Qualche giorno fa Marino Zinibbardi di Radio3-RAI, nel
presentare un'ospite, la definì "membra" di
non-ricordo-cosa.
Forse era sovrappensiero e gli è sfuggita? oppure è
regolare? (ma io non l'avevo mai sentita come femminile di
"membro")
--
pecunia non olet, sed scarseggiat semper
Adpuf, amico mio, se potessi parlare direi: "Viva la membra!", ma
purtroppo sono imbavagliato e devo tacere.
Mi limito dunque a dire sommessamente che il femminile di "membro" è
"membrana" e voglio vedere chi mi smentisce...
Ciao,
Epimeteo
P.S. W LA MEMBRANA!
>Mi scuso per i possibili doppi sensi di questo argomento.
>"membra" č il femminile di "membro"?
>
>Qualche giorno fa Marino Zinibbardi di Radio3-RAI, nel
>presentare un'ospite, la defině "membra" di
>non-ricordo-cosa.
>Forse era sovrappensiero e gli č sfuggita? oppure č
>regolare? (ma io non l'avevo mai sentita come femminile di
>"membro")
In questi tempi di anti-sessismo penso che un'avvocata non voglia
assulutamente essere classificata come "membro" del foro; membra del foro
le si addice molto di piů.
--
Ciao
Sergio®
[...]
> In questi tempi di anti-sessismo penso che un'avvocata non voglia
> assulutamente essere classificata come "membro" del foro;
L'hai fatto apposta!
[...]
Ciao, FB
--
Emily: "I'm going to Europe and I'm going to have a marvellous time. I'm
going to get up at ten and have two glasses of wine at lunch every single
day."
Richard: "Only prostitutes have two glasses of wine at lunch!"
(Gilmore Girls, 501)
> On Sat, 12 Mar 2005 22:01:35 GMT, ADPUF <flyh...@mosq.it> wrote:
> >Mi scuso per i possibili doppi sensi di questo argomento.
> >"membra" è il femminile di "membro"?
> >
> >Qualche giorno fa Marino Zinibbardi di Radio3-RAI, nel
> >presentare un'ospite, la definì "membra" di
> >non-ricordo-cosa.
> >Forse era sovrappensiero e gli è sfuggita? oppure è
> >regolare? (ma io non l'avevo mai sentita come femminile di
> >"membro")
> In questi tempi di anti-sessismo penso che un'avvocata non voglia
> assulutamente essere classificata come "membro" del foro; membra del foro
> le si addice molto di più.
Più che di anti-sessismo parlerei di confusione dei ruoli che ha generato
una bizzarra macedonia interpretativa di maschietti e femminucce. Il resto
lo lascio dedurre. Chi ha il billo lo vuole e non lo vuole e vorrebbe...
chi ha la billa la vuole e non la vuole e vorrebbe... aggiungi un paio di
stanzate di saggi sulla sessualità, movimenti maschilisti, femministi,
mamme d'assalto più imbecilli di figli e figlie: ecco la macedonia
all'origine dell'avvocata membra; ma si può...?
Ciao,
Franco
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it
Io mai e poi mai vorrei essere chiamata "membra". A me le femministe danno
sui nervi.
>Qualche giorno fa Marino Zinibbardi di Radio3-RAI, nel
>presentare un'ospite, la definì "membra" di
>non-ricordo-cosa.
>Forse era sovrappensiero e gli è sfuggita? oppure è
>regolare? (ma io non l'avevo mai sentita come femminile di
>"membro")
Forse era sovrappensiero. Perché mai i nomi maschili dovrebbero avere
anche un femminile (e viceversa)? Beate (per questo aspetto) le lingue
senza generi, come l'inglese.
Ciao.
Gian Carlo
>>Forse era sovrappensiero e gli è sfuggita? oppure è
>>regolare? (ma io non l'avevo mai sentita come femminile di
>>"membro")
>In questi tempi di anti-sessismo penso che un'avvocata non voglia
>assulutamente essere classificata come "membro" del foro; membra del foro
>le si addice molto di più.
Forse sei sovrappensiero e ti è sfuggita? Volevi dire "foro del
membro"? :-)
Ciao.
Gian Carlo
> Forse sei sovrappensiero e ti è sfuggita? Volevi dire "foro del
> membro"? :-)
GIAN CARLO!!!
Aspetta che ti legga Luciana, poi ti sentirai le tue!!! :-DDD
> Ciao.
>
> Gian Carlo
Ciao,
Roger
--
FAQ di ICLIt:
http://www.mauriziopistone.it/linguaitaliana.html
"What's in a name? That which we call a rose
By any other name would smell as sweet."
>> Forse sei sovrappensiero e ti è sfuggita? Volevi dire "foro del
>> membro"? :-)
>GIAN CARLO!!!
>Aspetta che ti legga Luciana, poi ti sentirai le tue!!! :-DDD
Spero di no.
Voglio dire non che Luciana non sia più di passaggio qui, ma che non
mi dica le mie.
Che nostalgia dei tempi in cui qui (e prima ancora in
it.discussioni.linguaitaliana) ci si dilettava con giochi di parole,
con limerick, con...
Ciao.
Gian Carlo
> Forse era sovrappensiero. Perché mai i nomi maschili dovrebbero avere
> anche un femminile (e viceversa)? Beate (per questo aspetto) le lingue
> senza generi, come l'inglese.
A me, che pure sono moderatamente femminista, sembra che si stia
esagerando, come si esagera col politicamente corretto.
Il problema si poneva per le professioni femminili, non per qualsiasi
termine.
Abbiamo già detto, in altra occasione, che rudi montanari maschioni non
si offendono ad essere chiamati "la guida", e una donna può essere
benissimo membro del foro.
k
Ma va' là!
> Qualche giorno fa Marino Zinibbardi di Radio3-RAI, nel
> presentare un'ospite, la definì "membra" di
> non-ricordo-cosa.
> Forse era sovrappensiero e gli è sfuggita? oppure è
> regolare? (ma io non l'avevo mai sentita come femminile di
> "membro")
O gli è scappata, o è ignorante, o stava scherzando.
La prima ipotesi è sempre possibile, le altre due non so: dipendono dalla
cultura di questo Zinibbardi e dal grado di "seriosità" della trasmissione.
Nel linguaggio colloquiale, può capitare di sentire trasformazioni di
genere come "una membra", "una genia", "un bellezzo", ma ovviamente sono
sempre intesi come scherzi.
È però capitato che alcune di queste formazioni ironiche abbiano preso
piede come vocaboli veri e propri, come "una tipa" o "un fico". Però
rimangono sempre e solo in un linguaggio molto colloquiale: non credo che
un conduttore radifonico di una trasmissione seria userebbe di proposito
vocaboli del genere.
--
Cingar
>> Qualche giorno fa Marino Zinibbardi di Radio3-RAI, nel
>> presentare un'ospite, la definì "membra" di
>> non-ricordo-cosa.
>> Forse era sovrappensiero e gli è sfuggita? oppure è
>> regolare? (ma io non l'avevo mai sentita come femminile
>> di "membro")
>
> O gli è scappata, o è ignorante, o stava scherzando.
>
> La prima ipotesi è sempre possibile, le altre due non so:
> dipendono dalla cultura di questo Zinibbardi e dal grado
> di "seriosità" della trasmissione.
Beh, Radio3 è la rete culturale della RAI, e M. Sinibaldi è
una persona colta.
Però parlando in diretta deve essergli sfuggita la A invece
della O.
> È però capitato che alcune di queste formazioni ironiche
> abbiano preso piede come vocaboli veri e propri, come "una
> tipa" o "un fico". Però rimangono sempre e solo in un
> linguaggio molto colloquiale: non credo che un conduttore
> radifonico di una trasmissione seria userebbe di proposito
> vocaboli del genere.
Mi fai pensare a quel vocabolo tanto caro a certe categorie
di professionisti: "tipologia"; che differenza c'è dal
semplice "tipo"?
> Adpuf, amico mio, se potessi parlare direi: "Viva la
> membra!", ma purtroppo sono imbavagliato e devo tacere.
> Mi limito dunque a dire sommessamente che il femminile di
> "membro" è "membrana" e voglio vedere chi mi smentisce...
>
> Ciao,
> Epimeteo
>
> P.S. W LA MEMBRANA!
Penso che non ti riferisca alle multibrane di qualche
settimana fa, ma al bidimensionale concetto:
hymen - film - pellicola ?
Ho letto che in taluni casi riguardanti ex-pulzelle pentite
si procede a ripristino chirurgoplastico di quel
certificato di purezza avventatamente compromesso.
Canti epitalami ed imenei:
http://www.google.it/search?hl=it&ie=ISO-8859-1&q=canto+imeneo&btnG=Cerca&meta=
IMENEO
Nella mitologia, era una divinità che guidava il corteo
nuziale che, quasi sicuramente, in origine fu la
personificazione del canto nuziale. Tradizioni tarde lo
considerano ora figlio di una musa (Clio o Urania) e di
Apollo, ora di Dionisio e di Afrodite. Si raccontava che
Imeneo fosse stato un giovane ateniese di straordinaria
bellezza; pur essendo di condizione modesta, amava una
giovane nobile e, non sperando di poterla mai sposare, la
seguiva dovunque, di lontano. Mentre con altre giovani si
recava ad Eleusi, i pirati la rapirono insieme alle
compagne e allo stesso Imeneo, scambiato per una ragazza.
Ma egli uccise nel sonno tutti i pirati e, fatto ritorno
ad Atene, ottenne la mano dell'amata. In ricordo di
quest'impresa il nome di Imeneo è invocato in segno di buon
augurio nei matrimoni e i suoi attributi consueti sono la
fiaccola, una corona di fiori, talvolta un flauto.
"Un ricco matrimonio è paragonabile al battesimo, per
l'immediatezza con cui cancella ogni precedente macchia."
Charles Fourier, Teoria dei quattro movimenti
IMENEO è un'opera poco citata di Handel. La parte
principale è affidata ad un basso. L'opera è la penultima
del Caro Sassone, è del 1738, poi revisionata nel 1740. In
seguito verrà Deidamia e il capitolo delle opere italiane
si concluderà, aprendosi definitivamente la produzione
oratoriale.
Una delle cose che contemporaneamente delude ma stupisce
dell'opera in se è innanzitutto l'organico, scarno: oltre
all'orchestra standard di archi, si affiancano solo gli
oboi.
Handel è sicuro di sé: la sua fonte creativa non delude
neppure questa volta: la creatività e il Genio, donano una
serie di arie molto fresche, pur non presentando
un'esuberanza timbrica strumentale: quanto non si può fare
anche con strumenti standard...
La presenza di cori, in mezzo all'opera, denota la
spezzatura dell'archetipo metastasiano.
Veniamo ad una analisi della composizione della
distribuzione delle arie:
15 arie con la particolarità che 3 di queste sono senza il
consueto da capo.
1 ouverture
4 cori
2 duetti
1 terzetto
5 ariosi
1 recitativo accompagnato
21 recitativi.
L'Imeneo presenta uno schema armonico audace, delle
melodie affascinanti, e la scrittura sempre elegante e
complicata: le arie sono nello stile brillante dell'opera
napoletana.
L'Imeneo si apre con una Ouverture, in stile francese
grave, per poi librarsi eterea nell'Allegro che segue: essa
si termina con un delizioso minuetto. Poi parte subito un
Arioso, dove Tirinto (cantante D'Anna Fortunato), cercante
la sua amata Rosmene: il ritmo è andante, e la voce si
giostra con il cembalo e il violoncello. Segue un
recitativo, in forma standard, ma poi riecco che ritorna lo
stesso arioso: sembra un'aria quasi tripartita, dove il
movimento centrale è assegnato al recitativo, e il
ritornello finale sia una variazione del tema iniziale, dal
momento che l'orchestra rafforza cembalo e violino. Dopo un
altro breve recitativo, ecco che riparte un'aria di una
melodia da brivido: lenta dove Tirinto esprime la passione
per Rosmene, probabilmente rapita insieme alle altre
vergini di Atene. Incredibili le magie che riesce ad
evocare anche con un'orchestra standard (archi e cembalo).
Segue un recitativo, standard, e poi un coro, coro
attenzione non un ensemble: il ritmo è andante: "Vien
Imeneo frà voi, viene frà voi!": davvero fresco e
incantevole. Segue un recitativo standard, a più voci. Si
apre la prima aria di Imeneo, cupa e dal ritmo andante ma
non troppo "Di Cieca notte allor": è una normalisima aria
da capo. Dopo un'altro breve recitativo, Rosmene
(interpretata dalla brava Julianne Baird) dove si
destreggia fra l'amore per Tirinto, e il temporeggiamento
verso Imeneo: il ritmo è andante: naturalmente l'aria è per
soprano. "Ingrata mai non fui, non ho di sasso il cor"
verso Imeneo e poi volgendosi verso Tirinto "Ma il cor non
è per lui, lo serbo sol per te": non è la prima volta che
Handel usa questa forma di spezzare l'aria verso due
personaggi presenti in scena, anche se uno degli aspetti
più belli è quando il personaggio si confida col pubblico:
indimenticabile il momento, per fare un collegamento con
un'opera teatrale assai più precedente a questa, in cui
L'Imperatrice Agrippina cova la doppia faccia nei confronti
di Ottone il generale romano che aveva salvato l'Imperatore
Claudio dai flutti del mar: "Tu ben degno sei dell'allor"
dice quasi in reverenza ad Ottone, con toni dolci e pacati,
e l'orchestra sottolinea questa "riverenza", ma poi ecco
che si rivolge al pubblico, l'orchestra si impenna volano
le pirotecniche eil ritmo si serra "Ma di sdegno arde il
mio cor". Un'aria breve ma che descrive così bene certi
atteggiamenti.....
Torno a Imeneo...dopo l'aria di Rosmene si inserisce dal
ritmo andante subito un'aria di Tirinto, senza uno stacco
di recitativo secondo le buone regole Metastasiane "Mi
chiederesti meno se mi chiederesti il core". Riparte un
recitativo dove Clomiri non riesce ad attrarre l'Attenzione
di Imeneo, in preda ai suoi sospiri.
"V'è un infelice che per te more", una delicata aria dove
si capisce l'interesse di Clomiri nei confronti di Imeneo:
il soprano Beverly Hoch canta a tratti all'unisono con un
violino: la maggior parte dell'aria è data da voce, violino
e cello con clavicembalo, e ci sono passaggi da suono pieno
a passaggi in "sordina".
Ma Imeneo vuole Rosmene "Esser mia dovrà la bella
tortorella", dove a ritmo allegro incalzante intercalato da
passaggi solistici brevi di violino, il basso sfoggia
abilità di agilità da apprezzare: Il Cembalo non passa in
secondo piano, sembra quasi che lo strumento sia sulla
schiena del cantante.
L'atto primo si conclude con la ripresa del coro "Vien
Imeneo fra voi..."
Il secondo Atto si riapre con un arioso dove spicca il
violoncello, strumento fra gli archi più adatto per dare
quel tocco patetico a "Dhè, m'aiutate, o Dei!" di Rosmene,
poichè "Vogliono i tuoi maggiori, il senato la patria e
vuol ragione che tu sia di Imeneo": in fondo è un po' la
stessa situazione che all'apertura di Semele si trova la
protagonista del Musical Drama.
Argenio canta "Su l'Arena di barbara scena", è in allegro
moderato, di una melodia accattivante: lo scopo è
convincere Rosmene a cedere a Imeneo. Rosmene rimasta con
Clomiri sulla scena, è confusa, che fare? ed ecco una delle
metafore più ambite ed usate dal Barocco, nel recitativo
"mi trovo fra i fluti del pensiero, qual navicella in mar
senza nocchiero". Clomiri chiede a rosmene la motivazione
del suo stato afflitto, e poichè non conosceva Amore
proferisce "Buon giudice non sei del mio tormento!". Parte
un'altra aria leggera "Semplicetta, la saetta non intendi
ancor d'Amore" (qui è inevitabile un collegamento spontaneo
ad un'analoga aria "leggera dall'Alcina "Semplicetto, a
donna credi"). Poi come un twister parte un'aria talmente
coinvolgente e da un ritmo incalzantissimo, mossa da
un'altra metafora: SORGE NELL'ALMA MIA, per descrivere i
tumulti dell'alma di IMENEO, un frullato di note, miriadi
di note del cembalo che è magnificamente in primo piano,
tutto per descrivere l'avvampo di gelosia di Imeneo... ma
il cembalo e i turbinii degli archi. E' definita come un
ottimo esempio di "Aria di tempesta". A dire il vero
quest'aria non mi era ignota, in effetti Aris Christofellis
nel suo recital Arie di virtuosismo del 18° secolo la
propone, ma l'acutezza della sua voce dal mio punto di
vista oscura la costellazione di note del cembalo, che
invece nella versione di quest'aria per basso si può ben
assaporare nella pienezza.
Cosa un po' strana nella prefazione dell'aria del cd di
Crhistofellis ci si concentra sul fatto che il ruolo di
Tirinto era affidato a Maria Monza per poi essere adattato
al castrato Andreoni. Quello che però mi verrebbe da
obiettare è che l'aria non è cantata da Tirinto ma da
Imeneo. Che sia successo come con l'aria TORNAMI A
VAGHEGGIARE in Alcina, dove l'aria a volte era affidata ad
Alcina e altre volte alla sorella Morgana? Altra aria
deliziosa è "E' sì vaga del suo bene" con una melodia
intervallata da commenti violinistici, il tutto con tono
"Leggero": da dire che il soprano splende di una freschezza
inaudita: a volte va talmente su col livello di note, che è
davvero un piacere inebriarsi di anche queste altre
prodezze. Trilli a go go in certi punti del testo! Altra
aria vigorosa del basso IMENEO "Chi scherza con le rose un
dì si pungerà": evidentemente non aveva capito che
bisognava lasciare le spine per cogliere le rose (
Benedetto Pamphili in Trionfo del Tempo e del Disinganno,
"Lascia la spina, cogli la rosa"). Comunque sia il cembalo
pur avendo un ruolo di continuo, sembra sempre in primo
piano (quasi un po' come nell'incisione di TITO MANLIO di
Antonio Vivaldi). C'è poi un bel terzetto in ritmo lento
dove i 2 spasimanti di Rosmene si lamentano perchè pace
vogliono trovare al tormento del loro amore per Rosmene:
cantano dapprima separati poi le loro tre voci si
rintrecciano in "Ah s'io morissi ancora!", la situazione si
fa pressante per Rosmene poichè Tirinto e Imeneo sbottano,
sempre però con tono pacato-lamentoso, "Alfin chi di noi
due Ritroverà mercè?", ma Rosmene ribatte "Non so, se poi
sarò di lui se poi sarò di te". Ecco che interviene un coro
"E troppo bel trofeo della Bellezza il cor. Lo vincerà
Imeneo e già lo vinse Amor?" con ritmo andante che chiude
il secondo atto.
Rosmene combattuta fra gratitudine verso Imeneo e amor
verso Tirinto, non sa a chi cedere: "In mezzo a voi due qui
lascio il mio core. " ecco la prima aria del Terzo atto,
sempre con tono leggero: peculiarità: non ha il da capo.
Imeneo confida a Tirinto che sua sarà Rosmene la sua anima
"uscir vedrai di vita e uscir di pene". D'altro canto
Tirinto "Dì, se mai la fortuna arride al tuo conforto (nel
senso verso Imeneo), ch'è tua Rosmene, e che Tirinto è
morto". "Pieno il core di timore", questa è l'aria seguente
di Tirinto, dove si ravveggia il carattere eroico/patetico
dell'eroe handeliano: ci sono delle soluzioni del
trattamento degli archi che mi fanno tornare in mente
Serse. Imeneo intanto in uno scambio di confessioni con
Clomiri, si riserba solo per Rosmene: e Clomiri sbotta
"Pazienza!", e con questa sua caratteristica di arie
leggere se ne esce di scena con "Se ricordar ten vuoi",
senza il consueto da capo. Imeneo parte con un'altra aria
senza aspettare un recitativo "D'Amor nei primi istanti,
facili son gli amanti a farsi lusingar solo per vanità". Ma
intanto in un recitativo successivo confessa che intende
perfettamente gli interessi di Clomiri, ma finge di non
comprenderli. Giunge Rosmene, Imeneo le si avvicina e parte
con un arioso grave "Se la mia pace a me Vuoi togliere,
barbara, toglimi la vita ancor!", ma ecco che entra
Tirinto, dopo un istantaneo recitativo, Tirinto ricanta le
stesse parole di Imeneo, ma comn ritmo più serrato: gli
effetti sono davvero contrastanti esattamente come
differenti sono caratterizzati i personaggi: Rosmene sta
per decidere, ed ecco che lo dice in un recitativo, ma
sembra quasi essere interrotta dallo stesso motivo "Se la
mia pace" in ritmo più serrato cantato da Imeneo e Tirinto
assieme. In una scena di finta pazzia, dove Rosmene
intravede un'ombra per consigliarla a decidere, ella sviene
"Che mancar mi sento", tutti i personaggi compiangono la
sua sorte, ma poi rinviene, e al risveglio proferisce "Fui
costretta a dir di sì", quindi colpo di scena sceglie
Imeneo, e a Tirinto (che stava cercando di recuperare la
mascella poichè non se l'aspettava! ) "Tirinto datti pace,
e non dispiaccia a te ciò che a me piace". L'atto si
conclude con un duetto "Per le porte del Tormento" e un
coro conclusivo che riassume quanto la ragione prevalga sui
voleri : "Se consulta il suo dover, nobil alma o nobil core
non mai piega a' suoi voleri, ma ragion seguendo va", ma di
più insiste: "E se nutre un qualche amor ch'a ragion non si
convien, quell'amor scaccia dal sen ed ad un altro amor si
dà".
http://www.haendel.it/composizioni/opere/imeneo_cd.htm
> Penso che non ti riferisca alle multibrane di qualche
> settimana fa, ma al bidimensionale concetto:
> hymen - film - pellicola ?
Adesso che mi ci fai pensare, non escluderei che le multibrane (che,
secondo certi cosmologi, stanno alla base delle natura profonda
dell'universo) condividano, senza malizia e senza pruriginose allusioni
a ripristini chirurgoplastici, la natura delicata e simbolica dell'hymen
primordiale.
In ogni caso, ammirato per i risultati della tua ricerca sui canti
imenei, grazie a te prendo conoscenza di un'opera musicale che ignoravo
sulla divinità in questione e che, a o(re)cchio e croce, dev'essere una
pizza micidiale. Oltretutto, non prevedendo essa la parte del flauto,
non posso neanche sperare in una interpretazione o in una consulenza
filologica da parte di Lilith.
Mi accontento dunque di vibrare emotivamente all'unisono con questa
membrana cosmica, ribadendo che linguisticamente "membrana" è una
(l'unica) voce dotta femminile che derivi da "membro" e sia dunque ad
esso affine e complementare.
Il fatto poi che questo termine possa derivare dalla radice latina
"min", cioè piccola cosa, e che si possa confondere con la membranza che
richiama alla memoria cose del passato, mi sembra del tutto irrilevante
e comunque non mi riguarda.
[Certo potevi evitare, nel titolo, di evidenziare quel LUNGOOO, al quale
i linguisti maliziosi che qui pullulano potrebbero attribuire un
significato comparativo e autopromozionale...]
Ciao,
Epimeteo
> In ogni caso, ammirato per i risultati della tua ricerca sui canti
> imenei, grazie a te prendo conoscenza di un'opera musicale che ignoravo
> sulla divinità in questione e che, a o(re)cchio e croce, dev'essere una
> pizza micidiale.
Argh.
> Oltretutto, non prevedendo essa la parte del flauto,
> non posso neanche sperare in una interpretazione o in una consulenza
> filologica da parte di Lilith.
Tiè!
Ciao
> Epimeteo wrote:
> Argh.
> Tiè!
Tiè nam mèn?!?!?
Ciao,
Franco cruciverbico
> Ciao
> Tič nam mčn?!?!?
Non so se la seconda parola ci stia nel cruciverba ma, conoscendo Lilith
e la sua limitata conoscenza della lingua cinese, credo che lei
preferirebbe dire "tič gnam men".
> Ciao,
> Franco cruciverbico
Ciao,
Epimeteo antropofagico
> Non so se la seconda parola ci stia nel cruciverba ma, conoscendo Lilith
> e la sua limitata conoscenza della lingua cinese, credo che lei
> preferirebbe dire "tič gnam men".
Io conosco pelfettamente il cinese mandalino.
Tič.
Ciao
Gualda che la flase da me ploposta č pel un telzo un'esplessione di
lipicca, pel un telzo un'esplessione onomatopeica e pel un telzo una
palola inglese.
> Tič.
Tie'.
Epimeteo
E pel (il) qualto telzo? Sissignole, il qualto! Pelché
secondo la tladizione dell'alimetica mandalina di telzi
ce ne son quattlo. E chiunque non ci cleda finilà in uno
dei numelosi lagel da lieducazione.
Cali saluti dalla Gelmania,
Wolfgang
> E pel (il) qualto telzo? Sissignole, il qualto! Pelché
> secondo la tladizione dell'alimetica mandalina di telzi
> ce ne son quattlo.
Ma certo che i terzi sono quattro!
Altrimenti come si fa a conoscere il volume della sfera?
"Della sfera il volume qual è?
Quattro terzi pi greco erre tre"
> Cali saluti dalla Gelmania,
> Wolfgang
Ciao,
> Ma certo che i terzi sono quattro!
> Altrimenti come si fa a conoscere il volume della sfera?
> "Della sfera il volume qual č?
> Quattro terzi pi greco erre tre"
E quello del dodecaedro?
Ciao
E del cedro? (parlando di mandarino... Taccio? Taccio)
Ciao, FB
--
L'importante č che risplenda tu, sola primadonna e immarcescibile leggenda
del tuo pianerottolo.
(Lucangel su it.cultura.libri)
> E quello del dodecaedro?
Basta sottrarre il volume dell'ottaedro al volume dell'icosaedro, dopo
averli spruzzati entrambi con un po' di quintessenza e avendo cura di
tenere, a basso volume, un sottofondo di musica dodecafonica.
Epimeteo platonico
Č tanto semplice che ognuno saprebbe tradurla: (4/3)śrł
Ringrazio Roger di avermi insegnato che rł puň, anziché Ťerre alla
terzať, anche dirsi Ťerre treť, senza che si faccia alcun cenno alla
natura esponenziale del Ťtreť. La gara tra matematica e metrica la
vince quest'ultima - che bello!
Ciao, Wolfgang
>> Altrimenti come si fa a conoscere il volume della sfera?
>> "Della sfera il volume qual è?
>> Quattro terzi pi greco erre tre"
>
> E quello del dodecaedro?
http://www.malagoliguerra.it/didatt/didatt.html#Dodecaedro
--
"Verba volant, scripta claxon."
-- ADPUF
> Ma certo che i terzi sono quattro!
> Altrimenti come si fa a conoscere il volume della sfera?
> "Della sfera il volume qual è?
> Quattro terzi pi greco erre tre"
Chissà come viene in tedesco.
--
"Lis fantatis e vain cun t'un voli e lis maridadis cun doi."
> che bello!
Una guerra?