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autori SciFi o Fantasy che scrivono SENZA voce narrante

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Soviet_Mario

unread,
Jun 30, 2022, 8:20:56 AM6/30/22
to

ne conoscete qualcuno ?
Se sì, chi ?

Siccome sto completando le revisioni dei libri, mi sono
accorto di quanto ipertrofica sia in molte parti la Voce
Narrante in essi.

Vorrei assaggiare qualche autore (se esiste, penso di sì ma
non so nei generi specifici) praticamente privo di voce
narrante, dove l'intero scenario venga sviluppato
esclusivamente attraverso le esperienze dirette o indirette
dei personaggi che ci si muovono.


P.S. non che si allergico alla voce narrante, tutto sommato
mi piace. Quel che mi urta però è l'idea di non saperne fare
a meno :D


--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)

Dan

unread,
Jun 30, 2022, 12:05:40 PM6/30/22
to
Il 30/06/2022 14:20, Soviet_Mario ha scritto:
>
> ne conoscete qualcuno ?
> Se sì, chi ?
>
> Siccome sto completando le revisioni dei libri, mi sono accorto di
> quanto ipertrofica sia in molte parti la Voce Narrante in essi.
>
> Vorrei assaggiare qualche autore (se esiste, penso di sì ma non so nei
> generi specifici) praticamente privo di voce narrante, dove l'intero
> scenario venga sviluppato esclusivamente attraverso le esperienze
> dirette o indirette dei personaggi che ci si muovono.
>
>
> P.S. non che si allergico alla voce narrante, tutto sommato mi piace.
> Quel che mi urta però è l'idea di non saperne fare a meno :D
>
>
Infatti è un tema interessante. Ho letto in passato racconti e romanzi
senza voce narrante. Sono i racconti in prima persona. Ho sempre nutrito
una profonda ammirazione per questa tecnica narrativa, per esempio gli
oggi illeggibili romanzi di Dard (Sanantonio).
Dard si è concesso il lusso di scrivere una cinquantina, ma forse più,
di romanzetti della serie "Le Inchieste del commissario Sanantonio",
tutti rigorosamente in prima persona e tutti di genere poliziesco (più o
meno...) in cui il lettore viene letteralmente calato in un presente in
cui procede passo passo con il protagonista.

La voce narrante in un romanzo tende a prendere il sopravvento, più che
altro perché l'autore si rompe le balle e vuole concludere.
Così dopo una parte scoppiettante di dialoghi, situazioni ecc. quando
ormai più o meno si è esaurita l'ispirazione, subentrano periodi del tipo:
"Ma ormai la guerra contro Fptz e i crudeli p'rong volgeva al termine.
Dopo la disfatta di Kmol'har i nostri eroi dopo lunghe peripezie
tornarono a Rfng, i p'rong vennero sconfitti e finalmente i cuccioli di
zing poterono tornare su Pkz. FINE".
:-) chi non ci è passato? Una volta descritta l'eroica azione del
protagonista che salva la principessa Tryl e tutta la storia della
guerra, il restante milione di parole da scrivere sulla disfatta dei
p'rong, la fuga da Htog, la sorte dei poveri cuccioli zing ecc. ecc.
viene allegramente saltato e oplà, finito.

Quindi la mia opinione è che la voce narrante vada dosata accuratamente,
e la mia ambizione è di non usarla affatto.

Per una risposta più seria, non so se proprio senza voce narrante ma mi
pare di ricordare così, leggiti "Non temerò alcun male" di Silverberg,
per restare in ambito SF. Io ne restai molto colpito, da giovane.
Il punto di vista è soggettivo, e praticamente tutto viene narrato
attraverso una serie di dialoghi incredibilmente ben fatti. Un modello.

Quasi certamente in prima persona "Sam Space, spazio-investigatore", ma
mi sfugge l'autore, pubblicato su Urania. Questo comunque è space-opera,
niente di che. Comunque mi aveva fatto ridere, soprattutto la parte
dell'uovo di Zubù, mi sono cappottato.

Interessanti i romanzi tutti in "tempo reale", in soggettiva, e poi c'è
uno stacco e si fa un salto di n anni, (distopici ?), come "Agente
064:operazione demoni", che per me è un capolavoro e non capisco come
non ci abbiano fatto un film.

Stessa cosa anche in "Al servizio del TBII", bellissimo, in cui la voce
narrante interviene in pratica va beh non lo dico, ma insomma è minima
ma essenziale.

Anche nei due romanzi di Douglas Adams mi pare che la vicenda sia
narrata in prima persona, con alcuni inserti che sono una specie di voce
narrante, ovvero le voci dell'Enciclopedia.

Molti modi di usarla, quindi. Interessante spunto di riflessione.
Dan

Per ridurre la voce narrante esistono secondo me un paio di artifici,
ovvero la voce narrante mascherata e i dialoghiMolto coinvolgente.
Comunque, anche quando si usa questa tecnica, si deve ricorrere ad una
voce narrante camuffata, cioè le riflessioniDard usa le riflessioni

Soviet_Mario

unread,
Jun 30, 2022, 1:31:02 PM6/30/22
to
On 30/06/22 18:03, Dan wrote:
> Il 30/06/2022 14:20, Soviet_Mario ha scritto:
>>
>> ne conoscete qualcuno ?
>> Se sì, chi ?
>>
>> Siccome sto completando le revisioni dei libri, mi sono
>> accorto di quanto ipertrofica sia in molte parti la Voce
>> Narrante in essi.
>>
>> Vorrei assaggiare qualche autore (se esiste, penso di sì
>> ma non so nei generi specifici) praticamente privo di voce
>> narrante, dove l'intero scenario venga sviluppato
>> esclusivamente attraverso le esperienze dirette o
>> indirette dei personaggi che ci si muovono.
>>
>>
>> P.S. non che si allergico alla voce narrante, tutto
>> sommato mi piace. Quel che mi urta però è l'idea di non
>> saperne fare a meno :D
>>
>>
> Infatti è un tema interessante. Ho letto in passato racconti
> e romanzi senza voce narrante. Sono i racconti in prima
> persona.

guarda, io la prima persona LA ODIO proprio, e
visceralmente. Ma non mi sembra essenziale, poiché cmq solo
uno dei personaggi, o solo uno alla volta, potrà parlare in
prima persona, e gli altri parleranno in terza. Non ci vedo
problemi a che tutti siano equiparati. LA ragione che mi fa
odiare la prima persona è sostanziale, ed è proprio questa
asimmetria tra i ruoli.

Cmq, ora che mi ci hai fatto riflettere (pensa, io nemmeno
ci avevo pensato alla prima persona ! un bias mentale
praticamente, rimozione freudiana), mi accorgo che anche la
terza persona è una forma, magari attenuata, di voce narrante.

Quindi la mia idea è "strictiori" inapplicabile.
Probabilmente dovrei ridurre le pretese a : come comprimere
al massimo la voce narrante ? Come strippare via tutte le
descrizioni (didascaliche) non agganciate all'esperienza
diretta dei vari personaggi ?

> Ho sempre nutrito una profonda ammirazione per
> questa tecnica narrativa, per esempio gli oggi illeggibili
> romanzi di Dard (Sanantonio).
> Dard si è concesso il lusso di scrivere una cinquantina, ma
> forse più, di romanzetti della serie "Le Inchieste del
> commissario Sanantonio", tutti rigorosamente in prima
> persona e tutti di genere poliziesco (più o meno...) in cui
> il lettore viene letteralmente calato in un presente in cui
> procede passo passo con il protagonista.
>
> La voce narrante in un romanzo tende a prendere il
> sopravvento, più che altro perché l'autore si rompe le balle
> e vuole concludere.

a me invece prende la mano perché voglio spiegare il
contesto, spiegare i background tecnologici, geopolitici,
tradizioni, luoghi anche lontani e quanto. Sono parecchio
didascalico. E devo dire che l'imprinting di Tolkien e
Asimov (e Herbert, Vance etc) mi risulta indelebile.
In genere ne tollero alte dosi (ma Hugo nei Miserabili
talvolta mi ha davvero sovrassaturato sino al rifiuto)

> Così dopo una parte scoppiettante di dialoghi, situazioni
> ecc. quando ormai più o meno si è esaurita l'ispirazione,
> subentrano periodi del tipo:
> "Ma ormai la guerra contro Fptz e i crudeli p'rong volgeva
> al termine. Dopo la disfatta di Kmol'har i nostri eroi dopo
> lunghe peripezie tornarono a Rfng, i p'rong vennero
> sconfitti e finalmente i cuccioli di zing poterono tornare
> su Pkz. FINE".
> :-) chi non ci è passato?

LOL.

> Una volta descritta l'eroica
> azione del protagonista che salva la principessa Tryl e
> tutta la storia della guerra, il restante milione di parole
> da scrivere sulla disfatta dei p'rong, la fuga da Htog, la
> sorte dei poveri cuccioli zing ecc. ecc. viene allegramente
> saltato e oplà, finito.
>
> Quindi la mia opinione è che la voce narrante vada dosata
> accuratamente, e la mia ambizione è di non usarla affatto.

è difficile nella costruzione di mondi, se pretendi di
portare il lettore grossomodo allo stesso livello di
conoscenza dello scenario dell'autore, livello che non si
riesce a costruire dal parzialissimo "campionamento" della
realtà che i percorsi dei personaggi che si snodano in esso
consentono.
In sostanza ha a che vedere con l'avvertita necessità di far
condividere a chi legge la "necessità" (storica, politica,
tecnologica) di una catena di eventi.

Però a me la cosa prende la mano al punto che probabilmente
riuscirei a scrivere qualcosa di sola Voce Narrante mentre
non saprei scrivere nulla SENZA :D :D :D il ché fa
abbastanza ridere

>
> Per una risposta più seria, non so se proprio senza voce
> narrante ma mi pare di ricordare così, leggiti "Non temerò
> alcun male" di Silverberg, per restare in ambito SF. Io ne
> restai molto colpito, da giovane.

se mi capita proverò, lo conosco pure poco
grazie dei consigli. E anche di avermi chiarito una cosa che
non avevo chiara : che cmq la terza persona a cui non voglio
rinunciare è a tutti gli effetti una voce narrante anche
quella. Quindi dovrò chiarirmi meglio le idea di cosa
intendo davvero con questa categoria e come rendermi conto
delle sue varie "specializzazioni" che uso in dato momento.

Mi capita ad es. di staccare in capitoli interi, separati,
parti INTERAMENTE didascaliche, anche per raccordare e
sincronizzare in modo più chiaro relazioni tra trame che si
svolgono in posti e tempi vicini/lontani, e per chiarire al
lettore i rapporti di cause/effetti tra le stesse.

Tra l'altro, dopo avere revisionato 5 libri molti distanti
nel tempo, mi sono accorto che il numero di sottotrame che
uso è assolutamente imprevedibile.

20 anni fa ci miravo (non so perché ? Fa figo, per caso ?
boh, nommelo ricordo !), ed uno tra i libri più antichi, che
amavo (e che mi sta un po' deludendo), era praticamente
monotrama.
Alcuni tra gli ultimi, a cui non miravo assolutamente a
complicarli per sfizio, sono usciti fuori con un numero di
sottotrame anche di 4-5 in parallelo. E infatti nei
capitoli, ai titoli aggiungevo delle liste di numeri per
capire al volo CHI C'ERA dentro ed evitare di portarne
troppo avanti alcune e lasciarne troppo indietro altre. Però
malgrado una certa fatica nella sincronizzazione, la cosa
poi era venuta da sé, non più per sfizio senza motivo.

Boh ... è tutto complicato !
La cosa più bizzarra è che se da un lato, in astratto, mi
pongo tutti questi problemi, poi dall'altro, quando scrivo
in pratica, non penso più a nulla del genere e viaggio solo
a istinto 100 %.

L'unico aspetto pratico di riprogettazione che mi sono dato
come regola è : darsi una regolata sulla disomogeneità dei
capitoli. Concedersi raramente capitoli oltre le 9000 parole
(ne ho trovati alcuni da 20000 analizzando i testi vecchi, e
mi sono risolto a spezzararli).
Bilanciare i "libri" interni (in genere uso una doppia
gerarchia entro tutti i testi, una divisione in 3-6
sottolibri o tomi, e questi in capitoli).
Mi piacerebbe avere capitoli tutti id pesi confrontabili ma
non sempre è possibile. Sotto le 2000 parole mi urtano
proprio, mi sanno di tessuto connettivo. Cmq mi sono appunto
fatto un programmino per rimisurare tutto e accorpare
(raramente possibile) o suddividere (agevole, basta
inventarsi un altro titolo !) per avvicinare i pesi.

I tomi devono avere un peso confrontabile sia come numero di
parole totali sia come numero di capitoli (anche se non per
forza proprio uguali).
La fissa del momento ... praticamente sto "SERNIFICANDO" i
libri, lol (semicit)


Cmq ripenserò a come classificare le voci narranti e
differenziarle.

Ad es. se e quando uno decide di fare STACCHI TEMPORALI,
senza di esse, come evitare i traumi a chi legge per il
brusco cambio di contesto ?

Dan

unread,
Jul 1, 2022, 5:22:27 AM7/1/22
to
Il 30/06/2022 19:30, Soviet_Mario ha scritto:
>
> Cmq, ora che mi ci hai fatto riflettere (pensa, io nemmeno ci avevo
> pensato alla prima persona ! un bias mentale praticamente, rimozione
> freudiana), mi accorgo che anche la terza persona è una forma, magari
> attenuata, di voce narrante.
>
Beh sì, altrimenti quale sarebbe la voce narrante? Ah aspetta, una
specie di supervisore, che esprime anche giudizi, per esempio:

"I Grok vivevano in piccole comunità isolate. Questo era il loro destino
perché essi avevano scelto l'errata dottrina dei malvagi monaci Urk. Ma
il fato aveva deciso che ben presto..." ecc. ecc.

Altrimenti non saprei. A parte i racconti in prima persona, c'è sempre
una voce narrante. Il racconto in terza persona è per definizione una
voce narrante...

> Quindi la mia idea è "strictiori" inapplicabile.
> Probabilmente dovrei ridurre le pretese a : come comprimere al massimo
> la voce narrante ? Come strippare via tutte le descrizioni
> (didascaliche) non agganciate all'esperienza diretta dei vari personaggi ?
>
Se queste descrizioni servono, bisogna trovare il modo di inserirle,
magari con qualche artificio. Riportare le riflessioni di uno dei
personaggi su un certo tema, o costruire un dialogo ad uso del lettore,
che non appaia forzato e fasullo (difficile...), riportare documenti
(veri o inventati)... Uno dei libri che è davvero notevole in questo è
per esempio "Lei" di R. Haggard, in cui viene minuziosamente riportato
un testo greco e tutta la leggenda della donna immortale. Dopo questo
prologo il lettore sa tutto quello che c'è da sapere (e può
tranquillamente credere che sia tutto vero!) e l'autore ha elegantemente
evitato un lungo prologo didascalico.

>>
>> La voce narrante in un romanzo tende a prendere il sopravvento, più
>> che altro perché l'autore si rompe le balle e vuole concludere.
>
> a me invece prende la mano perché voglio spiegare il contesto, spiegare
> i background tecnologici, geopolitici, tradizioni, luoghi anche lontani
> e quanto. Sono parecchio didascalico. E devo dire che l'imprinting di
> Tolkien e Asimov (e Herbert, Vance etc) mi risulta indelebile.
> In genere ne tollero alte dosi (ma Hugo nei Miserabili talvolta mi ha
> davvero sovrassaturato sino al rifiuto)
>
Credo che sia una esigenza di "struttura" o di "coerenza interna".
Sempre nella mia bozza che ho già citato, ho immaginato una missione
spaziale congiunta europea e indiana. Questo perché vorrei essere
plausibile e l'EU da sola non ha le risorse, inoltre volevo escludere
Russia e USA. A questo punto, alla seconda revisione mi sono sentito in
dovere di spiegare meglio il contesto geopolitico in cui era sorta
questa alleanza, e non soddisfatto mi sono addentrato in delucidazioni
sulle controversie sullo scopo della missione, ecc. ecc.
Ne è uscita una menatona, per carità leggibile, ma sicuramente noiosa e
di dubbia utilità per la vicenda e per il lettore. Ma in quel momento
pensavo che fosse una necessità. Era però una mia necessità soggettiva,
intendevo rassiurarmi sulla plausibilità della vicenda. In effetti mi
sono fatto prendere la mano. Credo che la casserò impietosamente.
E se un lettore mai trovasse le spiegazioni insufficienti, potrà
scrivermi una e-mail alla quale risponderò allegando tutta la parte
cassata! ;.-) Caxxi sua! Se l'è cercata!

>>
>> Quindi la mia opinione è che la voce narrante vada dosata
>> accuratamente, e la mia ambizione è di non usarla affatto.
>
> è difficile nella costruzione di mondi, se pretendi di portare il
> lettore grossomodo allo stesso livello di conoscenza dello scenario
> dell'autore, livello che non si riesce a costruire dal parzialissimo
> "campionamento" della realtà che i percorsi dei personaggi che si
> snodano in esso consentono.
> In sostanza ha a che vedere con l'avvertita necessità di far condividere
> a chi legge la "necessità" (storica, politica, tecnologica) di una
> catena di eventi.
>
> Però a me la cosa prende la mano al punto che probabilmente riuscirei a
> scrivere qualcosa di sola Voce Narrante mentre non saprei scrivere nulla
> SENZA :D :D :D il ché fa abbastanza ridere
>
LOL.
A proposito, il seguente periodo:>>
>> Per ridurre la voce narrante esistono secondo me un paio di artifici,
>> ovvero la voce narrante mascherata e i dialoghiMolto coinvolgente.
>> Comunque, anche quando si usa questa tecnica, si deve ricorrere ad una
>> voce narrante camuffata, cioè le riflessioniDard usa le riflessioni
é un refuso, sono pezzi di frasi che volevo inserire e sono rimaste in
sospeso :-)
>
>
> grazie dei consigli. E anche di avermi chiarito una cosa che non avevo
> chiara : che cmq la terza persona a cui non voglio rinunciare è a tutti
> gli effetti una voce narrante anche quella. Quindi dovrò chiarirmi
> meglio le idea di cosa intendo davvero con questa categoria e come
> rendermi conto delle sue varie "specializzazioni" che uso in dato momento.
>
> Mi capita ad es. di staccare in capitoli interi, separati, parti
> INTERAMENTE didascaliche, anche per raccordare e sincronizzare in modo
> più chiaro relazioni tra trame che si svolgono in posti e tempi
> vicini/lontani, e per chiarire al lettore i rapporti di cause/effetti
> tra le stesse.
>
In certa misura non ci vedo niente di concettualmente sbagliato ma...
size matters! Le parti didascaliche di solito appesantiscono la vicenda.

> Tra l'altro, dopo avere revisionato 5 libri molti distanti nel tempo, mi
> sono accorto che il numero di sottotrame che uso è assolutamente
> imprevedibile.
>
> 20 anni fa ci miravo (non so perché ? Fa figo, per caso ? boh, nommelo
> ricordo !), ed uno tra i libri più antichi, che amavo (e che mi sta un
> po' deludendo), era praticamente monotrama.

SiSi, ho avuto anch'io una idea simile, nel mio caso si trattava di un
racconto che contiene altri racconti, tipo Mille e una notte. Ma non è
esattamente lo stesso di una sottotrama, OK.
Tra l'altro, non è che mi piacciano molto le sottotrame, a meno che non
siano rilevanti per la trama principale. In alcuni romanzi tutte queste
sottotrame sono funzionali, dipingono un grande affresco. Ma penso che
sia alquanto difficile ottenere un buon risultato. Come comporre una
sinfonia confrontato col comporre una canzone.

> Alcuni tra gli ultimi, a cui non miravo assolutamente a complicarli per
> sfizio, sono usciti fuori con un numero di sottotrame anche di 4-5 in
> parallelo. E infatti nei capitoli, ai titoli aggiungevo delle liste di
> numeri per capire al volo CHI C'ERA dentro ed evitare di portarne troppo
> avanti alcune e lasciarne troppo indietro altre. Però malgrado una certa
> fatica nella sincronizzazione, la cosa poi era venuta da sé, non più per
> sfizio senza motivo.
>
> Boh ... è tutto complicato !
> La cosa più bizzarra è che se da un lato, in astratto, mi pongo tutti
> questi problemi, poi dall'altro, quando scrivo in pratica, non penso più
> a nulla del genere e viaggio solo a istinto 100 %.
>
Tanto ci penserà il tuo alter ego ipercritico a scovare il pelo
nell'uovo non appena la fase creativa si sarà esaurita!... :-)

> L'unico aspetto pratico di riprogettazione che mi sono dato come regola
> è : darsi una regolata sulla disomogeneità dei capitoli. Concedersi
> raramente capitoli oltre le 9000 parole (ne ho trovati alcuni da 20000
> analizzando i testi vecchi, e mi sono risolto a spezzararli).
> Bilanciare i "libri" interni (in genere uso una doppia gerarchia entro
> tutti i testi, una divisione in 3-6 sottolibri o tomi, e questi in
> capitoli).
> Mi piacerebbe avere capitoli tutti id pesi confrontabili ma non sempre è
> possibile. Sotto le 2000 parole mi urtano proprio, mi sanno di tessuto
> connettivo. Cmq mi sono appunto fatto un programmino per rimisurare
> tutto e accorpare (raramente possibile) o suddividere (agevole, basta
> inventarsi un altro titolo !) per avvicinare i pesi.
>
> I tomi devono avere un peso confrontabile sia come numero di parole
> totali sia come numero di capitoli (anche se non per forza proprio uguali).
> La fissa del momento ... praticamente sto "SERNIFICANDO" i libri, lol
> (semicit)
>
>
> Cmq ripenserò a come classificare le voci narranti e differenziarle.
>
> Ad es. se e quando uno decide di fare STACCHI TEMPORALI, senza di esse,
> come evitare i traumi a chi legge per il brusco cambio di contesto ?
>
>
Ma infatti la voce narrante ci vuole, a parte appunto lo stile in prima
persona, che non è evidentemente applicabile a tutte le trame.
Più ne occorre, più bisogna probabilmente camuffarla usando vari
artifici, proprio per non eccedere in didascalicità...
Dan

Dan

unread,
Jul 1, 2022, 6:06:28 AM7/1/22
to
>>
>> Per una risposta più seria, non so se proprio senza voce narrante ma
>> mi pare di ricordare così, leggiti "Non temerò alcun male" di
>> Silverberg, per restare in ambito SF. Io ne restai molto colpito, da
>> giovane.
>

AARRGGHHH!
Non temerò alcun male è di Heinlein, è lui il maestro, non Silverberg.
Mi scuso.

Dan

Soviet_Mario

unread,
Jul 1, 2022, 9:19:59 AM7/1/22
to
On 01/07/22 11:22, Dan wrote:
> Il 30/06/2022 19:30, Soviet_Mario ha scritto:
>>
>> Cmq, ora che mi ci hai fatto riflettere (pensa, io nemmeno
>> ci avevo pensato alla prima persona ! un bias mentale
>> praticamente, rimozione freudiana), mi accorgo che anche
>> la terza persona è una forma, magari attenuata, di voce
>> narrante.
>>
> Beh sì, altrimenti quale sarebbe la voce narrante? Ah
> aspetta, una specie di supervisore, che esprime anche
> giudizi, per esempio:
>
> "I Grok vivevano in piccole comunità isolate. Questo era il
> loro destino perché essi avevano scelto l'errata dottrina
> dei malvagi monaci Urk. Ma il fato aveva deciso che ben
> presto..." ecc. ecc.
>
> Altrimenti non saprei. A parte i racconti in prima persona,
> c'è sempre una voce narrante. Il racconto in terza persona è
> per definizione una voce narrante...

ma sì ... ma infatti mi ci hai fatto pensare.
Quello che (forse :d) volevo dire era una questione di zoom,
di lente di ingrandimento a grana globale vs la sfera
percettiva individuale.

Probabilmente per Voce Narrante io intendevo proprio il
supervisore "GLOBALE", in grado di avere contezza degli
eventi e dello scenario nella loro interezza e massimo
dettaglio, cosa che è preclusa a ciascuno dei protagonisti e
probabilmente anche all'insieme completo degli stessi.

Ecco, io tendo a usare anche quella, e non so farne a meno.
Mentre mi stavo ponendo il problema dell'ESPLORAZIONE
PARZIALE dello scenario compiuta esclusivamente attraverso
le esperienze (percorsi, tempi, vicende, riflessioni)
individuali e PARZIALI.

Anche se non lo so fare, credo possa avere un fascino questa
ricostruzione dal basso, incompleta, tipo puzzle, che lasci
solo intuire lo scenario totale in modo vago. Questo esula
dall'uso della terza persona.

Diciamo che vorrei imparare a fare a meno della Voce Onniscente.
Ma lo trovo difficile perché non so "spegnere" o tenere
traccia di quel che uno sa/ha visto individualmente.
Non dico relativamente alle vicende principali, lì più o
meno riesco a mantenere consistenza di quel che uno ha
visto/saputo. Ma solo una consistenza di massima, piuttosto
grezza.

Oltretutto l'apprendimento per sola esperienza diretta,
dovrebbe anche integrarsi con un background pregresso (non
narrato), molto difficile da suggerire a chi legge. Cioè il
lettore parte da zero ma nessun personaggio può
verosimilmente partire da zero.
Non ho sviluppato nessuno strumento di ausilio a tracciare,
per ciascuno, questo bagaglio pregresso e la curva dei suoi
apprendimenti, esperienze, tale da aiutarmi
nell'esplorazione coerente priva dei "riallineamenti della
voce onniscente".

>
>> Quindi la mia idea è "strictiori" inapplicabile.
>> Probabilmente dovrei ridurre le pretese a : come
>> comprimere al massimo la voce narrante ? Come strippare
>> via tutte le descrizioni (didascaliche) non agganciate
>> all'esperienza diretta dei vari personaggi ?
>>
> Se queste descrizioni servono, bisogna trovare il modo di
> inserirle, magari con qualche artificio. Riportare le
> riflessioni di uno dei personaggi su un certo tema, o
> costruire un dialogo ad uso del lettore, che non appaia
> forzato e fasullo (difficile...), riportare documenti (veri
> o inventati)...

uso in effetti talvolta in calce "collezioni di inserti e
documenti", estratti di atti, di lecture, di trattati
inventati, per campionare alcuni aspetti, nonché anche
spesso dove serve una sorta di CRONOLOGIA PREGRESSA. Queste
sezioni possono essere fatte o meno da voce onnisciente,
spesso non lo sono nei documenti (le cronologie sempre, sono
come pagine da bignami di storia).


Uno dei libri che è davvero notevole in
> questo è per esempio "Lei" di R. Haggard, in cui viene
> minuziosamente riportato un testo greco e tutta la leggenda
> della donna immortale. Dopo questo prologo il lettore sa
> tutto quello che c'è da sapere (e può tranquillamente
> credere che sia tutto vero!) e l'autore ha elegantemente
> evitato un lungo prologo didascalico.
>

un po' tendo a farlo : a spostare in sezioni out-of-plot
alcuni dati, micro-monografie su un dato singolo argomento,
inclusi tediosi consigli di lettura (prima ? dopo la trama ?
a macchia di leopardo ? saltatela pura tanto cambia na fava
? roba del genere, eh eh eh he)

nel mio bestione più grosso in assoluto mi sono accorto
(dopo le misurazioni quantitative) che le sezioni
integrative arrivavano al 14,2 % dell'intero testo

al momento, a due terzi di revisione fatta, l'intero libro
consta di 500'740 parole
di cui 429'603 parole della trama principale e 71'137
parole di inserti, cronologie, indicazioni varie.

Un'enormità di add-ons in effetti. Ma questo libro è stato
un po' particolare, ho scritto per anni solo progetti e
ambientazione senza mai buttare giù praticamente una sola
riga di libro vero e proprio, è velleitario e
iperprogettato, e gli slanci vivi alla fine risultano
piuttosto diluiti in questa infrastruttura pletorica.

Negli altri le fasi si sono riequilibrate e talvolta
mischiate, e in un paio sperimentali addirittura sono venute
prima le vicende e solo dopo è stato rabberciato uno
scenario di minima plausibilità.

Probabilmente per un effetto prospettico (le cose comuni
stilistiche non mi saltano all'occhio, vanno "undetected"),
tendo a notare molto più le difformità tra i vari fratelli
(per progetto questi libri dovevano essere fratelli, ossia
costruiti a partire dallo stesso pool di leitmotif,
semplicemente istanziati in modo più o meno diversificato,
ma riconoscibile).


>>>
>>> La voce narrante in un romanzo tende a prendere il
>>> sopravvento, più che altro perché l'autore si rompe le
>>> balle e vuole concludere.
>>
>> a me invece prende la mano perché voglio spiegare il
>> contesto, spiegare i background tecnologici, geopolitici,
>> tradizioni, luoghi anche lontani e quanto. Sono parecchio
>> didascalico. E devo dire che l'imprinting di Tolkien e
>> Asimov (e Herbert, Vance etc) mi risulta indelebile.
>> In genere ne tollero alte dosi (ma Hugo nei Miserabili
>> talvolta mi ha davvero sovrassaturato sino al rifiuto)
>>
> Credo che sia una esigenza di "struttura" o di "coerenza
> interna".
> Sempre nella mia bozza che ho già citato, ho immaginato una
> missione spaziale congiunta europea e indiana. Questo perché
> vorrei essere plausibile e l'EU da sola non ha le risorse,
> inoltre volevo escludere Russia e USA. A questo punto, alla
> seconda revisione mi sono sentito in dovere di spiegare
> meglio il contesto geopolitico in cui era sorta questa
> alleanza, e non soddisfatto mi sono addentrato in
> delucidazioni sulle controversie sullo scopo della missione,
> ecc. ecc.

esatto è l'esigenza di offrire una prospettiva globale al
lettore che normalmente non si riesce a ricostruire a
partire dalle vicende singole.

> Ne è uscita una menatona, per carità leggibile, ma
> sicuramente noiosa e di dubbia utilità per la vicenda e per
> il lettore.

beh però dipende. Sia dal lettore e dalle sue esigenze, sia
dall'alienità dello scenario. Sinché ha una sua plausibilità
scientifica e non è eccessivamente futuribile, le omissioni
non producono vulnus particolari.
Però laddove lo scenario è molto remoto e diverso dal
nostro, la cosa è meno indolore, e uno può non avere chiavi
di lettura per capire il perché accadono certe cose o come
accadano.

> Ma in quel momento pensavo che fosse una
> necessità. Era però una mia necessità soggettiva, intendevo
> rassiurarmi sulla plausibilità della vicenda. In effetti mi
> sono fatto prendere la mano. Credo che la casserò
> impietosamente.
> E se un lettore mai trovasse le spiegazioni insufficienti,
> potrà scrivermi una e-mail alla quale risponderò allegando
> tutta la parte cassata! ;.-) Caxxi sua! Se l'è cercata!

ma tu pubblichi sull'editoria ufficiale o su blog/gruppi o
dove ?
Io al momento ho ancora tutto nel cassetto e vorrei finire
il sesto prima di occuparmi dei dettagli commerciali e di
"promozione", perché se ho delle rogne non riesco a finirlo.
sì, di questo sono conscio, da cui la preoccupazione e la
ricerca di surrogati

>
>> Tra l'altro, dopo avere revisionato 5 libri molti distanti
>> nel tempo, mi sono accorto che il numero di sottotrame che
>> uso è assolutamente imprevedibile.
>>
>> 20 anni fa ci miravo (non so perché ? Fa figo, per caso ?
>> boh, nommelo ricordo !), ed uno tra i libri più antichi,
>> che amavo (e che mi sta un po' deludendo), era
>> praticamente monotrama.
>
> SiSi, ho avuto anch'io una idea simile, nel mio caso si
> trattava di un racconto che contiene altri racconti, tipo
> Mille e una notte. Ma non è esattamente lo stesso di una
> sottotrama, OK.

ah ad episodi no, non ho mai scritto nulla e non mi tenta
nemmeno.
A parte appunto l'inserimento di "documenti" che sono
mini-monografie, ma a carattere informativo-didascalico, non
sono sotto racconti stile antologia.

> Tra l'altro, non è che mi piacciano molto le sottotrame, a
> meno che non siano rilevanti per la trama principale. In

sono tutte ESSENZIALI ovviamente. L'idea era che esistesse
una trama principale costituita da vicende SEGRETE e
sconosciute a tutti, e che alcuni gruppi di individui
indipendentemente, in più parsi, cominciassero a notarla
senza lì per lì parlarne ad altri, e solo con fatica e/o per
coincidenze riuscissero a incontrarsi ed aggiornarsi sino a
svelare poi il mega complotto (plutogiudaicomassonico ah ha
haha).

> alcuni romanzi tutte queste sottotrame sono funzionali,
> dipingono un grande affresco.

la mia idea contiene quasi sempre i leitmotif
* del complotto segreto e dell'infiltrazione del Male maiuscolo
* il tema del popolo eletto (i Fremen, per capirci)
* il tema della Resistenza e dell'insurrezione contro
l'invasore e il Male (talvolta Alieno, demonico, etc).
* il tema della riscoperta delle antiche radici e
dell'eredità di un passato glorioso dopo secoli o millenni
di oblio ed imbarbarimento (tipico caso di ex colonie
solariane totalmente inconsapevoli di quel che sono e regredite)

In uno o più di questi scenari le sottotrame fanno spesso
parte della forgiatura di una tendenza globale di questo
popolo eletto guidata da alcuni personaggi, che devono
emergere con percorsi tortuosi che si incrociano.


> Ma penso che sia alquanto
> difficile ottenere un buon risultato. Come comporre una
> sinfonia confrontato col comporre una canzone.

eh, boh ... in effetti in una revisione molto posteriore
(oltre 15 anni di lontananza) del libro che avevo più amato,
non lo sto trovando affatto bello come lo ritenevo
all'epoca, mentre un altro che era nato addirittura come
esperimento folle (la mia ex voleva provare a inventarsi
qualcosa e le avevo detto : tu spara, io amalgamo, poi se
n'è disaffezionata e alla fine ci ho ricamato su ... pure
questo è stato ripreso dopo anni innestandoci un cappello
che pare scritto dalla propaganda sciovinista, sembra quasi
prefigurare la guerra attuale che sarebbe scoppiata solo
pochi mesi dopo, guarda le coincidenze ... stavo
raccogliendo le vibrazioni dal mondo come un condensatore di
vapore, e le ho concentrate). Lì si è innestata
violentemente una ulteriore trama proprio nella chiusa, che
ha allargato parecchio lo scenario all'intera ecumene umana
ed è partita una sorta di crociata globale contro la civiltà
Altairiana che ci vedeva contrapposti in stallo (ciò a
insaputa dei protagonisti, che vivevano separati da millenni
fuori del flusso del tempo ordinario in un'Arca
Colonizzatrice fatta di piccoli satelliti). Alla fine questi
barbari sono stati istruiti e hanno fatto irruzione nella
storia da cui si erano separati, arrivando addirittura a
fare ago della bilancia di un conflitto vastissimo che era
rimasto in equilibrio, come elemento caotico imprevedibile.
Quei mesi sono stati strani : mi è uscita roba totalmente
differente dal resto del libro che pare scritta da un pazzo
fanatico (ehm ...)

>
>> Alcuni tra gli ultimi, a cui non miravo assolutamente a
>> complicarli per sfizio, sono usciti fuori con un numero di
>> sottotrame anche di 4-5 in parallelo. E infatti nei
>> capitoli, ai titoli aggiungevo delle liste di numeri per
>> capire al volo CHI C'ERA dentro ed evitare di portarne
>> troppo avanti alcune e lasciarne troppo indietro altre.
>> Però malgrado una certa fatica nella sincronizzazione, la
>> cosa poi era venuta da sé, non più per sfizio senza motivo.
>>
>> Boh ... è tutto complicato !
>> La cosa più bizzarra è che se da un lato, in astratto, mi
>> pongo tutti questi problemi, poi dall'altro, quando scrivo
>> in pratica, non penso più a nulla del genere e viaggio
>> solo a istinto 100 %.
>>
> Tanto ci penserà il tuo alter ego ipercritico a scovare il
> pelo nell'uovo non appena la fase creativa si sarà
> esaurita!... :-)

maybe ... ma se la diagnosi non è tempestiva, spesso a cose
fatte la situazione non è più ristrutturabile a piacere.
a rileggerci

fabrizio venerandi

unread,
Jul 12, 2022, 2:05:10 AM7/12/22
to
Il 30/06/22 14:20, Soviet_Mario ha scritto:
>
> ne conoscete qualcuno ?
> Se sì, chi ?

>
Recentemente ho pubblicato un romanzo "Il meccanismo della
forchincastro" che è sci-fi, al presente e in prima persona.

Dan

unread,
Jul 12, 2022, 8:56:08 AM7/12/22
to
Il 01/07/2022 15:19, Soviet_Mario ha scritto:

>
> ma sì ... ma infatti mi ci hai fatto pensare.
> Quello che (forse :d) volevo dire era una questione di zoom, di lente di
> ingrandimento a grana globale vs la sfera percettiva individuale.
>
> Probabilmente per Voce Narrante io intendevo proprio il supervisore
> "GLOBALE", in grado di avere contezza degli eventi e dello scenario
> nella loro interezza e massimo dettaglio, cosa che è preclusa a ciascuno
> dei protagonisti e probabilmente anche all'insieme completo degli stessi.
>
> Ecco, io tendo a usare anche quella, e non so farne a meno.
> Mentre mi stavo ponendo il problema dell'ESPLORAZIONE PARZIALE dello
> scenario compiuta esclusivamente attraverso le esperienze (percorsi,
> tempi, vicende, riflessioni) individuali e PARZIALI.
>
> Anche se non lo so fare, credo possa avere un fascino questa
> ricostruzione dal basso, incompleta, tipo puzzle, che lasci solo intuire
> lo scenario totale in modo vago. Questo esula dall'uso della terza persona.
>
> Diciamo che vorrei imparare a fare a meno della Voce Onniscente.
> Ma lo trovo difficile perché non so "spegnere" o tenere traccia di quel
> che uno sa/ha visto individualmente.
> Non dico relativamente alle vicende principali, lì più o meno riesco a
> mantenere consistenza di quel che uno ha visto/saputo. Ma solo una
> consistenza di massima, piuttosto grezza.
>
Intanto mi scuso per il ritardo nella risposta.

LOL ma certo, la tua voce narrante SEI TU, che hai bisogno di un
contatto diretto con il lettore per spiegare, giustificare, completare.
Certo che riuscire a comporre il quadro generale solo attraverso le
esperienze dei personaggi è un bell'esercizio e probabilmente il fine a
cui tendere.
Ma temo che nel caso di vicende particolarmente complesse il sistema
mostri inadeguatezza. Ho l'impressione, fra parentesi, che tu goda
particolarmente nella creazione di mondi, più ancora che nella creazione
di vicende. Solo un'impressione, eh.
Tornando a bomba, non sono sicurissimo che questo esuli dall'uso della
terza persona.
Una terza persona che si limita a descrivere le azioni o occasionalmente
i pensieri di un personaggio può essere molto intrigante in quanto "non
spiega" proprio tutto, per esempio PERCHE' il personaggio agisce in un
certo modo. E all'autore resta la possibilità di svelare l'ultimo enigma
attraverso una scena madre chiarificatrice, magari un serrato dialogo.
Adesso sto pensando a qualche esempio, ma non mi viene un cazzo. Sorry. :-)
Forse qualche giallo. Il lettore apparentemente ha in mano tutti i
tasselli del puzzle ma manca di una informazione essenziale e non riesce
a capire chei è il colpevole (a meno che non ci sia un maggiordomo
eheh...). L'autore alla fine svela questo particolare e lascia il
lettore di merda eccetera. Insomma il quadro generale è stato fornito al
lettore via terza persona narrante (ma molto omertosa...) o tramite
prima persona dei personaggi.

Ah ecco, mi viene in mente il buon vecchio Asimov. In un suo racconto
che probabilmente è un capolavoro, su un pianeta esiste una società di
diversi distinti esseri senzienti. Le vicende dei singoli attori,
appartenenti alle diverse "specie" sono raccontate in modo molto
obbiettivo ma mancano di un tassello finale, che è sempre stato sotto
gli occhi del lettore ma non è stato mai preso in considerazione. Sorry
non mi ricordo il titolo, comunque lo lessi su Urania (ovviamente).

Ma anche qui, la vicenda non era complessa, e per quanto riguarda
l'ambientazione extraterrestre Asimov si concentra più sulla psicologia
dei personaggi, che è molto umana, che sul resto. Il lettore in realtà
non è così esigente e supercritico. Una volta che gli hai detto che
siamo sul pianeta Puz e respiriamo metano, accetterà senza fiatare
qualunque cosa :-).

> Oltretutto l'apprendimento per sola esperienza diretta, dovrebbe anche
> integrarsi con un background pregresso (non narrato), molto difficile da
> suggerire a chi legge. Cioè il lettore parte da zero ma nessun
> personaggio può verosimilmente partire da zero.
> Non ho sviluppato nessuno strumento di ausilio a tracciare, per
> ciascuno, questo bagaglio pregresso e la curva dei suoi apprendimenti,
> esperienze, tale da aiutarmi nell'esplorazione coerente priva dei
> "riallineamenti della voce onniscente".
>
Se la vicenda o l'ambientazione è troppo complessa, non c'è speranza. I
miei compagni di liceo che avevano letto "Cent'anni di solitudine" mi
sbandieravano orgogliosi le varie scalette/diagrammi che si erano creati
per tenere traccia dei vari José Aureliano Buendìa, dato che tutti i
personaggi hanno più o meno lo stesso nome. Ma io non sono mai riuscito
a leggerlo tutto. Du' palle. Tutto poi per arrivare alla pagina finale,
dove finalmente l'autore esprime una qualche considerazione. Quasi
impossibile tenere traccia a mente dei personaggi, in quanto il libro
contiene incessanti riferimenti a questo o quell'antenato, insomma io
(lettore) ero francamente perplesso e infastidito da questa inutile
complicazione.
Il succo è che, a parte il caso in cui tu riesca a convincere qualcuno
che il tuo romanzo è un capolavoro, fai bene ad aiutare il lettore,
perché non c'è speranza che si memorizzi tutti i dettagli, anche se ben
costruiti e ben congegnati tra di loro per fornire il quadro generale.

Il lettore è disattento, superficiale, magari legge un importante
capitolo seduto sul cesso e riprende la sera dopo, dopo una indigestione
di roba fritta. Sai che concentrazione. :-)


> Però laddove lo scenario è molto remoto e diverso dal nostro, la cosa è
> meno indolore, e uno può non avere chiavi di lettura per capire il
> perché accadono certe cose o come accadano.
>
>> Ma in quel momento pensavo che fosse una necessità. Era però una mia
>> necessità soggettiva, intendevo rassiurarmi sulla plausibilità della
>> vicenda. In effetti mi sono fatto prendere la mano. Credo che la
>> casserò impietosamente.
>> E se un lettore mai trovasse le spiegazioni insufficienti, potrà
>> scrivermi una e-mail alla quale risponderò allegando tutta la parte
>> cassata! ;.-) Caxxi sua! Se l'è cercata!
>
> ma tu pubblichi sull'editoria ufficiale o su blog/gruppi o dove ?
> Io al momento ho ancora tutto nel cassetto e vorrei finire il sesto
> prima di occuparmi dei dettagli commerciali e di "promozione", perché se
> ho delle rogne non riesco a finirlo.
>
Tutto nel cassetto. Ho pubblicato un racconto su "BIT" moltissimi anni
fa. Stop. (E aggiungo: sigh!)

>> Tra l'altro, non è che mi piacciano molto le sottotrame, a meno che
>> non siano rilevanti per la trama principale. In
>
> sono tutte ESSENZIALI ovviamente. L'idea era che esistesse una trama
> principale costituita da vicende SEGRETE e sconosciute a tutti, e che
> alcuni gruppi di individui indipendentemente, in più parsi,
> cominciassero a notarla senza lì per lì parlarne ad altri, e solo con
> fatica e/o per coincidenze riuscissero a incontrarsi ed aggiornarsi sino
> a svelare poi il mega complotto (plutogiudaicomassonico ah ha haha).
>
Ma questo sarebbe na figata. E' una buonissima tecnica narrativa IMHO,
ma difficilotta.

>> alcuni romanzi tutte queste sottotrame sono funzionali, dipingono un
>> grande affresco.
>
> la mia idea contiene quasi sempre i leitmotif
> * del complotto segreto e dell'infiltrazione del Male maiuscolo
> * il tema del popolo eletto (i Fremen, per capirci)
> * il tema della Resistenza e dell'insurrezione contro l'invasore e il
> Male (talvolta Alieno, demonico, etc).
> * il tema della riscoperta delle antiche radici e dell'eredità di un
> passato glorioso dopo secoli o millenni di oblio ed imbarbarimento
> (tipico caso di ex colonie solariane totalmente inconsapevoli di quel
> che sono e regredite)
>
Ok quindi temi, direi, epici. Di riscatto di un popolo ecc. Dovrebbero
essere quindi per definizione dei grandi affreschi.
Poi tra l'altro non abbiamo considerato la dimensione temporale. Quanto
più ci si allontana dall'unità di luogo e tempo, tanto più ci si
complica la narrazione...

>>
>>> Alcuni tra gli ultimi, a cui non miravo assolutamente a complicarli
>>> per sfizio, sono usciti fuori con un numero di sottotrame anche di
>>> 4-5 in parallelo. E infatti nei capitoli, ai titoli aggiungevo delle
>>> liste di numeri per capire al volo CHI C'ERA dentro ed evitare di
>>> portarne troppo avanti alcune e lasciarne troppo indietro altre. Però
>>> malgrado una certa fatica nella sincronizzazione, la cosa poi era
>>> venuta da sé, non più per sfizio senza motivo.
>>>

Sei fuori controllo! ;-)

>>> Boh ... è tutto complicato !
>>> La cosa più bizzarra è che se da un lato, in astratto, mi pongo tutti
>>> questi problemi, poi dall'altro, quando scrivo in pratica, non penso
>>> più a nulla del genere e viaggio solo a istinto 100 %.
>>>
>> Tanto ci penserà il tuo alter ego ipercritico a scovare il pelo
>> nell'uovo non appena la fase creativa si sarà esaurita!... :-)
>
> maybe ... ma se la diagnosi non è tempestiva, spesso a cose fatte la
> situazione non è più ristrutturabile a piacere.
>
Sì, alcuni tentativi non risultano recuperabili, ma non si ha veramente
il coraggio di abbandonarli. Risultato: stallo.

>>> Mi piacerebbe avere capitoli tutti id pesi confrontabili ma non
>>> sempre è possibile. Sotto le 2000 parole mi urtano proprio, mi sanno
>>> di tessuto connettivo. Cmq mi sono appunto fatto un programmino per
>>> rimisurare tutto e accorpare (raramente possibile) o suddividere
>>> (agevole, basta inventarsi un altro titolo !) per avvicinare i pesi.
>>>
>>> I tomi devono avere un peso confrontabile sia come numero di parole
>>> totali sia come numero di capitoli (anche se non per forza proprio
>>> uguali).
>>> La fissa del momento ... praticamente sto "SERNIFICANDO" i libri, lol
>>> (semicit)
>>>

Beh almeno li hai ripresi in mano, non era nemmeno sicuro che accadesse
mi pare.

>>>
>>> Cmq ripenserò a come classificare le voci narranti e differenziarle.
>>>
>>> Ad es. se e quando uno decide di fare STACCHI TEMPORALI, senza di
>>> esse, come evitare i traumi a chi legge per il brusco cambio di
>>> contesto ?
>>>
>>>
Dan

Soviet_Mario

unread,
Jul 12, 2022, 11:49:36 AM7/12/22
to
beh, fuochino. Diciamo che la priorità assoluta è la
vicenda, ma quella "globale", non la storia di un personaggio.
In un certo verso persino i PROTAGONISTI assoluti, sono a
modo loro personaggi funzionali. Non funzionali ad altri, ma
al completamento della "missione".
Ad es. ho fortissimo e costante il tema del "popolo eletto /
insurrezione / liberazione" (con un imprinting indelebile
dei Fremen di Dune, ma non solo).
Quindi alla fine, anche i protaginisti, quasi sempre
appartenenti come razza, hanno la funzione di facilitare
questo riscatto. Devono avere certe caratteristiche perché
servono alla missione.
Questo come sfondo, a volte evidente, altre meno, e magari
lascia prendere la scena a vicende individuali, ma che
presto o tardi si ricompongono e rientrano in carreggiata
per consentire la missione principale.
Credo di non avere mai scritto un libro SENZA UN FINE. In
effetti sono un "propagandista nato" :D :D :D :D

> Tornando a bomba, non sono sicurissimo che questo esuli
> dall'uso della terza persona.
> Una terza persona che si limita a descrivere le azioni o
> occasionalmente i pensieri di un personaggio può essere
> molto intrigante in quanto "non spiega" proprio tutto, per
> esempio PERCHE' il personaggio agisce in un certo modo. E
> all'autore resta la possibilità di svelare l'ultimo enigma
> attraverso una scena madre chiarificatrice, magari un
> serrato dialogo.
> Adesso sto pensando a qualche esempio, ma non mi viene un
> cazzo. Sorry. :-)

pensa che è proprio quella volta in cui non sto immaginando
affatto quel che vorresti dire :D

> Forse qualche giallo. Il lettore apparentemente ha in mano
> tutti i tasselli del puzzle ma manca di una informazione
> essenziale

e magari non sa di non sapere ...

> e non riesce a capire chei è il colpevole (a meno
> che non ci sia un maggiordomo eheh...). L'autore alla fine
> svela questo particolare e lascia il lettore di merda
> eccetera. Insomma il quadro generale è stato fornito al
> lettore via terza persona narrante (ma molto omertosa...) o
> tramite prima persona dei personaggi.

mi sembra Gene Wolfe (di cui ho letto poco, con fatica, e
immenso piacere). Mi annientava di domande che si
affollavano nella testa.

>
> Ah ecco, mi viene in mente il buon vecchio Asimov. In un suo
> racconto che probabilmente è un capolavoro, su un pianeta
> esiste una società di diversi distinti esseri senzienti. Le
> vicende dei singoli attori, appartenenti alle diverse
> "specie" sono raccontate in modo molto obbiettivo ma mancano
> di un tassello finale, che è sempre stato sotto gli occhi
> del lettore ma non è stato mai preso in considerazione.
> Sorry non mi ricordo il titolo, comunque lo lessi su Urania
> (ovviamente).
>
> Ma anche qui, la vicenda non era complessa, e per quanto
> riguarda l'ambientazione extraterrestre Asimov si concentra
> più sulla psicologia dei personaggi, che è molto umana, che
> sul resto. Il lettore in realtà non è così esigente e
> supercritico. Una volta che gli hai detto che siamo sul
> pianeta Puz e respiriamo metano, accetterà senza fiatare
> qualunque cosa :-).

divagazione.

La "plausibilizzazione" relativistica.
Qualche volta uso il Super Strano per rendere plausibile Lo
Strano.
da una intro
Se si introduce il tema di un Vampiro, discendente diretto
di Giuda Iscariota, su un vascello intergalattico
iperluminoso dell'anno 38325, imho l'effetto "normalizzante"
sullo sfondo SciFi sarà automatico, perché i personaggi
stessi saranno dubbiosi sull'esistenza del vampiro, e con
loro il lettore, sarà lui l'anomalo e inspiegabile, e
nessuno si concentrerà molto sulla propulsione inflazionaria
o a energia oscura.

A me talvolta piace fare questo gioco, innestare temi meno
plausibili (anche Magia, Spiriti, Diavoli) dentro scenari
POCO plausibili, mirando a normalizzare (relativismo della
plausibilità) lo scenario SciFi.
In effetti non scrivo né fantasy né scifi, ma ibridi eterogenei

Ora penserò a dove potrei avere già letto questa strategia ...

P.S. spesso (e talvolta lo faccio anche io), si usa invece
la tecnologia avanzata come Magia, in popoli imbarbariti che
la percepiscono tale. Questa però la trovo una strategia
banale (nel senso che è implausibile solo ai personaggi ma
non al lettore, che la riconosce per scienza).

Il trucco inverso, usare la "magia" per plausibilizzare la
SciFi troppo futuribile o errata, mi intriga di più !

chiuso inciso
diciamo che investo cmq un tempo e spazio notevole nei
GLOSSARI alfabetici, e nelle note che descrivono geografia
(in alcuni mondi ho incluso percentuali demografiche, aree,
mappe) ed il contesto. E sulle cronologie pregresse. Però
SCORPORANDOLE dal corpo principale, non certo inframmezzandole.
Nel senso che solo se uno ha voglia può approfondire, ma se
non ne sente la necessità veda lui. Con lo "spazio nomi" in
alcune storie creo sicuramente una fatica immensa, ma non ci
vedo soluzioni, dipendono solo dalla vastità e dettaglio
dello scenario, che si popola di tante comparse anche solo
di sfondo. Questo me lo disse tante volte la mia unica
lettrice mai avuta.
Questa è presunzione 20 % e imprinting 80 % ... le cose che
mi hanno segnato di più lo hanno fatto quando assorbivo come
una spugna, e in certa misura non voglio e non posso
discostarmi più di tanto.
Ho le mie particolarità, ma quell'eredità non è ripudiabile,
diciamo così.
E cmq non mi avvicino nemmeno lontanamente al Silmarillion

>
> Il lettore è disattento, superficiale, magari legge un
> importante capitolo seduto sul cesso e riprende la sera
> dopo, dopo una indigestione di roba fritta. Sai che
> concentrazione. :-)
>

diciamo che non arriverà in fondo probabilmente a NESSUNO di
questi libri, in tal caso, perché non seguirà la storia.

>
>> Però laddove lo scenario è molto remoto e diverso dal
>> nostro, la cosa è meno indolore, e uno può non avere
>> chiavi di lettura per capire il perché accadono certe cose
>> o come accadano.
>>
>>> Ma in quel momento pensavo che fosse una necessità. Era
>>> però una mia necessità soggettiva, intendevo rassiurarmi
>>> sulla plausibilità della vicenda. In effetti mi sono
>>> fatto prendere la mano. Credo che la casserò impietosamente.
>>> E se un lettore mai trovasse le spiegazioni
>>> insufficienti, potrà scrivermi una e-mail alla quale
>>> risponderò allegando tutta la parte cassata! ;.-) Caxxi
>>> sua! Se l'è cercata!
>>
>> ma tu pubblichi sull'editoria ufficiale o su blog/gruppi o
>> dove ?
>> Io al momento ho ancora tutto nel cassetto e vorrei finire
>> il sesto prima di occuparmi dei dettagli commerciali e di
>> "promozione", perché se ho delle rogne non riesco a finirlo.
>>
> Tutto nel cassetto. Ho pubblicato un racconto su "BIT"
> moltissimi anni fa. Stop. (E aggiungo: sigh!)

guarda ... ora sto finendo il sesto e va a rilentissimo, e
mi sono prefisso di NON concludere i sequel sino ad avere
fatto un DUMP totale dei prequel. Se dovessi scoprire
piattaforme interessanti e modalità interessanti, le
segnalerò qui a tempo debito.
Mi sto un po' interessando come "investimento" di NFT e
approfondirò Solidity se riesco e gli SFT.
Imho potrebbero creare spazi di self-publishing ed editoria
"indie" interessanti.
Anche blog e piattaforme decentralizzate, resistenti a
censura e prive di strumenti di tracciamento, potrebbero
maturare. Mi riferisco all'associazione univoca ISBN =
persona anagrafica (che imho annienta il diritto alla
pseudonimia, che è quanto ho di più sacro al mondo)

>
>>> Tra l'altro, non è che mi piacciano molto le sottotrame,
>>> a meno che non siano rilevanti per la trama principale. In
>>
>> sono tutte ESSENZIALI ovviamente. L'idea era che esistesse
>> una trama principale costituita da vicende SEGRETE e
>> sconosciute a tutti, e che alcuni gruppi di individui
>> indipendentemente, in più parsi, cominciassero a notarla
>> senza lì per lì parlarne ad altri, e solo con fatica e/o
>> per coincidenze riuscissero a incontrarsi ed aggiornarsi
>> sino a svelare poi il mega complotto
>> (plutogiudaicomassonico ah ha haha).
>>
> Ma questo sarebbe na figata. E' una buonissima tecnica
> narrativa IMHO, ma difficilotta.

non saprei, inizialmente (quando VOLEVO usarla) mi pareva
tale. Ora non mi accorgo particolarmente di usarla e si crea
da sé.
Perché ho imparato a usare bene segnalibri, commenti,
annotazioni varie, in maniera SISTEMATICA e usabile a
distanza di tempo.
Più che altro richiede non solo scrittura libera e
piacevole, ma più progettazione.

Sempre pensando agli NFT (al modo ad es. di aggiungere
contenuti "bonus" e benefit aggiuntivi) ad es. pensavo di
vendere versioni ANNOTATED come le "director's cuts" nei film.
Se ti è piaciuto il libro e compri la versione plus, eccoti
i commenti che aggiungevo durante la scrittura.
Vorrei vendere persino le scorregge, (Frank Matano perdonami
per il plagio)

>
>>> alcuni romanzi tutte queste sottotrame sono funzionali,
>>> dipingono un grande affresco.
>>
>> la mia idea contiene quasi sempre i leitmotif
>> * del complotto segreto e dell'infiltrazione del Male
>> maiuscolo
>> * il tema del popolo eletto (i Fremen, per capirci)
>> * il tema della Resistenza e dell'insurrezione contro
>> l'invasore e il Male (talvolta Alieno, demonico, etc).
>> * il tema della riscoperta delle antiche radici e
>> dell'eredità di un passato glorioso dopo secoli o millenni
>> di oblio ed imbarbarimento (tipico caso di ex colonie
>> solariane totalmente inconsapevoli di quel che sono e
>> regredite)
>>
> Ok quindi temi, direi, epici. Di riscatto di un popolo ecc.
> Dovrebbero essere quindi per definizione dei grandi affreschi.
> Poi tra l'altro non abbiamo considerato la dimensione
> temporale. Quanto più ci si allontana dall'unità di luogo e
> tempo, tanto più ci si complica la narrazione...

ecco, in questo ho un LIMITE ENORME, veramente enorme, nello
scrivere invariabilmente storie che durano da poco più di un
anno a pochi anni.
Non a caso STACCO LE CRONOLOGIE dal flusso primario.
Quelle possono coprire pure un milione di anni, ma non hanno
personaggi narranti, solo narrati, non c'è presa diretta
della camera. Essendo didascalici, la gestione del tempo
lungo non presenza nessuna difficoltà.
Invece per le vite dei personaggi, non ce la faccio e ho
gettato la spugna credo da tanto tempo.
In realtà l'avevo freudianamente rimosso, se non mi ci
avessi fatto pensare tu ora.
Credo di essere semplicemente troppo attaccato ai personaggi
per farli concludere la loro parte e passare oltre.
E mi capita in modo infrequente anche di farli morire (in
uno sì, sono stato crudele, ho ucciso l'eroina che si è
immolata diventando una specie di martire e il suo
sacrificio ha infiammato praticamente l'ecumene con effetti
"catalitici" su uno scenario stagnante, e le hanno eretto
monumenti magnifici sede di pellegrinaggio. In definitiva
l'ho uccisa solo per cristallizzarla e renderla immortale
... tra l'altro, i fratelli/antenati non imbarbariti, hanno
riconosciuto in lei la statua, REALE, di Rodina Mat Zhoviot,
traslittero a cazzo di cane non ho voglia di incollare
caratteri cirillici, del Tumulo di Mamai, mamajev kurgan).
Era una ragazza alata come una Walkiria. Quando ho scritto
le scene dove si immolava o dove poi la celebravano,
probabilmente avrò persino pianto :D
Era tantissimo che non subivo una fase così vulcanica.

Tornando alla PROFONDITÀ DEL TEMPO, l'unico libro in cui mi
cimento con questo aspetto per me ingestibile, BARO.
Faccio avvenire una sorta di cataclisma (il mondo in
oggetto, per l'aumento di potere del capo dei Demoni,
scatena addirittura la rappresaglia di Arcangeli Distruttori
- Legislatori) ed un pugno di personaggi principali, che
possiede un animale magico : il Vìgerum o Apritore di Porte,
si trova disperso 500 anni dopo il cataclisma, dove l'intero
parco personaggi è mutato.
Sopravvive solo una specie di Incantesimo Autoconsistente
che persegue fedele la missione originale di quel capo dei
Diavoli (che è stato convertito e promosso egli stesso a
Legislatore, ma non di quel mondo).

Cmq è uno sporco trucco ma coerente : anche nel prequel il
protagonista, che è un giovane manovale NAPOLETANO di fine
millennio, per avere trovato questo Vìgerum disperso come un
randagio, era stato trasportato in questa dimensione
parallela, ergo l'evento traumatico della punizione divina
lo ha fatto di nuovo agitare e fare le bizze portando con sé
chi lo accudiva.


>
>>>
>>>> Alcuni tra gli ultimi, a cui non miravo assolutamente a
>>>> complicarli per sfizio, sono usciti fuori con un numero
>>>> di sottotrame anche di 4-5 in parallelo. E infatti nei
>>>> capitoli, ai titoli aggiungevo delle liste di numeri per
>>>> capire al volo CHI C'ERA dentro ed evitare di portarne
>>>> troppo avanti alcune e lasciarne troppo indietro altre.
>>>> Però malgrado una certa fatica nella sincronizzazione,
>>>> la cosa poi era venuta da sé, non più per sfizio senza
>>>> motivo.
>>>>
>
> Sei fuori controllo! ;-)

LOL ... boh, ho imparato a usare in modo sistematico certe
etichette, tutto qui.

Però non ho mai imparato la profondità temporale !
E ti sono molto grato perché avevo rimosso e sepolto il
fatto, e ora ci ho ripensato.
Me lo scorderò di nuovo tra un po' di tempo :\
Se c'è stata una cosa che mi aveva affascinato di Dune (ma
Tolkien e Asimov non sono da meno a modo loro), era proprio
la gestione di storie che si snodavano per migliaia di anni.

>
>>>> Boh ... è tutto complicato !
>>>> La cosa più bizzarra è che se da un lato, in astratto,
>>>> mi pongo tutti questi problemi, poi dall'altro, quando
>>>> scrivo in pratica, non penso più a nulla del genere e
>>>> viaggio solo a istinto 100 %.
>>>>
>>> Tanto ci penserà il tuo alter ego ipercritico a scovare
>>> il pelo nell'uovo non appena la fase creativa si sarà
>>> esaurita!... :-)
>>
>> maybe ... ma se la diagnosi non è tempestiva, spesso a
>> cose fatte la situazione non è più ristrutturabile a piacere.
>>
> Sì, alcuni tentativi non risultano recuperabili, ma non si
> ha veramente il coraggio di abbandonarli. Risultato: stallo.

esatto. Così come non riesco a far invecchiare e abbandonare
i personaggi !

>
>>>> Mi piacerebbe avere capitoli tutti id pesi confrontabili
>>>> ma non sempre è possibile. Sotto le 2000 parole mi
>>>> urtano proprio, mi sanno di tessuto connettivo. Cmq mi
>>>> sono appunto fatto un programmino per rimisurare tutto e
>>>> accorpare (raramente possibile) o suddividere (agevole,
>>>> basta inventarsi un altro titolo !) per avvicinare i pesi.
>>>>
>>>> I tomi devono avere un peso confrontabile sia come
>>>> numero di parole totali sia come numero di capitoli
>>>> (anche se non per forza proprio uguali).
>>>> La fissa del momento ... praticamente sto "SERNIFICANDO"
>>>> i libri, lol (semicit)
>>>>
>
> Beh almeno li hai ripresi in mano, non era nemmeno sicuro
> che accadesse mi pare.

Sì, tutti e 5, sono quasi due anni che lavoro a testa bassa
(e infatti sono scoppiato).
Le revisioni di quelli conclusi le ho completate giusto un
mese fa.
Il sesto è nemmeno a metà, e lì boh, è particolarmente
differente da tutti i "fratelli", e non so come finirà. È la
fusione di due libri prima separati. Uno era solamente di
"spiriti" (fantasmi, dal punto di vista LORO), nell'altro
c'era una chiesa (la Chiesa Esegetica) che ascoltava gli
spiriti. E mi dissi : fondiamoli insieme !

Non starò a parlare QUI (sarebbe OT) della sorgente della
motivazione, che ora è fortissima e non si spegnerà mai più
sino ad almeno l'eventuale pensione. Magari l'ispirazione
sì, chi lo sa, quella è imprevedibile.
Ma la motivazione no, è ormai una cosa irrevocabile.
Chiedo venia se posso avere acceso la curiosità, ma sarebbe
OT, molto personale, e ancor più polemica.

>
>>>>
>>>> Cmq ripenserò a come classificare le voci narranti e
>>>> differenziarle.
>>>>
>>>> Ad es. se e quando uno decide di fare STACCHI TEMPORALI,
>>>> senza di esse, come evitare i traumi a chi legge per il
>>>> brusco cambio di contesto ?
>>>>
>>>>
> Dan


Dan

unread,
Jul 13, 2022, 12:31:29 PM7/13/22
to
Il 12/07/2022 16:07, Soviet_Mario ha scritto:

> In un certo verso persino i PROTAGONISTI assoluti, sono a modo loro
> personaggi funzionali. Non funzionali ad altri, ma al completamento
> della "missione".
AhAh questa era una considerazione che mi era venuta ma che ho omesso in
quanto speciosa. Tutti i personaggi, protagonisti compresi sono
FUNZIONALI, se no che ci stanno a fare? Ma non volendo fare polemica ho
ignorato questa considerazione nel nome di suvvia, cerchiamo di capirci.
Certo che sono funzionali, ma allora che si fa? si introduce la
categoria dei funzionali di primo livello, ecc. ecc. e dei funzionali
(caz stavo scrivendo funzionari, vedi un po'), di n-esimo livello quando
funzionali ad un funzionale di primo livello? Naaah. Non conduce da
nessuna parte, teniamoci il buon senso di capire a naso "personaggio
funzionale".

> Credo di non avere mai scritto un libro SENZA UN FINE. In effetti sono
> un "propagandista nato" :D :D :D :D
>
O sei un uomo illuminato, o un fanatico AhAh :-)
Comunque ci deve essere sempre un messaggio, sono schiavo anch'io di
questo imprimatur. Non riesco ad immaginare un racconto che non voglia
dire qualcosa. Anzi la mancanza di ispirazione è proprio questo qualcosa
da dire, più che la capacità di dire qualcosa. Aoh, questa mi è uscita
bene, la metto in cornice. :-D

>
> divagazione.
>
> La "plausibilizzazione" relativistica.
> Qualche volta uso il Super Strano per rendere plausibile Lo Strano.
> da una intro
> Se si introduce il tema di un Vampiro, discendente diretto di Giuda
> Iscariota, su un vascello intergalattico iperluminoso dell'anno 38325,
> imho l'effetto "normalizzante" sullo sfondo SciFi sarà automatico,
> perché i personaggi stessi saranno dubbiosi sull'esistenza del vampiro,
> e con loro il lettore, sarà lui l'anomalo e inspiegabile, e nessuno si
> concentrerà molto sulla propulsione inflazionaria o a energia oscura.
>
> A me talvolta piace fare questo gioco, innestare temi meno plausibili
> (anche Magia, Spiriti, Diavoli) dentro scenari POCO plausibili, mirando
> a normalizzare (relativismo della plausibilità) lo scenario SciFi.
> In effetti non scrivo né fantasy né scifi, ma ibridi eterogenei
>
> Ora penserò a dove potrei avere già letto questa strategia ...
>
Ma io penserei ancora per primo ad Asimov. Però boh.
Distinguiamo poi il super strano dall'assurdo, e già Asimov non mi pare
l'esempio più calzante...
E' un casino questo concetto del super strano perché a ben pensarci
abbraccia parecchie possibilità.

Mi viene in mente Philip Dick, col suo romanzo di realtà invertita in
cui ci troviamo in un mondo alternativo.

O Robert Sheckley con il suo "Il difficile ritorno del signor Carmody"
dove le premesse sono talmente strane da giustificare poi ulteriori
stranezze (peraltro un racconto magistrale).
Ecco, forse questo è un buon esempio.

Comunque lo considero perfettamente lecito, addirittura "ortodosso"
eheh. Stiamo parlando di sci-fi diobono.

> P.S. spesso (e talvolta lo faccio anche io), si usa invece la tecnologia
> avanzata come Magia, in popoli imbarbariti che la percepiscono tale.
> Questa però la trovo una strategia banale (nel senso che è implausibile
> solo ai personaggi ma non al lettore, che la riconosce per scienza).
>
beh da lettore se la cosa è fatta bene l'ho sempre trovata una ottima
trovata.
Il fatto che il lettore sa qualcosa e qualche personaggio invece no, o
magari ha una errata concezione di una macchina ecc. rende il racconto
molto godibile e avvincente. A parte le situazioni che possono nascere,
ti aspetti sempre che quel coglionazzo alla fine capisca che sta
errando... ecc. :-)
Per esempio nella quadrilogia del pianeta Tschai Jack Vance (se non
sbaglio autore come al solito) fa naufragare il terrestre Adam Reith sul
pianeta Tschai. Adam ha pochissimi apparecchi tecnologicamente avanzati
e piomba in una zona dove incontra Traz, un giovane della tribù Onmale,
con nessuna conoscenza tecnologica.
Praticamente l'unico strumento che Adam può usare è lo
"scandaglioscopio", un grazie al traduttore che ha inventato questa
fantastica parola.
Si tratta di un binocolo a visione assistita, con enorme potere di
risoluzione. Tutto qua (Impensabile o quasi ai tempi in cui fu scritto
il romanzo). Ovviamente un oggetto totalmente estraneo agli Onmale
(uomini-emblema).
Il giovane Traz potrebbe reagire male a una stregoneria del genere, ma
invece se ne fa una ragione per il grande carisma di Adam. Su questa
base mi pare che continui a pensare che in quello strumento si celi
qualche demone malvagio, ma che Adam sia in qualche modo capace di
controllarlo, e così decide di restare al suo fianco.

Io direi che Vance ha trattato con vera classe questo tema oggi un po'
trito.
Suvvia cassarlo in toto mi pare uno spreco.

> Il trucco inverso, usare la "magia" per plausibilizzare la SciFi troppo
> futuribile o errata, mi intriga di più !

Questa non l'ho mica capita.
Aspé, cioè avviene qualcosa di magico ma poi si scoprirà che è scienza?
(Tipo "L'atomo azzurro"?)
Uhm questo è un filone meno sfruttato forse.

>>
>> Il lettore è disattento, superficiale, magari legge un importante
>> capitolo seduto sul cesso e riprende la sera dopo, dopo una
>> indigestione di roba fritta. Sai che concentrazione. :-)
>>
>
> diciamo che non arriverà in fondo probabilmente a NESSUNO di questi
> libri, in tal caso, perché non seguirà la storia.
>
Appunto. Non si può chiedere troppo al lettore. Vicende troppo complesse
devono superare il fondamentale scoglio: lo scoglio-namento... :-)
Comunque, se Asimov ti può portare a spasso nei secoli con la sua
trilogia della Fondazione, e all'ultima pagina si permette pure di
riferirsi ad un personaggio di 300 pagine prima, SI PUò FARE!!!

> Mi sto un po' interessando come "investimento" di NFT e approfondirò
> Solidity se riesco e gli SFT.
Oops non conosco queste sigle

>
> ecco, in questo ho un LIMITE ENORME, veramente enorme, nello scrivere
> invariabilmente storie che durano da poco più di un anno a pochi anni.
> Non a caso STACCO LE CRONOLOGIE dal flusso primario.
> Quelle possono coprire pure un milione di anni, ma non hanno personaggi
> narranti, solo narrati, non c'è presa diretta della camera. Essendo
> didascalici, la gestione del tempo lungo non presenza nessuna difficoltà.
> Invece per le vite dei personaggi, non ce la faccio e ho gettato la
> spugna credo da tanto tempo.
Eh immagino per la pallata di dover riannodare un personaggio a
vent'anni prima, e ti ci vuole il riassuntino, ecc.
Però mi viene da ridere perché penso:
Riannodare i fili dopo salto di 20 anni, autore standard:

"In quegli anni Jane era invecchiata, ma non tanto. Dopo la fine del suo
matrimonio si era trasferita a Long Island, e aveva avviato una attività
di commercio di tappeti marziani. Jane aveva una casa, una Buick e aveva
completamente voltato pagina."

Riannodare i fili dopo salto di 20 anni, il Soviet:

"In quegli anni Jane era invecchiata, ma non tanto. Dopo la fine
dell'impero Zing ed il tradimento di Ptork, quando i feroci grux stavano
per conquistare trang (vedere diagramma 1), egli ricevette una proposta
da uno dei Sette Potentati (vedere schema n. 34 "Potentati")" (altre 2
pagine di spiegazioni) ecc. ecc.

:-)
Dice il saggio: un conto è riannodare un filo di seta, un conto
riannodare un tappeto persiano!

> Era una ragazza alata come una Walkiria. Quando ho scritto le scene dove
> si immolava o dove poi la celebravano, probabilmente avrò persino pianto :D
> Era tantissimo che non subivo una fase così vulcanica.
>
Sei ancora evidentemente pentito di aver sterzato sulla tragedia, e di
aver fatto morire quella ragazza. Anche io ogni tanto penso se Kip
Reardon doveva proprio morire. Ma senza quel tocco cupo di tragedia la
storia sarebbe stata insignificante. Un tizio viene perseguitato dai
dischi volanti. Embé?
Ma ecco: infine in un drammatico finale muore nel tentativo di sfuggire
loro.
Il punto è che non c'era scelta. O lasciavo il racconto incompiuto o lo
dovevo concludere così. Cosa avrei dovuto fare? Ho fatto morire Kip
Reardon. Amen.
Però è vero: è un gran casino far morire un BUONO. Per i cattivi non c'è
problema, ma se ammazzi un buono il lettore si incazza.


> Però non ho mai imparato la profondità temporale !
> E ti sono molto grato perché avevo rimosso e sepolto il fatto, e ora ci
> ho ripensato.
> Me lo scorderò di nuovo tra un po' di tempo :\

E' un effetto ricorsivo della profondità temporale!

Dan

Soviet_Mario

unread,
Jul 13, 2022, 8:17:06 PM7/13/22
to
On 13/07/22 18:31, Dan wrote:
> Il 12/07/2022 16:07, Soviet_Mario ha scritto:
>
>> In un certo verso persino i PROTAGONISTI assoluti, sono a
>> modo loro personaggi funzionali. Non funzionali ad altri,
>> ma al completamento della "missione".
> AhAh questa era una considerazione che mi era venuta ma che
> ho omesso in quanto speciosa. Tutti i personaggi,
> protagonisti compresi sono FUNZIONALI, se no che ci stanno a
> fare? Ma non volendo fare polemica ho ignorato questa
> considerazione nel nome di suvvia, cerchiamo di capirci.
> Certo che sono funzionali, ma allora che si fa? si introduce
> la categoria dei funzionali di primo livello, ecc. ecc. e
> dei funzionali (caz stavo scrivendo funzionari, vedi un
> po'), di n-esimo livello quando funzionali ad un funzionale
> di primo livello? Naaah. Non conduce da nessuna parte,
> teniamoci il buon senso di capire a naso "personaggio
> funzionale".


i personaggi sono tutti montati sulla ROOT :D :D :D :D

>
>> Credo di non avere mai scritto un libro SENZA UN FINE. In
>> effetti sono un "propagandista nato" :D :D :D :D
>>
> O sei un uomo illuminato, o un fanatico AhAh :-)

la seconda che hai detto (cit)

> Comunque ci deve essere sempre un messaggio, sono schiavo
> anch'io di questo imprimatur. Non riesco ad immaginare un
> racconto che non voglia dire qualcosa. Anzi la mancanza di
> ispirazione è proprio questo qualcosa da dire, più che la
> capacità di dire qualcosa. Aoh, questa mi è uscita bene, la
> metto in cornice. :-D

ecco mi consolo !

>
>>
>> divagazione.
>>
>> La "plausibilizzazione" relativistica.
>> Qualche volta uso il Super Strano per rendere plausibile
>> Lo Strano.
>> da una intro
>> Se si introduce il tema di un Vampiro, discendente diretto
>> di Giuda Iscariota, su un vascello intergalattico
>> iperluminoso dell'anno 38325, imho l'effetto
>> "normalizzante" sullo sfondo SciFi sarà automatico, perché
>> i personaggi stessi saranno dubbiosi sull'esistenza del
>> vampiro, e con loro il lettore, sarà lui l'anomalo e
>> inspiegabile, e nessuno si concentrerà molto sulla
>> propulsione inflazionaria o a energia oscura.
>>
>> A me talvolta piace fare questo gioco, innestare temi meno
>> plausibili (anche Magia, Spiriti, Diavoli) dentro scenari
>> POCO plausibili, mirando a normalizzare (relativismo della
>> plausibilità) lo scenario SciFi.
>> In effetti non scrivo né fantasy né scifi, ma ibridi
>> eterogenei
>>
>> Ora penserò a dove potrei avere già letto questa strategia
>> ...
>>
> Ma io penserei ancora per primo ad Asimov.

ripensando al Mulo, in effetti. I suoi poteri sono in
effetti magici


> Però boh.
> Distinguiamo poi il super strano dall'assurdo, e già Asimov
> non mi pare l'esempio più calzante...
> E' un casino questo concetto del super strano perché a ben
> pensarci abbraccia parecchie possibilità.


sì ma intendevo, in senso molto generico, introdurre in una
trama poco verosimile, elementi "guest" che sembrino poco
verosimili anche agli attori stessi. E imho questo aumenta
la plausibilità del contesto "host", per la creazione di una
sorta di gradiente di plausibilità.

>
> Mi viene in mente Philip Dick, col suo romanzo di realtà
> invertita in cui ci troviamo in un mondo alternativo.
>
> O Robert Sheckley con il suo "Il difficile ritorno del
> signor Carmody" dove le premesse sono talmente strane da
> giustificare poi ulteriori stranezze (peraltro un racconto
> magistrale).
> Ecco, forse questo è un buon esempio.

ahimè non ne conosco nessuno dei due.

>
> Comunque lo considero perfettamente lecito, addirittura
> "ortodosso" eheh. Stiamo parlando di sci-fi diobono.

non saprei, saresti tra i pochi cultori SciFi a considerare
lecito inserire in un libro prevalentemente SciFi degli
elementi puramente Fantasy (nel qual caso, il libro è ancora
SciFi ?).

Ad es. io sono peggio di Lafontaine, nell'avere sparso
ovunque GATTI PARLANTI TELEPATICI e talvolta anche simbionti
di alieni (che li fanno apparire magici).
Sicuramente potrebbe sembrare stridentissimo con ogni
velleità SciFi.

>
>> P.S. spesso (e talvolta lo faccio anche io), si usa invece
>> la tecnologia avanzata come Magia, in popoli imbarbariti
>> che la percepiscono tale. Questa però la trovo una
>> strategia banale (nel senso che è implausibile solo ai
>> personaggi ma non al lettore, che la riconosce per scienza).
>>
> beh da lettore se la cosa è fatta bene l'ho sempre trovata
> una ottima trovata.
> Il fatto che il lettore sa qualcosa e qualche personaggio
> invece no, o magari ha una errata concezione di una macchina
> ecc. rende il racconto molto godibile e avvincente. A parte
> le situazioni che possono nascere, ti aspetti sempre che
> quel coglionazzo alla fine capisca che sta errando... ecc. :-)
> Per esempio nella quadrilogia del pianeta Tschai Jack Vance
> (se non sbaglio autore come al solito) fa naufragare il
> terrestre Adam Reith sul pianeta Tschai. Adam ha pochissimi
> apparecchi tecnologicamente avanzati e piomba in una zona
> dove incontra Traz, un giovane della tribù Onmale, con
> nessuna conoscenza tecnologica.
> Praticamente l'unico strumento che Adam può usare è lo
> "scandaglioscopio", un grazie al traduttore che ha inventato
> questa fantastica parola.

ROTFL, non ricordavo la cosa :D
In compenso ho sempre trovato intrigantissimi i Pnume.

> Si tratta di un binocolo a visione assistita, con enorme
> potere di risoluzione. Tutto qua (Impensabile o quasi ai
> tempi in cui fu scritto il romanzo). Ovviamente un oggetto
> totalmente estraneo agli Onmale (uomini-emblema).
> Il giovane Traz potrebbe reagire male a una stregoneria del
> genere, ma invece se ne fa una ragione per il grande carisma
> di Adam. Su questa base mi pare che continui a pensare che
> in quello strumento si celi qualche demone malvagio, ma che
> Adam sia in qualche modo capace di controllarlo, e così
> decide di restare al suo fianco.
>
> Io direi che Vance ha trattato con vera classe questo tema
> oggi un po' trito.
> Suvvia cassarlo in toto mi pare uno spreco.

eh no, ma Vance scrive SciFi, non fantasy (Tschai lo adoro).
Mi riferivo all'uso della scienza come magia che viene a
volte fatto nel fantasy.
Un'opera SciFi ha il diritto contrattuale a usare la scienza
in ogni declinazione.

>
>> Il trucco inverso, usare la "magia" per plausibilizzare la
>> SciFi troppo futuribile o errata, mi intriga di più !
>
> Questa non l'ho mica capita.
> Aspé, cioè avviene qualcosa di magico ma poi si scoprirà che
> è scienza? (Tipo "L'atomo azzurro"?)
> Uhm questo è un filone meno sfruttato forse.

no, avviene qualcosa di VERAMENTE magico ma in un contesto
che, secondo i patti, non dovrebbe permetterlo perché è
SciFi (o lo sembrava), come animali parlanti telepatici, e a
quel punto smetti di stupirti che la nave spaziale stia
viaggiando a 10c :D
In sostanza imho l'introduzione di elementi magici /
religiosi / spiritistici / fantasmatici / diavoli etc, da un
lato spezzano il patto implicito della plausibilità di
astronavi, laser, motori a fusione o a dark matter etc (e
immagino che questo irriti ferocemente i lettori SciFi puri
*), ma dall'altro io trovo che plausibilizzino fortemente i
motori iperluminosi e i neuroscanner, perché restano pur
sempre più verosimili dei gatti telepatici.

* ho letto ferocissimi flames su Star Wars che non potrebbe
"fregiarsi" del tag SciFi per il fatto di contenere anche
elementi Fantasy (come La Forza). Questo da fastidio ai
puristi, evidentemente. Però a me piace molto La Forza.



>
>>>
>>> Il lettore è disattento, superficiale, magari legge un
>>> importante capitolo seduto sul cesso e riprende la sera
>>> dopo, dopo una indigestione di roba fritta. Sai che
>>> concentrazione. :-)
>>>
>>
>> diciamo che non arriverà in fondo probabilmente a NESSUNO
>> di questi libri, in tal caso, perché non seguirà la storia.
>>
> Appunto. Non si può chiedere troppo al lettore. Vicende
> troppo complesse devono superare il fondamentale scoglio: lo
> scoglio-namento... :-)

AH AH AH AH HA HAH AH HAHAHAHAHAHAH
LOL

> Comunque, se Asimov ti può portare a spasso nei secoli con
> la sua trilogia della Fondazione, e all'ultima pagina si
> permette pure di riferirsi ad un personaggio di 300 pagine
> prima, SI PUò FARE!!!


ma sì non è quello ... è che è morto. E nn voglio farli
morire, è un'amputazione !
Ho un rapporto un po' malsano con queste figure. In effetti
a volte acquisiscono una certa autonomia.

>
>> Mi sto un po' interessando come "investimento" di NFT e
>> approfondirò Solidity se riesco e gli SFT.
> Oops non conosco queste sigle

NFT sono i cosiddetti tokens non fungibili sulle blockchains
(SFT sono semi-fungibili, con alcune caratteristiche degli
NFT ma anche delle criptovalute).

Ho idea che molti, come e più di me, ma per fortuna
tecnicamente meglio dotati, abbiano vissuto malissimo la
deriva commercialistica della rete e la soppressione di
libertà ed anonimato, e stiano reagendo con nuovi paradigmi,
che tra l'altro riscuotono molto apprezzamento da creatori
di arte digitale (sinora di qualsiasi genere TRANNE i libri
... eccheccazz !)

>
>>
>> ecco, in questo ho un LIMITE ENORME, veramente enorme,
>> nello scrivere invariabilmente storie che durano da poco
>> più di un anno a pochi anni.
>> Non a caso STACCO LE CRONOLOGIE dal flusso primario.
>> Quelle possono coprire pure un milione di anni, ma non
>> hanno personaggi narranti, solo narrati, non c'è presa
>> diretta della camera. Essendo didascalici, la gestione del
>> tempo lungo non presenza nessuna difficoltà.
>> Invece per le vite dei personaggi, non ce la faccio e ho
>> gettato la spugna credo da tanto tempo.
> Eh immagino per la pallata di dover riannodare un
> personaggio a vent'anni prima, e ti ci vuole il riassuntino,
> ecc.
> Però mi viene da ridere perché penso:
> Riannodare i fili dopo salto di 20 anni, autore standard:
>
> "In quegli anni Jane era invecchiata, ma non tanto. Dopo la
> fine del suo matrimonio si era trasferita a Long Island, e
> aveva avviato una attività di commercio di tappeti marziani.
> Jane aveva una casa, una Buick e aveva completamente voltato
> pagina."

mi fai morire con sti sprazzi !

cmq non so farlo. Non so decidere quando fare lo stacco
dalla presa diretta. È per quello che sono ALMENO arrivato
ad impormi delle dimensioni massime dei capitoli di circa
6000-7000 parole ... anche se poi baro, mettendo magari 3
capitoli consecutivi della stessa trama.

Quindi il problema rimane. Tra l'altro, anche se quando
"cambio trama" creo cesure orizzontali (diciamo spaziali),
rimane pur sempre il fatto che ogni singolo filone,
immaginando di deframmentarlo, è praticamente tutto quanto
in presa diretta.


>
> Riannodare i fili dopo salto di 20 anni, il Soviet:
>
> "In quegli anni Jane era invecchiata, ma non tanto. Dopo la
> fine dell'impero Zing ed il tradimento di Ptork, quando i
> feroci grux stavano per conquistare trang (vedere diagramma
> 1), egli ricevette una proposta da uno dei Sette Potentati
> (vedere schema n. 34 "Potentati")" (altre 2 pagine di
> spiegazioni) ecc. ecc.

eh he he .... ma magari sapessi fare questo. Non arrivo
nemmeno a questo.

>
> :-)
> Dice il saggio: un conto è riannodare un filo di seta, un
> conto riannodare un tappeto persiano!
>
>> Era una ragazza alata come una Walkiria. Quando ho scritto
>> le scene dove si immolava o dove poi la celebravano,
>> probabilmente avrò persino pianto :D
>> Era tantissimo che non subivo una fase così vulcanica.
>>

> Sei ancora evidentemente pentito di aver sterzato sulla

no no, non sono pentito, è stato uno sforzo e credo abbia
funzionato bene. Però mi manca.
Cioè, è una scelta irreversibile : so che non potrei più
riciclarla. Ho bruciato uno dei leitmotif (peraltro quel
libro è uno di quelli non destinati ad avere sequel
necessariamente. Volendo potrebbe ma sarebbe legato in modo
labile e non ne ho voglia).
Se avesse avuto un sequel, probabilmente non sarei riuscito
ad eliminarla (verso i 3/4 della storia cmq).
La sua ex ha parlato vari capitoli successivi a pensarla e a
parlarne con gli ex compagni di brigata, perlomeno i superstiti.


> tragedia, e di aver fatto morire quella ragazza. Anche io
> ogni tanto penso se Kip Reardon doveva proprio morire. Ma
> senza quel tocco cupo di tragedia la storia sarebbe stata
> insignificante. Un tizio viene perseguitato dai dischi
> volanti. Embé?
> Ma ecco: infine in un drammatico finale muore nel tentativo
> di sfuggire loro.
> Il punto è che non c'era scelta. O lasciavo il racconto
> incompiuto o lo dovevo concludere così. Cosa avrei dovuto
> fare? Ho fatto morire Kip Reardon. Amen.

RIP

> Però è vero: è un gran casino far morire un BUONO. Per i
> cattivi non c'è problema, ma se ammazzi un buono il lettore
> si incazza.

esatto, tra l'altro, questa tizia, la Valchiria, era una
sintesi di Lady Oscar / Taarna la Tarakiana / Lady Death ...
insomma figure a cui sono legatissimo.

>
>> Però non ho mai imparato la profondità temporale !
>> E ti sono molto grato perché avevo rimosso e sepolto il
>> fatto, e ora ci ho ripensato.
>> Me lo scorderò di nuovo tra un po' di tempo :\
>
> E' un effetto ricorsivo della profondità temporale!

esatto, sarà un loop annidato perché non so risolverlo.

Chissà nella prox vita sperimenterò qualcosa in questo
senso. Ora non me lo posso permettere (pure col tempo-vita
reale sono una frana ... ahò sarà un caso ? Mi sa di no !).

P.P.S.
a proposito del pessimo rapporto con la profondità del tempo.
In una dimensione particolare (detta La Matrice, che è una
sorta di vuoto), esiste il NON-Tempo, che ha soltanto alcune
delle caratteristiche del tempo che conosciamo, ossia
supporta soltanto il principio di causa-effetto, ma non il
concetto univoco di intervallo di tempo. Insomma lì ci
starei bene, mi basta sapere cosa causa cosa, e me ne lavo
le mani di quanto ci impiega :D

Dan

unread,
Jul 14, 2022, 8:43:39 AM7/14/22
to
Il 13/07/2022 20:50, Soviet_Mario ha scritto:

>
> ripensando al Mulo, in effetti.  I suoi poteri sono in effetti magici
>

Era telepatico, mi pare. Ma non ricordo bene, in effetti. Però a quel
tempo c'era persino la facoltà di parapsicologia. Penso che non esista
più. C'era un qualche tipo di considerazione per la telepatia. Oggi mi
pare che la pratica sia stata liquidata...
Perché Asimov rimane indissolubilmente legato al presupposto scientifico
di solito, anzi sempre.

>> E' un casino questo concetto del super strano perché a ben pensarci
>> abbraccia parecchie possibilità.
>
>
> sì ma intendevo, in senso molto generico, introdurre in una trama poco
> verosimile, elementi "guest" che sembrino poco verosimili anche agli
> attori stessi. E imho questo aumenta la plausibilità del contesto
> "host", per la creazione di una sorta di gradiente di plausibilità.
>
Sì, questo l'avevo capito, ma l'ho striminzitamente applicato alla SF
classica, mentre tu ovviamente ti riferisci principalmente al fantasy.
>>
>> Mi viene in mente Philip Dick, col suo romanzo di realtà invertita in
>> cui ci troviamo in un mondo alternativo.
>>
>> O Robert Sheckley con il suo "Il difficile ritorno del signor Carmody"
>> dove le premesse sono talmente strane da giustificare poi ulteriori
>> stranezze (peraltro un racconto magistrale).
>> Ecco, forse questo è un buon esempio.
>
> ahimè non ne conosco nessuno dei due.
>
Allora permettimi: Philip K. Dick, La svastica sul sole. Da leggere.

"Il difficile ritorno del signor Carmody" parte con il suddetto che
riceve un premio alla lotteria intergalattica, (a cui non sapeva di
essere iscritto, anzi non sapeva nemmeno dell'esistenza di una lotteria
intergalattica) e decide di andarlo a ritirare, naturalmente mooolto
lontano. Dopodiché il problema è tornare su quel minuscolo frammento di
spaziotempo da cui era partito.
>
> non saprei, saresti tra i pochi cultori SciFi a considerare lecito
> inserire in un libro prevalentemente SciFi degli elementi puramente
> Fantasy (nel qual caso, il libro è ancora SciFi ?).
>
Aspetta, il fantasy può avere diverse declinazioni. Quello a cui mi
riferisco io è il fantasy che deriva dalla SF, cioè un sottogenere della
SF in cui i canoni della SF sono più o meno rispettati.

Ho trovato elegantemente geniale la trovata, non so di chi sia ma il mio
idolo Sprague de Camp vi si adegua, di ambientare le vicende fantasy nel
lontano passato, all'età del bronzo. Perché? perchè il ferro annulla i
poteri magici. Ecco un elegante presupposto che spiega in un colpo solo
come mai la magia oggi non esista, ma in un remoto passato si.
E' la quadra del cerchio: spiega tutte le antiche leggende e perché oggi
tutto ciò non possa funzionare.

Poi ci sono filoni paralleli di fantasy in cui la parentela è più verso
l'antenato favolistico/leggendario che verso la SF (che ne è un
discendente), quindi la parentela con la SF viene tenuta col tenue filo
della dimensione parallela, una dimensione in cui la magia esiste ed in
alcuni casi obbedisce a leggi equivalenti alle normali leggi fisiche
("Lord Darcy", che però non mi piace per niente)...

Dove si salta ogni aggancio a mamma SF ci si trova in ambito
favolistico/leggendario e probabilmente si perde il diritto di fregiarsi
dell'appartenenza al fantasy, o almeno al fantasy "ortodosso" come lo
intendo io.

> Ad es. io sono peggio di Lafontaine, nell'avere sparso ovunque GATTI
> PARLANTI TELEPATICI e talvolta anche simbionti di alieni (che li fanno
> apparire magici).
> Sicuramente potrebbe sembrare stridentissimo con ogni velleità SciFi.
>
Eh beh, se non li giustifichi in qualche modo sono MAGICI e la magia è
un elemento caratteristico del filone favolistico/leggendario (cfr. "I
viaggi di Sinbad", "L'Odissea"...) quindi sono fuori dai canoni della SF
che appunto richiede una giustificazione logica (ok, a volte una logica
alquanto stiracchiata...).

>>
>>> Il trucco inverso, usare la "magia" per plausibilizzare la SciFi
>>> troppo futuribile o errata, mi intriga di più !
>>
>> Questa non l'ho mica capita.
>> Aspé, cioè avviene qualcosa di magico ma poi si scoprirà che è
>> scienza? (Tipo "L'atomo azzurro"?)
>> Uhm questo è un filone meno sfruttato forse.
>
> no, avviene qualcosa di VERAMENTE magico ma in un contesto che, secondo
> i patti, non dovrebbe permetterlo perché è SciFi (o lo sembrava), come
> animali parlanti telepatici, e a quel punto smetti di stupirti che la
> nave spaziale stia viaggiando a 10c :D

Quindi siamo già in un contesto futuribile, a bordo dell'astronave
diretta verso il terzo pianeta della stella xyz, e ad un tratto, assurdo
nell'improbabile, compare un gatto mammone? Insomma è in questo momento
che il lettore capisce che non è SF, ma racconto fantastico?
Beh, spero che succeda al massimo a pagina 50 sennò sai che disappunto!
:D :D

> In sostanza imho l'introduzione di elementi magici / religiosi /
> spiritistici / fantasmatici / diavoli etc, da un lato spezzano il patto
> implicito della plausibilità di astronavi, laser, motori a fusione o a
> dark matter etc (e immagino che questo irriti ferocemente i lettori
> SciFi puri *), ma dall'altro io trovo che plausibilizzino fortemente i
> motori iperluminosi e i neuroscanner, perché restano pur sempre più
> verosimili dei gatti telepatici.
>

Temo che con elementi magici non giustificati in alcun modo siamo fuori
dalla SF... E poi questi elementi plausibilizzano gli altri, al prezzo
di caricarsi a loro volta di implausibilità. Per gli indù il mondo
poggia sulla schiena di un'elefante. E se chiedi su cosa poggia
l'elefante, oplà, c'è una risposta anche per questo: poggia su una
tartaruga.
Peccato che su cosa poggi la tartaruga, che ora rappresenta il massimo
della implausibilità, non sia detto.
Quindi 'sti telegatti, che ti giustificano l'iperfotone, come li
giustifichi?...

>
> P.P.S.
> a proposito del pessimo rapporto con la profondità del tempo.
> In una dimensione particolare (detta La Matrice, che è una sorta di
> vuoto), esiste il NON-Tempo, che ha soltanto alcune delle
> caratteristiche del tempo che conosciamo, ossia supporta soltanto il
> principio di causa-effetto, ma non il concetto univoco di intervallo di
> tempo. Insomma lì ci starei bene, mi basta sapere cosa causa cosa, e me
> ne lavo le mani di quanto ci impiega :D
>
>
Il tempo io l'ho sempre chiamato "L'antico nemico"...
Dan

Soviet_Mario

unread,
Jul 14, 2022, 9:48:41 AM7/14/22
to
segnati e salvati !

>>
>> ahimè non ne conosco nessuno dei due.
>>
> Allora permettimi: Philip K. Dick, La svastica sul sole. Da
> leggere.
>
> "Il difficile ritorno del signor Carmody" parte con il
> suddetto che riceve un premio alla lotteria intergalattica,
> (a cui non sapeva di essere iscritto, anzi non sapeva
> nemmeno dell'esistenza di una lotteria intergalattica) e
> decide di andarlo a ritirare, naturalmente mooolto lontano.
> Dopodiché il problema è tornare su quel minuscolo frammento
> di spaziotempo da cui era partito.

segnati e salvati !
essendo uno dei pilastri portanti onnipresenti in tutti i
fratelli fatti e a suo modo anche nell'ultimo in corso, il
leitmotif dei Gatti Magici è articolato in più livelli
distinti di implausibilità annidati uno dentro l'altro.

Della serie che spesso sono simbionti di Alieni o
addirittura una specie prescelta da un Altissimo (= Dio)
come guardiani, ricevendo anche altri doni oltre alla
telepatia, come la capacità di creare una mente collettiva
corale, decentralizzata e puramente elettromagnetica, in cui
depositano i ricordi e le memorie ancestrali, una sorta di
scrigno delle anime feline.
Laddove invoco simbiosi con alieni, il primo passo è
plausibilizzato, ma poi la cosa di nuovo cede alla magia nel
momento in cui da un lato la natura di questi alieni è
ancora puramente elettromagnetica, sono "spirituali", e
soprattutto non c'è una vera ragione, un vantaggio reciproco
concreto di questa simbiosi, tranne la gioia che traggono
nell'insediarsi nelle menti dei felini, solo per godere dei
giochi di gatti e risuonare con le fusa. Sostanzialmente
questi alieni vengono sedotti da un livello inspiegabile di
magia gattosa. E questo di nuovo non è più SciFi, è
esoterismo felino :D
Mi sono intestardito così tanto con il leitmotif felino che
persino nel mondo degli spiriti ho ritagliato (una sorta di
Limbo) un dominio per loro, con degli spiriti guardiani
chiamati Le Forfére poste a vigilare sul "Ponte Arcobaleno"
(un concetto naif molto caro ai gattofili e gattari da web).
Ed uno spirito (l'anima di una ragazza nord irlandese uccisa
durante l'assalto di Londonderry) trova la sua vocazione
post mortem nell'inventare un modo per fare evolvere ad
anime complete e "risolte" anche tutti gli spiriti dei
micini mai nati o morti prematuramente.
Queste Forfére hanno totale giurisdizione come guardiane
degli spiriti felini, su cui gli Arcangeli stessi rimettono
ogni potestà.

>
>>>
>>>> Il trucco inverso, usare la "magia" per plausibilizzare
>>>> la SciFi troppo futuribile o errata, mi intriga di più !
>>>
>>> Questa non l'ho mica capita.
>>> Aspé, cioè avviene qualcosa di magico ma poi si scoprirà
>>> che è scienza? (Tipo "L'atomo azzurro"?)
>>> Uhm questo è un filone meno sfruttato forse.
>>
>> no, avviene qualcosa di VERAMENTE magico ma in un contesto
>> che, secondo i patti, non dovrebbe permetterlo perché è
>> SciFi (o lo sembrava), come animali parlanti telepatici, e
>> a quel punto smetti di stupirti che la nave spaziale stia
>> viaggiando a 10c :D
>
> Quindi siamo già in un contesto futuribile, a bordo
> dell'astronave diretta verso il terzo pianeta della stella
> xyz, e ad un tratto, assurdo nell'improbabile, compare un
> gatto mammone? Insomma è in questo momento che il lettore
> capisce che non è SF, ma racconto fantastico?
> Beh, spero che succeda al massimo a pagina 50 sennò sai che
> disappunto! :D :D

Boh, dipende da libro e libro, non ho mai analizzato bene
l'aspetto quantitativo.
Ma normalmente non mi faccio scrupolo di stravolgimenti
paradigmatici a qualsiasi livello di progressione del libro.
Mi piace scardinare i patti, impliciti o espliciti che siano.

In realtà, a parte queste inversioni intenzionali, per
giocare con la plausibilità, a me capita anche e
spontaneamente l'inverso :
inizialmente mi prefiggo di scrivere solo fantasy (più
evocativa che storicheggiante), contesto che mi piace ma che
non padroneggio bene. Poi con le cose scientifiche prendo
degli scivoloni perché mi scappano dalle dita senza riuscire
a contenerli, perché è un contesto che, per background, per
linguaggio e tutto, mi è enormemente più familiare.
Quindi in passato notavo che molti libri iniziavano fantasy
per finire sempre più SciFi. E in seguito ho iniziato a
oppormi a questo processo spontaneo.
Ho sempre voluto sforzarmi di scrivere qualcosa stile Albero
e Foglia di Tolkien, nebbiosi, pieni di cose misteriose e
non spiegate.
Però sono un fottuto analitico svisceratore, di carattere.
Ti faccio un esempio di questa degenerazione.

Mondo di Lad, i quattro Demoni del Nulla, increati,
fedelissimi seguaci del Messia Nero (un matematico post
apocalisse, terrestre, che ha inventato con la matematica il
dominio dei trasferimenti dimensionali, ed ha ammaliato i
Demoni di questa dimensione), adorano collezionare parti
amputate delle Fate dell'Aria e dell'Acqua (ninfe, driadi,
silfidi e quanto), specialmente le parti iridescenti.
Uno di costoro, Centérbia, ha notato che se strappa le ali
delle fate con i suoi artigli "nullificanti" queste non
ricrescono mai più. Ma se usa uno strumento affidatogli dal
Messia Nero, che è una cesoia LASER, le ali si riformano
indefinitamente.
E questo si perde in riflessioni blasfeme se il potere di
questo messia (che si fa chiamare Morgoth ... del resto è
connazionale di Tolkien e post-Tolkien) sia inferiore al
proprio, ma poi invece capisce che è più SELETTIVO (uno dei
concetti nuovi a cui sottopone l'agire dei Demoni che lo
servono).
Insomma in un mondo di diavoli questo scenziato veggente,
comincia a lanciare satelliti che loro scambiano per stelle,
e a costruire cannoni interplanetari, temendo che le sue
azioni abbiano riverberi trans-dimensionali e che desterà le
attenzioni occhiute di razze evolute, o perfino che i suoi
coevi scoprano le sue carte ed invadano quel mondo per
deturparlo come la Terra devastata, per cui si prepara alla
guerra a tutto campo. È l'essere più odiato e temuto di Lad,
estraneo, eppure è andato lì solo per preservare quel mondo.
Insomma coi confini tra Fantasy e SciFi ci litigo proprio
costantemente.

>
>> In sostanza imho l'introduzione di elementi magici /
>> religiosi / spiritistici / fantasmatici / diavoli etc, da
>> un lato spezzano il patto implicito della plausibilità di
>> astronavi, laser, motori a fusione o a dark matter etc (e
>> immagino che questo irriti ferocemente i lettori SciFi
>> puri *), ma dall'altro io trovo che plausibilizzino
>> fortemente i motori iperluminosi e i neuroscanner, perché
>> restano pur sempre più verosimili dei gatti telepatici.
>>
>
> Temo che con elementi magici non giustificati in alcun modo
> siamo fuori dalla SF... E poi questi elementi
> plausibilizzano gli altri, al prezzo di caricarsi a loro
> volta di implausibilità.

assolutamente ben detto ! L'esempio degli alieni sedotti da
un innamoramento dei simbionti felini è un esempio di questo
nocciolo irriducibile di implausibilità.


> Per gli indù il mondo poggia sulla
> schiena di un'elefante. E se chiedi su cosa poggia
> l'elefante, oplà, c'è una risposta anche per questo: poggia
> su una tartaruga.
> Peccato che su cosa poggi la tartaruga, che ora rappresenta
> il massimo della implausibilità, non sia detto.
> Quindi 'sti telegatti, che ti giustificano l'iperfotone,
> come li giustifichi?...

sostanzialmente in nessun modo, ossia con PSEUDOSPIEGAZIONI,
in un caso hanno alieni elettromagnetici fatti di "puro
spirito", altrove sono molto prossimi alla benedizione del
Dio di quello scenario. In un altro parlano a gesti e
miagolii e sono telepatici (al pari degli uomini però) solo
nell'interazione con una "razza" quadridimensionale che si
fa carico dell'interazione, a patto di pensare NEL MODO
GIUSTO per percepirla, il ché ha che vedere con un atto di
fede, diversamente risultano trasparenti e incomprensibili.
Anche qui in un sequel emerge che alcune facoltà dei gatti
(di bandire il Nemico dai simulacri materiali) hanno a che
vedere con una sorta di risonanza tra i pensieri "giusti" ed
una forma embrionaria, larvale congelata, di queste creature
quadridimensionali che il Nemico ha circuito tramite Le
Roghmogh Krind o "Rune di Inganno". Il nemico è
originariamente unidimensionale, ma è parassitico ed ha
imparato a scalare la dimensionalità superiore ingannando le
Entità Interrogative.
Dentro ogni entità del Nemico (la parte non simulacro di
carne) un Interrogativo embrionario, o ProtoInterrogativo,
viene mantenuto prigioniero di una prigione di inganni, e
tutte le sue percezioni vengono avvelenate da questi
parassiti, che però ne sfruttano le capacità tipiche dei
quadridimensionali.
Un certo modo di miagolare (ma non per il suono in sé, è il
pensiero alla radice che conta) riesce a perforare la Runa
d'Inganno e raggiungere l'essenza ProtoInterrogativa, che a
quel punto si sveglia, insorge e lacera il velo di menzogna.
Ed è la distruzione irreversibile per un servo delle Ali
Nere, poiché perde la fonte sostanziale di ogni sua facoltà.
Questa "roba" però viene spiegata solo in un sequel (in
lavorazione da 20 anni almeno) che segue il prequel di 650
pagine dove è tutto lasciato velato.

Nel sequel si comprende che esistono Due Tutti nettamente
separati da una Grande Opera Interrogativa, La Spirale di
Scala Multi Dimensionale, in un tentativo antico e fallito
di arginare il nemico entro i Regni compromessi
salvaguardando il resto. Il maestoso progetto è stato
tarpato al lancio stesso con l'introduzione di una sorta di
vulnerabilità, che neppure lavori posteriori di
consolidamento hanno potuto rimediare del tutto ed è rimasta
una permeabilità residuale alle infiltrazioni delle Ali Nere.

E in quel sequel il protagonista del primo libro, che era
uscito con le ossa rotte nel finale,
risorge per traumi catartici e porta il contrattacco nel
Tutto-Al-Di-Là, e a quel punto alcune particolarità
"cosmologiche" di quel contesto multidimensionale vengono
approfondite necessariamente e appaiono in tutta la loro
straniante alienità.
Tornando ai Gatti, si ha di nuovo una PSEUDOspiegazione, che
descrive il come ma non il perché. Perché solo loro ci
riescono ?
Perché volevo glorificare la potenza del miagolio, ecco
perché :D
Volevo elevarlo alla forma più alta di magia, non motivarlo
effettivamente. Ed ecco che in quell'atto attraversano
abissi di separazione, persino una dimensionalità diversa e
l'impenetrabile menzogna della RoghMogh Krind, e riscattano
l'embrione prigioniero, che si libera e dissolve il potere
rubato dalle Ali Nere.


>
>>
>> P.P.S.
>> a proposito del pessimo rapporto con la profondità del tempo.
>> In una dimensione particolare (detta La Matrice, che è una
>> sorta di vuoto), esiste il NON-Tempo, che ha soltanto
>> alcune delle caratteristiche del tempo che conosciamo,
>> ossia supporta soltanto il principio di causa-effetto, ma
>> non il concetto univoco di intervallo di tempo. Insomma lì
>> ci starei bene, mi basta sapere cosa causa cosa, e me ne
>> lavo le mani di quanto ci impiega :D
>>
>>
> Il tempo io l'ho sempre chiamato "L'antico nemico"...
> Dan

:D è un bastardello tirannico, vero !

Dan

unread,
Jul 14, 2022, 11:53:59 AM7/14/22
to
Il 14/07/2022 15:48, Soviet_Mario ha scritto:

>
> essendo uno dei pilastri portanti onnipresenti in tutti i fratelli fatti
> e a suo modo anche nell'ultimo in corso, il leitmotif dei Gatti Magici è
> articolato in più livelli distinti di implausibilità annidati uno dentro
> l'altro.
>
> Della serie che spesso sono simbionti di Alieni o addirittura una specie
> prescelta da un Altissimo (= Dio) come guardiani, ricevendo anche altri
> doni oltre alla telepatia, come la capacità di creare una mente
> collettiva corale, decentralizzata e puramente elettromagnetica, in cui
> depositano i ricordi e le memorie ancestrali, una sorta di scrigno delle
> anime feline.

Spostando l'implausibile agli Dei eheh. Ma dunque, se ci sono tutti
questi elementi, come classificheresti queste opere: fantasy ortodossa
non mi pare, sci-fi non mi pare, quindi epico-leggendaria io direi,
fantasy cioè in senso allargato.

> Ho sempre voluto sforzarmi di scrivere qualcosa stile Albero e Foglia di
> Tolkien, nebbiosi, pieni di cose misteriose e non spiegate.
> Però sono un fottuto analitico svisceratore, di carattere.
> Ti faccio un esempio di questa degenerazione.
>
<...>
Verba movunt, exempla trahunt. Ora capisco meglio di cosa parlavi.
Effettivamente immaginare:
> Insomma in un mondo di diavoli questo scenziato veggente, comincia a
> lanciare satelliti che loro scambiano per stelle, e a costruire cannoni
> interplanetari,

denota che l'originalità non manca :-) . Ecco cosa dicevi con usare la
scienza in un contesto fantasy, e il fatto che certi personaggi NON
SANNO ma il lettore sì. Ok.

<...>

>> Quindi 'sti telegatti, che ti giustificano l'iperfotone, come li
>> giustifichi?...
>
> sostanzialmente in nessun modo, ossia con PSEUDOSPIEGAZIONI, in un caso
> hanno alieni elettromagnetici fatti di "puro spirito", altrove sono
> molto prossimi alla benedizione del Dio di quello scenario. In un altro
> parlano a gesti e miagolii e sono telepatici (al pari degli uomini però)

<...>
Certo che le tue trame sono un po' complicate... ci sono un sacco di
dettagli...

> Tornando ai Gatti, si ha di nuovo una PSEUDOspiegazione, che descrive il
> come ma non il perché. Perché solo loro ci riescono ?
> Perché volevo glorificare la potenza del miagolio, ecco perché :D

LOL mi viene in mente un piccolo racconto in cui due ragazzotti
inventano un apparecchio per condensare un intero discotso in una
traccia audio supercompatta. A sentirla a velocità normale sembra il
miagolio di un gatto, ma passandola allo "sbobinatore", ovvero
rallentata n volte, ridiventa comprensibile. C'è un bel gattone che
bazzica il laboratorio, così, per gioco, i due decidono di sbobinarne il
miagolio. Ne esce fuori un discorso perfettamente comprensibile, eccome:
ed anche alquanto sorprendente. Molto divertente. :-)

Per i poteri paranormali dei gatti, cfr. "L'altra faccia di mr. Kiel",
dove l'alieno cattivo e telepatico, in sembianze umane, stranamente odia
e non sopporta i gatti. E in effetti riesce a ingannare tutti, ma
persino il gatto più rimbambito lo sgama all'istante! E male gliene
incorrerà!

Dan

Soviet_Mario

unread,
Jul 14, 2022, 2:57:49 PM7/14/22
to
On 14/07/22 14:43, Dan wrote:
segnati e salvati !

>>
>> ahimè non ne conosco nessuno dei due.
>>
> Allora permettimi: Philip K. Dick, La svastica sul sole. Da
> leggere.
>
> "Il difficile ritorno del signor Carmody" parte con il
> suddetto che riceve un premio alla lotteria intergalattica,
> (a cui non sapeva di essere iscritto, anzi non sapeva
> nemmeno dell'esistenza di una lotteria intergalattica) e
> decide di andarlo a ritirare, naturalmente mooolto lontano.
> Dopodiché il problema è tornare su quel minuscolo frammento
> di spaziotempo da cui era partito.

segnati e salvati !
essendo uno dei pilastri portanti onnipresenti in tutti i
fratelli fatti e a suo modo anche nell'ultimo in corso, il
leitmotif dei Gatti Magici è articolato in più livelli
distinti di implausibilità annidati uno dentro l'altro.

Della serie che spesso sono simbionti di Alieni o
addirittura una specie prescelta da un Altissimo (= Dio)
come guardiani, ricevendo anche altri doni oltre alla
telepatia, come la capacità di creare una mente collettiva
corale, decentralizzata e puramente elettromagnetica, in cui
depositano i ricordi e le memorie ancestrali, una sorta di
scrigno delle anime feline.
Laddove invoco simbiosi con alieni, il primo passo è
plausibilizzato, ma poi la cosa di nuovo cede alla magia nel
momento in cui da un lato la natura di questi alieni è
ancora puramente elettromagnetica, sono "spirituali", e
soprattutto non c'è una vera ragione, un vantaggio reciproco
concreto di questa simbiosi, tranne la gioia che traggono
nell'insediarsi nelle menti dei felini, solo per godere dei
giochi di gatti e risuonare con le fusa. Sostanzialmente
questi alieni vengono sedotti da un livello inspiegabile di
magia gattosa. E questo di nuovo non è più SciFi, è
esoterismo felino :D
Mi sono intestardito così tanto con il leitmotif felino che
persino nel mondo degli spiriti ho ritagliato (una sorta di
Limbo) un dominio per loro, con degli spiriti guardiani
chiamati Le Forfére poste a vigilare sul "Ponte Arcobaleno"
(un concetto naif molto caro ai gattofili e gattari da web).
Ed uno spirito (l'anima di una ragazza nord irlandese uccisa
durante l'assalto di Londonderry) trova la sua vocazione
post mortem nell'inventare un modo per fare evolvere ad
anime complete e "risolte" anche tutti gli spiriti dei
micini mai nati o morti prematuramente.
Queste Forfére hanno totale giurisdizione come guardiane
degli spiriti felini, su cui gli Arcangeli stessi rimettono
ogni potestà.

>
>>>
>>>> Il trucco inverso, usare la "magia" per plausibilizzare
>>>> la SciFi troppo futuribile o errata, mi intriga di più !
>>>
>>> Questa non l'ho mica capita.
>>> Aspé, cioè avviene qualcosa di magico ma poi si scoprirà
>>> che è scienza? (Tipo "L'atomo azzurro"?)
>>> Uhm questo è un filone meno sfruttato forse.
>>
>> no, avviene qualcosa di VERAMENTE magico ma in un contesto
>> che, secondo i patti, non dovrebbe permetterlo perché è
>> SciFi (o lo sembrava), come animali parlanti telepatici, e
>> a quel punto smetti di stupirti che la nave spaziale stia
>> viaggiando a 10c :D
>
> Quindi siamo già in un contesto futuribile, a bordo
> dell'astronave diretta verso il terzo pianeta della stella
> xyz, e ad un tratto, assurdo nell'improbabile, compare un
> gatto mammone? Insomma è in questo momento che il lettore
> capisce che non è SF, ma racconto fantastico?
> Beh, spero che succeda al massimo a pagina 50 sennò sai che
> disappunto! :D :D

Boh, dipende da libro e libro, non ho mai analizzato bene
l'aspetto quantitativo.
Ma normalmente non mi faccio scrupolo di stravolgimenti
paradigmatici a qualsiasi livello di progressione del libro.
Mi piace scardinare i patti, impliciti o espliciti che siano.

In realtà, a parte queste inversioni intenzionali, per
giocare con la plausibilità, a me capita anche e
spontaneamente l'inverso :
inizialmente mi prefiggo di scrivere solo fantasy (più
evocativa che storicheggiante), contesto che mi piace ma che
non padroneggio bene. Poi con le cose scientifiche prendo
degli scivoloni perché mi scappano dalle dita senza riuscire
a contenerli, perché è un contesto che, per background, per
linguaggio e tutto, mi è enormemente più familiare.
Quindi in passato notavo che molti libri iniziavano fantasy
per finire sempre più SciFi. E in seguito ho iniziato a
oppormi a questo processo spontaneo.
Ho sempre voluto sforzarmi di scrivere qualcosa stile Albero
e Foglia di Tolkien, nebbiosi, pieni di cose misteriose e
non spiegate.
Però sono un fottuto analitico svisceratore, di carattere.
Ti faccio un esempio di questa degenerazione.

Mondo di Lad, i quattro Demoni del Nulla, increati,
fedelissimi seguaci del Messia Nero (un matematico post
apocalisse, terrestre, che ha inventato con la matematica il
dominio dei trasferimenti dimensionali, ed ha ammaliato i
Demoni di questa dimensione), adorano collezionare parti
amputate delle Fate dell'Aria e dell'Acqua (ninfe, driadi,
silfidi e quanto), specialmente le parti iridescenti.
Uno di costoro, Centérbia, ha notato che se strappa le ali
delle fate con i suoi artigli "nullificanti" queste non
ricrescono mai più. Ma se usa uno strumento affidatogli dal
Messia Nero, che è una cesoia LASER, le ali si riformano
indefinitamente.
E questo si perde in riflessioni blasfeme se il potere di
questo messia (che si fa chiamare Morgoth ... del resto è
connazionale di Tolkien e post-Tolkien) sia inferiore al
proprio, ma poi invece capisce che è più SELETTIVO (uno dei
concetti nuovi a cui sottopone l'agire dei Demoni che lo
servono).
Insomma in un mondo di diavoli questo scenziato veggente,
comincia a lanciare satelliti che loro scambiano per stelle,
e a costruire cannoni interplanetari, temendo che le sue
azioni abbiano riverberi trans-dimensionali e che desterà le
attenzioni occhiute di razze evolute, o perfino che i suoi
coevi scoprano le sue carte ed invadano quel mondo per
deturparlo come la Terra devastata, per cui si prepara alla
guerra a tutto campo. È l'essere più odiato e temuto di Lad,
estraneo, eppure è andato lì solo per preservare quel mondo.
Insomma coi confini tra Fantasy e SciFi ci litigo proprio
costantemente.

>
>> In sostanza imho l'introduzione di elementi magici /
>> religiosi / spiritistici / fantasmatici / diavoli etc, da
>> un lato spezzano il patto implicito della plausibilità di
>> astronavi, laser, motori a fusione o a dark matter etc (e
>> immagino che questo irriti ferocemente i lettori SciFi
>> puri *), ma dall'altro io trovo che plausibilizzino
>> fortemente i motori iperluminosi e i neuroscanner, perché
>> restano pur sempre più verosimili dei gatti telepatici.
>>
>
> Temo che con elementi magici non giustificati in alcun modo
> siamo fuori dalla SF... E poi questi elementi
> plausibilizzano gli altri, al prezzo di caricarsi a loro
> volta di implausibilità.

assolutamente ben detto ! L'esempio degli alieni sedotti da
un innamoramento dei simbionti felini è un esempio di questo
nocciolo irriducibile di implausibilità.


> Per gli indù il mondo poggia sulla
> schiena di un'elefante. E se chiedi su cosa poggia
> l'elefante, oplà, c'è una risposta anche per questo: poggia
> su una tartaruga.
> Peccato che su cosa poggi la tartaruga, che ora rappresenta
> il massimo della implausibilità, non sia detto.
> Quindi 'sti telegatti, che ti giustificano l'iperfotone,
> come li giustifichi?...

sostanzialmente in nessun modo, ossia con PSEUDOSPIEGAZIONI,
in un caso hanno alieni elettromagnetici fatti di "puro
spirito", altrove sono molto prossimi alla benedizione del
Dio di quello scenario. In un altro parlano a gesti e
Tornando ai Gatti, si ha di nuovo una PSEUDOspiegazione, che
descrive il come ma non il perché. Perché solo loro ci
riescono ?
Perché volevo glorificare la potenza del miagolio, ecco
perché :D
Volevo elevarlo alla forma più alta di magia, non motivarlo
effettivamente. Ed ecco che in quell'atto attraversano
abissi di separazione, persino una dimensionalità diversa e
l'impenetrabile menzogna della RoghMogh Krind, e riscattano
l'embrione prigioniero, che si libera e dissolve il potere
rubato dalle Ali Nere.


>
>>
>> P.P.S.
>> a proposito del pessimo rapporto con la profondità del tempo.
>> In una dimensione particolare (detta La Matrice, che è una
>> sorta di vuoto), esiste il NON-Tempo, che ha soltanto
>> alcune delle caratteristiche del tempo che conosciamo,
>> ossia supporta soltanto il principio di causa-effetto, ma
>> non il concetto univoco di intervallo di tempo. Insomma lì
>> ci starei bene, mi basta sapere cosa causa cosa, e me ne
>> lavo le mani di quanto ci impiega :D
>>
>>
> Il tempo io l'ho sempre chiamato "L'antico nemico"...
> Dan

:D è un bastardello tirannico, vero !

Soviet_Mario

unread,
Jul 15, 2022, 10:42:40 AM7/15/22
to
BELLISSIMO !!!!! Riferimenti ?
Se l'hai scritto tu, mi piacerebbe molto averlo.

>
> Per i poteri paranormali dei gatti, cfr. "L'altra faccia di
> mr. Kiel", dove l'alieno cattivo e telepatico, in sembianze
> umane, stranamente odia e non sopporta i gatti. E in effetti
> riesce a ingannare tutti, ma persino il gatto più rimbambito
> lo sgama all'istante! E male gliene incorrerà!
>

convergenze totali di pensieri.
Nel primogenito della PluriLogia (quello dei Pardi benedetti
dalla comunione dell'Altissimo), una prima forma di Demoni
partoriti da un Varco verso l'Altrove (dove c'è l'antitesi
manichea dell'Altissimo che odia la piccola vita e persegue
il caos), chiamati i Simulanti, che infettano i pensieri e
si camuffano, e possono anche ipnotizzare indirettamente
producendo dei Soggiogati, sono effettivamente subito
sgamati dai Miagolieri.
Non si sa come li fiutino.
Li sgamano senza pietà.
In una Lectio Magistralis in appendice di una maga telepate,
costei menziona il fatto che il Demone è in grado di
comprendere ed innestarsi soltanto nella cortex
telencefalica, contaminando i pensieri superiori, ma la
parte limbica e viscerale, antica e animalesca, l'ippocampo,
l'amigdala e quanto, rimangono come roccheforti inviolabili,
ed i Pardi sono quasi interamente così, creature
dionisiache, impermeabili all'influsso Simulante, e basta
che fanno vibrare i mazzi di baffoni che subito sentono il
tanfo di corruzione.
Un contadino della Gravilandia, quando ne viene informato da
un editto del Sommo Patriarca, rivaluta all'istante il suo
vecchio Violiére spelacchiato e se lo tiene vicino dal
momento in poi.
I Pardi danno un contributo fontamentale in una fase
pre-guerra, laddove la Luna Greve si rende conto di essere
stata infestata e si avvita in una specie di guerra civile
tra gli infetti e i non infetti (libro nato nel 1995, non
post-pandemenza eh, disclaimer) : l'editto (dal nome feroce
di Grande Purificazione) comanda : in caso di sospetto si
spara a vista, ma senza il fiuto felino, i sospetti non si
individuano. Questa presa d'atto della non autosufficienza
causa un trauma culturale ed una rivalutazione di massa del
rapporto, tradizionalmente benigno ma piuttosto asimmetrico
e subordinato, coi Miagolieri. Smettono persino di venire
reclutati nelle armate, riconoscendo uno status paritetico
per meriti disconosciuti.


Questa cosa ora che la scrivo mi ha fatto venire in mente di
un documentario su un ospedale africano.
Stavano comparando dei test sul sangue per la tubercolosi
(che ha una letalità ancora molto alta a livello mondiale),
e confrontavano le performance di vari kit diagnostici.
Quanti falsi positivi, quanti negativi, tempi di analisi, costi.
Dopodiché sto medico africano presenta un RATTO bianco, un
ratto bello grasso, docilissimo : gli fanno annusare una
provetta per tipo un paio di secondi e lui indica da che
parte metterla. Di qua non infetti, di là infetti. Confronto
incrociato : affidabilità 99 % (nessuno ha la più pallida
idea di cosa avverta, ovviamente).
Costo : ogni tot provette gli danno un pezzo di banana
matura da sbocconcellare.
Com'era adorabile ... spero solo che lo abbiano fatto
riposare di tanto in tanto, e non spremuto come un povero
dipendente amazon :(
Perché i soldi riescono a rovinare persino i miracoli, a
questo mondo di merda.


> Dan
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