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Emanuele Passerini
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ICQ 34957310
Il mio sito sulla musica: http://digilander.iol.it/EmanuelePasserini
Il sito su Keith Jarrett: http://digilander.iol.it/keithjarrett
Ciao,
Valerio
Sai dirmi se è reperibile in giro nei negozi?
Abito a Milano.
> Prima era un contraltista molto in voga, piuttosto parkeriano. Non ricordo
> se ha iniziato anche lui con Kenton, ma non mi sembra molto influenzato da
> Konitz.
In effetti l'influenza parkeriana è grande in Art Pepper, i suoi fraseggi
(soprattutto nei brani veloci) hanno dentro una sorta di inquietudine e di
agitazione che fanno pensare subito al grande Bird. Però il suono non è mai
duro o distorto, è sempre curato e limpido, quasi cristallino, e queste
secondo me sono alcune delle caratteristiche tipiche dei sassofonisti
bianchi (Konitz, Desmond, Getz e via dicendo). Sbaglio?
>Esiste un video, Straight Life, che narra la sua storia di grande artista
>rovinato dalla tossicodipendenza.
Straight Life č il titolo dell'autobiografia di Pepper. Il film si
intitola Notes from a Jazz Survivor.
>Negli anni 60 č stato a lungo in prigione, poi ha registrato molti dischi
>notevoli, spesso con il pianista George Cables.
>Prima era un contraltista molto in voga, piuttosto parkeriano. Non ricordo
>se ha iniziato anche lui con Kenton, ma non mi sembra molto influenzato da
>Konitz.
Sě, anche Pepper ha iniziato con Kenton, nel 1943 (era nato nel 1925 a
Gardena, in California, da padre tedesco e madre italiana, ed č morto
nel 1982). Il suo primo assolo con Kenton č su Harlem Folk Dance,
inciso proprio il primo giorno del suo arrivo in orchestra:-)
La carriera di Pepper č stata lunga e travagliata. Ci vorrebbe ben
altro spazio per raccontarla in dettaglio. Basta dire, ad ogni modo,
che la definizione di esponente del jazz "bianco" data da Emanuele gli
va parecchio, ma parecchio stretta. Oltre ai suoi straordinari dischi
degli anni '50 per la Imperial e altre piccole etichette (poi
ristampati dalla Blue Note in 3 CD) e per la Contemporary (tra i
tanti, i due col gruppo di Miles Davis senza Miles, almeno uno tra i
quali, "Meets the Rhythm Section", dovrebbe essere presente nella
collezione di tutti), Pepper ha saputo superare musicalmente una serie
di lunghi periodi di reclusione carceraria, trasformando completamente
il suo stile grazie all'influenza di John Coltrane. Dimostrando in
piů, a mio avviso, come si potesse applicare creativamente
l'asfissiante (per i meno originali) influenza coltraniana in
situazioni sonore assai diverse. Ascoltate, se vi va, lo stupefacente
Contemporary "The Trip", inciso nel 1976 con Elvin Jones, George
Cables e David Williams, o il di poco precedente "Living Legend"
(Contemporary, 1975) con Hampton Hawes, Charlie Haden e Shelly Manne,
per ammirare il coraggio e la tenacia di un artista che ha saputo
rinnovarsi e uscire dagli schemi in cui la sua precedente carriera
westcoastiana lo aveva incasellato.
Va anche detto che, tra il 1975 e il 1982, Pepper - assieme a
pochissimi altri, tra cui Dexter Gordon e Phil Woods - č stato il
massimo protagonista della rinascita del jazz di tradizione boppistica
negli Stati Uniti. E, nel suo caso, come in quello di Gordon e Woods,
non si trattava certo di bieco revival, ma di grandi maestri che
suonavano la loro musica, quella che avevano inventato loro.
Poi, a leggere "Straight Life", l'immagine che esce fuori dell'uomo
Pepper č assolutamente insopportabile, per non dire agghiacciante; ma,
per fortuna, i dischi che ha lasciato offrono un'immagine di un
artista alla costante ed ossessiva ricerca della bellezza assoluta,
non quella, del tutto privata, dell'uomo infestato da oscuri fantasmi
e alla perenne caccia dell'autodistruzione.
Ciao, Luca
Luca Conti
luc...@tin.it
luca...@tiscalinet.it
"Arconti d'Atene!" [Sir Henry Merrivale]
>
>"Valerio Prigiotti" <valp...@tin.it> ha scritto nel messaggio
>news:Hb3i7.58325$TS4.2...@news2.tin.it...
>> Esiste un video, Straight Life, che narra la sua storia di grande artista
>> rovinato dalla tossicodipendenza.
>
>Sai dirmi se č reperibile in giro nei negozi?
Anni fa si trovava facilmente in versione italiana (non ricordo piů se
era della Fonit Cetra o della Polygram). Credo sia ormai fuori
catalogo, ma girava spesso in offerta nei negozi Ricordi.
Adessoč disponibile il DVD. Si intitola "Art Pepper: Notes from a Jazz
Survivor". E' edito dalla Shanachie e ha il numero di catalogo 6316.
In Italia č distribuito da IRD. Ce l'ho proprio sottomano in questo
momento :-)
Luca Conti = Treccani del jazz.
Sei incredibile!!!
:-)))
Art Pepper ha un suono riconoscibilissimo di grande intensità e
drammaticità espressiva che ne fanno uno degli artisti, a mio parere,
più appasionanti e integri di tutta la storia del jazz moderno.
Indispensabile come Sonny Sitt, Cannonball, Jackie McLean, Bobby
Watson, e non molti altri.
La sua ricomparso sulla scena a metà degli anni 70 ha fortemente
contribuito, assieme al ritorno negli States di Dexter Gordon,
pressochè contemporanea, al rilancio del Mainstream jazz e i suoi
dischi, numerosissimi, hanno avuto un formidabile successo negli USA,
Giappone, Europa.
Se qualcuno ha dei dubbi vada da Battistella e gli chieda notizie in
proposito.
Anzi proprio Pepper, Gordon con i suoi gruppi registrati dalla
Columbia con Ronnie Mathews, Woody Shaw, Victor
Lewis e altri, Blakey nella edizione con James Williams, Bobby
Watson, Valery Ponomarev, dave Schnitter, Dennis Irwin
e successivamente i fratelli Marsalis fra il 77 e l'82 riportarono
prepotentemente sulla scena il JAZZ, JAZZ con un formidabile successo
di pubblico ma non di critica.
almeno una decina di CD di Art pepper non possono assolutamente
mancare nella biblioteca di ogni serio appassionato e conoscitore del
jazz moderno. Gli indispensabili sono quelli al Village Vanguard, tre
CD, quelli con Hampton Hawes, con Higgins, Burnett, Haynes e quelli
degli anni 50 e 60.
SV
> Il meglio di Art Pepper è su Contemporary.
Della serie di dischi della Galaxy che mi dici?
A me sembrano strepitosi.
> Esiste un video, Straight Life, che narra la sua storia di grande artista
> rovinato dalla tossicodipendenza.
Il video non lo conosco; conosco invece l'autobiografia (a 4 mani con la
moglie) dallo stesso titolo (uscita, credo, nel 1979 o '80 - Conti?), che e'
per molti versi, non solo per l'interesse musicale, un libro straordinario di
un uomo per tanti versi assolutamente fuori dal comune.
Ciao, Paronzini
> Poi, a leggere "Straight Life", l'immagine che esce fuori dell'uomo
> Pepper è assolutamente insopportabile, per non dire agghiacciante;
Che dire... certo, non sarebbe stato il vicino di casa ideale. E' l'immagine,
in niente edulcorata, di una vita terribile: ma la lucidita' e il disincanto
di Pepper nel raccontarla lo pone ben al di sopra degli eventi narrati, tutto
sommato molto banali per quanto atroci. Raccolgo la definizione che di lui
diede, se non ricordo male proprio in riferimento a quel libro, Whitney
Balliett: "an eloquent and gifted man".
Ciao, Paronzini
Di questi Cd penso tutto il bene possibile e idem per i Contemporary.
Ci sono anche i due del quartetto di Pepper usciti a nome di Milcho
Leviev per l'inglese TAA Mole registrati al Ronnie Scott che sono più
che eccellenti.
Art Pepper E' uno dei miei altisti preferiti per il pathos, la
drammaticità e la sincerità che emana la sua musica.
Non ha inventato nulla, come Miles Davis, ma è sicuramente un grande
artista. Il suo senso del blues è assolutamente nero e manca in genere
ai musicisti bianchi e soprattutto agli europei.
Massimo Urbanio e alcuni italiani quel feeling ce l'hanno.
SV
>Che dire... certo, non sarebbe stato il vicino di casa ideale. E' l'immagine,
>in niente edulcorata, di una vita terribile: ma la lucidita' e il disincanto
>di Pepper nel raccontarla lo pone ben al di sopra degli eventi narrati, tutto
>sommato molto banali per quanto atroci. Raccolgo la definizione che di lui
>diede, se non ricordo male proprio in riferimento a quel libro, Whitney
>Balliett: "an eloquent and gifted man".
Io non mi intendo di psicologia, ma credo che Pepper sarebbe stato un
interessantissimo soggetto di studio.
"Straight Life" è agghiacciante proprio perché i trucidi eventi
narrati sono assolutamente banali - o quanto meno molto simili, per
tanti versi, a quelli che Miles Davis racconta nella sua
autobiografia.
La cosa che colpisce di più è l'assoluto distacco che Pepper impiega
nel raccontare la sua vita semibruciata, e soprattutto nel
giustificare, quasi, la sua volontà di fare qualunque cosa per la
droga (rompere amicizie, legami sentimentali, legami musicali,
trasformarsi a sua volta in spacciatore, pappone, eccetera).
In più, Pepper era mosso da una irrefrenabile necessità di dimostrare
ai musicisti neri che lui era bravo come e più di loro; e questa è
stata una delle direttrici su cui ha imperniato la sua carriera.
Art Pepper, che ho anche conosciuto in un concerto a ravenna nei primi
anni '80, era una figura drammatica. Credo che oltre alla droga
l'unica cosa che lo interessasse nella vita era la musica e il suo
sassofono. Voleva essere qualcuno perchè sapeva d'essere qualcuno.
Mi sembra che da qualche parte abbia raccontato di una serata in un
club di Los Angeles che mentre suonava entrò nel club Sonny Stitt che
era già un musicista molto affermato e che gli chiese di suonare.
La ritmica stacco Cherokee è il primo assolo fu quello di Sonny che
improvviso per quarantacinque minuti di seguito, senza mai ripetersi,
sull'inciso.
Art Pepper raccontava che avrebbe voluto morire perchè dopo sarebbe
toccato a lui suonare e si domandava cosa avrebbe mai potuto fare dopo
quello che aveva fatto Stitt.
Quando Sonny smise e sorridendogli gli disse di suonare Art chiuse gli
occhi e attaccò il suo solo.
Non racconta cosa accadde. Ma deve essere stata una di quele cose che
evidentemente hanno lasciato un segno nella sua psiche.
Pepper era una grande figura drammatica: perdente nella vita e
vincitore, a suo modo, nella musica. Un pò come Massimo Urbani.
Grande artista e sassofonista di consistente livello espressivo e
creativo. Oggi forse avrebbe menoi problemi a quel tempo e in
quell'epoca non deve essere stato facile per lui.
Uno dei suoi grandi problemi era anche il rapporto con i genitori che
non lo amavano e credo crebbe prevalentemente con il nonno.
Questo spiega una parte consistente del suo dramma esistenziale.
fra l'altro anche hanpton hawes credo avesse problemi similari sia con
la droga che con il padre.
C'è anche una session registrata dal vivo in un club di Los Angeles
in cui hawes e pepper suonano assieme di bruciante vigore espressivo
ed in cui prendono una serie di rischi incredibili.
suonano un Free Bop ante litteram.
Il disco è stato pubblicato dalla Xanadu l'etichetta di Don Shlitten,
grande critico e produttore.
SV
Grazie a tutti per i vostri post!
>Art Pepper raccontava che avrebbe voluto morire perchè dopo sarebbe
>toccato a lui suonare e si domandava cosa avrebbe mai potuto fare dopo
>quello che aveva fatto Stitt.
Tra Pepper e Stitt, che avevano due caratteracci, c'è sempre stato
grande rispetto ma pochissima ammirazione: sono stati due tra i
musicisti più "competitivi" nella storia del jazz, tra gli ultimi ad
avere ancora l'idea del jazz come "campo di battaglia" dove chi è più
bravo "takes no prisoners"...
>Uno dei suoi grandi problemi era anche il rapporto con i genitori che
>non lo amavano e credo crebbe prevalentemente con il nonno.
>Questo spiega una parte consistente del suo dramma esistenziale.
>fra l'altro anche hampton hawes credo avesse problemi similari sia con
>la droga che con il padre.
Il padre di Hampton Hawes era uno stimatissimo pastore della Chiesa
Presbiteriana a Los Angeles, di educazione molto rigida. Hawes
racconta che fin da piccolo ebbe problemi con lui, che gli impediva di
suonare il boogie-woogie la domenica perché era peccato :-))
Hawes scrive che "mio padre aveva Dio dentro al cuore e ci credeva sul
serio, ma io no. Quando avevo sei anni, pensavo che facesse il
portavoce di Dio, e il suo compito fosse diffondere la voce che le
domeniche erano sacre e gli esseri umani non le dovevano toccare. Ma
incontrai Dio, o un suo facsimile, soltanto parecchi anni dopo, allo
Hi-De-Ho Club tra la Cinquantesima Strada e Western Avenue: suonava il
sax contralto nel gruppo di Howard McGhee".
Era, com'è ovvio, Charlie Parker :-)))
>C'è anche una session registrata dal vivo in un club di Los Angeles
>in cui hawes e pepper suonano assieme di bruciante vigore espressivo
>ed in cui prendono una serie di rischi incredibili.
>Il disco è stato pubblicato dalla Xanadu l'etichetta di Don Shlitten,
>grande critico e produttore.
Hai fatto bene a ricordare questi dischi, che purtroppo sono
irreperibili da un sacco di tempo. Su LP erano usciti come "The Early
Show" e "The Late Show" per la Xanadu; su CD sono apparsi, per
brevissimo tempo, soltanto in Francia, per la EPM, col titolo "A Night
at the Surf Club, vol.1 & 2". Con Pepper e Hawes ci sono Joe Mondragon
al contrabbasso e Larry Bunker alla batteria e (molto spesso) al
vibrafono, che suonava davvero bene. E' una serata del 1952,
quarant'anni fa (!).
Ovvio che questi due CD esistono in edizione giapponese, ma sono un
serio attentato al portafoglio :-)))
>Insomma, ho scoperto l'esistenza di un altro Charlie Parker dei tempi
>moderni. :-)
>Art Pepper era un musicista che ignoravo fino a 1 mese fa.... chissà quanti
>ce ne sono ancora da scoprire!
Del livello di Pepper non c'è poi moltissima gente, beninteso :-))
Comunque di musicisti da scoprire (o riscoprire) ce ne sono a dozzine.
Ti butto lì un nome : Lucky Thompson (1924), uno dei più grandi e
misconosciuti sax tenori della storia del jazz.
>E' una serata del 1952, quarant'anni fa (!).
Sì, magari... :-))) Cinquant'anni, sono!
SV
> Art Pepper.
http://www.ciaojazz.com/dischi2/rhythmsession.asp
Ti riporto l'inizio:
di Fabio Chiarini
Il 1° Settembre del 1925 nasceva a Gardena, in California, Art Pepper,
altosassofonista bianco destinato ad una vita densa di travagli e di
drammi, tanto da essere preso spesso in esame quale ennesimo esempio
di farfalla bruciatasi al fuoco troppo luminoso del jazz. In realtà il
contributo dato da Art Pepper al jazz è tutt'altro che trascurabile, e
non è stato assolutamente facile scegliere un suo lavoro (un solo suo
lavoro) che documentasse al tempo stesso l'importanza di Pepper come
trait d'union del sax, oltre che come personalità unica, dallo stile
personale e facilmente riconoscibile, seppur di stretta derivazione
parkeriana...
>Grazie!
--
SVBEEQV Sallustio
Disco del mese:
Bobby Watson "Love Remains" RR 212 (www.redrec.net)
Grande segnalazione! Concordo totalmente.
Consiglio le incisioni del 1956 con Martial Solal (Swing), i favolosi
Prestige "Lucky Strikes" e "Happy days and here again" dove suona anche il
soprano, la bella ristampa della serie Jazz in Paris "Modern Jazz Group" a
basso prezzo.
Butto lě anche io qualche nome da riscoprire (tornando ad Art Pepper..) :
Tony Ortega, Boots Mussulli e il primo Charlie Mariano.
Claudio
>Grande segnalazione! Concordo totalmente.
>Consiglio le incisioni del 1956 con Martial Solal (Swing), i favolosi
>Prestige "Lucky Strikes" e "Happy days and here again" dove suona anche il
>soprano, la bella ristampa della serie Jazz in Paris "Modern Jazz Group" a
>basso prezzo.
Ai quali sarebbe bene aggiungere quello che per me è il capolavoro di
Thompson, il Candid "Lord, Lord, Am I Ever Gonna Know?" (CCD 79305),
un'incisione del 1960 con Solal, Peter Trunk al contrabbasso e Kenny
Clarke alla batteria, rimasta sepolta fino a tre anni fa in un
magazzino della casa discografica (eccetto per il brano che dà il
titolo al disco, e apparso all'epoca sulla famosa antologia "The Jazz
Life").
Questo è un disco straordinario, che a mio avviso nessun serio
appassionato di jazz può permettersi di non conoscere. Se fosse uscito
all'epoca, probabilmente le cose per Thompson sarebbero andate meglio.
Un altro meraviglioso album è "Tricotism", uscito anni fa in CD per la
Impulse/GRP, e che racchiude due LP originariamente pubblicati dalla
ABC/Paramount: nel 1956: una formidabile seduta in trio con Oscar
Pettiford al contrabbasso e il chitarrista Skeeter Best, e una session
in quintetto che vede l'aggiunta del trombonista Jimmy Cleveland e
Osie Johnson (vado a memoria) alla batteria.
In "Lucky Strikes", il Prestige segnalato da Claudio, c'è l'unica
versione di "In a Sentimental Mood" che regge il confronto con quella
del 1962 di Ellington e Coltrane.
Opinione del tutto personale, ma secondo me Lucky Thompson è stato il
massimo sopranista della storia del jazz. In assoluto, poi, la sua è
di gran lunga la più bella sonorità mai esistita su questo difficile
strumento.
>Butto lì anche io qualche nome da riscoprire (tornando ad Art Pepper..) :
>Tony Ortega,
Ortega (che suona anche in The Grand Wazoo di Frank Zappa) è davvero
impressionante. E' uscito un suo disco giusto nei mesi scorsi, per la
hatOlogy ("Scattered Clouds", hat555), una modernissima rivisitazione
di standard eseguita in trio con Mike Wofford al piano e Joe LaBarbera
alla batteria (senza contrabbasso).
Ciao, Luca
Luca Conti
(rimuovi RiMuoVi)
Argh..li voglio, come posso fare a reperirli??
i CD della EPM sono irrecuperabili????
>Argh..li voglio, come posso fare a reperirli??
>i CD della EPM sono irrecuperabili????
A meno che tu non riesca a trovarli usati, purtroppo sono fuori
catalogo (erano usciti nel 1988). Anche il sito della EPM (www.epm.fr)
non li riporta più.
Credo che l'unica possibilità, al momento, sia cercare le edizioni
giapponesi. Ma questa è una giungla in cui non mi addentro volentieri.
>Ai quali sarebbe bene aggiungere quello che per me è il capolavoro di
>Thompson, il Candid "Lord, Lord, Am I Ever Gonna Know?" (CCD 79305)
Cosa ? Non l'ho mai sentito nominare, e pensare che ho sempre amato
moltissimo Thompson ! è facilmente reperibile ?
>Un altro meraviglioso album è "Tricotism", uscito anni fa in CD per la
>Impulse/GRP, e che racchiude due LP originariamente pubblicati dalla
>ABC/Paramount: nel 1956: una formidabile seduta in trio con Oscar
>Pettiford al contrabbasso e il chitarrista Skeeter Best, e una session
>in quintetto che vede l'aggiunta del trombonista Jimmy Cleveland e
>Osie Johnson (vado a memoria) alla batteria.
Molto bello soprattutto il trio, anche se inciso maluccio, se ben ricordo.
E del mitico Urania cosa mi dici, lo hai mai sentito?
Ciao
Claudio
["Lord, Lord, Am I Ever Gonna Know?" (CCD 79305)]
>Cosa ? Non l'ho mai sentito nominare, e pensare che ho sempre amato
>moltissimo Thompson ! è facilmente reperibile ?
Boh. Pensavo di sì, ma sono appena andato a controllare sul sito della
Candid (www.candidrecords.com) e ho visto che non compare più nella
lista delle disponibilità. Tra l'altro, la Candid qualche mese fa
stava per cambiare distributore italiano, passando dalla Carisch alla
High Tide. Ignoro se questo sia già avvenuto e se High Tide abbia già
in magazzino il materiale Candid. Magari prova a sentire loro
(www.hightide.it)
>E del mitico Urania cosa mi dici, lo hai mai sentito?
Perché, non ce l'hai? Eppure ne esiste una ristampa, che dovrebbe
ancora essere disponibile, su Fresh Sound FSCD 2001 :-))
>["Lord, Lord, Am I Ever Gonna Know?" (CCD 79305)]
>
>>Cosa ? Non l'ho mai sentito nominare, e pensare che ho sempre amato
>>moltissimo Thompson ! è facilmente reperibile ?
>
>Boh. Pensavo di sì, ma sono appena andato a controllare sul sito della
>Candid (www.candidrecords.com) e ho visto che non compare più nella
>lista delle disponibilità. Tra l'altro, la Candid qualche mese fa
>stava per cambiare distributore italiano, passando dalla Carisch alla
>High Tide. Ignoro se questo sia già avvenuto e se High Tide abbia già
>in magazzino il materiale Candid. Magari prova a sentire loro
>(www.hightide.it)
Grazie, inizio a cercare.
>>E del mitico Urania cosa mi dici, lo hai mai sentito?
>
>Perché, non ce l'hai? Eppure ne esiste una ristampa, che dovrebbe
>ancora essere disponibile, su Fresh Sound FSCD 2001 :-))
No perchè fino a poco fa (poi mi sono curato...) compravo solo vinile, e per
l'Urania originale bisognava fare un mutuo in banca. Del Fresh Sound non ne
ero a conoscenza, non sapevo che Pujol fosse arrivato fin lì....
Ciao
Claudio
>Del Fresh Sound non ne
>ero a conoscenza, non sapevo che Pujol fosse arrivato fin lě....
Credo che la Fresh Sound l'avesse ristampato anche in vinile, cosě
come quelli di Coleman Hawkins, di Jimmy Hamilton, di Ernie Royal e di
Jack Teagarden.
L'Urania di Lucky Thompson, in piů, era uscito su LP anche in Francia,
per la Musidisc , in edizione supereconomica - mi ricordo di averlo
comprato in un celebre negozio fiorentino che vendeva anche trenini
elettrici.
> Stitt
Per chi non conoscesse Stitt segnalo:
Gillespie-Rollins-Stitt
"Sonny Side Up"
Verve 521 426-2
«I forgot everything, and everything came out. I played way over my head. I
played completely different than he did. I searched and found my own way and
what I said reached people. I played myself, and I knew I was right and the
people loved it, and they felt it. I blew and I blew, and when I finally
finished I was shaking all over; my heart was pounding; I was soaked in
sweat, and the people were screaming; the people were clapping, and I looked
at Sonny, but I just kind of nodded, and he went, "All right". And that was
it. That's what it's all about.»
Valerio Prigiotti
>
> Del livello di Pepper non c'è poi moltissima gente, beninteso :-))
>
> Comunque di musicisti da scoprire (o riscoprire) ce ne sono a dozzine.
> Ti butto lì un nome : Lucky Thompson (1924), uno dei più grandi e
> misconosciuti sax tenori della storia del jazz.
>
> Ciao, Luca
>
Ne butto lì qualcuno anch'io, perchè il tema è molto suggestivo:
Tenori:
Tina Brooks
Junior Cook
Hank Mobley
Trombe:
Blue Mitchell
Johnny Coles
Piano:
Herbie Nichols
Phineas Newborn jr.
Andrew Hill
Batteria:
Pete La Roca
Hank Mobley non è precisamente un *dimenticato*, ma io ho l'impressione che
tutto sommato non goda della notorietà che meriterebbe. Circa Tina Brooks è
piuttosto vergognoso che non si trovi quasi niente del poco che ha
registrato (1), ma
evidentemente quello di essere uno *scomparso* era il suo destino. Un
discorso a parte
meriterebbe la figura di Alfred Lion, il produttore della Blue Note che ha
il merito di aver
fatto incidere i succitati (tranne Newborn, se ben ricordo) e tanti altri
ancora.
--
kiko
(1) Luca, abbi pietà del mio fegato e non parlarmi del cofanetto Mosaic, a
meno che
non sia per riferire che è stato ripubblicato su CD e che è finalmente
disponibile... ;O)
>Ne butto lì qualcuno anch'io, perchè il tema è molto suggestivo:
>
>Tenori:
>Tina Brooks
>Junior Cook
>Hank Mobley
>
>Trombe:
>Blue Mitchell
>Johnny Coles
>
>Piano:
>Herbie Nichols
>Phineas Newborn jr.
>Andrew Hill
>
>Batteria:
>Pete La Roca
Mi pare un elenco ragionevole, che sottoscrivo in pieno, anche se
Herbie Nichols è ormai, e per fortuna, transitato dal losco status di
"sottovalutato" a quello di grande maestro senza virgolette.
Ora come ora, un nome che aggiungerei è quello di Eddie Harris, che è
sempre stato così in anticipo sul proprio tempo da finire
sottovalutato (e aggiungerei l'abusato avverbio "tragicamente") quasi
per forza.
NON ti parlerò del cofanetto Mosaic di Tina Brooks :-)))
"Kiko Ciatto" :
[...]
> Andrew Hill
"Down Beat" ha premiato "Dusk" di Hill, il migliore disco dell'anno. Che
sia la sua volta buona?
Ciao. Isa
>Tina Brooks
Di tina Brooks dovrebbe trovarsi con facilità il Blue Note "Back To
The Tracks (7243 8 21737 2 4) con Art Taylor, Paul Chambers, Kenny
Crew, Blue Mitchell. Due al prezzo di uno.
> Di tina Brooks dovrebbe trovarsi con facilità il Blue Note "Back To
> The Tracks (7243 8 21737 2 4) con Art Taylor, Paul Chambers, Kenny
> Crew, Blue Mitchell. Due al prezzo di uno.
Come 2 al prezzo di uno? Il mio è un cd singolo. :-)
Ciao, Giovanni
>Come 2 al prezzo di uno? Il mio è un cd singolo. :-)
Nel senso che ci sta sia Tina Brooks che Blue Mitchell, due nomi
inseriti nella lista di Kiko Ciatto degli artisti da riscoprire :-)