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Gente che si fa notte innanzi sera

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Bruno Campanini

unread,
Apr 22, 2004, 5:09:53 PM4/22/04
to
In un passato che ancor ricordo, da noi (Forlě, Romagna) si usava dire
dei vicini (15 Km) faentini essere:
"gente che si fa notte innanzi sera / gente da basto, da bastone e da
galera".

Ho sempre pensato fosse un'invenzione campanilistica.
Recentemente ho trovato citato "Gente, a cui si fa notte innanzi sera",
autore Petrarca.
Il search di Word sul Canzoniere mi ha dato esito negativo.

Qualcuno ne conosce l'esatta provenienza?

Bruno

Davide Pioggia

unread,
Apr 22, 2004, 5:45:19 PM4/22/04
to
Bruno Campanini wrote:

> In un passato che ancor ricordo, da noi (Forlì, Romagna) si usava dire


> dei vicini (15 Km) faentini essere:
> "gente che si fa notte innanzi sera / gente da basto, da bastone e da
> galera".
>
> Ho sempre pensato fosse un'invenzione campanilistica.
> Recentemente ho trovato citato "Gente, a cui si fa notte innanzi
> sera", autore Petrarca.
> Il search di Word sul Canzoniere mi ha dato esito negativo.
>
> Qualcuno ne conosce l'esatta provenienza?


----------
1 - Niente avviene per caso.

"benfà Bagnacavàl che non rifiglia" (Dante, Purgatorio XIV).
Di figli, invece, a dispetto di Dante, Bagnacavallo ha continuato a farne
ancora parecchi. Anche se non sempre portandosi dietro una bella fama. Un
detto popolare, infatti, inventa e completa in peggio la terzina dantesca:

"benfà Bagnacavàl che non rifiglia"
gente che si fa notte avanti sera
gente da basto, bastone e galera.

E hanno continuato a sposarsi, naturalmente.
Anzi, come per vendicarsi della maledizione del Poeta Vate, nella seconda
metà dell'800 Bagnacavallo diventa, e sarà conosciuta in tutta Italia come
la capitale dei Sonetti Matrimoniali:
"...e così, se le varie città romagnole vengono singolarmente indicate e per
così dire celebrate per un particolare primato o per una determinata
caratteristica non sempre gratificante, Bagnacavallo diventa famosa in ogni
dove per i suoi sonetti nuziali" (Enrico Docci: I Sonetti Nuziali Romagnoli.
Stefano Casanova Editore, Faenza 2001).
----------

da: Ivano Marescotti, Serissimo esercizio di ricerca del Senso della Vita,
imparando dal Caso

Davide Pioggia

unread,
Apr 22, 2004, 5:50:38 PM4/22/04
to
Bruno Campanini wrote:

> Qualcuno ne conosce l'esatta provenienza?

Anche qui:

----------
Sesto Cantare
[...]
79.
Spiegar volendo poi quanto gli occorre,
Comincia il suo proemio in tal maniera:
Voi, che di sopra al Sole in queste forre
Cadesti meco all'aria oscura e nera,
Onde noi siam quaggiù 'n fondo di torre
«Gente, a cui si fa notte avanti sera;»
Voi, ch'in malizia, in ogni frode e inganno
«Siete i maestri di color che sanno;»
----------

da: Il Malmantile racquistato,
di Perlone Zipoli [Lorenzo Lippi],
Firenze, G. Barbera editore, 1861


Davide Pioggia

unread,
Apr 22, 2004, 5:57:12 PM4/22/04
to
Davide Pioggia wrote:

> da: Ivano Marescotti, Serissimo esercizio di ricerca del Senso della
> Vita, imparando dal Caso

Ok, non c'entra niente, ma la seconda parte è troppo bella:

----------
2 - i nòm, i nomi.

Mio padre, bracciante agricolo e operaio come il nonno Zvanón e il padre
Faldón, si chiamava Amleto. Il vero nome di mio padre devo averlo imparato
da bambino già grandicello, tanto forte è, da queste parti, l'uso del
soprannome, al punto che, per tutta la vita, di qualcuno non si conosce mai
la vera identità anagrafica, finché non la si scoprirà scritta sulla lapide
tombale con lo stupore di tutti. Nella poesia Furistir, di Raffaello
Baldini, il protagonista si aggira per il cimitero e scopre il vero cognome
dell'amico scomparso:

"e aquè u i è Sghètta, é féva Garatoni, a n'é savéva"
(e qui c'è Sghetta, faceva Garattoni, non lo sapevo).

Così mio padre era per tutti Venerino dé Faldón. Anche per me era
semplicemente Venerino e, nonostante il tono vezzeggiativo e l'origine
sconosciuta di un tal soprannome (mai passato per la testa a nessuno che
fosse il maschile di Venere che poteva essere: Venero o Venerio), mi
sembrava naturale, sapeva di casa, di famiglia. Ad Amleto, così altisonante
e lontano, non ho pensato mai se non molto più tardi.
Non ci pensavo neanche quando nel 1981, all'età di 35 anni suonati mi
licenziai da dipendente comunale a Ravenna (dove lavoravo da più di 10 anni
all'ufficio urbanistica, stimato "disegnatore progettista", laureando in
architettura dopo aver preso la maturità al Liceo Artistico), per fare l'
attore. Fu dura: chi può assumere come attore uno di 35 anni che non ha mai
recitato prima in vita sua e con una dizione che definire pessima, era un
eufemismo? Mia madre, già disperata perché avevo lasciato un lavoro sicuro,
una chimera come il "Posto in Comune", una garanzia per la vita, andò giù di
testa quando le dissi per fare cosa.
- E per fare che cosa?
- L'attore
- L'attore!? é cumigiént!?
E giù a piangere.
Chi non conosce l'aneddoto, non solo romagnolo, che paragona l'attore, il
commediante (é cumigiént) al livello più basso della stratificazione
sociale? Per definire uno male in arnese, proprio alla frutta, che non ha un
soldo da sbattere sull'altro, si dice: "l'ha na fém da cumigiént" (ha una
fame da commediante). Mia madre dunque, da quel giorno e per sempre, ogni
volta che rientravo a casa per una visita, la prima cosa che mi diceva,
prima ancora di salutarmi, era: "ét magnea?" (hai mangiato?). E nei primi
tempi non si sbagliava, ahimè.
Dopo tre-quattro anni di ricerca, affanno, disperazione, dove capitavano
lavori pagati una miseria, la crisi era nera, si faceva pesante. Nell'84 a
Roma, avevo affittato una stanza per 200 mila lire al mese, ero senza lavoro
e le 600 mila che avevo in tasca mi sarebbero bastate a malapena per
mangiare e per un paio di mesi di affitto, poi sarei stato anche senza una
casa (a Ravenna ero già stato sfrattato da via Trieste dove abitavo da 9
anni). Già guardavo i barboni all'angolo delle strade e mi sentivo
pericolosamente attratto, cercavo di capire, spaventato, se la regressione
sarebbe arrivata fin lì. Sapevo di gente, laureati, già dirigenti benestanti
che, caduti in disgrazia, si erano abbandonati all'inerzia trasformandosi
pian piano in barboni. Chissà se quelli che vedevo in giro, coperti di
cappotti e sacchetti di plastica, che dormivano sulle grate a fianco degli
edifici per sfruttare il calore che veniva dall'interno, erano sedicenti
attori, ex impiegati comunali dell'Ufficio Urbanistica.
Ora non dirò che mi apparve la madonna per aiutarmi a tirare avanti e a
superare la crisi, mi sorpresi invece a dare un significato al nome di mio
padre che fino ad allora non avevo mai messo in rapporto con la mia
decisione di qualche anno prima: Amleto.
Mi sono detto (deliravo): chissà che non ci sia un significato, che non sia
un destino? un segno.? devo insistere, mio nonno non ha chiamato mio padre
"Amleto", per nulla, devo fare l'attore o, almeno, devo tentare ancora, non
ci avevo mai pensato prima sennò, a quest'ora, chissà.
La domanda era: ma come diavolo può passare in mente a mio nonno Faldón
(Guido, per l'anagrafe), semi analfabeta, che sapeva appena fare la sua
firma, da spingerlo a scegliere per suo figlio il nome di Amleto, principe
di Danimarca, il protagonista della tragedia Shakespeariana? I nomi che
conoscevo erano i popolarissimi Frazchì, Zvanì, Mariéna, Tugnàz, Gìgia,
Gigiàz, Pirón, che corrispondevano a Francesco, Giovanni, Maria, Antonio,
Luisa, Luigi, Pietro ecc. oppure, in crisi di nominativi e per evitare
confusione in tempi di famiglie numerose: Primo, Secondo, Terzo, Quarto.
fino a Decimo e, infine, anche Ultimo, una speranza più che un impegno. Una
serie, questa, poco tradotta in dialetto quasi a volerne separare il
referente numerico.
Ma c'era qualcos'altro. Si sa che c'è sempre qualcos'altro perché, da noi,
sempre si chiede, a proposito del nome:
- còma a sit sgnea in Cumón? (come sei "segnato" in Comune? Cioè, in altri
termini: qual è il tuo vero nome?).
Dietro o accanto a quei nomi, infatti, in questa "bassa" Romagna di
braccianti e mezzadri, si nascondevano, molto spesso, ben altre risonanze.
Perfino i Luigi o i Domenico erano, a volte, soprannomi sconosciuti all'
anagrafe, il nome vero era un altro, molto diverso, con radici lontane e
sconosciute, chissà da dove venivano ma suonavano bene, erano importanti:


QUI CH'I I'ERA (quelli che c'erano)

Me, Ulimpio, Gracco, Palamede, Urfeo,
Egisto, Anchise, Pilade, Rutilio,
Cincinnato, Trasibulo, Duilio,
Dario, Febo, Archimede, Tolomeo,

Radamisto, Callisto, Apelle, Alfeo,
Clodio, Licurgo, Amilcare, Lucilio,
Aristodemo, Pericle, Pompilio,
Ercole, Ascanio, Aristide, Pompeo.

Bruto, Cassio, Quirino, Anacreonte,
Senaca, Agesilao, Timoleone,
Telemaco, Temistocle, Creonte,

Aristotile, Socrate, Platone,
Germanico, Lisandro, Senofonte,
A semmia -degghia ben- in convarsazione. (eravamo -dico bene- in
conversazione)


QUELI CH'AL GN'ERA (quelle che non c'erano)

Cleopatra, Penelope, Zaìra,
Briseide, Saffo, Merope, Medea,
Flora, Fedora, Ulimpia, Galatea,
Malvina, Albina, Antigone, Dalmira,

Italia, Berenice, Ada, Palmira,
Calliope, Fulvia, Andromaca, Dircea,
Ifigenia, Mercedes, Aristea,
Cesira, Tullia, Liduina, Elmira,

Edvige, Claudia, Candida, Drusilla,
Doralice, Febea, Carmelitana,
Domitilla, Plautilla, Secondilla,

Ermelinda, Mafalda, Elide, Diana,
Ebe, Teodolinda e Tanaquilla
Agl'era andeadi a la funzion d'sant Ana. (erano andate alla funzione di Sant
'Anna).

Questi sonetti di Olindo Guerrini alias Stecchetti, scritti alla fine dell'
800, non hanno bisogno di molta traduzione in italiano.
Così questi braccianti analfabeti, che firmavano con la croce o avevano
appena fatto la "seconda" per sapere almeno leggere e fare di conto, che
andavano in piazza il giorno del mercato a vendersi per un scud al giorno al
"caporale" che li sceglieva tastandogli le braccia, che si alzavano alle tre
del mattino per andare a fare l'oavra (l'opera), a mietere o a "battere" il
grano, magari in bicicletta (chi ce l'aveva) a 20-30 chilometri, le donne
ricoperte, fasciate e infagottate, completamente sformate sotto quei vestiti
da lavoro nei campi, pedalando col forcale e la zappa marra sulle spalle,
questi gnignèza, zoticoni ignoranti, potevano fregiarsi, vendicandosi
inconsapevolmente, di altisonanti nomi, innestati in profondità lontane.
Oggi quei nomi sono spariti, vanno molto i Manuel, le Debora, dopo essere
passati per i William, i Walter, le Samanta, i Mirko. Gli Amleto e le Fedra
sono spariti negli ultimi 50 anni, come il dialetto, come i vecchi mobili
che avevamo in casa e che per noi erano il simbolo del vecchiume e della
miseria.
----------

Ciao,
D.

Bruno Campanini

unread,
Apr 23, 2004, 3:00:46 AM4/23/04
to
"Davide Pioggia" <m...@privacy.net> wrote in message
news:c69er0$9m9do$1...@ID-207837.news.uni-berlin.de...

Bello, bellissimo!
Grazie per la ricerca che mi hai inviato.

Ma quel:
«Gente, a cui si fa notte avanti sera;»,
non dovrebbe esser originale, non sai donde venga?

Altro è:
«Siete i maestri di color che sanno;»,
verso dantesco modificato.

Tu sei di Bagnacavallo?
Non c'è bisogno che mi traduca il dialetto bagnacavallese,
è un po' diverso dal mio, "ma la zòca la è sempar quela!".

Ciao
Bruno


luciana

unread,
Apr 23, 2004, 4:07:22 AM4/23/04
to


"Bruno Campanini" <bruno.c...@tin.it> ha scritto nel messaggio
news:BwWhc.90750$hc5.3...@news3.tin.it...

Petrarca, Trionfo della morte, canto I, v.57


--
lu.
Ultima Badessa Di Passaggio
_E voglio combattere al suo fianco,
o Poeta! Ma dove mi trasporta l'ardore?...
Mi perdoni Signore, e pensi che io ho sedici anni
e che son nato sotto il sole degli Abruzzi."_
Gabriele d'Annunzio al Carducci


Bruno Campanini

unread,
Apr 23, 2004, 5:30:30 AM4/23/04
to
luciana" <luci...@tiscali.it> wrote in message
news:c6ais0$rlo$1...@lacerta.tiscalinet.it...

> "Gente, a cui si fa notte innanzi sera"
> Petrarca, Trionfo della morte, canto I, v.57

Obbligatissimo!
Bruno


Davide Pioggia

unread,
Apr 23, 2004, 8:12:59 AM4/23/04
to
Bruno Campanini wrote:

> Ma quel:
> «Gente, a cui si fa notte avanti sera;»,
> non dovrebbe esser originale, non sai donde venga?

Credo che venga proprio dal Petrarca.

Nelle _Mémoires_ di Carlo Goldoni (Parte I, cap. XV) si legge:

<<Ce qu'il y a de plus singulier dans le patois Fourlan, c'est qu'ils
appellent la nuit, soir, et le soir, nuit. On seroit tenté de croire que le
Petrarque parloit des Fourlans, lorsqu'il dit dans ses chansons lyriques:
Gente cui si fa notte innanzi sera.>>

Dunque Goldoni si chiedeva se quella "gente" di cui parla il Petrarca non
fossero i friulani, i quali -stando a quel che egli riferisce- nel loro
dialetto scambiarebbero la 'notte' con la 'sera'.

Per quello che mi riguarda trovo assurda questa congettura di Goldoni.

Quando i miei nonni dicevano di qualcuno che <u j s' fa nòta prèma 'd séra>
(cioè, appunto: <gli si fa notte prima di sera>) intendevano dire che prima
ancora che si facesse sera per quello arrivava la 'notte', cioè il momento
di andare a dormire. Insomma, uno che a metà pomeriggio era già sfinito ed
aveva voglia di riposarsi. Uno scansafatiche, dunque. O meglio, uno
sfaticato.

Ed io è così che ho sempre inteso quella espressione.

A me sembra evidente che quella che ho appena dato è l'unica interpretazione
possibile, ma può darsi che in questo mi faccia condizionare dal quel mio
retroterra cuturale.

> Tu sei di Bagnacavallo?

No, ho vissuto qua e là a Rimini e provincia. Adesso abito a Santarcangelo e
sto imparando il dialetto di Raffaello Baldini, ma ancora non sono "a
posto". L'ultima volta ce ci ho provato un santarcangiolese mi ha chiesto se
ero di Savignano, il che è una bella conquista: capiscono che non sono di
qui, ma mi danno a pochi chilometri di distanza :-)

Marescotti lo conosco perché ha messo in scena diversi lavori di Baldini, ed
ha collaborato con lui in vari modi.

Hai letto _Intercity_?

> Non c'è bisogno che mi traduca il dialetto bagnacavallese,
> è un po' diverso dal mio, "ma la zòca la è sempar quela!".

Sì, certo: traducevo per gli eventuali "furistìr" (forestieri). Non possiamo
mettere troppo in mostra il nostro... sciovinismo ;-)

Ciao,
D.

Paolo Bonardi dalla Dinamica Modernita' e Futurista

unread,
Apr 23, 2004, 8:16:19 AM4/23/04
to
"Davide Pioggia" <m...@privacy.net> wrote:

> Quando i miei nonni dicevano di qualcuno che <u j s' fa nòta prèma 'd séra>
> (cioè, appunto: <gli si fa notte prima di sera>) intendevano dire che prima
> ancora che si facesse sera per quello arrivava la 'notte', cioè il momento
> di andare a dormire. Insomma, uno che a metà pomeriggio era già sfinito ed
> aveva voglia di riposarsi. Uno scansafatiche, dunque. O meglio, uno
> sfaticato.

Oppure di gente che lavora talmente tanto e arriva a prima sera così
stanca che per loro è già tempo d'andare a dormire? Vero è che all'epoca
si andava a dormire con l'imbrunire e che un lumino per lavorare al buio
era un lusso.

P.
--
Passo lento, disinvolto e spensierato degli alpini che marciano
cantando sotto le parabole successive e accanite degli shrapnels.

Davide Pioggia

unread,
Apr 23, 2004, 8:31:19 AM4/23/04
to
Paolo Bonardi dalla Dinamica Modernita' e Futurista wrote:

> Oppure di gente che lavora talmente tanto e arriva a prima sera così
> stanca che per loro è già tempo d'andare a dormire?

Non la 'sento' così. A me la mia lettura appare assolutamente 'evidente'. Se
non avessi letto quel passo del Goldoni non mi sarebbe nemmeno venuto il
dubbio, e solo ora ho concepito la possibilità che Bruno avesse dei dubbi
non solo sulla 'origine' di quella espressione, ma anche sul suo
significato.

Però, come dicevo, sono sicuramente condizionato da una certa 'cultura
popolare'.

Quanto alla tua lettura, osserverei che se fosse come dici tu si dovrebbe
parlare di gente a cui si fa notte *(al)la* sera. Invece a costoro si fa
notte *prima* di sera, cioè, per intenderci, a metà pomeriggio, quando il
sole è ancora bello alto in cielo.

E poi c'è anche l'osservazione che aggiungi tu:

> Vero è che
> all'epoca si andava a dormire con l'imbrunire e che un lumino per
> lavorare al buio era un lusso.

Ciao,
D.


Bruno Campanini

unread,
Apr 23, 2004, 8:34:24 AM4/23/04
to
"Davide Pioggia" <m...@privacy.net> wrote in message
news:c6b189$9or06$1...@ID-207837.news.uni-berlin.de...

> Bruno Campanini wrote:
>
> > Ma quel:
> > «Gente, a cui si fa notte avanti sera;»,
> > non dovrebbe esser originale, non sai donde venga?
>
> Credo che venga proprio dal Petrarca.

Sì, l'ha chiarito Luciana in questo thread.

> Quando i miei nonni dicevano di qualcuno che <u j s' fa nòta prèma 'd
séra>
> (cioè, appunto: <gli si fa notte prima di sera>) intendevano dire che
prima
> ancora che si facesse sera per quello arrivava la 'notte', cioè il momento
> di andare a dormire. Insomma, uno che a metà pomeriggio era già sfinito ed
> aveva voglia di riposarsi. Uno scansafatiche, dunque. O meglio, uno
> sfaticato.
>
> Ed io è così che ho sempre inteso quella espressione.

Io invece ho sempre inteso trattarsi di briganti che già
all'imbrunire si mettono all'opera.
In ciò confortato dal secondo verso:
"Gente da basto, da bastone, da galera."

> > Non c'è bisogno che mi traduca il dialetto bagnacavallese,
> > è un po' diverso dal mio, "ma la zòca la è sempar quela!".
>
> Sì, certo: traducevo per gli eventuali "furistìr" (forestieri). Non
possiamo
> mettere troppo in mostra il nostro... sciovinismo ;-)

Più che giusto!

Ciao
Bruno


Davide Pioggia

unread,
Apr 23, 2004, 9:26:19 AM4/23/04
to
Bruno Campanini wrote:

>> Credo che venga proprio dal Petrarca.
>
> Sì, l'ha chiarito Luciana in questo thread.

Credo che ci sia stato un equivoco

Io ho 'vissuto' la cosa in questo modo:

1) Tu sei arrivato dicendo di aver saputo che quel verso si trova in
Petrarca, ed hai chiesto "la provenienza" del modo di dire ed il riferimento
preciso all'autore.

2) Luciana, assai efficacente, ti ha dato il riferimento.

Dal mio punto di vista rimaneva da chiarire quale fosse "la provenienza" di
quel modo di dire, e allora:

3) Ho osservato che potrebbe essere stato il Petrarca a diffondere quella
locuzione, anche se non possiamo escludere che sia un modo di dire
diffuso, quanto meno in Italia centrale, da chissà quanti secoli (Marescotti
lo considera un "detto popolare").

Solo ora mi viene il dubbio che a te interessasse solo avere il riferimento
esatto all'opera del Petrarca.

Insomma: ho fatto casino, sorry :-)

>> Uno scansafatiche, dunque. O meglio, uno sfaticato.
>>
>> Ed io è così che ho sempre inteso quella espressione.
>
> Io invece ho sempre inteso trattarsi di briganti che già
> all'imbrunire si mettono all'opera.
> In ciò confortato dal secondo verso:
> "Gente da basto, da bastone, da galera."

Che vuoi che ti dica: mi stupisco che ciò che a me appare assolutamente
evidente sia soggetto a così tante interpretazioni possibili.

Riconosco che anche la tua è accettabile, ma non mi 'suona' bene. Ho già
detto che credo di essere troppo 'condizionato' per poter essere obiettivo.

Io l'intera frase la leggo così:

<degli scansafatiche, gente da basto, da bastone e galera>

Tieni presente che 'da noi' chi non aveva voglia di lavorare era considerato
un poco di buono, perché non si sapeva mai come facesse a guadagnarsi il
pane.

Dunque l'espressione sarebbe più o meno equivalente a questa:

<Persone sfaticate, che lavorano solo se li si costringe a farlo [col basto
e col bastone] e che si guadagnano da vivere in modo disonesto.>

Ciao,
D.


luciana

unread,
Apr 23, 2004, 11:27:24 AM4/23/04
to


"Bruno Campanini" <bruno.c...@tin.it> ha scritto nel messaggio

news:Wm5ic.92007$hc5.3...@news3.tin.it...

Di nulla.
Per quanto riguarda il verso Petrarchesco, vorrei aggiungere una nota
esplicativa del Contini, il quale riporta il commento del Castelvetro:
*Gente che non giudica dirittamente in cosa chiara e manifesta*.

Bruno Campanini

unread,
Apr 23, 2004, 1:05:33 PM4/23/04
to
"Davide Pioggia" <m...@privacy.net> wrote in message
news:c6b5hp$abbcg$1...@ID-207837.news.uni-berlin.de...

> Bruno Campanini wrote:
>
> >> Credo che venga proprio dal Petrarca.
> >
> > Sì, l'ha chiarito Luciana in questo thread.
>
> Credo che ci sia stato un equivoco
>
> Io ho 'vissuto' la cosa in questo modo:
>
> 1) Tu sei arrivato dicendo di aver saputo che quel verso si trova in
> Petrarca, ed hai chiesto "la provenienza" del modo di dire ed il
riferimento
> preciso all'autore.
>
> 2) Luciana, assai efficacente, ti ha dato il riferimento.
>
> Dal mio punto di vista rimaneva da chiarire quale fosse "la provenienza"
di
> quel modo di dire, e allora:
>
> 3) Ho osservato che potrebbe essere stato il Petrarca a diffondere quella
> locuzione, anche se non possiamo escludere che sia un modo di dire
> diffuso, quanto meno in Italia centrale, da chissà quanti secoli
(Marescotti
> lo considera un "detto popolare").
>
> Solo ora mi viene il dubbio che a te interessasse solo avere il
riferimento
> esatto all'opera del Petrarca.
>
> Insomma: ho fatto casino, sorry :-)

No, no, no!
Mi stan ben bene ambedue le informazioni.
Sono anch'io, molto dilettantescamente, interessato alle
colorite epressioni dialettali dei nostri vecchi romagnoli.
Ed è con tutte e due che si completa il quadro etimologico.

> Che vuoi che ti dica: mi stupisco che ciò che a me appare assolutamente
> evidente sia soggetto a così tante interpretazioni possibili.
>
> Riconosco che anche la tua è accettabile, ma non mi 'suona' bene. Ho già
> detto che credo di essere troppo 'condizionato' per poter essere
obiettivo.

Lasciami ribadire - e comunque non ti parlo di interpretazione -
che quando quei due versi talvolta si udivan declamati, era mia
convinzione si intendessero riferiti a "mariuoli", a "brigantacci",
piuttosto che a "sfaticati".
Per la verità non ho mai chiesto spiegazioni a quelli che li
sciorinavano.

Quindi che ne penso ora?
Che ci sono due possibili interpretazioni: la tua molto ragionata,
la mia molto consolidata - nella mia zucca - dal tempo.

Ciao
Bruno

PS
Dici anche, lo noto adesso:


< Persone sfaticate, che lavorano solo se li si costringe a farlo [col basto
< e col bastone] e che si guadagnano da vivere in modo disonesto.>

Non siam poi tanto lontani allora; se non son briganti son mariuoli.

Basto, da quel ricordo dalla mia vita campestre durante la guerra,
era una specie di sella di legno che si metteva in groppa a buoi o
asini - non a cavalli - per trasportare o appendervi i prodotti dei campi,
dai campi appunto alla casa colonica.


Bruno Campanini

unread,
Apr 23, 2004, 1:08:32 PM4/23/04
to
"luciana" <luci...@tiscali.it> wrote in message
news:c6bcl1$121$1...@lacerta.tiscalinet.it...

> Per quanto riguarda il verso Petrarchesco, vorrei aggiungere una nota
> esplicativa del Contini, il quale riporta il commento del Castelvetro:
> *Gente che non giudica dirittamente in cosa chiara e manifesta*.

"Gente che non giudica dirittamente in cosa chiara e manifesta"

Illuminami ulteriormente, ti prego.
Il senso lor m'è duro.

Ciao
Bruno


Bruno Campanini

unread,
Apr 23, 2004, 1:11:26 PM4/23/04
to
"Bruno Campanini" <bruno.c...@tin.it> wrote in message
news:k4cic.94399$hc5.3...@news3.tin.it...

Credo di comprendere.
Meglio tardi che mai!

Non mi sembra che quel verso debba esprimere ciò, però non conosco il
contesto.

Bruno


Bruno Campanini

unread,
Apr 23, 2004, 2:47:53 PM4/23/04
to
"Davide Pioggia" <m...@privacy.net> wrote in message
news:c69eh2$9cuk8$1...@ID-207837.news.uni-berlin.de...

> "benfà Bagnacavàl che non rifiglia"
> gente che si fa notte avanti sera
> gente da basto, bastone e galera.

Che poi Davide, il celebratissimo manzoniano
"Quelli che moiono, bisogna pregare Iddio per loro", supercitato
su dizionari e grammatiche, non sta mica
alla pari col nostro "Gente che si fa notte avanti sera".
Questo è il più bell'anacoluto del mondo.
Dobbiamo rivendicare il diritto di citazione
su tutti gli strumenti linguistici.

"A 360 gradi, mi consenta!"

Ciao
Bruno


Davide Pioggia

unread,
Apr 23, 2004, 4:24:39 PM4/23/04
to
luciana wrote:

> *Gente che non giudica dirittamente in cosa chiara e manifesta*.

Non è del tutto incompatibile con il modo in cui la leggo io.

Quando si dice che a qualcuno si fa notte verso sera, se si parla di
capacità lavorative si intende che a metà pomeriggio costui è già stanco, ma
in altri contesti si può connotare colui che quando il sole è ancora alto
già vede "buio", cioè non è più lucido, manca di discernimento, eccetera.

Diciamo che è una persona alla quale le risorse psicologiche e fisiche non
sono sufficienti per arrivare "a notte", sicché prima di sera ha già finito
"la benzina".

Così di volta in volta lo si può intendere come "sfaticato" o "persona da
poco".

L'elemento che a me sembra di cogliere in ogni ciricostanza è il fatto che
si tratta di persona poco dotata di "virtù", nel senso strettamente
etimologico del termine.

Uno che, per intenderci, fino a mezzogiorno può anche essere capace di
combinare qualcosa e di discernere, ma poi a metà pomeriggio è già "cotto",
sia per mancanza di buona volontà sia per mancanza di risorse.

Saluti,
D.

Bruno Campanini

unread,
Apr 24, 2004, 5:03:04 AM4/24/04
to
"Davide Pioggia" <m...@privacy.net> wrote in message
news:c69f7b$98mhh$1...@ID-207837.news.uni-berlin.de...

> Questi sonetti di Olindo Guerrini alias Stecchetti, scritti alla fine
dell'
> 800, non hanno bisogno di molta traduzione in italiano.

Davide, sai indicarmi un sito on-line che metta a disposizione almeno
un po' della produzione di Stecchetti?
Ché io, le ricerche con Google mi fan subito spazientire.

Ed inoltre, sai da quale poemetto del medesimo è tratto:
"Si fa gnetta la pulonga"?

Ciao
Bruno


marani...@gmail.com

unread,
Nov 1, 2013, 12:08:24 PM11/1/13
to
Il giorno giovedì 22 aprile 2004 23:09:55 UTC+2, Bruno Campanini ha scritto:
> In un passato che ancor ricordo, da noi (Forlė, Romagna) si usava dire

father mckenzie

unread,
Nov 1, 2013, 12:18:12 PM11/1/13
to
Il 01/11/2013 17:08, marani...@gmail.com ha scritto:

>> Qualcuno ne conosce l'esatta provenienza?

http://www.classicitaliani.it/petrarca/poesia/trionfi03.htm

verso 39


--
Audiente autem omni populo, dixit discipulis suis: “Attendite a scribis,
qui volunt ambulare in stolis et amant salutationes in foro et primas
cathedras in synagogis et primos discubitus in conviviis”.(Lc, 20,45-46)

*GB*

unread,
Nov 1, 2013, 12:28:58 PM11/1/13
to
marani...@gmail.com ha scritto:

> giovedì 22 aprile 2004 23:09:55 UTC+2, Bruno Campanini ha scritto:
>> Recentemente ho trovato citato "Gente, a cui si fa notte innanzi sera"

Io l'ho trovato come titolo di un libro:

http://www.viella.it/libro/359
«Gente a cui si fa notte innanzi sera»

con sottotitolo: Esecuzioni capitali e potere nella Ferrara estense

Del resto è ovvio che la frase si riferisse al buio che calava
sui loro occhi all'alba (quando si facevano le esecuzioni capitali).
La si trova nel "Trionfo della Morte" di Petrarca, I, 37-39:

http://www.classicitaliani.it/petrarca/poesia/trionfi03.htm

io son colei che sì importuna e fera
chiamata son da voi, e sorda e cieca
gente a cui si fa notte inanzi sera.

Dove "sorda e cieca" sta per "assorda e acceca".

Bye,

*GB*

Klaram

unread,
Nov 1, 2013, 1:07:06 PM11/1/13
to
father mckenzie a l'ha scrit:
> Il 01/11/2013 17:08, marani...@gmail.com ha scritto:
>
>>> Qualcuno ne conosce l'esatta provenienza?
>
> http://www.classicitaliani.it/petrarca/poesia/trionfi03.htm
>
> verso 39

La tradizione popolare vuole che la frase:

"paese (o valle) che vien notte avanti sera*,
gente da basto, da bastoni, da galera"

sia stata pronunciata nientemeno che da Dante, che passando per questa
valle della Lunigiana l'avrebbe rivolta agli abitanti di un paese,
forse Sassalbo, dove durante la dominazione fiorentina venivano
esiliate le persone indesiderate in città.

*per motivi orografici.

La versione in oggetto:

"gente che si fa notte innanzi sera..."

potrebbe essere un miscuglio tra il verso di Petrarca (che non c'entra
niente e che ha tutt'altro significato) e il detto popolare attribuito
a Dante.

k


Klaram

unread,
Nov 1, 2013, 1:17:07 PM11/1/13
to
*GB* a l'ha scrit:

> Io l'ho trovato come titolo di un libro:
>
> http://www.viella.it/libro/359
> «Gente a cui si fa notte innanzi sera»
>
> con sottotitolo: Esecuzioni capitali e potere nella Ferrara estense
>
> Del resto è ovvio che la frase si riferisse al buio che calava
> sui loro occhi all'alba (quando si facevano le esecuzioni capitali).
> La si trova nel "Trionfo della Morte" di Petrarca, I, 37-39:
>
> http://www.classicitaliani.it/petrarca/poesia/trionfi03.htm
>
> io son colei che sì importuna e fera
> chiamata son da voi, e sorda e cieca
> gente a cui si fa notte inanzi sera.
>
> Dove "sorda e cieca" sta per "assorda e acceca".

Credo che il titolo di questo libro sia realmente una citazione del
verso di Petrarca, e il significato è lo stesso, cioè è riferito alla
morte prematura.
Ma credo che il detto popolare, che continua con "gente da basto, da
bastone, da galera" sia un altra cosa.

k


pino

unread,
Nov 1, 2013, 1:34:50 PM11/1/13
to
Il 01/11/2013 17.08, marani...@gmail.com ha scritto:
> Il giorno giovedì 22 aprile 2004 23:09:55 UTC+2, Bruno Campanini ha scritto:
>> In un passato che ancor ricordo, da noi (Forlė, Romagna) si usava dire
>> dei vicini (15 Km) faentini essere:
>> "gente che si fa notte innanzi sera /
(cut)

Sintatticamente "gente" è il soggetto, "fa" il verbo,
"notte" l' oggetto e "sera" una condizione oggettiva.
Quindi la notte poteva venir percepita come una
situazione soggettiva sentita singolarmente.
E' un'anticipazione del mondo moderno.

*GB*

unread,
Nov 1, 2013, 1:55:51 PM11/1/13
to
Klaram ha scritto:

> La tradizione popolare vuole che la frase:
>
> "paese (o valle) che vien notte avanti sera*,
> gente da basto, da bastoni, da galera"
>
> sia stata pronunciata nientemeno che da Dante, che passando per questa
> valle della Lunigiana l'avrebbe rivolta agli abitanti di un paese, forse
> Sassalbo, dove durante la dominazione fiorentina venivano esiliate le
> persone indesiderate in città.

Ma ne sei sicura? Non era Capolona (AR), e la frase di Dante relativa
al fatto che allora fosse piena di delinquenti?

http://it.wikipedia.org/wiki/Capolona

« ...paese che ove fà buio avanti sera, gente da basto
che è sol degna di galera..." »
(Dante)

http://aziende.corriere.it/taverna-dei-briganti

"Luogo ove fa buio avanti sera, gente da basto degna di galera"
D. Alighieri

La "Taverna dei Briganti" si trova nel paesino di Ponte a Caliano,
Subbiano, quasi sopra il ponte sull'Arno che collega a Capolona
con una vista magnifica sulla cascata e sull'antico mulino.

Bye,

*GB*

father mckenzie

unread,
Nov 1, 2013, 1:58:59 PM11/1/13
to
Il 01/11/2013 18:07, Klaram ha scritto:
> "paese (o valle) che vien notte avanti sera*,
> gente da basto, da bastoni, da galera"
>
> sia stata pronunciata nientemeno che da Dante

il secondo verso zoppica, in ogni caso non è isosillabico con il primo.
Dante non avrebbe scritto un simile orrore.

"Paese che vien notte avanti sera
gente da basto, bastoni o galera"

così va un po' meglio

father mckenzie

unread,
Nov 1, 2013, 2:02:05 PM11/1/13
to
Il 01/11/2013 18:34, pino ha scritto:
> Sintatticamente "gente" è il soggetto, "fa" il verbo,
> "notte" l' oggetto e "sera" una condizione oggettiva.

Personalmente, ho sempre understato "gente cui si fa notte..."
Significato? Gente che, prima ancora che il sole cali effettivamente,
vive già nella notte, perché l'intelletto è offuscato".

father mckenzie

unread,
Nov 1, 2013, 2:04:15 PM11/1/13
to
Il 01/11/2013 18:55, *GB* ha scritto:
> « ...paese che ove fà buio avanti sera, gente da basto
> che è sol degna di galera..." »
> (Dante)

anche questi zoppicano, almeno così trascritti.
Povero Dante.

*GB*

unread,
Nov 1, 2013, 2:13:21 PM11/1/13
to
father mckenzie ha scritto:

> anche questi zoppicano, almeno così trascritti.
> Povero Dante.

Ma in che scritto dantesco apparirebbero quelli o dei versi simili?

Bye,

*GB*

Klaram

unread,
Nov 1, 2013, 2:51:43 PM11/1/13
to
*GB* a l'ha scrit:
> Klaram ha scritto:
>
>> La tradizione popolare vuole che la frase:
>>
>> "paese (o valle) che vien notte avanti sera*,
>> gente da basto, da bastoni, da galera"
>>
>> sia stata pronunciata nientemeno che da Dante, che passando per questa
>> valle della Lunigiana l'avrebbe rivolta agli abitanti di un paese, forse
>> Sassalbo, dove durante la dominazione fiorentina venivano esiliate le
>> persone indesiderate in città.
>
> Ma ne sei sicura? Non era Capolona (AR), e la frase di Dante relativa
> al fatto che allora fosse piena di delinquenti?

Non sono sicura di niente.
Quando le origini o le etimologie non sono certe, o se sono invenzioni
popolari, fioriscono molte versioni, attribuzioni, paraetimologie.

k


pino

unread,
Nov 1, 2013, 3:58:17 PM11/1/13
to
Il 01/11/2013 19.02, father mckenzie ha scritto:
> Il 01/11/2013 18:34, pino ha scritto:
>> Sintatticamente "gente" è il soggetto, "fa" il verbo,
>> "notte" l' oggetto e "sera" una condizione oggettiva.
>
> Personalmente, ho sempre understato "gente cui si fa notte..."
> Significato? Gente che, prima ancora che il sole cali effettivamente,
> vive già nella notte, perché l'intelletto è offuscato".
>

E' valida anche codesta lettura, che di fatto non è
in contraddizione con la mia.

orpheus

unread,
Nov 2, 2013, 12:57:30 PM11/2/13
to
questo era un 3d del 2004, che ebbe un ampio sviluppo,
ripostato dal solito "buontempone"
http://tinyurl.com/nxfttjh
Message has been deleted

Valerio Vanni

unread,
Jul 22, 2019, 6:04:24 PM7/22/19
to
On Mon, 22 Jul 2019 15:00:55 -0700 (PDT), andreag...@gmail.com
wrote:

>U

I


--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
Message has been deleted

Bruno Campanini

unread,
Jul 22, 2019, 6:56:23 PM7/22/19
to
andreag...@gmail.com presented the following explanation :
> Il giorno giovedì 22 aprile 2004 23:09:53 UTC+2, Bruno Campanini ha scritto:
>> In un passato che ancor ricordo, da noi (Forlě, Romagna) si usava dire
>> dei vicini (15 Km) faentini essere:
>> "gente che si fa notte innanzi sera / gente da basto, da bastone e da
>> galera".
>>
>> Ho sempre pensato fosse un'invenzione campanilistica.
>> Recentemente ho trovato citato "Gente, a cui si fa notte innanzi sera",
>> autore Petrarca.
>> Il search di Word sul Canzoniere mi ha dato esito negativo.
>>
>> Qualcuno ne conosce l'esatta provenienza?
>>
>> Bruno

https://unduetreserra.wordpress.com/2014/05/16/gente-da-basto-da-bastone-e-da-galera/

Bruno

Father McKenzie

unread,
Jul 23, 2019, 5:41:36 AM7/23/19
to
Il 23/07/2019 00:04, andreag...@gmail.com ha scritto:
> Gente, a cui si fa notte innanzi sera

Il trionfo della morte, vv.37-39

"...io son colei che sì importuna e fera
chiamata son da voi, e sorda e cieca
gente a cui si fa notte inanzi sera."

--
Et interrogabant eum turbae dicentes: “Quid ergo faciemus?”.
Respondens autem dicebat illis: “Qui habet duas tunicas,
det non habenti; et, qui habet escas, similiter faciat”.
(Ev. sec. Lucam 3,10-11)

Klaram

unread,
Jul 23, 2019, 8:38:50 AM7/23/19
to
Klaram il 23/07/2019 ha scritto:
> Father McKenzie ha scritto:
> Il 23/07/2019 00:04, andreag...@gmail.com ha scritto:
>> Gente, a cui si fa notte innanzi sera
>
> Il trionfo della morte, vv.37-39
>
> "...io son colei che sì importuna e fera
> chiamata son da voi, e sorda e cieca
> gente a cui si fa notte inanzi sera."

Questo verso del Petrarca è l'unico certo, il resto, specie ciò viene
riferito a Dante, è leggenda.

k
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