Prima raccolta al mondo di
Jazz italiano.
sabato 25 giugno 2005 presso la Casa del Jazz di Roma
Ore 19 rinfresco
Ore 19:30 conferenza stampa, interverranno Stefano Mastruzzi,
Adriano Mazzoletti, Enrico Pieranunzi
Ore 20:30 jam session con i Jazzisti romani fra cui Enrico
Pieranunzi, Maurizio Giammarco, Enzo Pietropaoli, Danilo Rea,
Fabrizio Sferra, Giampaolo Ascolese, Riccardo Biseo, Sandro
Satta, Fabrizio Bosso e tanti altri. Ingresso libero
Un progetto ambizioso che raccoglie per la prima volta la musica
degli autori più importanti del panorama jazzistico italiano.
La vastissima produzione musicale è stata raccolta e curata da
Stefano Mastruzzi, compositore e direttore della storica Scuola
di jazz Saint Louis College of Music, con la consulenza del noto
critico e storico Adriano Mazzoletti, apprezzato autore di
importanti saggi sul jazz italiano.
Le oltre 340 pagine di partiture sono state oggetto di
particolare cura ed attenzione allo scopo di garantire il
massimo rispetto degli spartiti originali e, al tempo stesso,
assicurare uniformità di lettura per rendere l'opera facilmente
fruibile alla generalità di coloro che, professionisti o
appassionati, amano il jazz. In tal modo il Jazz italiano verrà
suonato, conosciuto ed apprezzato dai jazzisti di tutto il mondo.
L'obiettivo proposto è documentare la considerevole
produzione jazzistica italiana, preziosa per quantità e qualità,
dagli anni Cinquanta agli Autori contemporanei, attraverso
canzoni, brani strumentali, colonne sonore e sigle televisive.
Nel complesso sono state riprodotte 230 partiture di oltre 120
autori.
L opera si inserisce nella collana dei Real Book di standard
americani, che dagli anni Settanta in poi hanno dato il loro
apporto alla diffusione del jazz americano nel mondo.
Questi Real Book , molto utilizzati dai jazzisti, costituiscono
una fonte importante cui attingere per ampliare il proprio
repertorio, per le jam session, per i concerti.
Oltre al valore documentale, ITALIAN JAZZ REAL BOOK
rappresenta un significativo contributo alla diffusione e alla
valorizzazione della musica jazz italiana in Europa e nel mondo.
--
Postato da Virgilio Newsgroup http://newsgroup.virgilio.it
Completo come il newsreader, ma senza il newsreader
>ITALIAN JAZZ REAL BOOK
>[...]
>Un progetto ambizioso che raccoglie per la prima volta la musica
>degli autori più importanti del panorama jazzistico italiano.
Io sarei molto curioso di vedere la lista dei brani
compresi in questa raccolta.
E' per caso disponibile da qualche parte?
>[...]
>[...] In tal modo il Jazz italiano verrà
>suonato, conosciuto ed apprezzato dai jazzisti di tutto il mondo.
> L'obiettivo proposto è documentare la considerevole
>produzione jazzistica italiana, preziosa per quantità e qualità,
>dagli anni Cinquanta agli Autori contemporanei, attraverso
>canzoni, brani strumentali, colonne sonore e sigle televisive.
>Nel complesso sono state riprodotte 230 partiture di oltre 120
>autori.
>L’opera si inserisce nella collana dei “Real Book” di standard
>americani, che dagli anni Settanta in poi hanno dato il loro
>apporto alla diffusione del jazz americano nel mondo.
>Questi “Real Book”, molto utilizzati dai jazzisti, costituiscono
>una fonte importante cui attingere per ampliare il proprio
>repertorio, per le jam session, per i concerti.
Riguardo al significato di un'iniziativa di questo tipo,
mi permetto di riportare qualche (personalissimo) dubbio.
Personalmente non ho mai concepito i vari *Real/Fake Book*
(che pure possiedo in grande quantita') come un punto
di partenza per conoscere il jazz o ampliare il mio repertorio.
Come dire che non mi e' mai capitato di avvicinare un brano musicale
per l'esclusiva ragione che questo fosse trascritto su un real book.
La voglia di conoscere, un brano e' sempre nata da un ascolto oppure
da uno stimolo esterno (un musicista, un insegnante, etc.), laddove la
trascrizione gia' pronta del real book (peraltro non sempre ben fatta)
ha sempre rappresentato solo una scorciatoia al lavoro di analisi
e interiorizzazione che qualunque brano richiede.
Per come viene presentata questa operazione pare quasi che si sia
scelto a tavolino che duecento brani dovranno entrare a far parte di
quel 'repertorio condiviso' che generalmente rappresentano i
cosiddetti standard, laddove nella pratica jazzistica mi pare
accada sempre l'esatto contrario, ovvero siano i brani
comunemente piu' suonati ad entrare nelle raccolte.
Il punto e' che, fra i brani piu' suonati, le composizioni di autori
italiani, a parte qualche brano di Pieranunzi, *Estate* di Bruno
Martino, *More* di Ritz Ortolani e forse qualcosa di Morricone,
sono credo davvero poche.
Non fatico ad immaginare che nella raccolta ci saranno molti
brani di un certo interesse e penso ad esempio che gente come
Rava, Manusardi, D'Andrea o Gaslini siano ottimi compositori.
Quello che pero' non vedo, almeno per ora, e' l'uso condiviso,
ovvero in contesti diversi da quelli direttamente riconducibili
alla loro attivita' di musicista, delle loro composizioni.
D'altronde, come dicevo prima, non credo proprio che questo
tipo di operazioni possano certo cambiare le cose.
In quest'ottica hanno forse piu' senso tentativi come quello
di Pingiarelli che pubblica su Philology album monografici
dedicati ai vari songbook di Rava, D'Andrea, etc..
Un saluto (senza polemica).
Alessandro
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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
"facchi.jazz" <facch...@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:82Z58Z15Z206Y1...@usenet.libero.it...
> Il 21 Giu 2005, 09:40, Alessandro Antonucci
> <af...@inwind.it> ha scritto:
>>> >Questi Real Book, molto utilizzati dai jazzisti, costituiscono
>> >una fonte importante cui attingere per ampliare il proprio
>> >repertorio, per le jam session, per i concerti.
>>
>> Riguardo al significato di un'iniziativa di questo tipo,
>> mi permetto di riportare qualche (personalissimo) dubbio.
>>
>> Personalmente non ho mai concepito i vari *Real/Fake Book*
>> (che pure possiedo in grande quantita') come un punto
>> di partenza per conoscere il jazz o ampliare il mio repertorio.
>>
> Condivido il pensiero di Alessandro.
> Aggiungo che meno si utilizzano strumenti generici e approssimativi di
> questo tipo nell'approcciare il jazz e il suo repertorio e meglio è.
> La mia opinione è che Il Real Book può servire a musicisti poco più che
> dilettanti che si esercitano in qualche bar o locale di provincia, non
> certo
> a fare del jazz in maniera professionale e men che meno con pretese
> artistiche. Poi in mancanza d'altro ci si può anche accontentare. Io,
>ITALIAN JAZZ REAL BOOK
ottimo, lo avrň. Jazz italiano ce n'č piů di quanto si crede, una
raccolta, di spartiti poi, č quanto di meglio ci potesse essere.
Eh, non ti dico..
Credo che la Sher Music Co. di Los Angeles stia realizzando un Real Book
dedicato al Jazz europeo.
Per quello che riguarda l'iniziativa italiana non sarei cosě pessimista.
Esistono alcuni bei temi scritti da musicisiti italiani che meritano di
essere conosciuti ed eseguit.i e questa iniziativa permette di conoscere un
repertorio altrimenti ignoto ai piů.
Diciamo che č meglio di quanto si creda e meno di quanto si dica.
In quanto ai grandi musicisti esistono perchč ci sono i piccoli che sono la
stragrande maggioranza. E anche essere dei dilettanti, specie di buon
livello, non č per nulla disdicevole. Anzi.
sv
--
dipa
C'è A Night In Viale Tunisia?
Ricordo a tutti che Bill Evans incise un brano di Gianni Bedori. Lo sentì da
Bedori che suonava con il suo quartetto prima del suo trio e gli chiese lo
spartito alla fine del concerto.
Billy Higgins e Cedar Walton, nel nostro cd Once More, hanno inciso un brano
del trombettista tedesco Manfred Schoof.
Jimmy Garrsion e Elvin Jones incisero negli anni 60 un Cd per la Impulse -
molto bello a mio parere - dedicato a brani tratti dal repertorio popolare
internazionale. Ricordo un brano russo e un altro irlandese in particolare.
Bobby Watson ha inciso in "Quiet as it's kept" un traditional giappopnese, e
via dicendo.
Edward Simon e David Binney hanno inciso "Mi Querencia" un brano della
musica popolare venezuelana. Altri ne hanno incisi altri di Cuba, del
Brasile, dell'Argentina, etc.
Questo tanto per riferisi alle cose di cui sono direttamente a conoscenza
che non sono certamente tutte.
Insomma anche per il jazz la globalizzazione e una tendenza in atto già da
tempo e di cui bisogna prendere atto. Questo non vuol dire abbassarne la
qualità, anzi, ma tenere conto che la realtà si muove in maniera anche molto
rapida e non sempre chi dovrebbe ne ha una esatta percezione.
Credo che questa iniziativa sia positiva e che permetta a molti musicisti e
penso non solo italiani, anzi spero soprattutto al di fuori dell'Italia, di
conoscere un repertorio che altrimenti non avrebbe alcuna possibilità di
essere conosciuto e suonato.
Credo anche che dal punto di vista compositivo e melodico ci siano delle
cose pregevoli e che meritano d'essere disponibili per chi voglia conoscerle
e suonarle. Rcordando che il brano è importante ma la differenza la fa chi
lo suona.
Forse non ci sono tutti e forse qualcuno sarà sovraesposto. Forse non ci
sono i pezzi migliori di alcuni singoli autori (di questa cosa sono
abbastanza certo). Insomma la cosa può essere perfettibile e migliorabile da
altri o dagli stessi. Ma in se la cosa mi sembra lodevole perchè, in ogni
caso, ha richiesto una mole considerevole di tempo e d'energie e un
rilevante impegno economico per la stampa con il fine ultime sia di un
profitto economico per le persone coinvolte che per la possibilità di
rendere disponibile
del materiale che merita d'essere conosciuto.
Quindi non facciamo i provinciali e non facciamoci del male da soli.
> E' per caso disponibile da qualche parte?
>
in tutti i negozi di spartiti, ho visto anche on-line
allora perché li compri? per sfogliarli?
> Come dire che non mi e' mai capitato di avvicinare un
> brano musicale
> per l'esclusiva ragione che questo fosse trascritto
> su un real book.
> La voglia di conoscere, un brano e' sempre nata da un
> ascolto oppure
> da uno stimolo esterno (un musicista, un insegnante,
> etc.), laddove la
> trascrizione gia' pronta del real book (peraltro non
> sempre ben fatta)
> ha sempre rappresentato solo una scorciatoia al
> lavoro di analisi
> e interiorizzazione che qualunque brano richiede.
>
> Per come viene presentata questa operazione pare
> quasi che si sia
> scelto a tavolino che duecento brani dovranno entrare
> a far parte di
> quel 'repertorio condiviso' che generalmente
> rappresentano i
> cosiddetti standard, laddove nella pratica jazzistica
> mi pare
> accada sempre l'esatto contrario, ovvero siano i
> brani
> comunemente piu' suonati ad entrare nelle raccolte.
>
Da qualche parte bisogna anche cominciare, o continueremo a suonare tutta la vita
Autumn Leaves
> Il punto e' che, fra i brani piu' suonati, le
> composizioni di autori
> italiani, a parte qualche brano di Pieranunzi,
> *Estate* di Bruno
> Martino, *More* di Ritz Ortolani e forse qualcosa di
> Morricone,
> sono credo davvero poche.
>
Meno manle che qualcuno ha pensato a fare questo libro (sperando sia fatto bene).
Guarda caso Pieranunzi e Bruno Martino sono gli unici due autori italiani a
comparire sui Real Book americani.
> Non fatico ad immaginare che nella raccolta ci
> saranno molti
> brani di un certo interesse e penso ad esempio che
> gente come
> Rava, Manusardi, D'Andrea o Gaslini siano ottimi
> compositori.
> Quello che pero' non vedo, almeno per ora, e' l'uso
> condiviso,
> ovvero in contesti diversi da quelli direttamente
> riconducibili
> alla loro attivita' di musicista, delle loro
> composizioni.
>
Questo è vero.
> D'altronde, come dicevo prima, non credo proprio che
> questo
> tipo di operazioni possano certo cambiare le cose.
> In quest'ottica hanno forse piu' senso tentativi come
> quello
> di Pingiarelli che pubblica su Philology album
> monografici
> dedicati ai vari songbook di Rava, D'Andrea, etc..
>
Ognuno dà il proprio contributo. Staremo a vedere. Stasera vado alla conferenza
stampa, poi ti dirò
> Un saluto (senza polemica).
>
> Alessandro
Ciao
> Da qualche parte bisogna anche cominciare, o continueremo a suonare tutta la
vita
> Autumn Leaves
e noi continueremo ad ascoltarlo sempre suonato male, perché se non si sa
suonare anche se si cambia repertorio il risultato e sempre quello:
ital-cacca-jazz.
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francesca
sv ha scritto: