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La parola più bella.

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Zeta di Riemann

unread,
Jun 8, 2005, 2:32:26 PM6/8/05
to
Qual è secondo voi una delle parole (o frasi) più belle della lingua
italiana?

Una delle parole che mi piace utilizzare di più in assoluto è "medesimo/a".
Ad es. 'nella medesima misura in cui...' piuttosto che 'la stessa misura
in cui'
La trovo estremamente elegante. Non lo so perché. :)
Zeta.

--
Creato con il rivoluzionario client e-mail di Opera:
http://www.opera.com/m2/

FB

unread,
Jun 8, 2005, 2:56:09 PM6/8/05
to
On Wed, 08 Jun 2005 20:32:26 +0200, Zeta di Riemann wrote:

> Qual č secondo voi una delle parole (o frasi) piů belle della lingua
> italiana?
>
> Una delle parole che mi piace utilizzare di piů in assoluto č "medesimo/a".


> Ad es. 'nella medesima misura in cui...' piuttosto che 'la stessa misura
> in cui'
> La trovo estremamente elegante. Non lo so perché. :)

Non credo ci siano parole sempre eleganti: "medesima misura" non si puň
sentire, secondo me.


Ciao, FB
--
"Qualcuno, meglio se un parente, dovrebbe comunicare a Xxxxxxx Xxxxxx che
scrivere libri non fa per lui. Per il suo bene (e il nostro, soprattutto)."
(Recensione di Antonio D'Orrico sul Corriere della Sera Magazine)

Bruno Campanini

unread,
Jun 8, 2005, 3:04:03 PM6/8/05
to
"Zeta di Riemann" <ze...@diriemann.it> wrote in message
news:opsr2dsc...@nome-1t9nlbsuef.fastwebnet.it...
> Qual č secondo voi una delle parole (o frasi) piů belle della lingua
> italiana?
>
> Una delle parole che mi piace utilizzare di piů in assoluto č
> "medesimo/a".
> Ad es. 'nella medesima misura in cui...' piuttosto che 'la stessa misura
> in cui'
> La trovo estremamente elegante. Non lo so perché. :)
> Zeta.

Sovente il popolo - qui nell'accezione di maggiore incultura
possibile - scopre una parola o un modo di dire che gli par
tanto far "cultura", e l'usa e n'abusa spesso e a sproposito.
Quella parola o quel modo di dire diventa in breve tempo
logoro e stantio da non potersene piů udire.
Cosě fu per "la misura in cui", "attimino"; ora č per "piuttosto".

Venendo a "stesso" e "medesimo", mi pare siano
senz'altro alternativi quindi la scelta č solo questione
di personale gradimento e sensibilitŕ, quindi di stile.
Scelta dettata principalmente da motivazioni eufoniche.

Bruno


franco antonelli

unread,
Jun 8, 2005, 3:03:59 PM6/8/05
to
Zeta di Riemann ha scritto:

> Qual è secondo voi una delle parole (o frasi) più belle della lingua
> italiana?

> Una delle parole che mi piace utilizzare di più in assoluto è "medesimo/a".
> Ad es. 'nella medesima misura in cui...' piuttosto che 'la stessa misura
> in cui'
> La trovo estremamente elegante. Non lo so perché. :)
> Zeta.

Gli orecchi non sono tutti uguali, le cervella neppure, tanto meno il
gusto.
'nella medesima misura in cui 'non mi produce acquolina, mi sa di
scartoffie, di visura tecnica...

La parola più bella? amore.
La frase più bella? ti amo, amore mio.

Ciao,
Franco banale

--


questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it


Zeta di Riemann

unread,
Jun 8, 2005, 3:05:35 PM6/8/05
to
In data Wed, 08 Jun 2005 18:56:09 GMT, FB <fam.baldu...@tin.it> ha
scritto:

> On Wed, 08 Jun 2005 20:32:26 +0200, Zeta di Riemann wrote:

> Non credo ci siano parole sempre eleganti: "medesima misura" non si può


> sentire, secondo me.
>
>
> Ciao, FB

De gustibus... :) Vabbè medesima misura proprio no. Ma "medesima" è una
gran bella parola.
Z

Bruno Campanini

unread,
Jun 8, 2005, 3:15:45 PM6/8/05
to
"franco antonelli" <anto...@gmx.net> wrote in message
news:d87fev$43j$1...@news.newsland.it...

> Gli orecchi non sono tutti uguali, le cervella neppure,

Ci sono le cervella fritte in padella, quelle al tegamino,
quelle lessate, etc.
Dipende dal cuoco.

Bruno


Davide Pioggia

unread,
Jun 8, 2005, 3:19:19 PM6/8/05
to
Zeta di Riemann ha scritto:

> Qual è secondo voi una delle parole (o frasi) più belle della lingua
> italiana?

Per me è: "anzi che no".

«Rustico, che di radici d'erba e d'acqua vivea, poteva male rispondere alle
poste; e dissele che troppi diavoli vorrebbono essere a potere il ninferno
attutare, ma che egli ne farebbe ciò che per lui si potesse; e così alcuna
volta le sodisfaceva, ma sì era di rado, che altro non era che gittare una
fava in bocca al leone; di che la giovane, non parendole tanto servire a Dio
quanto voleva, mormorava anzi che no.»
[Boccaccio, _Decameron_]

(A proposito: si può scrivere "anzichenò"?)

--
Ciao,
D.

Zeta di Riemann

unread,
Jun 8, 2005, 3:21:04 PM6/8/05
to
In data Wed, 08 Jun 2005 19:04:03 GMT, Bruno Campanini
<bruno.c...@tin.it> ha scritto:


> Sovente il popolo - qui nell'accezione di maggiore incultura
> possibile - scopre una parola o un modo di dire che gli par
> tanto far "cultura", e l'usa e n'abusa spesso e a sproposito.
> Quella parola o quel modo di dire diventa in breve tempo

> logoro e stantio da non potersene più udire.
> Così fu per "la misura in cui", "attimino"; ora è per "piuttosto".


>
> Venendo a "stesso" e "medesimo", mi pare siano

> senz'altro alternativi quindi la scelta è solo questione
> di personale gradimento e sensibilità, quindi di stile.


> Scelta dettata principalmente da motivazioni eufoniche.
>
> Bruno


Sono un fisico, non penso di trovarmi nella situazione di maggiore
incultura possibile e non ho bisogno di far né dimostrar "cultura". La mia
è curiosità estetica nella 'medesima' misura in cui amo scegliere le
formule più eleganti della fisica matematica. La saccenza con la quale il
caro Bruno risponde, senza conoscere l'interlocutore, non è affatto
gradevole. Siamo uguali su questa terra. Non dimenticatelo mai,
professoroni della Crusca. Persino il "popolino" citato da Bruno merita il
migliore rispetto possibile.
Zeta

FB

unread,
Jun 8, 2005, 3:46:26 PM6/8/05
to
On Wed, 08 Jun 2005 21:05:35 +0200, Zeta di Riemann wrote:

> In data Wed, 08 Jun 2005 18:56:09 GMT, FB <fam.baldu...@tin.it> ha
> scritto:
>
>> On Wed, 08 Jun 2005 20:32:26 +0200, Zeta di Riemann wrote:
>
>> Non credo ci siano parole sempre eleganti: "medesima misura" non si può
>> sentire, secondo me.
>

> De gustibus... :) Vabbè medesima misura proprio no. Ma "medesima" è una
> gran bella parola.

Ognuno ha i propri vizi. I miei, ancorché io non m'impegni molto per
scrivere su usenet, sono abbastanza evidenti, e sarebbe interessante se
qualcuno potesse elencarli.


Ciao, FB
--
Domanda: "Era il figlio di Iside e Osiride".
Risposta: "Thor".
(quiz televisivo)

Bruno Campanini

unread,
Jun 8, 2005, 3:58:56 PM6/8/05
to
"Zeta di Riemann" <ze...@diriemann.it> wrote in message
news:opsr2f1e...@nome-1t9nlbsuef.fastwebnet.it...

> Sono un fisico, non penso di trovarmi nella situazione di maggiore
> incultura possibile e non ho bisogno di far né dimostrar "cultura". La mia
> è curiosità estetica nella 'medesima' misura in cui amo scegliere le
> formule più eleganti della fisica matematica. La saccenza con la quale il
> caro Bruno risponde, senza conoscere l'interlocutore, non è affatto
> gradevole. Siamo uguali su questa terra. Non dimenticatelo mai,
> professoroni della Crusca. Persino il "popolino" citato da Bruno merita il
> migliore rispetto possibile.
> Zeta

Mi spiace essere stato frainteso, la mia era una nota
polemica che non intendeva affatto inserirti fra i
non acculturati.
Non mi permetterei mai simili spiacevoli illazioni
con chi non conosco a fondo.

Tu però l'hai messa un po' troppo sul politico-morale.
Nemmeno questo è piacevole.

Bruno

PS
Saccenza non esiste nella nostra lingua.


magica

unread,
Jun 8, 2005, 4:05:44 PM6/8/05
to
In <46Ipe.1000023$b5.43...@news3.tin.it> "Bruno Campanini"
<bruno.c...@tin.it> scrive...

>Saccenza non esiste nella nostra lingua.

Santa... polenteria. :-)

Ciao.

Gian Carlo

Bruno Campanini

unread,
Jun 8, 2005, 4:06:46 PM6/8/05
to
"FB" <fam.baldu...@tin.it> wrote in message
news:1lazs1a3zxehf$.qwlwyfls8mmq$.dlg@40tude.net...

> Ognuno ha i propri vizi. I miei, ancorché io non m'impegni molto per
> scrivere su usenet, sono abbastanza evidenti, e sarebbe interessante se
> qualcuno potesse elencarli.
>
>
> Ciao, FB

Ci proverei ma ho rimasto una sola risma di A4.
(Questa sera non sono in palla; si capisce che
sto scherzando?)

Bruno


Davide Pioggia

unread,
Jun 8, 2005, 4:13:11 PM6/8/05
to
Bruno Campanini ha scritto:

> Ci proverei ma ho rimasto una sola risma di A4.

Okkio, ché "ho rimasto" in Italia si usa solo nell'area che va da Ravenna
fino a Forlì-Faenza. Già se lo dici ad uno di Cesena non ti capisce.

Io lo capisco solo perché ho avuto una morosa di quelle parti, e ci ho fatto
l'abitudine, ma la prima volta che l'ho sentito dire mi sono sorpreso...
anzi che no :-)

--
Ciao,
D.

FB

unread,
Jun 8, 2005, 4:39:11 PM6/8/05
to
On Wed, 08 Jun 2005 20:06:46 GMT, Bruno Campanini wrote:

> "FB" <fam.baldu...@tin.it> wrote in message
> news:1lazs1a3zxehf$.qwlwyfls8mmq$.dlg@40tude.net...
>
>> Ognuno ha i propri vizi. I miei, ancorché io non m'impegni molto per
>> scrivere su usenet, sono abbastanza evidenti, e sarebbe interessante se
>> qualcuno potesse elencarli.
>

> Ci proverei ma ho rimasto una sola risma di A4.
> (Questa sera non sono in palla; si capisce che
> sto scherzando?)

Proverestaci! (presente imperativo-condizionale)


Ciao, FB
--
Just as I thought. Another test that could have cost us our lives, saved
only by the fact that I am enormously well-bred.
(Murder by Death)

Bruno Campanini

unread,
Jun 8, 2005, 4:38:43 PM6/8/05
to
"Davide Pioggia" <dpio...@despammed.com> wrote in message
news:rjIpe.50228$795.1...@twister1.libero.it...

Ah, è una forma dialettale che ogni tanto mi scappa!

Credevo che in tutta la Romagna la forma fosse compresa.
Tu non sei di Lugo (o Bagnacavallo) ?
Be' lì non si è mai sentita?

Bruno


FB

unread,
Jun 8, 2005, 4:40:13 PM6/8/05
to

Pioggia, eri fidanzato col Campanelli?

Zeta di Riemann

unread,
Jun 8, 2005, 5:19:35 PM6/8/05
to
In data Wed, 08 Jun 2005 19:58:56 GMT, Bruno Campanini
<bruno.c...@tin.it> ha scritto:


> Tu però l'hai messa un po' troppo sul politico-morale.
> Nemmeno questo è piacevole.
>
> Bruno
>
> PS
> Saccenza non esiste nella nostra lingua.


Probabilmente hai ragione. Ma non mi piace il classismo, anche quello
delicato e sopratutto quello latente. Non a caso ho esordito con un post
in cui mi chiedevo quanto "razzismo linguistico" fosse presente tra voi.
In altre parole, non sopporto la discriminazione. La ragione ci permette
di pensare concetti così straordinari che il pregiudizio mi appare quasi
sacrilego.

Mi trovo in questo NG per capire più cose della nostra umiliata lingua
italiana. In effetti il tuo PS è stato il pensiero che ho apprezzato di
più. :) Grazie per la correzione. Sono qui per questo. Per essere corretto.

Z

PS
Non sono così "grave" come sembro. Devo ancora imparare a conoscervi. :-D

Zeta di Riemann

unread,
Jun 8, 2005, 5:20:59 PM6/8/05
to
In data Wed, 08 Jun 2005 19:58:56 GMT, Bruno Campanini
<bruno.c...@tin.it> ha scritto:


> Tu però l'hai messa un po' troppo sul politico-morale.
> Nemmeno questo è piacevole.
>
> Bruno
>
> PS
> Saccenza non esiste nella nostra lingua.

Probabilmente hai ragione. Ma non mi piace il classismo, anche quello
delicato e sopratutto quello latente. Non a caso ho esordito con un post
in cui mi chiedevo quanto "razzismo linguistico" fosse presente tra voi.
In altre parole, non sopporto la discriminazione. La ragione ci permette
di pensare concetti così straordinari che il pregiudizio mi appare quasi
sacrilego.

Mi trovo in questo NG per capire più cose della nostra umiliata lingua
italiana. In effetti il tuo PS è stato il pensiero che ho apprezzato di
più. :) Grazie per la correzione. Sono qui per questo. Per essere corretto.

Z

PS
Non sono così "grave" come sembro. Devo ancora imparare a conoscervi. :-D

Davide Pioggia

unread,
Jun 8, 2005, 9:24:29 PM6/8/05
to
FB ha scritto:

> Pioggia, eri fidanzato col Campanelli?

Non č che ora ti metti a fare delle scenate di gelosia pure tu?
(faccina preoccupata)

--
Ciao,
D.

Davide Pioggia

unread,
Jun 8, 2005, 9:36:03 PM6/8/05
to
Bruno Campanini ha scritto:

> Ah, è una forma dialettale che ogni tanto mi scappa!

Sì, anche una mia amica originaria di Lugo, che ha girato tutto il mondo e
non torna da quelle parti da più di vent'anni, ogni tanto lo dice. Lo dice
persino un mio amico che è nato a Riccione e aveva la nonna di Cotignola.
Si vede che è una forma molto radicata.

> Credevo che in tutta la Romagna la forma fosse compresa.

No, da noi non solo non c'è, ma sulle prime non viene neppure compresa.
Ora che mi ci fai pensare, mi sembra di averla sentita anche a Solarolo. A
Bologna mai, e mai sotto Cesena. Non saprei che dire di Ferrara. Mi hai
incuriosito: se trovo un po' di tempo mi metto a disegnare la mappa dell'"ho
rimasto". Chissà, magari facciamo qualche scoperta storica, qualche fossile
linguistico :-)

> Tu non sei di Lugo (o Bagnacavallo) ?

Rimini. Però conosco abbastanza bene quelle zone.

--
Ciao,
D.

Epimeteo

unread,
Jun 9, 2005, 12:57:01 AM6/9/05
to

"Zeta di Riemann" <ze...@diriemann.it> ha scritto nel messaggio
news:opsr2f1e...@nome-1t9nlbsuef.fastwebnet.it...
>

> Siamo uguali su questa terra. Non dimenticatelo mai, professoroni della
> Crusca.

Professorone della Crusca a chi? Come ti permetti? :-P
Vacci piano a offendere in modo cosě pesante...

> Persino il "popolino" citato da Bruno merita il migliore rispetto
> possibile.

Eh, ma il popolino romagnolo ha il sangue caldo e a volte si lascia andare a
momenti di "jacquerie" linguistica...

Ciao,
Epimeteo


franco antonelli

unread,
Jun 9, 2005, 1:13:44 AM6/9/05
to
Zeta di Riemann ha scritto:

> In data Wed, 08 Jun 2005 19:04:03 GMT, Bruno Campanini
> <bruno.c...@tin.it> ha scritto:


> Sono un fisico, non penso di trovarmi nella situazione di maggiore
> incultura possibile e non ho bisogno di far né dimostrar "cultura".


Trenta e lode, amico Zeta, lascia che mi complimenti con te per le tue
parole asciutte e significative.

La mia
> è curiosità estetica nella 'medesima' misura in cui amo scegliere le
> formule più eleganti della fisica matematica. La saccenza

beh, sai cosa ti dico? mi piace di più saccenza che saccenterìa, mi par
più logico: pasticcere, pasticcerìa, tappezziere, tappezzerìa,
carpentiere, carpenterìa; cosciente, coscienza, demente, demenza,
saccente...

con la quale il
> caro Bruno risponde, senza conoscere l'interlocutore, non è affatto
> gradevole. Siamo uguali su questa terra.

Questo concetto di uguaglianza mi sembra male espresso, questo sì. Ho
capito a cosa alludi, riferendoti a un'ideale e comune parità di diritti e
doveri del colto e dello scorzone. Ma non si può accomunare demenza e
sapienza.

Non dimenticatelo mai,
> professoroni della Crusca.


E qui, trenta e lode, cappuccino, bombolone alla crema... più due cornetti
incartati da riportare a casa per la moglie e la suocera. Sono in linea
col tuo pensiero, la strigliata ci voleva, calza a pennello( da dove viene
questo luogo comune del dire?)
La Luciana ha trovato un'altra sindrome: quella del Cruscheggiante.
Ciao Zeta,fustigatore di bravi ragazzi...
Franco barista

Persino il "popolino" citato da Bruno merita il
> migliore rispetto possibile.
> Zeta

Message has been deleted

luciana

unread,
Jun 9, 2005, 2:43:47 AM6/9/05
to


"Zeta di Riemann" <ze...@diriemann.it> ha scritto nel messaggio

news:opsr2dsc...@nome-1t9nlbsuef.fastwebnet.it...


> Qual è secondo voi una delle parole (o frasi) più belle della lingua
> italiana?

De gustibus...
Ci sono parole musicali, parole dolci, parole crude, parole sgradevoli...

Io, dannunziana ad oltranza, preferisco il suono delle parole fruscianti del
Vate.
Il compiacimento, il languore, l'abbandono, il piacere.

*Dolci le mie parole ne la sera
ti sien come la pioggia che bruiva
tepida e fuggitiva,*

Bruiva...bellissimo verbo

*L'anima sarà semplice com'era;
e a te verrà, quando vorrai, leggera
come vien l'acqua al cavo de la mano.*

L'acqua al cavo della mano...splendida.

--
lu.
Ultima Badessa Scalza Di Passaggio

*La passione in tutto.
Desidero le più lievi cose perdutamente,
come le più grandi.
Non ho mai tregua...*
G. D'Annunzio


franco antonelli

unread,
Jun 9, 2005, 3:18:07 AM6/9/05
to
Epimeteo ha scritto:

> "Zeta di Riemann" <ze...@diriemann.it> ha scritto nel messaggio
> news:opsr2f1e...@nome-1t9nlbsuef.fastwebnet.it...
> >

> > Siamo uguali su questa terra. Non dimenticatelo mai, professoroni della
> > Crusca.

> Professorone della Crusca a chi? Come ti permetti? :-P
> Vacci piano a offendere in modo cosě pesante...

Il grano č pesante ma la crusca č leggera...

Ciao,
Franco mugnaio

> Ciao,
> Epimeteo

fat...@scuola.it

unread,
Jun 9, 2005, 4:15:50 AM6/9/05
to
Zeta di Riemann ha scritto:

> Qual č secondo voi una delle parole (o frasi) piů belle della lingua
> italiana?

Bah. Le parole sono come le note. Che senso ha chiedersi se sia piů bello
un do o un sol? Ciň che importa č la melodia, l'armonia, il ritmo. I.e. la
successione delle parole, i reciproci rapporti, la struttura della frase.

SerGiotto

unread,
Jun 9, 2005, 5:16:17 AM6/9/05
to

"Colette" <invalid...@wanadoo.fr.invalid> ha scritto nel messaggio
news:makfa1lovgb8egnfi...@4ax.com...
> Ciao, Zeta di Riemann. Tu as écrit :

>
>>Qual č secondo voi una delle parole (o frasi) piů belle della lingua
>>italiana?
> Per me una delle piů belle č 'coccolare' (un bambino): la trovo
> piena di dolcezza.

Certo che anche tu, perň...........................
^_^
Fra te e Luciana oggi mi volete far commuovere. Una con il suo richiamo al
Vate e l'altra con la tenera gioia di avere fra le braccia un
bambino..............................
Ed io che fra venti minuti devo andare in udienza e non posso stare a
discettare con voi.
Crudeli!!!!!!
^_^
SerGiottp


>
> Ciao.
>
> --
> Colette


SerGiotto

unread,
Jun 9, 2005, 5:06:59 AM6/9/05
to
A me piace molto "eppure".
Sarà forse l'idea che esista sempre dell'Altro da conoscere o forse questa
nostra incertezza di fondo, ma ricordarsi che l'assoluto non apparitiene
all'uomo mai completamente, mi pare un bel messaggio.
Ciao
SerGiotto (poetico trascendentale o forse semplicemente un po' "bevuto")

"Zeta di Riemann" <ze...@diriemann.it> ha scritto nel messaggio

news:opsr2dsc...@nome-1t9nlbsuef.fastwebnet.it...
> Qual è secondo voi una delle parole (o frasi) più belle della lingua
> italiana?
>

> Una delle parole che mi piace utilizzare di più in assoluto è
> "medesimo/a".
> Ad es. 'nella medesima misura in cui...' piuttosto che 'la stessa misura
> in cui'
> La trovo estremamente elegante. Non lo so perché. :)
> Zeta.
>

SerGiotto

unread,
Jun 9, 2005, 5:13:49 AM6/9/05
to

"luciana" <luci...@tiscali.it> ha scritto nel messaggio
news:42a7e527$0$17092$5fc...@news.tiscali.it...

>
>
>
> "Zeta di Riemann" <ze...@diriemann.it> ha scritto nel messaggio
> news:opsr2dsc...@nome-1t9nlbsuef.fastwebnet.it...
>> Qual è secondo voi una delle parole (o frasi) più belle della lingua
>> italiana?
>
> De gustibus...
> Ci sono parole musicali, parole dolci, parole crude, parole sgradevoli...
>
> Io, dannunziana ad oltranza, preferisco il suono delle parole fruscianti
> del
> Vate.
> Il compiacimento, il languore, l'abbandono, il piacere.
>
> *Dolci le mie parole ne la sera
> ti sien come la pioggia che bruiva
> tepida e fuggitiva,*
>
> Bruiva...bellissimo verbo
>
> *L'anima sarà semplice com'era;
> e a te verrà, quando vorrai, leggera
> come vien l'acqua al cavo de la mano.*
>
> L'acqua al cavo della mano...splendida.
>

Davvero bei versi, hai fatto bene a riportarli. Io, per parlare dei miei
gusti, sono molto legato ai danteschi versi
" e par che per le sue labbia si mova
uno spirito soave pieno d'amore
che va dicendo all'anima "Sospira!"
Li trovo "tremendamente" colmi di sensuale
spiritualità..........................................................
Cara Luciana, non finisci mai di commuoverci.
SerGiotto

Fiorelisa

unread,
Jun 9, 2005, 5:55:47 AM6/9/05
to

"Zeta di Riemann" <ze...@diriemann.it> ha scritto nel messaggio
news:opsr2dsc...@nome-1t9nlbsuef.fastwebnet.it...
> Qual č secondo voi una delle parole (o frasi) piů belle della lingua
> italiana?

Mi piacciono le parole e le combinazioni che hanno un suono bello, o
evocativo. Perciň mi associo alle lodi di Luciana per il Vate e le sue
parole "fruscianti".
Poi penso che il nostro Franco usi parole ed espressioni molto belle.

Enrico C

unread,
Jun 9, 2005, 5:57:33 AM6/9/05
to
On Thu, 09 Jun 2005 09:55:47 GMT, Fiorelisa wrote in
<news:DmUpe.1516277$35.56...@news4.tin.it> on
it.cultura.linguistica.italiano :

> Mi piacciono le parole e le combinazioni che hanno un suono bello, o
> evocativo.

Anche a me.
"Spaparanzato."
;)

--
Enrico C
==================================
it-alt.politica.referendum
(I si e i no che dividono gli italiani)
http://www.newsland.it/nr/browse/it-alt.politica.referendum/index.html
http://www.mynewsgate.net/newsgroup.php?ng=it-alt.politica.referendum

Fiorelisa

unread,
Jun 9, 2005, 6:15:02 AM6/9/05
to

"Enrico C" <use_reply...@despammed.com> ha scritto nel messaggio
news:1eadrpnuw06je$.dlg@news.lillathedog.net...

> On Thu, 09 Jun 2005 09:55:47 GMT, Fiorelisa wrote in
> <news:DmUpe.1516277$35.56...@news4.tin.it> on
> it.cultura.linguistica.italiano :
>
> > Mi piacciono le parole e le combinazioni che hanno un suono bello, o
> > evocativo.
>
> Anche a me.
> "Spaparanzato."
> ;)

"Sc-papparanzato" č cchiů beddu ancora!


Angelo Corazzato

unread,
Jun 9, 2005, 7:43:18 AM6/9/05
to
"Zeta di Riemann" <ze...@diriemann.it> ha scritto nel messaggio
news:opsr2dsc...@nome-1t9nlbsuef.fastwebnet.it...

> Una delle parole che mi piace utilizzare di più in assoluto è
> "medesimo/a".
> Ad es. 'nella medesima misura in cui...' piuttosto che 'la stessa misura
> in cui'
> La trovo estremamente elegante. Non lo so perché. :)

Io non trovo elegante "nella misura in cui", che sia medesima o stessa. Se
proprio è obbligatorio utilizzare questa espressione, meglio "che"; come
"nel caso che" è meglio di "nel caso in cui".
Ciao
Angelo Corazzato


Message has been deleted

SerGiotto

unread,
Jun 9, 2005, 8:29:53 AM6/9/05
to

"Colette" <invalid...@wanadoo.fr.invalid> ha scritto nel messaggio
news:b1cga19l2isf34b06...@4ax.com...
> Ciao, SerGiotto. Tu as écrit :
>
>>Certo che anche tu, però...........................
>>^_^
> Eh? 'Anch'io che cosa'?

>
>>Fra te e Luciana oggi mi volete far commuovere. Una con il suo richiamo al
>>Vate e l'altra con la tenera gioia di avere fra le braccia un
>>bambino..............................
> Siamo Donne... (sourire lumineux)

Io ho sempre sostenuto la superiorità del genere femminile, anche se mi
piace giocare a calcio.
^_^


>
>>Ed io che fra venti minuti devo andare in udienza e non posso stare a
>>discettare con voi.
>>Crudeli!!!!!!

> Coraggio!! Sii ispirato dai nostri pensieri! ;-)

La Sua gentile immagine cortese condurrà le mie più dure battaglie verso
sicure vittorie.
^_^
SerGiotto Il Paladino

>
> Ciao.
>
> --
> Colette


Angelo Corazzato

unread,
Jun 9, 2005, 8:30:55 AM6/9/05
to
"Angelo Corazzato" <xangeloc...@xlifegatex.it.invalid> ha scritto nel
messaggio news:d89cot$24h$1...@newsreader.mailgate.org...

>> uno spirito soave pieno d'amore
>

> un spirito

Aggiungo: pien d'amore (per il metro)
Ciao
Angelo Corazzato


Angelo Corazzato

unread,
Jun 9, 2005, 8:30:20 AM6/9/05
to
"SerGiotto" <sergio...@rem.de> ha scritto nel messaggio
news:42a808fa$0$19529$5fc...@news.tiscali.it...

> par che per le sue labbia

de la sua labbia

> uno spirito soave pieno d'amore

un spirito

http://snipurl.com/vitanuova

Ciao
Angelo COrazzato


SerGiotto

unread,
Jun 9, 2005, 8:35:12 AM6/9/05
to

"Angelo Corazzato" <xangeloc...@xlifegatex.it.invalid> ha scritto nel
messaggio news:d89cot$24h$1...@newsreader.mailgate.org...

Hai ragione, anzi ragionissima. Sono andato a memoria ed avrei dovuto
controllare.
Scusa
SerGiotto (tristissimo)


Angelo Corazzato

unread,
Jun 9, 2005, 8:41:35 AM6/9/05
to
"SerGiotto" <sergio...@rem.de> ha scritto nel messaggio
news:42a83780$0$17107$5fc...@news.tiscali.it...

> Scusa

Niente di che scusarsi, ci mancherebbe.
Ciao
Angelo Corazzato


SerGiotto

unread,
Jun 9, 2005, 8:45:26 AM6/9/05
to

"Angelo Corazzato" <xangeloc...@xlifegatex.it.invalid> ha scritto nel
messaggio news:d89de1$313$1...@newsreader.mailgate.org...

Ho una domanda per te.
E' corretto l'uso di forme quali "niente di *che* scusarsi". Non ho alcuna
spiegazione in merito, ma mi pare più fluido dire "niente di *cui*
scusarsi". E' una domanda che mi sono sempre posto.
Ciao e grazie
SerGiotto

>
>


SerGiotto

unread,
Jun 9, 2005, 8:50:50 AM6/9/05
to

"SerGiotto" <sergio...@rem.de> ha scritto nel messaggio
news:42a839e6$0$17107$5fc...@news.tiscali.it...
omissis

> Ho una domanda per te.
> E' corretto l'uso di forme quali "niente di *che* scusarsi". Non ho alcuna
> spiegazione in merito, ma mi pare più fluido dire "niente di *cui*
> scusarsi". E' una domanda che mi sono sempre posto.
> Ciao e grazie
> SerGiotto

Per completezza, e per complicare ancora di più la domanda (non ti sarà
sfuggita l'assoannza ed il false friend ^_^), volevo solo aggiungere che mi
pare corretto rispondere "niente di che" al ringraziamento di qualcuno.

E' strano lo so ma è la mia natura (come disse lo scorpione alla rana che lo
trasportava sul dorso per fargli attraversare un fiume, quando punta dallos
tesso gliene chiese il motivo, preannunciando al sicura morte di entrambi.)
^_^
SerGiotto
^_^


Angelo Corazzato

unread,
Jun 9, 2005, 8:55:57 AM6/9/05
to
"SerGiotto" <sergio...@rem.de> ha scritto nel messaggio
news:42a839e6$0$17107$5fc...@news.tiscali.it...

> E' corretto l'uso di forme quali "niente di *che* scusarsi". Non ho alcuna
> spiegazione in merito, ma mi pare più fluido dire "niente di *cui*
> scusarsi". E' una domanda che mi sono sempre posto.

"Cui" è pronome relativo indiretto, "che" no. Se è preceduto da una
preposizione, quindi, ci va "cui". "Niente di cui scusarsi" è corretto;
"niente di che scusarsi" è una mia bestialità.
Ciao
Angelo Corazzato


Angelo Corazzato

unread,
Jun 9, 2005, 8:59:21 AM6/9/05
to
"SerGiotto" <sergio...@rem.de> ha scritto nel messaggio
news:42a83b2a$0$17088$5fc...@news.tiscali.it...

> Per completezza, e per complicare ancora di più la domanda (non ti sarà
> sfuggita l'assoannza ed il false friend ^_^), volevo solo aggiungere che
> mi pare corretto rispondere "niente di che" al ringraziamento di qualcuno.

A me non piace. Mi pare un francesismo (pas de quoi).
Ciao
Angelo Corazzato


SerGiotto

unread,
Jun 9, 2005, 9:00:42 AM6/9/05
to

"Angelo Corazzato" <xangeloc...@xlifegatex.it.invalid> ha scritto nel
messaggio news:d89e8s$4b2$1...@newsreader.mailgate.org...

Non volevo fare il pedante. Spero di non averti offeso. In ogni caso è una
"bestialità" (come dici tu) di molti e non solo tua. La si sente spesso nel
linguaggio parlato. Mi chiedevo se fosse corretta o meno.
Un saluto
SerGiotto

>
>


Angelo Corazzato

unread,
Jun 9, 2005, 9:03:25 AM6/9/05
to
"SerGiotto" <sergio...@rem.de> ha scritto nel messaggio
news:42a83d7a$0$17094$5fc...@news.tiscali.it...

> Non volevo fare il pedante. Spero di non averti offeso.

Pedante? Offeso? Ma no.
Ciao
Angelo Corazzato


SerGiotto

unread,
Jun 9, 2005, 9:05:21 AM6/9/05
to

"Angelo Corazzato" <xangeloc...@xlifegatex.it.invalid> ha scritto nel
messaggio news:d89efl$4ne$1...@newsreader.mailgate.org...

Speriamo che Colette non ti legga.
^_^
Ciao
SerGiotto


Bruno Campanini

unread,
Jun 9, 2005, 9:26:17 AM6/9/05
to
"Zeta di Riemann" <ze...@diriemann.it> wrote in message
news:opsr2lix...@nome-1t9nlbsuef.fastwebnet.it...

> Probabilmente hai ragione. Ma non mi piace il classismo, anche quello
> delicato e sopratutto quello latente. Non a caso ho esordito con un post
> in cui mi chiedevo quanto "razzismo linguistico" fosse presente tra voi.
> In altre parole, non sopporto la discriminazione.

Non mi piace il razzismo e non mi piace l'antirazzismo.
Vorrei essere libero di dire che mi piace stare con degli
italiani più di quanto mi piaccia stare con degli stranieri senza
essere tacciato di razzismo.
Similia cum similibus oggi non si può più dire.
L'antirazzismo, così come il razzismo, è divenuto una
manifestazione di integralismo.
E l'integralismo proprio non mi piace, di qualunque razza
o religione sia.
E proviamo a toglierci dalla testa una volta per tutte che
siamo tutti uguali: è una pia illusione che possiamo lasciare
ai mistici e ai filosofi.
Nasciamo differenti, ogni individuo è un mondo a sè.
Negare questo è un voler nascondere la testa sotto la sabbia,
è pura e gretta demagogia.
Siamo un popolo civile, facciamo in modo che tutti abbiano
pari diritti e che a tutti siano garantite le medesime opportunità.
Ma questo è un altro discorso.

> Mi trovo in questo NG per capire più cose della nostra umiliata lingua
> italiana.

È proprio lì che io m'incazzo!
Quando sento professoroni laureati, giornalisti di grido,
politici demagoghi da strapazzo usare "piuttosto" con
funzione di "e" congiunzione, il mio sangue romagnolo
mi ribolle nelle vene, come dice Epimeteo.
E quando il fenomeno dilaga, talché si manifesta
nelle TV private, nei discorsetti degli amministratori
locali, nei giornaletti parrocchiali (cito a ragion veduta,
non sto esemplificando a vanvera) cosa pensare?
Che il popolo bue, quello che non ha coglions né capacità
di discernimento, quello che la Cultura con la C maiuscola
non sa nemmeno dove stia di casa, si sforza di imitare
pedissequamente (imitare pedissequamente = scimmiottare)
la novità credendola cosa buona.
Questo è il senso della mia nota polemica che ti
ha alquanto infastidito.

In effetti il tuo PS è stato il pensiero che ho apprezzato di
> più. :) Grazie per la correzione. Sono qui per questo. Per essere
> corretto.

Siamo qui tutti perché ci piace la nostra lingua, ci piace
discuterne, apprenderne i significati.
Poi ci piace anche corregere gli errori altrui - a volte
anche con un po' di sadismo - e ci dispiace un po',
"ci brucia" quando qualcuno corregge i nostri.
Siamo esseri umani.

Benvenuto

Bruno


Bruno Campanini

unread,
Jun 9, 2005, 9:26:19 AM6/9/05
to
"Angelo Corazzato" <xangeloc...@xlifegatex.it.invalid> wrote in
message news:d89e8s$4b2$1...@newsreader.mailgate.org...

Che in funzione di complemento può essere preceduto
da qualsiasi preposizione semplice o articolata.
Di che ti lagni?
Dopo di che
Al che ti spuntarono le corna
Niente di che scusarsi
Col che cessai ogni commento.
Per che mi fece del venir più presto

Bruno


FB

unread,
Jun 9, 2005, 10:28:58 AM6/9/05
to
On Thu, 9 Jun 2005 11:16:17 +0200, SerGiotto wrote:

> "Colette" <invalid...@wanadoo.fr.invalid> ha scritto nel messaggio
> news:makfa1lovgb8egnfi...@4ax.com...

[...]


>> Per me una delle piů belle č 'coccolare' (un bambino): la trovo
>> piena di dolcezza.
>
> Certo che anche tu, perň...........................
> ^_^
> Fra te e Luciana oggi mi volete far commuovere. Una con il suo richiamo al
> Vate e l'altra con la tenera gioia di avere fra le braccia un
> bambino..............................
> Ed io che fra venti minuti devo andare in udienza e non posso stare a
> discettare con voi.
> Crudeli!!!!!!

"Vostro onore, membri della giuria, il mio cliente non voleva farsi la
segretaria sulla fotocopiatrice; bensě, voleva, ehm, coccolarla" "Bravo,
bis! Assolto! Discorso! Discorso!".


Ciao, FB
--
Locked from the inside. That can only mean one thing, and I don't know what
it is.
(Murder by Death)

Sandra Zagatti

unread,
Jun 9, 2005, 10:55:03 AM6/9/05
to
> Ah, è una forma dialettale che ogni tanto mi scappa!

A chi lo dici. Quando sono all'estero (cioè oltre Forlimpopoli) mi ritrovo a
vergognarmene e a scusarmene spesso, ma è davvero radicatissima come
abitudine.
Oggi ti va meglio?
Ciao, Sandra


SerGiotto

unread,
Jun 9, 2005, 11:20:29 AM6/9/05
to

"FB" <fam.baldu...@tin.it> ha scritto nel messaggio
news:dh9p30e1rsox.1x...@40tude.net...
omissis

> "Vostro onore, membri della giuria, il mio cliente non voleva farsi la

> segretaria sulla fotocopiatrice; bensì, voleva, ehm, coccolarla" "Bravo,


> bis! Assolto! Discorso! Discorso!".


la vita è solo una questione di toner.
^_^
SerGiotto

SerGiotto

unread,
Jun 9, 2005, 11:37:10 AM6/9/05
to

"Bruno Campanini" <bruno.c...@tin.it> ha scritto nel messaggio
news:ZrXpe.1003294$b5.43...@news3.tin.it...

omissis


> E proviamo a toglierci dalla testa una volta per tutte che
> siamo tutti uguali: è una pia illusione che possiamo lasciare
> ai mistici e ai filosofi.
> Nasciamo differenti, ogni individuo è un mondo a sè.
> Negare questo è un voler nascondere la testa sotto la sabbia,
> è pura e gretta demagogia.
> Siamo un popolo civile, facciamo in modo che tutti abbiano
> pari diritti e che a tutti siano garantite le medesime opportunità.
> Ma questo è un altro discorso.

Hai ragione. L'uguaglianza riguarda solo i diritti degli individui e non le
caratteristiche personali.
Il rispetto della diversità è il vero valore. Tuttavia il rispetto per la
diversità comporta in un certo senso anche la capacità di sentire gli
elementi comuni che, nonostante le differenze, ci uniscono.

>
>> Mi trovo in questo NG per capire più cose della nostra umiliata lingua
>> italiana.
>
> È proprio lì che io m'incazzo!
> Quando sento professoroni laureati, giornalisti di grido,
> politici demagoghi da strapazzo usare "piuttosto" con
> funzione di "e" congiunzione, il mio sangue romagnolo
> mi ribolle nelle vene, come dice Epimeteo.


Ti capisco. Io ho origini Emiliane (Modena), saprai dunque terminare tu il
detto "piuttost (non in funzione di congiunzione ^_^) che chapàr rabia
............................ (la trascrizione è sicuramente errata)
^_^

> E quando il fenomeno dilaga, talché si manifesta
> nelle TV private, nei discorsetti degli amministratori
> locali, nei giornaletti parrocchiali (cito a ragion veduta,
> non sto esemplificando a vanvera) cosa pensare?


Come in tutte le cose esistono fasi storiche di grande creatività e fasi un
po' meno vivaci da ogni punto di vista, anche quello del linguaggio.
Esistono generazioni e generazioni. Io non credo ad un peggioramento
costante, credo al contrario (non volevo scrivere piuttosto ^_^) in cicli di
maggiore o minore riscoperta della funzione creativa della lingua. Il
"piuttosto" di adesso non è peggio dell' "ottica in cui" degli anni settanta
o del "cioè" di un tempo.

> Che il popolo bue, quello che non ha coglions né capacità
> di discernimento, quello che la Cultura con la C maiuscola
> non sa nemmeno dove stia di casa, si sforza di imitare
> pedissequamente (imitare pedissequamente = scimmiottare)
> la novità credendola cosa buona.

Certo è vero. Eppure è lo stesso popolo bue che alle volte fa nascere forme
linguistiche creative. Pensa ai dialetti. Non sono essi stessi una
diversione dalle regole gramamticali pure? Non vorrei infiammare gli animi
con questa mia frase, ma in fodo cosa possiamo definire errore e dove
comincia, al contrario, l'"evoluzione della lingua"? Non sempre facile la
risposta è (come direbbe maestro Yoda in guerre stelalri ^_^).

> Questo è il senso della mia nota polemica che ti
> ha alquanto infastidito.

omissis


>
> Poi ci piace anche corregere


ehm, ehm.


gli errori altrui - a volte
> anche con un po' di sadismo - e ci dispiace un po',
> "ci brucia" quando qualcuno corregge i nostri.

Giusto.


> Siamo esseri umani.


Ciao
SerGiotto

>
> Benvenuto
>
> Bruno
>
>

Zeta di Riemann

unread,
Jun 9, 2005, 12:00:47 PM6/9/05
to
In data Thu, 09 Jun 2005 13:26:17 GMT, Bruno Campanini
<bruno.c...@tin.it> ha scritto:

> Non mi piace il razzismo e non mi piace l'antirazzismo.
> Vorrei essere libero di dire che mi piace stare con degli
> italiani più di quanto mi piaccia stare con degli stranieri senza
> essere tacciato di razzismo.
> Similia cum similibus oggi non si può più dire.
> L'antirazzismo, così come il razzismo, è divenuto una
> manifestazione di integralismo.
> E l'integralismo proprio non mi piace, di qualunque razza
> o religione sia.

Probabilmente è una questione di eredità storica. La civiltà occidentale
"quella evoluta" si è macchiata di feroci crimini contro la persona umana
che avevano fondamento nella presunta superiorità "bianca". E' comunque
meglio l'antirazzismo del razzismo. I razzisti pestano gli antirazzisti.
Di solito non accade il contrario.

> E proviamo a toglierci dalla testa una volta per tutte che
> siamo tutti uguali: è una pia illusione che possiamo lasciare
> ai mistici e ai filosofi.
> Nasciamo differenti, ogni individuo è un mondo a sè.
> Negare questo è un voler nascondere la testa sotto la sabbia,
> è pura e gretta demagogia.
> Siamo un popolo civile, facciamo in modo che tutti abbiano
> pari diritti e che a tutti siano garantite le medesime opportunità.
> Ma questo è un altro discorso.

Chiedo scusa. Mi sono espresso male. Volevo dire eguali nell'esercitare i
propri diritti di uomo e cittadino.


>> Mi trovo in questo NG per capire più cose della nostra umiliata lingua
>> italiana.
>
> È proprio lì che io m'incazzo!
> Quando sento professoroni laureati, giornalisti di grido,
> politici demagoghi da strapazzo usare "piuttosto" con
> funzione di "e" congiunzione, il mio sangue romagnolo
> mi ribolle nelle vene, come dice Epimeteo.
> E quando il fenomeno dilaga, talché si manifesta
> nelle TV private, nei discorsetti degli amministratori
> locali, nei giornaletti parrocchiali (cito a ragion veduta,
> non sto esemplificando a vanvera) cosa pensare?

Condivido.

> Che il popolo bue, quello che non ha coglions né capacità
> di discernimento, quello che la Cultura con la C maiuscola
> non sa nemmeno dove stia di casa, si sforza di imitare
> pedissequamente (imitare pedissequamente = scimmiottare)
> la novità credendola cosa buona.
> Questo è il senso della mia nota polemica che ti
> ha alquanto infastidito.

Perfetto. Il problema che le persone "buoi" nascono molto spesso in
condizioni per cui "la cultura non conviene". Inoltre c'è la televisione
con Grande Fratello, i calciatori, Maurizio Costanzo e suo marito la De
Filippi che azzera ogni possibilità di educare la nuova generazione ai
valori minimali (termine matematico) di cultura. Valentino Rossi non
azzecca mai un congiuntivo o un periodo ipotetico eppure è laureato HC. Se
avessi 14 anni, un pensierino a diventare idiota come quelli della TV ce
lo farei pure io. :) Che Dio ci salvi.

> In effetti il tuo PS è stato il pensiero che ho apprezzato di
>> più. :) Grazie per la correzione. Sono qui per questo. Per essere
>> corretto.
> Siamo qui tutti perché ci piace la nostra lingua, ci piace
> discuterne, apprenderne i significati.
> Poi ci piace anche corregere gli errori altrui - a volte
> anche con un po' di sadismo - e ci dispiace un po',
> "ci brucia" quando qualcuno corregge i nostri.
> Siamo esseri umani.

Beh. Nel mio caso, mi hai risparmiato da una bella figura di m***a! Quindi
te ne sono grato!
Meglio essere mazziati su un NG che non durante una conferenza o un
seminario. Che dici?
:)

> Benvenuto
>
> Bruno

Grazie.

Roberto.

Bruno Campanini

unread,
Jun 9, 2005, 12:12:26 PM6/9/05
to
"Sandra Zagatti" <solo_h...@libero.it> wrote in message
news:bLYpe.141588$IN.24...@twister2.libero.it...

Oggi sì va meglio, grazie.
Solo non riesco a farmi capire; sarà la menopausa.

Circa l'aver rimasto mi par di scoprire, ripensandoci,
che noi l'usiamo quasi esclusivamente al passato prossimo,
prima persona singolare e plurale.
Non mi pare che direi "hai rimasto due figurine?" e
neppure "ha rimasto da tradurre cinque righe".
Mentre vanno via lisci come l'olio "ho rimasto una risma",
"abbiamo rimasto solo due panini".

Noi con rimanere abbiamo un rapporto del tutto
particolare, così come quando alla fine di un pranzo
durante il quale si è consumato tutto diciamo:
nihil inultum remanebit.

Ciao
Bruno


Bruno Campanini

unread,
Jun 9, 2005, 12:21:32 PM6/9/05
to
"Zeta di Riemann" <ze...@diriemann.it> wrote in message
news:opsr31fl...@nome-1t9nlbsuef.fastwebnet.it...

[...]


> Beh. Nel mio caso, mi hai risparmiato da una bella figura di m***a! Quindi
> te ne sono grato!
> Meglio essere mazziati su un NG che non durante una conferenza o un
> seminario. Che dici?

Dico che anch'io fui ripreso anni fa
in NG per la stessa "saccenza", e la
ripresa fu utile.
Lieto di avertela rigirata.

Bruno


Davide Pioggia

unread,
Jun 9, 2005, 12:47:24 PM6/9/05
to
Sandra Zagatti ha scritto:

> A chi lo dici. Quando sono all'estero (cioè oltre Forlimpopoli) mi ritrovo
> a vergognarmene e a scusarmene spesso, ma è davvero radicatissima come
> abitudine.

Già che ci siamo, da voi si dice «mi vado a dormire», o «mi vado a casa»,
ricalcando il dialetto «am vag a durmì» o «am vag a ca'»?

Ho sentito spesso quelle forme dialettali, e anche le corrispondenti
italianizzazioni, dalle parti di Lugo-Faenza, ma non so se arrivano fino a
Forlì.

Qui in riviera non ce n'è traccia.

--
Ciao,
D.

GCPillan

unread,
Jun 9, 2005, 1:20:12 PM6/9/05
to
Bruno Campanini:

> E proviamo a toglierci dalla testa una volta per tutte che
> siamo tutti uguali: è una pia illusione che possiamo lasciare
> ai mistici e ai filosofi.
> Nasciamo differenti, ogni individuo è un mondo a sè.
> Negare questo è un voler nascondere la testa sotto la sabbia,
> è pura e gretta demagogia.

Il concetto di uguaglianza non dice "siamo uguali" ma che dobbiamo avere
gli stessi diritti e le stesse opportunità.

> Siamo un popolo civile, facciamo in modo che tutti abbiano
> pari diritti e che a tutti siano garantite le medesime opportunità.

To', l'hai scritto. Ma è quello che si chiama "uguaglianza".


> Quando sento professoroni laureati, giornalisti di grido,
> politici demagoghi da strapazzo usare "piuttosto" con
> funzione di "e" congiunzione, il mio sangue romagnolo
> mi ribolle nelle vene, come dice Epimeteo.

Veramente è "piuttosto che" che sostituisce la congiunzione "e".
Ma non è una sostituzione neutra priva di senso: è un modo per
enfatizzare la varietà delle situazioni elencate. Tant'è che a mio
parere sostituisce la doppia congiunzione "e/o".

Supponiamo di avere un dispositivo che può tagliare, piegare, piegare e
tagliare, tagliare e piegare. E magari rifilare e/o rifinire. Come
potrei esprimere il concetto? Per esempio così:

"Il dispositivo XYZ è l'ideale per tagliare piuttosto che per piegare,
per rifinire piuttosto che per rifilare.

Non posso usare la "e" perché direi che il dispositivo è ideale solo per
fare tutte le quattro operazione e non ciascuna di esse. Non posso usare
la "o" perché direi che il dispositivo può fare un'operazione per volta.

Io non dico, almeno consapevolmente "piuttosto che" visto che sento dire
ripetutamente che è una forma condannabile ma capisco che ha un
significato che va oltre la sola congiunzione "e/o".

Ora, oltre a segnalare l'errore, si fosse possibile essere costruttivi e
aiutarmi a trovare modi più eleganti per esprimere lo stesso concetto...

Fatemi sapere.
--
____________________________________

Giancarlo Pillan - Ivrea - Italy
____________________________________

GCPillan

unread,
Jun 9, 2005, 1:48:28 PM6/9/05
to
Bruno Campanini:
> Sovente il popolo - qui nell'accezione di maggiore incultura
> possibile - scopre una parola o un modo di dire che gli par
> tanto far "cultura", e l'usa e n'abusa spesso e a sproposito.
> Quella parola o quel modo di dire diventa in breve tempo
> logoro e stantio da non potersene piů udire.
> Cosě fu per "la misura in cui", "attimino"; ora č per "piuttosto".

A me pare che l'espressione "logoro e stantio" sia logora e abusata.

Non stantia, perché per me ciň che č stantio non puň essere poi tanto
logoro. Stantio č ciň che diventa vecchio senza essere usato, no?

Enrico Gregorio

unread,
Jun 9, 2005, 2:00:28 PM6/9/05
to
GCPillan <gcpi...@email.com> scrive:

> Veramente è "piuttosto che" che sostituisce la congiunzione "e".
> Ma non è una sostituzione neutra priva di senso: è un modo per
> enfatizzare la varietà delle situazioni elencate. Tant'è che a mio
> parere sostituisce la doppia congiunzione "e/o".
>
> Supponiamo di avere un dispositivo che può tagliare, piegare, piegare e
> tagliare, tagliare e piegare. E magari rifilare e/o rifinire. Come
> potrei esprimere il concetto? Per esempio così:
>
> "Il dispositivo XYZ è l'ideale per tagliare piuttosto che per piegare,
> per rifinire piuttosto che per rifilare.
>
> Non posso usare la "e" perché direi che il dispositivo è ideale solo per
> fare tutte le quattro operazione e non ciascuna di esse. Non posso usare
> la "o" perché direi che il dispositivo può fare un'operazione per volta.
>
> Io non dico, almeno consapevolmente "piuttosto che" visto che sento dire
> ripetutamente che è una forma condannabile ma capisco che ha un
> significato che va oltre la sola congiunzione "e/o".
>
> Ora, oltre a segnalare l'errore, si fosse possibile essere costruttivi e
> aiutarmi a trovare modi più eleganti per esprimere lo stesso concetto...

Spiacente. In italiano la tua frase significa che il dispositivo XYZ
taglia e /non/ piega, rifinisce e /non/ rifila. Al massimo, che
c'è di meglio per piegare o rifilare.

"Il dispositivo XYZ è ideale per tagliare, piegare, rifinire o
rifilare."

La congiunzione "o" non esclude; sono solo i pignoli che
usano l'orrendo "e/o". Posso ammettere che in certi casi
occorra una precisazione, ma ci sono parecchi modi di rivoltare
una frase per ottenere l'effetto desiderato.

Se a te pare che quella frase non significhi ciò che intendi,
be', la colpa è tua che ti fai influenzare dal linguaggio
sussiegoso. Di cui i tuoi scritti sono spesso infarciti.

Ciao
Enrico

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Karla

unread,
Jun 9, 2005, 2:07:50 PM6/9/05
to
Zeta di Riemann ha scritto:

> Valentino Rossi non azzecca mai un congiuntivo o un periodo ipotetico
> eppure è laureato HC.

Della serie: "un pezzo di carta (o una medaglia) non si negano proprio
a nessuno", ma anche "non c'è limite al degrado in questo nostro
disgraziato bel Paese".

k


Karla

unread,
Jun 9, 2005, 2:14:37 PM6/9/05
to
Davide Pioggia ha scritto:

> Già che ci siamo, da voi si dice «mi vado a dormire», o «mi vado a casa»,
> ricalcando il dialetto «am vag a durmì» o «am vag a ca'»?

Per curiosità, come dite "me ne vado"?

k

GCPillan

unread,
Jun 9, 2005, 2:14:12 PM6/9/05
to
Enrico Gregorio:

> GCPillan <gcpi...@email.com> scrive:
[...]


>>Ora, oltre a segnalare l'errore, si fosse possibile essere costruttivi e
>>aiutarmi a trovare modi più eleganti per esprimere lo stesso concetto...
>
>
> Spiacente. In italiano la tua frase significa che il dispositivo XYZ
> taglia e /non/ piega, rifinisce e /non/ rifila. Al massimo, che
> c'è di meglio per piegare o rifilare.

Quando scrivo "oltre a segnalare l'errore" significa che *so* che c'è un
errore. Non ho chiesto di esprimere il concetto che sarebbe stato
espresso se non ci fosse stato l'errore ma di esprimere il concetto che
ho spiegato voler esprimere. Nel momento in cui un significato viene
trasmesso tramite un errore, è quel significato che viene trasmesso.

> La congiunzione "o" non esclude; sono solo i pignoli che
> usano l'orrendo "e/o".

Forse per te non esclude. Ma per il rigido linguaggio tecnico sì.

Se leggo:
"questo terminale si può configurare come ingresso o come uscita"
sono certo che NON si può configurare come via bidirezionale.

Ma tu offri "Tè o biscotti?" per dare l'idea che si possano avere entrambi?

> Posso ammettere che in certi casi
> occorra una precisazione, ma ci sono parecchi modi di rivoltare
> una frase per ottenere l'effetto desiderato.

Ho chiesto un esempio.
Ma vedo che ho ottenuta la solita logora osservazione dell'errore senza
nulla di nuovo.

> Se a te pare che quella frase non significhi ciò che intendi,
> be', la colpa è tua che ti fai influenzare dal linguaggio
> sussiegoso. Di cui i tuoi scritti sono spesso infarciti.

Io non ti sto dicendo cosa "per me" significa ma cosa significa per chi
la pronuncia. Io *so* che quel dispositivo è l'ideale per fare una o più
delle quattro operazioni elencate e vorrei che qualcuno si sforzasse di
esprimere il concetto senza commettere errori e trasmettendo la stessa
enfasi sulle singole operazioni.

Fammi degli esempi di mio linguaggio sussiegoso di cui non mi rendo
minimamente conto se non quando lo faccio intenzionalmente. Grazie.

Davide Pioggia

unread,
Jun 9, 2005, 2:25:16 PM6/9/05
to
Karla ha scritto:

> Per curiosità, come dite "me ne vado"?

Qui da me credo proprio che non esista. Se uno se ne va dice semplicemente:
«a vag via» (vado via).

Però, ora che mi ci fai pensare, c'è un tipo che lavora con me che quando si
arrabbia grida: «me a m'ni vèg!» (cioè, appunto, "me ne vado"). Però non so
da dove l'ha preso, perché lo sento dire solo a lui.

--
Ciao,
D.

Sandra Zagatti

unread,
Jun 9, 2005, 3:16:41 PM6/9/05
to
> Oggi sě va meglio, grazie.
> Solo non riesco a farmi capire; sarŕ la menopausa.

Oddio, a me sembra di averti capito ed anche bene: sarŕ la menopausa? :-(

> Circa l'aver rimasto mi par di scoprire, ripensandoci,
> che noi l'usiamo quasi esclusivamente al passato prossimo,
> prima persona singolare e plurale.

In effetti č cosě, non ci avevo mai pensato.
C'č un altra abitudine verbale delle nostre parti che non mi pare diffusa
altrove: č il "saper fare a", in luogo di "esser capaci di". Ad esempio non
si dice quasi mai "non so cucinare" oppure "sai guidare la moto? ma "non so
fare a cucinare" e "sai fare a guidare la moto?"; divertentissimo, poi, a
mio parere, č il raddoppio (anche perchč doppiamente romagnolo!) tipo "sai
fare a fare la piadina"...

Un caro saluto,
Sandra


Sergio(R)

unread,
Jun 9, 2005, 5:06:28 PM6/9/05
to
On Thu, 09 Jun 2005 16:12:26 GMT, "Bruno Campanini"
<bruno.c...@tin.it> wrote:

>Oggi sì va meglio, grazie.
>Solo non riesco a farmi capire; sarà la menopausa.

Gasp! Te l'ha detto il tuo ginecologo? ;-)

--
Ciao
Sergio®

franco antonelli

unread,
Jun 10, 2005, 3:34:43 AM6/10/05
to
fat...@scuola.it ha scritto:

> Zeta di Riemann ha scritto:

> > Qual è secondo voi una delle parole (o frasi) più belle della lingua
> > italiana?

> Bah. Le parole sono come le note. Che senso ha chiedersi se sia più bello
> un do o un sol? Ciò che importa è la melodia, l'armonia, il ritmo. I.e. la
> successione delle parole, i reciproci rapporti, la struttura della frase.

Ti capisco, hai ragione riguardo alla parola inserita nella struttura,
talchè una bella parola, se usata male, può imbruttire sensibilmente; se
usata bene, risplendere ancora più della sua essenza.
Ma forse Zeta si voleva riferire a un certo canone di bellezza a sè
stante, come una classifica.
Ovvero se sia più bello amore o cacatoio.

Ciao,
Franco merdaiolo

--


questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it


Roger

unread,
Jun 10, 2005, 3:44:50 AM6/10/05
to

"franco antonelli" ha scritto:

> Ovvero se sia più bello amore o cacatoio.

Tutto è relativo.
Per chi è afflitto da diarrea cronica "cacatoio" è la più bella parola del
mondo.

> Ciao,
> Franco merdaiolo

Roger
--
FAQ di ICLIt:
http://www.mauriziopistone.it/linguaitaliana.html

"What's in a name? That which we call a rose
By any other name would smell as sweet."

franco antonelli

unread,
Jun 10, 2005, 3:49:49 AM6/10/05
to
Fiorelisa ha scritto:

> "Zeta di Riemann" <ze...@diriemann.it> ha scritto nel messaggio
> news:opsr2dsc...@nome-1t9nlbsuef.fastwebnet.it...
> > Qual č secondo voi una delle parole (o frasi) piů belle della lingua
> > italiana?

> Mi piacciono le parole e le combinazioni che hanno un suono bello, o
> evocativo. Perciň mi associo alle lodi di Luciana per il Vate e le sue
> parole "fruscianti".
> Poi penso che il nostro Franco usi parole ed espressioni molto belle.

E hai pensato... non ti avevo letto, altrimenti mi sarei ben guardato
dall' usare un paradosso putido nella mia considerazione al babbopapŕ su
Zeta.
Grazie per il complimento, mi fai diventare rubro come un pomodoro maturo.
Ciao,
Franco colorato

Enrico Gregorio

unread,
Jun 10, 2005, 4:18:19 AM6/10/05
to
GCPillan <gcpi...@email.com> scrive:

> Enrico Gregorio:
>
> > GCPillan <gcpi...@email.com> scrive:
> [...]
> >>Ora, oltre a segnalare l'errore, si fosse possibile essere costruttivi e

> >>aiutarmi a trovare modi piů eleganti per esprimere lo stesso concetto...


> >
> >
> > Spiacente. In italiano la tua frase significa che il dispositivo XYZ
> > taglia e /non/ piega, rifinisce e /non/ rifila. Al massimo, che

> > c'č di meglio per piegare o rifilare.
>
> Quando scrivo "oltre a segnalare l'errore" significa che *so* che c'č un

> errore. Non ho chiesto di esprimere il concetto che sarebbe stato
> espresso se non ci fosse stato l'errore ma di esprimere il concetto che
> ho spiegato voler esprimere. Nel momento in cui un significato viene

> trasmesso tramite un errore, č quel significato che viene trasmesso.

?

> > La congiunzione "o" non esclude; sono solo i pignoli che
> > usano l'orrendo "e/o".
>

> Forse per te non esclude. Ma per il rigido linguaggio tecnico sě.
>
> Se leggo:
> "questo terminale si puň configurare come ingresso o come uscita"
> sono certo che NON si puň configurare come via bidirezionale.

Niente vero. Chi lo dice? Se per te č cosě, non so che farci.

> Ma tu offri "Tč o biscotti?" per dare l'idea che si possano avere entrambi?

Andiamo! "Vuoi biscotti o dolcetti con il tč?" significa certamente
che si possono avere entrambi; se non altro per buona educazione.

> > Posso ammettere che in certi casi
> > occorra una precisazione, ma ci sono parecchi modi di rivoltare
> > una frase per ottenere l'effetto desiderato.
>
> Ho chiesto un esempio.
> Ma vedo che ho ottenuta la solita logora osservazione dell'errore senza
> nulla di nuovo.

Linguaggio sussiegoso.

> > Se a te pare che quella frase non significhi ciň che intendi,
> > be', la colpa č tua che ti fai influenzare dal linguaggio


> > sussiegoso. Di cui i tuoi scritti sono spesso infarciti.
>
> Io non ti sto dicendo cosa "per me" significa ma cosa significa per chi

> la pronuncia. Io *so* che quel dispositivo č l'ideale per fare una o piů

> delle quattro operazioni elencate e vorrei che qualcuno si sforzasse di
> esprimere il concetto senza commettere errori e trasmettendo la stessa
> enfasi sulle singole operazioni.
>
> Fammi degli esempi di mio linguaggio sussiegoso di cui non mi rendo
> minimamente conto se non quando lo faccio intenzionalmente. Grazie.

L'ultima frase. O quella seguita dal punto di domanda: che vuol
dire? Io non ci ho capito niente; č arzigogolata, complicata
e piena di ripetizioni in stile saccente.

Ciao
Enrico

Bruno Campanini

unread,
Jun 10, 2005, 5:56:09 AM6/10/05
to
"Sandra Zagatti" <solo_h...@libero.it> wrote in message
news:tA0qe.51982$795.1...@twister1.libero.it...

> In effetti è così, non ci avevo mai pensato.
> C'è un altra abitudine verbale delle nostre parti che non mi pare diffusa
> altrove: è il "saper fare a", in luogo di "esser capaci di". Ad esempio

> non si dice quasi mai "non so cucinare" oppure "sai guidare la moto? ma
> "non so fare a cucinare" e "sai fare a guidare la moto?"; divertentissimo,

> poi, a mio parere, è il raddoppio (anche perchè doppiamente romagnolo!)

> tipo "sai fare a fare la piadina"...
>
> Un caro saluto,
> Sandra

Sì, un'altra stranezza della quale non sappiamo renderci conto.
Scrivendo ci accorgiamo subito che c'è un "fare" di troppo ma
nel normale colloquio son certamente rari "sei in grado di fare la piadina"
e "sei capace di fare la piadina".
Anche in dialetto c'è il raddoppio, però non con fare:
"a sit bona ad fe la pié?", "a sit bo ad guidé a mutor?".

Il dialetto, una variante di lingua che si sta perdendo.
Una volta prerogativa delle classi meno colte, oggi
parlata - o almeno conosciuta - da quelle più colte.
Quando mi trovo a parlare con l'idraulico, il giardiniere,
l'elettricista mi rivolgo loro in dialetto e le risposte son
sempre in italiano - anzi - in televisionese.

Ciao
Bruno


Angelo Corazzato

unread,
Jun 10, 2005, 6:18:36 AM6/10/05
to

"Bruno Campanini" <bruno.c...@tin.it> ha scritto nel messaggio
news:%rXpe.1003298$b5.43...@news3.tin.it...

> Che in funzione di complemento puň essere preceduto
> da qualsiasi preposizione semplice o articolata.

Si parlava di pronomi personali. Nelle frasi da te riportate "che" non č
necessariamente pronome personale; dove lo č, si tratta di frasi fatte (o di
frasi di novecento anni fa).

La lettera per che hai protestato
L'albero a che tendevi la pargoletta mano
La persona di che ti ho parlato
Niente di che scusarsi

sono frasi scorrette.

Ciao
Angelo Corazzato

FB

unread,
Jun 10, 2005, 6:24:09 AM6/10/05
to
On Fri, 10 Jun 2005 10:18:19 +0200, Enrico Gregorio wrote:

> GCPillan <gcpi...@email.com> scrive:
[...]
>> Quando scrivo "oltre a segnalare l'errore" significa che *so* che c'è un

>> errore. Non ho chiesto di esprimere il concetto che sarebbe stato
>> espresso se non ci fosse stato l'errore ma di esprimere il concetto che
>> ho spiegato voler esprimere. Nel momento in cui un significato viene

>> trasmesso tramite un errore, è quel significato che viene trasmesso.
>
> ?

Ma 'zo ha detto il Pillano?


[...]
>> Ma tu offri "Tè o biscotti?" per dare l'idea che si possano avere entrambi?
>
> Andiamo! "Vuoi biscotti o dolcetti con il tè?" significa certamente


> che si possono avere entrambi; se non altro per buona educazione.

Peraltro, ammesso e non concesso che "piuttosto" sarebbe l'ideale per
rendere "e/o", forse è il caso di considerare che esso ha già un preciso e
radicato significato _in contrasto_ con quello nuovo, che spero muoia
presto.
Forse abbiamo pochi nomi per chiamare le diverse varietà di mirtilli, ma
non possiamo chiamare una varietà "prugna", solo perché così potremo
distinguere tra i tipi di _mirtilli_.


[...]

panurgo13

unread,
Jun 10, 2005, 6:33:01 AM6/10/05
to
Il 09 Giu 2005, 18:47, "Davide Pioggia" <dpio...@despammed.com> ha scritto:

> Già che ci siamo, da voi si dice «mi vado a dormire», o «mi vado a casa»,
> ricalcando il dialetto «am vag a durmì» o «am vag a ca'»?

Certo! A Ravenna si dice "mi vado a letto" da "am veg a let" e "mi vado a
casa" da "am veg a ca'". Ovviamente si dice anche il famigerato "ho rimasto"
da "a'i'ho rmast"; so per certo che lo si dice anche a Forlì e
nell'Appennino forlivese. A scuola la mia maestra riuscì ad estirparmelo
completamente ed oggi mi ritrovo a dire frasi come "mi è rimasta una mela"
che nel resto d'Italia sono normali ma in Romagna sono decisamente
sussiegose. Come sempre, pitié pour nos erreurs, pitié pour nos péchés....
Peraltro pensavo che "ho rimasto" fosse usato in tutta la Romagna, ma non mi
stupisce che sia assente a Rimini: il nostro dialetto ha forse tante varietà
quanti sono i paesi e le città della Romagna. Ad esempio se provassimo a
tradurre la semplice frase "cosa dici?" la diremmo in mille modi diversi: io
che sono ravennate dico "sa dit?" mentre la mia ragazza, che è predappiese,
dice "cosa [s sorda] di ttu?", frase che mi è sempra parsa un delizioso
toscanismo.

Ciao

panurgo13
"Fay ce que vouldras"
http://www.bloggers.it/panurgo13

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/

Ghost

unread,
Jun 10, 2005, 7:34:04 AM6/10/05
to
Angelo Corazzato ha scritto:

>Si parlava di pronomi personali.

Relativi, volevi scrivere.

Non sono d'accordo sulla scorrettezza di "niente di che scusarsi".

Ci sono diversi casi in cui /che viene usato come pronome relativo avente
funzione di complemento indiretto.

Per limitarci agli esempi vicini al presente discorso, ricordiamo che,
proprio colla preposizione /di, quando si sottintenda "nulla" o
"qualcosa", si dice (anzi: si deve dire): "(non) avere di che scusarsi",
"(non) avere di che rimproverarsi", "(non) avere di che mangiare", "(non)
avere di che rallegrarsi", "(non) avere di che temere" etc.

Quando "nulla" o "qualcosa" siano espressi, la forma comune prevede ormai
"cui", ma a mio avviso, in queste espressioni, il "che" resta affatto
legittimo.
--
Bye, Ghost of Lem Novantotto
Informazioni su it.*: http://www.news.nic.it
Archivio news: http://groups.google.com/advanced_group_search?hl=it
Linee guida della netiquette: http://www.faqs.org/rfcs/rfc1855.html

FB

unread,
Jun 10, 2005, 8:03:09 AM6/10/05
to
On Fri, 10 Jun 2005 13:34:04 +0200, Ghost wrote:

[...]


> Ci sono diversi casi in cui /che viene usato come pronome relativo avente
> funzione di complemento indiretto.
>

[...]

"Parla di quello che vuoi", a rigor di logica, non dovrebbe essere "Parla
di quello di cui vuoi (parlare)"? L'osservai tempo fa, ma non fui
ascoltato, non fui.


Ciao, FB
--
"May I come with you to the station?"
"Please, do. I like to go off in style."
(Cold Comfort Farm, the film)

Angelo Corazzato

unread,
Jun 10, 2005, 8:20:45 AM6/10/05
to

"Ghost" <Le...@Hotmail.com> ha scritto nel messaggio
news:d8btkf$3ar$1...@newsreader.mailgate.org...

>>Si parlava di pronomi personali.
>
> Relativi, volevi scrivere.

Naturalmente.


> Quando "nulla" o "qualcosa" siano espressi, la forma comune prevede
> ormai
> "cui", ma a mio avviso, in queste espressioni, il "che" resta
> affatto
> legittimo.

Mi hai fatto sorgere il dubbio.
Ciao
Angelo Corazzato


Angelo Corazzato

unread,
Jun 10, 2005, 6:20:18 AM6/10/05
to

"SerGiotto" <sergio...@rem.de> ha scritto nel messaggio
news:42a83e91$0$17101$5fc...@news.tiscali.it...

> Speriamo che Colette non ti legga.

E' francese? Scrive un ottimo italiano.
Ciao
Angelo Corazzato


Father McKenzie

unread,
Jun 10, 2005, 9:24:23 AM6/10/05
to
franco antonelli, para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces
como las huellas de las gaviotas en las playas

> Ovvero se sia piů bello amore o cacatoio.

Dipende.
Se la tua ragazza ti dice "non provo piu' amore per te", amore č la piu'
brutt parola al mondo.

--
Spesso temiamo cio' che non riusciamo a capire. La miglior difesa e' la
conoscenza... (Tuvok)

Father McKenzie

unread,
Jun 10, 2005, 9:41:20 AM6/10/05
to
Father McKenzie, para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces

como las huellas de las gaviotas en las playas

> Dipende.
> Se la tua ragazza ti dice "non provo piu' amore per te", amore č la piu'
> brutt parola al mondo.

Oppure "ho fatto l'amore con Abdul" o...

Father McKenzie

unread,
Jun 10, 2005, 9:42:21 AM6/10/05
to
Father McKenzie, para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces
como las huellas de las gaviotas en las playas

> Dipende.


> Se la tua ragazza ti dice "non provo piu' amore per te", amore č la piu'
> brutt parola al mondo.

Oppure "ho fatto l'amore con Abdul" o...

franco antonelli

unread,
Jun 10, 2005, 9:45:57 AM6/10/05
to
Father McKenzie ha scritto:

> franco antonelli, para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces
> como las huellas de las gaviotas en las playas

> > Ovvero se sia più bello amore o cacatoio.

> Dipende.
> Se la tua ragazza ti dice "non provo piu' amore per te", amore è la piu'
> brutt parola al mondo.


Hai ragione, ma Zeta dava importanza più alla parola che alla frase di
riferimento. Penso che volesse una specie di classifica, ma questo lo può
chiarire solo lui.
Aveva messo due aggettivi a confronto: ' medesimo' e 'stesso'.
Solo tra parentesi aveva parlato di 'frase'.
Comunque sono d'accordo con te, la parola ha da essere giudicata tra le
sue sorelle e fratelli, zii e cugini. La frase è una famiglia.

Ciao,
Franco conformante

franco antonelli

unread,
Jun 10, 2005, 9:53:32 AM6/10/05
to
Roger ha scritto:

> "franco antonelli" ha scritto:

> > Ovvero se sia più bello amore o cacatoio.

> Tutto è relativo.
> Per chi è afflitto da diarrea cronica "cacatoio" è la più bella parola del
> mondo.

> > Ciao,
> > Franco merdaiolo

> Roger

Forse Zeta cercava una classifica di bellezza. Aveva messo in evidenza
'stesso e 'medesimo' senza citare la frase.
Penso che la sua sia stata la ricerca della parola bella fine a se stesso.
Inserita nella struttura la parola cambia e assume significati a secondo
delle circostanze.
La tua 'relativa' spiegazione è molto efficace, l'ho apprezzata e concordo
con te.

Ciao,
Franco einsteinseguace

Davide Pioggia

unread,
Jun 10, 2005, 10:15:46 AM6/10/05
to
panurgo13 ha scritto:

>> Già che ci siamo, da voi si dice «mi vado a dormire», o «mi vado a casa»,
>> ricalcando il dialetto «am vag a durmì» o «am vag a ca'»?

> Certo! A Ravenna si dice "mi vado a letto" da "am veg a let" e "mi vado a
> casa" da "am veg a ca'". Ovviamente si dice anche il famigerato "ho
> rimasto" da "a'i'ho rmast"; so per certo che lo si dice anche a Forlì e
> nell'Appennino forlivese.

Che si dicesse a Ravenna lo sapevo con certezza, ma non sapevo che arrivasse
fino a Forlì, né che addirittura superasse la famigerata via Emilia (confine
linguistico per eccellenza) spingendosi verso gli Appennini.

C'è poi anche la famosa "e chiusa" del gruppo "er" che si trova in: coperta,
erba, aperto, eccetera. Un suono che non lo si può "raccontare" se non lo si
è sentito :-)

(Chi non è di quelle parti dovrebbe cercare di ricordare il modo in cui Cino
Ricci pronunciava la "coperta", parlando ovviamente di quella delle
imbarcazioni.)

Tutto ciò, singolarmente, è diffuso in un lembo di territorio che è "lungo e
stretto", poiché va da Ravenna agli Appennini, passando per Lugo, Faenza e
Forlì.

Guarda caso, è anche la strada che percorrevano alcune merci provenienti dal
porto di Ravenna, dove giungevano navi da tutto il mondo. Ad esempio a Lugo
c'è il famoso _Pavaglione_, un enorme porticato quadrato nel quale nei
secoli scorsi venivano vendute a bolognesi e ferraresi i tessuti che
giungevano a Ravenna, in particolare le sete orientali.

E, guarda caso (di nuovo), sono anche le aree in cui è diffuso nella
tradizione popolare il gioco del _magiòn_ (italianizzato "maggione"), che è
poi il _majong_ cinese, pressoché sconosciuto al resto della regione e pure
al resto d'Italia. I migliori giocatori che conosco sono proprio di Ravenna
e Faenza.

Insomma, ci sono una serie di singolarità linguistiche che si intrecciano
visibilmente con certi sviluppi storici. Sai se qualcuno si è mai preso
la briga di fare una ricerca sistematica in questo senso?

> A scuola la mia maestra riuscì ad estirparmelo completamente ed oggi mi
> ritrovo a dire frasi come "mi è rimasta una mela"
> che nel resto d'Italia sono normali ma in Romagna sono decisamente
> sussiegose.

In *quella* Romagna :-)

--
Ciao,
D.

Davide Pioggia

unread,
Jun 10, 2005, 10:30:09 AM6/10/05
to
Bruno Campanini ha scritto:

> Il dialetto, una variante di lingua che si sta perdendo.
> Una volta prerogativa delle classi meno colte, oggi
> parlata - o almeno conosciuta - da quelle più colte.
> Quando mi trovo a parlare con l'idraulico, il giardiniere,
> l'elettricista mi rivolgo loro in dialetto e le risposte son
> sempre in italiano - anzi - in televisionese.

Credo che sia un fenomeno un po' più complesso.

Se tu ti rivolgi in dialetto ad uno che fa un mestiere "semplice"
(nell'immaginario collettivo, ché io non saprei sicuramente cambiare una
caldaia, e per questa ragione il mio idralico, giustamente, è molto più
ricco di me), o che ha una certa età, se costui ha l'impressione che tu stia
usando il dialetto per adeguarti al suo livello reagisce a quella sensazione
parlandoti in italiano, anche se fino a pochi secondi prima aveva parlato in
dialetto con tutti i suoi colleghi o con gli altri artigiani che stavano
lavorando assieme a lui.

Me ne rendo conto perché se abbiamo degli artigiani in casa o in azienda e
si rivoge a loro qualcuno che parla un dialetto *perfetto*, da vero
"madrelingua", quelli rispondono in dialetto, ma se lo faccio io basta anche
la più piccola esitazione e subito si passa all'italiano. Riesco a togliermi
la soddisfazione di fare delle belle chiacchierate in dialetto solo
concentrandomi e - soprattutto - "immedesimandomi", altrimenti mi trovo di
fronte a delle resistenze, che a volte hanno anche delle sfumature quasi
"snobistiche". Insomma, vengo "discriminato"! :-)

--
Ciao,
D.

panurgo13

unread,
Jun 10, 2005, 10:54:33 AM6/10/05
to
Il 10 Giu 2005, 16:15, "Davide Pioggia" <dpio...@despammed.com> ha scritto:

> C'è poi anche la famosa "e chiusa" del gruppo "er" che si trova in:
coperta,
> erba, aperto, eccetera. Un suono che non lo si può "raccontare" se non lo
si
> è sentito :-)

Un po' come le gutturali arabe ed ebraiche: bisogna sentirle pronunciare dai
madrelingua ;-)
È verissimo quello che dici: si tratta di un modo del tutto particolare di
pronunciare la "e" quando seguita da "r". È più che una "e" chiusa, è quasi
una "éi". Un mio amico bolognese di nome "Robèrto" rideva di me perché
pronunciavo il suo nome quasi come un "Robéirto".

> E, guarda caso (di nuovo), sono anche le aree in cui è diffuso nella
> tradizione popolare il gioco del _magiòn_ (italianizzato "maggione"), che
è
> poi il _majong_ cinese, pressoché sconosciuto al resto della regione e
pure
> al resto d'Italia. I migliori giocatori che conosco sono proprio di
Ravenna
> e Faenza.

Escludi pure me, io non sono mai riuscito ad impararlo.
Una mia amica, ottima giocatrice, mi ha spiegato perché il mah-jong è così
diffuso nel ravennate e dintorni. Pare che all'epoca delle legazioni in
Cina, quando le potenze occidentali si spartivano il celeste impero,
l'Italia avesse reclutato proprio a Ravenna e dintorni molti fanti di marina
del battaglione San Marco da inviare laggiù; i quali fanti di marina
impararono il gioco, vi presero gusto e lo portarono a casa ribattezzandolo
"magiòn". La storiella mi desta però qualche dubbio...

> Insomma, ci sono una serie di singolarità linguistiche che si intrecciano
> visibilmente con certi sviluppi storici. Sai se qualcuno si è mai preso
> la briga di fare una ricerca sistematica in questo senso?

Ho letto alcuni saggi dal libro "A. Turchini, La Romagna nel Cinquecento".
Si parla tra l'altro della via del sale che da Cervia risaliva verso
l'Appennino e si fa qualche riferimento alla diffusione linguistica di
termini marinareschi e commerciali, ma nulla di sistematico. Sarebbe
comunque uno studio molto interessante.

A proposito di localismi nella pronuncia, ne ho uno curioso. Nel nostro
dialetto le "forbici" sono le "tusùr" (gli attrezzi per tosare). Mia nonna
però, che era lughese, pronunciava "tujùr", esattamente come si pronuncia il
francese "toujours". Ho sempre fantasticato sull'origine di questa pronuncia
(guerra napoleoniche? Carlo VIII?) ma non ho idea da cosa possa provenire.

Ciao

panurgo13
"Fay ce que vouldras"

http://www.bloggers.it/panurgo13/

Davide Pioggia

unread,
Jun 10, 2005, 11:03:40 AM6/10/05
to
panurgo13 ha scritto:

> Un mio amico bolognese di nome "Robèrto" rideva di me
> perché pronunciavo il suo nome quasi come un "Robéirto".

Hai mai sentito un ravennate quando parla del vicino paesino di
"Sant'Alberto"? :-)

> A proposito di localismi nella pronuncia, ne ho uno curioso. Nel nostro
> dialetto le "forbici" sono le "tusùr" (gli attrezzi per tosare).

Sì, l'ho sentito, e le forbicine sono i "tusurèn" :-)

> Mia nonna però, che era lughese, pronunciava "tujùr", esattamente come si
> pronuncia il francese "toujours". Ho sempre fantasticato sull'origine di
> questa pronuncia (guerra napoleoniche? Carlo VIII?) ma non ho idea da cosa
> possa provenire.

Mi dispiace, perché la tua ipotesi è molto suggestiva, ma credo proprio di
poterla escludere. Infatti "tusùr" e "tujùr" derivano molto probabilmente
dalla stessa radice di "tonsura" e "tonsore".

Non saprei documentarlo, ma "a orecchio" mi sembra proprio che sia così.

--
Ciao,
D.

FB

unread,
Jun 10, 2005, 11:17:01 AM6/10/05
to
On Fri, 10 Jun 2005 14:15:46 GMT, Davide Pioggia wrote:

[...]


> C'è poi anche la famosa "e chiusa" del gruppo "er" che si trova in: coperta,
> erba, aperto, eccetera. Un suono che non lo si può "raccontare" se non lo si
> è sentito :-)

Dalle parti di Pesaro e Urbino, dove si parla una specie di romagnolo
(niente a che fare col dialetto che viene in mente a chi pensa a come
parlano nelle Marche e in Umbria), credo di aver sentito "pistóla", nel
senso dell'offesa. Mi confermi?


[...]


Ciao, FB
--
Emily: "I'm going to Europe and I'm going to have a marvellous time. I'm
going to get up at ten and have two glasses of wine at lunch every single
day."
Richard: "Only prostitutes have two glasses of wine at lunch!"
(Gilmore Girls, 501)

FB

unread,
Jun 10, 2005, 11:38:11 AM6/10/05
to
On Fri, 10 Jun 2005 15:53:32 +0200, franco antonelli wrote:

[...]


> Forse Zeta cercava una classifica di bellezza. Aveva messo in evidenza
> 'stesso e 'medesimo' senza citare la frase.
> Penso che la sua sia stata la ricerca della parola bella fine a se stesso.
> Inserita nella struttura la parola cambia e assume significati a secondo
> delle circostanze.
> La tua 'relativa' spiegazione è molto efficace, l'ho apprezzata e concordo
> con te.

"Pace": molto meglio di "peace", "paix", "Frieden", "мир", "pokój",
"rauha", ειρήνη, béke. Invece, mi piacciono friður e pax, ma "pace" rimane
la migliore.

Ciao, FB
--
"Qualcuno, meglio se un poliziotto, dovrebbe comunicare a Xxxxx
Xxxxxxxxxxxx che scrivere noir non fa per lui. Per il suo bene (e il
nostro, soprattutto)."
(Recensione di Antonio D'Orrico sul Corriere della Sera Magazine)

Davide Pioggia

unread,
Jun 10, 2005, 11:38:12 AM6/10/05
to
FB ha scritto:

> ...credo di aver sentito "pistóla",


> nel senso dell'offesa. Mi confermi?

Sì, certo, ma ero convinto che fosse molto più diffuso di quanto dici tu.

--
Ciao,
D.

Lilith

unread,
Jun 10, 2005, 11:41:59 AM6/10/05
to
Zeta di Riemann wrote:
> Qual è secondo voi una delle parole (o frasi) più belle della lingua
> italiana?

Pappagorgia.


FB

unread,
Jun 10, 2005, 11:48:16 AM6/10/05
to

"Pistòla" sì, ma "pistóla" lo immagino detto da un romagnolo, a questo
punto, da un marchigiano di quella zona, da un sardo e da un pugliese. Da
chi altri?


Ciao, FB
--
"Qualcuno, meglio se un fidanzato, dovrebbe comunicare a Xxxxxxx Xxxxx che
scrivere libri non fa per lei. Per il suo bene (e il nostro, soprattutto)."

Danilo Giacomelli

unread,
Jun 10, 2005, 12:04:49 PM6/10/05
to

"FB" <fam.baldu...@tin.it> ha scritto ...
.............
> "Pistňla" sě, ma "pistóla" lo immagino detto da un romagnolo, a questo

> punto, da un marchigiano di quella zona, da un sardo e da un pugliese. Da
> chi altri?

Da un lombardo, sine ullo dubio.

ciao

--
Danilo Giacomelli
--------------------------
Il 12 e 13 giugno QUATTRO SI per la convivenza civile!
--------------------------


panurgo13

unread,
Jun 10, 2005, 12:06:33 PM6/10/05
to
Il 10 Giu 2005, 17:48, FB <fam.baldu...@tin.it> ha scritto:

> "Pistòla" sì, ma "pistóla" lo immagino detto da un romagnolo, a questo
> punto, da un marchigiano di quella zona, da un sardo e da un pugliese. Da
> chi altri?

Ma in italiano e in dialetto le pronunce sono diverse: io pronuncio "ò"
quando parlo in italiano, "ó" quando parlo in dialetto romagnolo. "Prendo la
pistòla" ma "a ciàp la pistóla"; oppure, come ingiuria "sei proprio un
pistòla!" ma "t'cì propi un pistóla!". Che io sappia, tutti i romagnoli
fanno così.

Già che ci siamo, il noto film di Fellini non è "Amarcòrd", è "Amarcórd". Ma
prova a spiegarlo a chi non è romagnolo...

Ciao

panurgo13
"Fay ce que vouldras"

http://www.bloggers.it/panurgo13/

FB

unread,
Jun 10, 2005, 12:14:51 PM6/10/05
to
On Fri, 10 Jun 2005 16:04:49 GMT, Danilo Giacomelli wrote:

> "FB" <fam.baldu...@tin.it> ha scritto ...
> .............
>> "Pistňla" sě, ma "pistóla" lo immagino detto da un romagnolo, a questo
>> punto, da un marchigiano di quella zona, da un sardo e da un pugliese. Da
>> chi altri?
>
> Da un lombardo, sine ullo dubio.

Lombardo č una parola grossa... (faccina sorridente)


Ciao, FB
--
"Che cos'č un fallo da tergo? E non stiamo parlando della tua vita
privata."
(Intervista della Gialappa's Band a Elisabetta Canalis)

Maurizio Pistone

unread,
Jun 10, 2005, 12:16:15 PM6/10/05
to
Zeta di Riemann <ze...@diriemann.it> wrote:

> Una delle parole che mi piace utilizzare di più in assoluto è "medesimo/a".

allora ti piacerà

di memmedesmo meco mi vergogno

(Petrarca)


--
Maurizio Pistone - Torino
strenua nos exercet inertia Hor.
http://www.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it

Ghost

unread,
Jun 10, 2005, 1:40:32 PM6/10/05
to
FB ha scritto:

>"Parla di quello che vuoi", a rigor di logica, non dovrebbe essere "Parla
>di quello di cui vuoi (parlare)"?

E' pur vero che si può anche pensare a costruzioni quali "parla di quello
che vuoi (per argomento)".

D'altra parte, mi sembra che "quello che vuoi" venga a costituire quasi un
tutt'uno:

Fai || quello che vuoi
Mangia || quello che vuoi


Parla di || quello che vuoi

Paragonalo a || quello che vuoi
Piglialo da || quello che vuoi
Mettilo in || quello che vuoi
Abbinalo con || quello che vuoi
Appoggialo su || quello che vuoi
Prendilo per || quello che vuoi
Infilalo tra || quello che vuoi


Ancora: se in queste situazioni sostituisci "quello che" con un pronome
doppio, come /chi, si presenta il problema già affrontato in passato nel
filone che ha avuto origine dall'articolo di Vitt
<dvvkntkg8vmaak2l9...@4ax.com>.

Un filone piuttosto confuso - soprattutto grazie a me - che pure a Google
pare non piacere troppo: a volte la struttura conta 20 articoli, a volte
21, a volte 25; l'ordine degli articoli cambia; l'articolo di Vitt a volte
vien trovato, a volte no, e generalmente, quando è presente nella
struttura, manca come testo. Insomma, uomo avvisato...

Karla

unread,
Jun 10, 2005, 2:31:38 PM6/10/05
to
panurgo13 ha scritto:

> A proposito di localismi nella pronuncia, ne ho uno curioso. Nel nostro
> dialetto le "forbici" sono le "tusùr" (gli attrezzi per tosare). Mia nonna
> però, che era lughese, pronunciava "tujùr", esattamente come si pronuncia il
> francese "toujours". Ho sempre fantasticato sull'origine di questa pronuncia
> (guerra napoleoniche? Carlo VIII?) ma non ho idea da cosa possa provenire.


In piemontese la forbici sono "tisoire" o "tësoire", però ho sentito
localmente, nel Monregalese, "tesoire" e "tosoire" (la o si legge u).
Dovrebbe derivare dal latino "tonsoriae", tosatrici.

Invece il francese "ciseaux" dovrebbe derivare dal latino "caesoria", ma
Colette ne saprà ben più di me. :-)

k

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