Siamo tutti d'accordo nel ritenere orrenda l'espressione "e quant'altro"
buttata lě alla fine di una frase.
Il mio problema č un altro: č una frase grammaticalmente corretta oppure no?
Secondo me non lo č perché presuppone la presenza di una subordinata:
esempio:
"comprerň mele, pere e quant'altro MI SERVA" corretto
"comprerň mele, pere e quant'altro" errato
Questo perň č quello che penso io, e ancora non sono riuscita a trovare
una conferma.
Mi piacerebbe molto conoscere il vostro parere.
Grazie
Silvia
> "comprerò mele, pere e quant'altro MI SERVA" corretto
> "comprerò mele, pere e quant'altro" errato
Credo tu abbia ragione: "quant'altro" implica un secondo termine "di
paragone". Usato isolato, specie in fondo a una frase, è solo un
ridicolo vizio linguistico di recente introduzione e che tende a
sostituire "eccetera".
P.
Boh, "tutti"... A me non pare né particolarmente bella né particolarmente
orrenda. Più che altro, è orrdendamente abusata; si è proprio stufi di
sentirla.
> Il mio problema è un altro: è una frase grammaticalmente corretta oppure
> no?
A parte che non è una frase ma una locuzione avverbiale, sì che è giusta.
Perché non dovrebbe esserlo?
> Secondo me non lo è perché presuppone la presenza di una subordinata:
> esempio:
> "comprerò mele, pere e quant'altro MI SERVA" corretto
> "comprerò mele, pere e quant'altro" errato
Ma che discorsi...
Allora è "grammaticalmente errato" anche dire "e così di seguito"?
Bisognerebbe dire "e così di seguito ELENCHIAMO"?
La grammatica prevede una cosa chiamata "ellissi", che ci permette di
omettere le parti intuibili di una frase.
Nel caso di espressioni come "e quant'altro" o "e così di seguito", si
tratta di EX frasi ellittiche che si sono trasformate in formule fisse con
il valore di un avverbio.
--
Cingar
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it
> La grammatica prevede una cosa chiamata "ellissi", che ci permette di
> omettere le parti intuibili di una frase.
M'hai sgridato per.
Ciao
Ale
--
Namárië Valinor
> > La grammatica prevede una cosa chiamata "ellissi", che ci permette di
> > omettere le parti intuibili di una frase.
>
> M'hai sgridato per.
Io te l'avevo.
P.
> "Cingar" <cingar.s...@libero.it> ha scritto nel messaggio
>> La grammatica prevede una cosa chiamata "ellissi", che ci permette di
>> omettere le parti intuibili di una frase.
>
> M'hai sgridato per.
Ha fatto quanto *
.
.
.
.
.
*(in questi casi è previsto dal buonzenzo e dalla netiquette :)
Ma l'ho fatto perché ti.
E, comunque, questo è un esempio del.
--
Cingar
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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
>Il mio problema è un altro: è una frase grammaticalmente corretta oppure no?
--
Maurizio Pistone - Torino
strenua nos exercet inertia Hor.
http://www.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
>Il mio problema è un altro: è una frase grammaticalmente corretta oppure no?
No.
È un vezzo moderno; per quanto ne so, contemporaneo del "piuttosto
che".
(Aridatece un attimino!)
> zilvia <zil...@nonlibero.it> ha scritto su
> it.cultura.linguistica.italiano:
>
>>Il mio problema è un altro: è una frase grammaticalmente corretta oppure no?
>
> No.
>
> È un vezzo moderno; per quanto ne so, contemporaneo del "piuttosto
> che".
Pensavo che la tua prima risposta fosse una citazione à la Piston, e non
capivo cosa volessi sottolineare.
Ciao, FB
--
"Is this Miss Prism a female of repellent aspect, remotely connected with
education?" "She is the most cultivated of ladies, and the very picture of
respectability." "It is obviously the same person."
("The Importance of Being Earnest", Oscar Wilde)
> >Il mio problema è un altro: è una frase grammaticalmente corretta oppure
no?
"Maurizio Pistone" <scri...@mauriziopistone.it> ha scritto
> No.
> È un vezzo moderno; per quanto ne so, contemporaneo del "piuttosto
> che".
grazie a tutti per avermi chiarito il dubbio... adesso posso azzannare senza
remore chi usa l'odiata locuzione !
zil
Perché?
> È un vezzo moderno; per quanto ne so, contemporaneo del "piuttosto
> che".
Il suo problema è un altro: vedi sopra.
>
>>Il mio problema è un altro: è una frase grammaticalmente corretta oppure no?
>
> No.
Che sia un vezzo antipatico, bene; ma che cosa c'è che non va
grammaticalmente?
A me sembra ok, questo è quanto :)
> > No.
> Perché?
Perché un pronome relativo (con il significato di "tutto quello che")
non può vivere senza verbo, appeso al nulla, a meno di non volere
esprimere una certa reticenza o una sospensione del discorso (allora
metterei i puntini di sospensione).
A mio parere l'ellissi in questo caso non c'entra. Se si vuole tagliare
corto, in italiano basta dire "e così via", "e tutto il resto", "e altre
cose simili".
> > È un vezzo moderno; per quanto ne so, contemporaneo del "piuttosto
> > che".
> Il suo problema è un altro: vedi sopra.
"Piuttosto che" non è una locuzione grammaticalmente scorretta, è solo
una locuzione congiuntiva usata a sproposito, perché il suo significato
di base nella lingua italiana è "più tosto", cioè "più facilmente",
"anziché", "invece che". Volerla usare, come fanno molti, nel senso di
"ovvero", "oppure", è ridicolo (se la lingua ha un senso), ma credo che
questo vezzo si affermerà sempre più perché la convenzione e l'abitudine
prevarranno sul senso. Amen.
Ciao,
Epimeteo
> Perché un pronome relativo (con il significato di "tutto quello che")
> non può vivere senza verbo, appeso al nulla, a meno di non volere
> esprimere una certa reticenza o una sospensione del discorso (allora
> metterei i puntini di sospensione).
Già fatto l'esempio, "questo è quanto", espressione che ha avuto nei
decenni scorsi larga diffusione, fors un po' trascurata ultimamente (ma
oggi i ragazzi parlano con cento parole).
> A mio parere l'ellissi in questo caso non c'entra.
Eppecche'?
> "Epimeteo", Para que tú me oigas, mis palabras se adelgazan a veces como
> las huellas de las gaviotas en las playas.
>
>> Perché un pronome relativo (con il significato di "tutto quello che")
>> non può vivere senza verbo, appeso al nulla, a meno di non volere
>> esprimere una certa reticenza o una sospensione del discorso (allora
>> metterei i puntini di sospensione).
Buon giorno, sono l'avvocato del signor "E. Quant Altro". Non potrebbe
intendersi come "tutto quello che (è) altro (i.e. "il resto")"?
> Già fatto l'esempio, "questo è quanto", espressione che ha avuto nei
> decenni scorsi larga diffusione, fors un po' trascurata ultimamente (ma
> oggi i ragazzi parlano con cento parole).
Sbagliata pure quella? Secondo me, potrebbe essere considerato un
idiotismo. Perché no?
Ciao, FB
--
L'importante è che risplenda tu, sola primadonna e immarcescibile leggenda
del tuo pianerottolo.
(Lucangel su it.cultura.libri)
> Eppecche'?
------------
Tutt'a vònno a 'sta bella acquajola,
ma nisciuno s'a piglia, pecché?...
Eppecché?... Pecché... ndrínghete ndrá,
'mmiez'ô mare nu scoglio nce sta...
tutte vènono a bevere ccá
pecché... ndrínghete, ndrínghete, ndrá!
------------
Don Epimeteo
> Buon giorno, sono l'avvocato del signor "E. Quant Altro".
Taormina?
--
"Al cimitero trovate altre ossa", Locandina di "Torino cronaca"
> FB scripsit:
>
>> Buon giorno, sono l'avvocato del signor "E. Quant Altro".
>
> Taormina?
Basta, non ti parlo più. A giorni farò il nome del grammatico che ha
danneggiato la buona reputazione di questa rispettabile locuzione.
Ciao, FB
--
"What meaning of this, Mitter Twain?". "I will tell you, Mr Wang, if you
can tell me why a man who possesses one of the most brilliant minds of this
century can't say his prepositions or articles".
(Murder by Death)
>> Eppecche'?
> Eppecché?... Pecché... ndrínghete ndrá,
> 'mmiez'ô mare nu scoglio nce sta...
Ma pecché pecché
vuoje darme stu turmanto
no, chest'è quaaanto
quant'altro, ormai
Dimmi quanto tu berrai,
dimmi quanto quanto quanto.
Se berrai quant'altri mai,
forse tu ti ubriacherai..."
Epimeteo
--
"Dobbiamo respirare come una squadra."
(Dejan Stankovic, centrocampista dell'Inter, 9 settembre 2004)
> Dimmi quanto tu berrai,
> dimmi quanto quanto quanto.
> Se berrai quant'altri mai,
> forse tu ti ubriacherai..."
Quanto, t'amo, Quanto, t'amo, tu lo sai
Quest'è quanto e lo dirò quant'altri mai...
("Que je t'aime, Johhny Hallyday)
Io dico che, quando usata in fin di frase, è una locuzione avverbiale con il
significato di "eccetera".
Io non ho prove e tu?
Prima o dopo la condanna?
GraZia
In verità io ti dico che "eccetera" vuol dire "et cetera", cioè "e le
altre cose", "e tutto il resto", locuzione che permette di chiudere il
discorso, mentre "e quant'altro" vuol dire "e tutte quelle altre cose
che...", locuzione che lascia il discorso appeso al vuoto.
Ovviamente nessuna legge del codice penale ci impedisce di fingere che
essa significhi "eccetera" e di chiudere il discorso contenti e
soddisfatti, però, passandoci una mano sulla coscienza, faremmo meglio a
modificare quel "e quant'altro" in un "e tanto altro" ("tant'altro"?)
Ho detto tutto quanto.
Epimeteo
Se me lo dici in modo tanto ieratico ci credo. Sarà un articolo di Fede.
Sta di fatto che continuo a non aver trovato nessun dizionario che
qualifichi "e quant'altro" come "pronome relativo", per cui posso capire che
alcune anime traviate indulgano nel loro errore di considerarla una semplice
locuzione avverbiale, forse non tanto elegante, che significa "eccetera".
Come possiamo riportare queste pecorelle smarrite sulla retta via? Lanciamo
un'envagelizzazione in grande stile, con tanto di supplizi, gogne, roghi e
quant'altro?
Ma sul mettermi dentro a spiarne le viscere, veggo farmisi incontro una
turba, che Iddio mi campi da essa, peroché son filosofi; e niegano a cotali
entomati distinzione di strumenti interni e perfezione di sensi: e che che
sia del rimanente,
almen per ciò star essi mille miglia di sotto a' perfetti animali, che hanno
spiriti e sangue e per conseguente han cuore e
fegato, arterie e vene e quant'altro al lavorare in tal opera è mestieri.
Daniello Bartoli - La ricreazione del Savio
Vi chiamano - diceva - gl'altri patrone de' vostri affetti, et io vi veggo
quant'altro con gl'affetti, ma diversi.
Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino
heliogabalus
Aaargh®!
Questa è una provocazione che confina con la diffamazione!
Dobbiamo tornare a sfidarci a duello, all'alba, dietro le mura del
convento, come in primavera?
(Però io vengo più tardi perché prima devo fare colazione...)
> Sta di fatto che continuo a non aver trovato nessun dizionario che
> qualifichi "e quant'altro" come "pronome relativo", per cui posso
> capire che alcune anime traviate indulgano nel loro errore di
> considerarla una semplice locuzione avverbiale, forse non tanto
> elegante, che significa "eccetera".
E' quanto fa quel traditore di Zingarelli, dopo averlo posto nella
casella "agg. rel." e "pron. rel."
Che dire? Questi dizionari sono delle "etère" (dal greco "hetàira",
cortigiana raffinata e dotata di cultura, e non dal greco "héteros",
altro) che, dopo aver discettato in modo colto, non esitano a vendersi
al primo parlante tamarro, magari salvandosi l'anima con l'aggiunta di
qualche fam., pop. o bur.
> Come possiamo riportare queste pecorelle smarrite sulla retta via?
> Lanciamo un'envagelizzazione in grande stile, con tanto di supplizi,
> gogne, roghi e quant'altro?
Non lanciamo un bel niente. Il "quant'altro" servirà da discrimine tra
chi parla italiano (che verrà salito nell'Empireo, in compagnia del
Sommo) e chi parla italiese (che verrà caduto tra i demoni del
congiuntivo) .
E questo è quanto (avevo da dire).
Epimeteo
> Non lanciamo un bel niente. Il "quant'altro" servirà da discrimine tra
> chi parla italiano (che verrà salito nell'Empireo, in compagnia del
> Sommo) e chi parla italiese (che verrà caduto tra i demoni del
> congiuntivo) .
> E questo è quanto (avevo da dire).
Sono d'accordo, e quant'altro.
a ben riflettere , credo che il primo esempio che ho riportato non vada bene
heliogabalus
>Ma sul mettermi dentro a spiarne le viscere, veggo farmisi incontro una
>turba, che Iddio mi campi da essa, peroché son filosofi; e niegano a cotali
>entomati distinzione di strumenti interni e perfezione di sensi: e che che
>sia del rimanente,
>almen per ciò star essi mille miglia di sotto a' perfetti animali, che hanno
>spiriti e sangue e per conseguente han cuore e
>fegato, arterie e vene e quant'altro al lavorare in tal opera è mestieri.
e quant'altro è mestieri = ed ogni altra cosa che serve allo scopo
(quant'altro introduce una frase relativa)
>Vi chiamano - diceva - gl'altri patrone de' vostri affetti, et io vi veggo
>quant'altro con gl'affetti, ma diversi.
questa mi è più oscura: mi sembra che voglia dire "vi vedo (padrone)
come ogni altro dei vostri affetti, ma sono affetti diversi". Ha
significato affatto diverso dal "quant'altro" conclusivo.
Parla bene, lo sai che nei niusgruppi sono vietate le?
> Cingar
Ciao,
Roger
> Pensavo che la tua prima risposta fosse una citazione à la Piston, e non
> capivo cosa volessi sottolineare.
In che zenzo non capivi?
Maurizio ha zottolineato il fatto che zilvia ha fatto una domanda e le
rizpozte, come zpezzo accade zu ICLI, zono decollate per una direzione
totalmente diverza.
> Ciao, FB
Ciao,
Roger
> In verità io ti dico che "eccetera" vuol dire "et cetera",
Prego: "et cætera"
> Epimeteo
Ciao,
Roger
>> In verità io ti dico che "eccetera" vuol dire "et cetera",
>
> Prego: "et cætera"
Era scritto in latino medievale.
hai ragione
heliogabalus
> > Prego: "et cætera"
A Rò, a Reveré,
ma cche state a ddì?
'E mitici Castiglioni e Mariotti 'o citano come er latino de Sallustio,
de Cicerone, de Seneca (er Giovane) e de Tito Livio.
Anzi a la voce "cæterus" rimanneno a "ceterus".
Perché 'o fanno?
'Na raggione ccià da esse...
[Ho puro fatto 'a prova cco Gughele ppe vedé 'a differenza: nun ve dico
cche è vvenuto fori...]
Er Pimeteo
Appunto per questo ho evitato di.