On 24/02/22 18:56, fabriziovenerandi wrote:
> Koch sono stanco, stanco, stanco, stanco. A volte mi sembra
> di essere una scintilla, a volte mi sembra di essere una
> brace che si sta per spegnere. Similitudini. Pensaci Koch,
> le diamo per scontate. Similitudini. Scintilla, brace. Forse
> è stato quello l'inizio della fine Koch, quando abbiamo
> iniziato a usare la scrittura per scrivere cose che non
> esistono. Cinque tonnellate di olive. Otto giare di olio.
> Sette mucche. Diciotto capre. Ti amo. Sei carri di fieno.
> Sessanta quintali di grano. Quel ti amo ci ha fregato Koch.
> Non dovevamo metterlo in mezzo, la scrittura doveva restare
> un semplice strumento di memorizzazione. Abbiamo astratto.
> Abbiamo inventato. Abbiamo collegato la scrittura alla
> lingua che abbiamo nella testa, Koch, quella che non si
> ferma mai.
questo passaggio mi riaccende un flame che ho sempre dentro
ed è una persecuzione : come rendere su carta tale lingua.
Mi piacerebbe fare una discussione ampia su cosa sia secondo
voi, che caratteristiche abbia, questa lingua INTERNA.
In che misura sia condizionata dalla mediazione con le
lingue esterne (TUTTE, non includerei solo scrittura e
parola, ma ogni forma di comunicazione per-mediale che
usiamo e/o comprendiamo), e in che misura si possa
controllare il processo inverso : quello del RENDERING,
della lingua interna in altre forme esterne.
Una ventina di anni fa, forse 25, nelle riflessioni sui
telepati (si tratta di un libro dove delle sensitive
telepati avevano un ruolo di rango), mi stavo appunto anche
interrogando SE ED IN CHE MISURA, la lingua interna di TIZIO
potesse essere decodificata da CAIO, ammesso che Caio
potesse guardare dentro i pensieri. Li avrebbe potuti capire ?
Esiste un sottoinsieme comune sufficientemente ampio per
avere una mutua intellegibilità, qualora fossimo in grado di
cablarci e connetterci mentalmente ?
Ci avevo anche ripensato guardando Avatar, quando si
connettevano a quell'albero, Eiwha o come minchia si dice,
con le fibre nervose luminose tipo capelli.
Scambiarsi segnali okay, ma CAPIRLI ? È scontato ? È
possibile ? È impossibile ?
E poi, questa lingua interna, in che misura si identifica
con quel che chiamiamo pensiero tout court ?
è stato dimostrato (sia con lesioni accidentali sia con la
RMF) che quando produciamo o recepiamo lingue ESTERNE (input
sensoriali e loro relativa analisi cognitiva) attiviamo
alcune aree cerebrali (es. Broca, Wernicke per il linguaggio
esterno stretto, e anche per la musica, ma solo nei
direttori d'orchestra che la capiscono ad un livello molto
astratto e strutturale).
Ma la lingua interna, avrà anch'essa AREE specifiche ? Quali ?
Una bella botta di domande ... mi piacerebbe parlarne tra
noi/voi.
Anche perché conoscerla meglio magari agevola la
trasposizione, che per me è un dolentissimo collo di
bottiglia, perché sono molto "visuale".
Come si collega la lingua interna all'attività ONIRICA ?
***
quanto al pezzo, mi piace molto il "cosa" (pur non avendolo
capito interamente, perché sfiora un argomento appunto
ostico), ma per niente il "come".
Questo continuo interloquire con Koch ... lo trovo greve e
forzato.
Preferisco descrizioni a voce narrante o impersonale. Le
trovo più asciutte di questo "dialogo non dialogico" :D
Ad ogni modo grazie del contributo, e spero che per una
volta in secoli, ne nasca un 3D sulla voce interna della mente.
Ciao!
--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)