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quali i migliori pianisti jazz viventi?

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francesco

unread,
Feb 24, 2004, 6:01:14 PM2/24/04
to
Grazie per le vostre opinioni.

Claudio

unread,
Feb 25, 2004, 7:00:54 AM2/25/04
to
Americani?

Eccone una manciata imho...... poi fate vobis

Herbie Hancock
Chick Corea
Keith Jarrett
Joe Zawinul
Brad Mehldau
Joey Calderazzo
Fred Hersch
Otmaro Ruiz (chi non lo conosce è sfortunato! :-) )
David Kikoski


Il Fillipo (è una firma, non mi sto citando nell'elenco!)

The Squash Delivery Boy

unread,
Feb 25, 2004, 7:30:47 AM2/25/04
to
Claudio wrote:

> Americani?

Eric Watson

Matthew Shipp

Ethan Iverson

Jason Moran

D.D. Jackson

Bill Charlap

armadillo

unread,
Feb 25, 2004, 8:39:33 AM2/25/04
to

..senza dimenticare il grande Paul Bley e Gerry Allen...
arma

--

questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it


paca

unread,
Feb 25, 2004, 9:06:24 AM2/25/04
to
francesco wrote:
> Grazie per le vostre opinioni.

Aggiungo nel latin jazz
Chucho Valdez
--
PACA


fghghgthghhghg

unread,
Feb 25, 2004, 9:10:39 AM2/25/04
to
aggiungo petruciani

gghjjjjh

unread,
Feb 25, 2004, 9:11:14 AM2/25/04
to

SV

unread,
Feb 25, 2004, 9:53:45 AM2/25/04
to
A parte i classici: Tyner, Hancock ce ne sono moltissimi di bravi.

Kenny Barron, Cedar Walton, Ronnie Mathews, Mike Melillo, George Cables
nella generazione dei sessantenni o giù di lì.
Poi sono tantissimi. a parte i citati Calderazzo, Hersch ci sono i vari
Keezer, Green, kikosky,
Ed Simon, Stephen Scott, etc..
Ed Simon è considerato moltisimo da musicisti come Blanchard, C. Haden,
Watson, Victor Lewis, Credo che questo significhi qualcosa !!!!!

Credo che si debba considerare necessariamente anche GONZALO RUBALCABA fra i
grandissimi pianisti in attività.

I vari Jarrett, Corea più che esserlo lo sono stati. A me hanno stufato però
riconosco che osno importanti

"Claudio" <claudio_...@hotmail.com> ha scritto nel messaggio
news:dc750c89.04022...@posting.google.com...

Giuseppe Galbusera

unread,
Feb 25, 2004, 10:53:44 AM2/25/04
to
fghghgthghhghg ha scritto:

> aggiungo petruciani

Peccato sia morto perņ...
Galbu

Switters

unread,
Feb 25, 2004, 12:05:50 PM2/25/04
to

"Claudio" <claudio_...@hotmail.com> wrote in message
news:dc750c89.04022...@posting.google.com...

> Americani?
>
> Eccone una manciata imho...... poi fate vobis
>
> Herbie Hancock
> Chick Corea
> Keith Jarrett
> Joe Zawinul
> Brad Mehldau
> Joey Calderazzo
> Fred Hersch
> Otmaro Ruiz (chi non lo conosce è sfortunato! :-) )
> David Kikoski
>
>
>
io aggiungo EST e poi questo Madlib che ho conosciuto solo ieri... veramente
immenso.


Silvana la Flaca

unread,
Feb 25, 2004, 12:19:16 PM2/25/04
to
paca <pi...@iol.it> wrote:

> francesco wrote:
> > Grazie per le vostre opinioni.
>
> Aggiungo nel latin jazz
> Chucho Valdez

e Michel Camilo
Omar Sosa
Papo Lucca
Eddie Palmieri
--
ĄAzúcar!

Silvana la Flaca

cleopatra magni

unread,
Feb 25, 2004, 3:54:08 PM2/25/04
to
aggiungo Pieranunzi....

--
cleopatra
"francesco" <sandro...@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:nqln30tjd3772bb3f...@4ax.com...

paca

unread,
Feb 25, 2004, 5:38:50 PM2/25/04
to
Silvana la Flaca wrote:

>
> e Michel Camilo
> Omar Sosa
> Papo Lucca
> Eddie Palmieri
> --

Gonzalo Rubalcaba


--
PACA


lordrummer

unread,
Feb 25, 2004, 5:55:49 PM2/25/04
to
Aggiungerei anche Dave Brubeck
mi stupisco che in tutti questi messaggi nessuno abbia accennato a lui. E'
ancora vivo, credo, poco tempo fa ha fatto un concerto a Perugia.

Luca Conti

unread,
Feb 25, 2004, 6:27:20 PM2/25/04
to
On Wed, 25 Feb 2004 22:55:49 GMT, "lordrummer"
<lordr...@infinito.it> wrote:

>Aggiungerei anche Dave Brubeck
>mi stupisco che in tutti questi messaggi nessuno abbia accennato a lui.

Il problema non è questo. Il problema è che classifiche del genere si
fanno per i tennisti (o per i cavalli, come diceva Bartok), non certo
per i musicisti.

E invece un sacco di gente che si interessa di jazz ha la fissa delle
classifiche, e non c'è verso di farli smettere.

Ciao, Luca
LC


facchi.jazz

unread,
Feb 26, 2004, 2:24:26 AM2/26/04
to
Il 25 Feb 2004, 15:53, "SV" <redre...@iol.it> ha scritto:
>
> I vari Jarrett, Corea più che esserlo lo sono stati.

Come barzelletta non è male, Sergio :-)

Ciao

R.F.

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/

facchi.jazz

unread,
Feb 26, 2004, 2:30:07 AM2/26/04
to

Se è per questo sono ancora vivi pianisti come Hank Jones, Barry Harris, Ray
Bryant, Ahmad Jamal, Oscar Peterson (anche se non so se è in grado ancora di
suonare), Horace Silver, Randy Weston, Paul Bley, Martial Solal...

night passage

unread,
Feb 26, 2004, 6:19:15 AM2/26/04
to
On Tue, 24 Feb 2004 23:01:14 GMT, francesco <sandro...@libero.it>
wrote:

>Grazie per le vostre opinioni.


Brad Mehldau
Gonzalo Rubalcaba

np
http://nightpassage.free.fr

Antonio

unread,
Feb 26, 2004, 6:24:35 AM2/26/04
to

"SV" <redre...@iol.it> ha scritto nel messaggio
news:hG2%b.805$mt1...@tornado.fastwebnet.it...

> I vari Jarrett, Corea più che esserlo lo sono stati. A me hanno stufato
però

> riconosco che osno importanti.

A proposito di Jarrett facevo una riflessione. Anche io (grande ammiratore
di Keith che inserisco tra i 4 o 5 pianisti più dotati, da tutti i punti di
vista, della storia del jazz e non solo) ultimamente tendo ad accogliere con
un po' di freddezza i suoi dischi in trio. Ho comprato anche l'ultimo "Up
for it", tempo fa e l'ho archiviato dopo un paio di ascolti come l'ennesimo
disco jarrettiano di standards, solito ottimo livello, che nulla pero'
aggiungeva alla grandezza dell'artista.
Poi ieri l'ho riascoltato. Il disco inizia con "If I were a bell", intro di
piano breve e gustosissima, a tempo, sui changes del pezzo (in Ab invece del
classico F davisiano), niente in comune con le intro libere jarrettiane
degli anni 80, ma un (1) chorus dove come spesso accade quando lo si
ascolta, i pianoforti sembrano due: swing eccezionale alla destra e linee
melodiche perfettamente "dentro" i cambi e cantabilissime, mentre la
sinistra fornisce un mix di bassi e voicings che non fa sentire la mancanza
di altro, nè ritmicamente nè armonicamente. Insomma, potrebbe continuare
cosi' per tutto il pezzo e sarebbe grandissimo jazz, ma, come dicevo, dopo
un chorus entrano DeJohnette e Peacock e il trio raggiunge con la solita
facilità quella tensione ritmica, quel balance, e Jarrett conferma la
tendenza recente ad affrontare gli standards in maniera molto tradizionale,
con un fraseggio incredibile, a tratti davisiano (proprio il Davis di
"Cooking", "Relaxing" etc.), a tratti bop.
Sembra di sentire i giganti del fraseggio jazz di ogni strumento, riassunti
al piano, eppure è sempre prepotentemente Jarrett.
Anche i "puristi" che da sempre attaccano Jarrett per una fantomatica
mancanza di swing (argomento abbastanza ridicolo per quanto mi riguarda), di
fronte ad una esecuzione del genere dovrebbero, e uso il condizionale,
riflettere sulla grandezza di questo musicista.
Io invece riflettevo su come mi sono "assuefatto" al livello eccezionale
delle esecuzioni di questo trio. Si tratta proprio di una paradossale
abitudine all'eccezionale che tende a relegare al rango di "buon disco",
registrazioni che, se partorite da chiunque altro, farebbero gridare al
capolavoro.
Ecco dove sta l'incredibile: se si prendono campioni a caso lunghi 30
secondi in qualsiasi punto di questo disco e di qualunque disco di standards
del trio, si ascoltano puntualmente 30 secondi di musica di livello
eccezionale. E pensiamo che i dischi di questo trio sono quasi tutti dal
vivo e quindi pur scegliendo di pubblicare il migliore tra, poniamo, 4 o 5
concerti di un certo periodo, non si ha la possibilità di provare 4 o 5
takes di ogni brano come si fa in studio.
Questa incredibile fecondità musicale va a scapito della valutazione
oggettiva della qualità della musica proposta e io stesso, jarrettiano, pur
equilibrato, fin da ragazzino, ne sono vittima.
Per la cronaca il disco continua con "Butch and Butch", blues atipico di
Oliver Nelson, con cambi repentini tipicamente bop, il cui articolatissimo
tema è suonato con la solita sconcertante tranquillità all'unisono a due
mani dal pianista, "My funny Valentine", esecuzione, questa, abbastanza
tipica e convenzionale per il trio che passa dalla tipica atmosfera "ballad
jarrettiana" ad apici di intensità ritmica sempre in bilico tra la
pulsazione swingata e quella in sedici (e in questo Dejohnette è un mago),
"Scrapple from the apple", anche qui con tema a due mani con accompagnamento
spezzato e irregolare di Peacock e DeJohnette, mentre nel primo chorus
improvvisato il batterista prosegue ostinatamente con charleston e ride su
una pulsazione ritmica irregolare rispetto al beat principale del brano
mentre Peacock resta ancorato al walking e Jarrett sciorina il solito
fraseggio incredibile. E' un minuto circa da analizzare attentamente se si è
musicisti, soprattutto batteristi, e da godere se appassionati di jazz.
Ancora "Someday my prince will come", "Two degrees east, Three degrees west"
(godibilissimo di John Lewis, per la serie "come suonare un blues lento"),
"Autumn leaves" con finale improvvisato al quale viene dato il titolo "Up
for it".
Concludendo, sono convinto che Keith Jarrett sia una figura musicale di
imponente grandezza per la sua storia, il suo eclettismo e rigore
intellettuale e artistico, ma anche, semplicemente, per come suona oggi.
Antonio

Silvana la Flaca

unread,
Feb 26, 2004, 10:37:26 AM2/26/04
to
paca wrote:

> Silvana la Flaca wrote:
>
(latin jazz)

Chucho Valdés


> >
> > e Michel Camilo
> > Omar Sosa
> > Papo Lucca
> > Eddie Palmieri
> > --
>
> Gonzalo Rubalcaba

certo (lo avevano giŕ nominato anche in un altro msg di questo 3d).
aggiungerei senz'altro

Bebo Valdés...

Silvana la Flaca

unread,
Feb 26, 2004, 10:37:27 AM2/26/04
to
Luca Conti wrote:

>Il problema è che classifiche del genere si
> fanno per i tennisti (o per i cavalli, come diceva Bartok), non certo
> per i musicisti.
>
> E invece un sacco di gente che si interessa di jazz ha la fissa delle
> classifiche, e non c'è verso di farli smettere.

l'utilità (eventuale) può essere far conoscere a qualcuno l'esistenza di
artisti che (forse) ancora non si conoscono.
non ci vedo niente di stonato; la domanda equivale a chiedere: "Quali
sono i pianisti viventi che vi piacciono di più?", e le risposte possono
far venire la voglia di seguire un concerto di uno di questi artisti...
se capita non troppo lontano
--
ciao, Silvana la Flaca

sv

unread,
Feb 26, 2004, 12:09:54 PM2/26/04
to

>
> Bebo Valdés...
> --

Beh, allora ci sta anche Yaniel Matos. Cubano, studiato con Chuco Valdez,
Wynton Marsalis e Antonio Hart. Residente in Brasile da tre anni dove lavora
con Carlinhos Brown e con altri musicisti brasiliani.

SV

facchi.jazz

unread,
Feb 26, 2004, 12:40:05 PM2/26/04
to
Il 26 Feb 2004, 12:24, "Antonio" <antoiamto...@tin.it> ha scritto:

> Concludendo, sono convinto che Keith Jarrett sia una figura musicale di
> imponente grandezza per la sua storia, il suo eclettismo e rigore
> intellettuale e artistico, ma anche, semplicemente, per come suona oggi.
> Antonio

Condivido il post di Antonio dicendo che anche a me è accaduta la stessa
cosa che è accaduta a lui circa il disco "Up for it".

Jarrett fa quello che vuole al piano, quando vuole, e io personalmente sto
apprezzando molto anche "Always let me go" che ha momenti di musica di rara
bellezza (tipo i primi dieci minuti del secondo CD) e sembra gettare uno
sguardo fuori la solita direzione degli standards.

Due parole mi sembra le meriti anche Corea che a mio avviso ultimamente sta
facendo dischi molto buoni e non mi pare inferiori più di tanto a quelli di
Jarrett.

Due pilastri di riferimento del piano contemporaneo insieme naturalmente a
Hancock e Tyner, almeno per quanto mi riguarda.

saluti

R.F.

cicci due

unread,
Feb 26, 2004, 1:28:19 PM2/26/04
to
Luca Conti <luca....@spacespa.it> wrote in
news:bjbq30dtl61elbk15...@4ax.com:


> On Wed, 25 Feb 2004 22:55:49 GMT, "lordrummer"
> <

O più semplicemente certa "gente" desidera solo avere un consiglio per
ascoltare pianisti non conosciuti.
Ma forse occorrerebbe solo un po' di modestia, quella che a diversi
componenti di questo NG manca, per capirlo!!
Grazie, invece, a chi, pur non facendo classifiche, ha indicato nomi che
per alcuni sono "nuovi" e da approcciare.

baobab

unread,
Feb 26, 2004, 1:44:21 PM2/26/04
to
Sono completamente d'accordo con questa considerazione.
E' questo lo spirito con cui io, ed altri come me, hanno rivolto in
passato al newsgroup, e rivolgeranno in futuro, richieste di 'consigli
per l'ascolto'. Altri formulano questo tipo di richieste utilizzando
il criterio delle classifche, che ad alcuni può risultare indigesto,
ma che veicola, a mio parere, lo stesso tipo di curiosità e volontà di
apprendere.
Sarebbe auspicabile, forse, una maggiore capacità di ascolto, ed una
minore supponenza.
Approfitto dell'occasione per sollecitarvi sulla mia richiesta su Stan
Getz, che ho inviato ieri.
Ciao a tutti.

francesco

unread,
Feb 26, 2004, 3:41:14 PM2/26/04
to

Nessuno ha citato IBRAHIM ABDULLAH e JACKY TERRASSON ?
Mille grazie per i consigli!
Ora sorge il problema di ricercare e selezionare i cd........

Luca Conti

unread,
Feb 26, 2004, 4:03:18 PM2/26/04
to
On 26 Feb 2004 18:28:19 GMT, cicci due <ci...@yahoo.com> wrote:

>O più semplicemente certa "gente" desidera solo avere un consiglio per
>ascoltare pianisti non conosciuti.
>Ma forse occorrerebbe solo un po' di modestia, quella che a diversi
>componenti di questo NG manca, per capirlo!!

Restituisco al mittente, con gli interessi, un commento del genere.

Se c'è uno che su questo NG non si è mai (e dico mai) risparmiato
nell'offrire consigli, informazioni discografiche e quant'altro,
questo è il sottoscritto.

Certo, se questo dev'essere il risultato, stiamo freschi.

E comunque, quando vedrò il signor "cicci due" dedicare parte del suo
tempo ad attività analoghe, allora potrò prendere in considerazione
anche i suoi sermoncini sulla modestia.

LC


Luca Conti

unread,
Feb 26, 2004, 4:18:07 PM2/26/04
to
On Thu, 26 Feb 2004 18:44:21 GMT, sul-filo-...@libero.it
(baobab) wrote:

>Altri formulano questo tipo di richieste utilizzando
>il criterio delle classifche, che ad alcuni può risultare indigesto,
>ma che veicola, a mio parere, lo stesso tipo di curiosità e volontà di
>apprendere.

A mio parere, invece, veicola solo l'illusione che la musica si possa
valutare con un metro di giudizio sportivo-competitivo, saltando a piè
pari qualunque considerazione storica ed estetica.

>Sarebbe auspicabile, forse, una maggiore capacità di ascolto, ed una
>minore supponenza.

Appunto. Soprattutto una maggiore capacità di ascoltare ciascun
musicista come portatore di una poetica personale, senza la supponenza
di doverlo per forza raffrontare con questo o quello.

LC

edam

unread,
Feb 27, 2004, 3:13:44 AM2/27/04
to
Sono d'accordo con Luca
Dico due nomi solo perche spero che chi non lo ha fatto fino ad ora possa
ascoltarli:

Bobo Stenson
John Taylor

facchi.jazz

unread,
Feb 27, 2004, 3:19:33 AM2/27/04
to
Sono d'accordo completamente con Luca, il quale ha sempre dimostrato oltre
che competenza indiscutibile anche molta generosità nel rispondere (anche in
privato) e umiltà nell'ascoltare anche pareri diversi dai suoi o che non
condivide.

Il fatto che non di rado le discussioni su questo ng passino dalle legittime
richieste e giudizi musicali ai giudizi gratuiti sulle persone che
rispondono più spesso è un malvezzo molto fastidioso che, noto, si ripropone
periodicamente qui sopra tutte le volte che qualcuno osa criticare
motivatamente i gusti altrui o fa osservare alcuni limiti di approccio a
questa musica che si chiama jazz e che richiede, per chi ancora non l'avesse
capito, scusate l'immodestia e l'arroganza, molta capacità di ascolto, molto
approfondimento e molta sensibilità artistica.

Questa storia della modestia mi fa sorridere. Credo che si faccia un po' di
confusione, anche a livello di vocabolario per quanto mi riguarda, tra
modestia ed umiltà. Personalmente considero le due cose molto diverse,
nonostante apparentmente sembrino la stessa cosa, per la differenza di
approccio e motivazioni al comportamento connesso a tali vocaboli.
La modestia, per quanto mi riguarda, è un comportamento che implica la
preoccupazione del giudizio (positivo o negativo) altrui e, sotto sotto,
mira alla ricerca di un benevolo consenso, di accettazione di sé verso gli
altri, che nel merito è irrilevante. L'umiltà invece, che per me è un
pregio, ha a che vedere con la disponibilità, la capacità di ascolto del
mondo esterno senza pregiudizio alcuno e la capacità di mettersi in
discussione e confrontarsi continuamente con chiunque e qualsiasi situazione
si proponga nel rispetto reciproco, al di là dei modi e metodi utilizzati
per farlo.

Non mi pare che Luca, sempre disponibile a rispondere a chiunque, non sia
umile e chi lo accusa di immodestia lo sia.

Non si capisce perché uno come Luca o come Gualberto, tanto per citare i
soliti che la sanno lunga, debbano tener conto del (pre)giudizio
dell'interlocutore che fa una richiesta dovendo forzatamente dimostrare
modestia (che alla fine risulterebbe falsa, perché è evidente a tutti che
dal punto di vista delle conoscenze jazzistiche e non solo, tali personaggi
NON sono "modesti") per magari assecondare piacevolmente l'ego ferito di chi
interloquisce e si sente contraddetto o criticato nel proprio approccio alla
musica. In fondo, se ci si pensa bene, loro criticando, ci stanno facendo un
favore, un atto di generosità che potrebbe risultare importante per la
nostra crescita culturale e non solo in materia. E invece no, cosa si fa? Ci
si mette inconsapevolmente in competizione reciproca dimostrando magari di
non sapere ascoltare e replicare nel merito, tagliando corto con giudizi
sulle persone gratuiti e superficiali che alla fine qualificano più chi li
emette di chi li riceve.

E secondo voi questa sarebbe umiltà, questa sarebbe modestia?.
Luca si è limitato ad avvertirvi che l'approccio classificatorio può essere
pericoloso dal punto di vista del metodo per apprezzare e valutare la
musica. Sta mettendo a disposizione la sua esperienza, come lo fa Gualberto,
ma anche Antonio o chi altro. Tutto qua. Per quale ragione sarebbe
supponente e immodesta questa gente? Non capisco.

Devo dire che un approccio del genere lo sto riscontrando nella gran parte
degli studenti in questo periodo che ho ripreso ad insegnare. Non si ha più
la pazienza di ascoltare, si vuole imparare tutto e subito e solo quel che
si vuole, in una modalità usa e getta che e quella caratteristica della ns
società consumistica, ma applicare un metodo del genere alla musica è quanto
di più deleterio si possa fare e fa bene Luca, come altri a rimarcarlo.

saluti

R.F.

P.S. Per chi voleva consigli su Stan Getz, io ne avrei da dare, ma sono
troppo immodesto e supponente per darne e quindi declino cortesemente
l'invito.

cicci due

unread,
Feb 27, 2004, 6:16:26 AM2/27/04
to
A casa mia (o meglio, sul mio vocabolario) la "modestia" è la qualità morale
di chi non nutre o non ostenta presunzione. Mi sembra, quindi, che non si
sia fatta alcuna confusione di termini.
Lungi da me l'idea di qualificare la persona di Luca, che non conosco.
Quello che certamente ritenevo infelice era il messaggio del Sig. Luca, ove
si parlava a sproposito, almeno con riferimenro alla domanda iniziale che ha
generato la discussione,di "certa gente" che avrebbe la fissa delle
classifiche.
Mi fa invece rabbrividire questa affermazione:> questa musica che si chiama

jazz e che richiede, per chi ancora non l'avesse
> capito, scusate l'immodestia e l'arroganza, molta capacità di ascolto,
molto
> approfondimento e molta sensibilità artistica.
Il Jazz è una musica stupenda che è fatta - o meglio, per non morire
dovrebbe essere fatta - anche per chi, come me, ha un approccio istintivo
alla stessa e che forse, pur ascoltandola per ore al giorno, magari
lavorando o facendo anche altro, non ha il tempo e la sensibilità artistica
(pur volendoli avere) necessari per apprezzarla in fondo. E poichè già
questa musica non circola sulle radio e televisioni italiane, domande,
magari banali, quale quella che ha generato la discussione possono essere
più utili, per tanti, del filosofeggiare su pezzi musicali che un soggetto
"superficiale" come me altrimenti non avrebbe modo di conoscere con le
proprie orecchie.
Saluti.... sia ai tecnici che ai superficialoni (come il sottoscritto).

"facchi.jazz" <facch...@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:62Z94Z68Z192Y1...@usenet.libero.it...

Luca Conti

unread,
Feb 27, 2004, 7:06:18 AM2/27/04
to
On Fri, 27 Feb 2004 12:16:26 +0100, "cicci due" <ci...@yahoo.com>>
wrote:

>Lungi da me l'idea di qualificare la persona di Luca, che non conosco.

Mi fa piacere.

>Quello che certamente ritenevo infelice era il messaggio del Sig. Luca, ove
>si parlava a sproposito, almeno con riferimenro alla domanda iniziale che ha
>generato la discussione,di "certa gente" che avrebbe la fissa delle
>classifiche.

Non era un'affermazione fatta a sproposito. L'ho scritta (e non per la
prima volta) proprio perché ne sono fermamente convinto.

>Il Jazz è una musica stupenda che è fatta - o meglio, per non morire
>dovrebbe essere fatta - anche per chi, come me, ha un approccio istintivo
>alla stessa e che forse, pur ascoltandola per ore al giorno, magari
>lavorando o facendo anche altro, non ha il tempo e la sensibilità artistica
>(pur volendoli avere) necessari per apprezzarla in fondo. E poichè già
>questa musica non circola sulle radio e televisioni italiane, domande,
>magari banali, quale quella che ha generato la discussione possono essere
>più utili, per tanti, del filosofeggiare su pezzi musicali che un soggetto
>"superficiale" come me altrimenti non avrebbe modo di conoscere con le
>proprie orecchie.

Bisognerebbe chiedersi, anche se si ritiene di averei un approccio
istintivo al jazz, se una delle cause della poca o punta circolazione
di questa musica alla radio e alla televisione non sia da imputarsi
proprio al lento spegnimento di ogni tipo di critica che non si basi
sulla mera classificazione sportivo-competitiva.

Se il tentativo di parlare di jazz su un piano storico, estetico e
quant'altro - come ho già detto altrove - viene identificato con un
*filosofeggiare* che già nella scelta del termine mira a indicare la
sostanziale vacuità di tali considerazioni, allora non c'è da stupirsi
che di jazz non si parli più da nessuna parte, riviste specializzate
escluse.

La conclusione che si deve quindi trarre dalle affermazioni del mio
interlocutore è che a chi non "ha il tempo e la sensibilità artistica
(pur volendoli avere)" basta e avanza sapere che X è meglio di Y che è
meglio di Z.

(tra l'altro, bisognerebbe anche chiedersi qual è il metro di giudizio
usato per valutare gli eventuali *migliori*, in un'ipotetica
classifica)

Questa idea secondo la quale, se uno non ha tempo, tanto vale che
conosca solo i migliori, è a mio avviso tanto assurda da cadere nel
ridicolo. Primo, perché diffonde un'immagine dei musicisti di jazz
come gente che opera in ambiente sottovuoto spinto (un vero paradosso,
per un'arte che si nutre dell'interscambio, della collaborazione);
secondo, perché mi ricorda tanto i libri in edizione condensata di
Selezione del Reader's Digest (che pescava, per l'appunto, tra i
cosiddetti lettori *privi di tempo*)

Quindi, già lo stesso porsi fuori da un'impostazione "meglio/peggio"
consente, a mio avviso, di fare un primo passo per uscire da quello
stato di carenza di tempo e sensibilità artistica che il mio
interlocutore dichiara di possedere.

Altrimenti si arriva a situazoini paradossali come quella del recente
thread su Out to Lunch, che tanti comprano proprio perché consigliato
qua e là come il miglior disco di Dolphy (senza uno straccio di
spiegazione), e ci sbattono la testa proprio perché privi di ogni
referente storico ed estetico che consenta loro di iniziare ad
orientarsi al'interno di un'opera così complessa.

LC

Samuele

unread,
Feb 27, 2004, 8:14:10 AM2/27/04
to
anche io sono un grande ammiratore di jarrett. Condivido in pieno l'analisi
di antonio sul disco Up for It. Jarrett suona sempre da fuoriclasse com'è e
l'approcio agli standards è assolutamente rigoroso Tuttavia non posso non
fare confronti con pianisti di pari fama come Hancock e Corea (che tra
l'altro apprezzo al pari di jarrett). Mi chiedo perchè un pianista dotato
come jarrett (a mio parere più degli altri due) non si sia mai cimentato in
generi musical diversi. Mi spiego, hancock è passato attraverso il funk, il
pop, la disco, l'hip hop (l'ultimo album future 2 future) e orchestrale con
l'album studio gerswin World. Corea è passato attraverso fusion, latino
americano, composizioni piano solo, orchertra (corea.concerto), e lavori
insieme a bobby Mc. Ferrin. È da riconoscere che una spinta innovativa come
questi 2 pianisti è forse unica nella storia della musica, ma da un pianista
come Jarrett che ha praticamente inventato i concerti piano solo
improvvisati e che ha la tecnica per suonare le Goldberg variations ci si
aspetta anche una sperimentazione in campi diversi.
Insomma qualcuno gli potrebbe anche dire che rispetto all'epoca di miles
davis l'elettronica si è evoluta e le tastiere non sono + quelle degli anni
'70 (in un'intervista lui era ancora convinto che le tastiere non
possedessero i tasti sensibili all'intensità con cui vengono premuti....).
Ok concludo dicendo che in ogni caso Jarrett è forse il pianista più dotato
della storia della musica ed è un peccato che non utilizzi appieno le sue
potenzialità...
Samuele


night passage

unread,
Feb 27, 2004, 8:34:44 AM2/27/04
to
On Fri, 27 Feb 2004 13:14:10 GMT, "Samuele" <kra...@people.it> wrote:


>questi 2 pianisti č forse unica nella storia della musica, ma da un pianista


>come Jarrett che ha praticamente inventato i concerti piano solo
>improvvisati

C'era un certo Johann Sebastian Bach che li faceva giŕ 3 secoli fa...

ciao
np
http://nightpassage.free.fr

Silvana la Flaca

unread,
Feb 27, 2004, 9:23:45 AM2/27/04
to
sv wrote:

> Beh, allora ci sta anche Yaniel Matos. Cubano, studiato con Chuco Valdez,
> Wynton Marsalis e Antonio Hart. Residente in Brasile da tre anni dove lavora
> con Carlinhos Brown e con altri musicisti brasiliani.

grazie per la segnalazione! non ne avevo mai sentito parlare.
ho cercato info in rete e promette MOLTO bene... adoro le "mescolanze",
e più si mescolano e più mi piacciono.

facchi.jazz

unread,
Feb 27, 2004, 9:56:54 AM2/27/04
to
Il 27 Feb 2004, 12:16, "cicci due" <ci...@yahoo.com>> ha scritto:
> A casa mia (o meglio, sul mio vocabolario) la "modestia" è la qualità
morale
> di chi non nutre o non ostenta presunzione. Mi sembra, quindi, che non si
> sia fatta alcuna confusione di termini.

Beh, a casa tua puoi fare quel che vuoi, come io a casa mia, credo.
Moltissime parole lette su un vocabolario (perché, perdiana, non ci leggi
anche lì sopra cosa significa la parola "jazz" così dopo sai già tutto e non
devi più domandare niente a nessuno, non ti pare?) perdono molto del loro
significato profondo se non tradotte in comportamenti ed esperienze nel
vissuto che sono sempre molto più articolate e schematiche di quanto si
possa trovare di scritto e definito in un vocabolario.
Forse la cosa può valere per chi vive nel mondo delle parole e nella propria
testa e pensa che la realtà oggettiva sia scritta sui libri, vocabolario
compreso. Non è un mio problema, al massimo ne posso avere altri.

Se la mia esperienza ha elaborato e colto una differenza tra "modestia" e
"umiltà" ve ne sarà una ragione personale che evedintemente non sta scritta
nei vocabolari e che nemmeno ha la pretesa di essere estesa a chiunque, ci
mancherebbe. Mi sono limitato a spiegare il mio punto di vista
sull'argomento. A meno che, come al solito si vogliano praticare sempre e
comunque criteri oggettivi e "definitivi" su materie in cui un tale
approccio è come minimo discutibile.
Sta di fatto che la modestia e/o l'umiltà sia che la leggi sul vocabolario o
che tenti di praticarla, mi pare nemmeno tu riesca a dimostrarla qui sopra.
Quindi sarebbe il caso prima di esprimere giudizi perentori quanto gratuiti,
ribadisco, sugli altri, cominciare a guardarsi un po' intorno.


> Mi fa invece rabbrividire questa affermazione:> questa musica che si
chiama
> jazz e che richiede, per chi ancora non l'avesse
> > capito, scusate l'immodestia e l'arroganza, molta capacità di ascolto,
> molto
> > approfondimento e molta sensibilità artistica.

Sono cavoli tuoi se ti fa rabbrividire. Ho scritto quel che penso, che
confermo, e non sono minimamente d'accordo con quanto hai scritto.
Mi pare che sopravvaluti la tua "istintualità" in modo non meno presuntuoso
ed immodesto di altri. Il problema è che vi sono un sacco di cose che per
essere comprese profondamente richiedono, studio, applicazione, disciplina,
approfondimento. Non è obbligatorio farlo, questo sì, ma non è una
giustificazione per convalidare l'idoneità di qualsiasi tipo di approccio.
Il fatto che tu non voglia, o non possa farlo, è comprensibile e
perfettamente lecito, ma non necessariamente è avvallabile e comunque non è
un problema che ci riguarda.
Ognuno fa quel che può e quel che vuole a casa sua... se ci si confronta con
altri, sente pareri diversi e valuta il da farsi. Sta a lui prenderli in
esame o meno. Fine.

saluti

R.F.

facchi.jazz

unread,
Feb 27, 2004, 10:05:41 AM2/27/04
to
Il 27 Feb 2004, 15:56, facch...@libero.it (facchi.jazz) ha scritto:
ed esperienze nel
> vissuto che sono sempre molto più articolate e schematiche di quanto si
> possa trovare di scritto e definito in un vocabolario.

ERRATA CORRIGE. Intendevo scrivere "NON schematiche"

Luca Conti

unread,
Feb 27, 2004, 10:54:07 AM2/27/04
to
On Fri, 27 Feb 2004 13:14:10 GMT, "Samuele" <kra...@people.it> wrote:

>anche io sono un grande ammiratore di jarrett. Condivido in pieno l'analisi
>di antonio sul disco Up for It. Jarrett suona sempre da fuoriclasse com'è e
>l'approcio agli standards è assolutamente rigoroso Tuttavia non posso non
>fare confronti con pianisti di pari fama come Hancock e Corea (che tra
>l'altro apprezzo al pari di jarrett). Mi chiedo perchè un pianista dotato
>come jarrett (a mio parere più degli altri due) non si sia mai cimentato in
>generi musical diversi.

Forse perché gli interessavano meno? Forse perché ha ritenuto più
utile approfondire certe aree stilistiche a inevitabile discapito di
altre? Forse perché è convinto che non sia possibile fare tutto allo
stesso livello?

>Mi spiego, hancock è passato attraverso il funk, il
>pop, la disco, l'hip hop (l'ultimo album future 2 future) e orchestrale con
>l'album studio gerswin World. Corea è passato attraverso fusion, latino
>americano, composizioni piano solo, orchertra (corea.concerto), e lavori
>insieme a bobby Mc. Ferrin.

L'eclettismo non è sempre un tratto positivo. Con tutto il rispetto,
il periodo disco di Hancock vale davvero poco, così come l'orripilante
disco dedicato a Gershwin. Allo stesso modo, anche Corea poteva forse
risparmiarsi parecchie scorribande in territori, diciamo così, *di
confine*; però ha ritenuto opportuno farle, e chi siamo noi per dirgli
che non avrebbe dovuto?

Noi (pubblico, critica, colleghi musicisti) possiamo solo valutare i
risultati - il che non è poco, a pensarci bene - ma non certo dire a
Jarrett che avrebbe dovuto, che so, mettersi a suonare "anche" come
Eddie Palmieri.

C'è chi ama cambiare ogni cinque minuti, e c'è chi vede la sua
esperienza artistica come scavo continuo attorno a una, o alcune idee
di base.

Giorgio Morandi, per citare un grande pittore, ha passato la vita a
dipingere quasi sempre gli stessi soggetti (nature morte, per lo più).
Dire che magari "avrebbe potuto" buttarsi sull'espressionismo
astratto o sulla pop art è un po' grottesco, e a nessuno che si occupa
d'arte salterebbe in mente una cosa del genere.

>È da riconoscere che una spinta innovativa come
>questi 2 pianisti è forse unica nella storia della musica, ma da un pianista
>come Jarrett che ha praticamente inventato i concerti piano solo
>improvvisati e che ha la tecnica per suonare le Goldberg variations ci si
>aspetta anche una sperimentazione in campi diversi.

Pure Glenn Gould aveva la tecnica adeguata per suonare le Variazioni
Goldberg, ma nessuno si è mai lamentato perché non è andato anche a
fare il tastierista dei Rolling Stones.

>Ok concludo dicendo che in ogni caso Jarrett è forse il pianista più dotato
>della storia della musica ed è un peccato che non utilizzi appieno le sue
>potenzialità...

Ma lasciarlo libero di farsi tre etti di affari suoi, no, eh? :-)

Ciao, Luca
LC

joscurtin

unread,
Feb 27, 2004, 10:54:06 AM2/27/04
to
Oscar Peterson

Joe from Massachusetts


"francesco" <sandro...@libero.it> wrote in message
news:nqln30tjd3772bb3f...@4ax.com...

joscurtin

unread,
Feb 27, 2004, 11:06:14 AM2/27/04
to
E anche Ahmad Jamal
"joscurtin" <josc...@cox.net> wrote in message
news:zNJ%b.11899$UU.8519@lakeread01...

baobab

unread,
Feb 27, 2004, 2:02:23 PM2/27/04
to
mi riferisco al post scriptum: mamma mia, quanta alterigia! il mio è,
credo, un atteggiamento 'umile': chiedo dei consigli, e va da sè che
nessuno è obbligato a fornirmeli. mi sembrava chiaro che nel mio
commento non c'era alcun riferimento ad personam (soprattutto perchè
non conosco i miei interlocutori), ma solo una considerazione di
principio. e se mi sono permesso di rivolgermi al newsgroup per
colmare le mie lacune è perchè ho avuto modo di riscontrare molta
disponibilità da parte di luca conti, facchi et alii.
la lesa maestà è un reato previsto in questo ng?
in ogni caso, grazie.

On Fri, 27 Feb 2004 08:19:33 GMT, facch...@libero.it (facchi.jazz)
wrote:

francesco

unread,
Feb 27, 2004, 5:28:35 PM2/27/04
to
SCUSATE SE MI INTROMETTO: EVIDENTEMENTE, C'E' CHI PREDICA BENE

("l fatto che non di rado le discussioni su questo ng passino dalle


legittime
richieste e giudizi musicali ai giudizi gratuiti sulle persone che
rispondono più spesso è un malvezzo molto fastidioso che, noto, si
ripropone
periodicamente qui sopra tutte le volte che qualcuno osa criticare
motivatamente i gusti altrui o fa osservare alcuni limiti di approccio
a

questa musica che si chiama jazz e che richiede, per chi ancora non
l'avesse
capito, scusate l'immodestia e l'arroganza, molta capacità di ascolto,
molto

approfondimento e molta sensibilità artistica.")

E RAZZOLA MALE

("Sono cavoli tuoi se ti fa rabbrividire. Ho scritto quel che penso,


che
>confermo, e non sono minimamente d'accordo con quanto hai scritto.
>Mi pare che sopravvaluti la tua "istintualità" in modo non meno presuntuoso
>ed immodesto di altri. Il problema è che vi sono un sacco di cose che per
>essere comprese profondamente richiedono, studio, applicazione, disciplina,
>approfondimento. Non è obbligatorio farlo, questo sì, ma non è una
>giustificazione per convalidare l'idoneità di qualsiasi tipo di approccio.
>Il fatto che tu non voglia, o non possa farlo, è comprensibile e
>perfettamente lecito, ma non necessariamente è avvallabile e comunque non è
>un problema che ci riguarda.
>Ognuno fa quel che può e quel che vuole a casa sua... se ci si confronta con
>altri, sente pareri diversi e valuta il da farsi. Sta a lui prenderli in

>esame o meno. Fine.)

LE ULTIME OSSERVAZIONI SONO DELLA STESSA PERSONA CHE, CITO
TESTUALMENTE, CRITICA IL "MALVEZZO MOLTO FASTIDIOSO" DI CHI ESPONE
"GIUDIZI GRATUITI SULLE PERSONE CHE RISPONDONO"........SIC !!

On Fri, 27 Feb 2004 14:56:54 GMT, facch...@libero.it (facchi.jazz)
wrote:

francesco

unread,
Feb 27, 2004, 5:37:19 PM2/27/04
to
Credo che tu abbia frainteso: Nessuno ha chiesto una classifica, nè di
cavalli, nè di sportivi, nè di musicisti.
semplicemente si è chiesto ed ottenuto con la cortesia di molti
un'indicazione su musicisti consigliati, per potere approfondire la
conoscenza degli stessi, come con pacatezza alcuni amici hanno tentato
di spiegare. Dai musicisti consigliati da altri si possono tenteare
degli approfondimenti, come è mia intenzione fare, magari cercando di
evitare il salasso definitivo al proprio portafogli.
Si tratta di un primo "filtro" da affinare con l'ascolto tra i
musicisti consigliati.
Saluti.

facchi.jazz

unread,
Feb 28, 2004, 6:15:35 AM2/28/04
to
Il 27 Feb 2004, 23:28, francesco <sandro...@libero.it> ha scritto:
> SCUSATE SE MI INTROMETTO: EVIDENTEMENTE, C'E' CHI PREDICA BENE
> E RAZZOLA MALE
>

> LE ULTIME OSSERVAZIONI SONO DELLA STESSA PERSONA CHE, CITO
> TESTUALMENTE, CRITICA IL "MALVEZZO MOLTO FASTIDIOSO" DI CHI ESPONE
> "GIUDIZI GRATUITI SULLE PERSONE CHE RISPONDONO"........SIC !!
>


Mi auguro per te che tu abbia compreso bene quel che ho scritto.

Se sei cosě certo del tuo GIUDIZIO sulla mia persona (e quindi le frasi che
gridi a gran voce qui sopra valgono anche per te) mi fa piacere per te che
sei cosě agile di cervello, ma, detto senza tanti giri di parole, del tuo
giudizio me ne sbatto allegramente. Pensa un po' quel che ti pare, non mi
tange.

carissimi saluti

Samuele

unread,
Feb 28, 2004, 9:07:54 AM2/28/04
to
Forse perché è convinto che non sia possibile fare tutto allo
> stesso livello?

se fosse convinto di questo allora sarebbe una cocente delusione per me.
secondo me l'artista deve costantemente misurarsi con il limite ed è quello
che fa la differenza tra un genio e un bravo pianista. se (tanto per
prenderne 2 a caso senza voler alimentare polemiche) il latin jazz non è
allo stesso livello del bop è semplicemente perchè non c'è stato ancora
nessuno in grado di innovare e inventare qualcosa di nuovo e geniale. se
tutti la pensassero come te allora forse il jazz sarebbe rimasto nella
penombra della musica classica.

> L'eclettismo non è sempre un tratto positivo. Con tutto il rispetto,
> il periodo disco di Hancock vale davvero poco, così come l'orripilante
> disco dedicato a Gershwin. Allo stesso modo, anche Corea poteva forse
> risparmiarsi parecchie scorribande in territori, diciamo così, *di
> confine*; però ha ritenuto opportuno farle, e chi siamo noi per dirgli
> che non avrebbe dovuto?

piccola parentesi, se giudichi orripilante il disco di Gerswin allora o non
l'hai ascoltato bene oppure hai sbagliato newsgroup...
tornando a noi: e allora? mica sempre la sperimentazione può partorire nelle
creazioni geniali! ciononostante semplicemente l'aver "aperto una strada"
rende onore a un artista che tuttavia mantiene intatta la stima dovuta a
lavori precedenti.


>
> Noi (pubblico, critica, colleghi musicisti) possiamo solo valutare i
> risultati - il che non è poco, a pensarci bene - ma non certo dire a
> Jarrett che avrebbe dovuto, che so, mettersi a suonare "anche" come
> Eddie Palmieri.

non ho mai detto che un artista deve suonare come un altro artista. io stò
semplicemente parlando di stile. se avessi parlato nel modo in cui tu hai
frainteso allora tutto ciò che ho detto prima non avrebbe senso

> C'è chi ama cambiare ogni cinque minuti, e c'è chi vede la sua
> esperienza artistica come scavo continuo attorno a una, o alcune idee
> di base.

...ma non è affatto vero che questo scavo debba essere focalizzato solo per
un singolo scopo. ciò che studio analizzando standards ritorna utile anche
per esplorare migliaia di altre strade.


>
> Giorgio Morandi, per citare un grande pittore, ha passato la vita a
> dipingere quasi sempre gli stessi soggetti (nature morte, per lo più).
> Dire che magari "avrebbe potuto" buttarsi sull'espressionismo
> astratto o sulla pop art è un po' grottesco, e a nessuno che si occupa
> d'arte salterebbe in mente una cosa del genere.

non ho mai apprezzato la staticità, specialmente se si parla di un artista.

> Pure Glenn Gould aveva la tecnica adeguata per suonare le Variazioni
> Goldberg, ma nessuno si è mai lamentato perché non è andato anche a
> fare il tastierista dei Rolling Stones.

no perchè il suo lavoro era di un altro tipo. come pianista classico il suo
compito era interpretare brani classici. non voglio approfondire la
questione cmq il lavoro che ha fatto è stato grandioso e ciò che ha fatto
nella sua (purtropopo breve) vita rimarrà nella storia.

concludo decendo che mi dispiace tu abbia frainteso in modo così grottesco
il mio post, spero si tratti di distrazione perchè in precedenza i tuoi post
sono sempre stati pertinenti e ben argomentati.

Samuele


Samuele

unread,
Feb 28, 2004, 9:17:41 AM2/28/04
to
hai ragione...me n'ero completamente dimenticato.....:))
(e sì che Bach è il mio studio quotidiano da un anno e mezzo...)

Samuele

P.S: bello il tuo blog....tornerò a visitarlo spesso...


mingamarco

unread,
Feb 28, 2004, 10:02:37 AM2/28/04
to
dopo l'immenso keith jarrett cito in via quaisi blasfema
Tiro Rantala pinaista finlandese leader del trio toykeat ammirato qualche
anno fa a Perugia priam a suonare e poi a bere assolutamente strabiliante
nonchéP in via ancora più blasfema
lyle mays e kenny kirkland
............aspetto la vostra valanga di critiche
cia'
Marco

francesco <sandro...@libero.it> wrote in message

Antonio

unread,
Feb 28, 2004, 10:14:25 AM2/28/04
to

"Samuele" <kra...@people.it> ha scritto nel messaggio
news:CoH%b.44023$IT2.1...@news4.tin.it...

> Insomma qualcuno gli potrebbe anche dire che rispetto all'epoca di miles
> davis l'elettronica si è evoluta e le tastiere non sono + quelle degli
anni
> '70 (in un'intervista lui era ancora convinto che le tastiere non
> possedessero i tasti sensibili all'intensità con cui vengono premuti....).

Non è esattamente così.
Quando Jarrett parlava di mancanza di espressività delle tastiere
elettroniche non si riferiva alla questione meramente tecnica della
sensibilità dei tasti all'intensità (quella che i tastieristi chiamano
"dinamica" "velocity" o ancora "after touch", conquiste tecnologiche degli
anni 80). Molto più profondamente di quanto fai tu Jarrett si riferiva alle
infinite possibilità timbriche degli strumenti acustici, non riproducibili
da alcuno strumento elettronico nè allora nè oggi.
Non c'è modernissimo campionatore che possa riprodurre la gamma di
interazioni armoniche che avvengono in un piano per ogni tipo di voicing
utilizzato e differenti da modello a modello, da stanza a stanza, da mese a
mese, da esecutore e esecutore.
Da immenso conoscitore del suo strumento ha capito che tutta la vita non
basta ad esplorarne le possibilità e ha scelto da subito di dedicarsi solo a
quello, con periodiche frequentazioni di organi barocchi, clavicembali,
strumenti a fiato e a percussione, tutti rigorosamente acustici.
Questo signore, dal quale "ci si aspetterebbero sperimentazioni in campi
diversi", come tu dici, ha suonato standards jazz, musica classica, ha
improvvisato al piano e all'organo, ha scritto musica per orchestra, ha
suonato musica estremamente innovativa e vitale con Gary Burton, piuttosto
che con Garbarek o col trio americano, registrato un album intitolato
"Spirits", in cui lo si ascolta in sovraincisione agli strumenti più
disparati, si è spinto fino ai limiti dell'improvvisazione libera di gruppo
col suo trio e noi dovremmo rimpiangere che non si sia mai messo a fare i
giochetti coi sintetizzatori dell'Hancock più biecamente commerciale o le
evoluzioni da circo alla "Beneath the mask" di Corea?
Questi ultimi sono straordinari artisti che in diverse fasi della loro
esistenza hanno sentito l'esigenza di alleggerirsi artisticamente ed
appesantirsi economicamente e non sarò certo io a criticare per questo
musicisti che sono stati in grado di scrivere pagine storiche della storia
della musica.
Ma mi pare altrettanto assurdo arrivare all'opposto di criticare un Jarrett
che, per quanto i risultati artistici possano essere stati a volte
inferiori, vuoi per le pretese titaniche delle proposte musicali, vuoi per
momentanei e comprensibili cali, ha mantenuto sempre un rigore artistico,
morale ed intellettuale raramente pareggiato da altri colleghi.
Tra i grandi del jazz figurano personalità alla Miles Davis (mettiamoci
anche Corea, Hancock ed altri) la cui ricerca artistica ha condotto su
strade che all'ascoltatore sembrano molto distanti: c'è chi apprezza questo,
come te, e c'è chi con svariate motivazioni non lo accetta, come i critici
della svolta elettrica di Miles (e forse si sbagliavano) e i critici dei
lavori di cui parlavo prima di Herbie e Chick (e forse avevano ragione).
Ma tra i grandissimi mi viene in mente anche Bill Evans, la cui arte non ha
mai lasciato la via maestra della melodia, della forma, l'esprimersi
attraverso le "canzoni", anche popolari, ma con una profondità e una
fecondità tali da non sentire affatto la mancanza, nell'arco della carriera,
di fantomatici periodi "free", o "funk", o "fusion".
In definitiva ritengo che "aspettarsi" qualcosa da un artista sia
l'approccio sbagliato.
Il percorso personale di ogni musicista sia insindacabile da parte di
critici e ascoltatori, i quali potranno discutere della musica che è stata
effettivamente prodotta e non certo di quella che si sarebbero aspettati
venisse prodotta.

Antonio


Luca Conti

unread,
Feb 28, 2004, 10:23:47 AM2/28/04
to
On Sat, 28 Feb 2004 14:07:54 GMT, "Samuele" <kra...@people.it> wrote:

>secondo me l'artista deve costantemente misurarsi con il limite ed è quello
>che fa la differenza tra un genio e un bravo pianista.

Qualunque artista ha il diritto di scegliere su cosa misurarsi, non
già di doverselo sentire imporre dal pubblico. Mi sembra che tu
identifichi "il limite" col saltare da uno stile all'altro. Ma non è
questo che fa grande un artista.

>se (tanto per prenderne 2 a caso senza voler alimentare polemiche) il latin jazz non è
>allo stesso livello del bop è semplicemente perchè non c'è stato ancora
>nessuno in grado di innovare e inventare qualcosa di nuovo e geniale.

Cosa vuol dire questo discorso? Eddie Palmieri (per continuare con
l'esempio del mio post precedente) è uno dei più importanti pianisti
nella storia della musica americana, al di là di ogni genere e
categoria. Se tu ti prendessi la briga di approfondire l'argomento
Palmieri, scopriresti in brevissimo tempo la sostanziale assurdità di
quanto vai dicendo. Non hai la minima idea, mi spiace dirlo, della sua
complessità ritmica e armonica, e della sua strabiliante abilità
tecnica.

>se tutti la pensassero come te allora forse il jazz sarebbe rimasto nella
>penombra della musica classica.

Vero, mi dimentico sempre che il jazz è musica inferiore, e che l'ha
inventato Bach in un momento di debolezza. Meno male che c'è chi l'ha
tratto fuori dalla penombra.

>piccola parentesi, se giudichi orripilante il disco di Gerswin allora o non
>l'hai ascoltato bene oppure hai sbagliato newsgroup...

Hai ragione, mi sono espresso male. Non è orripilante. E' solo uno dei
dischi più brutti, più inutili e più insulsi di sempre, senza capo né
coda, una stupidaggine indegna di un musicista come Hancock (sul cui
gusto estetico, peraltro, così come su quello di Corea, c'è stato a
volte parecchio da discutere).

Sul resto del tuo contorto discorso, scusami, ma mi è impossibile
seguirti. Tu ritieni che la strada più giusta sia quella di Hancock e
Corea, che si sono cimentati in tutto e di tutto hanno provato (anche
cadendo a capofitto)? Bene, idea più che legittima. Il punto è che non
puoi pretendere che anche gli altri pianisti facciano altrettanto, per
dimostrare la loro statura artistica. Jarrett ha fatto scelte diverse,
così come Paul Bley, e deve essergli riconosciuta la legittimità di
tali scelte (che, conoscendo il personaggio, sono sicuramente assai
meditate). Ciò che noi possiamo valutare, ripeto, sono i risultati.

E quando scrivi

>non ho mai apprezzato la staticità, specialmente se si parla di un artista.

dovresti renderti conto che questo è un problema tuo, non
dell'artista. Col tuo metro di giudizio Monk varrebbe meno di Keith
Emerson.

>no perchè il suo lavoro era di un altro tipo. come pianista classico il suo
>compito era interpretare brani classici.

Abbi pazienza, ma questa faccenda del *compito* di un artista mi
sfugge, che si tratti di Glenn Gould o Friedrich Gulda, per citare due
aspetti della stessa medaglia.

>concludo decendo che mi dispiace tu abbia frainteso in modo così grottesco
>il mio post, spero si tratti di distrazione perchè in precedenza i tuoi post
>sono sempre stati pertinenti e ben argomentati.

No, no, non ho frainteso proprio nulla. E' che mi sembra tu abbia
ancora le idee un po' troppo confuse, per avventurarti su un terreno
così scivoloso :-)

Ciao, Luca

Samuele

unread,
Feb 28, 2004, 11:04:42 AM2/28/04
to
> Non è esattamente così.
> Quando Jarrett parlava di mancanza di espressività delle tastiere
> elettroniche non si riferiva alla questione meramente tecnica della
> sensibilità dei tasti all'intensità (quella che i tastieristi chiamano
> "dinamica" "velocity" o ancora "after touch", conquiste tecnologiche degli
> anni 80). Molto più profondamente di quanto fai tu Jarrett si riferiva
alle
> infinite possibilità timbriche degli strumenti acustici, non riproducibili
> da alcuno strumento elettronico nè allora nè oggi.
> Non c'è modernissimo campionatore che possa riprodurre la gamma di
> interazioni armoniche che avvengono in un piano per ogni tipo di voicing
> utilizzato e differenti da modello a modello, da stanza a stanza, da mese
a
> mese, da esecutore e esecutore.
> Da immenso conoscitore del suo strumento ha capito che tutta la vita non
> basta ad esplorarne le possibilità e ha scelto da subito di dedicarsi solo
a
> quello, con periodiche frequentazioni di organi barocchi, clavicembali,
> strumenti a fiato e a percussione, tutti rigorosamente acustici.

quello che dici è assolutamente vero, ma oltre a questo mi sono stupito
perchè disse proprio quello che ho scritto io nel post precedente. oggi ho
cercato di recuperare l'intervista dalla cronologia ma non la trovo +. Cmq
eliminata la questione della modulazione d'intensità del suono di una
tastiera sono convinto che guarderebbe con occhio più favorevole il mondo
delle tastiere elettroniche. Inoltre, è vero che le tastiere sono
decisamente + limitate di uno Steinway gran coda, ma dalla loro hanno una
gamma di suoni che possono almeno offrire altre possibilità espressive e
aprire strade diverse per un artista...

> Questo signore, dal quale "ci si aspetterebbero sperimentazioni in campi
> diversi", come tu dici, ha suonato standards jazz, musica classica, ha
> improvvisato al piano e all'organo, ha scritto musica per orchestra, ha
> suonato musica estremamente innovativa e vitale con Gary Burton, piuttosto
> che con Garbarek o col trio americano, registrato un album intitolato
> "Spirits", in cui lo si ascolta in sovraincisione agli strumenti più
> disparati, si è spinto fino ai limiti dell'improvvisazione libera di
gruppo
> col suo trio e noi dovremmo rimpiangere che non si sia mai messo a fare i
> giochetti coi sintetizzatori dell'Hancock più biecamente commerciale o le
> evoluzioni da circo alla "Beneath the mask" di Corea?

lo so perfettamente, tant'evvero che tutti i cd da te menzionati li ho
ascoltati tutti. sono convinto che il livello di questo artista sia dovuto
anche a questi lavori, di scarso successo commerciale ma di gran valore
culturale. è però anche vero che questi lavori non hanno avuto più un
evoluzione nel corso degli anni, sono stati dimenticati sia perchè essi non
avevano più alcun legame con gli interessi stilistici dei compositori
moderni sia perchè jarrett non ci ha più lavorato sopra (secondo me in
questo caso una conseguenza ha implicato l'altra). suppongo che ciò sia
dovuto al fatto che il genere su cui ha suonato jarrett (per esempio le
improvvisazioni su organo barocco) erano già "vecchie in partenza".
ribadisco che con ciò non voglio togliere valore al lavoro nè alle
composizioni ad organo barocco nè al percorso culturale di
jarrett...semplicemente esse hanno fatto il loro tempo.

> Questi ultimi sono straordinari artisti che in diverse fasi della loro
> esistenza hanno sentito l'esigenza di alleggerirsi artisticamente ed
> appesantirsi economicamente e non sarò certo io a criticare per questo
> musicisti che sono stati in grado di scrivere pagine storiche della storia
> della musica.
> Ma mi pare altrettanto assurdo arrivare all'opposto di criticare un
Jarrett
> che, per quanto i risultati artistici possano essere stati a volte
> inferiori, vuoi per le pretese titaniche delle proposte musicali, vuoi per
> momentanei e comprensibili cali, ha mantenuto sempre un rigore artistico,
> morale ed intellettuale raramente pareggiato da altri colleghi.

mi dispiace che tu pensi questo di artisti di alto livello musicale. io
preferisco pensare che la loro sperimentazione non abbia dato sempre dato un
riscontro musicale di pari profondità. lo so che è difficile comparare Up
for It con Headhunters di hancock (personalmente ascolterei più volentieri
Up for It) ma è fondamentale apprezzare il lavoro compiuto da quest'ultimo
per dare vita al funk, certamente uno stile generalmente + commerciale ma
frutto di una ricerca e genialità che ha dello straordinario.

> Ma tra i grandissimi mi viene in mente anche Bill Evans, la cui arte non
ha
> mai lasciato la via maestra della melodia, della forma, l'esprimersi
> attraverso le "canzoni", anche popolari, ma con una profondità e una
> fecondità tali da non sentire affatto la mancanza, nell'arco della
carriera,
> di fantomatici periodi "free", o "funk", o "fusion".

le innovazioni armoniche apportate alla musica moderna da bill evans sono
tali che bastano quelle per farlo entrare nella storia. chi ti dice però che
se il povero bill non avesse deciso di morire cocainomane non si asarebbe
avvicinato all'elettronica?. potrei fare un discorso simile a quello che ho
fatto per jarrett anche su bill, ma è meglio lasciarlo riposare in pace,
dopotutto ha già dato tanto.

> In definitiva ritengo che "aspettarsi" qualcosa da un artista sia
> l'approccio sbagliato.

quando "aspettarsi" qualcosa è riferito a un piacere personale allora è un
approcio sbagliato, quando ci si aspetta qualcosa su un livello culturale (e
quindi più oggettivo) "aspettarsi qualcosa" lo trovo legittimo.

> Il percorso personale di ogni musicista sia insindacabile da parte di
> critici e ascoltatori, i quali potranno discutere della musica che è stata
> effettivamente prodotta e non certo di quella che si sarebbero aspettati
> venisse prodotta.

infatti non sminuisco per nulla la stima che ho di jarrett per non aver mai
utilizzato tastiere elettroniche (già ribadito + volte...).

Samuele


Samuele

unread,
Feb 28, 2004, 11:31:31 AM2/28/04
to
> Qualunque artista ha il diritto di scegliere su cosa misurarsi, non
> già di doverselo sentire imporre dal pubblico.

infatti io non impongo niente a nessuno, ma sono libero di giudicarlo

Mi sembra che tu
> identifichi "il limite" col saltare da uno stile all'altro. Ma non è
> questo che fa grande un artista.

assolutamente no, il limite sta nel migliorare ciò che è esistente o creare
qualcosa di completamente nuovo.

> Cosa vuol dire questo discorso? Eddie Palmieri (per continuare con
> l'esempio del mio post precedente) è uno dei più importanti pianisti
> nella storia della musica americana, al di là di ogni genere e
> categoria. Se tu ti prendessi la briga di approfondire l'argomento
> Palmieri, scopriresti in brevissimo tempo la sostanziale assurdità di
> quanto vai dicendo. Non hai la minima idea, mi spiace dirlo, della sua
> complessità ritmica e armonica, e della sua strabiliante abilità
> tecnica.

uffa, non lo vedi che la tua arroganza ti fa perdere il nucleo del discorso?
apparte il fatto che ho detto "ne prendo 2 A CASO" proprio per non
alimentare polemiche visto che non sono abbastanza preparato (ma mi pare che
tu legga solo quello che vuoi). non era un confronto ma semplicemente un
esempio per farti capire il mio post precedente....ripeto non ho intenzione
di paragonare il latin jazz al bop. spero tu la smetta di equivocare su
questo frangente.

> Vero, mi dimentico sempre che il jazz è musica inferiore, e che l'ha
> inventato Bach in un momento di debolezza. Meno male che c'è chi l'ha
> tratto fuori dalla penombra.

non capisco il senso di ciò che stai dicendo. se ne sei convinto allora sei
da ricoverare, se è ironico allora sei daccordo con me (seza
saperlo....altrimenti non lo diresti in modo ironico)


> Hai ragione, mi sono espresso male. Non è orripilante. E' solo uno dei
> dischi più brutti, più inutili e più insulsi di sempre, senza capo né
> coda, una stupidaggine indegna di un musicista come Hancock (sul cui
> gusto estetico, peraltro, così come su quello di Corea, c'è stato a
> volte parecchio da discutere).

mi dispiace vedere una persona così poco aperta al confronto come te e
arroccata a ideologie ottuse. so già in partenza che non riuscirò a
cambiarti idea perchè sei troppo arrgante...se ti può aiutare leggi questa
recensione:
http://www.allmusic.com/cg/amg.dll?p=amg&uid=UIDCASS80312271416052963&sql=Ao
xklu3qjan6k
(il cd prese 1 grammy award nel 98...)


>
> Sul resto del tuo contorto discorso, scusami, ma mi è impossibile
> seguirti. Tu ritieni che la strada più giusta sia quella di Hancock e
> Corea, che si sono cimentati in tutto e di tutto hanno provato (anche
> cadendo a capofitto)? Bene, idea più che legittima. Il punto è che non
> puoi pretendere che anche gli altri pianisti facciano altrettanto, per
> dimostrare la loro statura artistica. Jarrett ha fatto scelte diverse,
> così come Paul Bley, e deve essergli riconosciuta la legittimità di
> tali scelte (che, conoscendo il personaggio, sono sicuramente assai
> meditate). Ciò che noi possiamo valutare, ripeto, sono i risultati.

esatto la strada più giusta per me è quella di hancock e corea. ripeto, non
pretendo nulla da jarrett però il non avere stimolo a nuovi strumenti di
comunicazione (stili, strumenti musicali etc...) è un limite. senza
toglierie merito (riririririribadito un miliardo di volte) ai lavori che
continua a produrre

> dovresti renderti conto che questo è un problema tuo, non
> dell'artista. Col tuo metro di giudizio Monk varrebbe meno di Keith
> Emerson.

non è un limite mio ma tuo e della tua conoscenza musicale. se non fosse
esistito monk allora il bop quello che è adesso e forse jarrett non farebbe
la musica che fa ora....ora mi obietterai: ma anche jarrett a modo suo ha
innovato il bop....sì certo, ma sono anche 20 che lo suona, bene, ma è
sempre lo stesso approcio.

> Abbi pazienza, ma questa faccenda del *compito* di un artista mi
> sfugge, che si tratti di Glenn Gould o Friedrich Gulda, per citare due
> aspetti della stessa medaglia.

è semplice, il musicista classico interpreta quello moderno inventa e
compone. su questo non accetto obiezioni perchè io studio sia musica
classica che moderna con 2 insegnanti differenti e sono certo di quello che
dico


>
> No, no, non ho frainteso proprio nulla. E' che mi sembra tu abbia
> ancora le idee un po' troppo confuse, per avventurarti su un terreno
> così scivoloso :-)

assolutamente no, io non ho per niente le idee confuse e se rileggi tutti i
miei post non troverai alcuna contraddizione. il mio pensiero è questo e
sono assolutamente aperto a critiche e obiezioni per metterlo in gioco e
cambiarlo. finora tu però mi hai convinto solamente attaccato senza fornire
argomentazioni esaustive e coerenti.

samuele


sv

unread,
Feb 28, 2004, 11:43:52 AM2/28/04
to
caro Antonio,

tu sai quanto apprezzi le tue osservazioni e l'acutezza e profondità delle
stesse. Però su questa questione di Jarrett mi sembra che anche tu perda
spesso la bussola.

Tanto per provocarti ma anche per esternarti il mio personale pensiero, sia
chiaro del tutto personale soggettivo e opinabile, ti permetto alcune
considerazioni:

1. Jarrett non vale né Bud Powell né Bill Evans ma neanche Tyner. Ovviamente
tutti messi assieme non valgono Bud Powell.

2. per quanto sia apprezzabile Gary Burton Bobby Hutcherson e Milton
Jackson, ma anche Steve Nelson, sono molto meglio da un punto di vista
strettamente jazzistico;

3. le cose per organo di Jarrett non valgono quelle di Jimmy Smith o Larry
Young tanto per citarne solo due anche scontando la totale diversità del
contesto;

4. I quartetti americani di Jarrett personalmente li trovo molto
sopravvalutati e non li considero certamente al livello dell'analoga
produzione Blue Note (i quartetti di Henderson, Shorter, Gordon, etc..)

5. Sulle cose classiche di Jarrett non mi pronuncio perchè non conosco la
materia a sufficienza.

In definitva Jarrett è solo un grande pianista con un suono molto
riconoscibile, un peculiare senso melodico le cui cose migliori sono quelle
di alcuni piano solo e del trio dove quando swinga lo fa in genere ad alto
livello. Però Kenny Barron nel CD Green Chimney (Criss Cross) swinga più
duro ancora e con un pronuncia più decisamente in.... Ovviamente scherzo ma
non tanto.

Suggerimento: ascolta più Blue Note e più musicisti neri (ebbene si sono
razzista!).


Molto cordialmente e con immutata stima,

Sergio

Luca Conti

unread,
Feb 28, 2004, 1:15:49 PM2/28/04
to
On Sat, 28 Feb 2004 16:31:31 GMT, "Samuele" <kra...@people.it> wrote:

>mi dispiace vedere una persona così poco aperta al confronto come te e
>arroccata a ideologie ottuse. so già in partenza che non riuscirò a
>cambiarti idea perchè sei troppo arrgante...

super mega ROTFL :-))

Ma quanti anni hai? Quindici?

>se ti può aiutare leggi questa
>recensione:
>http://www.allmusic.com/cg/amg.dll?p=amg&uid=UIDCASS80312271416052963&sql=Aoxklu3qjan6k
>(il cd prese 1 grammy award nel 98...)

Recensione? questo al massimo è un comunicato stampa della casa
discografica...

Ciao, Luca
LC

Luca Conti

unread,
Feb 28, 2004, 2:13:13 PM2/28/04
to
On Sat, 28 Feb 2004 16:43:52 GMT, redre...@iol.it (sv) wrote:

Sergio,

a dar retta alle tue considerazioni avremmo tutti quanti già cambiato
mestiere da un pezzo.

Qual è il senso di produrre nuovi dischi quando c'è già stata la Blue
Note? A che serve suonare il pianoforte quando c'è già stato Bud
Powell? E cimentarsi al vibrafono quando c'è già stato Milt Jackson?
Perché suonare l'organo quando c'è già stato Johann Sebastian Bach
(che, dicono, fosse più bravo di Jimmy Smith pur, come dici tu,
"scontando la totale diversità del contesto")?

E perché una rivista di jazz dovrebbe sprecare tempo a scrivere, che
so, di Andrea Pozza (per citare un bravo pianista che hai giustamente
rammentato tu qualche giorno fa) quando c'è già stato Wynton Kelly
(che senza dubbio è più importante di Pozza)?

Seguendo la tua logica si può concludere che Bud Powell non vale Art
Tatum, che a sua volta non vale Earl Hines e così via.

Paragonare il quartetto americano di Jarrett con la produzione Blue
Note di Henderson, Shorter e Gordon è un falso storico clamoroso (già
non sta in piedi mettere a confronto Henderson e Gordon, pensa un po'
infilarci nel mezzo Jarrett, che si muoveva su terreni ben diversi)

Allo stesso modo, dire che Steve Nelson è molto meglio di Gary Burton
è una cosa fuori dal mondo, che sono sicuro metterebbe in grave
imbarazzo lo stesso Nelson. Burton, piaccia o no, è un caposcuola che,
parallelamente a Hutcherson (e ognuno per la sua strada), ha inventato
un nuovo modo di suonare il vibrafono, ha creato un proprio linguaggio
armonico, ha introdotto nuove tecniche sullo strumento, ha influenzato
decine e decine di musicisti (non solo vibrafonisti; e già questo
dovrebbe rendere l'idea della sua importanza).

Il buon Nelson (bravo, bravissimo, già lo sai come la penso, perché ne
abbiamo parlato altre volte) è uno dei più significativi vibrafonisti
attuali, ma la sua rilevanza storica - paragonata a quella di Burton e
Hutcherson, ma anche di Walt Dickerson - è pressoché nulla.

Milt Jackson che c'entra? Jackson è il creatore del vibrafono moderno,
è uno degli inventori del bop, è un musicista di grandezza comparabile
a quella di Parker e Gillespie. Pensa se nel 1945 avessero detto a
Jackson "ma tu cosa suoni a fare? c'è già Lionel Hampton, c'è già Red
Norvo"...

Cosa vuol dire "Jarrett non vale Tyner"? Fanno musica completamente
diversa in contesti del tutto differenti, ed entrambi hanno ottenuto
risultati estetici di altissima rilevanza. Entrambi sono stati
fondamentali nell'evoluzione del pianismo jazz contemporaneo, e ciò è
indiscutibile. Nessun pianista di jazz, oggi, (nemmeno Kenny Barron)
può prescindere dalla lezione di Tyner e di Jarrett (e di Hancock, e
di Corea, e di Cecil Taylor e di Bill Evans e di Paul Bley).

Sei TU che dovresti ascoltare meno Blue Note, lasciatelo dire :-)

Ciao, Luca

AGH

unread,
Feb 28, 2004, 2:57:26 PM2/28/04
to
In data Sat, 28 Feb 2004 20:13:13 +0100, Luca Conti ha scritto:

>Nessun pianista di jazz, oggi, (nemmeno Kenny Barron)

> puň prescindere dalla lezione di Tyner e di Jarrett (e di Hancock, e


> di Corea, e di Cecil Taylor e di Bill Evans e di Paul Bley).

uscendo un pelo dal contesto dei paragoni, che pensi di Geoff Keezer?
A me piace molto...

Silvana la Flaca

unread,
Feb 28, 2004, 3:04:51 PM2/28/04
to
Il 28 Feb 2004, 15:07, "Samuele" <kra...@people.it> ha scritto:

se (tanto per
> prenderne 2 a caso senza voler alimentare polemiche) il latin jazz non è
> allo stesso livello del bop è semplicemente perchè non c'è stato ancora
> nessuno in grado di innovare e inventare qualcosa di nuovo e geniale.

SddDDENG! (sono svenuta)
e chissà allora perché Gillespie apprezzava tanto Chano Pozo?
e chissà chi erano e che cosa hanno fatto Mario Bauzà e Machito?
e chi è Israel "Cachao" Lopez e che cosa ha inventato?
(senza voler alimentare polemiche: solo un invito ad allargare la visuale su
alcuni artisti latini geniali e assolutamente innovativi)

--
ciao, Silvana la Flaca

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/

AGH

unread,
Feb 28, 2004, 3:05:30 PM2/28/04
to
In data Fri, 27 Feb 2004 10:54:06 -0500, joscurtin ha scritto:

> Oscar Peterson

a proposito, ho ascoltato per caso il pezzo "From This Momemt On" e, se non
ho capito male, il cantante è lo stesso Oscar Peterson! E non canta affatto
male, ricorda un po' Nat king Cole e mi pare molto godibile...

In quali album Peterson si esibisce come cantante?

PS: chi ha notizie recenti sullo suo stato di salute dopo l'ictus che gli
aveva provocato una paresi in meta' del corpo? :((((

AGH

unread,
Feb 28, 2004, 3:07:17 PM2/28/04
to
In data Sat, 28 Feb 2004 20:04:51 GMT, Silvana la Flaca ha scritto:


> SddDDENG! (sono svenuta)
> e chissà allora perché Gillespie apprezzava tanto Chano Pozo?
> e chissà chi erano e che cosa hanno fatto Mario Bauzà e Machito?
> e chi è Israel "Cachao" Lopez e che cosa ha inventato?
> (senza voler alimentare polemiche: solo un invito ad allargare la visuale su
> alcuni artisti latini geniali e assolutamente innovativi)

quali ad esempio?
A me piace moltissimo anche la salsa... (spero non sia troppo ot)

Johnny Guitar

unread,
Feb 28, 2004, 3:32:57 PM2/28/04
to
On Sat, 28 Feb 2004 16:31:31 GMT, "Samuele" <kra...@people.it> wrote:

>non è un limite mio ma tuo e della tua conoscenza musicale. se non fosse
>esistito monk allora il bop quello che è adesso e forse jarrett non farebbe
>la musica che fa ora....

Poi spiegherai cosa tentavi di dire...
Generalmente, in questo ng le opinioni su jarrett divergono in modo
piuttosto netto: c'è chi lo detesta e chi lo idolatra. Chi lo
considera un virtuoso piuttosto superficiale e molto abile nel
promuovere sé stesso, chi un autentico genio in contatto diretto col
Padreterno. Nessuno, credo, ha però mai negato la grande varietà delle
direzioni che, nel corso di quarant'anni di attività, Jarrett ha dato
alla sua musica. Se tu avessi ascoltato almeno un disco del periodo
iniziale, uno del quartetto americano, uno del quartetto europeo, un
paio di dischi di piano solo, un paio di dischi di standard del trio
attuale, il curioso "book of ways" e le variazioni goldberg, non ti
saresti permesso di scrivere una stronzata del genere. A meno che tu
non sia un troll, ovviamente.

>è semplice, il musicista classico interpreta quello moderno inventa e
>compone. su questo non accetto obiezioni perchè io studio sia musica
>classica che moderna con 2 insegnanti differenti e sono certo di quello che
>dico

tanto di cappella.

JG

--
You think I'm dead, but I sail away
On a wave of mutilation

The Squash Delivery Boy

unread,
Feb 28, 2004, 6:25:48 PM2/28/04
to

AGH wrote:

> a proposito, ho ascoltato per caso il pezzo "From This Momemt On" e, se non
> ho capito male, il cantante è lo stesso Oscar Peterson! E non canta affatto
> male, ricorda un po' Nat king Cole e mi pare molto godibile...

Direi che lo ricorda in modo imbarazzante! :-)

Tant'e' che il disco in cui lo puoi ascoltare come cantante s'intitola "With
Respect To Nat", Verve 1966.

E' vero che da un omone come Oscar ci si aspetterebbe una voce diversa...

sq

Antonio

unread,
Feb 28, 2004, 9:37:12 PM2/28/04
to

"sv" <redre...@iol.it> ha scritto nel messaggio
news:81Z208Z36Z80Y1...@usenet.libero.it...
> caro Antonio,

Caro Sergio, ok, accetto la provocazione e ti rispondo punto per punto.

> tu sai quanto apprezzi le tue osservazioni e l'acutezza e profondità delle
> stesse. Però su questa questione di Jarrett mi sembra che anche tu perda
> spesso la bussola.

Semplicemente ho un'opinione precisa: ritengo che Jarrett sia nella
ristretta cerchia di eletti nell'ambito della quale non hanno più senso le
classifiche di valore. A mio parere, ad esempio, si può affermare, diciamo
con un certo livello di sicurezza che Horace Silver sia un artista superiore
a Brad Mehldau o a Danilo Rea, ma tra personaggi come Peterson, Tatum,
Powell, Evans, Jarrett, Hancock, Monk, non ha più senso affermare che uno
non valga l'altro.
Certo, possiamo discutere di stili, di importanza per l'evoluzione del
linguaggio, parlare del fatto che l'influenza di Powell o Evans abbia ben
altra portata storica rispetto a quella di Jarrett, ma dal punto di vista
del magistero strumentale sono tutti immensi musicisti.
Se proprio volessi farmi coinvolgere (cosi' per divertirci, non prendetemi
sul serio per favore) in uno dei tuoi tipici confronti impossibili tipo "era
meglio Maradona o Pelè", potrei dirti, provocandoti a mia volta, che
probabilmente il controllo timbrico complessivo dello strumento raggiunto da
Jarrett non fu mai avvicinato da Powell, che dalla sua aveva piuttosto la
forza rivoluzionaria di un linguaggio nuovo, un genio compositivo, forse mai
pienamente sottolineato dalla critica, da sempre più interessata ad amenità
tipo "Powell era la traduzione di Charlie Parker al pianoforte".
Così come impareggiabili a loro modo sono la maestria di Peterson o Tatum,
la poetica di Evans, le innovazioni armoniche di Hancock e così via.

> 2. per quanto sia apprezzabile Gary Burton Bobby Hutcherson e Milton
> Jackson, ma anche Steve Nelson, sono molto meglio da un punto di vista
> strettamente jazzistico;

Avevo citato Burton solo in un elenco di collaborazioni molto variegate di
Jarrett.
In particolare il disco a nome di Jarrett e Burton, con, tra gli altri,
Swallow al basso elettrico, porta con sè (a mio parere) il seme di tanta
musica successiva, e mi viene in mente Metheny, ad esempio. Insomma, al di
là del fatto che parliamo di musica che non ti piace (e che tra l'altro non
è neanche in cima alla mia classifica di gradimento), va sottolineata la
portata innovativa e vitale di questi artisti più che una fantomatica
inferiorità, e torno a chiedermi da quale punto di vista poi, rispetto agli
illustri predecessori.
Poi un'altra cosa che mi pare importante: cosa significa "strettamente
jazzistico"? Quando Bill Evans suona per un quarto d'ora "People", ripetendo
solo il tema in varie tonalità, è "strettamente jazzistico" secondo te?
E comunque mi pare che Gary Burton sia molto molto apprezzabile anche da un
punto di vista strettamente jazzistico, qualunque cosa significhi....:)

> 3. le cose per organo di Jarrett non valgono quelle di Jimmy Smith o Larry
> Young tanto per citarne solo due anche scontando la totale diversità del
> contesto;

Sai che forse qui mi verrebbe da darti ragione?.... ma comunque Jarrett ha
suonato organi barocchi in antiche cattedrali europee, direi che la "totale
diversità del contesto" vanifica qualunque serio tentativo di comparazione.

> 4. I quartetti americani di Jarrett personalmente li trovo molto
> sopravvalutati e non li considero certamente al livello dell'analoga
> produzione Blue Note (i quartetti di Henderson, Shorter, Gordon, etc..)

Anche in questo caso ti dirò che la produzione del quartetto americano non è
tra le cose che preferisco di Jarrett. Mi piacciono invece i dischi del
quartetto europeo, ma si trattava di tutto un altro mondo, musicale,
culturale, emotivo, rispetto alla produzione Blue Note. Se volessi sentire
swingare "alla blue note" non metterei nel lettore "Personal mountains", ma
ci sono anche momenti in cui voglio ascoltare altre cose, tipo un preludio
del clavicembalo ben temperato o una ballad senza swing, ma tanto bella,
suonata da Garbarek....:)

> 5. Sulle cose classiche di Jarrett non mi pronuncio perchè non conosco la
> materia a sufficienza.

Limitiamoci a dire che è stato in grado di affrontare con coerenza pagine
del repertorio classico, ponendosi con umiltà al servizio di quella musica,
studiando anche strumenti diversi tipo il clavicembalo, ma rimanendo
perfettamente in grado di suonare un blues al piano ai massimi livelli. Mi
pare una questione che, se niente aggiunge al curriculum di jazzista, fa
lievitare la statura dell'"artista".

> In definitva Jarrett è solo un grande pianista con un suono molto
> riconoscibile, un peculiare senso melodico le cui cose migliori sono
quelle
> di alcuni piano solo e del trio dove quando swinga lo fa in genere ad alto
> livello. Però Kenny Barron nel CD Green Chimney (Criss Cross) swinga più
> duro ancora e con un pronuncia più decisamente in.... Ovviamente scherzo
ma
> non tanto.

Sono d'accordo sul fatto che le cose migliori di Jarrett siano quelle che
indichi.
Adoro Barron (lo sai), dico sempre che se si vuole imparare a suonare jazz
al piano bisogna imitare Barron o Garland o Kelly e non Jarrett. Ma Barron
non ha l'incredibile inventiva, il flusso inarrestabile di idee, armonie,
ritmi, melodie di Jarrett.
Parafrasandoti dirò che Barron è "solo" (rabbrividisco...:) ) un grande
pianista. Quelli che ho elencato prima sono geni.
Ovviamente scherzo, ma non tanto. :)

> Suggerimento: ascolta più Blue Note e più musicisti neri (ebbene si sono
> razzista!).

Lo faccio e lo farò.
E comunque Pelè non vale Maradona... ecco, l'ho detto...:)


> Molto cordialmente e con immutata stima,
> Sergio

Cordialità e stima ricambiate.
cià
Antonio


Antonio

unread,
Feb 28, 2004, 9:46:16 PM2/28/04
to

"Samuele" <kra...@people.it> ha scritto nel messaggio
news:Dn30c.35419$gk.14...@news3.tin.it...

[CUT]

Devo farti assolutamente una domanda, la curiosità mi uccide...:)
Quanti anni hai? Una ventina, vero?
cià
Antonio


Zac

unread,
Feb 29, 2004, 2:15:27 AM2/29/04
to
Antonio wrote:

> Quanti anni hai? Una ventina, vero?

A ventanni si e' stupidi davvero... ;-)

--
Zac

Samuele

unread,
Feb 29, 2004, 4:23:09 AM2/29/04
to

"Johnny Guitar" <tze...@despammed.com> ha scritto nel messaggio
news:jpt140h96s0l8e5es...@4ax.com...

> On Sat, 28 Feb 2004 16:31:31 GMT, "Samuele" <kra...@people.it> wrote:
>
> >non è un limite mio ma tuo e della tua conoscenza musicale. se non fosse
> >esistito monk allora il bop quello che è adesso e forse jarrett non
farebbe
> >la musica che fa ora....
>
> Poi spiegherai cosa tentavi di dire...

"tentavo di dire" che monk a differenza di quanto forse presuppone Luca
Conti è stato un gran innovatore nel campo bop e le sue innovazioni hanno
aperto le strade che percorrono i jazzisti moderni...come anche jarrett

> Se tu avessi ascoltato almeno un disco del periodo
> iniziale, uno del quartetto americano, uno del quartetto europeo, un
> paio di dischi di piano solo, un paio di dischi di standard del trio
> attuale, il curioso "book of ways" e le variazioni goldberg, non ti
> saresti permesso di scrivere una stronzata del genere. A meno che tu
> non sia un troll, ovviamente.

ovviamente i dischi citati da te li ho ascoltati TUTTI ed è proprio
guardando da una visione globale le strade prese da jarre che mi rendo conto
che ogniqualvolta si sia avventurato in un terreno poco calpestato o si sia
lanciato in generi diversi abbia creato prodotti fine a se stessi. intendo
dire che nonostante il prodotto possa essere ben fatto (book of ways e
l'album su Gurd) è rimasto fine a se stesso nn portando alcun miglioramento
alle correnti musicali moderne.

Samuele

unread,
Feb 29, 2004, 4:24:45 AM2/29/04
to
19, ma abbastanza per poter avere un opinione precisa su un artista del
quale studio e analizzo i pezzi settimanalmente.

samuele


Samuele

unread,
Feb 29, 2004, 4:27:02 AM2/29/04
to
> SddDDENG! (sono svenuta)
> e chissà allora perché Gillespie apprezzava tanto Chano Pozo?
> e chissà chi erano e che cosa hanno fatto Mario Bauzà e Machito?
> e chi è Israel "Cachao" Lopez e che cosa ha inventato?
> (senza voler alimentare polemiche: solo un invito ad allargare la visuale
su
> alcuni artisti latini geniali e assolutamente innovativi)

eccone un'altra che non legge attentamente...ho detto "ne prendo 2 A CASO"


proprio per non
alimentare polemiche visto che non sono abbastanza preparato (ma mi pare che
tu legga solo quello che vuoi). non era un confronto ma semplicemente un

esempio per far capire a Luca il mio post precedente....ripeto non ho
intenzione
di paragonare il latin jazz al bop. spero di aver chiarito questa questione
una volta per tutte

samuele


sv

unread,
Feb 29, 2004, 4:48:25 AM2/29/04
to
caro Antonio,

messa in questi termini siamo forse più d'acordo di quanto le parole scritte
lascino trasparire.
Confermo le mie provocazioni e gli eccessi e le evidenti forzature in esse
contenute. Anch'io apprezzo il quartetto europeo molto più di quello
americano.

Penso però che molti ascoltatori dovrebbero anche sforzarsi di ascolatre,
capire e comparare che so Inner Urge di Joe Henderson, SticK Up di Bobby
Hutcherson, Speak No Evil di Shorter, The Real McCoy, Our Man in Paris di
Dexter Gordon, Let Freedom Ring di McLean e confrontarli con Belonging del
quartetto europeo di Jarrett, che apprezzo molto, e fare i debiti confronti.

Per quello che mi riguarda pur apprezzando moolto Belonging penso che gli
altri dischi citati siano delle "Pietre Miliari".

Credo che nessun disco di Jarrett possa aspirare a questo status, imho. In
ogni caso ognuno è libero di pensarla diversamente, ovviamente.

sv

Antonio

unread,
Feb 29, 2004, 5:27:48 AM2/29/04
to

"Samuele" <kra...@people.it> ha scritto nel messaggio
news:xdi0c.37755$gk.15...@news3.tin.it...

> 19, ma abbastanza per poter avere un opinione precisa su un artista del
> quale studio e analizzo i pezzi settimanalmente.
>
> samuele

Non volevo essere polemico, ma come vedi avevo perfettamente indovinato.
Fidati per una volta sulla parola: hai le idee ancora un pò confuse ed è
perfettamente "fisiologico". Da oggi fino ai 30 e poi 40 anni ti renderai
conto di mille cose che ora ti sfuggono, maturerai opinioni più consapevoli
e soprattutto ascolterai tanta musica che oggi non hai ancora sentito non
avendone avuto il tempo.
E siccome mi pare tu abbia la personalità giusta per capire (spero anche la
giusta umiltà), allora, speriamo, riparleremo di Jarrett e di Evans e di
come questi due birbaccioni non abbiano mai fatto assoli sul minimoog su un
sottofondo UNZ UNZ UNZ UNZ....:)
cià
Antonio


Zac

unread,
Feb 29, 2004, 5:33:08 AM2/29/04
to
Samuele wrote:

> 19, ma abbastanza per poter avere un opinione precisa su un artista del
> quale studio e analizzo i pezzi settimanalmente.

Tra qualche anno capirai che studiare qualcosa non significa
necessariamente capirlo, :) e piu' in generale il fatto di studiare
approfonditamente una particolare cosa, ed essere magari preparatissimo
su quella cosa specifica, non ti abilita a "capire" tutti i misteri
dell'universo. In particolare tu puoi conoscere anche alla perfezione la
struttura di tutti i brani di Jarret ma questo ti da' solo una
conoscenza "tecnica" la quale e' necessaria ma "non " sufficiente per
comprendere l'artista. In verita' tu mostri di non comprendere nemmeno
cos'e' l'arte riducendola ad una specie decathlon olimpionico dove piu'
sport si fanno e piu' si e' "artisti".

A me sinceramente sembra una stronzata colossale. Ma ammetto di aver
letto distrattamente, da dopo la storia delle tastiere mi sono un po'
calati coglioni. :)

Scusa eh...

--
Zac

Zac

unread,
Feb 29, 2004, 5:36:37 AM2/29/04
to
Antonio wrote:

> E siccome mi pare tu abbia la personalità giusta per capire (spero anche la
> giusta umiltà),

In verita' quella che gli manca e' la seconda. Ma come giustamente dici
tu, capira'... :)
--
Zac

Antonio

unread,
Feb 29, 2004, 5:52:28 AM2/29/04
to

"sv" <redre...@iol.it> ha scritto nel messaggio
news:81Z208Z36Z80Y1...@usenet.libero.it...

> Credo che nessun disco di Jarrett possa aspirare a questo status, imho. In


> ogni caso ognuno è libero di pensarla diversamente, ovviamente.
>

Io direi invece che anche alcuni dischi di Jarrett possono meritare la
definizione di pietra miliare della storia del jazz e dintorni.
I suoi dischi in trio sono tra le massime espressioni moderne, diciamo del
"dopo Evans", nell'approccio agli standards; sceglierne i migliori due nella
mastodontica produzione significa a mio parere toccare un paio di pietre
miliari per la conoscenza della storia del jazz per piccole formazioni. I
miei preferiti "Tribute", "Standards live"
Stesso discorso andrebbe fatto per i concerti di piano solo che, a loro
modo, hanno introdotto una pratica nuova: affrontare un'ora e mezzo di
concerto improvvisato senza temi o scalette prestabilite, con tutti i rischi
(e le cadute momentanee) del caso.
Quindi riconosciamo anche a Jarrett la paternità di un paio di pietre
milirai nella storia del jazz... e su... e dai... e che ti costa? :))))
Un saluto
Antonio


Alessandro Antonucci

unread,
Mar 1, 2004, 9:19:23 AM3/1/04
to
On Sat, 28 Feb 2004 16:31:31 GMT, "Samuele" <kra...@people.it> wrote:

>esatto la strada piů giusta per me č quella di hancock e corea. ripeto, non
>pretendo nulla da jarrett perň il non avere stimolo a nuovi strumenti di
>comunicazione (stili, strumenti musicali etc...) č un limite. senza


>toglierie merito (riririririribadito un miliardo di volte) ai lavori che
>continua a produrre

Chiunque abbia il desiderio di esprimere se stesso facendo
musica si scontra con dei limiti espressivi.

Credo che caratteristica comune a tutti i musicisti di jazz
sia la consapevolezza di come tali limiti vadano ricercati
dentro a se' stessi (e magari faticosamente superati) assai
piu' che dentro ai propri strumenti o agli "stili".

Un saluto.

Alessandro

facchi.jazz

unread,
Mar 1, 2004, 9:31:56 AM3/1/04
to
Il 29 Feb 2004, 11:33, Zac <z...@despammed.com> ha scritto:

> Tra qualche anno capirai che studiare qualcosa non significa
> necessariamente capirlo, :) e piu' in generale il fatto di studiare
> approfonditamente una particolare cosa, ed essere magari preparatissimo
> su quella cosa specifica, non ti abilita a "capire" tutti i misteri
> dell'universo. In particolare tu puoi conoscere anche alla perfezione la
> struttura di tutti i brani di Jarret ma questo ti da' solo una
> conoscenza "tecnica" la quale e' necessaria ma "non " sufficiente per
> comprendere l'artista. In verita' tu mostri di non comprendere nemmeno
> cos'e' l'arte riducendola ad una specie decathlon olimpionico dove piu'
> sport si fanno e piu' si e' "artisti".
>

Bravo Zac!

La conoscenza è solo il primo passo verso la comprensione, ma non sono la
stessa cosa, specie in materie come l'arte o la spiritualità.

Adesso aspetto che qualcuno mi dica che sul vocabolario non ha trovato
alcuna differenza tra i due termini... :-))

Ciao

R.F.

facchi.jazz

unread,
Mar 1, 2004, 9:55:29 AM3/1/04
to
Il 29 Feb 2004, 10:48, redre...@iol.it (sv) ha scritto:

> Confermo le mie provocazioni e gli eccessi e le evidenti forzature in esse
> contenute.

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico...:-))

Anch'io apprezzo il quartetto europeo molto più di quello
> americano.

Io invece pur apprezzando entrambi prediligo il quartetto americano, per me
più ricco di idee. Dischi come The survivor's suite non hanno nulla da
invidiare a quelli del quartetto europeo.


>
> Penso però che molti ascoltatori dovrebbero anche sforzarsi di ascolatre,
> capire e comparare che so Inner Urge di Joe Henderson, SticK Up di Bobby
> Hutcherson, Speak No Evil di Shorter, The Real McCoy, Our Man in Paris di
> Dexter Gordon, Let Freedom Ring di McLean e confrontarli con Belonging del
> quartetto europeo di Jarrett, che apprezzo molto, e fare i debiti
confronti.

Confrontarli????????????????????????
ah,ah ma che c'entrano?


>
>
> Credo che nessun disco di Jarrett possa aspirare a questo status, imho. In
> ogni caso ognuno è libero di pensarla diversamente, ovviamente.

E ci mancherebbe...

R.F.

P.S. A proposito, ammesso che tu ne abbia in discoteca, quanti decenni è che
non ascolti un disco di Jarrett? :-)

facchi.jazz

unread,
Mar 1, 2004, 11:31:04 AM3/1/04
to
Il 29 Feb 2004, 11:52, "Antonio" <antoiamto...@tin.it> ha scritto:

> Quindi riconosciamo anche a Jarrett la paternità di un paio di pietre
> milirai nella storia del jazz... e su... e dai... e che ti costa? :))))

Non ti sbattere tanto Antonio a voler convincere chi non ci vuol sentire e
comunque il genio di Jarrett non ha bisogno né dei ns riconoscimenti né di
quelli di Sergio. E' lì da ascoltare per chiunque lo voglia fare senza fette
di salame sule orecchie. :-)

Jarrett se ne frega anche perché è consapevole di essere uno dei
protagonisti assoluti della musica degli ultimi cinquant'anni e la sua arte
va anche oltre il ristretto campo jazzistico, un campo che dando retta a
taluni si è ormai ristretto ad una manciata di dischi tanto da farlo
diventare una aiuoletta di qualche striminzito parco milanese.
Fortunatamente sappiamo che la realtà è ben diversa e il jazz è ancora una
musica viva che evolve e progredisce e non si è fermata ad Eboli...

lascia perdere.

R.F.

sv

unread,
Mar 2, 2004, 2:25:18 AM3/2/04
to
<<<<<il jazz č ancora una musica viva che evolve e progredisce e non si č
fermata ad Eboli...><>>>>

Forse, piů correttamente, č arrivato anche a Eboli !!!!! :-)

sv

facchi.jazz

unread,
Mar 2, 2004, 4:03:13 AM3/2/04
to
Il 02 Mar 2004, 08:25, redre...@iol.it (sv) ha scritto:

> Forse, più correttamente, è arrivato anche a Eboli !!!!! :-)
>
> sv
>
Vero, e questo è un suo lato affascinante ed indicativo.
Allora perché confinarlo e limitarlo continuamente nell'ambito dei ns gusti?

ciao

R.F.

P.S. In questo periodo sto comprando a sporte dischi di Mc Lean, Hutcherson,
Dorham e Grant Green così tu e Tony non mi "rompete" più le scatole ;-))

Gianni Morelenbaum Gualberto

unread,
Mar 2, 2004, 4:45:26 AM3/2/04
to
Il 01 Mar 2004, 15:55, facch...@libero.it (facchi.jazz) ha scritto:
> Il 29 Feb 2004, 10:48, redre...@iol.it (sv) ha scritto:
>
> > Confermo le mie provocazioni e gli eccessi e le evidenti forzature in
esse
> > contenute.
>
> Sbagliare è umano, perseverare è diabolico...:-))
>
> Anch'io apprezzo il quartetto europeo molto più di quello
> > americano.
>
> Io invece pur apprezzando entrambi prediligo il quartetto americano, per
me
> più ricco di idee. Dischi come The survivor's suite non hanno nulla da
> invidiare a quelli del quartetto europeo.
> >
> > Penso però che molti ascoltatori dovrebbero anche sforzarsi di
ascolatre,
> > capire e comparare che so Inner Urge di Joe Henderson, SticK Up di Bobby
> > Hutcherson, Speak No Evil di Shorter, The Real McCoy, Our Man in Paris
di
> > Dexter Gordon, Let Freedom Ring di McLean e confrontarli con Belonging
del
> > quartetto europeo di Jarrett, che apprezzo molto, e fare i debiti
> confronti.
>
> Confrontarli????????????????????????
> ah,ah ma che c'entrano?
> >


Il reiterarsi delle solite polemiche e dei consueti dibattiti è logorante,
soprattutto perché poi le parti sono forzosamente e forzatamente costrette a
ripercorrere ancora una volta il proprio ruolo con relativo copione.
E' ovvio che "Inner Urge" non ha nulla a che fare con alcun lavoro di
Jarrett, ma neanche di centinaia di altri interpreti o improvvisatori che
non abbiano recepito in alcun modo quel tipo di approccio. C'è sempre
un'ovvia "lineage" in qualsiasi percorso artistico: "Our Man in Paris" o
"Stick Up" non hanno alcunché a che vedere con moteplici altre teorie
estetiche, né si capisce l'obbligo di percorrere proprio quel cammino che
non è, grazie a D*o, l'unico. Nessuna esperienza culturale si può limitare a
un unico aspetto, perché non arriverebbe neanche a sfiorare il livello del
folklore, sarebbe un curioso episodio estemporaneo, come il costante
riapparire delle lentiggini durante l'estate...
E' ovvio che di fondo c'è un equivoco ben volontario: il desiderio di
presentare l'esperienza del jazz come pertinente solo a un ristretto gruppo
di musicisti in grado di presentare e preservare un unico, specifico aspetto
di un'intera tradizione che, al contrario, è straordinariamente variegata e
sempre più in evoluzione. Sotto questo profilo, ad esempio, Jarrett ha
"aperto" molteplici strade (come Gary Burton, peraltro, che, chissà perché,
è stato ridotto a fare la comparsa), anche al proprio quartetto europeo (cui
gli eurocentrici attribuiscono mirabolanti valori di chissà quale temperie,
apprezzandone i colori essenzialmente pallidi e la macchinosità pre-New Age
di tre quarti dei componenti. Una fra le tante manifestazioni di
insofferenza verso i valori del Canone africano-americano... Si sa che gli
europei debbono per forza fare tutto meglio degli altri... E così siamo
giunti ai tempi nostrani, in cui manca poco che ai nero-americani venga
strappata anche la paternità di uno fra i più significativi linguaggi dal
Novecento in poi...). Questi, infatti, ha, di fatto, edulcorato e
istituzionalizzato, cristallizzandolo in una cornice ben più composta e
nell'ambito di un tecnicismo formale ben limato e polito, quel patrimonio di
ricerca sonora che invece caratterizzava il quartetto cosiddetto "americano"
(sono di parte, che volete: continuerò, temo, per il resto della mia
esistenza, a considerare più prezioso uno strozzatissimo acuto di Dewey
Redman che non tutta la verbosissima loquela nasalizzata di Garbarek, e a
trovare più sorprese nelle scomposizioni minimali di Paul Motian che nella
efficiente scansione di Jon Christensen), che era oltretutto "americano"
anche nella scelta di materiali, estremamente logica per un artista che ha
propositalmente voluto andare oltre l'ambito del Canone jazzistico
(lasciando perdere i suoi contributi accademici che sono stati, di regola,
fallimentari, soprattutto a livello interpretativo: come esecutore bachiano
e haendeliano Jarrett non va oltre la scolastica correttezza, cavandosela
appena meglio in Sostakovic e rivelandosi più valido idiomaticamente in
autori come Lou Harrison e Peggy Glenville-Hicks).
Cosa tutto ciò abbia a che vedere con indiscutibili capolavori quali "Stick
Up" o "Our Man in Paris" (ma perché ridurre l'intero, abbondante output di
Gordon a quel solo disco? Mah...) o "Inner Urge" è difficile capire: altra
epoca, altra estetica, altre necessità e urgenze espressive.
Che però Jarrettt abbia innovato con i suoi recital solistici mi pare vero
in parte: l'atteggiamento deriva dai "matinée idol" del concertismo
post-romantico e ben si intona alla ricerca linguistica di un artista che
proprio nella dimensione solistica ha voluto allontanarsi dal Canone
jazzistico, utilizzando l'improvvisazione per rielaborare un accumulo di
materiali fagocitati allo scopo di dare vita a un filone musicale
prettamente americano nella sua omogenea eterogeneità, nel suo fondere
vernacoli e accademismi, manifestazione estrema di quell'impostazione
naturalmente americana che Gunther Schuller cercò goffamente di limitare
all'interno degli angusti limiti di ciò che un tempo veniva definita "Third
Stream" (in realtà buona parte di certa ricerca musicale americana potrebbe
configurarsi come Third Stream, da Gershwin a Butch Morris...).
E' ovvio, mi pare, che possa apprezzarsi Jarrett e al contempo Joe Henderson
o McCoy Tyner, sebbene i percorsi intrapresi non siano strettamente
omologabili: che poi il successo di Jarrett induca taluni a seguirne il
cammino più di quanto sarebbe lecito aspettarsi... è cosa francamente
ininfluente. Mi aspetto con maggiore facilità che chi ama Jarrett possa
prima o poi interessarsi anche a "Inner Urge" o a "Potato Head Blues" (che
non è certo meno importante, anche se qui si intende dare l'impressione che
il jazz si riduca a una trentina d'anni d'esperienza) di quanto possa
aspettarmi da chi segue con ansia le vicende artistiche di Christina
Aguilera.

GMG

deevee

unread,
Mar 2, 2004, 8:50:59 AM3/2/04
to
Solo per segnalare, per gli estimatori di K. Jarrett, il concerto che
andrà in onda stasera, alle 21, sulla radio francese TSF Jazz,
ricevibile in chiaro dal satellite Astra.

Per informazioni:

http://www.tsfjazz.com/site/tsf/section=upcomingprograms

deevee

unread,
Mar 2, 2004, 8:53:16 AM3/2/04
to

Le classifiche stile "ATP" sono forse un pò una forzatura. Le
segnalazioni di pianisti bravi e non conosciutissimi, come Geoff
Keezer, invece sono più che benvenute.

A proposito di Geoff Keezer, credo che il suo CD migliore sia ancora
"World Music". Più viscerale del più recente "Zero One", in cui
peraltro è ancora più maturo dal punto di vista strettamente tecnico.

a

facchi.jazz

unread,
Mar 2, 2004, 10:22:45 AM3/2/04
to
Il 02 Mar 2004, 10:45, gianni.g...@uni-bocconi.it (Gianni Morelenbaum
Gualberto) ha scritto:

Mi aspetto con maggiore facilità che chi ama Jarrett possa
> prima o poi interessarsi anche a "Inner Urge" o a "Potato Head Blues" (che
> non è certo meno importante, anche se qui si intende dare l'impressione
che
> il jazz si riduca a una trentina d'anni d'esperienza) di quanto possa
> aspettarmi da chi segue con ansia le vicende artistiche di Christina
> Aguilera.

Naturalmente condivido appieno e non vedo che difficoltà vi sia
nell'ascoltare Armstrong, Jarrett e Joe Henderson, ma anche Ellington e Bud
Powell e non rendersi conto che sono tutti degli artisti giganteschi che
hanno dato tutti il loro grande contributo alla musica che tutti noi amiamo.

Perché Powell neghi Jarrett io non lo capirò mai, anzi mi rifiuto di
prendere in considerazione una tale ipotesi.

R.F.

sv

unread,
Mar 2, 2004, 11:46:05 AM3/2/04
to
Nessuno ha affermato che non si debba conoscere apprezzare, amare e tenere
nella giusta considerazione anche Earl Hines, Teddy Wilson, Jelly Roll
Morton, Sidney Bechet, etc. o che West End Blues, Saint James Infermery
siano meno importanti di Inner Urge o Lonnie's Lament di Coltrane.
Nessuno ha anche affermato che Jarrett non sia anche un grande pianista con
un suono e un senso melodico riconoscibile e d'alto livello.
Si vuol solo riportare l'attenzione da una parte su musicisti che, almeno
presso il grande pubblico, non godono du eguale notorietà e considerazione e
dall'altra tendere a ridimensionare un personaggio che pur essendo
importante e anche MOLTO debordante. Anzi decisamente troppo debordante,
imho.

Non vedo tutta questa necessità di riproporre sempre queste litanie su
Jarrett anche da parte di persone, come Antonio, sulla cui onestà e
competenza non ho alcun dubbio e che comunque lo fa in modo più che
apprezzabile.

Mentre i valori sul jazz tradizionale a me sembrano essere già da tempo
metabolizzati e storicizzati non mi sembra che si possa dire altrettanto per
il jazz moderno. Da quì la mia difesa di certi musicisiti e certe opere la
cui importanza non mi sembra essere sempre appieno compresa da una vasta
fetta di ascoltatori e appassionati e soprattuto da parte di coloro che del
jazz tendono a sopravvalutare certe correnti e certi musicisiti di
larghissimo appeal come Jarrett.

Visto che ci sono vi annuncio che oltre ai Blue Note ascolto anche i
Riverside, Contemporary, Prestige, Impulse, Columbia, Atlantic etc....


Per rimanere in tema di pianisti mi permetto di far rilevare che il Monk su
Columbia è proprio uno dei miei preferiti anche per la presenza di Charlie
Rouse che ha saputo dare un suono alla musica di Monk come nessun altro, pur
importante come Rollins e Coltrane, é mai riuscito fare.

Prego di non scaraventarsi ad affermare una mia sottovalutazione dei dischi
e dei musicisti medesimi.

Anzi il Monk che preferisco, nonostante apprezzi moltissimo il Monk su
Riverside, è proprio quello su Columbia.

SV

facchi.jazz

unread,
Mar 2, 2004, 12:20:27 PM3/2/04
to
Il 02 Mar 2004, 17:46, redre...@iol.it (sv) ha scritto:

> Nessuno ha anche affermato che Jarrett non sia anche un grande pianista
con
> un suono e un senso melodico riconoscibile e d'alto livello.

Ma sai che sei una bella sagoma Sergio. :-)

No, no, sono belle balle quelle che racconti per quanto mi riguarda,
ovviamente. E'troppo poco dire che Jarrett è (o è stato, addirittura secondo
te) un grande pianista, mi dispiace. Grande pianista è Oscar Peterson o
Michel Petrucciani. Jarrett è molto di più che un semplice grande
strumentista e il fatto che tu non lo voglia vedere o non lo voglia
ammettere è solo un problema tuo e di qualche altro, perché è di totale
evidenza a chiunque abbia ascoltato attentamente la sua opera enciclopedica.

Se non fosse per i due quartetti americano ed europeo, ad esempio, saremmo
qui tutti a sentire a distanza di quarant'anni ancora e solo del grand
post-coltranismo e post hard boppismo più o meno aggiornato che per quanto
di notevole interesse sarebbe indice di evoluzione pressoché stagnante o
comunque molto più lenta. Lo so che a te andrebbe benissimo, ma a molti
altri no e Jarrett è uno di quelli che è riuscito ad andare oltre certe
formule trite e ritrite che quando in mano a musicisti di non grandissimo
talento (ed oggi ve ne sono tanti) stufano parecchio.

> Si vuol solo riportare l'attenzione da una parte su musicisti che, almeno
> presso il grande pubblico, non godono du eguale notorietà e considerazione
e
> dall'altra tendere a ridimensionare un personaggio che pur essendo
> importante e anche MOLTO debordante. Anzi decisamente troppo debordante,
> imho.

Abbiamo capito e concordo sul tuo intento, come sai, ma continuo a non
capire perché ti ostini a vedere la necessità di sminuire il suo valore per
portare in evidenza quello di altri. E' lo stesso ragionamento che fai su
Davis non riuscendo a capire che musicisti di questa stazza hanno "parlato"
non a un gruppetto di pochi intenditori, ma hanno sviluppato una musica, un
linguaggio che ha parlato al mondo e il tutto senza perdere una briciola di
arte e di jazz. Qui secondo me sta la differenza.


>
> Non vedo tutta questa necessità di riproporre sempre queste litanie su
> Jarrett anche da parte di persone, come Antonio, sulla cui onestà e
> competenza non ho alcun dubbio e che comunque lo fa in modo più che
> apprezzabile.

Le litanie sei tu a riproporle periodicamente e siccome a mio (e ad altri)
avviso mandi dei messaggi sbagliati e disinformativi mi permetto di
correggerli, altrettanto periodicamente. Devo chiederti il permesso per
farlo?
Di disinformazione in questo paese se ne fa sul jazz e su tutto, anche sin
troppa. Non ti ci mettere anche tu, perbacco.

R.F.

Luca Conti

unread,
Mar 2, 2004, 12:52:01 PM3/2/04
to
On Tue, 02 Mar 2004 17:20:27 GMT, facch...@libero.it (facchi.jazz)
wrote:

>Se non fosse per i due quartetti americano ed europeo, ad esempio, saremmo
>qui tutti a sentire a distanza di quarant'anni ancora e solo del grand
>post-coltranismo e post hard boppismo più o meno aggiornato che per quanto
>di notevole interesse sarebbe indice di evoluzione pressoché stagnante o
>comunque molto più lenta.

Tra l'altro mi sfugge il motivo per cui Sergio apprezzi meno il
quartetto americano di Jarrett di quello europeo, visto che proprio il
gruppo americano lavorava su materiali di chiara estrazione bop e hard
bop (per non parlare dell'enorme influenza di Ornette Coleman): un
brano come *Shades of Jazz*, ad esempio, mi pare proprio essere la
sintesi di questa ricerca.

Anzi, dirò di più: nel 1975, anno di quel brano, c'erano pochi gruppi
che facevano jazz a quel livello, con una miscela così energetica di
*avanguardia* (un termine che odio, ma tant'è) e tradizione.

Certo, probabilmente era un gruppo che non poteva durare, che
conteneva in se stesso i germi dell'autodistruzione, viste le quattro
teste dure che ne facevano parte; ed è anche comprensibile che, andato
tutto quanto all'aria, Jarrett abbia voluto starsene un po' tranquillo
con un quartetto di bravi ragazzi (Garbarek, Danielsson e Christensen)
che lo idolatravano e facevano proprio quel che diceva lui.

Però le cose migliori del quartetto americano (anche *Birth* su
Atlantic, ad esempio, che trovo assai imperfetto ma affascinante)
restano tra i risultati più alti del jazz degli anni '70 (il che, a
mio avviso, non è poco).

Poi, insomma, su tutto si può discutere, ma quello era un gruppo coi
fiocchi.

Ciao, Luca
LC

sv

unread,
Mar 2, 2004, 1:04:06 PM3/2/04
to

> Abbiamo capito e concordo sul tuo intento, come sai, ma continuo a non
> capire perché ti ostini a vedere la necessitą di sminuire il suo valore

per
> portare in evidenza quello di altri.

Non sminuisco nessuno !! Dico solo quello che penso che č molto diverso da
quello che tu affermi.


Esprimere delle opinioni controcorrente e da te o da altri NON condivise NON
č fare disinformazione ma solo affermare un proprio punto di vista che č
legittimo quanto il tuo.

sv

sv

unread,
Mar 2, 2004, 1:07:24 PM3/2/04
to
A mio parere il quartetto americano era in laga parte irrisolto e faceva
della musica molto pasticciata. Ci sono alcuni brani in Tresaure Island e
Fort Jawooh (credo che la grafia non sia molto corretta ma penso che tutti
capiscano a cosa mi riferisco) anche belli. Ma sono degli episodi, almeno
per me:
Insopmma io non ci vedo e tantomeno ci sento tutta questa importanza.

per altri l o č č. Ne prendo atto ma non cambio idea.

SV

facchi.jazz

unread,
Mar 2, 2004, 2:28:41 PM3/2/04
to
Il 02 Mar 2004, 18:52, Luca Conti <luca....@spacespa.it> ha scritto:

> Tra l'altro mi sfugge il motivo per cui Sergio apprezzi meno il
> quartetto americano di Jarrett di quello europeo, visto che proprio il
> gruppo americano lavorava su materiali di chiara estrazione bop e hard
> bop (per non parlare dell'enorme influenza di Ornette Coleman): un
> brano come *Shades of Jazz*, ad esempio, mi pare proprio essere la
> sintesi di questa ricerca.

D'accordissimo. Si pensi anche ad un brano come Bop-be costruito, se non
ricordo male e non dico una cazzata, sulle armonie di Confirmation.
Vero anche il discorso di Coleman, d'altronde la presenza di Haden e Redman
non lascia molti dubbi, ma lo stesso Jarrett amava l'approccio colemaniano.
In ogni caso si potrebbe citare anche il coltranismo, tramite l'esperienza
col quartetto di Lloyd, a suo modo un post coltraniano, da cui certamente
Jarrett č partito come riferimento, per proporre decisamente qualcosa di
diverso e originale.
Certo Jarrett al piano non č Tyner, ma forse proprio questa č stata la
fortuna di quel quartetto che č riuscita a superare in qualche modo
l'approccio modale.
Trovo che il quartetto americano sia stato un catalizzatore di una certa
tradizione in ambito di jazz moderno per maturare una musica nuova a piů
direzioni, magari anche, č vero, incompiuta (non sempre perň perchč alcuni
dischi sono proprio dei capolavori) o solo abbozzata che ha permesso di
uscire da certe secche del post coltranismo senza nemmeno assecondare a
tutti i costi l'informale per sentirsi "d'avanguardia".
A mio avviso una rivoluzione abbastanza "silenziosa" e forse sě non
completata, come un germoglio che deve diventare la futura pianta.

facchi.jazz

unread,
Mar 2, 2004, 2:35:45 PM3/2/04
to
Il 02 Mar 2004, 19:07, redre...@iol.it (sv) ha scritto:
> A mio parere il quartetto americano era in laga parte irrisolto e faceva
> della musica molto pasticciata. Ci sono alcuni brani in Tresaure Island e
> Fort Jawooh (credo che la grafia non sia molto corretta ma penso che tutti
> capiscano a cosa mi riferisco) anche belli. Ma sono degli episodi, almeno
> per me:

Ti dimentichi di dischi come "Death and the flower" e soprattutto di "The
survivor's suite" che sono opere compiute, non degli episodi.
Dal tuo punto di vista credo che "Shades" sia il disco più gradito (dove c'è
il brano che dice Luca)

ciao

R.F.

Gianni Morelenbaum Gualberto

unread,
Mar 3, 2004, 6:10:44 AM3/3/04
to
Il 02 Mar 2004, 18:20, facch...@libero.it (facchi.jazz) ha scritto:
> Il 02 Mar 2004, 17:46, redre...@iol.it (sv) ha scritto:
>
> > Nessuno ha anche affermato che Jarrett non sia anche un grande pianista
> con
> > un suono e un senso melodico riconoscibile e d'alto livello.
>
> Ma sai che sei una bella sagoma Sergio. :-)
>
> No, no, sono belle balle quelle che racconti per quanto mi riguarda,
> ovviamente. E'troppo poco dire che Jarrett è (o è stato, addirittura
secondo
> te) un grande pianista, mi dispiace. Grande pianista è Oscar Peterson o
> Michel Petrucciani. Jarrett è molto di più che un semplice grande
> strumentista e il fatto che tu non lo voglia vedere o non lo voglia
> ammettere è solo un problema tuo e di qualche altro, perché è di totale
> evidenza a chiunque abbia ascoltato attentamente la sua opera
enciclopedica.
>
> Se non fosse per i due quartetti americano ed europeo, ad esempio, saremmo
> qui tutti a sentire a distanza di quarant'anni ancora e solo del grand
> post-coltranismo e post hard boppismo più o meno aggiornato che per quanto
> di notevole interesse sarebbe indice di evoluzione pressoché stagnante o
> comunque molto più lenta. Lo so che a te andrebbe benissimo, ma a molti
> altri no e Jarrett è uno di quelli che è riuscito ad andare oltre certe
> formule trite e ritrite che quando in mano a musicisti di non grandissimo
> talento (ed oggi ve ne sono tanti) stufano parecchio.


Se c'è un linguaggio che è stato metabolizzato sin troppo è proprio l'hard
bop (che oggi vanta cloni in larga parte ben poco significativi se non per
un crescente virtuosismo strumentale che non di rado serve a mascherare una
certa carenza di idee). Questo non ne sminuisce il valore, anzi. Il bop ha
lasciato un'impronta indelebile facendo del jazz oltretutto un linguaggio
completamente a se stante, tant'è che, tanto per fare un esempio, la musica
accademica ha preso a man bassa da ciò che gli africani-americani avevano
creato fino al cosiddetto Swing, guardandosi bene dal farlo a partire dal
bop, che ha caratterizzato in modo estremo l'improvvisazione
africana-americana sotto ogni profilo, rendendone manifeste le sue complesse
aspirazioni intellettuali.
Il free ha cercato di riallacciarsi alla più spiccata complessità del bop,
grazie anche a figure di transizione come Eric Dolphy, ma non è riuscito a
trovare (forse era troppo preto) gli sbocchi adeguati per stabilizzare il
proprio linguaggio e renderlo così anche più agevolmente percepibile: non
stupisce perciò che dopo tale esperienza un regresso evidente si sia
manifestato e che, in definitiva, si è limitato, pur nella pienezza di un
indubbio sfolgorìo strumentale, a raffinare sin quasi all'erosione il
linguaggio più avanzato dell'hard bop. Per questo, citare costantemente
artisti come Joe Henderson è fuorviante: ché le innovazioni di Henderson o
McLean o altri ancora sono state ampiamente raccolte e oggi fungono da
materiale per il decadentismo virtuosistico e fortemente autoreferenziale di
una schiera di strumentisti presi non tanto dall'aggiornamento di
un'estetica ma dall'impari lotta con la propria incapacità di creare un
proprio linguaggio originale, un linguaggio non manifestamente derivativo
(basti pensare ad artisti di pur notevolissimo livello come Jerry Bergonzi o
Jim Snidero, e direi che anche i casi di artisti quali Michael Brecker o Joe
Lovano non siano troppo dissimili, per rimanere nell'ambito dei
sassofonisti. D'altronde, per parlare di altro novero strumentale, non mi
pare casuale che eccezionali musicisti quali Kenny Barron o Mulgrew Miller
-laddove invece escluderei, tanto per continuare a fare nomi, John Hicks o
Stanley Cowell, forse meno versatili ma più originali nei loro contributi-
si esprimano a livelli eccelsi come accompagnatori e ben meno come leader
autonomi).
Che la generazione cui viene fatto spesso riferimento, quella dei Joe
Henderson e dei Kenny Dorham, abbia creato un corpus di opere dallo
straordinario valore e dalla capacità espressiva ancora intatta ai nostri
giorni, mi pare affermazione indiscutibile. Non è di questo che si discute,
però, ma del fatto, francamente meno interessante, che una schiera di
artisti, da Miles Davis a Keith Jarrett, beneficino di una popolarità
soverchiante rispetto ad altri loro contemporanei. Fenomeno francamente
comune e non certo nuovo, sul quale forse non varrebbe neanche la pena di
perdere tempo, se non che oggi lo stesso fenomeno ha una sua logica, nel
momento in cui la possibilità di connettersi a una vasta molteplicità di
codici espressivi e linguistici un tempo del tutto lontani o sconosciuti
viene proposta con forza crescente dal vario articolarsi e disarticolarsi
del processo di globalizzazione nell'economia come nella comunicazione. Non
è un caso, perciò, che si propongano nuove esperienze linguistiche che del
jazz assumono solo lo strumento dell'improvvisazione, situandosi esse -per
volontà e per caso- al di fuori delle regole stabilite dal Canone
africano-americano. E non è casuale perciò che l'interesse di tale
frammentata ed espansa area linguistica
si appunti, in campo jazzistico, sull'esperienza di artisti come (il tardo)
John Coltrane, Miles Davis, Albert Ayler e altri ancora, cioè sull'opera di
quegli improvvisatori che più si sono interessati alla connessione con
esperienze culturali extra-africane-americane ed extra-jazzistiche. A tale
novero appartiene certamente anche Keith Jarrett, che al Canone jazzistico
ha improntato solo parte del suo corpus compositivo.
Non v'è dubbio che i lavori di Joe Henderson o di Kenny Dorham o Bobby
Hutcherson o Jackie McLean possano ancora fornire spunti di rilevante
interesse, ma è indubbio che essi si inquadrano eminentemente nell'ambito
del Canone africano-americano, laddove oggi sono molteplici le esperienze
che a tale Canone non fanno specifico riferimento o lo fanno marginalmente,
senza ricavarne forti condizionamenti. All'interno dello stesso Canone,
d'altronde, vi sono creatori che, pur senza rifiutare determinate
esperienze, puntano ad allargarne i confini...
Detto questo, Keith Jarrett è sicuramente un caposcuola: la cosa può non
piacere, ma questo è altro paio di maniche. E per la eterogeneità di
materiali e approcci è indubbio che per un certo pubblico la sua opera è più
intelligibile di quella, che so, di un Sonny Clark. Ma non vedo perché
l'ascolto di Keith Jarrett precluda l'allargamento degli interessi verso
altri autori...


GMG

PS: Ma in italiano non si usa più dire "a mio parere"? D*o, quell'"imho"
continuato pare il risultato di una fallita cura con fermenti lattici...

Gianni Morelenbaum Gualberto

unread,
Mar 3, 2004, 6:27:56 AM3/3/04
to
Il 02 Mar 2004, 19:07, redre...@iol.it (sv) ha scritto:
> A mio parere il quartetto americano era in laga parte irrisolto e faceva
> della musica molto pasticciata.

Di pasticciato conosco solo lo sformato di tortellini. Forse si allude a
quello...


GMG

sv

unread,
Mar 3, 2004, 9:44:33 AM3/3/04
to
Infatti oggi assistiamo a molta musica che sembra jazz ma non lo è, musica
contemporanea ma non lo è, musica etnica ma non lo è, world music ma non lo
è, musica classica ma non lo è, etc....

Nell'ansia e nella smania di voler a tutti costi essere originali, allargare
i confini, essere tutto e il contrario di tutto si finisce quasi sempre per
non essere nulla e come il nulla quasi tutti finiscono rapidamente nelle
polverose e stantie discariche delle mode e della futilità intellettuale.

Ci sono musicicisti che hanno una loro peculiare identità dentro una
continuità con una grande tradizione affermata come valore positivo.

Personalmente prefrisco questa corrente. Poi ognuno ha il diritto di fare le
sue scelte. Ovviamente.... Jarrett, quello del trio, è pienamente dentro
questa tradizione. Quello del piano solo non mi sembra che abbia mai
raggiunto il valore e l'intensità del Requiem, Turkish Mambo e Line Up di
Tristano.

Pochi minuti di piano solo comparati ad una produzione mastodontica e senza
tanti clamori. Anzi nel modo più asutero possibile.

Scelgo Tristano. Preferisco Sonny Clark a Jarrett. Altri facciano quello che
vogliono.

facchi.jazz

unread,
Mar 3, 2004, 10:15:40 AM3/3/04
to
Il 03 Mar 2004, 15:44, redre...@iol.it (sv) ha scritto:
>
> Pochi minuti di piano solo comparati ad una produzione mastodontica e
senza
> tanti clamori. Anzi nel modo più asutero possibile.

Insiste il belga Desmet.... (noto ciclista degli anni'60 il cui nome in
bergamasco significa "smettila") :-))

Sergio, ciò che vuole fare Jarrett col pianoforte non è ciò che vuole fare
Tristano. Epoche diverse, teste diverse, proposte diverse ecc.ecc. come fai
a paragonarli così direttamente?
Se esprimi dei gusti è legittimo , ma qualcuno ad entrambi può preferire
Oscar Peterson e non vi sarebbe niente da dire.

Non credo sia difficile accettare che ognuno sceglie il proprio modo di
esprimersi e fare della "morale" sul come approcciare la musica a mio avviso
non ha molto senso. A meno che uno abbia già in testa delle proprie
insindacabili scale di valori e dei pregiudizi su ciò che è buono o non
buono in musica, ma allora nel caso non si parla di musica, ma di se stessi
e dei propri gusti, a mio avviso.


>
> Scelgo Tristano. Preferisco Sonny Clark a Jarrett. Altri facciano quello
che
> vogliono.

Io invece apprezzo entrambi e pure Sonny Clark, aggiungi. Anzi, Tristano è
uno dei miei preferiti e non vedo la minima difficoltà di coniugarlo con
Jarrett, mentre il paragone con Sonny Clark c'entra come la pummarella in
gobba su un bel pezzo di strudel... :-)))

ciao

R.F.

sv

unread,
Mar 3, 2004, 3:21:09 PM3/3/04
to
Se è per questo anch'io ascolto o meglio ho molto ascoltato Jarrett, in
tempi non sospetti e quando molti di coloro che oggi lo esaltano lo
stroncavano ferocemente. Solo che personalmente mi ha stufato o meglio mi ha
stufato l'acritica, per me, esaltazione del medesimo.
Ognuno di noi parla dei propri gusti e delle proprie opinioni e le argomenta
come sa o meglio crede. Nessuno possiede la "verità" o a un maggior credito
rispetto ad altri. Non mi viene minimamente in mente che, Antonio ad
esempio, cambi o possa cambiare opinione e gusti solo perchè o delle
opinioni diverse dalle sue.

Ripeto: apprezzo Tristano, Clark, Bud Powell, Bill Evans, Hapton Hawes, Red
Garland, Wynton Kelly, Dodo Marmarosa, Hal Haigh, Tyner, Hancock, Walton,
Barron, Hicks e decine d'altri pianisti fra cui anche Bill Perkins, Dolo
Cocker e Mike Melillo e anche Jarrett che per me, nonostante sia un grande
pianista, non è artisticamente del livello degli altri. Pur avendo la sua
importanza ovviamente.

Tutto quà. Riconosci la legittimità delle mie opinioni anche se da te non
condivise. Cosa che per altro so da un pezzo.

Antonio che è persona musicalmente e pianisticamente competente e di una
certa acutezza (molto superiore alla mia ovviamente) l'ha capito da un
pezzo, tanto che per spiegarci bastano un paio di post, senza dover
ricorrere tutte le volte alla manfrina di chi ha l'ultima parola o alla
dietrologia della disinformazione (cazzata sublime concedimelo).

Abbiamo capito che ti piace Jarrett e personalmente sono assolutamente
d'accordo che ti piaccia. Hai il diritto di pensare e scrivere quello che
vuoi in proposito così come altri, me compreso, hanno il diritto di pensarla
diversamente.

Sorridi........:-)


SV

Silvana la Flaca

unread,
Mar 3, 2004, 6:36:41 PM3/3/04
to
AGH wrote:
> In data Sat, 28 Feb 2004 20:04:51 GMT, Silvana la Flaca ha scritto:

> > e chissà allora perché Gillespie apprezzava tanto Chano Pozo?
> > e chissà chi erano e che cosa hanno fatto Mario Bauzà e Machito?
> > e chi è Israel "Cachao" Lopez e che cosa ha inventato?
> > (senza voler alimentare polemiche: solo un invito ad allargare la visuale su
> > alcuni artisti latini geniali e assolutamente innovativi)
>
> quali ad esempio?
> A me piace moltissimo anche la salsa... (spero non sia troppo ot)

ad esempio quelli che ho già citato :-)
aggiungerei Arsenio Rodríguez e Benny Moré; poi Chico O'Farrill,
Mongo Santamaria, Paquito D'Rivera.

stando nelle zone di confine (che sono quelle che preferisco) un
capolavoro secondo me è /Llegó la India via Eddie Palmieri/: che tu
balli oppure no, è un godimento dall'inizio alla fine.
un altro cd abbastanza recente e splendido è Masterpiece/Obra Maestra di
Puente-Palmieri (registrato poco prima che Tito Puente morisse).

la salsa non è OT (puoi guardare sul manifesto).
e l'argomento è così vasto...

ci sono i recenti album di MamboRama: /Night of the Living Mambo/ e
/Entre La Habana y El Yuma/ (californiani che hanno suonato il secondo
cd anche con il gruppo cubano di Manolito y su Trabuco)

andando alle origini: qualunque cosa di Rubén Blades con Willie Colón,
con particolare riferimento alle canzoni /Pedro Navaja/ e /Siembra/.
vari album della Fania (stupefacenti quelli con Celia Cruz e Tito
Puente).

Cuba: qualunque cosa di Irakere (a me poi piace particolarmente l'album
Babalú Ayé); altra colonna portante sono Los Van Van.

Puerto Rico: qualunque cosa della Sonora Ponceña; per quanto riguarda il
Gran Combo (la Universidad de la Salsa), hanno appena preso un Grammy
che comprende vecchi e nuovi successi: 40° Aniversario dal vivo.

negli ultimi decenni? Cuba: NG la Banda, Issac Delgado, Paulito FG,
Charanga Habanera, Bamboleo, Azucar Negra... Haila Mompié;
l'album /La Rumba Soy Yo/ (premio Grammy); Klimax
--
¡Azúcar!

Silvana la Flaca

Silvana la Flaca

unread,
Mar 3, 2004, 7:05:17 PM3/3/04
to
Silvana la Flaca:

(salsa)

> negli ultimi decenni? Cuba: NG la Banda, Issac Delgado, Paulito FG,
> Charanga Habanera, Bamboleo, Azucar Negra... Haila Mompié;
> l'album /La Rumba Soy Yo/ (premio Grammy); Klimax

dimenticavo di citare Manolito y su Trabuco; già che ci sono, ribadisco
anche Los Van Van.

per Puerto Rico, Gilberto Santa Rosa.

negli intramontabili: Oscar De León (venezuelano); Fruko y Sus Tesos
(colombiani)

Zac

unread,
Mar 4, 2004, 1:58:49 AM3/4/04
to
Silvana la Flaca wrote:

> ... Paquito D'Rivera.

Arturo Sandoval :-)
--
Zac

facchi.jazz

unread,
Mar 4, 2004, 2:51:37 AM3/4/04
to
Il 03 Mar 2004, 21:21, redre...@iol.it (sv) ha scritto:

Solo che personalmente mi ha stufato o meglio mi ha
> stufato l'acritica, per me, esaltazione del medesimo.

Se è per questo, in questo periodo ha stufato (relativamente) anche me e sto
ascoltando e approfondendo altra musica, come già detto da altre parti, ma
questo è tutto un altro discorso legato al gusto del momento e al piacere
dell'ascolto che, almeno per quanto mi riguarda, varia. Poi quando mi
"girerà" me lo riprenderò. In questo modo ho sempre allargato i confini
delle mie conoscenze ed ho esercitato il gusto.

> Ognuno di noi parla dei propri gusti e delle proprie opinioni e le
argomenta
> come sa o meglio crede. Nessuno possiede la "verità" o a un maggior
credito
> rispetto ad altri.

D'accordo, ma vale anche per te questo discorso, ricordatelo. Quando uno se
ne esce sentenziando frasi non suffragate da un minimo di riscontro
oggettivo tipo: "Jarrett E' STATO un grande pianista", "Sonny Clark suona
meglio gli standards di Jarrett" e "il quartetto americano fa musica
pasticciata" come minimo si deve aspettare delle opinioni differenti se non
delle confutazioni. Non ti pare?

>
> Ripeto: apprezzo Tristano, Clark, Bud Powell, Bill Evans, Hapton Hawes,
Red
> Garland, Wynton Kelly, Dodo Marmarosa, Hal Haigh, Tyner, Hancock, Walton,
> Barron, Hicks e decine d'altri pianisti fra cui anche Bill Perkins, Dolo
> Cocker e Mike Melillo e anche Jarrett che per me, nonostante sia un grande
> pianista, non è artisticamente del livello degli altri. Pur avendo la sua
> importanza ovviamente.

Più che legittimo detto così, per carità.


>
> Tutto quà. Riconosci la legittimità delle mie opinioni anche se da te non
> condivise. Cosa che per altro so da un pezzo.

Ma guarda Sergio che io tengo talmente in conto le tue opinioni che mi sono
comprato quasi tutti dischi che mi hai consigliato e ne ho pure comprati
diversi della RED, come sai, e molti mi sono pure piaciuti e l'ho detto.
Sto impazzendo dal piacere ascoltando Woody Shaw di cui avevo pochissimi
dischi ad esempio. Quindi...


>
> Antonio che è persona musicalmente e pianisticamente competente e di una
> certa acutezza (molto superiore alla mia ovviamente) l'ha capito da un
> pezzo, tanto che per spiegarci bastano un paio di post, senza dover
> ricorrere tutte le volte alla manfrina di chi ha l'ultima parola o alla
> dietrologia della disinformazione (cazzata sublime concedimelo).

Guarda Sergio, con tutto il rispetto per Antonio, che stimo anche per lo
stile pacato che usa che per me, più sanguigno, è quasi proibitivo, non
credere che non abbia capito certe cose, ma anche altre su di te che adesso
non è il caso di scrivere.
Il problema è che tu sei un addetto ai lavori, una persona coinvolta e la
tua opinione non è una qualsiasi. Scrivere che Jarrett è stato un grande
pianista se non è disinformazione è come minimo una balla colossale o una
barzelletta che si cerca di vendere per buona, e non ti devo certo insegnare
le tecniche di comunicazione per spiegarti il motivo per cui si scrivono
certe consapevoli cazzate.
Perciò mi regolo di conseguenza, anche perché mi diverto a romperti le
scatole e perché so che accetti sempre la polemica, materia in cui sguazzo
amabilmente :-)
>
>
> Sorridi........:-)
>
Certo che lo faccio e lo sai bene. A proposito quand'è che ci facciamo una
bevuta dalle parti del bresciano? :-))

Non confondere la sanguigna partecipazione con l'incazzatura.

ciao e buona giornata

Riccardo

sv

unread,
Mar 4, 2004, 3:42:15 AM3/4/04
to
Pur cercando di fare le cose sul serio in genere NON mi prendo molto sul
serio e sono del tutto consapevole della modestia e pochezza dei miei mezzi
e risorse.

Dico quello che penso, nelle polemiche non mi tiro indietro, ma sono molto
lontano dal ritenere di possedere "la verità" che lascio ad altri o a
persone con un ego molto più sviluppato del mio.

Per una bevutina dalla parti del bresciano non ci sono problemi.

Forse per il festivalino di Trenzano se lo rifaranno (cosa di cui dubito
molto al momento).

SV

AGH

unread,
Mar 4, 2004, 1:32:19 PM3/4/04
to
In data Thu, 4 Mar 2004 00:36:41 +0100, Silvana la Flaca ha scritto:

> la salsa non è OT (puoi guardare sul manifesto).

e pensare che l'ho scritto io :))))
(molti anni fa)

Palmieri piace molto anche a me. Blades è obbligatorio, beninteso. Poi
Mongo Santamaria e soprattutto Ray Barreto (visto dal vivo a Buenos Aires,
ha tirato giu' il teatro :).
Non mi dispiacciono i Klimax di Giraldo Piloto; poi Isaac Delgado, Gilberto
Santa Rosa, Ismael Rivera. Indi il grande Joe Cuba, Manny O'Quendo,
Mulenze, Arcano y su Orquesta e, sopra tutti, il grande e inarrivabile
salsero Marvin Santiago (Puerto Rico, beninteso).


> /Entre La Habana y El Yuma/ (californiani che hanno suonato il secondo
> cd anche con il gruppo cubano di Manolito y su Trabuco)

E Manolin "El medico de la salsa"? Per non parlare di Antonio da Costa "el
ginecologo del ritmo" :)))

> andando alle origini: qualunque cosa di Rubén Blades con Willie Colón,
> con particolare riferimento alle canzoni /Pedro Navaja/ e /Siembra/.
> vari album della Fania (stupefacenti quelli con Celia Cruz e Tito
> Puente).

concordo

> Cuba: qualunque cosa di Irakere (a me poi piace particolarmente l'album
> Babalú Ayé); altra colonna portante sono Los Van Van.

concordo

> negli ultimi decenni? Cuba: NG la Banda, Issac Delgado, Paulito FG,
> Charanga Habanera, Bamboleo, Azucar Negra... Haila Mompié;
> l'album /La Rumba Soy Yo/ (premio Grammy); Klimax

Johnny Blas?

Se vuoi possiamo fare un excursus sulla musica brasiliana, altrettanto
bella

Saigon

unread,
Mar 6, 2004, 9:53:10 PM3/6/04
to

"AGH" <elekt...@tiscalinut.it> ha scritto nel messaggio
news:d0w6idywyia0$.1qlr07sisf4pp.dlg@40tude.net...
> In data Sat, 28 Feb 2004 20:13:13 +0100, Luca Conti ha scritto:
>
> >Nessun pianista di jazz, oggi, (nemmeno Kenny Barron)
> > può prescindere dalla lezione di Tyner e di Jarrett (e di Hancock, e
> > di Corea, e di Cecil Taylor e di Bill Evans e di Paul Bley).
>
> uscendo un pelo dal contesto dei paragoni, che pensi di Geoff Keezer?

ma qui a nessuno piace Oscar Peterson??? ^____^


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