Mad Prof <nos...@mail.invalid> wrote:
> "Se saresti disposto a fare questo per X, chissà cosa potresti fare per Y."
>
> Che tipo di frase introduce il se in questo esempio?
Un caso un po' diverso di se + condizionale è riportato in una risposta di
questa discussione (non mi convince al 100% invece la frase di Giavazzi da
cui parte il discorso):
<
https://www.achyra.org/cruscate/viewtopic.php?t=325>
"Se sarebbe esagerato parlare di miracolo, non si può tuttavia disconoscere
l’eccezionalità di tale evento."
Anche in questo caso 'se' potrebbe essere sostituito con "se è (pur) vero
che", ma non con "visto che", "dato che", ecc.
Marco1971 scrive:
«Nel volume La Crusca risponde, che raccoglie varie domande e risposte
apparse su La Crusca per voi, Luca Serianni risponde precisamente alla
questione che qui c’interessa. Ne trascrivo la parte finale.
Il brano del Leopardi ci offre un esempio di quel particolare valore
ipotetico (ma sarebbe meglio parlare di “apparente valore ipotetico”) che
nella mia Grammatica italiana, Torino 1988, XIV 157, ho definito
“concessivo-avversativo”. In frasi del genere il se non introduce una
condizione ma una circostanza che si oppone all’idea espressa dalla
reggente, pur non inficiandone la validità. L’insieme di subordinata +
reggente potrebbe essere sostituito da due proposizioni coordinate mediante
una congiunzione avversativa. Cosí: “non vi si sentirebbe né la latinità,
né la grecità, o se si conoscerebbe, non vi si sentirebbe...” (= o si
conoscerebbe, ma non vi si sentirebbe). Qualche altro esempio si può
ricavare dai citati Complementi di A. Leone, pag. 145-146: “Se tutti
sarebbero stati incapaci di commettere azioni cattive, erano sempre
pronti...” (Palazzeschi; = tutti sarebbero stati incapaci di commettere
azioni cattive, ma erano sempre pronti...), “E se voi vorreste associare
alla mia la sua sorte, credo che... (Sciascia; = voi vorreste associare
alla mia la sua sorte, ma credo che...).
Luca Serianni»
L'articolo di Colella (anzi il libro, visto che sono 320 pagine) che ho
citato sopra definisce questo 'se' "se concessivo o
condizionale-concessivo".
«3.9.2. Se concessivo e condizionale-concessivo.
Tra condizionalità e concessività, come è noto, non c’è sempre un confine
chiaro e ben definito. Pertanto, in determinati co(n)testi, se può
sviluppare il significato di ‘anche se’. In (74) lo stato di cose espresso
dalla protasi “fattuale” non ha come naturale conseguenza quello che ci si
aspetterebbe, bensì produce un effetto inatteso:
(74) Se [= anche se] tu hai perdute le ricchezze e la gloria del mondo, non
te ne dovresti crucciare, ma esserne allegro, pensando che se’ meglio
acconcio di venire a quel fine glorioso per che fosti fatto da Dio
(Giamboni Libro V: 15).
Anche la natura tematica di tali protasi, che si dispongono sempre a
sinistra, ci permette di coglierne il valore concessivo-avversativo. La
sfumatura concessiva, conferita da particolari elementi correlativi
(almeno, ancora) si coglie anche in quei costrutti nei quali la protasi
descrive una situazione possibile (75) o irreale (76 e 77):
(75) e se non pietate ha l’un de voi del mal grave dell’altro, àggialo
almen del suo, e per amor di sè partasi da male (Guittone Lettere XIV:
187);
76) s’io avessi già nel sepolcro l’uno piè, ancora vorrei imparare
(Bartolomeo Ammaestramenti IX I 5: 161);
(77) Se io volessi descrivere quanti e quali, non so se capessono in questo
libro (Trecentonovelle CCIX: 543).
Questi costrutti “anfibi” sono in genere definiti “condizionali concessivi”
e sono rappresentati prototipicamente dal connettivo polirematico anche se,
già attestato in testi antichi:
(78) Anco se tu avessi addosso una grande macina tu non ti potresti chinare
pur per una paglia (Giordano Prediche inedite I: 10);
(79) Anco se tu ponessi ch’elli avesse podestà di dartele et promettesseti
tutti li regni del mondo, anco non te li darebbe ma ingannerebbeti
(Giordano Prediche inedite IV: 32).
In (78) i due membri sono correlati mediante pur, mentre in (79) la
ripetizione di anco funge da elemento correlativo di ripresa.»