> mi spieghi la differenza fra un sillogismo aristotelico e uno
> buddista?
Non sono in grado, dato che non potrei andare oltre la
superficie che è esposta in millemila testi. Posso riportarti
lo schema di Tucci (storia della Filosofia indiana II ed pag.
192 cap 'mezzi di conoscenza') più o meno comune a tutte le
scuole. SEO è questo:
Tesi: sul monte c'è fuoco. (S è P)
Ragione: perché c'è fumo. (S è M)
Esempio: dove c'è fumo c'è fuoco, come nella cucina (M è P)
Applicazione: c'è fumo sul monte (S è M)
Conclusione: c'è fuoco sul monte (S è P)
e la forma negativa:
sul monte c'è fumo (S è P)
perché c'è fuoco (S è M)
dove non c'è fuoco non c'è fumo, come in uno stagno (nessun
non-P è M)
sul monte c'è, invece, fumo (S non è non-P)
dunque sul monte c'è fuoco
Che io sappia non ci sono altri tipi e forme come in quello
aristotelico ma molto probabilmente tutte le possibili varianti
si trovano da qualche parte; cavillare a un livello per noi
inimmaginabile è lo sport nazionale dei dotti indiani almeno
dal V sec a.C. in qua, e se sono possibili tipi e varianti tipo
Barbara, Darii, Ferio, etc. sono sicuramente state formulati.
Io non so però dove si trovino.
Il sillogismo indiano modello differisce da quello buddhista
del PDF da me linkato nel post di apertura; ci sono solo i
primi due termini che lo riducono a un entimema. Per le scuole
buddhiste che riconoscono valore non solo strumentale al
pensiero logico-discorsivo (la maggioranza invece non lo
riconoscono) i primi due termini sono ritenuti sufficienti a
impostare il sillogismo.
Altra differenza, che forse è la più profonda, è che siamo in
un mondo diverso, questo tema forse uno dei migliori modi per
rendersi conto di quanto sia diverso dal nostro: il sillogismo
buddhista non è considerato uno strumento a largo raggio di
azione perché a differenza di quello aristotelico può essere
utilizzato se l'interlocutore desidera realmente conoscere
qualcosa che non conosceva prima. Dico una banalità, il
sillogismo aristotelico può essere (è?) solo una struttura
concettuale; da premesse assurde si deriverà una conclusione
assurda ma il sillogismo in sé non ne viene toccato, mentre per
i buddhisti usare il sillogismo così è un tale non senso che
non conosco esempi in merito e credo di avere tutti i testi
importanti. Semplicemente la filosofia indiana e molto più
quella buddhista non concepiscono nemmeno una cosa simile.
Per questo c'è un elenco di condizioni affinché il sillogismo
possa essere usato in un dibattito. A spanne ricordo: il
'recipient' deve sinceramente non essere prevenuto
sull'argomento, deve essere un soggetto adatto (per esempio non
è opportuno proporre un sillogismo a un buddha ovvero a una
mente onnisciente perché non ne ha bisogno) e diverse altre. Se
queste precondizioni sono soddisfatte si dice che il sillogismo
produca una nuova conoscenza che prima non era nella mente del
destinatario.
Sembra evidente che si tratti solo di una comoda modalità per
sviluppare e esplicitare argomenti che nello spirito
tipicamente indiano sono in un certo senso 'già lì'. Il
destinatario o l'avversario di dibattito stanno solo
migliorando la conoscenza di qualcosa su cui in qualche misura
già convengono. Sempre in spirito tipicamente indiano questo è
naturale perché è considerato effetto del karma. Le buone
azioni delle vite passate rendono il soggetto ricettivo a
conoscere e in questo il sillogismo è un comodo mezzo per
qualcosa che si potrebbe comunque raggiungere in altri modi. Ma
se l'interlocutore non accetta il sillogismo o non lo capisce
non ha abbastanza meriti dalle vite passate, mentre l'essere
che diventerà, connesso al suo continuum mentale potrà averli
in vite future. Questo, s'intende, secondo la prospettiva
buddhista e in gran parte indiana.
In altro modo, uno dei tipi del nostro sillogismo universale la
conoscenza è già contenuta nella premessa maggiore e quella
minore, mentre per indiani e buddhisti se pure lo stesso appare
a noi, quella è nuova conoscenza.
So che Aristotele distingue i sillogismi assurdi da quelli che
devono essere sensati (mi pare quelli sul mondo fisico) e
questo forse getta un molto tenue ponte tra l'uso che ne fa il
mondo indiano. E credo che altro si potrebbe questionare nei
sillogismi non universali ma non oso addentrarmi in cose a me
ignote.
Altro nin zo. Tra i fantastiliardi di mie mancanze mentali c'è
la logica; ho già messo nella lista dei miei desideri
amazzonici un paio di classici ma non mi entra in testa. Ci ho
passato un po' di tempo su quel PDF (ma non troppo, sono
limitato ma non deficiente) poi è arrivato Marco e in poche
righe ZAK!
Fantastico NG!