisso, stabile.
Questo lo puoi trovare scritto anche nei vari glossari e nei dizionari.
Che la tua interpretazione sia fuorviante lo puoi capire anche da
questi due esempi. L'azienda XYZ vende un decodificatore satellitare
dotato di firmware. Il programmatore ABC scrive un nuovo firmware e
riprogramma il decodificatore. Rimane comunque firmware anche se non è
più "di marchio". L'azienda JKL produce un'apparecchiatura da collegare
il PC che funziona solo grazie ad un software sviluppato dalla ditta JKL
e fornito su un CD. Questo si chiama software, non firmware anche se è
"di marchio".


> se hai windows e apri "Microsoft System Information", in una delle
> finestre vedrai scritto, da qualche aprte, "hook di sistema", e mi
> sembra terrificante come espressione, anche se non so cos'e'.

In Windows98 non l'ho trovato da nessuna parte.


>>SC shareware = programmi (in) prova
>>(per me "share" nel campo SW significa condividere, ovvero io metto a
>>tua disposizione il mio codice perché tu metti a disposizione il tuo)

> Si', pero' si tratta sempre di programmi diffusi in versione
> dimostrativa.

Non vedo il nesso tra la condizione di "prova" e il concetto di
"condivisione". Qualsiasi software commerciale può essere concesso
in prova senza che per questo sia possibile chiamarlo /shareware.
Viceversa molti (forse la maggioranza) dei programmi shareware esistono
sono in versione completa e quindi completamente funzionale.

La caratteristica principale dei programmi shareware è la loro gratuità
o quasi gratuità rispetto al software commerciale solitamente molto più
costoso. Ciò comporta la libera distribuzione e condivisione tramite
BBS, dischetti, CD e oggi Internet. Inizialmente shareware indicava
esattamente freeware, era solo un'alternativa a quest'ultimo termine che
era stato registrato dal suo inventore. http://www.pslweb.com/history.htm

>>IN to swap = scambiare
>>(o intendi il file della memoria virtuale di Windows?)
> Anche. Non e' usato solo in quel senso ("swap file"), ma il
> significato e' sempre quello di "scambiare".

Ma sei sicuro che qualcuno usi in italiano il *verbo* /swap?

GCPillan

unread,
Jan 7, 2002, 5:10:28 PM1/7/02
to
Marco De Vitis:

>>Già che ci sei, sostituisci anche quell'odioso "serif/sans serif" (che
>>puzza di francese in modo indescrivibile) con una bella espressione
>>italiana tipo "con punte/a bastone".
>>
>
> Uhm, non sto seguendo bene la discussione, non ho tutto questo tempo a
> disposizione, ;) quindi non so, magari questa tua frase era ironica e
> intervengo a sproposito, ma... l'equivalente di "serif" in italiano non
> sono le "grazie"?


Ero ironico, ma "grazie" non mi veniva proprio in mente.

Quindi "un tipo con grazie" per "font serif"
e "tipo senza grazie" per "font sans-serif".
E sono ironico di nuovo!

Amigo

unread,
Jan 6, 2002, 9:42:32 AM1/6/02
to

Giovanni Pontoglio <gio_...@libero.it> wrote in message
VoqZ7.13478$%B.47...@twister2.libero.it...
>
> Maurizio Pistone ha scritto nel messaggio ...
> >"Giovanni Pontoglio" <gio_...@libero.it> ha scritto su
> >it.cultura.linguistica.italiano:
> >
> >>>mouse = topolino
> >>
> >>O piú toscanamente: sorcio
> >
> >o più piemontesemente: giari.
> >
>
>
> Proponevo il termine toscano, oltrettutto già presente in it. nel suo
> significato primario, soltanto in quanto "storicamente e geograficamente"
> coerente con la lingua italiana.
> Che poi parlando d'informatica in dialetto (d'accordo, è raro) si possa
dica
> giari, sorèch, rat, ratín (l'ho trovato in un sito genovese), suríe ecc. è
> un altro paio di maniche: mi riferivo alla lingua nazionale.

Non si dice anche "ratto" per dire "topo"? O sono due animali diversi?

Amigo


Maurizio Pistone

unread,
Jan 7, 2002, 5:34:53 PM1/7/02
to
GCPillan <gcpi...@email.com> ha scritto su
it.cultura.linguistica.italiano:

>Quindi "un tipo con grazie" per "font serif"


>e "tipo senza grazie" per "font sans-serif".
>E sono ironico di nuovo!

Scusa, tu come chiameresti quei baffi (non so che altro nome usare)
che si trovano alla fine delle stanghette delle lettere?

Maurizio Pistone

unread,
Jan 7, 2002, 5:39:06 PM1/7/02
to
"Amigo" <Ser...@inwind.it> ha scritto su
it.cultura.linguistica.italiano:

>Non si dice anche "ratto" per dire "topo"? O sono due animali diversi?

Un ratto č una pantegana. Un topo č un sorcio.

GCPillan

unread,
Jan 7, 2002, 5:43:13 PM1/7/02
to
Maurizio Pistone:

>>Quindi "un tipo con grazie" per "font serif"
>>e "tipo senza grazie" per "font sans-serif".
>>E sono ironico di nuovo!
>>
>
> Scusa, tu come chiameresti quei baffi (non so che altro nome usare)
> che si trovano alla fine delle stanghette delle lettere?


Si chiamano "grazie", mi pare chiaro.

E' che si può giocare sui diversi significati, mettici pure grassetto...

"Un tipetto grassetto sgraziato" nasconderebbe

"Un piccolo font sans-serif neretto"

Giorgio D'Anna

unread,
Jan 7, 2002, 7:52:57 PM1/7/02
to

"GCPillan" ha scritto:

> Vediamo un po' quanto questo glossario
> "non si preoccupa minimamente di fornire una traduzione italiana"
> [...]
> File: archivio o flusso. -> traduzione PRESENTE
> [...]
> Sono dieci termini consecutivi, sigle escluse. Tutti in italiano.

Ho detto una cazzata.
Ma avevo dato solo un'occhiata di sfuggita a due o tre voci.

Bene, allora: io direi che la cosa piu' sensata da fare sarebbe
cercare di migliorare e integrare il dizionario suddetto, come gia'
avevamo convenuto. E vedere se si puo' impostare con una filosofia
diversa, in modo che siano i termini italiani a essere protagonisti.
Non a caso, io non li avevo nemmeno notati, cosi' a prima vista.


>> Anch'io non avevo mai sentito nominare "teachware" e "courseware",
>> come esempi di anglicismi che i francesi hanno tradotto (con

"didacticiel")

> Secondo te serve davvero tradurre dei neologismi che nessuno usa?
> Non ti pare che sia un modo per dargli corda?
> Nel momento un cui un francese usa /didacticiel sta "importando" come
> indispensabile il neologismo /teachware. Quando invece un italiano dice
> "software didattico" non cede alla tentazione di inventarsi neologismi
> per concetti che può esprimere con parole consolidate.

D'accordissimo.
Non ha senso nominare parole assurde come "teachware", poiche'
in italiano si direbbe semplicemente "programmi didattici" o simili.
Questo tipo di termini va eliminato dalla lista e, magari, inserito nella
particolare categoria "Non ti azzardare ad usarlo", visto che a qualcuno
verra' sicuramente in mente di farlo.


> Se tutta la terminlogia "hacker" è inglese, tanto vale lasciarla in
> inglese visto che neppure tu osi tradurre /hacker.

Non tutta. Alcune parole si possono tradurre.

>>>SC firmware = programmi di marchio
>>(pare tu non sappia che "firm" significa "azienda", "casa
>>produttrice" :-)
>> (il "firmware" e' appunto quel software che viene messo direttamente
>> dalla stessa casa produttrice nell'apparecchio hardware e che ha le
>> caratteristiche che hai detto tu, o almeno: cosi' lo interpreto io)

> Azienda è il secondo significato di /firm e non è quello usato in
> /firmware. Vale invece il significato principale di fisso, stabile.
> Questo lo puoi trovare scritto anche nei vari glossari e nei dizionari.
> Che la tua interpretazione sia fuorviante lo puoi capire anche da
> questi due esempi. L'azienda XYZ vende un decodificatore satellitare
> dotato di firmware. Il programmatore ABC scrive un nuovo firmware e
> riprogramma il decodificatore. Rimane comunque firmware anche se non è
> più "di marchio". L'azienda JKL produce un'apparecchiatura da collegare
> il PC che funziona solo grazie ad un software sviluppato dalla ditta JKL
> e fornito su un CD. Questo si chiama software, non firmware anche se è
> "di marchio".

Ma le parole mica hanno una logica cosi' rigorosa!
Comunque, e' probabile che tu abbia ragione.


>>>SC shareware = programmi (in) prova
>>>(per me "share" nel campo SW significa condividere, ovvero io metto a
>>>tua disposizione il mio codice perché tu metti a disposizione il tuo)

>> Si', pero' si tratta sempre di programmi diffusi in versione
dimostrativa.

> Non vedo il nesso tra la condizione di "prova" e il concetto di
> "condivisione". Qualsiasi software commerciale può essere concesso
> in prova senza che per questo sia possibile chiamarlo /shareware.
> Viceversa molti (forse la maggioranza) dei programmi shareware esistono
> sono in versione completa e quindi completamente funzionale.
> La caratteristica principale dei programmi shareware è la loro gratuità
> o quasi gratuità rispetto al software commerciale solitamente molto più
> costoso. Ciò comporta la libera distribuzione e condivisione tramite
> BBS, dischetti, CD e oggi Internet. Inizialmente shareware indicava
> esattamente freeware, era solo un'alternativa a quest'ultimo termine che
> era stato registrato dal suo inventore. http://www.pslweb.com/history.htm

Hai ragione anche qui.
Il fatto che questo tipo di software spesso venga rilasciato in
versione dimostrativa e' secondario e posteriore rispetto alla derivazione
del suo nome.


>>>IN to swap = scambiare

> Ma sei sicuro che qualcuno usi in italiano il *verbo* /swap?

No, in effetti, l'ho messo in lista solo per ricordarmi, successivamente,
di inserire tutte quelle espressioni in cui viene usato tale verbo (non
solo "file di swap", ce ne sono altre).

Ripeto che ho dedicato solo pochissime ore alla lista.

Quando avro' tempo mi mettero' a scrivere un dizionario tipo
quello che e' citato all'inizio del messaggio, ma impostato in
maniera diversa e incentrato sull'italiano.

Ciao.

G.d'A.


Alessandro "Tagt the Spellcaster" Valli

unread,
Jan 8, 2002, 2:51:58 AM1/8/02
to
"Giorgio D'Anna" <nih...@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:ySuZ7.13945$SE3.4...@twister1.libero.it...

> Dunque: se ritieni che l'italiano non sia adatto, chiudiamo questa
> discussione; se ritieni che la mia proposta non sia adatta,
> proponi dei termini alternativi; se ritieni, invece, che l'italiano non
> sia adatto in questo caso specifico, chiudiamo ugualmente la
> discussione, poiche' o e' adatto sempre o non e' adatto mai.

Perdonami, ma non sono d'accordo. Dipende dagli usi e dai costumi - nonché
dall'accettazione dei termini tradotti da parte della comunità. Altrimenti,
il medesimo discorso potrebbe valere anche per quei termini "stranieri" (e
le virgolette son volute) ormai invalsi nell'uso. Tu ti rechi al bar o alla
mescita? Vedi un film o una pellicola? Giochi a tennis o alla pallacorda? E
nota che tutti questi termini (e decine d'altri) hanno un (quasi) perfetto
corrispondente italiano.
Questo per quanto riguarda i termini stranieri prestati all'italiano. Per
quanto riguarda la comprensibilità, do ragione, anche in questo caso, al
Pillan, perché se parli con qualcuno di "filze" non ti capirà mai. Ossia:
puoi fare anche tutte le proposte di sto mondo, e discuterne in questo
newsgroup (o gruppo di notizie), ma se la proposta non è universalmente
accettata c'è poco da fare: cadrà, punto e basta.
Ciao
Ale

--
Namárië Valinor


Marco Cimarosti

unread,
Jan 8, 2002, 5:09:26 AM1/8/02
to
Giorgio D'Anna ha scritto:

> Ormai credo che sia chiaro il punto sul quale abbiamo idee diverse.
> Io voglio fare qualcosa di piu' accademico e meno concreto, forse.
> Cosi' come e' stato fatto in Francia.

Fra le tante belle cose che potremmo e dovremmo imparare dalla
Francia, perché scimmiottare proprio il loro balordo autoritarismo
linguistico?

Riflettere sulla terminologia tecnica è cosa nobile e giusta. Ma
sperare che queste riflessioni vengano prima o poi imposte d'autorità
lo trovo disdicevole, oltreché irrealistico.

> > E' che
> > quando l'uso di un termine si consolida ed è conosciuto, qualunque
> > tentativo di "abbatterlo" rende il discorso meno chiaro.
> > [...]
> > RIDUCI la tua lista alle sole traduzioni COMPETITIVE!
> > [...]
> > Un po' come potare un albero da frutto per avere più frutti.
> > [...]
> > La maggioranza troverà alcune delle tue traduzioni risibili.
> > E' un dato di fatto che puoi verificare da solo.
> > Fai la lista, stampane venti copie, prendi un autobus e distribuisci le
> > liste chiedendo un commento a chi ti capita.
>
> Stesso discorso di prima.
> Per me la priorita' non consiste nella competitivita' dei termini italiani.
> Un termine italiano e' migliore di un termine inglese, perche' un
> termine italiano e' migliore di un termine inglese :-)

C'è poco da ridere: l'italiano "autarchico" è già stato sperimentato
settant'anni fa, e non ha prodotto altro che qualche obbrobrio
lessicale, prontamente dimenticato al primo cambio di regime.

Mi pare che le critiche di GCPillan al tuo lessico siano da intendersi
in modo costruttivo. I criteri da lui enunciati sono (una volta
tanto!) sani e solidi e: se vuoi a tutti i costi eliminare parole
consolidate come "file" o "hash", otterrai il solo risultato rendere
ridicolo l'intero glossario.

Se invece accetti pragmaticamente quella decina di anglicismi ormai
"indispensabili", ti metti nelle condizioni ottimali per poter
lavorare ai fianchi delle centinaia di anglicismi superflui che
affliggono la nostra professione.

Poi, nessuno vieta di proporre anche alternative umoristiche come
"sorcio", "filza", o il mio beneamato "piombo". Ma tali termini
devono, appunto, essere proposti con un sorriso e, sempre a fianco del
termine "ufficiale" già ben noto a tutti. Se poi qualcuno di tali
termini scherzosi dovesse veramente prendere piede, tanto di
guadagnato! In caso contrario, ci rimarranno comunque delle simpatiche
alternative gergali.

Ciao.
Marco

Marco Cimarosti

unread,
Jan 8, 2002, 6:04:11 AM1/8/02
to
Amigo ha scritto:

> Non si dice anche "ratto" per dire "topo"? O sono due animali diversi?

Mumble... La risposta di www.garzanti.it è un po' ambigua. Giudica tu
stesso:

topo
s. m. 1 nome comune di varie specie di piccoli mammiferi roditori con
pelo corto e folto, generalmente grigio, zampe anteriori più corte
delle posteriori, muso aguzzo e lunga coda coperta di piccole squame |
topo campagnolo, arvicola | topo di fogna, ratto di chiavica,
surmolotto |
[Taglio gli usi figurati...]

ratto 2
s. m. (zool.) genere di mammiferi roditori simili ai topi, ma di
dimensioni più grandi, dannosi sia per la loro voracità sia per le
malattie che possono trasmettere | ratto di chiavica, topo di fogna;
surmolotto

Ciao.
Marco

Vitt

unread,
Jan 8, 2002, 11:51:58 AM1/8/02
to
Maurizio Pistone nel messaggio <a1d817$odj$6...@newsreader.mailgate.org>
ha scritto:

>Un ratto è una pantegana. Un topo è un sorcio.

La pantegana delle Sabine?

Brrr!

--
Bye
Vitt

Paperina

unread,
Jan 8, 2002, 5:49:20 PM1/8/02
to

"Maurizio Pistone" <scri...@mauriziopistone.it> wrote in message
news:a1d817$odj$6...@newsreader.mailgate.org...

> "Amigo" <Ser...@inwind.it> ha scritto su
> it.cultura.linguistica.italiano:
>
> >Non si dice anche "ratto" per dire "topo"? O sono due animali diversi?
>
> Un ratto è una pantegana. Un topo è un sorcio.

Ma non le abbiamo solo noi quassu' le pantegane?
Infatti io ho sempre saputo che una pantegana e' un ratto, ma un ratto non
e' una pantegana.

Tranquilli con le temperature polari che abbiamo avuto in queste tre
settimane (fino a -17), non credo siano molte le pantegane sopravvissute!:-)
Ciao

Giorgio D'Anna

unread,
Jan 8, 2002, 6:08:29 PM1/8/02
to

Marco Cimarosti ha scritto:

> >Giorgio D'Anna ha scritto:
> > Un termine italiano e' migliore di un termine inglese, perche' un
> > termine italiano e' migliore di un termine inglese :-)

> C'è poco da ridere: l'italiano "autarchico" è già stato sperimentato
> settant'anni fa, e non ha prodotto altro che qualche obbrobrio
> lessicale, prontamente dimenticato al primo cambio di regime.
> Mi pare che le critiche di GCPillan al tuo lessico siano da intendersi
> in modo costruttivo. I criteri da lui enunciati sono (una volta
> tanto!) sani e solidi e: se vuoi a tutti i costi eliminare parole
> consolidate come "file" o "hash", otterrai il solo risultato rendere
> ridicolo l'intero glossario.
> Se invece accetti pragmaticamente quella decina di anglicismi ormai
> "indispensabili", ti metti nelle condizioni ottimali per poter
> lavorare ai fianchi delle centinaia di anglicismi superflui che
> affliggono la nostra professione.
> Poi, nessuno vieta di proporre anche alternative umoristiche come
> "sorcio", "filza", o il mio beneamato "piombo". Ma tali termini
> devono, appunto, essere proposti con un sorriso e, sempre a fianco del
> termine "ufficiale" già ben noto a tutti. Se poi qualcuno di tali
> termini scherzosi dovesse veramente prendere piede, tanto di
> guadagnato! In caso contrario, ci rimarranno comunque delle simpatiche
> alternative gergali.


Ammetto di aver un po' esagerato in certe mie affermazioni,
anche se l'ho fatto con spirito provocatorio. Ma vi assicuro che
la mia posizione non e', sostanzialmente, diversa dalle vostre.

Se avro' il tempo e la voglia di lavorare ad un dizionario impostato
nella maniera che voglio io, sono certo che apprezzerete il risultato.

Comunque, vorrei dire una cosa a proposito di "file" e "hash", due
esempi di termini che sarebbe ridicolo tradurre, secondo quanto
detto sopra.

Noi, qui, siamo tutte persone che ritienamo opportuno riflettere
sulle parole che ci escono dalla bocca e su come vengono usate.
Bene, lasciamo pure perdere "file" che e' un termine piuttosto
problematico, ma siete davvero sicuri che tradurre "hash" sia piu'
ridicolo che sentir nominare questa parola ad un italiano?

Ci sono alcune parole che non ha senso tradurre -- ripensavo, per
esempio, a "shareware" di cui discutevo con GCPillan e che, se
usato in senso proprio, e' quasi un nome di marchio -- ma "hash"
e' tra quelle che, a mio avviso, non andrebbero usate.

Ma questo e' solo un esempio, ogni parola fa storia a se'.


Ciao.

G.d'A.


Giovanni Resta

unread,
Jan 9, 2002, 12:03:43 PM1/9/02
to
Giorgio D'Anna wrote: "cose che preferisco non ripetere...."

Mi interesso di informatica da quando avevo 10 anni (ora ne ho quasi 38)
e l'informatica e' alla base dei miei passatempi e della mia professione.

Inizialmente ho considerato questo thead come un simpatico scherzo
linguistico. Non potevo credere che qualcuno volesse veramente proporre
di sostituire termini tecnici di uso consolidato con risibili
alternative italiane.

Non so quante delle persone che hanno dottamente disquisito in questo
thread abbiano una solida cultura informatica oltre che linguistica:
direi che come minimo l'estensore di un simile dizionario dovrebbe avere
qualche referenza nel settore.

Come si fa a tradurre (ne cito solo alcuni:)

logout = disidentificazione ? ma davvero disi... e' meglio di logout ?
token = segno ?? Ma in che contesto ? E' falso!
spooler = rocchetto ?? Pura follia !!
software = componente logica ? Ma cosa significa ?
ecc.ecc.

Devo premettere che le velleita' di imporre la lingua dall'alto come
suggerisce G.D'A mi suscitano reazioni quasi incontrollabili di
nausea/paura/ribrezzo. Quello che mi spaventa e' che, considerando il
quoziente intellettivo medio dell'attuale classe politica, idee di
questo tipo potrebbero persino attecchire...

Al massimo posso concordare con chi suggerisce che la lingua italiana si
puo' "aiutare" dando il buon esempio, non certo stampando un prontuario
che sembra uscito dalle pagine di Jonesco.

Inoltre distinguerei tra parole che sono "usate" in ambito informatico e
veri termini gergali. Tradurre "to play" in italiano in molti contesti
ha senso, e in generale sono il primo a suggerire l'uso del termine
italiano corrispondente se e' semanticamente equivalente. Ma cercare di
tradurre proxy o spooler solo per il gusto di farlo NON HA SENSO !
Allora perche' non facciamo una bella traduzione in italiano corrente
(non gergale) dei termini tecnici usati dai marinai ? Avrebbe senso ?

L'italiano e' una bellissima lingua, ma proprio per questo non voglio
usarla a sproposito...

Non ho voglia di fare l'avvocato del diavolo dei termini tecnici
inglesi: mi sembra che gia' altre persone abbiano detto cose sensate a
questo riguardo.

Volevo solo aggiungere un particolare che a volte sfugge: i termini
tecnici in inglese quando sono usati in italiano hanno il vantaggio di
essere
immediatamente riconosciuti come tali e hanno quindi un potere
espressivo persino maggiore di quello che hanno quando sono inseriti
nella loro lingua naturale: se un collega mi chiede "che
shell uso" non ho dubbi su quello che intende dire, anche se stiamo
prendendo il sole sulla spiaggia...

Infine: ma qualcuno pensa veramente che dopo tutta la fatica di imparare
il gergo internazionale (e sottolineo INTERNAZIONALE) dell'informatica
(pratica e teorica) mi metto a studiare un manuale di termini
corrispondenti (spesso arbitrari) italiani, che potro' usare solo in
Italia ? Anzi, dovendo parlare con un collega ungherese dovro' stare
attento a non ritradurre in inglese il termine italiano assurdo
utilizzato al posto del termine comune inglese ecc.ecc.
E tutto questo a vantaggio di CHI ?

Nel settore informatico hanno gia' fatto abbastanza danni i francesi: i
loro octet o ordinateur o memoire vive (le RAM !!) sono semplicemente
patetici, hanno solo il vantaggio di rendere spesso comici i seminari
dei colleghi francesi (che spero non leggano questo thread... :-)

Sconsolatamente vostro,
G.R.

GCPillan

unread,
Jan 9, 2002, 5:49:06 PM1/9/02
to
Giovanni Resta:

> Volevo solo aggiungere un particolare che a volte sfugge: i termini
> tecnici in inglese quando sono usati in italiano hanno il vantaggio di
> essere
> immediatamente riconosciuti come tali e hanno quindi un potere
> espressivo persino maggiore di quello che hanno quando sono inseriti
> nella loro lingua naturale:


E' l'unico vantaggio che ha /mouse in italiano: non vuol dire topo!
Forse è perché "topo" ci fa così schifo che il famoso Topo Michele è
stato ribattezzato Topolino.

> Infine: ma qualcuno pensa veramente che dopo tutta la fatica di imparare
> il gergo internazionale (e sottolineo INTERNAZIONALE) dell'informatica
> (pratica e teorica) mi metto a studiare un manuale di termini
> corrispondenti (spesso arbitrari) italiani, che potro' usare solo in
> Italia ?


Peggio: dovresti conoscere solo quelli italiani :-)
Quando tentai di spiegare questo piccolo "vantaggio" che abbiamo
rispetto ai francesi mi fu detto che l'apprendimento dei termini tecnici
inglesi si dovrebbe fare quando si studia la lingua inglese! Come se
fosse possibile disporre di insegnanti di inglese preparati a tal punto
da conoscere ogni repertorio specialistico! Quello che chiunque di noi
(intendo specialisti in qualsivoglia settore) facciamo abitualmente è
imparare contestualmente alla materia anche la terminologia in due
lingue: la nostra e quella inglese. Non c'è altra via.

> Nel settore informatico hanno gia' fatto abbastanza danni i francesi: i
> loro octet o ordinateur o memoire vive (le RAM !!) sono semplicemente
> patetici, hanno solo il vantaggio di rendere spesso comici i seminari
> dei colleghi francesi (che spero non leggano questo thread... :-)


Il problema è che mentre tu, tecnico, ritieni di essere la persona
adatta a scegliere se usare il termine originale o se proporre la
traduzione letterale o ancora coniare un neologismo, c'è chi ritiene
(Nicola Nobili, tanto per non stare nel vago, ma non è l'unico) che i
tecnici NON DOVREBBERO AVERE VOCE IN CAPITOLO in quanto ignoranti dal
punto di vista linguistico.

Tradurre ROM con "memoria di sola lettura" è una stupidaggine che solo
un ignorante informatico è in grado di fare. Trattasi di traduzione
letterale "priva di significato" per chi non è specialista del settore.
I concetti di lettura e di scrittura sono incomprensibili persino ad un
laureato come Nicola Nobili che si è gloriato di capire molto meglio una
traduzione "intelligente" tipo "Memoria Morta". Questo sì che è un
concetto chiaro (per me morto sta per guasto!) a tutti!

Non nego i risultati tangibili della politica terminologica francese
(usano meno parole inglesi di noi) ma osservo che se si rifiutano di
capire cosa vuol dire ROM si privano anche del gusto di capire cosa vuol
dire CD-ROM parola francesizzata pronunciando la sigla inglese alla
francese e scrivendola come tale.

Come già ebbi a dire, non sempre l'importare parole implica un
impoverimento della lingua. In ITALIANO abbiamo tre espressioni:
1) saperci fare
2) savoir faire
3) know how
con tre significati diversi che in francese... coincidono!

Roscio

unread,
Jan 10, 2002, 5:05:24 AM1/10/02
to
"Giovanni Resta" <re...@imc.pi.cnr.it> wrote in message
news:3C3C77EF...@imc.pi.cnr.it...

> Come si fa a tradurre (ne cito solo alcuni:)
>
> logout = disidentificazione ? ma davvero disi... e' meglio di logout ?

Disconnessione (in questo caso logica, contrapposata a quella fisica della
linea)

> token = segno ?? Ma in che contesto ? E' falso!

"Token", anche in informatica, ha vari significati.

Uno è quello di "gettone" (quello usato nelle reti "token-ring",
ad esempio, dove il "gettone" serve come riconoscimento
del pacchetto, in quanto in un dato momento solo uno è
il possessore del "token", e quindi è abilitato a trasmettere)

Un altro è quello di "oggetto" non meglio identificato.
E' il caso dei compilatori, dove il token è semplicemente un
elemento del linguaggio (operando, operatore, ecc.) separato
dagli altri da appositi "separatori".


> spooler = rocchetto ?? Pura follia !!

Non c'entra un tubo.
"Spooler" è un sequenzializzatore di "lavori".
(classico il caso delle stampe mandate ad una o più stampanti)


> software = componente logica ? Ma cosa significa ?
> ecc.ecc.

"Programmi" va benissimo. In ambito informatico, tutto
ciò che è software è "programma". A qualsiasi livello.
Anche un "driver" è un programma, così come il BIOS, ecc.


--
Er Roscio.

Marco Cimarosti

unread,
Jan 10, 2002, 8:29:32 AM1/10/02
to
Giovanni Resta ha scritto:

> Mi interesso di informatica da quando avevo 10 anni (ora ne ho quasi 38)
> e l'informatica e' alla base dei miei passatempi e della mia professione.

Acc'! Siamo coetanei ma tu hai 3-4 anni d'esperienza d'informatica in
più. A me il Commodore me l'hanno regalato solo in prima superiore.
:-)

> Come si fa a tradurre (ne cito solo alcuni:)

> [...]


> software = componente logica ? Ma cosa significa ?

Ehi, prima di lapidarmi, nota che ho aggiunto che "bisognava pensarci
vent'anni fa".

A parte il "piccolo" dettaglio che software è parola ormai nota a
tutti da anni e anni, non vedo che ci sia di tanto bello nel definire
l'insieme dei programmi di un computer "roba molle", per di più usando
un termine straniero di difficile pronuncia.

Se non fosse per le sagge ragioni pratiche che tutti andiamo
ricordandoci, mi pare che espressioni come "componente fisica" e
"componente logica" sarebbero ben più precise ed espressive,
soprattutto considerando che sarebbero stati prontamente abbreviati in
"logica" e "fisica".

Ti dispiacerebbe tanto, quando ti chiedono che lavoro fai, dire che
"ti occupi di logica"? A me non dispiacerebbe avere scritto sul
biglietto da visita "logico", anziché "analista programmatore" o
l'osceno "softwarista".

> Volevo solo aggiungere un particolare che a volte sfugge: i termini
> tecnici in inglese quando sono usati in italiano hanno il vantaggio di

> essere immediatamente riconosciuti come tali [...]


> Infine: ma qualcuno pensa veramente che dopo tutta la fatica di imparare

> il gergo internazionale (e sottolineo INTERNAZIONALE) [...]

Giustissimo: due grossi punti a favore dei termini stranieri. Inutile
però ignorare che i termini stranieri hanno anche molti aspetti
negativi:

- Sono spesso di difficile pronuncia.

- È problematico declinarli (al plurale dico "socket", elegante ma
ambiguo, o "sockets", preciso ma cacofonico e di dubbia correttezza
grammaticale?).

- È problematica la derivazione di termini nuovi (vedi gli orribili
"hardwarista" o "downloadare").

- La metafora contenuta nel termine si perde nella maggior parte dei
casi (guarda la confusione che abbiamo fatto in questo thread sul
significato letterale di termini come "hash" o "buffer" -- e dire che
siamo quasi tutta gente che sa l'inglese abbastanza bene, pensa chi
non lo sa!).

- Infine, quello che è forse il peggior diffetto: spesso i traduttori
lasciano in inglese i termini informatici semplicemente perché
ignorano l'esistenza di termini italiani corrispondenti. Io che ho
(avevo) una certa dimestichezza con la tipografia noto questo con i
termini inerenti i font e il desktop publishing: data la nostra grande
e antica tradizione tipografica, non avevamo certo bisogno di
importare termini come "bold", "italic", "underlined", "sans serif",
eccetera. Mia moglie, architetto, dice lo stesso della terminologia
del CAD, e sono sicuro che esperti di qualsiasi cosa noteranno la
stessa cosa per la propria disciplina.

Insomma, per riassumere: su questa questione sono contrario a
qualsiasi presa di posizione aprioristica.

Bisogna decidere caso per caso se sia più opportuno mantenere un
termine straniero oppure inventarne/riciclarne uno italiano.

> Nel settore informatico hanno gia' fatto abbastanza danni i francesi: i

> loro octet [...]

Per il termine francese "octet", poi, ho un'avversione particolare. Il
grande difetto di questo termine è che anche in inglese esiste il
termine informatic "octet" ("ottetto" in italiano), ma significa una
cosa diversa da "byte".

La differenza può sembrare speciosa ma, in certi ambiti tecnici, è
fondamentale: un ottetto e una serie di *esattamente* otto bit,
mentre un byte è la più piccola serie di bit indirizzabile su una data
piattaforma.

Sui computer in uso oggi, i byte sono *quasi* sempre lunghi otto bit
(dunque byte=ottetto), ma non era così in passato e non è detto che
sarà così nelle architetture future. I francesi, col loro termine,
possono trovarsi a dire assurdità come "un OTTetto di SETTE bit"...

Ciao.
Marco

Guillaume

unread,
Jan 10, 2002, 3:02:25 PM1/10/02
to
"GCPillan" <gcpi...@email.com> a écrit dans le message news:
3C3CC8D3...@email.com...

> Tradurre ROM con "memoria di sola lettura" è una stupidaggine che solo
> un ignorante informatico è in grado di fare. Trattasi di traduzione
> letterale "priva di significato" per chi non è specialista del settore.
> I concetti di lettura e di scrittura sono incomprensibili persino ad un
> laureato come Nicola Nobili che si è gloriato di capire molto meglio una
> traduzione "intelligente" tipo "Memoria Morta". Questo sì che è un
> concetto chiaro (per me morto sta per guasto!) a tutti!
>
> Non nego i risultati tangibili della politica terminologica francese
> (usano meno parole inglesi di noi) ma osservo che se si rifiutano di

Preciso che in effetti usiamo meno anglicismi per quanto riguarda
l'informatica, l'economia, le nuove tecnologie, e forse qualche altro
settore. Per il resto, soprattutto nella lingua gergale, mi sa che gli
italiani hanno ancora molto ritardo sui francesi.
A proposito, è morto ieri Etiemble, l'autore del famoso "pamphlet"
"parlez-vous anglais" che nel 1962 tuonava contro l'abuso degli anglicismi,
e con molta malafede prendeva in giro il "sabir atlantyck"

> capire cosa vuol dire ROM si privano anche del gusto di capire cosa vuol
> dire CD-ROM parola francesizzata pronunciando la sigla inglese alla
> francese e scrivendola come tale.

Scusa, ma mi devi spiegare:
Quindi, il CD-ROM si differenzia dal classico CD, dal fatto la memoria è a
sola lettura, cioè che invece sul CD normale, si può anche scrivere?

Per me che di informatica si intende poco, la differenza è invece che il CD
può contenere solo suoni mentre il CD-ROM può avere dati informatici.
Che io sappia il senso di ROM, imparato in Francia, a lezione di
informatica, lo stesso giorno di quando ho imparato "mémoire morte", proprio
non mi aiuta capire cos'è un CD-ROM

Guillaume

>
> Come già ebbi a dire, non sempre l'importare parole implica un
> impoverimento della lingua. In ITALIANO abbiamo tre espressioni:
> 1) saperci fare
> 2) savoir faire
> 3) know how
> con tre significati diversi che in francese... coincidono!

Qui sbagli,
1) "saperci fare" non l'ho mai sentito come sostantivo, ne lo trovo sul
vocabulario. Se parli della forma verbale, allora in francese è "savoir y
faire", eventualmente "savoir faire", senza trattino
2) in francese: "savoir-faire"
3) know-how si trova anche in Francia, anche se poco usato, è vero, dato che
suona malissimo. Comunque, l'utilità di avere due parole par savoir-faire,
non la vedo.

Altrimenti avresti potuto citare "équipe", "team" e "squadra" per il solo
"équipe" in francese (ancorché, nella Formula Uno si parla di "team" e ...
di "scuderia"), oppure "stage" e "tirocinio" per solo "stage" in francese.
Ora un'altro mi viene in mente, per tradurre il francese "parking", puoi
dire sia "parcheggio", sia "garage"

Guillaume

PS.
Nel "Petit Robert":
Know-how [noaw].n.m.invar. (v.1970; expr. anglaise, m.à m. "savoir comment")
(Anglicisme abusif)
Savoir-faire, connaissances techniques particulières.

GCPillan

unread,
Jan 10, 2002, 4:36:49 PM1/10/02
to
Guillaume:

>>capire cosa vuol dire ROM si privano anche del gusto di capire cosa vuol
>>dire CD-ROM parola francesizzata pronunciando la sigla inglese alla
>>francese e scrivendola come tale.
>>
>
> Scusa, ma mi devi spiegare:
> Quindi, il CD-ROM si differenzia dal classico CD, dal fatto la memoria è a
> sola lettura, cioè che invece sul CD normale, si può anche scrivere?


Penso che lo sappiano tutti: il compact disc nacque per la musica.
Molti anni dopo venne utilizzato per memorizzare dati qualsiasi.
Diventa quindi una memoria di dati, ovviamente di sola lettura.
Se, ipoteticamente, ROM non fosse parola conosciuta (ovvero
perfettamente sostituita da "memoria morta") sarebbe impossibile capire
la sigla CD-ROM. E' più un discorso di principio che un discorso
pratico: il concetto di CD-ROM può essere compreso senza capire nulla
delle cinque parole che si nascondono dietro. Come SOS, il segnale di
aiuto. E' più un discorso di coerenza: se ROM va bandito dal dizionario
francese allora dovrebbe essere bandito anche cederom (coi suoi accenti,
certo) e tradotto con "disco numerico di memoria morta".

> Per me che di informatica si intende poco, la differenza è invece che il CD
> può contenere solo suoni mentre il CD-ROM può avere dati informatici.
> Che io sappia il senso di ROM, imparato in Francia, a lezione di
> informatica, lo stesso giorno di quando ho imparato "mémoire morte", proprio
> non mi aiuta capire cos'è un CD-ROM


Dicevo che non si tratta di "capire" cos'è un oggetto mai visto prima,
ma di capire cosa si nasconde dietro una sigla che si sceglie di
adottare anche in francese. Come se usassimo USA rimanendo all'oscuro
delle tre parole "Stati Uniti d'America". Il gusto di mangiare una pizza
margherita sapendo chi era Margherita.


>>Come già ebbi a dire, non sempre l'importare parole implica un
>>impoverimento della lingua. In ITALIANO abbiamo tre espressioni:
>>1) saperci fare
>>2) savoir faire
>>3) know how
>>con tre significati diversi che in francese... coincidono!
>>
>
> Qui sbagli,
> 1) "saperci fare" non l'ho mai sentito come sostantivo, ne lo trovo sul
> vocabulario. Se parli della forma verbale, allora in francese è "savoir y
> faire", eventualmente "savoir faire", senza trattino
> 2) in francese: "savoir-faire"
> 3) know-how si trova anche in Francia, anche se poco usato, è vero, dato che
> suona malissimo. Comunque, l'utilità di avere due parole par savoir-faire,
> non la vedo.


In italiano diciamo:
1) "ci sa fare" quando uno è un gamba in qualcosa.
es: ci sa fare in cucina, ci sa fare con le donne
2) "ha savoir-faire" quando ha tatto e modi espressivi gentili,
raffinati e spesso convincenti
3) "ha il know how" quando ha conoscenze tecniche apprese con
l'eperienza, insomma non quelle che si possono studiare a scuola.

Sono certo che in francese (che non so) si possono esprimere questi tre
concetti in qualche modo, senza scomodare le lingue straniere. Però in
italiano possiamo farlo in modo più immediato, dando a espressioni
importate come "savoir-faire" e "know-how" delle precise connotazioni
che magari non hanno neppure nelle loro lingue d'origine. Tutto qui.

Altro esempio.
In inglese "luck" e "fortune" hanno due significati solo parzialmente
coincidenti. Eppure in italiano abbiamo solo "fortuna" e possiamo
esprimere tutti i concetti che si possono esprimere in inglese.

Altro esempio.
Non abbiamo molte parole per descrivere la neve. Chi nella neve invece
ci vive ne ha coniate di più. Ed è normale che sia così. I nomi che
diamo ai vari tipi di pasta sono così tanti che nessuno li sa tutti.
Mica servono davvero. Potremmo accontentarci di pasta corta e pasta
lunga e poi andare a disegnini, descrizioni eccetera.

Il discorso della ricchezza di una lingua è molto complesso e non sono
cento o mille parole inglesi importate a "impoverire" l'italiano.
Altrimenti l'inglese sarebbe una lingua poverissima visto che ha preso
un mare di termini da più lingue!

> Altrimenti avresti potuto citare "équipe", "team" e "squadra" per il solo
> "équipe" in francese (ancorché, nella Formula Uno si parla di "team" e ...
> di "scuderia"), oppure "stage" e "tirocinio" per solo "stage" in francese.
> Ora un'altro mi viene in mente, per tradurre il francese "parking", puoi
> dire sia "parcheggio", sia "garage"


Lato sportivo a parte,
per me "gruppo" è generico, "team" è un gruppo eterogeneo con un
obiettivo comune, "equipe" è un gruppo omogeneo con obiettivo non
necessariamente comune. Arrivano due equipe: una di italiani e l'altra
di francesi. Si aggregano in modo da formare due team: un team, composto
di italiani e francesi si dedica a pelare le mele, l'altro team ad
assaggiarle. Ok, esempio stupido. Non me ne viene in mente uno in cui
venga evidente questa distinzione: dopotutto in molti casi si usa la
parola straniera con il solo misero scopo di non ripetere "gruppo".

Parcheggio è ovunque lasci l'auto
Parking non è registrato come italiano, non si usa tranne in qualche
cartello, forse per "abbreviare" parcheggio.
Garage è un parcheggio al coperto.

Stage... non l'ho mai capita. Ancora non so se va detta in italiano,
inglese o francese. Nè mi è nota alcuna differenza tra apprendistato,
tirocinio e stage. Diciamo che i primi due mi sanno di artigiano o
operaio mentre il francese mi sa di impiegato. Ah, sempre come
impressione non documentata, lo stage sembra un'esperienza fatta in una
ditta dove NON si resterà dopo il periodo di stage, mentre lo scopo
dell'apprendista è proprio RIMANERE dove si è fatto il tirocinio.

Guillaume

unread,
Jan 10, 2002, 6:03:44 PM1/10/02
to
"GCPillan" <gcpi...@email.com> a écrit dans le message news:
3C3E0961...@email.com...

> Guillaume:
>
> >>capire cosa vuol dire ROM si privano anche del gusto di capire cosa vuol
> >>dire CD-ROM parola francesizzata pronunciando la sigla inglese alla
> >>francese e scrivendola come tale.
> >>
> >
> > Scusa, ma mi devi spiegare:
> > Quindi, il CD-ROM si differenzia dal classico CD, dal fatto la memoria è
a
> > sola lettura, cioè che invece sul CD normale, si può anche scrivere?
>
>
> Penso che lo sappiano tutti: il compact disc nacque per la musica.
> Molti anni dopo venne utilizzato per memorizzare dati qualsiasi.
> Diventa quindi una memoria di dati, ovviamente di sola lettura.
> Se, ipoteticamente, ROM non fosse parola conosciuta (ovvero
> perfettamente sostituita da "memoria morta") sarebbe impossibile capire
> la sigla CD-ROM. E' più un discorso di principio che un discorso
> pratico: il concetto di CD-ROM può essere compreso senza capire nulla
> delle cinque parole che si nascondono dietro. Come SOS, il segnale di
> aiuto. E' più un discorso di coerenza: se ROM va bandito dal dizionario
> francese allora dovrebbe essere bandito anche cederom (coi suoi accenti,
> certo) e tradotto con "disco numerico di memoria morta".

Ma perché? demos e crazia non esistono in italiano eppure tutti capiscono
"democrazia" e molti ne sanno anche l'etimologia.

Continuo a insistere, non vedo relazione diretta tra ROM e CD-ROM. Un CD-ROM
ha certamente memoria di sola lettura, ma lo stesso vale per il CD di
musica.
Perciò ROM non aiuta alla comprensione, è solo una questione di etimologia.
Quando dico CD-ROM non penso al tipo di memoria. che poi si scrive CD-ROM o
cédérom, o che si parla di "mémoire morte" non importa.

>
> Dicevo che non si tratta di "capire" cos'è un oggetto mai visto prima,
> ma di capire cosa si nasconde dietro una sigla che si sceglie di
> adottare anche in francese. Come se usassimo USA rimanendo all'oscuro
> delle tre parole "Stati Uniti d'America". Il gusto di mangiare una pizza
> margherita sapendo chi era Margherita.
>

A Napoli ho avuto tanto piacere a mangiare la Margherita (qui in Francia un
po' meno :-)) senza sapere chi era questa Margherita.
Però se tu mi dici che conoscendola, la pizza prende più gusto, fammi il
favore di raccontare la sua storia :-)

>
> >>Come già ebbi a dire, non sempre l'importare parole implica un
> >>impoverimento della lingua. In ITALIANO abbiamo tre espressioni:
> >>1) saperci fare
> >>2) savoir faire
> >>3) know how
> >>con tre significati diversi che in francese... coincidono!
> >>
> >
> > Qui sbagli,
> > 1) "saperci fare" non l'ho mai sentito come sostantivo, ne lo trovo sul
> > vocabulario. Se parli della forma verbale, allora in francese è "savoir
y
> > faire", eventualmente "savoir faire", senza trattino
> > 2) in francese: "savoir-faire"
> > 3) know-how si trova anche in Francia, anche se poco usato, è vero, dato
che
> > suona malissimo. Comunque, l'utilità di avere due parole par
savoir-faire,
> > non la vedo.
>
>
> In italiano diciamo:
> 1) "ci sa fare" quando uno è un gamba in qualcosa.
> es: ci sa fare in cucina, ci sa fare con le donne

Come "Il sait y faire" in francese

> 2) "ha savoir-faire" quando ha tatto e modi espressivi gentili,
> raffinati e spesso convincenti

1° senso di savoir-faire in francese

> 3) "ha il know how" quando ha conoscenze tecniche apprese con
> l'eperienza, insomma non quelle che si possono studiare a scuola.

2° senso di savoir-faire

> > Altrimenti avresti potuto citare "équipe", "team" e "squadra" per il
solo
> > "équipe" in francese (ancorché, nella Formula Uno si parla di "team" e
...
> > di "scuderia"), oppure "stage" e "tirocinio" per solo "stage" in
francese.
> > Ora un'altro mi viene in mente, per tradurre il francese "parking", puoi
> > dire sia "parcheggio", sia "garage"
>
>
> Lato sportivo a parte,
> per me "gruppo" è generico, "team" è un gruppo eterogeneo con un
> obiettivo comune, "equipe" è un gruppo omogeneo con obiettivo non
> necessariamente comune. Arrivano due equipe: una di italiani e l'altra
> di francesi. Si aggregano in modo da formare due team: un team, composto
> di italiani e francesi si dedica a pelare le mele, l'altro team ad
> assaggiarle. Ok, esempio stupido. Non me ne viene in mente uno in cui
> venga evidente questa distinzione: dopotutto in molti casi si usa la
> parola straniera con il solo misero scopo di non ripetere "gruppo".

Se ti capisco bene, "squadra" è riservato all'ambito sportivo.

>
> Parcheggio è ovunque lasci l'auto
> Parking non è registrato come italiano, non si usa tranne in qualche
> cartello, forse per "abbreviare" parcheggio.
> Garage è un parcheggio al coperto.

Non mi hai capito! "parking" è una parola *francese*.
"Garage" in francese è un parcheggio al coperto privato per una o due
macchine. Oltre, si dice "un parking", sostantivo che come puoi immaginare
non esiste in inglese (si dice "parking lot", o "car park")

>
> Stage... non l'ho mai capita. Ancora non so se va detta in italiano,
> inglese o francese.

"in inglese"? direi "all'inglese". In Inglese, ricordo averla sentita una
volta nel senso di tirocinio, pronunciata alla francese ovviamente.

Quando ero stagista in Italia, e parlavo con la gente del paese dove stavo.
Dicevo: "Faccio uno stasg' ...
e mi riprendevano: "No, uno stèg' !"
" ... alla Vàleo" (dal latino par "Valgo")
"No, la Valéo!"
Non insistevo ...

Ora come te, la parola stage preferisco evitarla.

Guillaume


Roscio

unread,
Jan 11, 2002, 4:29:47 AM1/11/02
to
"Guillaume" <guillaume...@freesbee.fr> wrote in message
news:T9p%7.19443$_66.3...@loualaba.paris.none.net...

> Continuo a insistere, non vedo relazione diretta tra ROM e CD-ROM. Un
CD-ROM
> ha certamente memoria di sola lettura, ma lo stesso vale per il CD di
> musica.

Ma che @#§* state a dì ???... :-)))

Il CD musicale non ha niente a che vedere col computer.
E l'aggiunta -ROM serve solo per distinguere i CD dati da quelli
audio.

Il fatto, poi, che i cd audio si possano ascoltare anche col computer
è un discorso "a latere" che non ha nulla a che vedere con le sigle.

E' la stessa differenza che passa tra un DVD e un DVD-ROM.
Il secondo è un DVD che contiene dati leggibili da un computer
e non film da vedere sul televisore.

--
Er Roscio.

GCPillan

unread,
Jan 11, 2002, 4:04:12 PM1/11/02
to
Marco Cimarosti:

> Se non fosse per le sagge ragioni pratiche che tutti andiamo
> ricordandoci, mi pare che espressioni come "componente fisica" e
> "componente logica" sarebbero ben più precise ed espressive,
> soprattutto considerando che sarebbero stati prontamente abbreviati in
> "logica" e "fisica".

Ok.

> Ti dispiacerebbe tanto, quando ti chiedono che lavoro fai, dire che
> "ti occupi di logica"? A me non dispiacerebbe avere scritto sul
> biglietto da visita "logico", anziché "analista programmatore" o
> l'osceno "softwarista".

Nella tua accezione generica di "logico" non saresti "programmatore"
(che ha di male questo termine?) ma "informatico" (cosa c'è che non va
in questo termine?)

Nella tua nomenclatura, il corrispondente "fisico" scritto sul biglietto
da visita non credi che genererebbe confusione?


> Giustissimo: due grossi punti a favore dei termini stranieri. Inutile
> però ignorare che i termini stranieri hanno anche molti aspetti
> negativi:
>
> - Sono spesso di difficile pronuncia.

Non mi pare un grande problema. Sono molti di più i nomi propri
stranieri che siamo costretti a pronunciare più o meno bene!

> - È problematico declinarli (al plurale dico "socket", elegante ma
> ambiguo, o "sockets", preciso ma cacofonico e di dubbia correttezza
> grammaticale?).

Non si declinano. Neppure in senso inverso. Il jeans.

> - È problematica la derivazione di termini nuovi (vedi gli orribili
> "hardwarista" o "downloadare").

Esistono forse "hardwarist" o "softwarist"?
Direi che ci facciamo meno problemi degli inglesi, a volte.

E' tanto difficile usare i tanti verbi italiani (fare, effettuare,
iniziare, terminare, operare... con /download?

Ricordo, molti anni fa, 10 secondi di autentico sconforto dovuto a
incomprensione sentendomi fare la domanda: "Do you golf?"
Tre parole semplicissime, una forma banalissima, una parola usata
persino in italiano! Eppure quel "Golfi?" mi lasciava perplesso: se golf
è il sostantivo indicante lo sport sui prati cosa mai vorrà dire come
verbo? Concludendo: abbiamo mai sentito la carenza del verbo golfare?
Non va bene "giocare a golf"?

> - La metafora contenuta nel termine si perde nella maggior parte dei
> casi (guarda la confusione che abbiamo fatto in questo thread sul
> significato letterale di termini come "hash" o "buffer" -- e dire che
> siamo quasi tutta gente che sa l'inglese abbastanza bene, pensa chi
> non lo sa!).

Vero. Ma è così importante?
Hash è la forma abbreviata di un'erba che si fuma, no?


> - Infine, quello che è forse il peggior diffetto: spesso i traduttori
> lasciano in inglese i termini informatici semplicemente perché
> ignorano l'esistenza di termini italiani corrispondenti.

Io veramente osservo il fenomeno opposto.
Soprattutto nei prodotti cinesi a basso costo è facile imbattersi in
traduzioni letterali di termini informatici. Come "italico", "potenza" e
altri che non ricordo.

> Io che ho
> (avevo) una certa dimestichezza con la tipografia noto questo con i
> termini inerenti i font e il desktop publishing: data la nostra grande
> e antica tradizione tipografica, non avevamo certo bisogno di
> importare termini come "bold", "italic", "underlined", "sans serif",

Ma dove li hai visti importati in questo modo?
Io ho sempre visto le corrette traduzioni in italiano.

GCPillan

unread,
Jan 11, 2002, 4:04:14 PM1/11/02
to
Guillaume:

Io:


E' più un discorso di coerenza: se ROM va bandito dal dizionario
francese allora dovrebbe essere bandito anche cederom (coi suoi accenti,
certo) e tradotto con "disco numerico di memoria morta".

> Ma perché? demos e crazia non esistono in italiano eppure tutti
> capiscono "democrazia" e molti ne sanno anche l'etimologia.

Mi pare che tu non abbia voglia di capire quel che scrivo perché ripeti
cose su cui sono completamente d'accordo. E' innegabile che alla
stragrande maggioranza degli italiani l'aggiunta di ROM a CD non dice
nulla e nonostante questo sanno bene cos'è un CD-ROM.

Tuttavia esiste una parte di italiani (quelli che sanno un minimo di
terminologia informatica) che capiscono il concetto di ROM e sono quindi
in grado di capire il significato del termine CD-ROM. Già oggi qualche
ragazzino potrebbe chiedersi perché mai tale disco sia stato chiamato
"compatto". Ma compatto in che senso?

Mi fai l'esempio di democrazia. Supponi che sia stata parola inglese da
condannare, respingere, tradurre. Avremmo magari avuto un bel "potere
popolare". Con quale vantaggio? Di ignorare i due mattoncini "demo" e
"crazia"? Rinunciando a tutti i neologismi che abbiamo successivamente
coniato con questi due mattoncini?


> A Napoli ho avuto tanto piacere a mangiare la Margherita (qui in
> Francia un po' meno :-)) senza sapere chi era questa Margherita.
> Però se tu mi dici che conoscendola, la pizza prende più gusto, fammi
> il favore di raccontare la sua storia :-)

E' solo il gusto di conoscere le origini delle parole che usiamo.
Tu probabilmente non hai questa passione, ti piace che ti vengano
fornite parole come "cédérom" senza sentirti privato di alcunché.
Se davvero ti interessasse di Margherita avresti sicuramente cercato di
soddisfare la tua curiosità.


Sul mio esempio di know-how e savoir-faire non vorrei dilungarmi oltre:
volevo solo dire che importare espressioni straniere non rappresenta
necessariamente un impoverimento. L'inglese è ricco di vocaboli avendone
importati molti. Se tu ci tieni a dire che si può essere precisi anche
usando meno vocaboli... beh, io non ho detto nulla di diverso.

Tant'è che non invidio una lingua con tantissimi vocaboli se poi le
differenze tra concetti simili non sono conosciute ai più.

Se mi traducono "personal shopper" con "commesso" evidentemente non
abbiamo bisogno di una lingua precisa e di dieci modi per descrivere la
neve.


> Non mi hai capito! "parking" è una parola *francese*.
> "Garage" in francese è un parcheggio al coperto privato per una o due
> macchine. Oltre, si dice "un parking", sostantivo che come puoi
immaginare
> non esiste in inglese (si dice "parking lot", o "car park")

Perché no?
Sarà forma abbreviata, ma esiste.
Per esempio nell'espressione: "parking available".


>>Stage... non l'ho mai capita. Ancora non so se va detta in italiano,
>>inglese o francese.
>>
>
> "in inglese"? direi "all'inglese".

Le due cose, se uno si sforza abbastanza, coincidono.


> Ora come te, la parola stage preferisco evitarla.

Diciamo che quelli che approfondiscono il tema /stage arrivano
solitamente a capire che la pronuncia corretta è quella francese e che
/stage in inglese vuol dire palcoscenico. Però...

father mckenzie

unread,
Jan 11, 2002, 4:20:25 PM1/11/02
to
So I am standing on the corner, lost in the things that I said; what
am I supposed to do now?

> nulla e nonostante questo sanno bene cos'è un CD-ROM.

Non era un disco di musica zingaresca?


--
via, via, via, entra e fatti un bagno caldo
c'è un accappatoio azzurro,
fuori piove un mondo freddo,
Via, via, vieni via di qui,
niente più ti lega a questi luoghi..

Guillaume

unread,
Jan 11, 2002, 6:34:51 PM1/11/02
to
"GCPillan" <gcpi...@email.com> a écrit dans le message news:
3C3F38A2...@email.com...
> Guillaume:

> > Però se tu mi dici che conoscendola, la pizza prende più gusto, fammi
> > il favore di raccontare la sua storia :-)
>
> E' solo il gusto di conoscere le origini delle parole che usiamo.
> Tu probabilmente non hai questa passione, ti piace che ti vengano
> fornite parole come "cédérom" senza sentirti privato di alcunché.

1) Questa passione ce l'ho certamente, lo dimostra il fatto che sto
partecipando a questo newsgroup e a questo thread o filone (come vorrai
chiamarlo).
2) Personalmente, scrivo più facilmente CD-ROM e pronuncio in ogni caso
[sederom]. Invece "cédérom" se ammettiamo una grafia regolare si pronuncia
[sederõ] come in "nom". Perciò non mi sembra perfetta.
Ma infatti, non mi sentirei "privato di alcunché", se dovessi leggere
"cédérom", anzi mi diverte.


> Se davvero ti interessasse di Margherita avresti sicuramente cercato di
> soddisfare la tua curiosità.

allora mi informerò altrove


>
> Sul mio esempio di know-how e savoir-faire non vorrei dilungarmi oltre:
> volevo solo dire che importare espressioni straniere non rappresenta
> necessariamente un impoverimento.

Ma sono perfettamente d'accordo con te
Scusa se sono stato un pignolo.

>
> Perché no?
> Sarà forma abbreviata, ma esiste.
> Per esempio nell'espressione: "parking available".

che non va in francese in questo caso. Qui "parking" sarebbe forse
"stationnement" oppure "place de parking". "Un parking" equivale a "a park".
"a parking" non mi sembra possibile, inglese, giusto?


> > Ora come te, la parola stage preferisco evitarla.
>
> Diciamo che quelli che approfondiscono il tema /stage arrivano
> solitamente a capire che la pronuncia corretta è quella francese e che
> /stage in inglese vuol dire palcoscenico. Però...

Sì, però ...
L'ho anche sentito "all'inglese" da una francese che parlava in italiano.
Ricordo pure aver letto in un dizionario dei forestierismi qualcosa come "è
un anglicismo anche se viene dal francese" così è tutto semplice!

Su un tema analogo, avevo letto che "budget" viene dall'inglese tramite il
francese e quindi si pronuncia "alla francese". C'è ancora chi segue questa
regola? Io l'ho sempre sentito all'inglese.

Ciao,
Guillaume


S A T O R I

unread,
Jan 11, 2002, 7:06:20 PM1/11/02
to
In msg VOK%7.19482$_66.34...@loualaba.paris.none.net, Guillaume,

guillaume...@freesbee.fr, on 1/12/02 0:34 wrote:


> Su un tema analogo, avevo letto che "budget" viene dall'inglese tramite il
> francese e quindi si pronuncia "alla francese". C'è ancora chi segue questa
> regola? Io l'ho sempre sentito all'inglese.

Ricorda che la Regina Madre e' una Orange, ma confidenzialmente detta
all'inglese ...

... Oran-Gin !!!
bye

--
' S A T O R I '

"Civilization has nothing to do with having electric lights, airplanes,
or manufacturing atomic bombs. It has nothing to do with killing human
beings,destroying things or waging war. Civilization is to hold one
another in mutual affection and respect. " -- Nichidatsu Fujii.
------------------------------------------------------
Free & Easy! Love, Peace, Email http://JMAIL.CO.JP


røb

unread,
Jan 11, 2002, 10:58:55 PM1/11/02
to
Guillaume wrote:

> > Se davvero ti interessasse di Margherita avresti sicuramente cercato di
> > soddisfare la tua curiosità.
>
> allora mi informerò altrove

provo a sprecarmi io:
l'aneddoto dice che la Regina Margherita, essendo si sangue blu e quindi
deboluccia di stomaco*, e avendo l'incombenza dal protocollo regale di dover
accettare un assaggio di prodotto gastronomico locale in occasione di una visita
al Regno di Sotto (le annesse ex-due sicilie), ricevette una pizza preparata per
il suo regale scetticismo alimentare, e quindi nacque a suo nome una pizza
leggera, con pochi sapori, molto raffinata al limite dell'insipido, per non
dover costringere la regina a mangiare una pizza robusta, saporita ma volgare
come una Napoletana, una Capricciosa (non sia mai, lei era piemontese!), o una
Marinara (il mare si vedeva solo dallo yacht regale). Si sa che i gusti forti
fanno cafone...chissa' cosa ne pensa il pronipote tossicissimo e da ricovero che
s'aggira ancora a nostre spese per la Francia e per l'Europa....

*magari per aver avuto per anni sotto gli occhi i parenti savoia (mai dire
"sotto" gli occhi e' stato piu' preciso, vista la statura - in senso anche lato
- dei componenti il ceppo infame...)
--
røb
«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»
you can kill the dreamer, but you will never kill the dream
«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»«-»


Ferdinando Chiodo

unread,
Jan 12, 2002, 1:49:33 AM1/12/02
to
In article <VOK%7.19482$_66.34...@loualaba.paris.none.net>, on Sat, 12
Jan 2002 00:34:51 +0100, Guillaume wrote:

>> > Perň se tu mi dici che conoscendola, la pizza prende piů gusto, fammi


>> > il favore di raccontare la sua storia :-)

La pizza margherita attualmente viene condita con mozzarella (di colore
bianco) e pomodoro (di colore rosso); ma nell'originaria versione
napoletana era guarnita anche con basilico (di colore verde). Verde,
bianco e rosso sono i colori della bandiera italiana. La pizza era stata
dedicata infatti alla regina d'Italia, moglie di Umberto I, alla fine
del XIX secolo. Una pizza "patriottica", insomma.

Non so se conoscerne l'etimologia renda la pizza piů gustosa. Ricordo
una discussione sul modo migliore di preparare la maionese fra alcuni
filologi che facevano risalirne l'etimologia a "moyeu" (mi pare), tuorlo
nel francese antico, altri che preferivano la derivazione da "manier", e
altri ancora che ritenevano fosse stata inventata durante un assedio
militare a Mahon, terra ricca di limoni, nel XVIII secolo.

Ciao,
Ferdinando
>------------
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GCPillan

unread,
Jan 12, 2002, 4:38:48 AM1/12/02
to
Guillaume:

>>Se davvero ti interessasse di Margherita avresti sicuramente cercato di
>>soddisfare la tua curiosità.
>
> allora mi informerò altrove


Scusami, avevo in mente di cercare un sito appena mi ricollegavo e di
ricopiarlo nel corpo del messaggio come faccio abitualmente. Poi però ho
avuto altri interessi e me ne sono dimenticato. Non volevo sollecitare
una curiosità e poi lasciarti senza risposta. Per fortuna che ci ha
pensato Ferdinando Chiodo. Se non ti bastasse.....

Un estratto da http://www.pizza.it/curiosita/sorp.html
libro a cura di Vincenzo Buonassisi
........................................................................

Così arriviamo alla fine del secolo, con un episodio celebre, che
bisogna pur raccontare nei suoi veri termini siamo esattamante nel 1889.
Quella estate, il re Umberto I° con la regina Margherita la trascorsero
a napoli nella reggia di Capodimonte, come voleva una certa regola della
monarchia, per fare atto di presenza nell'antico regno delle due
Sicilie. La regina era incuriosita dalla pizza che non aveva mai
mangiato e di cui forse aveva sentito parlare da qualche scrittore o
artista ammesso a corte. Ma non poteva andare lei in pizzeria, così la
pizzeria andò da lei; ciò chiamato a palazzo il più rinomato pizzaiolo
del tempo, don Raffaele Esposito, titolare della rinomata pizzeria
Pietro il Pizzaiolo, che si trovava alla salita Sant'Anna, a pochi passi
da via Chiaia.
Don Raffaele venne, vide e vinse, utilizzando i forni delle cucine
reali, assistito dalla moglie donna Rosa, che era poi la vera maestra di
pizze, la vera autrice di quelle classiche che furono presentate ai
sovrani (le cronache del tempo ci hanno informato di tutto): una con
sugna, che è una sorta di strutto, formaggio e basilico; una con
l'aglio, olio e pomodoro, e una terza con mozzarella, pomodoro e
basilico, cioè con i colori della bandiera italiana, che entusiasmò in
particolare la regina Margherita, e non solo per motivi patriottici. Don
Raffaele, da bravo uomo di pubbliche relazioni, colse al volo
l'occasione e chiamò questa pizza "alla Margherita", il giorno dopo la
mise in lista al suo locale ed ebbe come si può immaginare innumerevoli
richieste...

Guillaume

unread,
Jan 12, 2002, 5:32:29 AM1/12/02
to

"røb" <dav...@flashnet.it> a écrit dans le message news:
3C3FB47F...@flashnet.it...

> provo a sprecarmi io:

Grazie per lo spreco!


father mckenzie

unread,
Jan 12, 2002, 11:25:25 AM1/12/02
to
So I am standing on the corner, lost in the things that I said; what
am I supposed to do now? f~.chi...@tiscalinet.it says:

> La pizza margherita attualmente viene condita con mozzarella (di colore
> bianco) e pomodoro (di colore rosso); ma nell'originaria versione
> napoletana era guarnita anche con basilico (di colore verde).

???? A Genzano forse, ma a Napoli la fogliona di basilico c'è tuttora,
provare per credere.
Ecco una dimostrazione dell'utilità di conoscere l'origine dei nomi:
se ti servono una p.margherita senza basilico, giù una filippica da
levare i capelli con tutto il cuoio capelluto: O tempora, o pomodores.

Verde,
> bianco e rosso sono i colori della bandiera italiana. La pizza era stata
> dedicata infatti alla regina d'Italia, moglie di Umberto I, alla fine
> del XIX secolo. Una pizza "patriottica", insomma.
>

> Non so se conoscerne l'etimologia renda la pizza più gustosa. Ricordo


> una discussione sul modo migliore di preparare la maionese fra alcuni
> filologi che facevano risalirne l'etimologia a "moyeu" (mi pare), tuorlo
> nel francese antico, altri che preferivano la derivazione da "manier", e
> altri ancora che ritenevano fosse stata inventata durante un assedio
> militare a Mahon, terra ricca di limoni, nel XVIII secolo.
>
> Ciao,
> Ferdinando
> >------------
> Remove ~ from the address for direct mail

--

father mckenzie

unread,
Jan 12, 2002, 11:30:14 AM1/12/02
to
So I am standing on the corner, lost in the things that I said; what
am I supposed to do now? GCPillan <gcpi...@email.com> says:

> Scusami, avevo in mente di cercare un sito appena mi ricollegavo e di

> ricopirlo nel corpo del messaggio come faccio abitualmente. Poi perň ho
> avuto altri interessi

http://www.brandi.it č il sito della pizzeria che, stando a quanto si
dice, ha creato la margherita in occasione di una visita della regina
(l'altr'anno c'č andato anche Clinton, e purtroppo anche Bossi,
contestato dai napoletani all'uscita)

--
via, via, via, entra e fatti un bagno caldo

c'č un accappatoio azzurro,


fuori piove un mondo freddo,
Via, via, vieni via di qui,

niente piů ti lega a questi luoghi..

father mckenzie

unread,
Jan 12, 2002, 11:31:40 AM1/12/02
to

gof

unread,
Jan 12, 2002, 11:39:16 AM1/12/02
to

>(l'altr'anno c'è andato anche Clinton, e purtroppo anche Bossi,

>contestato dai napoletani all'uscita)
>
Contestato? E perche'?
Bossi non ha nulla contro i napoletani.
Se avesse qualcosa, l'avrebbe gia' usata. :-)

Gof
g....@xciaoweb.it - leva le x per rispondere

father mckenzie

unread,
Jan 12, 2002, 12:08:24 PM1/12/02
to
So I am standing on the corner, lost in the things that I said; what
am I supposed to do now? g....@xciaoweb.it (gof) says:

> Contestato? E perche'?
> Bossi non ha nulla contro i napoletani.

Non hai sentito come cantava le canzoni napoletane. Agghiacciante. Un
attentato alle tradizioni culturali partenopee :-)

> Se avesse qualcosa, l'avrebbe gia' usata. :-)

Appunto, se avesse :-). I tempi del "ce l'ho dÜro" son tramontati.

magica

unread,
Jan 12, 2002, 12:15:08 PM1/12/02
to
In <3c406c83...@news.virgilio.it> pi...@checosafa.it (father
mckenzie) scrive...

>So I am standing on the corner, lost in the things that I said; what
>am I supposed to do now? g....@xciaoweb.it (gof) says:

>>Bossi non ha nulla contro i napoletani.

>Non hai sentito come cantava le canzoni napoletane. Agghiacciante. Un
>attentato alle tradizioni culturali partenopee :-)

Effettivamente. Certo però che se dovessimo solo basarci su come
vengono cantate le canzoni, anche certe orchestre e certi arbori che
con quelle girano per il mondo direi che attentano.

Ciao.

Gian Carlo

father mckenzie

unread,
Jan 12, 2002, 1:29:37 PM1/12/02
to
So I am standing on the corner, lost in the things that I said; what
am I supposed to do now? ma.g...@bigfoot.com (magica) says:

> se dovessimo solo basarci su come
> vengono cantate le canzoni, anche certe orchestre e certi arbori che
> con quelle girano per il mondo direi che attentano.

Non omnes arbores flores producunt :-). Ce stanno puro le gimnosperme.
Ma se è giusto giudicare l'albero dai fiori che dà, Bossi è un bosso.
Italia, triste paese dove i limoni fioriscono e Sgarbi è ritenuto un
critico d'arte.

--
via, via, via, entra e fatti un bagno caldo

c'è un accappatoio azzurro,


fuori piove un mondo freddo,
Via, via, vieni via di qui,

niente più ti lega a questi luoghi..

father mckenzie

unread,
Jan 12, 2002, 2:30:23 PM1/12/02
to
father said:

:Non omnes arbores flores producunt :-). Ce stanno puro le gimnosperme.

Volevo dire crittogame.

magica

unread,
Jan 12, 2002, 6:11:08 PM1/12/02
to
In <3c407ee7...@news.virgilio.it> pi...@checosafa.it (father
mckenzie) scrive...

>Non omnes arbores flores producunt :-). Ce stanno puro le gimnosperme.
>Ma se è giusto giudicare l'albero dai fiori che dà, Bossi è un bosso.

O bossolo in qualche regione, se ben ricordo. Che sia per questo che
qualche anno fa parlava di armi da imbracciare?

Ciao.

Gian Carlo

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