> Mi spiegate l'origine di questa parola?
Difficile spiegare una parola che sembra un'esclamazione composta da
un'interiezione (ulla) e un nome alterato (Peppa). Non mi sembra sia
riportata sui dizionari.
Qui in Venezuela č molto usata una parte: "ĄLa pepa!"; č
un'esclamazione che generalmente indica dissenso o protesta, ma piú
spesso viene pronunciata anche per esprimere stupore o disappunto.
"Pepa", in castigliano" č il nocciolo di alcuni frutti: l'avocado, per
esempio e giusto per citare qualcosa di noto anche in Italia.
> Grazie,
> All
--
Ciao,
MariucciaŽ
> On Mon, 23 Jul 2001 23:38:37 GMT, in it.cultura.linguistica.italiano
> All <all....@tin.it> wrote:
>
>> Mi spiegate l'origine di questa parola?
>
> Difficile spiegare una parola che sembra un'esclamazione composta da
> un'interiezione (ulla) e un nome alterato (Peppa). Non mi sembra sia
> riportata sui dizionari.
Io chedo che sia "Uh! La Peppa!"
Vado, sfoglio e torno....
Pantera
>>> Mi spiegate l'origine di questa parola?
>>
>> Difficile spiegare una parola che sembra un'esclamazione composta da
>> un'interiezione (ulla) e un nome alterato (Peppa). Non mi sembra sia
>> riportata sui dizionari.
>
> Io chedo che sia "Uh! La Peppa!"
> Vado, sfoglio e torno....
E' sicuramente una tipica esclamazione lombarda. Io che sono di Milano la
uso spesso.
La Peppa è diminutivo di Giuseppa, ed è un nome ricorrente nei nostri
dialetti. Io pronuncio "ölla Peppa" ed è una tipica esclamazione di
sorpresa:
"E' morto Giovanni!"
"ölla Peppa! Ma se l'è süccess?"
La Peppa (intesa come "donna") ricorre anche nel gioco delle carte, più
precisamente nel gioco della "Peppa" o "Peppatencia" [La Peppa cattiva,
malvagia].
Il gioco prende nome dalla Donna di picche, carta che determina, per chi se
la trova in mano al termine della partita, la perdita del gioco.
P.
--
Femina è cosa garrula e fallace (TASSO G. L. XIX, 84)
Public PGP Key:
http://pgpkeys.mit.edu:11371/pks/lookup?op=get&search=Paolo+Bonardi
>Mi spiegate l'origine di questa parola?
Peppa sta per Giuseppa, direi. E, nel mio dialetto bassobergamasco, la Pepa
Tencia (in italiano Peppa Scivolosa, Peppa Tencia, Filippa) è un gioco di carte.
Anzi, la Pepa è proprio una carta, la donna di picche.
Da noi si gioca una variante e si usano 40 carte italiane (milanesi nella mia
zona), anziché 52, come nel gioco "standard". In Romagna ho visto giocare lo
stessa versione ridotta, chiamata Uomo Nero. Alla fine del gioco il giocatore
che ha in mano la Peppa (o l'Uomo Nero) ha perso.
Il gioco standard è invece a punti, e la Peppa ha un valore molto negativo.
Dunque avere in mano la Peppa non sembra essere di buon auspicio e forse
l'esclamazione "La Peppa!" deriva da questo fatto.
Aggiungo che anni fa, quando ero spesso in Germania per lavoro, ho comprato un
mazzo di carte da Peppa, anzi da Schwarzer_Peter, perché lì l'uomo nero è lo
spazzacamino Pietro.
Domanda collaterale. Qualcuno sa che cosa significaTencia? Da qualche parte in
passato ho letto che signifca "sporca". Vi risulta?
Ciao.
Gian Carlo
>Mi spiegate l'origine di questa parola?
A domanda domanda: dove è stata letta questa parola?
Per assonanza mi ricorda "Eh la Peppa, lombardo".
--
Bye
Vitt
> Per assonanza mi ricorda "Eh la Peppa, lombardo".
Vocativo, quel "lombardo"? Uhm.
P.
>Vitt ha scritto:
>
>> Per assonanza mi ricorda "Eh la Peppa, lombardo".
>
>Vocativo, quel "lombardo"? Uhm.
>
Non avevo letto l'articolo di Paolo prima di lanciare il mio.
In effetti il mio "e" è vicino alla "ö" ma, pur usando talvolta
l'espressione, non mi ero mai preoccupato della sua grafia.
In quanto al vocativo ho fatto evidentemente e inconsapevolmente una
analogia con l'altrettanto usata "Eh la Madonna!
--
Bye
Vitt
Vitt ha scritto:
>
> A domanda domanda: dove è stata letta questa parola?
>
Me la sono ritrovata in un e-mail scritta in italiano, da una signora
neozelandese che ho conosciuto e che studia italiano.
Non conosce molto bene la lingua ma si applica e fa di tutto per
apprendere le forme gergali e colloquiali. Cosi' mi sono sorpreso quando
ho letto quest'espressione, curiosa, che viene usata anche dalle mie
parti.
Vi ringrazio per le risposte, ma la curiosita' resta.
Ora il dilemma e':
ammesso e non concesso che l'espressione derivi dal gioco di carte,
perche' chiamare la donna di picche PEPPA?
Grazie,
All
> Vi ringrazio per le risposte, ma la curiosita' resta.
> Ora il dilemma e':
> ammesso e non concesso che l'espressione derivi dal gioco di carte,
> perche' chiamare la donna di picche PEPPA?
Ehm, temo di non essermi spiegato bene: ci riprovo.
Peppa é, in lombardo, diminutivo di Giuseppa (come confermato anche dal
bassobergamasco Magica).
L'espressione "ölla Peppa" o "ella Peppa" et similia sta per "ö la
Giuseppa" etc., che è una espressione colloquiale sul genere di
"cavolo!", "porca vacca", "cribbio".
Il gioco della Peppatencia prende il nome dalla Peppa (che puoi
considerare un po' "la madre di tutte le Peppe", ovvero il 'prototipo'
di una donna media; un po' come la "casalainga di Voghera" è il
prototipo della casalinga); si chiama Peppatencia perché la carta chiave
del gioco è la donna di picche (una Peppa, quindi, nel senso che è una
donna). Tencia per me sta per "cattiva".
Ecco svelato l'arcano: il gioco prende nome dalla Peppa, non è la Peppa
che prende il nome dal gioco.
Sono stato più chiaro?
P.
..Paolo Bonardi, fra un ozio meditativo e l'altro nella Riposante Cripta e
Sotterranea, ha trovato la forza di scrivere...
>Il gioco della Peppatencia prende il nome dalla Peppa (che puoi
>considerare un po' "la madre di tutte le Peppe", ovvero il 'prototipo'
>di una donna media; un po' come la "casalainga di Voghera" è il
>prototipo della casalinga); si chiama Peppatencia perché la carta chiave
>del gioco è la donna di picche (una Peppa, quindi, nel senso che è una
>donna). Tencia per me sta per "cattiva".
Oggi che posso cerco con Google (sembra un gargarismo) e trovo:
[UTET -Encliclopedia dei giochi]
Peppa tencia (a Milano "la sudicia Giuseppa"
>Ecco svelato l'arcano: il gioco prende nome dalla Peppa, non è la Peppa
>che prende il nome dal gioco.
>Sono stato più chiaro?
Sì, ma da cosa deriva questa sicurezza (se fosse invece come l'uovo e la
gallina?)?
Dal fatto che la Peppa (la Giüsèpa) sarebbe la donna prototipo? In effetti però
anche allo Zecchino d'Oro (Mariuccia correggimi se sbaglio):
Il caffè della Peppina
non si beve la mattina,
né col latte, né col tè.
Ma perché perché perché?
Ciao.
Gian Carlo
Paolo Bonardi dalla Riposante Cripta e Sotterranea ha scritto:
>
>
> Ecco svelato l'arcano: il gioco prende nome dalla Peppa, non č la Peppa
> che prende il nome dal gioco.
> Sono stato piů chiaro?
>
Ti eri spiegato bene, ma hai capito male. Non ho voluto dire che la
Peppa prende il nome dal gioco, ma che l'espressione "ella Peppa" deriva
dal gioco. Se ho ben capito quando si cala quella carta succede qualcosa
di particolare per cui uno puo' esclamare "eh, la Peppa!" e da li'
l'espressione gergale.
Ora non mi e' chiaro se Peppa nel tuo dialetto significa donna.
Ciao,
All
Mi dicono che anche il siciliano (almeno in palermitano) "cattivo" si dice
"tintu": interessante evoluzione sematica parallela "tinto" > "scuro" (?) >
"malvagio".
saluti
G.Pontoglio
con una settimana di ritardo
> Mi dicono che anche il siciliano (almeno in palermitano) "cattivo" si dice
> "tintu"
Vero è.
> interessante evoluzione sematica parallela "tinto" > "scuro" (?) "malvagio".
Non "scuro" (almeno per quanto io so), ma "cattivo".
Potrebbe esserci all'origine un atteggiamento popolare xenofobico. In un
modo forse simile, di qualche cosa che non va bene si dice che "non è
tanto cattolica".
Ma questo non solo a Palermo e non solo in Italia.
Ruggero Volpes
Non sono siciliano, ma ho vissuto qualche anno a Catania.
Confermo l'etimologia di "tinto" = scuro = cattivo, di antica radice
xenofobica.
Del resto anche per definire una persona dai modi villani e socialmente
retrograda si dice che è uno "zaùrdo", che dovrebbe derivare da
"giaurro".
Per il resto d'Italia, specialmente centro-meridionale, è vero che si
dice "quello è un buon cristiano", "compòrtati da cristiano!", ecc., a
rimarcare la matrice religiosa del nostro Paese, e l'avversione verso
gli invasori "mori" o arabi in generale. Del resto, non si dice forse
"fumare come un turco", "bestemmiare come un turco"? Ossia, si
attribuisce agli "infedeli" ogni sorta di nefandezza.
Tornando alle influenze esterne sulla Sicilia, esemplari sono i
sostantivi "miccaùre" ("fazzoletto", specialmente nel ragusano) dal
francese "mouchoir".
Oppure "armuàre" ("armadio", sempre dal francese "armoir"); ma anche
"angiòva" ("acciuga", dall'inglese "anchovy").
Se c'è qualche siciliano orientale in questo NG, mi piacerebbe invece
sapere da dove derivano "spiàri" (parlare) e "taliàri" (osservare).
Andrea
> >Il gioco prende nome dalla Donna di picche, carta che determina, per chi se
> >la trova in mano al termine della partita, la perdita del gioco.
> >
>
> Mi dicono che anche il siciliano (almeno in palermitano) "cattivo" si dice
> "tintu": interessante evoluzione sematica parallela "tinto" > "scuro" (?) >
> "malvagio".
La questione č interessantissima. Ne scrisse un tal Miche Lone (sic) in
un trattatello intitolato "Il mito di Cristoforo Colombo"; trattatello
che, naturalmente, non riesco piů a trovare e in cui l'autore voleva
dimostrare la mai avvenuta esistenza del genovese. Grunt.
Vado a memoria (con tutti i problemi connessi) e spero che altri possano
completare.
"Tintus" significa colorato, come "pintus"; nello spagnolo del '500
tinto poteva anche significare "morto", nel senso che la colorazione dei
morti potrebbe avere indotto a questa espressione (cfr. estinto, da
ex-tintus, trascolorato). Che "tencia" significhi "colorata" e quindi
"morta" o "che porta morte/disgrazia"?
La conclusione di Lone era affascinante (considerate che ricordo
pochissimo di tutta l'argpmentazione): le tre caravelle avevano i nomi
che tutti conosciamo e che, se messi in successione danno "La Nina Santa
Maria Pinta" ovvero la piccola Maria morta...
Uhm... erano argomentazioni affascinanti... Se trovassi il libercolo...
P.
>Mi dicono che anche il siciliano (almeno in palermitano) "cattivo" si dice
>"tintu": interessante evoluzione sematica parallela "tinto" > "scuro" (?) >
>"malvagio".
Quasi quasi direi "grunt" se il termine non fosse ormai usucapito da
Paolo Bonardi!
Il latino "tingere", in siciliano, diventa "těnciri" ed il suo
participio passato "tinctus" diventa "tinciůtu".
"Tintu" (Cattivo, ammalato, pigro, annuvolato, infelice,....) deriva
invece da "tenere" il cui participio passato e' "tentus" ed in questo
caso e' utilizzato al passivo "tentus est" ossia "posseduto. preso da"
(cfr. Pasqualino).
La "tinturěa" e' invece lo stato di chi e' "tintu".
Il termine non e' specifico palermitano, ma utilizzato in tutta la
regione.
Ciao.
Sergio.
> La questione č interessantissima. Ne scrisse un tal Miche Lone (sic) in
> un trattatello intitolato "Il mito di Cristoforo Colombo"
Piů esattamente il libro era: Emilio Michelone, "Il mito di Cristoforo
Colombo", Varani Ed., Milano, 1985
Io non lo trovo piů, qualcuno sa dove č possibile reperirlo?
P.
>Non sono siciliano, ma ho vissuto qualche anno a Catania.
>Confermo l'etimologia di "tinto" = scuro = cattivo, di antica radice
>xenofobica.
Essere siciliano non e' una condizione geografica, ma una filosofia di
vita. Nella nostra filosofia non rientra l'odio razziale ed in genere
non abbiamo vocaboli che ad esso si riferiscono. "Nivuro" e' il nero
come colore (o come umore) e non lo usiamo mai come "negro". L'unica
licenza che ci concediamo e' quella di chiamarlo "turcu" ossia con
l'aggettivo dei nostri nemici naturali, ma mai in senso offensivo. Ma
e' piu' che altro un fatto atavico, anche il piu' famoso "turcu" della
"Chanson de Roland", il feroce Saladino, e' visto come un eroe della
saga dei paladini.
L'odio razziale, la xenofofia e i tanti mali che affliggono la
societa', se esistono in Sicilia, sono stati importati. D'altronde, ed
e' inutile negarlo, anche noi siamo oggetto di tali mali.
Comunque per l'etimologia di "tintu" vedi l'altro mio intervento.
Per "interpretare" il siciliano nel 90% dei casi basta il latino.
>Del resto anche per definire una persona dai modi villani e socialmente
>retrograda si dice che è uno "zaùrdo", che dovrebbe derivare da
>"giaurro".
Anche cio' e' sbagliato. Giaurro, in italiano, e' un forte termine di
disprezzo; zaurdu, zaurru e zagurdu (da cui discendono gli altri due)
non sono paroline d'amore, ma neanche di odio; significano "rustico",
"sudicio" e "ingordo". Viene sempre dal latino: gurdus; pesante,
balordo. Se ne trova riscontro anche nello spagnolo zahurda (porcile)
e nel neogreco dialettale khoûrdos (trascurato).
>Per il resto d'Italia, specialmente centro-meridionale, è vero che si
>dice "quello è un buon cristiano", "compòrtati da cristiano!", ecc., a
>rimarcare la matrice religiosa del nostro Paese, e l'avversione verso
>gli invasori "mori" o arabi in generale. Del resto, non si dice forse
>"fumare come un turco", "bestemmiare come un turco"? Ossia, si
>attribuisce agli "infedeli" ogni sorta di nefandezza.
Beh d'accordo, ma ricordati che scorazzavano e pirateggiavano. Quelle
che chiami "nefandezze" non erano divergenze razziali o religiose, per
lo meno non da parte nostra.
>Tornando alle influenze esterne sulla Sicilia, esemplari sono i
>sostantivi "miccaùre" ("fazzoletto", specialmente nel ragusano) dal
>francese "mouchoir".
Muccatùri. Anche questo per certi versi discende dal tardo latino:
muccus (muco), muccare, muccatorius. Solo che ci arriva (rientra)
dallo spagnolo "mocadero" o francese "mouchoir" di identica
formazione.
>Oppure "armuàre" ("armadio", sempre dal francese "armoir");
"Armuàru" (come detto in altri interventi in siciliano non esistono
lemmi che terminano in -e od -o)
>ma anche "angiòva" ("acciuga", dall'inglese "anchovy").
Assolutamente no! Il lemma siciliano, così come quello inglese (e
l'italiano acciuga), derivano dallo spagnolo anchoa e anchova. Detto
termine attraverso il genovese anciöa e' entrato in italiano a formare
acciuga.
>Se c'è qualche siciliano orientale in questo NG, mi piacerebbe invece
>sapere da dove derivano "spiàri" (parlare) e "taliàri" (osservare).
Di spìari, che significa dire "chiedere" e non parlare (parrari) viene
dal gotico spaìhon che forma l'italiano spiare e che, in tempi
lontani, aveva lo stesso significato anche in italiano (se ne e'
parlato qualche settimana fa).
Taliàri invece e' arabo, ma ci viene dallo spagnolo. Talayi' (arabo)
e' la sentinella (colui che guarda) che in spagnolo diventa atalaia ed
il verbo atalayar.
Per l'onorario, passa alla cassa! ;-)))
Ciao.
Sergio.
*** CUT ***
Grazie Sergio, sei mitico!
In cinque anni trascorsi in Sicilia nessuno ha mai saputo darmi tante
spiegazioni tutte insieme (e pensare che ho anche avuto l'onore di
conoscere il Prof. Santi Currenti!).
Comunque, lungi da me l'idea di "appioppare" alcunché di inospitale e/o
xenofobico al magnifico popolo siciliano.
Visto che sai tante cose, mi spieghi l'origine del "Mau Mau" (spero si
scriva così) per definire i gitani?
Per l'onorario, facciamo alla fine del (prossimo) mese? :)
Andrea
tintu < tinctu "battezzato"; il tipo TINCTU, antico tecnicismo cristiano, si
oppose con senso dispregiativo al tipo BAPTIZATU durante il III sec.:
"nel dissenso sorto tra il Papa Stefano e i vescovi africani guidati da
Cipriano vediamo che la parola tinctus assume il significato di 'battezzato,
consacrato da un eretico'". (Il dissenso riguardava il valore del battesimo
impartito da eretici: secondo i vescovi africani nullo, secondo Roma
valido). In sostanza, i battezzati da eretici erano tincti, i battezzati da
ortodossi erano baptizati.
Donde tintu 'infetto' > 'cattivo' e gli altri sensi moderni.
Rif.: A. Pagliaro, Aspetti della storia linguistica della Sicilia, "Archivum
romanicum" 18 1934 355-80.
Ciao,
Luca
>[UTET -Encliclopedia dei giochi]
>Peppa tencia (a Milano "la sudicia Giuseppa"
A proposito di "tenc" e del suo significato, all'indirizzo
http://www.waltellina.com/valmalencoweb/attivita.htm ho trovato, dove si parla
degli stagnini ambulanti (i magnàn o tenc -c dolce-; per inciso anche noi
bassobergamaschi li chiamiamo magnà):
I "magnan" venivano chiamati anche "tenc" che nel dialetto di Lanzada significa
tinto, vale a dire sporco. Infatti il "tenc" ha a che fare in genere con il
pentolame usato che rassetta, ristagna, rappezza, richioda, ribatte, trasforma,
ecc.
Gian Carlo
> A proposito di "tenc" e del suo significato, all'indirizzo
> http://www.waltellina.com/valmalencoweb/attivita.htm ho trovato, dove si
> parla
> degli stagnini ambulanti (i magnàn o tenc -c dolce-; per inciso anche noi
> bassobergamaschi li chiamiamo magnà):
>
> I "magnan" venivano chiamati anche "tenc" che nel dialetto di Lanzada
> significa
> tinto, vale a dire sporco. Infatti il "tenc" ha a che fare in genere con il
> pentolame usato che rassetta, ristagna, rappezza, richioda, ribatte,
> trasforma,
Bravo Magica, hai sollevato una questione di cui avrei voluto parlare da
tempo; ma la non disponibilità, presso la mia magione di Milano, della
documentazione necessaria (essa documentazione si trova nella magione
lacustre) m'aveva impedito di scriverne.
I "magnàn" sono, nell'arco alpino, figura fondamentale.
Un gruppo di magnan della Val Cavargna era famoso per la loro arte e si
muoveva per il mondo a praticarla: parlavano una lingua, questi
cavarginini, difficilissima da capire per chi non fosse di Cavargna o di
San Bortolo; per questo, all'estero, la parlavano; la lingua si chiamava
-e si chiama- "rungìn". Ancora adesso i cavargini la usano e "se capìs
nahött"...
Due interessanti volumi sono:
CARLO BUTTI (a cura di), "Il rungin. Glossario del gergo dei magnani
della Val Cavargna", Como, (prima edizione 1977) seconda edizione
riveduta e ampliata 1984.
BERTOLOTTI, MondoPopLombardia 4 = Bertolotti, G., et al., I
magnani della Val Cavargna e il loro gergo, MondoPopLombardia 4
(1978),
373-464.
Sull'Internet si può cercare "rungin, cavargna, magnani".
P.
>In cinque anni trascorsi in Sicilia nessuno ha mai saputo darmi tante
>spiegazioni tutte insieme (e pensare che ho anche avuto l'onore di
>conoscere il Prof. Santi Currenti!).
Probabilmente nessuno aveva il tempo (e la pazienza) che ho io.
>Comunque, lungi da me l'idea di "appioppare" alcunché di inospitale e/o
>xenofobico al magnifico popolo siciliano.
Ma non e' che ti volessi rimproverare, era solo per dire che essendo
stata la Sicilia il quadrivio del Mediterraneo, la xnofobia e'
l'ultimo male che ci potrebbere affliggere (almeno fino alla mia
generazione).
>Visto che sai tante cose, mi spieghi l'origine del "Mau Mau" (spero si
>scriva così) per definire i gitani?
Pero' non te ne approfittare! ;-)
Questa e' una domanda cattiva.
Probabilmente e' un modo di dire locale e probabilmente senza storia.
Ho chiesto ad amici catanesi ed anche loro non mi hanno potuto dare
lumi.
Un riferimento potrebbe essere l'associazione segreta africana dei
Mau-Mau che faceva scorrerie a danno dei bianchi (quindi nel senso di
predoni).
L'unico vocabolo siculo il cui suono e' simile e' "màuli" (dallo
spagnolo) che significa "imbroglio".
Altro non so.
>Per l'onorario, facciamo alla fine del (prossimo) mese? :)
Vabbe', lascia perdere......
Ciao.
Sergio.
>Un riferimento potrebbe essere l'associazione segreta africana dei
>Mau-Mau che faceva scorrerie a danno dei bianchi (quindi nel senso di
>predoni).
Piccola appendice: un amico catanese mi ricorda che "invasione di
mau-mau" venne chiamata, dai torinesi, l'arrivo in massa dei
meridionali durante il periodo del "boom economico" (anni '50). La
definizione si riferisce naturalmente alla provenienza dall' "estremo"
sud (leggi Africa).
Quindi e' probabile che i catanesi che avevano vissuto quell'epoca a
loro volta.......
Ciao.
Sergio.
Attento che in turco (non so quanto antico) 'giaur' č
l'infedele!
--
_______ _______
(-_-<_ \ / _>-_-)
-_-<_ \ / _>-_-
GioVanni- Caluri
>Mi spiegate l'origine di questa parola?
>Grazie,
> All
Rispondo alla domanda con un certo ritardo, ma l'argomento č degno di
nota.
Tutti hanno dato il loro contributo e anch'io , per quanto ne so,
vorrei dire la mia.
La "Peppa" , a mio avviso, non rappresenta solo la donna, ma, come
dire?, anche la parte che piů la caratterizza in termini di genere...(
Sono stato diplomatico? Ho scandalizzato qualcuno?)
Nelle carte bergamasche la Peppa č infatti il 4 di spade : o meglio,
sono quattro sciabole che si incrociano a rappresentare il sesso
femminile.Nel bel mezzo poi appare una donnina tanto per rendere piů
esplicito il riferimento...
I giochi di carte nascondono spesso riferimenti sessuali ( lo so č la
scoperta dell'acqua calda...).
"Ulla Peppa!" č forse un malizioso grido liberatorio.
Ciao
Stefano A.
Nell'omonimo gioco con le carte francesi (che corrisponde al gioco
"Hearts" di Windows), la "Peppa" č la Donna di Picche...
Come dire "la lingua batte dove il dente duole"... :-)))
--
Er Roscio.
> La Peppa (intesa come "donna") ricorre anche nel gioco delle carte, più
> precisamente nel gioco della "Peppa" o "Peppatencia" [La Peppa cattiva,
> malvagia].
Ritornato su il mio server primario e ritornato io dalle ferie, vedo di
recuperare il backlog. Non mi poteva sfuggire questo.
"tencia" non vuol dire cattiva, ma nera (infatti le picche sono piccole
e nere). "tenc" sarebbe alla lettera "tinto" che pero' indica nero o
sporco (come nero non usa "tinto" anche Dante nell'Inferno "tinta piu'
che persa" ?). La forma palatale in -c invece che in -t e' un arcaismo
non piu' usato nel milanese moderno.
Sono rimasti famosi i "tencitt" (letteralmente "i tintini", diminutivo),
che erano gli scaricatori dei barconi (presumo scaricassero carbone).
Avevano una casa, una specie di sede di confraternita con tanto di
immagine della Madonna sul muro nei pressi del Laghetto di S.Stefano (ed
erano detti "i tencitt del Laghett"). Fino a non molto tempo fa o forse
ancora oggi (e' un po' che non passo da quelle parti) la "ca' dij
tencitt" era un ristorante.
PS : il Laghetto di S.Stefano (fatto coprire da Cecco Beppe nel 1857)
sorgeva a Milano nella attuale via Laghetto, a fianco della Ca Granda
(ex Ospedale Maggiore, ora Universita' Statale) ed era il luogo di
sbarco dei marmi per il Duomo, trasportati via acqua da Candoglia (via
Toce, Lago di Mergozzo, Lago Maggiore, Ticino, Naviglio Grande, Darsena,
Conca del Naviglio, cerchia dei Navigli e appunto laghetto) fino a poche
centinaia di metri dalla Cattedrale
--
----------------------------------------------------------------------
nos...@ifctr.mi.cnr.it is a newsreading account used by more persons to
avoid unwanted spam. Any mail returning to this address will be rejected.
Users can disclose their e-mail address in the article if they wish so.
>PS : il Laghetto di S.Stefano (fatto coprire da Cecco Beppe nel 1857)
>sorgeva a Milano nella attuale via Laghetto, a fianco della Ca Granda
>(ex Ospedale Maggiore, ora Universita' Statale) ed era il luogo di
>sbarco dei marmi per il Duomo, trasportati via acqua da Candoglia (via
>Toce, Lago di Mergozzo, Lago Maggiore, Ticino, Naviglio Grande, Darsena,
>Conca del Naviglio, cerchia dei Navigli e appunto laghetto) fino a poche
>centinaia di metri dalla Cattedrale
Ora invece con i sommergibili italiani...
(Quanto mi piacciono gli OT!)
--
Bye
Vitt
> Ora invece con i sommergibili italiani...
E quanta gente che confonde i sommergibili con i sottomarini...
P.
Stavo per dire la medesima cosa.
Ciao
Ale
--
Namariė Valinor
>Vitt <v.m...@iol.it> ha espresso il seguente pensiero:
>
>> Ora invece con i sommergibili italiani...
>
>E quanta gente che confonde i sommergibili con i sottomarini...
>
Ma ora con il mare non c'entra più: è infatti sul Po.
--
Bye
Vitt
E cioč?
Bonardi! Perché non parli?
Frank-Michelangelo
>>E quanta gente che confonde i sommergibili con i sottomarini...
>
> E cioč?
>
> Bonardi! Perché non parli?
Grunt!
Ruscalla! Il mio pensiero era evidentissimo!
Taluni usano sommergibile e sottomarino come fossero sinonimi. Essi
dimenticano che un sommergibile č ciň che puň essere sommerso, come il nome
suggerisce. E puň anche riemergere a comando.
Un sottomarino č ciň che sta sott'acqua. E lě deve rimanere.
Un po' come te, Ruscalla: dovresti essere rinchiuso. E rimanervi.
> Frenc-Michelangelo
Puah!
P.
>Un sottomarino č ciň che sta sott'acqua. E lě deve rimanere.
anche se č giallo?
--
Maurizio Pistone - Torino
http://www.mauriziopistone.it
mailto:scri...@mauriziopistone.it
strenua nos exercet inertia Hor.
> Paolo Bonardi:
> >Un sottomarino è ciò che sta sott'acqua. E lì deve rimanere.
>
> anche se è giallo?
Anche se non ci son piú i Beatles?
--
Ciao,
Mariuccia®
E quando l'equipaggio esce dal sottomarino, che fa, si porta in superficie a nuoto?
Ciao,
Nicola
> > Ora invece con i sommergibili italiani...
>
> E quanta gente che confonde i sommergibili con i sottomarini...
Non considerando che i sommergibili si possono usare anche nei laghi....
salve
--
Danilo
-----------------------
Se esiste il ketchup, non esiste Dio
----------------------