Omega ha scritto:
> Il 17/06/2023 01:47, posi ha scritto:
>> Il 14/06/23 17:23, Omega ha scritto:
>>
>>>
>>> Senza un "perché" dove sta il senso? Tutto è riducibile alla
>>> metafisica, ma non il buon Senso. Nulla accade senza un "perché".
>>>
>>
>> Non ti dico che il perché non esiste.
>>
>> E' solo che, ammesso che esista, non è e non può essere oggetto di
>> indagine scientifica.
>> Almeno non della scienza per come si intende da Galilei in poi.
>
> Vorrei capire *perché*, essendo cosa contraria al buon senso.
>
"Buon senso": prendo spunto da questa espressione, se ben ti conosco
connotata cartesianamente, per tornarci alla fine. Ma la prendo molto
alla larga (il post sara' molto lungo) cercando di spiegare in che cosa,
il piu' precisamente possibile, risieda il contenzioso circa una
spiegazione secondo il "come" e una secondo il "perche'" del nesso tra
fenomeni comunemente chiamato "causale". Sicuramente colui che si e'
molto prodigato sulla questione e' un logico, B. Russell", che cosi'
scrive in "Misticismo e logica":
<<La legge di causalità, così come viene espressa di solito dai
filosofi, è falsa e non viene impiegata nella scienza.>>
Non e' che da un logico ci si possa accontentare di un'affermazione
cosi' lapidaria, senza una robusta argomentazione che la sostenga. Per
trovarla bisogna risalire ai suoi "I principi della matematica" del
1903, nel capitolo dedicato alla questione (cap. 55), dove cosi' esordisce:
<<Tra colro che si interessano ai principi della dinamica e' sorta in
tempi recenti una grande controversia sulla questione se la nozione di
causalita' compaia o no in tale argomento. Kirchoff e Mach e, nel nostro
paese, Karl Pearson, hanno sostenuto che la dinamica e' puramente
descrittiva, mentre coloro che aderiscono al punto di vista piu'
tradizionale sostengono che essa non si limita a registrare sequenze, ma
scopre connessioni causali. [...] La forma matematica pratica della
questione sorge a proposito della 'forza' e, in questa forma, non puo'
esserci dubbio che la scuola descrittiva abbia ragione...>>
E quale sarebbe l'argomentazione a sostegno della sua conclusione? Non
e' presto detta, e' ma presto citata (la citazione, anche se lunga, va
letta con attenzione):
<<La proposizione «A causa B,», come è enunciata è incompleta. L'unico
significato che sembra possibile attribuirle è «l'esistenza di A in un
qualunque istante implica l'esistenza di B in un qualunque istante
futuro». Vi è sempre stata l'abitudine di supporre che causa ed effetto
debbano occupare istanti consecutivi; ma tenendo presente che il tempo è
una serie compatta, non possono esservi momenti consecutìvi, e
l'intervallo fra due qualsiasi momenti sarà sempre finito. Allo scopo di
ottenere una proposizione causale più completa dobbiamo quindi
specificare l'intervallo fra A e B. Una connessione causale afferma
allora che l'esistenza di A in un qualunque istante implica l'esistenza
di B, dopo un certo intervallo indipendente dall'istante particolare in
cui è esistito A. In altre parole, affermiamo: «Esiste un intervallo t
tale che l'esistenza di A in un qualunque istante t1 implica l'esistenza
di B nell'istante t1+t». Questo richiede la misurazione del tempo, e di
conseguenza implica o la distanza temporale o la grandezza di
divisibilità, la quale ultima, però, come abbiamo convenuto, non deve
essere considerata come nozione di matematica pura. La nostra
proposizione risulta quindi suscettibile della generalìzzazióne
richiesta per un enunciato puramente logico, se la nostra misurazione è
effettuata per mezzo della distanza.>>
Il discorso di Russell (dopo aver affrontato alcuni grossi problemi che
non si nasconde) prosegue con un argomento di dinamica razionale, in cui
intervengono forze, parallelogrammo della composizione di forze ecc..
Ora, qui non riporto tutta questa sua argomentazione, sia perche' troppo
lunga, sia perche' troppo impegnativo riportarla: tanto per me
riportarla con assoluto rigore, tanto per il lettore, ammesso che sia
benevolo, correggere eventuali mie imprecisioni. Ma soprattutto perche',
al di la' della correttezza dell'argomentazione, la mia domanda riguarda
piuttosto la liceita', da parte di Russell, di trarre da essa una
generalizzazione come quella cosi' drastica e lapidariamente espressa
nel gia' citato "Misticismo e logica": <<La legge di causalità, così
come viene espressa di solito dai filosofi, è falsa...>>
Proviamo allora a vedere cosa distingue precisamente una spiegazione di
tipo causale (il "perche'") da una descrizione del fenomeno (il "come").
Lo faccio considerando l'esempio piu' semplice possibile: il fulmine, di
cui diciamo che e' causa del tuono. La prima cosa da notare e' che in
una spiegazione causale, dove A (fulmine) e' causa di B (tuono), A e B
conservano una loro reciproca eterogeneita': il fulmine all'osservazione
e' un fenomeno luminoso, il tuono, invece, uditivo. La spiegazione
causale e' quella che istituisce, o cerca di istituire, un rapporto
appunto di causa-effetto tra A e B, lo fa empiricamente, ed e' quello
che l'uomo fa fin da quando ha smesso di credere che un temporale
dipendesse dal malumore di Giove pluvio (ma anche questa in fondo era
una ricerca della causa): la spiegazione causale mette *in relazione* i
*due* eventi A e B. Non cosi' la *descrizione*, che tende invece a
considerare il *processo* di un quasi-unico evento esteso in un
intervallo di tempo,di cui A e B sono *momenti* agli estremi di tale
processo e tra i quali vi sono piu' o meno numerosi altri momenti.
Tentiamo di *descrivere* tale processo nel caso dell'esempio:
1) Formazione del fulmine: Durante una tempesta, si verificano intense
cariche elettriche all'interno delle nuvole. Queste cariche possono
essere generate da particelle di ghiaccio che si scontrano e si
separano, creando una separazione di carica. Questa separazione crea un
campo elettrico intenso all'interno della nuvola.
2) Scarica elettrica: Quando la differenza di potenziale elettrico
diventa abbastanza grande, si verifica un'alta tensione e si forma un
canale di scarica, noto come fulmine. Questo canale di scarica e'
costituito da un flusso di elettroni che si muovono rapidamente
attraverso l'atmosfera.
3) Ionizzazione dell'aria: Durante il passaggio del fulmine attraverso
l'atmosfera, si verifica un fenomeno chiamato ionizzazione dell'aria.
Gli elettroni ad alta energia nel canale di scarica del fulmine
collidono con le molecole di aria, rimuovendo e aggiungendo elettroni.
Questo processo crea una breve striscia di plasma altamente ionizzato
lungo il percorso del fulmine.
4) Riscaldamento e espansione: Il passaggio della corrente del fulmine
attraverso l'aria crea un'enorme quantita' di calore. Questo
riscaldamento improvviso e intenso provoca l'espansione rapida dell'aria
circostante, creando un'onda d'urto che si propaga come suono.
5) Il tuono: Il suono prodotto dall'espansione dell'aria riscaldata e'
cio' che percepiamo come tuono, che e' un'onda sonora che si propaga
attraverso l'atmosfera.
Questa e' una *descrizione* scientifica, il "come" di un processo
distinto per momenti, ma idealmente senza soluzine di continuita'.
Ma siamo sicuri che la continuita' del processo, la non-soluzione di
continuita', possa essere non solo ideale ma anche reale? Dovrebe essere
chiaro che e' proprio la *continuita'* del processo cio' che
essenzialmente distingue la descrizione dal rapporto *duale*
causa-effetto. Torniamo allora solo un momento alla seconda citazione di
Russell, la' dove dice:
<<...ma tenendo presente che il tempo è una serie compatta, non possono
esservi momenti consecutìvi, e l'intervallo fra due qualsiasi momenti
sarà sempre finito.>>
Non e' forse questa l'ammissione di Russell che nei fenomeni che
chiamiamo di causa-effetto il tempo dedegli eventi in relazione duale
non puo' essere considerato continuo? Allora chiedo ai fisici: non e'
che tra i momenti 1 e 2, 2 e 3 ecc., dobbiamo ammettere delle
micro-cause che inficiano la continuita' del processo? Penso che non sia
difficile immaginare che la mia domanda e' retorica.
Ma voglio finalmente concludere da dove ho cominciato: al "buon senso".
Non e' questione che la "legge di causalita'" sia falsa, come asserisce
Russell, ma e' di *buon senso* il suo *uso* nel contesto del discorso e
degli interlocutori che in esso intervengono. Nessun medico verra'
radiato dall'albo dei medici, se rivolgendosi al paziente, che abbia
poche conoscenze mediche, gli dice che la sua febbre e' causata da un
virus, senza spiegarli *come* da quel virus si sviluppi la febbre; ne'
alcun meteorologo dell'areonautica militare verra' degradato, per aver
detto a chi e' scarso di cognizioni meteorologiche che il tuono e'
causato fulmine, senza spiegargli tutto il processo sopra descritto.
Nessuno, neppure un logico o un fisico e' esonerato dall'uso del buon
senso, nell'individuare, prima di tutto, il contesto del discorso.