Arbore è uno di quelli che (posso citare anche quell'altro cantante de
festival col clarinetto?) si presentano come amanti, a loro modo del jazz
(il buon Dio li abbia in gloria), ma che sembrano ottenere l'effetto
opposto.
Amante della canzone napoletana!
Un foggianazzo provinciale!
Lo odiano pure i foggiani.
Lo so bene, perché anch'io sono foggiano.
Ah, se avesse esportato nel mondo un po' di tarantella garganica! Avrebbe
fatto figura meno peggiore!
Ciao
Pasquale
......... :)
cià
Antonio
Allora, a mio avviso commetti un errore e ti comporti tu da foggianazzo
provinciale (e perdonami, posso dirtelo perchè sono tuo conterraneo :)
Ora, sia chiaro, Arbore non ha fatto nulla che vada ricordato nella storia
del jazz. Ha semplicemente amato sinceramente due tipi di musica, entrambi
nobilissimi, quella napoletana classica e il jazz... e fin qui nessun reato
mi pare....
A questo punto, grazie alle sue innegabili doti comunicative e qualità di
uomo di spettacolo è riuscito a fare musica che gli piace, circondandosi di
bravi musicisti (prima un'orchestra smandolinante, poi un combo jazz) lui
che non è nè bravo musicista nè bravo cantante, esportando il tutto in
italia e nel mondo, senza pretesa di fare arte, ma solo un po' di
intrattenimento diverso dalla pop music di cosce, tette e culi e dalla dance
con la cassa in 4 unz unz unz unz......
Effetti di tutto cio'? Pensi che gli appassionati di jazz si siano
allontanati dal jazz dopo i dischi di Arbore? Hai per caso cominciato ad
odiare Charlie Parker? In compenso potrebbe invece capitare che qualcuno che
fino ad oggi non è mai inciampato nel jazz (ed è facile purtroppo non
inciamparci oggi.....) si incuriosisca di quel piatto della batteria che fa
tin titti tin..... o di un fraseggio di chitarra alle sue orecchie "strano",
magari su "Bongo Bongo" (un bacio Rosanna,....:) e chieda consiglio ad amici
più esperti che magari lo indirizzeranno a Charlie Christian... e, grazie
all'immondo e vituperato disco di Arbore ci avremmo guadagnato un nuovo jazz
fan.....
La questione "sei foggiano allora suona la tarantella" è ridicola: se
passasse per buona questa tua tesi io e te dovremmo seduta stante smettere
di suonare Bill Evans e Bud Powell e dedicarci alla tarantella, a Verdi,
Puccini, Umberto Giordano (cosi' siamo contenti tutt'e due) o Raul Casadei.
Arbore è riuscito a fare soldi e accrescere la sua popolarità facendo musica
che gli piace e facendolo tutto sommato in modo onesto, sempre
puntualizzando che si tratta di artigianato e non di arte.
Obietterai (me l'aspetto) che la gente potrebbe essere indotta erroneamente
a pensare che quello di Arbore sia il "vero jazz", ma ti rispondo fin d'ora
che Arbore non c'entra niente: è un problema ben più complesso e non è certo
lui la causa del disamore delle masse verso forme di cultura raffinate. E se
lui porta in America "Era de Maggio" o "ciao ciao bambina" a me fa pure
piacere.
Ripeto non c'è niente per cui essere grati per l'eternità ad Arbore o
santificarlo, ma anche questo sparargli addosso come causa unica e diabolica
dell'ignoranza del mondo lo trovo comico...
saluti dauni
cià
Antonio
> ....sbaglio o è una mia impressione ma Renzo Arbore non è tanto amato a
> Napoli, eppure sta sempre in mezzo a tutto e a tutti....
>
Scusa, un foggiano che millanta napoletanità: uno scippo!
--
"Non mi piace il football, sta troppo ovunque: secondo me, l'eccesso di
calcio va a discapito del fosforo." (Marc 'O Chivec)
http://www.geocities.com/fabienstein
Da foggianazzo provinciale mi trovo d'accordo con la tua motivata difesa di
Renzo Arbore. Non avevo detto che, in fondo, a modo suo, ama il jazz? E che
il buon Dio lo abbia in gloria? Nutrivo qualche dubbio su quanti 'proseliti'
potesse guadagnare alla cultura jazz e, in genere, alla cultura musicale.
Certo: si è circondato di ottimi musicisti. Ma basta questo a fare della
buona musica?
Ricordo, proprio a Foggia, quell'altro clarinettista da Festival di San Remo
(non me ne ricordo il nome, un cantante molto celebre, ligure o genovese, mi
pare, bassino e barbuto, con gli occhiali tondi). Venne lì durante gli anni
del festival in Corso Giannone, con il suo clarinetto. A improvvisare! Che
faccia tosta! Approfittando della maestria del gruppo (non ricordo chi era
quella sera, parlo degli anni '80) per farsi reggere le sue non meglio
definite svirgolate al clarinetto.
Certo: anche qui accompagnato da ottimi musicisti.
Beh, caro conterraneo, io suono il pianoforte. E tu?
Una svirgolata insieme la si potrebbe pur fare.
Ciao
Pasquale
Due pianoforti? Naaa.....:)
cià
Antonio
Che fregatura. Lo immaginavo.
E allora, io ti presto il contrabassista e tu il sassofonista. Va bene?
(Sto chattando, chiedo scusa agli altri forumisti, ma smetto subito, mi
metto subito in contatto privato con Antonio).
Saluti dauni
Pasquale
>Ricordo, proprio a Foggia, quell'altro clarinettista da Festival di San Remo
>(non me ne ricordo il nome, un cantante molto celebre, ligure o genovese, mi
>pare, bassino e barbuto, con gli occhiali tondi).
C'entra almeno anche Bologna, o sbaglio?
;-P
--
SNAFU
NOTA BENE: per scrivermi cambia snuphoo con snafu
Non lo so, ma, vista la faccia tosta con cui esibiva le sue insignificanti
note davanti al pubblico foggiano, può darsi che lo abbia fatto anche a
Bologna.
E quanto sorriso di benevolenza si leggeva negli occhi del gruppo jazz che
lo accompagnava!
I jazzisti, sì, che sono nobili persone!
Ciao
Pasquale
Noooo, mica
Mi ricordo una edizione di Mantova Jazz in cui la serata
clou era divisa tra Jim Hall e il quartetto Balanzone di cui
il quotato clarinetto era voce principale.
Il mio concittadino era annunciato avrebbe fatto una
jam con il trio di Jim Hall "perchè i due amano suonare
insieme e si stanno simpatici", aveva detto un organizzatore
pallonaro introducendo il trio di Hall, nella prima parte della serata.
Insomma: Hall, con Scott Colley al basso ha fatto il solito notevole
set di raffinato swing. Quindi è scappato in cerca di migliori cause
-la cucina mantovana, suppongo. Noi, che ci aspettavamo un pò il peggio,
lo abbiamo avuto. E siamo scappati dopo pochi pezzi di jazz da
ascensore
Ciao
Alessandro
> (Sto chattando, chiedo scusa agli altri forumisti, ma smetto subito, mi
> metto subito in contatto privato con Antonio).
> Saluti dauni
> Pasquale
Impossibile mettersi in contatto con il tuo antoia...@tin.it
Ho provato con 3 e-mail diverse! postate da diverse postazioni!
Ho scritto perfino una lettera-romanzo.
Czz, un pianista jazz a Foggia! Terremoto! Tornado! Fulmini! Tuoni!
Il mio indirizzo è meno complicato:
p.ca...@tiscalinet.it
oppure:
pasq...@manuali.it
pasqual...@hotmail.com
gattol...@gattolupesco.com
Ti do anche il mio indirizzo con relativo telefono:
Pasquale Cacchio
Via Porta del Pozzo 40
71020 Castelluccio Valmaggiore FG
tel. 0881972125
Ciao
Pasquale
Hai presente quella parte del mio indirizzo che recita "togli"? Ecco....
toglila! :)
cià
Antonio
P.S. comunque vivo a Roma da più di due anni.... o credevi che si potesse
vivere facendo il musicista in Capitanata? :)
Orrendo,
non funziona neanche togliendo il togli.
Beh, io sono sempre qui. Un bel Pleyel mezza coda sarà comunque a tua
disposizione.
Ciao
Pasquale
> Orrendo,
> non funziona neanche togliendo il togli.
Se posso dare un consiglio e' meglio evitare di taroccare l'indirizzo
e-mail, perche' questo in realta' crea solo problemi, molto meglio farsi
un indirizzo per i NG. Ad esempio andando su http://www.despammed.com o
su http://www.people.it potete farvi un indirizzo gratuito che volendo
potete anche configurare per farvi girare la posta su un altro indirizzo
(quello principale). I vantaggi sono che il vostro indirizzo principale
non sara' conosciuto da nessuno (anche se lo taroccate prima o poi
qualcuno lo ripulira' comunque), inoltre gli indirizzi di despammed e di
people hanno una protezione antispam e comunque se un giorno dovessero
malaguratamente sputtanarsi potete sempre eliminarli e farvene altri
conservando sempre la vosta e-mail principale limpida ed immacolata. :-)
--
Zac
Nutrivo qualche dubbio su quanti 'proseliti'
> potesse guadagnare alla cultura jazz e, in genere, alla cultura musicale.
Non meno di quanti ne possano produrre musicisti "seri" come, che so,
Mario Schiano, Tiziano Tononi e la Nexus orchestra, Arrigo Cappelletti,
Eugenio Colombo, Tony Rusconi, Paolo Damiani, Giovanni Maier, Pino
Minafra, Simone Guiducci, Roberto Dani, Furio Romano, Roberto Bonati....e
chi più ne ha più ne metta
Nadir
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it
c'è una bella canzone di eugenio bennato che è assai eloquente in merito
alla questione da te sollevata.
il ritornello dice "tu si' nato a foggia e vuo' fa' 'o napulitano".
Il testo completo:
Foggia
Foggia è chella musica che nasce int'o paese
e che more dint'e case
addò se ferma o viento c'attraversa la campagna
tutta spine e tutte rose
addò se ferma o tiempo e addeventa tarantella
addò nu santo dorme sott'e stelle
Foggia è chella musica ca dura na jurnata
e chi 'a sente è furtunato
Foggia à chello ca è passato
e ch'ancora adda venire
E tu pozza girare girare
comme gira lu sole lu sole
e tu pozza sentire sentire
o prufumo 'e na rosa d'ammore
E' na musica meridionale
ca nun siente a la televisione
è na rosa ca fà 'nnammurare
è a chitarra 'e Matteo Salvatore
Tu che viene 'a Foggia e vuò fà o napulitano
tu nun ti sì accorto 'e niente
e Napule se sape tene o core e tene o mare
e fa a furtuna 'e chi s' 'a vende
e Foggia è sulamente terra antica e terra amara
de rose e de canzoni mai sentute
tu che viene 'a Foggia e vuo fà o napulitano
forse nun l'è cunusciute
Foggia è chello che è passato
e ca ancora adda venire
Eugenio Bennato
Certo, anche il jazz più serio, o, peggio, quello più serioso, non sempre fa
proseliti, ma, specialmente il 'serioso', scoraggia chiunque ne sia in
qualche modo attratto.
I seriosi sono per fortuna pochi.
I jazzisti pedanti ancor meno.
Torniamo forse alla vecchia discussione sui meriti di Davis e di Jarrett
nell'aver avvicinato milioni di giovani al jazz?
Ma non è vero che li ha invece avvicinati solo al loro jazz?
Quando parlavo di proseliti l'ho fatto impropriamente.
Il jazz non ha bisogno di proseliti, per fortuna.
E non ha bisogno di farsi pubblicità.
Non ho avuto bisogno di alcuna recensione per innamorarmi subito, per
esempio, di Massimo Urbani.
Mi è bastato ascoltarne alcuni brani.
Ciao
Pasquale
> Per dovere di cronaca, la canzone di Eugenio Bennato si chiama "Foggia" ed
> e' stata scritta per un film di Luciano Emmer (milanese) dal titolo
"Foggia,
> non dirle mai addio" prodotto dall'Amministrazione Comunale di Foggia.
> Non so se il riferimento sia ad Arbore, ad ogni modo il contesto e' un po'
> diverso.
Basta chiedere a Eugenio Bennato.
Il contesto è comunque ambiguo.
Nominare Matteo Salvatore in contrapposizione con chi vuol fare il
napoletano a Foggia è comunque polemico.
Eugenio Bennato partecipa al festival folk di Carpino (sul Gargano). Vi ha
mai partecipato Renzo Arbore?
Vi hanno invece partecipato jazzisti e studiosi di etnomusicologia come
roberto Leydi.
Ciao
Pasquale
No che non è vero. Il mio primo disco di jazz fu "Miles & Coltrane" solo
perchè avevo sentito nominare questo tizio che suonava la tromba. Ho amato
prima Jarrett e solo poi Evans e ancora dopo Powell... come vedi "grazie" a
Davis e Jarrett io ( e chissà quanti altri) mi sono avvicinato al jazz, non
al "loro" jazz.
> Il jazz non ha bisogno di proseliti, per fortuna.
> E non ha bisogno di farsi pubblicità.
Io invece credo proprio che ne abbia tanto bisogno, proprio come molte altre
forme d'arte relegate ad un ruolo di nicchia dalla debordante cultura di
grandi fratelli, operazioni trionfo, saranno famosi e costanzi vari...
cià
Antonio
Nella mia statistica immaginaria rappresenteresti un'eccezione più che una
regola.
Peccato che non ho istituti di statistica a cui affidare indagini.
Sicuramente è una mia impressione.
Ma in ogni casa, salotto, studio in cui mi sono imbattuto, provvisti di
raccolte di musica, ho trovavo scaffali di musica dei Beattles..., su su,
fino a Miles Davis, Jarrett. Poi più nulla, a parte le solite 4 stagioni, la
solita sesta, la pastorale...
Certo, non sono un gran visitatore di belle case.
Quanto alla pubblicità...
Basterebbe, appunto, trasmettere un po' di musica jazz per radio e per TV.
E, invece, nulla.
Ben venga allora Renzo Arbore col suo clarinetto.
Che miseria di soddisfazione però!
Ciao
Pasquale
> Ma...ovviamente dimentico le ultime statiche italiane. Fino a che eta'
> vivono i giovani maschi a carico delle famiglie ? ;-))
Vedo che il delirio prosegue.... :).. vabbè...
Il punto è che probabilmente quando fai della musica non solo la tua grande
passione, ma anche il tuo unico sostentamento, vivi un tipo di felicità, di
amore, di rapporto fisico verso di essa, diverso rispetto all'appassionato
che scarta il cd del suo artista preferito, abbassa le luci e sogna.....
C'è differenza tra ascoltare un piano e suonarlo.... c'è una differenza di
sudore, odori e piaceri tattili... ma non pretendo di spiegarlo......:))
E c'è anche differenza tra andare a comprare 10 cd di promettenti
trombonisti irlandesi con la prima carta di credito che spunta a caso dal
portafogli e comprarne 1 di Art Tatum con una parte dei 75 euro che ti hanno
pagato la sera prima in un club per suonare il tuo piccolo, inutile, sentito
jazz....
> Cari giovani artisti o presunti tali, viaggiare non vi farebbe male per
> verificare di prima mano la situazione in cui versano i vostri pari d'eta'
> vivono in Europa e negli States.
> Nessuno vi obbliga a fare gli artisti, se lo volete sinceramente ponetevi
> ideali un po' piu' alti e sacrifici.Quelli non son mai mancati a chiunque
> abbia intrapreso questa strada...
Nessun artista "si pone" ideali. Anche "artista" è un termine posticcio.
Quello che chiamiamo artista è una persona con un dono, che semplicemente
"è"...."fa"... non si pone ideali, non ha alti obiettivi morali. Quelli
glieli appiccicate voi quando "parlate" di arte, ma quando l'arte nasce è
completamente estranea a questi onanismi. Il tuo concetto di "voler
sinceramente fare l'artista" semplicemente non ha senso. Dove ho letto che
"parlare di musica" è come "ballare di architettura" ?....:)
> Solo in Italia abbiamo prodotto un Arbore che debba difendere le cause del
> jazz in Parlamento.
Invece di prendervela con i bersagli facili, domandatevi perchè gli stessi
risultati non li raggiungano i vostri eroi, i paladini del jazz italico
>Fossero vivi ancora i mostri sacri della comicita' in
> bianco e nero...credete che l'evento non sarebbe finito , dissacrato, in
> qualche film sulla nostra italietta di sempre ? :-)) Ma dai...
Credo più realisticamente che non gliene sarebbe fregato proprio niente,
come del jazz alla maggior parte della gente... sigh...
> Rosanna
Un bacio.... e, tranquilla.... un giorno capirai...:)
cià
Antonio
sono d'accordo in toto col post di Antonio.
Tutto questo livore contro Arbore mi sembra eccessivo e poco comprensibile e
tutto sommato scentrato rispetto alla realtà del problema che è ben altro,
almeno così mi pare.
R.F.
--------------------------------
Inviato via http://usenet.libero.it
l'hai letto in Frank Zappa
ciao
Pasquale
> Tutto questo livore contro Arbore mi sembra eccessivo e poco comprensibile
e
> tutto sommato scentrato rispetto alla realtà del problema che è ben altro,
> almeno così mi pare.
>
> R.F.
> Inviato via http://usenet.libero.it
Il primo messaggio era un interrogativo.
Gli altri hanno tentato di rispondervi.
Anch'io.
Livore?
Qui non parliamo del grande fratello, per il quale non è neanche necessario
il livore, ma solo il disprezzo che rifiuta di parlarne.
Se parliamo del Renzo provincialnazionalinternazionale è perché abbiamo un
minimo di considerazione e di rispetto per lui.
Il problema è ben altro.
Un problema che ne racchiude altri?
Renzo Arbore, foggiano, ha usato la canzione napoletana.
Non è un reato.
L'ha fatto pure Dario Fo e quella buonanima di cantante genovese di cui non
mi ricordo il nome (chissà perché non ricordo i nomi dei cantanti 'leggeri'
e meno 'leggeri' nostrani), intendo quello che ha composto 'la canzone di
Marinella' e moltissime altre.
Renzo Arbore ama il jazz.
Grande merito.
Renzo Arbore difende e diffonde la cultura jazz.
Nulla da obiettare.
Il problema è come lo fa, a chi si rivolge, in che modo, da quale pulpito,
in quali circostanze, a favore/a sfavore di chi, con quali scopi,
presentando quali modelli di vita...
Il problema è veramente un altro!
Ciao
Pasquale
> Livore?
che devo dire allora? Invidia del successo e della notorietà acquisita sul
campo per altre ragioni, forse? Consigliami tu
> Qui non parliamo del grande fratello, per il quale non è neanche
necessario
> il livore, ma solo il disprezzo che rifiuta di parlarne.
in certi casi esistono anche alri sentimenti, come l'indifferenza, ad
esempio.
> Renzo Arbore difende e diffonde la cultura jazz.
> Nulla da obiettare.
Ah sì? Sei convinto? Io invece avrei da obiettare. Cos'è un'affermazione, un
dato di fatto noto a tutti? Mi era sfuggito. Sai da Renzo in tanti anni non
ho appreso proprio un bel nulla, come da tanti altri che si occupano della
materia, peraltro.
Non ti sembra di attribuirgli troppa importanza?
> Il problema è come lo fa, a chi si rivolge, in che modo, da quale pulpito,
> in quali circostanze, a favore/a sfavore di chi, con quali scopi,
> presentando quali modelli di vita...
Ah ho capito, è una questione etica, anzi di morale, anzi forse di
moralismo....temo.
> Il problema è veramente un altro!
eh, lo penso anch'io. Su questo siamo proprio d'accordo
> Ciao
> Pasquale
ciao
Dimenticavo la testimonianza di Alessandro in un post precedente, sempre in
questo argomento/thread.
Il problema è anche la superficialità (e di nuovo non ricordo il nome del
barbuto/occhialuto/piccoletto/simpatico/bizzarro cantautore - e non è
questione di mancanza di memoria, ricordo sempre, in ogni istante i nomi di
un Parker, di un Coltrane, di un Monk, di un Bill Evans, di un Mingus -) e
il modo goliardico/godereccio con cui Arbore presenta il jazz.
Il jazz, verrebbe da dirgli, è una cosa 'seria' (brutta parola, perché le
persone 'serie' non amano il jazz).
Il jazz è comunque molto di più di come lo presentano loro.
O di come lo utilizzano loro.
Eppure, ne abbiamo di rielaborazioni jazz del mondo musicale napoletano!
Molto più onesta, a questo punto, la canzonetta di Pino Daniele.
Ciao
Pasquale
> Eppure, ne abbiamo di rielaborazioni jazz del mondo musicale napoletano!
> Molto piů onesta, a questo punto, la canzonetta di Pino Daniele.
>
non c'č dubbio...
Alcuni lavori di Pino Daniele (molto datati purtroppo) erano più che
"canzonette"
Personalmente lo ritengo solo il
> rappresentante grottesco e fuori moda di un'epoca tramontata , un Italia
che
> non esiste piu'.
Beh, sono in parecchi ad essere in questa categoria, non solo Arbore.
Scusa Rosanna, a costo di sembrare il difensore di Arbore (cosa che non è),
vorrei chiederti per curiosità dove sono tutti 'sti uomini dello spettacolo
in grado di far da "vettori" della adeguata informazione e comunicazione
della buona musica, dell'arte, jazz compreso?
Chi sarebbero questi? le firme delle riviste specializzate? La redazione
musica de "Il Manifesto? I vincitori del Top jazz italiano, I direttori
delle case discografiche, o che altro?
> Alcuni lavori di Pino Daniele (molto datati purtroppo) erano più che
> "canzonette"
Non c'è alcun dubbio. Dischi come "Nero a metà" contengono più musica (e più
jazz) di tutta l'opera omnia di Paolo Damiani.
Belli davvero i brevi interventi di Shorter in quei brani. Si sa la classe
non è acqua.
> ma questo ancora una volta dimostra come un artista, a prescindere da
> progetti, idee, "integerrimità", si limita a fare le sue "cose" e poi,
anche
> se trattasi di musica leggera e di canzoni (non canzonette), il risultato
> puo' essere che, ad un quindicenne che si avvicina alla musica, si aprano
> nuove prospettive...
Concordo, per la serie:
1) Il "come" è più importante del "cosa"
2) gli intenti etici dell'arte NON sono l'arte
3) se a Sonny Rollins ai bei tempi gli davate "Fra Martino campanaro" da
suonare, veniva fuori della musica anche da lì.....
A proposito di Napoli e canzone(tta) napoletana ben interpretata consiglio
l'ascolto e l'acquisto di "Napoli" di Mina, una lezione di interpretazione
saluti
> > Sorvolo sul delirio finale
> E' un atto di accusa non una farneticazione, fai male a non prenderla in
> dovuto conto . Chi voglia fare musica e seriamente deve accettare,
> sopportandone le conseguenze, che la propria integrita' artistica e la
cura
> per la propria evoluzione musicale stanno al primo posto.Questa e' la
> lezione dei grandi maestri che piu' delle generazioni attuali hanno
> conosciuto miseria, discriminazione, degrado e sfruttamento, ma nella
musica
> e per la musica hanno investito ogni briciola della loro energia vitale.
Su questo sono d'accordo completamente
> e rispondo alla prima domanda.
> Non l'hai fatto, forse cosciente che tra ragazze coccode' , veline,
> paroline , carnascialeschi ammiccamenti parliamo dello stesso di tipo di
> televisione spazzatura .
Ti diro', io vedo una sostanziale differenza tra una letterina e una ragazza
del cacao meravigliao.... ma forse non è il luogo nè il momento (nè avrei le
capacità del resto) per una critica televisiva...
> Un sedicenne non ascolterebbe mai Arbore; al contrario e' molto piu'
> probabile che se "Era de' maggio" cantata in punta di voce da Murolo fosse
> inserita in una scena di un film, lo colpirebbe e se lo andrebbe a
scaricare
> su Kazaa. Internet svolge un'operazione divulgativa molto piu' efficace di
> certe dozzinali paccottiglie commerciali.
Ma questo cosa c'entra? Arbore dovrebbe forse astenersi dal cantare "era de
maggio" per lasciare il compito a qualche sensibile regista? Non seguo...
Magari un ragazzino non ascolta Arbore per scelta (e neanche Murolo), ma
potrebbe "inciampare" in quel ritornello bellissimo (...si 'stu sciore torna
a maggio... pure a maggio je stong acca'...... madonna che bello..) facendo
zapping e capitando su qualche porcheria di Costanzo... e
allora?....lasciamolo cantare Arbore... non facciamogli monumenti che
artisticamente non merita ma, porca miseria... lasciamolo canticchiare... :)
> > Ripeto per l'ennesima volta (e sempre più stancamente) non è Arbore un
> > grande artista, ma il suo artigianato
> Please...non offendiamo gli artigiani e poi chi dice che a forza di
accorate
> difese d'ufficio non ne potresti ricavare per il tuo tornaconto personale
?
...ancora un'affermazione che non seguo... vabbè... non era giornata
Rosa'...:)
> cut
> > Vedo che il delirio prosegue.... :).. vabbè...
> Ah....io trovo invece spunti interessanti nel resto del tuo discorso
> paternalistico ...
Perdona il tono usato.... era che non capivo... davvero.... tipo il punto in
cui citavi le "statiche" ( :) ) e il fatto che i trentenni di oggi restano
in casa con i genitori.....???????????????????? :)
> > Il punto è che probabilmente quando fai della musica non solo la tua
> grande
> > passione, ma anche il tuo unico sostentamento, vivi un tipo di felicità,
> di
> > amore, di rapporto fisico verso di essa, diverso rispetto
all'appassionato
> > che scarta il cd del suo artista preferito, abbassa le luci e sogna.....
> Ogni riferimento e' puramente casuale, nevvero ? :-)
Naturalmente.... del resto non ti ho mai nascosto di avere un approccio
musicale agli antipodi rispetto al tuo.... certo poi sono diventato
cattivello e acidino....:)
> > E c'è anche differenza tra andare a comprare 10 cd di promettenti
> > trombonisti irlandesi con la prima carta di credito che spunta a caso
dal
> > portafogli e comprarne 1 di Art Tatum con una parte dei 75 euro che ti
> hanno
> > pagato la sera prima in un club per suonare il tuo piccolo, inutile,
> sentito
> > jazz....
> >
> No Antonio, io sfoglio i cataloghi in cerca di pianisti essenzialmente,
> dovresti saperlo , cosi' come il fatto irrilevante che viva del mio lavoro
> ,come tanti altri, e non di eredita'. Trovo fuori luogo i tuoi ultimi
> appunti e anche un po' offensivi.
Per l'appunto... ma sai cos'è... eri partita per la tangente con frasi che
cominciavano con "cari giovani artisti o presunti tali....." ... oppure...
"non vi farebbe male un po' di...." "nessuno vi obbliga a fare gli
artisti... ponetevi ideali più..."
...siccome non capivo a chi ti rivolgessi (credo non a me, visto che non
sono mai venuto a spacciarmi per "giovane artista" da queste parti), del tuo
discorso non mi arrivava il senso (come del 90% del tuo post), ma mi
arrivava invece l'insopportabile immagine del tuo ditino alzato e
dell'occhialino sul naso.... e la cosa mi ha un po' disturbato.. e poi
dai... va bene un po' di polemica pseudo offensiva ogni tanto, non
pretenderai che ti adori sempre....:)
> >
> > Nessun artista "si pone" ideali. Anche "artista" è un termine posticcio.
> > Quello che chiamiamo artista è una persona con un dono, che
semplicemente
> > "è"...."fa"... non si pone ideali, non ha alti obiettivi morali. Quelli
> > glieli appiccicate voi quando "parlate" di arte, ma quando l'arte nasce
è
> > completamente estranea a questi onanismi.
>
> Ogni mestiere ha una sua etica ed io non faccio critica romantica nel mio
> richiamo alla coerenza.E' inutile che cerchi di appiccicarmi una
componente
> idealistica che non appartiene al mio discorso.
Sarà che per me "essere artista" non è un mestiere. Quello che faccio io è
un mestiere, musicista o musicante che nel suo lavoro quotidiano ci mette
passione e divertimento, "imita" l'arte senza pretendere di "fare arte" e
chissà che un giorno in un chorus di uno standard non la tocchi per 30
secondi. Ma un artista non fa un mestiere.... vive la sua condizione di
artista ed altre persone ne traggono gioia, commozione o divertimento. E' la
mia opinione buttata giù in un attimo senza rifletterci, è probabile che
anche io, approfondendo l'argomento, non mi trovi del tutto d'accordo con me
stesso...:)
> Il tuo concetto di "voler
> > sinceramente fare l'artista" semplicemente non ha senso.
> Parla per te Antonio, che dalla mia fortunatamente posso avvalermi non
solo
> di una certa esperienza del mondo artistico che e' piu' ricco e composito
di
> quanto tu descriva, ma soprattutto della ricchezza rara che alcune persone
> sanno trasmettere.
Ne sono certo e ti prego di credere che non c'è ironia in cio' che dico.
Cosi' come sono assolutamente certo della tua totale partecipazione emotiva
e passionale (della "verità" in sostanza) delle tue posizioni e per questo
esse hanno il mio rispetto e tu la mia stima. Tuttavia spesso non le
condivido e in fondo trovo anche che cio' sia bello...
> > > Solo in Italia abbiamo prodotto un Arbore che debba difendere le
cause
> del
> > > jazz in Parlamento.
> >
> > Invece di prendervela con i bersagli facili,
> Non mi pare che il tuo beniamino sia cosi' innocuo e senza sfere di
> influenze.
Ma perchè ora devo passare per il fan di Arbore, che ha tutti i suoi dischi,
suo concittadino, che peraltro spera, sgocciolando bava, che Renzino legga
queste righe e lo chiami nella sua band?..... Ho mai detto che Arbore è il
piu' grande jazzista italiano vivente? Ho mai detto che Arbore è un
jazzista? Ma insomma.. Rosa'... pure tu riesci a perdere l'equilibrio di
giudizio e a darmi un'etichetta che non mi sento proprio addosso?.... e
comunque... renzo... se leggi queste righe.... dai.... fammi fare un
provino...e dai,... e dai... fai fare un provino al pianista concittadino
tuo....:)
> domandatevi perchè gli stessi
> > risultati non li raggiungano i vostri eroi, i paladini del jazz italico
> Non so aiutarti, ho poca dimestichezza delle vostre crociate nostrane.
Odio le crociate... odio i discorsi che ogni tanto appaioni qui a proposito
dei poteri forti del jazz... degli organizzatori di concerti... dei
Mangiafuoco del carrozzone jazzistico... non me ne frega davvero niente, mi
piace parlare di musica, di dischi, di sostituzioni armoniche e di quinte
bemolli... pensa te...
> > Un bacio.... e, tranquilla.... un giorno capirai...:)
> A pagarmi le bollette ? Grazie, conosco gia', l'iniziazione alla vita l'ho
> avuta, ora cerco qualcos'altro.
....un giorno capirai a pagarti le bollette (??).... senti... io oggi non ti
seguo....:))))
rinnovo il bacio e anzi lo moltiplico
cià
Antonio
E anche qui ti sbagli. Se rileggessi il tono di quel post ci troveresti solo
divertito stupore (il binomio celentano-corea è fantastico...:) ) e non
certo stigmatizzazione di una gravissima offesa all'integrità
("integerrimità"... scusa..) della figura del jazzista......
Sai come la penso: se Corea andasse a fare il pianista di domenica in non me
ne fregherebbe nulla... mi interessa solo come ha suonato Windows decenni
fa... o eye of the beholder l'anno scorso alla Palma.... figurati se mi
scandalizzo per il solo nel pezzo di Celentano, che peraltro ricorda (pur
essendo molto meno bello) quello di Kirkland in "la belle dame sans regret"
di sting.... e con questo abbiamo fatto bingo (e anche chiarezza...spero...)
cià
Antonio
...intendevo dire eternal child...che si trova nel disco eye of the
beholder...
Ah, ecco: Avrei detto David Byrne o Laurie Anderson
--
SNAFU
NOTA BENE: per scrivermi cambia snuphoo con snafu
> SNAFU
Se David Byrne e Laurie Anderson l'hanno detto dopo il 1972 (mi pare),
l'hanno copiato comunque, anche Zappa, ...da Eraclito.
La frase, in forme diverse (una versione tra le altre: 'per parlare di
musica, bisogna saperla musicare'), ricorre in diversi scrittori del
passato. Quella dell''architetto' mi sembra però genuina di Zappa.
Ma chi copia, in casi come questo, copia bene.
Ciao
Pasquale
Il 14 Apr 2003, 10:49, "Antonio" <antoia...@tin.it> ha scritto:
No, non pretendere di spiegarlo, per carità.
> E c'è anche differenza tra andare a comprare 10 cd di promettenti
> trombonisti irlandesi con la prima carta di credito che spunta a caso dal
> portafogli e comprarne 1 di Art Tatum con una parte dei 75 euro che ti
hanno
> pagato la sera prima in un club per suonare il tuo piccolo, inutile,
sentito
> jazz....
Ottimo esempio di retorica: il pauperismo assoluto applicato alla musica, in
una commistione fra sociologia delle borgate, Gilberto Freire, antropologia
culturale spicciola e l'Uomo Qualunque.
>
> > Cari giovani artisti o presunti tali, viaggiare non vi farebbe male per
> > verificare di prima mano la situazione in cui versano i vostri pari
d'eta'
> > vivono in Europa e negli States.
> > Nessuno vi obbliga a fare gli artisti, se lo volete sinceramente
ponetevi
> > ideali un po' piu' alti e sacrifici.Quelli non son mai mancati a
chiunque
> > abbia intrapreso questa strada...
>
> Nessun artista "si pone" ideali.
Ah... Me l'immaginavo... Diciamo, più modestamente, che tu non ti poni
ideali. Rimaniamo con i piedi per terra, via...
Anche "artista" è un termine posticcio.
I masturbatori queste espressioni masturbatorie le hanno già lette e sentite
da un pezzo. Cerchiamo argomentazioni meno onanistiche.
> Quello che chiamiamo artista è una persona con un dono, che semplicemente
> "è"...."fa"... non si pone ideali, non ha alti obiettivi morali. Quelli
> glieli appiccicate voi quando "parlate" di arte, ma quando l'arte nasce è
> completamente estranea a questi onanismi. Il tuo concetto di "voler
> sinceramente fare l'artista" semplicemente non ha senso. Dove ho letto che
> "parlare di musica" è come "ballare di architettura" ?....:)
>
Chi sono i "Voi", cui ti rivolgi con il disprezzo della mascotte abbandonata
nella furia della ritirata? I non musicisti tout court? il tuo pubblico, che
dovresti di conseguenza disprezzare perché non è in grado di fare quello che
tu supponi di fare benissimo? I quasi diplomati? I diplomati solo col
massimo dei voti? Solo i musicisti professionisti? O anche qualche
dilettante? E quelli che hanno abbandonato a metà o che hanno fatto fiasco?
Un po' di disprezzo se lo meriteranno anche loro, no? I semplici acquitenti
di biglietti di ingresso e di CD (poveretti, comprano trombonisti irlandesi,
tu invece sarai sicuramente, per dono divino, per esperienza sul campo, per
doti inuitive inviate da Zeus, capace di fare solo acquisti intelligenti,
anche perché, vivendo in un ghetto mentale, ti rivolgi solo a coloro che,
secondo te, condividono il ghetto. Il fatto che tu abbia nominato Tatum, è
curioso: era esattamente all'opposto dell'identikit che fai dei ghettizzati
da ammirare) in quale girone li poniamo? Imbecilli che si affidano alle
sensazioni del loro asettico salotto, privo degli afrori del campo di
battaglia musicale... Mon Dieu, riduci la musica a ben poca cosa. Non è più
Arte, ma un processo affine alla produzione delle mozzarelle di bufala, con
la differenza che quest'ultime, rispetto alla visione che tu hai dell'Arte,
appaiono piene di vita, di vitalità e di significato (e persino di
significante).
Premetto: Renzo Arbore mi è indifferente, non attribuisco alla sua persona
né virtù salvifiche su strepitose pagine del repertorio italiano di tutti i
tempi (ci si scaglia contro chi parla di musica, poi si cade nel medesimo
errore), né mefistofelici disegni di segno opposto.
Ma la querelle, per quanto condotta con un certo fare bersagliero, è
interessante perché evidenzia due diversi modi di intendere la musica. Da un
lato chi descrive l'artista in un ambito superiore in cui può permettersi di
eludere responsabilità morali o sociali, perché imbevuto di un dono non
molto dissimile dall'isteria creativa apprezzata nell'Ellade, dono che
agisce per suprema istintualità, senza gli orpelli che verrebbero attribuiti
esogenamente e che, con espressione non proprio nuova (e sprezzantemente
anti-intellettuale; in certe famiglie verrebbe definita anche poco educata,
ma tant'è... il problema è che è vetusta e gioconda come certa coprofilia
infantile), vengono tacciati di "onanismo" (atto che si attribuisce, in
genere, a tutto ciò che non si capisce. Termine tipico, purtroppo, di certa
borghesia che eredita -a Destra come a Sinistra- il machismo anticulturale
conclamato dal fascismo).
Insomma, l'Arte è. Punto e basta. Ogni altra considerazione impallidisce,
soccombe di fronte all'estrinsecazione retorica del sudore, della fatica,
della sofferenza nello svolgere il proprio mestiere (toh, chi pensava che
ciò accadesse in qualsiasi attività creativa del genere umano, è servito),
alla differenza fra ascoltare e suonare (e così si uccide di un colpo solo
non solo l'odiata critica, ma si uccide la musicologia e, più ancora, si
cancella il diritto fondato di critica da parte dell'"appassionato"
-immagino che si intenda definire così il melomane, visto che a
indeterminatezza qui si abbonda, nel lessico come nel pensiero- il quale
può, al massimo, e con tutto il disprezzo che merita questo atto, acquistare
dei CD, magari dello stesso artista che tanto disprezza certi onanismi e
certe etichettature.
Nessun artista si pone ideali, decreta Antonio, parlando, immagino, urbi et
orbi, a nome dell'intera "categoria", dal passato al presente. Impegno
morale o sociale, articolazione di un pensiero specifico, delineazione di
un'estetica? Macché, onanismi degli appassionati, degli odiati critici.
Leggere? Per carità, la musica la si impara solo sul campo, un po' come la
coltivazione degli ortaggi (molti aborrono, infatti, i manuali in materia,
che sono più attinenti il giardinaggio). L'artista è, fa, in una costante
azione in cui il pensiero è relegato al ruolo di un'immanenza, in fin dei
conti, apprezzabile da chi non è in grado di "fare". Una filosofia un po'
spicciola e sbrigativa (che, non a caso, trova certi riscontri al di là di
qualsiasi argine qualitativo, che sia Bob Berg in se o con Pino Daniele,
perché, in definitiva, non esiste diversità di pernsiero, ma solo di azione,
e le azioni in tal campo, in definitiva, si rassomigliano tutte fra di loro
nel "fare" la musica. Un'azione che coagula attorno a sé un intero modo
asserragliato, dove tutti condividono il "fare", l'"azione", mentre al di
fuori del microcosmo si aggirano gli onanisti che dal "fare", dall'"azione"
(mi pare che qualcuno si trovi nel DNA una pessima interpretazione di
Nietzsche) cercano di risalire, invece, questi mollaccioni incapaci di
"fare", al "pensiero" che, si suppone, dovremme animare l'"azione".
Quest'ultima sarà frutto di un dono, certamente, per cui l'arte si riduce a
distinguersi solo fra quantità: fra chi il dono lo ha di più, e chi ne ha di
meno. L'arte a chilogrammi, a etti, ad acri, a verste. Guai a cercare di
discernere questo dono divino, che fa dell'artista un invasato piuttosto
rozzo, senza ideali (figuriamoci, essi appartengono ai masturbatori fuori
delle porte del ghetto, che hanno tempo da perdere). Notevole il disprezzo
nell'uso di quel "voi", che sottintende una conventio ad excludendum
piuttosto rude e afflitta anch'essa da una forma di onanismo non meno
frenetica. Quella, tutta maschile, dell'esibizione muscolare e fallica delle
proprie capacità. Conta essere. Come si è dipende solo dal proprio dono, che
si autoraffina per partenogenesi e per incesto, frequentando altri uomini
d'azione nell'atto di agire, nello scambio costante di esperienze empiriche.
Interessante forma di regressione intellettuale, che forse sarebbe piaciuta
all'ironia marinettiana, e che di un colpo solo fa giustizia degli scritti
di Monsieeur Crochet (il povero Debussy), di Schumann, di Stravinskij e di
tanti altri masturbatori in fieri, da Dahlaus a Jankélevitch ad Adorno, che
il sudore, l'odore dei tasti non lo avvertivano subito in questa sauna per
virili suonatori che non hanno tempo per ubbìe ed estetismi, presi come sono
a far da vaso all'afflato divino, a questa nuova versione del lògos, alla
diffusione, in fin dei conti, di una koinè che può essere solo tradita dagli
studiosi e dagli ascoltatori. Perché trattasi di una koinè privata,
espressione definitiva e oracolo del pensiero del dio, che solo alla Pizia e
alle sue seguaci è dato intendere. Il mondo esterno può solo tradire, senza
esperienze tattili e olfattive dettate dall'esperienza. La musica non è
dunque anche studio estetico (e talvolta etico: chissà come finirebbe male
il povero Beethoven in certe mani, o il poverissimo Mahler, tralsciando quel
disperato di Schoenberg o quel supremo onanista di Brahms), ma solo pratica
strumentale mossa verso un obiettivo superiore dall'immanenza di un dono
tout court. Persino cercare di capirlo è tradirlo, perché, per utilizzare la
citazione piuttosto sciocca (dimmi chi o casi citi e ti dirò chi sei),
"parlare di musica" è come "ballare l'architettura", in una commistione mal
capita di Eraclito via il caro Frank Zappa, che, essendo di qualche gradino
al di sotto di Kraus in fatto di aforismi, raramente ha colto nel segno.
Molteplici sarebbero gli esempli che si potrebbero portare per delineare
l'esistenza di un fenomeno artistico che abbisogna di chi lo interpreti
laddove spesso l'autore non è in grado (spesso, ho scritto? Mai volevo dire,
se debbo dare retta a certe disamine assolutistiche, che scendono nel luogo
comune dell'onanismo, luogo comune un po' da bettola, un po' da kinderheim,
un po' da esagerato apprezzamento del pene) di farlo, così come è forse
inutile per convincere il nostro attivissimo (anche nell'onanismo, a
giudicare dalle teorie che espone) amico che esistono migliaia di
testimonianze sull'esplicitato impegno morale, spirituale, ideologico di una
pletora di artisti. Onanisti, perdiana, questo è ovvio, da Mahler a Leonard
Bernstein, da Jelly Roll Morton a Uri Caine o John Cage.
Cià, caro Antonio. Anche tu, un giorno, capirai... :-)
GMG
Gianni M. Gualberto <giannig...@yahoo.it> wrote in message > > Quello
che chiamiamo artista è una persona con un dono, che semplicemente
> > "è"...."fa"... non si pone ideali, non ha alti obiettivi morali. Quelli
> > glieli appiccicate voi quando "parlate" di arte, ma quando l'arte nasce
è
> > completamente estranea a questi onanismi. Il tuo concetto di "voler
> > sinceramente fare l'artista" semplicemente non ha senso. Dove ho letto
che
> > "parlare di musica" è come "ballare di architettura" ?....:)
> >
>
> Chi sono i "Voi", cui ti rivolgi con il disprezzo della mascotte
abbandonata
> nella furia della ritirata?
E allora chiariamo la cosa più importante, già detta in un altro post: il
mio intervento non era un prendere parola A NOME della categoria degli
artisti, della quale non faccio parte e della quale non ambisco a diventare
portavoce...
Era un'improvvisata raccolta di impressioni all'interno delle quali, mia
massima e unica aspirazione, spero (ma non ho controllato....) sia finito
qualche grano di buonsenso...
>I non musicisti tout court? il tuo pubblico, che
> dovresti di conseguenza disprezzare perché non è in grado di fare quello
che
> tu supponi di fare benissimo?
Sei dunque partito alla carica contro un avversario (dialettico) che non
esiste in realtà: non suppongo di fare benissimo nulla
>I quasi diplomati? I diplomati solo col
> massimo dei voti? Solo i musicisti professionisti? O anche qualche
> dilettante? E quelli che hanno abbandonato a metà o che hanno fatto
fiasco?
> Un po' di disprezzo se lo meriteranno anche loro, no? I semplici
acquitenti
> di biglietti di ingresso e di CD (poveretti, comprano trombonisti
irlandesi,
> tu invece sarai sicuramente, per dono divino, per esperienza sul campo,
per
> doti inuitive inviate da Zeus, capace di fare solo acquisti intelligenti,
> anche perché, vivendo in un ghetto mentale, ti rivolgi solo a coloro che,
> secondo te, condividono il ghetto.
Incasso il colpo alla meglio, me la sono cercata, ma considera anche che,
nonostante l'abbia fatta in un "luogo pubblico", la mia uscita era
indirizzata ad una persona precisa e lei e solo lei volevo colpire
ironicamente, pronto a beccarmi (e gustarmi) le sue repliche....se adesso
arrivi tu e mi prendi sul serio, prendendo le difese di
"tutticolorochecompranoicdditrombonistiirlandesi", effettivamente mi metti
in difficoltà... siamo usciti dall'ambito ben più ristretto della mia banale
osservazione. Del resto in un altro post ho spiegato il perchè (altrettanto
banale) della mia invettiva....
> Il fatto che tu abbia nominato Tatum, è
> curioso: era esattamente all'opposto dell'identikit che fai dei
ghettizzati
> da ammirare
E' meno curioso di quanto credi.... gira nel mio lettore cd e mi sembrava
abbastanza importante da poter essere contrapposto ad un trombonista
irlandese.... sempre in quell'ottica "leggera" da sfottò primaverile e non
"guerra santa dell'artista contro il critico che non sa di cosa parla...."
> sensazioni del loro asettico salotto, privo degli afrori del campo di
> battaglia musicale... Mon Dieu, riduci la musica a ben poca cosa. Non è
più
> Arte, ma un processo affine alla produzione delle mozzarelle di bufala,
Due cose. La prima: sono seriamente preoccupato del fatto che tu abbia
riassunto il mio pensiero riguardo alla musica in questa immagine da
caseificio casertano. Seriamente. Devo avere (non mi stupirei del resto)
seri problemi di comunicazione.
Immagino che tu abbia combattuto molte di queste battaglie (probabilmente
molte delle quali vinte agevolmente) contro "artisti" o aspiranti tali,
ispirati dal sacro fuoco, e pronti a sputar veleno sul critico onanista che
non capisce, che non conosce i turnarounds e via dicendo.... spero tu non mi
abbia inquadrato in questa categoria, ma la tua reazione in punta di
tastiera eppur cosi' sottilmente velenosa mi lascia intravedere un passato
turbolento in tal senso e forse qualche cicatrice che ogni tanto si
risveglia... continuo a gustarmi il tuo intervento...
> Ma la querelle, per quanto condotta con un certo fare bersagliero, è
> interessante perché evidenzia due diversi modi di intendere la musica.
[cut]
Capolavoro.
Tuttavia, pur ebbro del piacere della lettura, faccio alcune osservazioni
> Insomma, l'Arte è. Punto e basta. Ogni altra considerazione impallidisce,
> soccombe di fronte all'estrinsecazione retorica del sudore, della fatica,
> della sofferenza nello svolgere il proprio mestiere (toh, chi pensava che
> ciò accadesse in qualsiasi attività creativa del genere umano, è servito),
> alla differenza fra ascoltare e suonare (e così si uccide di un colpo solo
> non solo l'odiata critica, ma si uccide la musicologia e, più ancora, si
> cancella il diritto fondato di critica da parte dell'"appassionato"
> -immagino che si intenda definire così il melomane, visto che a
> indeterminatezza qui si abbonda, nel lessico come nel pensiero- il quale
> può, al massimo, e con tutto il disprezzo che merita questo atto,
acquistare
> dei CD, magari dello stesso artista che tanto disprezza certi onanismi e
> certe etichettature.
E qui sei ingiusto nei miei confronti.... :) Il motivo della mia distinzione
tra ascoltare e suonare sta tutto nel ristretto ambito di quel famoso post e
li' si esaurisce. Trasformare quei brevi scambi nella sintesi del mio credo
musicale non solo non corrisponde alla realtà, ma è addirittura all'opposto
di quello che penso.
> Nessun artista si pone ideali, decreta Antonio, parlando, immagino, urbi
et
> orbi, a nome dell'intera "categoria", dal passato al presente.
E qui, di nuovo, immagini male. Sto esponendo una mia idea, suscettibile di
osservazioni e critiche. Penso che gli unici ideali di un musicista-artista
siano intrinseci alla musica. Puo' trattarsi di strade "estetiche", di
scelte musicali, anche tecniche o di suono, ma "musicali". Appena intravedo
attorno alla musica, alle note, al fraseggio, al suono, una costruzione o
un'interpretazione che tende ad andare al di là, sconfinando in questioni
politiche, sociali, "ideali", mi insospettisco, mi infastidisco e dubito.
Devo per caso ribadire che anche in queste mie righe non pretendo di
sintetizzare la "verità assoluta"? Spero di no. Spero di mantenere questa
simpatica sensazione di discutere tra "amici" piuttosto che quella ben più
pesante della crociata, dello scontro titanico tra la ragione e il torto.
Tornando al merito io ho difficoltà a vedere nella musica di Parker, di
Powell, di Davis un qualsivoglia ideale che non resti circoscritto alle
note. Non ho bisogno di pensare alla loro "integerrimità". Una cosa sono le
motivazioni umane, le sofferenze di questi uomini, un'altra cosa sono le
note. Lo ripeto, Corea con Celentano o orchestrale del festival di sanremo
non mi scandalizza come pretenderebbe Rosanna. Meglio, non mi interessa. Mi
interessano alcune sue note di 30 anni fa e alcune dell'altroieri e il fatto
di essere un pianista non mi pone su un piano privilegiato per la
comprensione delle stesse, solo perchè posso riprodurle o spiegarle
armonicamente a differenza di un "appassionato" (questa sinistra figura
della cui genesi mi riteni responsabile).
Per il resto del tuo intervento (godibilissimo pero') infiocchetti un
pensiero che dovrebbe essere il mio, ma nel quale, credimi, non mi
riconosco. Vorrei solo riprendere:
> Notevole il disprezzo
> nell'uso di quel "voi", che sottintende una conventio ad excludendum
> piuttosto rude e afflitta anch'essa da una forma di onanismo non meno
> frenetica. Quella, tutta maschile, dell'esibizione muscolare e fallica
delle
> proprie capacità. Conta essere. Come si è dipende solo dal proprio dono,
che
> si autoraffina per partenogenesi e per incesto, frequentando altri uomini
> d'azione nell'atto di agire, nello scambio costante di esperienze
empiriche.
Di nuovo, me la sono cercata, ma quel disprezzo nell'uso del "voi" (lo
ripeto) aveva un senso nel tono scherzoso di quel post... se me lo
appiccichi addosso cosi', non lo riconosco come partorito da me.
Sostanzialmente lo ripudio. :)
> Persino cercare di capirlo è tradirlo, perché, per utilizzare la
> citazione piuttosto sciocca (dimmi chi o casi citi e ti dirò chi sei),
> "parlare di musica" è come "ballare l'architettura", in una commistione
mal
> capita di Eraclito via il caro Frank Zappa, che, essendo di qualche
gradino
> al di sotto di Kraus in fatto di aforismi, raramente ha colto nel segno.
Non citavo le fonti perchè non le ricordavo, ma questa frase mi piace. E a
te fa ribrezzo. E mi tornano in mente le cicatrici....:)
Ma tant'è, Zappa (che non amo musicalmente) era qualche gradino sotto Kraus,
qualche gradino sopra te, moltissimi sopra me, e dunque lasciamogli uno
spazietto....
> Molteplici sarebbero gli esempli che si potrebbero portare per delineare
> l'esistenza di un fenomeno artistico che abbisogna di chi lo interpreti
> laddove spesso l'autore non è in grado
Ecco, qui mi perdo nelle secondarie e non riconosco più il tuo pensiero da
quello che cercavi di mettere in bocca a me.
Penso si tratti di cio' che pensi, allora questo attivissimo onanista ti
chiede di portare alcuni di questi esempi, rimanendo molto scettico a
proposito della capacità del critico di dare un qualsiasi contributo
originale che non sia già nell'opera.
>così come è forse
> inutile per convincere il nostro attivissimo (anche nell'onanismo, a
> giudicare dalle teorie che espone) amico che esistono migliaia di
> testimonianze sull'esplicitato impegno morale, spirituale, ideologico di
una
> pletora di artisti. Onanisti, perdiana, questo è ovvio, da Mahler a
Leonard
> Bernstein, da Jelly Roll Morton a Uri Caine o John Cage.
Sorvolando sul riferimento pippaiolo concludo precisando che non ho mai
affermato che un artista per essere considerato tale debba obbligatoriamente
astenersi dal vivere come un qualunque essere umano, rifiutando ogni forma
di "impegno morale, spirituale, religioso".
> Cià, caro Antonio. Anche tu, un giorno, capirai... :-)
Me lo auguro, sento di essere sulla buona strada....:)
cià
Antonio
> GMG
>
> --------------------------------
> Inviato via http://usenet.libero.it
Letto con estremo interesse.
Rispondo solo alla parte che mi riguarda.
Sembra che tu non abbia letto il messaggio sulla citazione di Zappa.
Che io non abbia capito Eraclito, ahimé, me lo dico sempre pure io.
Scontato che si può parlare e scrivere di musica.
Giustamente offesi quelli che hanno speso una vita a parlarne e a scriverne,
da Bach a Schoenberg.
Perfino Zappa ne parla. E volentieri.
Ne parliamo anche noi. E tu, vedo, con grande efficacia.
D'ora innanzi leggerò volentieri i tuoi post.
Io ne parlo con la pretesa di ballare l'architettura.
Chi ti dice che io non ci riesca?
Ciao
Pasquale
GMG
Ma tu sei proprio sicuro che l'architettura non si possa ballare?
E comunque non esiste l'apparenza delle note. La musica "è" le note.
cià
Antonio
Quanto ti sbagli...
cut
Caro Antonio, le uniche cicatrici che mi porto addosso sono quelle degli
interventi chirurgici cui sono stato sottoposto.
Non esercito la professione del critico, e se mai ho scritto di musica ho
cercato di farlo sotto un profilo storico. Con scarsi o buoni risultati, non
lo so: d'altronde, nessuno è costretto a leggermi, così come nessuno è
costretto ad ascoltare della musica o ad amarla, sebbene la categoria cui
appartieni, almeno in Italia, pensa che il consenso debba essere forzoso,
forzato e anche unanime. Proprio per questo ho più volte difeso la categoria
dei critici, non per comunione di intenti, ma per ovvia compassione, in una
società in cui, come all'epoca del fascismo, sopravvivono le corporazioni.
Come ho già detto, sono indifferente ad Arbore, e più che dannoso lo trovo
irresistibilmente inutile, con tutto il kitsch e la chincaglieria da piccolo
borghese che si porta appresso. Uomo che ha gestito un certo potere,
costruendosi, per gli allocchi, un'immagine da sorta di intellettuale
alternativo ma deideologizzato, per cui accessibile anche da chi in ogni
comportamento difforme dal solito intravede un pericolo per la propria
stabilità, Arbore ha diffuso del jazz un'immagine vecchia. E certamente
rassicurante. Un jazz a metà fra entertainment, canzonetta para-swing
all'italiana, canzonetta tout court (non lo standard, intendiamoci), ritmo
facile: una sorta di Bignami di un pop scalcagnato, italico nella sua
cialtrona bonomia. Un mondo che è fatto di papaveri e papere, di tulipani,
di casette in Canadà, di retorica partenopea piagnona e fatta passare per
pathos acculturato, , di maramao perché sei morto, di parlami d'amore Mariù,
di una napoletanità finta che sarebbe stata più adatta alla visione che di
Napoli potevano avere a Little Italy nel 1945. Un'oleografia vecchia,
stantìa e ruffiana, come ruffiana è sempre la nostalgia manipolata (altro
che divulgazione delle grandi melodie italiane...). Questo jazz jazz
popolarizzato all'autarchica, e che tutto sommato ha nostalgia dell'Italia
agricola dei buoni sentimenti, a cavallo fra fascismo e immediato
dopoguerra, coltiva un immaginario collettivo da "bei tempi andati", da
cartolina con viraggio seppia e un pizzico di immaginaria vivacità
napoletana, un coacervo dove tutto è amalgamato e reso fintamente diverso,
all'insegna di un neorealismo spogliato della sua drammaticità e ridotto a
commedia all'italiana in decadenza: è un mondo di santini quello di Arbore,
santini di De Sica e Totò, dei GI e di Louis Armstrong al Festival di
Sanremo, di Peppino De Filippo e Nino Tatanto, di un Eduardo reso
macchietta, un'Italia insesistente ma che molti, a mo' di Peter Pan,
vorrebbero realmente esistita. Arbore si rivolge a un infantilismo che fa
parte di questo Paese a metà del guado, fra tentazioni autarchiche e
consumismo provinciale, e incontra consensi, altro che. E chi ha voluto
Arbore come Presidente di Umbria Jazz è stato furbo e intelligente, perché
ne conosceva e apprezzava la valenza ambigua, accattivante e scaltra nel
proporre un intellettualismo disimpegnato e mondano senza apparenti legami
con l'intellettualità arcigna o con il potere più smodato. Operazione
estremamente abile, ché oltretutto Arbore è un ottimo garante per il Potere:
è il simbolo della normalizzazione mediocre, ma con un'allure furbesca che
manca ad altre icone del nostro intrattenimento accattone. E non v'è dubbio
che vi sia chi, a suo proposito, arrivi persino a parlare di divulgazione
della cultura o del patrimonio musicale tradizionale italiano. In fin dei
conti, Arbore fa lavorare qualche privilegiato. Il che è perfettamente
lecito, e non mi scandalizza per niente che vi siano degli ottimi
professionisti che si agitano al suono di "Bingo Bongo": un professionista è
un professionista, fin quando rimane nell'ambito del lecito. E lavorare per
Arbore è professionismo, e anche ben pagato, per cui è operazione giusta,
più che giusta. Gli stessi professionisti, quando vogliono dimostrare di
sapere fare altro, lasciano il palcoscenico pestilenziale di Arbore e vanno
a fare altro. E questo è più che lecito. L'intollerabile è che per
un'ipotetica e non necessaria cattiva coscienza si cerchi di gabbare "Bingo
Bongo" per chissà quale sublime operazione culturale o linguistica. Il che
non è solo disonesto, è stupido.
E stavolta sottoscrivo pure le virgole e gli eventuali (benchè improbabili)
errori di battitura....
Solo una cosa riguardo a questo:
> Non esercito la professione del critico, e se mai ho scritto di musica ho
> cercato di farlo sotto un profilo storico. Con scarsi o buoni risultati,
non
> lo so
Credo di aver letto qualcosa di tuo a proposito di lavori specifici (ad
esempio, se non ricordo male, devo aver letto da qualche parte un tuo
commento a "Always let me go" di Jarrett) in cui mi pare che a tutti gli
effetti tu rivesta i panni (non so se amati o stretti) del critico musicale.
In quel caso specifico è mia personale opinione che i "risultati" siano
ottimi per come la musica viene analizzata, agganciata alle sue origini più
o meno remote e alle intenzioni (credo verosimili) dei musicisti che l'hanno
prodotta. Un esempio, in sostanza, di come un "critico" possa, poggiandosi
sui due imprescindibili pilastri della conoscenza e della sensibilità,
aprire una nuova prospettiva all'ascoltatore che si imbatte in una
produzione.
Riguardo invece ad una tua precedente affermazione riguardo l'andare "oltre"
l'apparenza delle note, continuo a rimanere più che scettico (e
probabilmente lo rimarrò) ma ti inviterei ad argomentarla.
cià
Antonio
> La diatriba e' logora , insulsa ed apparentemente sterile se nel frattempo
> non si fosse accertata la miserrima ristrettezza culturale e di stamina
dei
> cosi' detti musicisti in carriera, soprattutto della tua eta'. La
confusione
> e' atroce .
Il mio pensiero riguardo al professionismo rispecchia quanto illustrato da
Gualberto in un recente post. Sono d'accordo con quell'impostazione: un
musicista professionista se ben pagato e soprattutto in Italia, dove
decidere di campare facendo i musicisti è prerequisito per la camicia di
forza, puo' suonare Bingo Bongo o fare il turnista pop, per poi tornare a
suonare le sua musica, senza dover essere insultato o dileggiato dal critico
o dal collega snob. Non vedo perchè sbarcare il lunario facendo
volantinaggio piuttosto che il cameriere sia dignitoso (e penso al 18enne
anglosassone messo alla porta di casa ancora imberbe) e farlo, invece,
facendo turni in sala a 100 euro o suonando "o surdato 'nnammurato" ad un
matrimonio no, ed il musicista che se ne rendesse colpevole debba essere
guardato da te con sommo disprezzo, con o senza occhialetti sul nasino....
magari poi a casa sua suona Charlie Parker... ma rimane la sua "miserrima
ristrettezza culturale"...
Non sono pertanto d'accordo con te (ma credo si fosse capito...:) )
Conosco diversi musicisti "integerrimi" non famosi, che si esibiscono solo
suonando musica "d'arte" e che, probabilmente godrebbero della tua stima:
posso assicurarti che hanno tutti un cospicuo conto in banca extramusicale
che coadiuva parecchio l'integerrimità.
> Non ti fosse risultato chiaro nel frattempo, mi urge ribadire che il tuo
> amato Arbore e' quanto di piu' lontano e becero possa manifestarsi nel mio
> onirico.
Ecco il secondo punto della questione sul quale,mi pare, non ci si capisce:
chi ti ha detto che io "amo" Arbore?
>
> Hai pronunciato una sequela di corbellerie infinite nel tuo ultimo post ,
> ben venga lo scorno,( spero che avrai l'impulso per approfondire e
> riflettere per tuo conto)
...apprezzo l'afflato pegagogico....
> sulla base delle quali, se qualcuno dovesse
> pronunciare un benche' minimo giudizio di merito su te, in quanto
> musicista,sarebbe a tuo completo sfavore.
Questa è una tesi da verificare, se mi permetti. E la cosa più paradossale
del concetto da te appena espresso è che tu reputi possibile "pronunciare un
giudizio" a proposito di un musicista, senza sentirlo suonare. E' molto
probabile che ascoltandomi suonare il giudizio sarebbe comunque "a mio
completo sfavore", ma quello si che sarebbe un giudizio basato sull'unica
cosa che mi interessa davvero.... sulla musica vivaddio....
> Personalmente non ce l'ho nei tuoi riguardi e me ne infischio delle
> gratuite , generiche , vaneggianti , offensive teorie di discrimine che
hai
> delineato. Ricadono su di te, io non me ne sento assolutamente sfiorata..
> Tengo pero' a precisare che nonostanze i tuoi manifesti sforzi di
riaggancio
> interlocutorio e pacificatore , nulla nel tuo discorso finisce realmente
per
> stimolarmi ,convincermi o m'ha posto un benche' minimo quesito .
Chiedo umilmente perdono per lo slancio offensivo e discriminante del mio
precedente post (sorvolando sulle cause dello stesso che avranno pure
qualcosa a che fare con qualcuna delle illuminanti tesi da te portate, oltre
che con i tuoi modi...o no?) e prendo atto della mia pochezza intellettuale,
della mia incapacità di produrre benchè minimi stimoli.....
> Come un anno fa, tu ritieni che Arbore svolga una funzione di efficace
> divulgazione. Intorno alla stessa, a me si rizzano i disseminati bulbi
> piliferi e non c'e' conciliazione che tenga.
Ancora una volta no e no. Io ritengo che Arbore non svolga alcuna efficace
funzione di divulgazione del jazz o dell'arte in generale. Solo un innocuo
intrattenimento che lungi dall'essere causa primaria dei mali della nostra
società, si rivela piuttosto (raramente, casualmente e senza scopi
educativi) occasione di "incontro", superficiale, con pezzi di storia della
musica da parte di chi non ne viene normalmente sfiorato. Non certo per te o
per me, che da buon meridionale, piagnone, oleografomane e cartolinomane,
conoscevo tanta parte dello sterminato e bellissimo repertorio della musica
classica napoletana prima che Arbore ci facesse due dischi e tanti soldi.
Nessun merito, ma nessuna demonizzazione.
> Tu ( ma non solo) lo difendesti perche' sfamava una manciata di fortunati
> (??!!) musicisti in cerca di sostentamento.Da qui il mio richiamo alle
> bollette e l'auspicio a pagarle con la coerenza dovuta ad una carriera
> perseguita con lucidita' di intenti.
Guarda, le bollette e la coerenza della lucidità di intenti a volte non
vanno d'accordo. E ti prego di credermi sulla parola...
> E la mia provocazione, a che vi conformiate o verifichiate di persona
resta
> ,anzi ora e' piu' dura( che gusto ad usare il voi,con l'indice alzato
> ,dovro' provarlo di piu' all'occorrenza, sembra che in Italia non
aspettiate
> altro ;-)) ), musicisti cosi' apparentemente occupati dal perdere il
senso
> del vostro presente , quello standard di vita EUROPEO che non viene
> ovviamente delineato negli strombazzati proclami politici . Quei
parametri
> di vita alla stregua anglosassone, indipendenza e sacrificio che i
vostri
> coetanei oltre confine realizzano senza timori. e per solidale
accettazione
> dello status quo, messi alla porta di casa all'eta' di 18 anni.
Senza polemica e soffocando sul nascere ogni mio slancio velenoso... [:)]
parliamo proprio due lingue diverse, viviamo vite diverse, con passioni
diverse e ideali diversi.... bello no?
> Soddisfatto ora ? Ho ricalcato efficacemente i tuoi incubi personali ?
Passi
> il ditino alzato, ma gli occhiali in punta di naso, Antonio, mi creano
> fastidio...provvedi a rettificare gentilmente.
Rettifico prontamente. Solo ditino alzato....
> Ho sonno ! Vado a letto, scusa , a te districarti, a me spetta il
> buonanotte di sempre.
Temo che il compito di districarmi me lo sarei ritrovato sul groppone
comunque (come accade ogni mattina al mio risveglio, da anni....) anche
senza la tua benedizione...
E poi... che tristezza il fatto che il buonanotte ti "spetti"....
....vabbuo'...
cià
Antonio
Caro Antonio, io non ho detto che la napoletanitŕ č oleografica, piagnona,
ecc. Ho detto che il quadro offerto da Arbore della stessa č tale. Cioč, si
tratta di una finta napoletanitŕ, e di una finta italianitŕ, roba da
supermercatino dell'usato.
Si avevo capito... la mia era solo "autoironia meridionale" (non sono
napoletano), presa a pretesto per dire quanto io sia legato emozionalmente a
quelle antiche canzoni.
cià
Antonio
[... cuttata parecchia saggezza]
L'intollerabile è che per
> un'ipotetica e non necessaria cattiva coscienza si cerchi di gabbare
"Bingo
> Bongo" per chissà quale sublime operazione culturale o linguistica. Il che
> non è solo disonesto, è stupido.
>
> GMG
>
Alcune volte mi vergogno di essere foggiano (e della provincia foggiana più
provinciale, abito sui Monti Dauni), non tanto per i luoghi comuni sulla mia
città capoluogo di provincia (fuggi da Foggia e altro), quanto per il fatto
che i foggiani si vantano di aver dato i natali a un individuo del genere.
Un kitsch, che, tu, GMG, descrivi con una penna invidiabile.
Renzo Arbore ha acquistato, sulla nazionale 17, Foggia-Campobasso, una
villetta kitsch, un miscuglio di stile libertybaroccogoticodisneylandiano da
cui distolgo aborrito lo sguardo ogni volta che passo di lì, meno male, a
non meno di 100km/h.
Questo per aggiungere qualche colore al quadro perfetto che ci hai dipinto.
Anche Celentano è di origini foggiane.
Ma i foggiani non se ne possono vantare.
Per il fatto che Celentano sembra fregarsene delle sue origini.
Ciao
Pasquale
>Il 14 Apr 2003, 18:38, "Antonio" <antoia...@tin.it> ha scritto:
>>
> La musica "è" le note.
>
>
>Quanto ti sbagli...
>
subscribe
Dipa
"Ci vuole fortuna." [luz]
che stai dicendo? che intendi per serio? grandissime pagine di jazz
le hanno scritte louis prima, Sam Butera,calloway ecc. erano seri?
facevano ballare e divertire la gente, ma con una qualità assoluta.
credo che arbore voglia fare questo. spesso ci riesce ed il tentativo
è lodabile molto di più della musica banale goffa e sensa swing di
daniele e, ti diro'di più molto di più dei pseudo jazzisti di fama
italiani, che se gli stacchi un anatole sono già in panne!!!!!!!
Qualcuno ha un'idea del jazz per turisti che spesso si sente a New Orleans?
Arbore ha un'idea del jazz affine, certamente meno idiomatica e più kitsch,
perché paga pegno a una cultura arraffazzonata, a una cultura della
plastica, della divulgazione in stile Reader's Digest. Arbore è un
colonizzato che fa aggio sul proprio essere colonizzato, facendolo passare
per un'operazione di recupero. In realtà, qualsiasi forma di revival
possiede più dignità, perché ha rispetto per se stessa e per ciò che
recupera. Arbore non ha rispetto per se stesso, perché non approfondisce,
deliba il suo essere guitto per pretesi acculturati, e non ha rispetto per
ciò che finge di recuperare. Il suo modello è Louis Prima (artista di non
indifferenti capacità, anche se indirizzato verso un entertainment talvolta
assai facilone), però ruminato malamente, senza la conoscenza istintiva che
un Louis Prima aveva del jazz. Arbore scimmiotteggia un'era dello Swing di
cui ha falsificato un risvolto che forse verrebbe rifiutato persino al
Caesar's Palace di Las Vegas. Il jazz che egli propaganda è un'invenzione, a
metà fra Pulcinella e Little Italy, appartiene più al filone della tarda
commedia all'italiana (quella di riporto, in cui gigioneggiavano i Renzo
Montagnani e i Mario Carotenuto, ex-grandi professionisti che
giganteggiavano a fianco delle Edwige Fenech di turno. Un linguaggio
cinematografico decadente cui, d'altronde, ha dato un contributo non
esaltante lo stesso Arbore con pellicole quali "Il Pap'occhio", ecc.) che a
un linguaggio musicale realmente esistito. E' un'operazione basata sugli
scarti, sui rifiuti, riciclati secondo un'iconografia della meridionalità
che potevano possedere i GI che mettevano per la prima volta piede a Napoli
senza avere la coscienza di un Norman Douglas o di un John Horne Burns. Come
certi film della Lina Wertmuller che, se privati dell'estro ironico,
sembravano riflettere un'idea dell'Italia che pareva partorita da certa
classe media americana, così l'idea che del jazz sembra avere Renzo Arbore
pare scaturire da un riflesso speculare: un'America inventata per gli
italiani, e che nasce dall'ottimismo pre-crisi degli anni Cinquanta, fatta
di un jazz immobile e fine a se stesso, di brandelli di swing da ballo, di
Glenn Miller, di un finto Benny Goodman, di un finto Louis Prima, e che
possiede la funzione che per gli americani (e gli inglesi) avevano i più
motivati Charlie Kunz, Liberace, i Percy Faith, i Ray Conniff. Arbore
predica il jazz come arte povera, dando per scontato che la disperata
allegria di parte del nostro Meridione sia un valore per qualche verso
universale, che travalichi la Storia, la società, le etnìe, e che nel suo
risvolto di Little Italy abbia in qualche modo lasciato un segno. Egli
confonde la Harlem di Chester Himes con il Rione Sanità, non rendendosi
conto che la sua Utopia furbesca e ammiccante, priva della dignità dei
Vittorio De Sica come dei Nino Taranto, vive di un qualunquismo incolto, non
solo a proposito di Harlem, ma anche di Napoli e di un'Italia povera ma
jazzarola, di poveri ma belli, in cui i nostri Paul Whiteman, le nostre
Boswell e Andrews Sisters si chiamano Pippo Barzizza (che pure, per
l'Italia, era un abile artigiano), Trio Lescano, ecc., ecc. La sua è una
cosmogonia pseudo-ottimista, da imbonitore, fondamentalmente da
"canzonettaro", se mi si passa il termine. E' il frutto di una cultura pop
priva di una reale coscienza. L'involucro più superficiale di una cultura
pop, che alla fine altro non fa che spellare i polli, inventando paradisi
artificiali da pochade. Un'America per emigranti, rivista senza il guizzo
ironico di un Buscaglione, e un'Italia per emigranti di ritorno e senza il
sarcasmo reazionario di un Guareschi in cui, in definitiva, Gigi d'Alessio
ha la meglio su Roberto Murolo o su Nino D'Angelo, con l'optional di un
"inclusive tour" attraverso una Napoli fatta di stereotipi, di "core 'n
mano", di putipù, scetavaiasse, triccaballacche, forse di tammuriello, di
cartoline inventate per il folklore immaginario della volgarità, di
Pulcinella con mozzarelle di bufala in mano, di Franceschielli e "miseria e
nobiltà" con spaghetti alla "pummarola 'n coppa", di processioni private sia
del loro paganesimo che della loro cristianità e prese per la sfilata delle
anatre da tirassegno, in cui ogni giorno è il giorno del miracolo di San
Gennaro, reiterato come uno spettacolino d'avanspettacolo. Un'Italia
fintamente innocente, in cui in realtà esiste Novella 2001, fatta passare
però per il Corriere dei Piccoli, in cui si vorrebbe fare Sergio Tofano ma
in realtà si è un pornografo. Non è solo vecchio il "jazz" (quale?) di
Arbore. E' finto, non è mai esistito, come non è mai esistita la canzone
napoletana da lui ricreata se non per le truppe che affollavano "La Pelle"
di Malaparte, come non è mai esistita l'Italia da Carlo Collodi di scarto
che egli propaganda. Intendiamoci, tutto ciò è più che lecito, finché gli si
rifiuta credito. E' lecito perché è carro di Tespi, è entertainment,
ancorché grossolano. Ed è lecito che vi sia chi lo faccia sino a quando,
soprattutto, vi è chi lo gradisce. Così come è perfettamente lecito, per dei
professionisti, lavorarvi, tanto più se hanno altri progetti nel cassetto.
Perché forse potranno realizzarli con i proventi del proprio lavoro (ché di
tale si tratta) con Arbore, e certo non posso non compiacermi se Arbore
retribuisce bene i professionisti, indubbiamente abili ed abilissimi, di cui
egli fa (furbescamente) uso. Sono d'accordo nel demonizzare l'entertainment,
che oltretutto ha sue preziose funzioni. Mi trovo in disaccordo quando
invece si pretende di far passare certe operazioni per frutto di sincerità,
per riflessi della realtà, per profondi marchingegni linguistici. Si tratta
di spettacolo, niente di più e niente di meno. Nulla a che fare con il jazz,
la canzone napoletana, la cultura meridionale, ecc., ecc. Spettacolo, non
sempre pregevole nelle intenzioni, ma realizzato da professionisti che, in
altre vesti, possono fare e dare molto di più. Eccezion fatta per Arbore,
che amerebbe essere un Andy Warhol, un Keith Haring e che, in realtà, sempre
rimarrà quello che è: un ex-sodale di Gianni Boncompagni.
Caro Basentini, ma cosa ha a che fare lo swing con tutto ciò? Vuole dirmi
che talvolta Arbore produce swing? Non lo metto in dubbio: si attornia di
professionisti che sanno fare il loro mestiere meglio di quanto lo sappia
fare lui. E allora? Mi pare che Lei (volutamente) scambi lo swing non per un
parametro linguistico, ma per un parametro qualitativo. Come dire che ciò
che possiede swing è implicitamente valido. E Lei sa meglio di me che ciò
non è vero: le nostre orecchie sono piene di musiche caratterizzate da swing
che spesso lasciano il tempo che trovano (mi pare che persino "Kind of Blue"
risponda a tale definizione, se non erro, almeno a sentire alcuni che Lei
conosce), così come la cultura occidentale intera ribolle di pagine di
valore ma prive di swing, almeno dai tempi del Concilio di Trento (e
Beethoven escluso).
Il problema, caro Basentini, non è se "Bingo Bongo" è swingante, se in
Italia negli anni Trenta e Quaranta si faceva anche dell'apprezzabile musica
leggera o del jazz vero e proprio (a partire dai Tullio Mobiglia e i Baldo
Maestri di apprezzata memoria), ché queste sono convinzioni lecite, anche se
opinabili per alcuni, per cui non vedo chi si possa scandalizzare di certi
recuperi, che comunque rispondono anche a criteri di ricostruzione della
memoria, di riappropriazione di radici ignorate. In discussione è
l'operazione di Arbore, la sua sincerità, le sue basi culturali e
idiomatiche. Il jazz non è un dogma, non è una panacea, non dà diritto
neanche all'indulgenza plenaria. Così come Mozart scrisse Cassazioni di
scarso rilievo, il mondo è pieno di jazz indifferente, e quello di Arbore
non può aspirare neanche a tale condizione. E' musica popolare nel senso più
deteriore, anche se confezionata egregiamente da ottimi musicisti. Io
personalmente non li disprezzo certo per questo, come non disprezzo i molti
musicisti di fama che ho conosciuto e che passavano da un mariachi a un bar
mitzvah a un battesimo, ecc., ecc. Il mestiere è una cosa, l'Arte è
un'altra. Difficilmente coincidono. E forse è meglio così. In effetti, certe
Sue difese, certo Suo gratuito disprezzo verso degli "square" (per favore,
usiamo i termini adatti, ché la parola "squadrato" offre veramente
un'infamia lessicale da periferia culturale) fanno pensare, mi creda, a
torto o a ragione, a un disagio, a una difesa d'uffucio, con un pizzico
dell'avvocato del diavolo di Morris west. Se poi Lei è convinto che Arbore
produca jazz, swing e sincerità, che vuole che Le dica? Mi auguro che Lei
abbia ragione. Ma nutro comunque qualche dubbio. Squadratissimo, per carità.
ERRATA CORRIGE: Sono d'accordo nel non demonizzare l'entertainment. Che
diamine...
"Intendiamoci, tutto ciò è più che lecito, finché gli si
rifiuta credito. E' lecito perché è carro di Tespi, è entertainment,
ancorché grossolano. Ed è lecito che vi sia chi lo faccia sino a quando,
soprattutto, vi è chi lo gradisce. Così come è perfettamente lecito, per dei
professionisti, lavorarvi, tanto più se hanno altri progetti nel cassetto.
Perché forse potranno realizzarli con i proventi del proprio lavoro (ché di
tale si tratta) con Arbore, e certo non posso non compiacermi se Arbore
retribuisce bene i professionisti, indubbiamente abili ed abilissimi, di cui
egli fa (furbescamente) uso".
...mah....:)
(potenza dell'eloquio forbito e stimolante del Gualberto che saluto....)
cià
Antonio
Non si era mai visto scrivere una serie di minchiate illetterate (pure in
inglese sei asino. "Beckground"? ah,ah,ah. Torna a scuola, Pinocchio!)
sulla musica e sul jazz come queste "perle" qui riportate.
Senti bifolco (perché prima di essere un musicista ignorante, questo sei),
prima di dare degli idioti a tutti in fatto di musica, impara l'educazione
e la netiquette che non ti fa male ed impara ad interloquire con gli
altri, che non sono dei caproni come te.
Non si scrive in maiuscolo, guardiano di vacche, perchè significa che si
sta urlando.
Nadir
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it
Basentini, Lei è chiaramente un illetterato, e questo passi. Non metto in
dubbio le doti musicali che Lei possiede, sebbene ciò mi conferma che il
talento istintivo privo di approfondimento serve a poco meno della vanga, ed
è socialmente meno utile. E questo passi. E' un maleducato, e questo passi,
sebbene per poco di più un Suo caro amico rischia di lavorare a vita una
volta quantificati i danni in sede civile che egli ha arrecato. Ciò che
irrita non è neanche la prosopopea, l'ammasso di sciocchezze e incongruenze
accumulate, persino il moralismo da ghettizzato d'accatto che Lei tira fuori
sui cazzotti gratuiti, le Ferrari e il dio denaro (dio che Arbore e quelli
che lavorano per lui naturalmente disconoscono... Mah... bisognerebbe
chiedere a Ugo Porcelli...), moralismo che sa di ipocrisia da borghesuccio
ripulito esteriormente ma ancora con la biancheria molto intima assai
sporchina. Lo stesso moralismo da coattello periferico che La spinge a
difendere il Suo datore di lavoro con sproloqui risibili e ridicoli. Io non
ho nulla contro il professionismo, ma le Sue motivazioni, le Sue strampalate
divagazioni mi inducono a pensare che Lei sia invece un mercenario, che di
Davis non invidia solo l'Arte ma anche le migliori condizioni di vita,
quelle cui Lei aspirerebbe. Certo, Ferrari a duecento "a l'ora" (ineffabile
uso dell'italiano) sono più "rewarding" che le comitive di periferia presso
le quali Lei si pavoneggia, e me l'immagino mentre a una sfilza di Samantha,
Debbborah, Barbara, Selvaggia e Katiuscia narra le Sue nottate brave, fa
l'uomo di mondo che frequenta i VIP (?) para-televisivi, esplica il Suo
fascistume culturale da piccolo borghese che aspira a fare il "social
climber". Certo che me lo immagino, mentre parla di santoni, di tenoristi
texani, di Bach (perché lo diceva Parker), mentre si esibisce al pianoforte
per la combriccola di cui Lei è il divetto d'alluminio. Capisco che chi
possiede una Cinquecento, anche in termini di talento, bofonchi nei
confronti di chi ha sempre avuto, anche in termini di talento, la Ferrari.
Lei detesta Davis come detesta tutti quelli che hanno avuto il successo
senza piegarsi a 90°: sono in molti a pensarla come Lei, non dubiti. Mal
comune, mezzo gaudio, caro Basentini, che ha scoperto addirittura che in
Whiteman e Trumbauer vi era dello swing... Ma che bella scoperta, caro
Basentini... Peccato che è scoperta fatta da decenni e decenni, e nessuno
aveva bisogno di riscoprirla attraverso la Sua oratoria un po' peracottara,
se mi permette, in cui mescola Chopin e Bach senza neanche sapere cosa dice.
Perché non è solo il Suo moralismo accattone e bilioso, fatto dell'invidia
del frustrato che per sempre si rivolgerà alla piccola borghesia di
provincia per farsi incoronare d'alloro e fingere di essere un'artista
(perché non abituarsi all'idea, invece, di poter essere un professionista,
che è sempre meglio del mestierante?), a irritare. E' la Sua ignoranza, il
Suo letterale analfabetismo, le Sue scombiccherate conclusioni da ebbro, da
chi scambia quattro lenzuola e quattro bottiglie vuote per una bohème
parkeriana, mentre invece è la noche triste di un omarino dotato di un
talento che potrebbe raggiungere migliori risultati con un po' di coscienza
in più, con un po' di onestà professionale e umana in più, con un po' di
acculturazione (neanche cultura) in più. E invece il ragazzotto, mescolato
ad altri ragazzotti distratti dall'alienazione della periferia da cui
cercano giustamente di emergere, per quanto confusamente, preferisce
scagliarsi contro il mondo, atteggiandosi a missionario di un'arte che gli è
in gran parte sconosciuta salvo idoli pre-costruiti che egli pensa di poter
rendere minuscoli quanto lui, preferisce atteggiarsi a moralista per lavarsi
la coscienza del fatto che per campare fa un lavoro onesto ma senza talento,
per un imbonitore falsario cui egli guarda con ammirazione. Perché Arbore
"fa swing" (magari...), e perciò in qualche modo si monda l'anima, e così
Basentini pensa di sciacquarsi la coscienza da ragazzotto confuso. Perché
egli sa bene che il guadagno di Arbore viene da una truffa culturale,
peraltro articolata con l'ingegnosità del carro di Tespi. Lo sa e se ne
vergogna. E fa male. Perché si tratta di professionismo. Ma Basentini è un
moralista e, perciò, per perdonare a se stesso ciò che egli considera colpa
(con cui non sa convivere perché è un immaturo, perché è un giovincello
alienato, perché non ha basi culturali sufficienti per indirizzare le
proprie capacità, perché vorrebbe essere James Dean e invece si ritrova a
imitare malamente Alvaro Vitali), scarica su altri la melma di cui è
intriso. E diventa comico, patetico, ridicolo. Ispira pietà e compassione.
Salvo che per la sua ignoranza, che è imperdonabile. E per i maltrattamenti
disumani che egli infligge all'italiano. Ma che volete? E' un artista,
scrive all'alba dopo notti brave spese a pensare "vissi d'arte"... E' il
destino del mestierante: notti insonni, note sgranate da un pianoforte a
servizio del guitto di turno, alito pesante, occhi infossati, l'ammirazione
di una combriccola di amici con minor talento. E' un aspetto del
professionismo, della gavetta, del sacrificio. Per un immaturo si trasforma
in bile da riversare sul prossimo. E vada pure, ma almeno un po' di
articolazione, un po' di buon italiano, qualche conclusione interessante.
Caro Basentini, un po' di prosa, perdio, non il rutto al latte cagliato di
un neonato bizzoso....
Ti ho ascoltato diverse volte e colgo l'occasione per farti i complimenti
come musicista. Sei bravo. Molto.
Ma sostenere che Arbore (e non sono tra quelli che si scagliano contro di
lui) abbia swing è Jarrett no... onestamente.... mi sembra un' enormità
talmente clamorosa che mi sforzo di pensare si tratti di una provocazione..
buttata giù cosi'... per vedere di nascosto l'effetto che fa....
Se così non fosse, mi dichiaro perplesso....
cià
Antonio
JARRET NON HA SWING QUINDI SUONA MUSICA
> IMPOVVISATA MA SVUOTATA DAL JAZZ. ESILE E MORTA PRIMA DI NASCERE
> (BARRY HARRIS). QUINDI ARBORE SICURAMENTE FA DEL JAZZ. CHE E'
> TANTOOOOOO.
Impovvisata? Basentini ha dei "poblemi"?, no perché "noter a Berghèm an'ga
mia di poblemi"
:)))
Arbore fa più jazz di Jarrett? Sicuramente sarà il pensiero (liberamente
tratto) di Barry Harris. Povero Barry in che compagnia sei finito. :-((
Tra jazzisti cialtroni senza swing e jazzisti ignoranti che sanno "swingare"
in Italia c'è un panorama veramente deprimente.
Sarebbe questa la gente preposta alla cultura jazzistica nel nostro paese?
Credo che parlare di ciò che si conosce (poco) e ciò che si comprende (ancor
meno) sarebbe il minimo da attendersi e connettere la bocca con il cervello
(e non con l'ano) prima di scrivere sarebbe senz'altro raccomandabile.
Centomila volte meglio il pubblico degli appassionati, che ancora ha la
forza di ascoltarvi e di darvi retta, nonostante gli insulti e i
comportamenti irrispettosi che gli riservate costantemente.
E' più onesto, più colto, più civile e più umano di quanto voi possiate solo
immaginare di essere. Voi non siete artisti. Siete solo persone malate nel
profondo dell'animo.
R.F.
P.S. Mi auguro per il suo competente amico Mancuso, che certi pensieri che
vedo condividete a più riprese su Davis e Jarrett, non siano pari pari
riportati su Musica Jazz, più che altro per non "ammerdare" definitivamente
una sì gloriosa rivista
> JARRET NON HA SWING QUINDI SUONA MUSICA
>IMPOVVISATA MA SVUOTATA DAL JAZZ. ESILE E MORTA PRIMA DI NASCERE
>(BARRY HARRIS).
Senti konsumatore della mia musika, mi sono stufato di dover sentire e
leggere sempre le stesse kose. Harris non ha mai detto una kosa del
genere: ha rispetto per me ed è mio amiko! Ci siamo kiariti subito per
cell. e mi ha konfessato ke è stato kuel plankton di Mehldau a far
girar kuesta voce. Allora gli ho spedito un sms kon skritto ke è un
asino legato inutilmente ad un palo ke si è autokostruito. Ora vediamo
se kontinua.
>QUINDI ARBORE SICURAMENTE FA DEL JAZZ.
Ma se sta sempre in prima fila vestito tutto kolorato ai miei koncerti
skaligeri! Ke è far jazz kuello? E poi non mi piace kome mi guarda
mentre suono: mi sorride sempre.
Keith Jarrettiera
scrivere in maiuscolo su usenet equivale a gridare. Ora: o Lei si e'
disgraziatamente pulito il deretano con un peperoncino messicano, o
altrimenti credo sia inopportuno esprimere dei concetti gridando, in
quanto cosi' facendo passa in secondo piano il messaggio che Lei vuole
dare. (e' sempre la solita storia: che poi io ritengo sia una cazzata
questo e' un altro discorso, Arbore e' un grande perche' va a tempo?
cazzo ragazzi l'Italia e' piena di geni)
> Caro Basentini, un po' di prosa, perdio, non il rutto al latte cagliato di
> un neonato bizzoso....
Che dire? Si puo' non essere d'accordo sul contenuto ma la forma e'
ineccepibile. ;-)))
--
Zac
Personalmente, ho deciso di non rispondere più a certi vaneggiamenti, a
certi travisamenti, a certe corbellerie che provengono da personaggi di
infimo ordine, che vorrebbero provocare ma in realtà urtano solo per la
pochezza degli argomenti, per l'analfabetismo, per l'ignoranza anche morale
e personale. O ci fanno o ci sono. Inutile dialogare con incivili e,
soprattutto, ignoranti. Con un sodale del Basentini, per ottenere un minimo
di civiltà sono dovuto arrivare fino in tribunale, e l'unica soddisfazione
che se ne trae è che il soggetto dovrà lavorare a vita per pagare i danni.
Ma se bisogna giungere a questo, con dispendio economico e di energie,
meglio trattenersi prima. E' ovvio che vi è dell'analfabetismo periferico e
di ritorno, cui appartiene una piccola ghenga di ragazzotti ingenui e
creduloni, buoni al massimo per essere sfruttati. E sfruttati sono nella
loro piccineria culturale e personale. Basentini? Va bene a stare con
Arbore: a chi non piacerebbe di essere strapagato per non suonare o per
fingere di suonare una musica che non c'è? Oltretutto, per certi ignoranti
che vengono, non a caso, sfruttati e gabbati, lo swing è un parametro
qualitativo, con cui dividere da manichei in ottavo il mondo dello scibile
musicale. Arbore, a detta loro, ha swing (come no... e va pure a tempo, ma
pensa un po'), ergo è qualitativamente a posto. Roba cui neanche i burocrati
inventori della certificazione di qualità europea avevano pensato... In fin
dei conti abbiamo a che fare con impiegati della musica, e tardi di cervello
o in malafede, vista la capacità di non capire e di travisare. Impiegati
della musica che si rifiutano di esserlo. In definitiva, si vergognano di
timbrare il cartellino per l'entertainment fasullo e di produrre musica
fasulla. Sciocchi, perché con i soldi che vengono distribuiti loro per fare
intrattenimento fasullo potrebbero invece far vedere quanto valgono. Se
valgono (il che resta da vedere)...
Non solo analfabeta. Ma pure con un ego spropositato, una vanità da cocotte
narcisa, tutta vezzi e moine dietro l'aggressività isterica del frustratello
in braghe di tela... E' ovvio che essere un buon musicista non ha nulla a
che fare con l'essere uomo. Qui, al massimo, udiamo il glu-glu di una
tacchinella...
> > Il jazz, verrebbe da dirgli, è una cosa 'seria' (brutta parola, perché
le
> > persone 'serie' non amano il jazz).
> >
> > Il jazz è comunque molto di più di come lo presentano loro.
> > O di come lo utilizzano loro.
> > Eppure, ne abbiamo di rielaborazioni jazz del mondo musicale napoletano!
> > Molto più onesta, a questo punto, la canzonetta di Pino Daniele.
> >
> > Ciao
> > Pasquale
>
> che stai dicendo? che intendi per serio? grandissime pagine di jazz
> le hanno scritte louis prima, Sam Butera,calloway ecc. erano seri?
> facevano ballare e divertire la gente, ma con una qualità assoluta.
> credo che arbore voglia fare questo. spesso ci riesce ed il tentativo
> è lodabile molto di più della musica banale goffa e sensa swing di
> daniele e, ti diro'di più molto di più dei pseudo jazzisti di fama
> italiani, che se gli stacchi un anatole sono già in panne!!!!!!!
Ho già detto che 'serio' è una brutta parola.
D'accordo con te che il jazz 'serio', quello vero, è anche quello che fa
ballare,
o, almeno (sto pensando a Bill Evans), quello che fa ballare anche il
pensiero.
Su Arbore per niente d'accordo.
Con altri forumisti (con Dipa, per esempio) ho già affrontato la questione
del jazz 'serio'.
Per niente d'accordo neanche con lui: lui lo ascolta seduto immobile come
una mummia, io saltando e ballando, o muovendo le dita a mo' di pianoforte o
di contrabasso.
Arbore non mi ha mai fatto ballare.
Veramente, neanche Pino Daniele, non ci penso neanche a ballarlo.
Sto seguendo, caro Basentini, le stranezze che stai scrivendo su questo
forum, un bel vespaio.
Pienamente d'accordo anche sugli pseudojazzisti che, se gli stacchi
l'anatole, si trovano in panne.
Ti seguirò.
Risponderò, spero, anche alla tua idea di un Jarrett senza swing
(affascinante - per me - idea, talvolta ho anch'io la stessa sensazione), ma
contrapposta alla balorda idea che Arbore ha, invece, lo swing che manca a
Jarrett.
Possibile che non hai trovato altro individuo da contrapporre?
Un Basie, un Dizzie, un Armstrong, un Bix, un altro qualsiasi, insomma?
Per me Arbore non è neanche un jazzista.
Ne abbiamo già parlato in altri post, che qui vedo scomparsi, ma sempre
sotto lo stesso titolo di 'Arbore a Napoli'.
Come al solito, sto semplificando.
Mi aspettano i miei quotidiani esercizi al pianoforte (scale, arpeggi,
voicings, Arebersold...).
A più tardi, bizzarro Basentini!
Ciao
Pasquale
L'uomo dal Braccio d'Oro.
www.jazzitalia.net/Artisti/MarioFragiacomo.asp
> Per me Arbore non č neanche un jazzista.
In verita' credo che non sia neanche un musicista. :-)
--
Zac
mi dispiace ma non accetto la similitudine. Immobile come una mummia
e' un'immagine che non calza e soprattutto dice tutto su come
disprezzi lo "stare fermi" (a mio avvison inspiegabilmente). Ritenendo
cmq che non abbia importanza tutta questa diatriba sul muoversi o no,
e cercando di far capire che l'approccio serio o serioso non si
giudica guardando se una persona balla o meno, ti faccio notare che si
potrebbe benissimo dire di te che salti, balli e muovi le dita *come
un coglione*, ma non lo faccio per rispetto alle abitudini altrui.
ti ringrazio per i complimenti credo di essere un onesto musicista che
raramente e' soddisfatto per cio'che fa'a volte male,a volte meglio.
il jazz lo amo. forse non lo sapro' suonare benissimo ma lo conosco
bene e ,t'assicuro,jarrett proprio non mi convince. ma fatti vedere al
greg. ne parliamo di persona. un saluto
>ho la fama ,tra i musicisti americani stessi ,di essere uno dei piu'
>preparati e competenti musicisti ,e non accetto lezioni da lei. parlo
>[cut]
sono giovane, ma penso che una persona che non *accetta lezioni* e
manca di una cosa secondo me fondamentale per ogni musicista, ovvero
l'umilta', sia piu' che altro un bambinello arrogante. Signor
Basentini cosa insegna lei? Con che coraggio puo' dire: "ragazzi
fottetevene del trio di Jarret tanto non ha swing"??? Come no...
Jarret non *ha swing* (mah... anche l'espressione ho swing non ho
swing... ma che cazzo di senso ha), Cecil Taylor suona *a culo* e
probabilmente Monk sbaglia perche' e' *dissonante*...
Accetti questa lezione da uno sprovveduto diciottenne: andare a cagare
sulle ortiche puo' essere una valida alternativa al postare messaggi
pieni di sicumera e ai conseguenti sputtanamenti colossali.
Questo è il classico esempio del mio essere deluso e amareggiato.
Con queste modalità non si potrà MAI fare musica serenamente e
seriamente.
un musicista di jazz
Mario Fragiacomo
(trombettista e coordinatore del Mitteleuropa Ensemble)