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Stile sincopato?

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Epimeteo

unread,
Apr 12, 2004, 2:03:40 AM4/12/04
to
A qualcuno sarŕ capitato qualche volta di leggere sul quotidiano "la Rapubblica" gli articoli di
Ilvo Diamanti, sociologo e analista politico (sembra che insegni Scienze Politiche
all'Universitŕ di Urbino), che possiede uno stile di scrittura un po' particolare.

Ecco un esempio di un mese fa, ricavato da un articolo online:
------------
"Da ciň la necessitŕ di rivoluzionare, piů che riformare, l'intero percorso dell'istruzione.
Dall'infanzia all'etŕ adulta. Di ciclo in ciclo. La didattica, la durata dei cicli, l'etŕ del
passaggio tra le diverse fasi. E il vocabolario, come in ogni rivoluzione che si rispetti. (La
scuola dell'infanzia, invece di quella materna; la scuola primaria invece delle elementari; la
scuola secondaria di primo grado invece delle medie, di secondo grado invece dei licei. Mentre
l'universitŕ affoga in una selva tre piů due piů uno piů tre; fra lauree triennali,
specialistiche, master e dottorati... )."
-------------------------

Ed ecco un pezzetto di un articolo di ieri:
--------------------------
"Conduce in una direzione diversa, perfino opposta rispetto a quella che il discorso pubblico,
come il senso comune, consideravano irreversibile, fino a pochi mesi fa. Quando si immaginava
una realtŕ globalizzata, senza confini. Una realtŕ aperta, in progressiva integrazione e
interdipendenza. Il locale nel globale. Il glocale. L'Italia in Europa. L'Europa sempre piů
larga, proiettata ad Est. Un percorso affrontato con inquietudine dai piů. Soprattutto dagli
esclusi. E criticato apertamente da alcuni settori. (Auto)definiti, per questo, no global.
................
Che avrebbe prodotto molti benefici. A tutti. Oggi non č piů cosě."
--------------------------

Francamente, non č uno stile di scrittura che mi piaccia molto, ma non sono qui per criticarlo,
sono solo incuriosito e vorrei definirlo. Sincopato? Sintetico? Spezzettato? Retorico?
Personale? Al limite della correttezza sintattica?
O si tratta solo di una questione di punteggiatura "creativa"?

Epimeteo

GraZia

unread,
Apr 12, 2004, 4:40:00 AM4/12/04
to

Epimeteo <ep...@tin.it> wrote in message
0jqec.44045$hc5.1...@news3.tin.it...
> A qualcuno sarà capitato qualche volta di leggere sul quotidiano "la
Rapubblica"

E' un nuovo quotidiano? :-PPP

GraZia


Father McKenzie

unread,
Apr 12, 2004, 4:48:49 AM4/12/04
to
Passat č la tempest, odo augelli far post, e "GraZia", tornato in sul
newsgroup, che ripete il suo verso:

> Epimeteo
>> A qualcuno sarą capitato qualche volta di leggere sul quotidiano "la


> Rapubblica"
>
> E' un nuovo quotidiano? :-PPP

I cui giornalisti sono rape, isn't it?

Wolfgang Mueller

unread,
Apr 12, 2004, 5:37:23 AM4/12/04
to
On Mon, 12 Apr 2004 06:03:40 GMT, Epimeteo wrote:
>
> A qualcuno sarà capitato qualche volta di leggere sul quotidiano
> "la Rapubblica" [sic] gli articoli di Ilvo Diamanti, sociologo

> e analista politico (sembra che insegni Scienze Politiche
> all'Università di Urbino), che possiede uno stile di scrittura

> un po' particolare.
>
> Ecco un esempio di un mese fa, ricavato da un articolo online:
> ------------
> "Da ciò la necessità di rivoluzionare, più che riformare,
> l'intero percorso dell'istruzione. Dall'infanzia all'età adulta.
> Di ciclo in ciclo. La didattica, la durata dei cicli, l'età del

> passaggio tra le diverse fasi. E [¹] il vocabolario, come in ogni
> rivoluzione che si rispetti [²]. (La scuola dell'infanzia, invece

> di quella materna; la scuola primaria invece delle elementari; la
> scuola secondaria di primo grado invece delle medie, di secondo
> grado invece dei licei. Mentre l'università affoga [³] in una
> tre più due più uno più tre; fra lauree triennali,
> selva specialistiche, master e dottorati... )."

Colpisce soprattutto la «verbofobia» dell'autore. Presumendo a
suo «favore» che l'«E» segnato con [¹] sia un refuso, andando
invece letto «È», conto in sei frasi principali solo tre verbi,
segnati con le cifre fra parentesi quadre.

> [...]

> Francamente, non è uno stile di scrittura che mi piaccia molto,

In effetti, dà molto sui nervi.

> ma non sono qui per criticarlo, sono solo incuriosito
> e vorrei definirlo. Sincopato? Sintetico? Spezzettato?
> Retorico? Personale? Al limite della correttezza sintattica?

Ti piacerebbe l'aggettivo «asindetico-ellittico» per
caratterizzarlo?

> O si tratta solo di una questione di punteggiatura "creativa"?

Non penso che cambi molto con una punteggiatura diversa.

Ciao, Wolfgang

Wolfgang Mueller

unread,
Apr 12, 2004, 6:29:22 AM4/12/04
to
On Mon, 12 Apr 2004 11:37:23 +0200, Wolfgang Müller wrote:
>
> On Mon, 12 Apr 2004 06:03:40 GMT, Epimeteo wrote:
> >
> > "Da ciò la necessità di rivoluzionare, più che riformare,
> > l'intero percorso dell'istruzione. Dall'infanzia all'età adulta.
> > Di ciclo in ciclo. La didattica, la durata dei cicli, l'età del
> > passaggio tra le diverse fasi. E [¹] il vocabolario, come in ogni
> > rivoluzione che si rispetti [²]. (La scuola dell'infanzia, invece
> > di quella materna; la scuola primaria invece delle elementari; la
> > scuola secondaria di primo grado invece delle medie, di secondo
> > grado invece dei licei. Mentre l'università affoga [³] in una
> > tre più due più uno più tre; fra lauree triennali,
> > selva specialistiche, master e dottorati... )."
>
> Colpisce soprattutto la «verbofobia» dell'autore. Presumendo a
> suo «favore» che l'«E» segnato con [¹] sia un refuso, andando
> invece letto «È», conto in sei frasi principali solo tre verbi,
> segnati con le cifre fra parentesi quadre.

Rileggendo quanto ho scritto un'oretta fa, mi rendo conto della
superficialità del mio modo di contare. Anzitutto mi ero scordato
delle due proposizioni subordinate. Inoltre l'autore separa le sue
frasi tra parentesi col punto e virgola, anziché col punto fermo,
che preferisce invece fuori delle parentesi, il che mi sembra una
punteggiatura totalmente arbitraria e incoerente.

Contando dunque pure le proposizioni subordinate e ritenendo i punti
e virgole equivalenti ai punti fermi, giungiamo a questo conto:

In 13 frasi, 10 principali e 3 subordinate, si trovano solo 3 verbi.
3 su 13 equivale al 23%, che mi sembra una cifra davvero imponente,
atta a confermare in pieno la predetta diagnosi di «verbofobia».

Ciao, Wolfgang

Bruno Campanini

unread,
Apr 12, 2004, 6:50:57 AM4/12/04
to
"Wolfgang Mueller" <w...@ariannuccia.de> wrote in message
news:407A6345...@ariannuccia.de...

> On Mon, 12 Apr 2004 06:03:40 GMT, Epimeteo wrote:
> >
> > "Da ciò la necessità di rivoluzionare, più che riformare,
> > l'intero percorso dell'istruzione. Dall'infanzia all'età adulta.
> > Di ciclo in ciclo. La didattica, la durata dei cicli, l'età del
> > passaggio tra le diverse fasi. E [¹] il vocabolario, come in ogni
> > rivoluzione che si rispetti [²]. (La scuola dell'infanzia, invece
> > di quella materna; la scuola primaria invece delle elementari; la
> > scuola secondaria di primo grado invece delle medie, di secondo
> > grado invece dei licei. Mentre l'università affoga [³] in una
> > tre più due più uno più tre; fra lauree triennali,
> > selva specialistiche, master e dottorati... )."
>
> Colpisce soprattutto la «verbofobia» dell'autore. Presumendo a
> suo «favore» che l'«E» segnato con [¹] sia un refuso, andando
> invece letto «È»

Nein!
Quella "E" è congiunzione e la frase funziona perfettamente nel contesto!

Il tutto è in uno stile personale non poi tanto eccentrico.
Può piacere oppure no; comunque è corretto.
Ce ne fossero!

Ciao
Bruno


Wolfgang Mueller

unread,
Apr 12, 2004, 7:54:30 AM4/12/04
to
On Mon, 12 Apr 2004 10:50:57 GMT, Bruno Campanini wrote:
>
> On Mon, 12 Apr 2004 11:37:23 +0200, Wolfgang Müller wrote:
> >
> > On Mon, 12 Apr 2004 06:03:40 GMT, Epimeteo wrote:
> > >
> > > "Da ciò la necessità di rivoluzionare, più che riformare,
> > > l'intero percorso dell'istruzione. Dall'infanzia all'età adulta.
> > > Di ciclo in ciclo. La didattica, la durata dei cicli, l'età del
> > > passaggio tra le diverse fasi. E [¹] il vocabolario, come in ogni
> > > rivoluzione che si rispetti [²]. (La scuola dell'infanzia, invece
> > > di quella materna; la scuola primaria invece delle elementari; la
> > > scuola secondaria di primo grado invece delle medie, di secondo
> > > grado invece dei licei. Mentre l'università affoga [³] in una
> > > tre più due più uno più tre; fra lauree triennali,
> > > selva specialistiche, master e dottorati... )."
> >
> > Colpisce soprattutto la «verbofobia» dell'autore. Presumendo a
> > suo «favore» che l'«E» segnato con [¹] sia un refuso, andando
> > invece letto «È»
>
> Nein!
> Quella "E" è congiunzione e la frase funziona perfettamente nel contesto!

Cercavo di essere un po' clemente coll'autore. Ma tant'è. Arriviamo
dunque a solo 2 verbi in 13 frasi, equivalenti al 15%. Con questa
percentuale la «verbofobia» comincia ad assumere tratti patologici.

> Il tutto è in uno stile personale non poi tanto eccentrico.
> Può piacere oppure no; comunque è corretto.

Rovesciando l'aforisma di Goethe di cui di recente («Sono appunto
gli errori dell'uomo a renderlo simpatico»), direi che appunto i
corretti sono quelli che rompono. Del resto non stiamo discutendo
la correttezza, bensí in cerca d'un termine che caratterizzi lo
stile dell'autore.

> Ce ne fossero!

Per carità, no!

Ciao, Wolfgang

FB

unread,
Apr 12, 2004, 8:09:15 AM4/12/04
to
On Mon, 12 Apr 2004 06:03:40 GMT, Epimeteo wrote:

> O si tratta solo di una questione di punteggiatura "creativa"?

Secondo me il tizio non sa scrivere. Anche un bimbo di cinque anni potrebbe
fare di meglio.


Ciao, FB

Epimeteo

unread,
Apr 12, 2004, 8:33:47 AM4/12/04
to

"Father McKenzie" <father.m...@st.jamesparish.co.uk> ha scritto nel messaggio
news:u4tkklt4qtev$.dsehvj84dhci$.dlg@40tude.net...
> Passat è la tempest, odo augelli far post, e "GraZia", tornato in sul

> newsgroup, che ripete il suo verso:
>
> > Epimeteo
>>> A qualcuno sarà capitato qualche volta di leggere sul quotidiano "la
>>> Rapubblica"

> > E' un nuovo quotidiano? :-PPP

> I cui giornalisti sono rape, isn't it?

Padre, mi meRaviglio che un esperto e Raffinato musicista come lei, solo per compiacere una
piacente signoRa, si lasci trascinare in una gaRa di "déRapage" battutistico: avrebbe dovuto
capire subito che non si tRattava di un benale Rafuso, ma che stavo parlando del giornale
musicale a suo tempo edito dal noto jazzista extRaterrestre "Sun Ra", fondatore della celebre
Arkestra (diretta da Marshall Allen dopo la morte del geniale Maestro).

Come lei sa, il suo stile è sincopato, caotico e Radicale, ovviamente.

Epimeteo

Epimeteo

unread,
Apr 12, 2004, 8:35:12 AM4/12/04
to

"Wolfgang Mueller" <w...@ariannuccia.de> ha scritto nel messaggio
news:407A6345...@ariannuccia.de...

> On Mon, 12 Apr 2004 06:03:40 GMT, Epimeteo wrote:
> >
> > A qualcuno sarà capitato qualche volta di leggere sul quotidiano
> > "la Rapubblica"

>[sic]

Quoque tu, Lupograde! :-))

> Colpisce soprattutto la «verbofobia» dell'autore. Presumendo a
> suo «favore» che l'«E» segnato con [¹] sia un refuso, andando
> invece letto «È», conto in sei frasi principali solo tre verbi,
> segnati con le cifre fra parentesi quadre.

Mi dispiace, Wolfgang, ma quella "E" è una congiunzione, dunque rimangono due verbi... :-))


> Ti piacerebbe l'aggettivo «asindetico-ellittico» per
> caratterizzarlo?

Capisco ancora "asindetico" (tuttavia l'autore usa spesso la congiunzione all'inizio del
periodo), ma "ellittico" perché? Chi introduce "ellissi" dovrebbe anche fare delle omissioni o
delle sintesi, non delle frantumazioni.
E' vero che l'autore usa pochi verbi ed ama iniziare i periodi con una congiunzione, però la
cosa che mi colpisce di più è la triturazione dei periodi in molti "sottoperiodi", anche privi
di verbo, mediante un uso frequente del punto.

E' come se io riscrivessi così il periodo precedente:
-------------
Capisco ancora "asindetico". Tuttavia l'autore usa spesso la congiunzione. All'inizio del
periodo. Ma "ellittico" perché? Chi introduce "ellissi" dovrebbe anche fare delle omissioni. O
delle sintesi. Non delle frantumazioni.
E' vero che usa pochi verbi. E che ama iniziare i periodi con una congiunzione. Però. La cosa
che mi colpisce di più è la triturazione del periodo. In molti "sottoperiodi". Mediante un uso
frequente del punto.
--------------

Non è carino (oltre che irritante)?
Da questo punto di vista, è ancora più significativa la situazione del secondo pezzo che avevo
riportato come esempio e che qui ripropongo:


--------------------------
"Conduce in una direzione diversa, perfino opposta rispetto a quella che il discorso pubblico,
come il senso comune, consideravano irreversibile, fino a pochi mesi fa. Quando si immaginava

una realtà globalizzata, senza confini. Una realtà aperta, in progressiva integrazione e
interdipendenza. Il locale nel globale. Il glocale. L'Italia in Europa. L'Europa sempre più
larga, proiettata ad Est. Un percorso affrontato con inquietudine dai più. Soprattutto dagli


esclusi. E criticato apertamente da alcuni settori. (Auto)definiti, per questo, no global.
................

Che avrebbe prodotto molti benefici. A tutti. Oggi non è più così."
--------------------------

Ci sono circa 80 parole e 11 punti.

Anche a me a scuola dicevano di usare periodi brevi e semplici, evitando di "avvitarmi" o di
"incartarmi" in strutture sintattiche complesse da cui sarei potuto non uscire vivo, ma questo è
uno spezzettamento, forse un artificio retorico per richiamare l'attenzione del lettore.
A pensarci bene, qui non ci sono periodi complessi, ma solo frasi brevi e, come dici tu, senza
verbi. Chissà, forse potremmo anche chiamarlo stile "spezzato" o "a singhiozzo", invece che
"sincopato"...

Ciao,
Epimeteo

Bruno Campanini

unread,
Apr 12, 2004, 8:41:53 AM4/12/04
to
"Wolfgang Mueller" <w...@ariannuccia.de> wrote in message
news:407A8362...@ariannuccia.de...

> Cercavo di essere un po' clemente coll'autore. Ma tant'è. Arriviamo
> dunque a solo 2 verbi in 13 frasi, equivalenti al 15%. Con questa
> percentuale la «verbofobia» comincia ad assumere tratti patologici.

Se quelle brevi proposizioni iniziali fossero separate da punto e virgola
tutto funzionerebbe egualmente bene e le tue statistiche sarebbero
completamente sovvertite.
In luogo l'autore ha scelto il punto: la definirei una scelta personale
perfettamente rispettabile.

> Del resto non stiamo discutendo la correttezza, bensí in cerca d'un
termine che caratterizzi lo
> stile dell'autore.

Permetti che te l'aggiusti:
Del resto non stiamo discutendo la correttezza, bensì cercando un termine


che caratterizzi lo stile dell'autore.

Ovvero (però a me piace meno):
Del resto non stiamo discutendo la correttezza, bensì siamo in cerca d'un


termine che caratterizzi lo
stile dell'autore.

Io l'ho definito - lo stile - personale, eppoi ho espresso un'opinione sul
testo.
Tu, "statisticando", hai fatto cosa analoga..

> > Ce ne fossero!
>
> Per carità, no!

Evidentemente non sei molto attento allo stile della comunicazione
massmediatica in questo Paese.
Del che non ti faccio alcuna colpa.

Ciao
Bruno


Bruno Campanini

unread,
Apr 12, 2004, 8:56:06 AM4/12/04
to
"FB" <fam.baldu...@tin.it> wrote in message
news:1qlseq9p93ky8.1...@40tude.net...

Capisco l'esagerazione dei cinque anni, ma non puoi sic et simpliciter
condannare uno stile (comunque sintatticamente e grammaticalmente corretto,
ed anche immediatamente comprensibile) solo perché non corrisponde ai tuoi
canoni letterari.
Un po' di carità, soprattutto considerando quanto si ode e legge nel
pollaio!

Ciao
Bruno


Epimeteo

unread,
Apr 12, 2004, 9:16:17 AM4/12/04
to

"Bruno Campanini" <bruno.c...@tin.it> ha scritto nel messaggio
news:Glwec.45007$hc5.1...@news3.tin.it...

>
> Capisco l'esagerazione dei cinque anni, ma non puoi sic et simpliciter
> condannare uno stile (comunque sintatticamente e grammaticalmente corretto,
> ed anche immediatamente comprensibile) solo perché non corrisponde ai tuoi
> canoni letterari.

D'accordo, Bruno, non è il caso di esagerare, però alla fine dell'articolo forse qualche lettore
ha il mal di mare!

> Un po' di carità, soprattutto considerando quanto si ode e legge nel
> pollaio!

...e soprattutto considerando che, per motivi di bilancio, i giornali cominciano a risparmiare
sul costo degli "editor", aggravando così la disoccupazione intellettuale...

Ciao,
Epimeteo


FB

unread,
Apr 12, 2004, 9:30:57 AM4/12/04
to
On Mon, 12 Apr 2004 12:56:06 GMT, Bruno Campanini wrote:

> Capisco l'esagerazione dei cinque anni, ma non puoi sic et simpliciter
> condannare uno stile (comunque sintatticamente e grammaticalmente corretto,
> ed anche immediatamente comprensibile) solo perché non corrisponde ai tuoi
> canoni letterari.

Citazione à la Pistone:

"Quando si immaginava una realtà globalizzata, senza confini. Una realtà

aperta, in progressiva integrazione e interdipendenza. Il locale nel

globale. Il glocale. L'Italia in Europa. L'Europa sempre più larga,
proiettata ad Est. Un percorso affrontato con inquietudine dai più.


Soprattutto dagli esclusi. E criticato apertamente da alcuni settori.
(Auto)definiti, per questo, no global."


La sintassi è quella dei pensierini che si scrivono alle elementari. Già
alle medie questo testo sarebbe mediocre.


Ciao, FB

Karla

unread,
Apr 12, 2004, 12:00:49 PM4/12/04
to
Epimeteo ha scritto:


> Non è carino (oltre che irritante)?

Hai chiesto una definizione, non un giudizio, ma non posso fare a meno
di dirti che, per me, quel tipo di scrittura è molto irritante.

K

Karla

unread,
Apr 12, 2004, 12:02:06 PM4/12/04
to
Epimeteo ha scritto:

> "Father McKenzie" <father.m...@st.jamesparish.co.uk> ha scritto nel messaggio
> news:u4tkklt4qtev$.dsehvj84dhci$.dlg@40tude.net...

Perchè non ricevo più i messaggi di Father?

K
>

Wolfgang Mueller

unread,
Apr 12, 2004, 1:40:02 PM4/12/04
to
On Mon, 12 Apr 2004 12:41:53 GMT, Bruno Campanini wrote:

>
> On Mon, 12 Apr 2004 13:54:30 +0200, Wolfgang Müller wrote:
> >
> > On Mon, 12 Apr 2004 10:50:57 GMT, Bruno Campanini wrote:
> > > [...]

> >
> > Cercavo di essere un po' clemente coll'autore. Ma tant'è. Arriviamo
> > dunque a solo 2 verbi in 13 frasi, equivalenti al 15%. Con questa
> > percentuale la «verbofobia» comincia ad assumere tratti patologici.
>
> Se quelle brevi proposizioni iniziali fossero separate da punto e
> virgola tutto funzionerebbe egualmente bene e le tue statistiche
> sarebbero completamente sovvertite.
>
> In luogo l'autore ha scelto il punto: la definirei una scelta
> personale perfettamente rispettabile.

Solo parzialmente. Nella seconda parte del testo, cioè in
quella compresa fra parentesi, prevale invece il punto e
virgola. Ho pertanto trattato i due segni come equivalenti
(vedi il mio post delle ore 12:29:22 CET).

> > Del resto non stiamo discutendo la correttezza, bensí in
> > cerca d'un termine che caratterizzi lo stile dell'autore.
>
> Permetti che te l'aggiusti:
> Del resto non stiamo discutendo la correttezza, bensì cercando
> un termine che caratterizzi lo stile dell'autore.
>
> Ovvero (però a me piace meno):
> Del resto non stiamo discutendo la correttezza, bensì siamo
> in cerca d'un termine che caratterizzi lo stile dell'autore.

In entrambi i casi distruggi il mio bello zeugma. ;;:)

> Io l'ho definito - lo stile - personale,

Non è una definizione, bensí un luogo comune. Ogni stile,
qualunque sia, è personale, senza che questo aggettivo ce
ne dica qualcosa sulle caratteristiche.

> eppoi ho espresso un'opinione sul testo.

> Tu, "statisticando", hai fatto cosa analoga...

Cosa analoga? «Statisticare», cioè contare i segni di
punteggiatura e verbi, è una cosa ben diversa da esprimere
un'opinione, almeno per me. O mi sfugge qualcosa?

> > > Ce ne fossero!
> >
> > Per carità, no!
>
> Evidentemente non sei molto attento allo stile della
> comunicazione massmediatica in questo Paese.

Non c'è mai cosa talmente cattiva che non se ne trovi qualcosa
di peggiore. Ma non ho nessun'intenzione di accontentarmene.

> Del che non ti faccio alcuna colpa.

Ti ringrazio, ma codesta clemenza non me la sono meritata. Uno
come me che, pur avendo la tv a satellite e l'accesso a internet,
ignora i vostri media è un imperdonabile dormiglione, il cui
russare si propaga fino a questo newsgroup. Che schifo!

Ciao, Wolfgang

Bruno Campanini

unread,
Apr 12, 2004, 4:03:35 PM4/12/04
to
"Wolfgang Mueller" <w...@ariannuccia.de> wrote in message
news:407AD439...@ariannuccia.de...

> Solo parzialmente. Nella seconda parte del testo, cioè in
> quella compresa fra parentesi, prevale invece il punto e
> virgola. Ho pertanto trattato i due segni come equivalenti
> (vedi il mio post delle ore 12:29:22 CET).

Arbitrariamente; comunque non nella mia lingua.

> > Permetti che te l'aggiusti:

[...]


> In entrambi i casi distruggi il mio bello zeugma. ;;:)

Was ist "zeugma"?

> > Io l'ho definito - lo stile - personale,

> Non è una definizione, bensí un luogo comune. Ogni stile,
> qualunque sia, è personale

Non è vero!
Il tuo stile è normale, quello de quo non lo è.
Quindi definirlo "personale" per connotarlo diversamente da "normale" non mi
pare asserzione illegittima.

> senza che questo aggettivo ce ne dica qualcosa sulle caratteristiche.

Sembra che tu abbia scoperto l'acqua calda; fra un po' scoprirai anche il
vapore.
È fuor d'ogni dubbio che "personale" nell'accezione di cui sopra altro non
definisca che "non normale".
E su questo punto vi è concordanza di opinioni; poi tu lo analizzi
coll'aritmetica, io mi limito a definirlo "personale", scevro da errori e ad
accettarlo.

> Cosa analoga? «Statisticare», cioè contare i segni di
> punteggiatura e verbi, è una cosa ben diversa da esprimere
> un'opinione, almeno per me. O mi sfugge qualcosa?

Non so a te ma a me sfugge qualcosa.
Se "statisticare" non ti serve quanto meno a raccogliere elementi che ti
consentano poi di formulare un giudizio, allora perché lo fai?
Non hai definito verbofago l'autore che in 13 frasi, 3 verbi, 23%, etc.
etc...?
E se non hai espresso un'opinione, cos'è, hai voluto dimostrare che sai far
di conto?

> Non c'è mai cosa talmente cattiva che non se ne trovi qualcosa
> di peggiore. Ma non ho nessun'intenzione di accontentarmene.

Ho fatto un fioretto: non rileverò più alcuna imperfezione pel timore di
essere tacciato di saccenteria, quindi poco gradito.

Ciao
Bruno


Wolfgang Mueller

unread,
Apr 12, 2004, 10:14:29 PM4/12/04
to
On Mon, 12 Apr 2004 20:03:35 GMT, Bruno Campanini wrote:
> [...]
> On Mon, 12 Apr 2004 19:40:02 +0200, Wolfgang Müller wrote:
>
> > Cosa analoga? «Statisticare», cioè contare i segni di
> > punteggiatura e verbi, è una cosa ben diversa da esprimere
> > un'opinione, almeno per me. O mi sfugge qualcosa?
>
> Non so a te ma a me sfugge qualcosa.
>
> Se "statisticare" non ti serve quanto meno a raccogliere
> elementi che ti consentano poi di formulare un giudizio,
> allora perché lo fai?
>
> Non hai definito verbofago l'autore che in 13 frasi,
> 3 verbi, 23%, etc. etc...?

L'ho ripreso di «verbofobia». «Verbofago» è invece invenzione tua,
bella però. Come consigli si mangino i verbi, crudi, lessi o fritti?

> E se non hai espresso un'opinione, cos'è, hai voluto dimostrare
> che sai far di conto?

Ho cercato di contribuire alla ricerca d'un aggettivo che
caratterizzi lo stile dell'autore un po' meglio del «sincopato»
che figura nell'oggetto. Tutto qua.

Ciao, Wolfgang

Epimeteo

unread,
Apr 13, 2004, 1:32:01 AM4/13/04
to

"Wolfgang Mueller" <w...@ariannuccia.de> ha scritto nel messaggio
news:407B4CEF...@ariannuccia.de...

> L'ho ripreso di «verbofobia». «Verbofago» è invece invenzione tua,
> bella però. Come consigli si mangino i verbi, crudi, lessi o fritti?

In italiano esiste l'espressione "mangiarsi le parole", riferita a quelle persone che parlano
così velocemente da non pronunciare (o da pronunciare male) certe parole.
Non credo tuttavia che tale difetto di loquela possa essere selettivo (in questo caso, specifico
per i verbi) e probabilmente avviene con maggiore frequenza nella pronuncia di parole lunghe e
difficili, ma non ne sono sicuro (potrebbe essere regolato da ragioni psicologiche).

Dunque, caro Wolfgang, temo che il tuo insaziabile appetito per i verbi italiani sia destinato a
restare insoddisfatto.

Ciao,
Epimeteo


Nico Narsi

unread,
Apr 13, 2004, 5:35:36 AM4/13/04
to
FB wrote:
> La sintassi è quella dei pensierini che si scrivono alle elementari.
> Già alle medie questo testo sarebbe mediocre.

Mai letto A. Traina, Lo stile "drammatico" del filosofo Seneca, Bologna,
1987?
Molte somiglianze, a mio parere.
Uno stile spezzato -volutamente: paratassi.
Niente concinnitas: tensione "drammatica" di stile, così come "drammatica"
la vita.
La sententia -forse la parola, non più il periodo- come cifra stilistica.

(zero verbi, per gli amanti delle statistiche; naturalmente non è sintassi
elementare, né da elementari; né nella media, ma non per questo non da
medie).

Cito:
"La realtà politica passa in secondo piano e individuo e cosmo si trovano di
fronte. Il problema non è più l'inserimento del singolo nella società e
nello stato, ma il suo significato nel cosmo. Riaffiora la solitudine
esistenziale e l'urgenza di soluzioni individuali. Il contraccolpo
stilistico di questo mutamento di valori è una prosa esasperata e irrelata
che ha tanti centri e tante pause quante sono le frasi. (...) Questo stile
nasce nelle scuole dei declamatori, dalle ceneri dell'eloquenza politica, ed
è tenuto a battesimo da due madrine greche: la retorica con gli schemi
convulsi dell'asianesimo e la filosofia con l'aggressività della diatriba
cinica".

Per approfondimenti: http://www.rivistazetesis.it/Seneca.htm

Cordialmente,

Nico


Wolfgang Mueller

unread,
Apr 13, 2004, 5:42:13 AM4/13/04
to
On Mon, 12 Apr 2004 12:35:12 GMT, Epimeteo wrote:

>
> Lun, 12 apr 2004 11:37:23 +0200, Wolfgang Müller ha scritto:
> >
> > Ti piacerebbe l'aggettivo «asindetico-ellittico»
> > per caratterizzarlo?
>
> Capisco ancora "asindetico" (tuttavia l'autore usa spesso la
> congiunzione all'inizio del periodo), ma "ellittico" perché?
> Chi introduce "ellissi" dovrebbe anche fare delle omissioni
> o delle sintesi, non delle frantumazioni.

Visto che una frase completa richiede al minimo soggetto
e predicato, cioè un verbo, l'omissione di questa parte
costitutiva, presa per sottintesa, si può chiamare ellissi.

Ciao, Wolfgang

Wolfgang Mueller

unread,
Apr 13, 2004, 6:36:59 AM4/13/04
to
On Tue, 13 Apr 2004 05:32:01 GMT, Epimeteo wrote:

>
> Mar, 13 apr 2004 04:14:29 +0200, Wolfgang Müller ha scritto:
> >
> > L'ho ripreso di «verbofobia». «Verbofago» è invece invenzione tua,
> > bella però. Come consigli si mangino i verbi, crudi, lessi o fritti?
>
> In italiano esiste l'espressione "mangiarsi le parole", riferita
> a quelle persone che parlano così velocemente da non pronunciare
> (o da pronunciare male) certe parole.
>
> Non credo tuttavia che tale difetto di loquela possa essere
> selettivo (in questo caso, specifico per i verbi) e probabilmente
> avviene con maggiore frequenza nella pronuncia di parole lunghe e
> difficili, ma non ne sono sicuro (potrebbe essere regolato da
> ragioni psicologiche).

Un'ottima idea la tua. Il Nostro, parlando, si mangia i verbi e,
scrivendo, li omette del tutto. Come ti piacerebbe dunque chiamare
«verbofago» il suo stile?

Ma, a parte gli scherzi, per me il suffisso «-fago» rende piuttosto
il concetto della voracità che quello della pronuncia sciatta.

> Dunque, caro Wolfgang, temo che il tuo insaziabile appetito
> per i verbi italiani sia destinato a restare insoddisfatto.

Ma che c'entro io? È il Nostro a cui attribuiamo questo appetito.

Ciao, Wolfgang

FB

unread,
Apr 13, 2004, 6:51:02 AM4/13/04
to
On Tue, 13 Apr 2004 11:35:36 +0200, Nico Narsi wrote:

> Cito:
> "La realtà politica passa in secondo piano e individuo e cosmo si trovano di
> fronte. Il problema non è più l'inserimento del singolo nella società e
> nello stato, ma il suo significato nel cosmo. Riaffiora la solitudine
> esistenziale e l'urgenza di soluzioni individuali. Il contraccolpo
> stilistico di questo mutamento di valori è una prosa esasperata e irrelata
> che ha tanti centri e tante pause quante sono le frasi. (...) Questo stile
> nasce nelle scuole dei declamatori, dalle ceneri dell'eloquenza politica, ed
> è tenuto a battesimo da due madrine greche: la retorica con gli schemi
> convulsi dell'asianesimo e la filosofia con l'aggressività della diatriba
> cinica".

Tutto bene, ma a te piacciono gli stralci citati da Epimeteo?


Ciao, FB

Wolfgang Mueller

unread,
Apr 13, 2004, 6:57:33 AM4/13/04
to
On Tue, 13 Apr 2004 12:36:59 +0200, Wolfgang Müller wrote:
>
> Come ti piacerebbe dunque chiamare «verbofago» il suo stile?

Poiché non mi piacciono le formazioni ibride greco-latine,
mi correggo, proponendo «rematofago» (da «tò rêma», «toû
rématos» 'verbo') invece di «verbofago».

Ciao, Wolfgang

Ghost

unread,
Apr 13, 2004, 7:15:24 AM4/13/04
to
Epimeteo ha scritto:

>O si tratta solo di una questione di punteggiatura "creativa"?

Questo stile creativo, fin troppo creativo, non dà ritmo. Io trovo. Invece
lo spezza. Sminuzza le frasi. Le tritura, le frammenta. Le scompone in
parti. Molte. Troppe. Le riduce in dieci tranche. In cento tocchi. In
mille pezzi. Sono sbuffi. Solo sbuffi. Uno dopo l'altro.

Sarà il tentativo di far sembrare concetti anche le congiunzioni? Di farle
sembrar verità? In mancanza d'altro, tutto fa brodo. Si sa.
Sarà l'incapacità di gestire, assieme, qualcosa più di verbo e soggetto?
Pardon, del soggetto da solo?

Sterile stile? Chissà. Tu ti difendi. Tenti d'evitar tante tegole
contundenti. E forse ti scappa l'unica perla, se c'è. Persa nel mucchio.
Confusa nel secchio. Nascosta nel giacchio. Ma poi, sta' sicuro, non c'è.

Insomma, mi par solo un'eiaculazione precoce, di parole poco ragionate.
Continuamente ripetuta, però. Cribbio! E il "Resistere, resistere,
resistere!", che l'autore, lui, dovrebbe aver caro? Dov'è andato a finire?
Perché, invece, non dura il tempo di un amen.
--
Bye. Ghost. Of Lem Novantotto
Informazioni. Su it.*: http://www.news.nic.it
Archivio. News: http://groups.google.com/advanced_group_search?hl=it
Linee. Guida. Della netiquette: http://www.faqs.org/rfcs/rfc1855.html

FB

unread,
Apr 13, 2004, 7:51:09 AM4/13/04
to
On Tue, 13 Apr 2004 13:15:24 +0200, Ghost wrote:

> Sarà l'incapacità di gestire, assieme, qualcosa più di verbo e soggetto?
> Pardon, del soggetto da solo?

Assolutamente.


Ciao, FB

Epimeteo

unread,
Apr 13, 2004, 9:10:21 AM4/13/04
to

"Wolfgang Mueller" <w...@ariannuccia.de> ha scritto nel messaggio
news:407BC2A9...@ariannuccia.de...

Ehm... avevo letto la tua richiesta di consigli in merito al modo migliore di mangiare i verbi
(crudi, lessi o fritti) ed essa mi era parsa molto interessata.
Vabbè, come non detto. Si vede che mi ero sbagliato...
[Wolfgang, caso mai nottetempo ti venisse voglia di spiluccare qualche verbo, sappi che ci sono
molti "modi" di cucinare i verbi, con "tempi" di cottura assai diversi. Quasi sempre i verbi
richiedono l'opera di cuochi svegli, attenti e "attivi", ma non mancano i casi in cui i verbi
possono essere lasciati macerare nell'ambiente adatto, di cui essi subiscono l'azione in modo
"passivo". Esiste anche una "nouvelle cuisine" dei verbi, con la quale si possono fare dei verbi
"irregolari", che vanno "coniugati" e "composti" con salse e contorni diversi da quelli della
cucina tradizionale, ma sempre gustosi e sorprendenti. Ti voglio confidare una cosa
segretissima, ma mi devi promettere di non dirlo a nessuno: a Milano c'è una trattoria nel cui
menu ci sono diverse pietanze a base di verbi sapientemente cucinati e mimetizzati. La trattoria
si chiama "da Armando", che sembrerebbe il nome banale di un oste, ma in realtà è un
gerundio...]

Ciao,
Epimeteo


Epimeteo

unread,
Apr 13, 2004, 9:41:00 AM4/13/04
to

"FB" <fam.baldu...@tin.it> ha scritto nel messaggio
news:1ry0gh5rwusll.1m73do5ffi1az$.dlg@40tude.net...

> On Tue, 13 Apr 2004 11:35:36 +0200, Nico Narsi wrote:
>> Cito:
>> "La realtà politica passa in secondo piano e individuo e cosmo si trovano di fronte.
(snip)

> Tutto bene, ma a te piacciono gli stralci citati da Epimeteo?

Be', al di là del gradimento, avevo chiesto una definizione dello stile e Nico ha messo il suo
tassello (drammatico e paratattico), che si aggiunge a quello di Wolfgang (asindetico ed
ellittico).

Ciao,
Epimeteo

Wolfgang Mueller

unread,
Apr 13, 2004, 10:19:50 AM4/13/04
to
On Tue, 13 Apr 2004 13:10:21 GMT, Epimeteo wrote:
>
> [Wolfgang, caso mai nottetempo ti venisse voglia di spiluccare
> qualche verbo, sappi che ci sono molti "modi" di cucinare i
> verbi, con "tempi" di cottura assai diversi. Quasi sempre i verbi
> richiedono l'opera di cuochi svegli, attenti e "attivi", ma non
> mancano i casi in cui i verbi possono essere lasciati macerare
> nell'ambiente adatto, di cui essi subiscono l'azione in modo
> "passivo". Esiste anche una "nouvelle cuisine" dei verbi, con
> la quale si possono fare dei verbi "irregolari", che vanno
> "coniugati" e "composti" con salse e contorni diversi da quelli
> della cucina tradizionale, ma sempre gustosi e sorprendenti. Ti
> voglio confidare una cosa segretissima, ma mi devi promettere di
> non dirlo a nessuno: a Milano c'è una trattoria nel cui menu ci
> sono diverse pietanze a base di verbi sapientemente cucinati e
> mimetizzati. La trattoria si chiama "da Armando", che sembrerebbe
> il nome banale di un oste, ma in realtà è un gerundio...]

Grazie, Epimeteo. Il tuo bel testo mi fa però sorgere due domande:

- Perché l'hai messo fra parentesi quadre?
- Perché non ne hai inviato una «croce» a it.hobby.cucina?

Ciao, Wolfgang

Nico Narsi

unread,
Apr 13, 2004, 10:36:25 AM4/13/04
to
Wolfgang Mueller wrote:
> - Perché l'hai messo fra parentesi quadre?

Così, nei dialoghi teatrali, talvolta si indicano gli "a parte" (aside;
Beiseitesprechen), una sorta di canale privilegiato di comunicazione tra
attore e pubblico.
Visto che, più oltre, Epimeteo sottolinea: "Ti voglio confidare una cosa
segretissima, ma mi devi promettere di non dirlo a nessuno", la parentesi
marca lo "stepping aside" dal newsgroup (=gli altri attori sulla scena del
thread) per rivolgersi, sottovoce, solo ed esclusivamente a te, suo pubblico
privilegiato.

Nico

Nico Narsi

unread,
Apr 13, 2004, 10:37:23 AM4/13/04
to

Io propongo "verbivoro" (cfr. erbivoro; ultimamente anche, scherzosam.:
pubblivoro, etc.; lat. "carnivorus" e "omnivorus" già in Plinio).

Comunque in latino, anche a lasciar perdere i semplici calchi dal greco
(p.e. antropophagus, polyphagus, sarcophagus), puoi trovare anche aggettivi
composti in -phagus/ -fagus, modellati sul suffisso greco -phagos, p.e.
(cito dal Lewis-Short):

pultiphagus (pultif- ), i, m. [puls _phago_] , a pap-eater ... (v.
Pultiphagonides; cf. Plin. 18, 8, 19, § 83), Plaut. Most. 3, 2, 143.
terrifagus , a, um, adj. [terra, _phago_] , eating dust (eccl. Lat.):
serpens, Jul. ap. Aug. c. Sec. Resp. Jul. 6, 28.

Quindi un *verbifagus, anche se, ovviamente, non attestato, non sarebbe
impossibile, da porre come ipotetico modello per una neoconiazione italiana
"verbifago".

Rematofago lo trovo vagamente repellente, tu no?

Cordialmente,

Nico

Nico Narsi

unread,
Apr 13, 2004, 10:44:12 AM4/13/04
to
Ghost wrote:
>> Questo stile creativo, fin troppo creativo, non dà ritmo. Io trovo.
> Invece lo spezza. Sminuzza le frasi. Le tritura, le frammenta.

E' un po' come lo stile di Seneca (un parallelo che ho segnalato più sopra):
può piacere o non piacere (quesito, naturalmente, da non porre agli odierni
studenti di liceo, che trovano più agevole da tradurre la concinnitas
ciceroniana, di norma...).
Comunque, neanche lo stile di Seneca piaceva a tutti: 'era
decisamente inviso all'imperatore Caligola, come desumiamo da una
testimonianza del biografo Svetonio [Vita di Caligola 53,2 ], in cui si
legge una
caustica definizione data dal princeps al retore: "sabbia senza calce"'
[harena sine calce].

Mi sembra che il tuo giudizio concordi con quello di Caligola (absit
iniuria...).

Cordialmente,

Nico


Marco Cimarosti

unread,
Apr 13, 2004, 1:36:08 PM4/13/04
to
Epimeteo ha scritto:
> "Da ciò la necessità di rivoluzionare, più che riformare, l'intero
> percorso dell'istruzione. Dall'infanzia all'età adulta. Di ciclo in
> ciclo. La didattica, la durata dei cicli, l'età del passaggio tra le
> diverse fasi. E il vocabolario, come in ogni rivoluzione che si rispetti.
> (La scuola dell'infanzia, invece di quella materna; la scuola primaria
> invece delle elementari; la scuola secondaria di primo grado invece delle
> medie, di secondo grado invece dei licei.
> Mentre l'università affoga
^^^^^^

Un verbo, un verbo, ho visto un verbo!

> Francamente, non è uno stile di scrittura che mi piaccia molto, ma non
> sono qui per criticarlo, sono solo incuriosito e vorrei definirlo.
> Sincopato? Sintetico? Spezzettato? Retorico? Personale?

Alberonico.

Ciao.
Marco


--

questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it


Epimeteo

unread,
Apr 13, 2004, 1:38:17 PM4/13/04
to

"Wolfgang Mueller" <w...@ariannuccia.de> ha scritto nel messaggio
news:407BF6FC...@ariannuccia.de...

> Grazie, Epimeteo. Il tuo bel testo mi fa però sorgere due domande:
> - Perché l'hai messo fra parentesi quadre?

Ti ha già risposto Nico con una chiarezza e una precisione che mi hanno lasciato basito.

> - Perché non ne hai inviato una «croce» a it.hobby.cucina?

Ah, ho capito, Wolfgang: stai tramando per organizzare il mio linciaggio virtuale!
E io che volevo invitarti al Verb's bar di Verbania-Intra, dove fanno degli ottimi panini con
congiunzioni avversative tra due verbi (ottimi i "dico ma nego") e dove si beve dell'ottima
birra al profumo di verbena...

Ciao,
Epimeteo

Ghost

unread,
Apr 13, 2004, 2:15:14 PM4/13/04
to
Nico Narsi ha scritto:

>E' un po' come lo stile di Seneca (un parallelo che ho segnalato più sopra):

Salve!
Tu hai risposto seriamente al quesito di Epimeteo, io parodisticamente (ma
nemmeno troppo, a leggere per intero
www.repubblica.it/2004/a/sezioni/cronaca/scuolaiscri/promos/promos.html ).

In questo trovo un motivo di parziale disaccordo col tuo paragone: nella
mia parodia certamente, ma anche negli originali, inconsueto ed eccessivo
è l'uso dei punti fermi, quando basterebbero virgole o anche nulla: su ciò
mi sono accanito. M'insegni che, coi punti fermi, ma anche colle virgole e
con qualsiasi altro segno d'interpunzione, né Seneca né Cicerone ebbero
qualcosa a che fare.

A parte la pesante punteggiatura, non mi pare invece che il periodare del
nostro sociologo si strutturi per "mattoni" vieppiù semplici. Al
contrario, l'uso di tanti punti fermi può essere un modo (che a me non
piace) per gestire complessità e ridondanza.

>può piacere o non piacere (quesito, naturalmente, da non porre agli odierni
>studenti di liceo, che trovano più agevole da tradurre la concinnitas
>ciceroniana, di norma...).

Dubito seriamente, purtroppo, che la maggioranza dei liceali di oggi trovi
agevole tradurre alcunché. :(
Le eccezioni, naturalmente, ci sono. Meno male.

>Comunque, neanche lo stile di Seneca piaceva a tutti: 'era

>decisamente inviso all'imperatore Caligola [...]

E mica solo a lui.
Del resto, l'antipatia coll'amico dei cavalli ;) era cosa reciproca.
--
Bye, Ghost of Lem Novantotto
Informazioni su it.*: http://www.news.nic.it
Archivio news: http://groups.google.com/advanced_group_search?hl=it
Linee guida della netiquette: http://www.faqs.org/rfcs/rfc1855.html

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