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Quesito musicologico

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Erewhon

unread,
Feb 26, 2003, 7:06:38 AM2/26/03
to
Fatto n. 1 - Il compositore X pubblica nel 1817 una serie di sei Preludi per
chitarra a sei corde, stilisticamente e armonicamente piuttosto diversi
rispetto a ciò che lo stesso autore ha pubblicato fino a quel momento e che
avrebbe pubblicato in seguito.
Fatto n. 2 - Un musicologo americano scopre nel 1990 l'esistenza di "Sei
esercizi" del compositore Y per chitarra a cinque corde (strumento già
allora obsoleto e sulla via del declino) pubblicati da Pleyel con un numero
di lastra che presumibilmente fa datare la pubblicazione dell'opera intorno
al 1812.
Fatto n. 3 - Talvolta (ma non sempre) i numeri di lastra delle edizioni
Pleyel sono un po' confusionari e non permettono la corretta datazione di
un'opera (in altre parole: esiste la possibilità che i Sei esercizi di Y
siano stati pubblicati in un anno diverso dal 1812).

Da tutto ciò, voi cosa arguireste?
1) Il compositore X ha copiato da Y
2) Il compositore Y ha copiato da X
3) Entrambi hanno copiato un'opera precedente, di autore sconosciuto e di
cui finora nessuno ha mai trovato traccia
4) Altro

Grazie per la consulenza.
:-)


Ciao,
Fabio
--
http://stage.vitaminic.it/fabio_rizza
======================================================
Dice perché stai a parlà col computer? Perché almeno non puzza di fritto
e parlo co' Tokyo! e parlo col Giappone! e quella sta lì a frigge' tutta la
notte!... se nun sto attento me frigge vivo!
======================================================

Arrigo Quattrocchi

unread,
Feb 27, 2003, 8:22:37 PM2/27/03
to

"Erewhon" <ere...@inwind.it> wrote in message
news:i527a.237343$0v.66...@news1.tin.it...

> Fatto n. 1 - Il compositore X pubblica nel 1817 una serie di sei Preludi
per
> chitarra a sei corde

Mi sembra un quesito molto lacunoso perché si possa esprimere un
qualsivoglia parere in proposito. Non è citato l'editore del compositore X.
Non è chiaro se esista un rapporto di affinità fra i Preludi del compositore
X e gli Esercizi del compositore Y; si può arguire dal contesto che si
tratti di brani simili, ma non è detto esplicitamente. In caso di
similitudine, non è detto quale sia il rapporto di affinità fra le due
raccolte, e se la differenza sia solo di scrittura strumentale o anche di
contenuti, e in che misura. E' poco chiaro anche il discorso su Pleyel e
sulla dubbia datazione delle lastre; non si capisce secondo quali criteri
venga argomentata la datazione e perché talvolta ci si possa sbagliare.
Inoltre il fatto di tacere i nomi degli autori X e Y vorrebbe forse aiutare
a fare un discorso astratto, ma non mi pare questo il caso in cui sia
possibile fissare dei criteri astratti per l'attribuzione di una raccolta;
il nome degli autori, ed il loro background, possono forse aiutare a
dirimere la questione.


Sandro Berlino

unread,
Feb 28, 2003, 2:25:53 AM2/28/03
to
Erewhon wrote:


> Da tutto ciň, voi cosa arguireste?


> 1) Il compositore X ha copiato da Y
> 2) Il compositore Y ha copiato da X
> 3) Entrambi hanno copiato un'opera precedente, di autore
sconosciuto e di
> cui finora nessuno ha mai trovato traccia
> 4) Altro

mi sa che, a conti fatti, ti ritrovi con qualche cromosoma in piu',
nevvero????
Sandro

--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it


Erewhon

unread,
Feb 28, 2003, 5:11:34 AM2/28/03
to

"Arrigo Quattrocchi" ha scritto nel messaggio

> Mi sembra un quesito molto lacunoso perché si possa esprimere un
> qualsivoglia parere in proposito.


Ha ragione, mi scusi. Nel tentativo di essere quanto più possibile
"imparziale" ho omesso alcune informazioni effettivamente importanti (e ho
anche dimenticato di dire che le due pubblicazioni sono in tutto e per tutto
simili - fatte salve alcune piccole differenze dovute a una diversa
impaginazione dei sei brani contenuti e alle ovvie differenze di estensione
armonica tra i due tipi di chitarra).
Oggi sono un po' di fretta e non ho il tempo di approfondire il discorso. Se
avrà voglia di seguirlo ancora, non mancherò di riportare tutti i dati che
lei ha richiesto, nonché la bibliografia relativa.


Grazie,
Fabio Rizza

Erewhon

unread,
Feb 28, 2003, 5:12:02 AM2/28/03
to

"Sandro Berlino" ha scritto nel messaggio

> mi sa che, a conti fatti, ti ritrovi con qualche cromosoma in piu',
> nevvero????


Può darsi.

Arrigo Quattrocchi

unread,
Feb 28, 2003, 12:57:17 PM2/28/03
to

"Erewhon" <ere...@inwind.it> wrote in message
news:qBG7a.248789$0v.69...@news1.tin.it...
>
>
> Ha ragione, mi scusi.

> Oggi sono un po' di fretta e non ho il tempo di approfondire il discorso.
Se
> avrà voglia di seguirlo ancora, non mancherò di riportare tutti i dati che
> lei ha richiesto, nonché la bibliografia relativa.

Volentieri, ma La prego di non darmi del Lei, altrimenti mi costringe a fare
altrettanto.


Erewhon

unread,
Mar 2, 2003, 7:33:45 AM3/2/03
to

"Arrigo Quattrocchi" ha scritto nel messaggio

> Volentieri, ma La prego di non darmi del Lei, altrimenti mi costringe a
> fare altrettanto.


Ops. Allora scusaMi, anche per il ritardo nella risposta; però - come puoi
notare - una trattazione quanto più possibile sintetica ma esauriente della
questione occupa molto spazio e molto tempo.


[Quelle che in un testo impaginato normalmente sarebbero delle note a piè
pagina, qui le ho inserite nel testo tra parentesi quadre, in modo da
rendere più agevole la lettura]

I protagonisti della nostra vicenda sono Mauro Giuliani (Bisceglie 1781 -
Napoli 1829) e Antoine de l'Hoyer - o Lhoyer - (Clermont-Ferrand, Auvergne
1768 - Parigi 1852).
Nel 1817 circa Giuliani pubblica presso l'editore Thadé Weigl di Vienna i
"Six Préludes" Op. 83 [THOMAS F. HECK, "Mauro Giuliani. Virtuoso Guitarist
and Composer, Orpheé, Columbus, Ohio 1995, p. 184 e "Mauro Giuliani. The
Complete Works", vol. 9, a cura di Brian Jeffery, Tecla, Londra 1987].
L'opera costituisce un caso a parte nell'intero corpus musicale del
chitarrista italiano; la frequenza delle modulazioni, la ricchezza
dell'armonia, le scelte "digitali" decisamente insolite per Giuliani,
permettono di sollevare ragionevoli dubbi sulla reale paternità dell'opera:

«Procedurally and stilistically they are out of character with what we
know of Giuliani's approach to guitar music and to the prelude as a genre»
[HECK, cit., p. 184]

«Basta infatti osservare i Preludi op. 83 con un po' di attenzione per
essere assaliti da numerose perplessità. Personalmente li ho sempre letti
con una certa diffidenza, anche se non immaginavo potessero provenire da
un'altra mano» [RUGGERO CHIESA, "Idee a confronto", il Fronimo n. 74,
gennaio 1991, p. 53

Nel 1990 Matanya Ophee pubblica un articolo con cui si prefigge di
dimostrare che i Sei preludi di Giuliani sono in realtà un semplice
adattamento per chitarra a sei corde di un'opera originariamente concepita
per chitarra a cinque corde dal chitarrista francese Antoine de l'Hoyer
[MATANYA OPHEE, "Antoine de l'Hoyer (1768 - ?1836): autore dell'op. 83 di
Giuliani", il Fronimo n. 73, ottobre 1990, pp. 27-38]. Ecco cosa scrive
Ophee in proposito:

«Gli archivi della Bibliothèque Nationale di Parigi custodiscono l'op.
27 di Antoine de l'Hoyer, così intitolata:

«Six / EXERCICES / Pour la Guitare / Dediés A Son Altesse Impériale /
Madame la Grande Duchesse / de / [nome non decifrabile] / Par A. de Lhoyer.
/ Oeuvre 27 Prix 4.50c / A PARIS (etichetta con i dati del distributore -
Corbeaux). No. 1063.

«Scritta a mano, notiamo la data 1812. Il nome dell'editore è nascosto
dall'etichetta del distributore, incollatavi sopra, ma ad un attento esame
si può stabilire che si tratta di Pleyel. È molto importante determinare chi
era l'editore originale per poter datare l'opera con precisione. Noi abbiamo
seguito il metodo seguente.
1. I due consecutivi numeri d'opera di de l'Hoyer, l'op. 28 - un Duo per
violino e chitarra -, e l'op. 29, un Trio concertante per tre chitarre -
sono stati pubblicati da Pleyel rispettivamente con i numeri di lastra 1108
e 1109 molto vicini a quello dell'op. 27.
2. Le tre opere sono incise in modo identico; vengono usati gli stessi
simboli musicali e gli stessi caratteri.
3. Il catalogo Whistling elenca l'opera come pubblicazione di Pleyel.
4. L'opera è elencata nel catalogo Pleyel con lo stesso numero e lo
stesso prezzo presente nel frontespizio.
«Quanto alla musica, è identica, salvo alcune piccole e insignificanti
modifiche, ai Sei Preludi op. 83 di Mauro Giuliani» [OPHEE, cit., p. 29]

Prosegue Ophee:

«La versione degli Esercizi di de l'Hoyer era concepita per chitarra a 5
corde. Infatti, in tutti gli Esercizi non esiste nota più bassa del la della
quinta corda a vuoto. Questo ci indica che l'opera fu scritta intorno alla
fine del '700 o nei primi anni dell'800, quando la chitarra a 5 corde era
ancora popolare in Francia.
«[...] il confronto tra le due versioni mostra chiaramente che le
differenze riscontrabili in quella di Giuliani sono dovute a un attento
lavoro di elaborazione e di "miglioramento". L'opera di Giuliani è
praticamente l'adattamento per la chitarra a sei corde di una serie di pezzi
composti in origine per lo strumento a cinque corde» [OPHEE, cit., p. 32]

L'articolo suscita una vivacissima polemica che si protrae sulle pagine
del "Fronimo" per diversi numeri, con toni che arrivano a toccare l'insulto
personale: Ophee viene addirittura accusato di praticare una musicologia
"stile John Wayne". Insomma, alcuni accettano la tesi di Ophhe, altri la
contestano duramente.

Più conciliante, nel 1995 Thomas Heck avanza l'ipotesi che entrambi -
Giuliani e l'Hoyer - abbiano adattato per chitarra un'opera anteriore, forse
per violino:

«[...] it makes one suspect that both L'Hoyer and Giuliani might have
been working from a common source "Q" (perhaps a still-to-be-identified set
of violin etudes c.1800?)» [HECK, cit., p. 185]

Secondo Heck, la datazione proposta da Ophee (1812) sulla base del
numero di lastra degli Esercizi di l'Hoyer non è attendibile. Rita Benton,
infatti, ha dimostrato come i numeri di lastra delle pubblicazioni venissero
talvolta attribuiti da Pleyel secondo criteri non consequenziali:

«Ophee dates the l'Hoyer Exercices on the basis of their plate number,
1063. But it can be seen in Rita Benton's magnum opus (posthumous), "Pleyel
as Music Publisher: a Documentary Sourcebook of Early 19th-Century Music
(Stuyvesant, NT: Pendragon Press, 1990), that Pleyel was inconsistent in
assigning plate numbers and apparently reserved some "earlier" numbers for
what actually were "later" editions. [...] If Pleyel had been more
consistent in the sequential assigning of his plate numbers, the dating of
his editions would be much easier today» [HECK, cit., p. 184]

Due anni dopo, però, Erik Stenstadsvold compie un approfondito studio
sulla vita e l'opera di l'Hoyer, giungendo alla stessa conclusione di Ophee:

«Riesaminiamo ora le circostanze relative all'op. 27:
1. Tutte le opere datate di Lhoyer dimostrano che i numeri d'opera
venivano assegnati in base all'ordine cronologico della data della loro
pubblicazione (una data che non corrisponde necessariamente alla data della
composizione [...]). Le due opere successive, opp. 28 e 29, furono
pubblicate rispettivamente alla fine del 1813 e agli inizi del 1814.
2. L'op. 27 è dedicata a "Son Altesse Impériale Madame la Grande
Duchesse Anne" che, senza dubbio, era Anna Pavlova, sorella dello Zar
Alexander, nata nel 1795. Questa dedica denuncia chiaramente l'origine russa
del lavoro (Anna potrebbe essere stata allieva di Lhoyer!).
3. L'op. 27 è l'ultima opera di Lhoyer scritta per chitarra a cinque
corde, uno strumento che [...] abbandonò al suo ritorno a Parigi nel 1813 a
favore della chitarra a sei corde.
«Collegando questi fatti non vediamo ragione alcuna per mettere in
dubbio, come del resto si evince dal numero di lastra, il fatto che
l'edizione Pleyel dell'op. 27 sia databile fra la fine del 1812 e gli inizi
del 1813.
«Heck nel suo libro avanza anche l'ipotesi che Giuliani non abbia
copiato Lhoyer, ma che ambedue, indipendentemente l'uno dall'altro, abbiano
arrangiato il lavoro di un terzo compositore, a noi sconosciuto [...].
«È un'ipotesi interessante, ma mi è difficile seguire il ragionamento di
Heck. Il gran numero di differenze, più che indicare una fonte comune, è
probabilmente da attribuire all'inventiva di Giuliani di fronte
all'originale di Lhoyer. [...]
«L'ipotesi di Heck sembra anche basata sulla sua riluttanza ad accettare
che un altro, meno noto, compositore dello stesso periodo fosse capace di
scrivere musica di uguale o anche più alto livello rispetto a Giuliani.
Altrove nel suo libro, sempre parlando delle opere in questione, scrive:
"...Mi risulta difficile pensare che [la musica di Lhoyer] sia più avanzata
armonicamente di quella di Giuliani".
«Vi è certamente sempre un elemento di soggettività nell'affermare che
un compositore sia più "avanzato" di un altro, ma oso dichiarare che il
linguaggio di Lhoyer - dal punto di vista armonico - ma anche sotto vari
altri aspetti - non è in nessun modo inferiore a quello degli altri
compositori per chitarra suoi contemporanei come Giuliani e persino Sor».
[ERIK STENSTADSVOLD, "Antoine de Lhoyer (1768 - 1852). Riscoperta di un
chitarrista-compositore trascurato", il Fronimo n. 100, luglio-ottobre 1997,
pp. 29-30]


Argomento chiuso, dunque? Ebbene no, dal momento che qualche giorno fa -
in un altro newsgroup - alla mia affermazione che i Preludi op. 83 di
Giuliani siano in realtà opera di l'Hoyer, si è scatenata nuovamente una
vivace polemica. Mi piacerebbe quindi sentire, in merito alla vicenda,
l'opinione di qualcuno che si pone al di fuori delle varie partigianerie
chitarristiche per questo o quell'autore.


Grazie per l'attenzione; spero di non avere annoiato nessuno.
:-)


Fabio Rizza


Arrigo Quattrocchi

unread,
Mar 5, 2003, 8:44:30 PM3/5/03
to

"Erewhon" <ere...@inwind.it> wrote in message
news:JSm8a.260214$0v.72...@news1.tin.it...

>
> I protagonisti della nostra vicenda sono Mauro Giuliani (Bisceglie
1781 -
> Napoli 1829) e Antoine de l'Hoyer - o Lhoyer - (Clermont-Ferrand, Auvergne
> 1768 - Parigi 1852).

Io non mi sono affatto annoiato nel leggere questa querelle musicologica,
perché le questioni di attribuzione mi appassionano sempre moltissimo. Direi
anzi che la ricerca musicologica, in casi come questo, è divertentissima,
perché segue le strade di una ipotesi investigativa da libro giallo. Dunque,
chi ha ammazzato i sei Preludi?

A me, in realtà, la risposta non sembra così difficile, stando ai dati a
disposizione. Tutto lascia pensare che i sei Esercizi di L'Hoyer siano stati
stampati prima dei sei Preludi di Giuliani. Infatti:

1) ha senso storicamente pensare a una trascrizione dalla chitarra a cinque
corde a quella a sei corde, ma non il contrario.
2) le considerazioni di Stenstadsvold sui numeri di lastra e sulla
successione cronologica delle opp. 27, 28, 29 di L'Hoyer, sulle affinità
tipografiche delle edizioni, e di conseguenza sulla datazione dei Sei
Esercizi al 1812-1813, mi sembrano assolutamente ineccepibili sotto il
profilo metodologico. Per confutarle, non basta ricordare che talvolta i
numeri di lastra di Pleyel non sono consequenziali; infatti questa
occasionale non consequenzialità potrebbe servire da supporto per confermare
una eventuale altra datazione nel caso altri indizi suggerissero una diversa
datazione; ma, nel caso specifico, c'è una completa concordanza di tutti gli
indizi.
3) l'ipotesi di Heck di una eventuale derivazione sia dei brani di L'Hoyer
che di quelli di Giuliani da una sconosciuta fonte violinistica, mi sembra
del tutto campata per aria. Anche qui ritengo ineccepibile Stenstadsvold
quando suggerisce che la riluttanza di Heck a riconoscere la derivazione dei
Preludi di Giuliani dagli Esercizi di L'Hoyer derivi da argomentazioni di
carattere estetico (dunque opinabilissime) e da un malinteso senso del
"rango" dei diversi compositori. Rossini plagiò di nascosto un'aria da
un'opera di Stefano Pavesi, e nessuno se ne accorse, e non per questo cessa
di essere Rossini. Dunque, non ci sarebbe nessuna lesa maestà nel pensare
che un lavoro del grande Mauro Giuliani derivi da un lavoro di un musicista
minore; ci sarebbe solo ottusità nel non volerlo riconoscere.

Quindi credo si possa affermare al di là di ogni ragionevole dubbio che lo
spartito pubblicato dall'editore Thadé Weigl di Vienna come i Sei preludi
op.83 di Giuliani è in realtà un semplice adattamento per chitarra a sei


corde di un'opera originariamente concepita per chitarra a cinque corde dal

chitarrista francese Antoine de l'Hoyer.

Tuttavia non mi pare che questa affermazione chiuda il caso. Stabilita la
successione cronologica delle edizioni, e il fatto che la seconda derivi
dalla prima, si apre la questione dell'attribuzione della seconda raccolta.
Il quesito se Giuliani si sia arbitrariamente impadronito dei pezzi di
L'Hoyer con un vero e proprio plagio, deve tenere presente il fatto che noi
ragioniamo non sulla base di autografi, ma di edizioni a stampa. E dunque
entra in gioco un altro aspetto della questione, legato alla prassi del
consumo musicale dell'epoca. Il nome di Giuliani, infatti, era garanzia di
successo editoriale nell'Europa degli anni Dieci dell'Ottocento, epoca in
cui il diritto d'autore non esisteva e gli editori non si facevano certo
molti scrupoli di correttezza pur di fare quattrini (neanche oggi, a dire il
vero, ma le leggi sono più rigide, per quanto talvolta siano gli editori a
dettarle). Dunque a mio avviso si possono avanzare altre due ipotesi:

1) Giuliani trascrive per chitarra a sei corde gli esecizi di L'Hoyer
proprio perché si tratta di pezzi di qualità, utili anche sotto il profilo
didattico. Non intende tuttavia attribuirsi la paternità dei brani. E'
l'editore Thadé Weigl che, per far soldi, omette il nome di L'Hoyer dalla
copertina, lasciando solo quello del più qualificato trascrittore, con
l'idea di avere un mercato migliore.

2) Giuliani non ha mai trascritto gli Esercizi di L'Hoyer. La trascrizione
viene invece realizzata da qualche sconosciuto mestierante al servizio
dell'editore Thadé Weigl, il quale pubblica gli Esercizi di L'Hoyer con il
nome di Giuliani pensando che il nome di Giuliani possa garantirgli un
successo editoriale. L'edizione è in un numero di copie limitato, Giuliani
non viene mai a sapere di questo abuso del suo nome, o viene a saperlo ma è
ormai impotente, o indifferente, o ancora rassegnato, nei confronti di
simili comportamenti.

Questa seconda ipotesi può sembrare del tutto peregrina e campata per aria
non meno di quella di Heck sull'esistenza di un originale violinisico delle
due raccolte. In realtà ha un ottimo supporto nelle considerazioni dello
stesso Heck:

> «Procedurally and stilistically they are out of character with what we
> know of Giuliani's approach to guitar music and to the prelude as a genre»
> [HECK, cit., p. 184]

Quello che mi mette in sospetto non è tanto l'aspetto melodico-armonico dei
Preludi di Giuliani (spiegabile con il fatto che si tratta di trascrizioni),
quanto l'aspetto idiomatico-digitale; sarebbe logico pensre che,
trascrivendo dei pezzi altrui, Giuliani applicasse allo strumento la propria
stessa tecnica chitarristica. Se invece la tecnica si distanzia
sensibilmente da quella di Giuliani (io non sono in grado di stabilirlo, ma
così mi sembra di poter capire) è plausibile che la trascrizione sia di
altra mano. Per quanto legato a valutazioni soggettive, questo aspetto
idiomatico-digitale non è evanescente come le argomentazioni estetiche, ai
fini dell'attribuzione, ma al contrario verificabile con dei criteri di
analisi.

Dunque proprio il fatto che l'op.83 di Giuliani sia una trascrizione da
L'Hoyer avvalora, anziché appianarli, i dubbi sull'attribuzione effettiva di
quest'opera a Giuliani, dubbi preesistenti alla scoperta dello spartito di
L'Hoyer.

Il tutto, beninteso, non è una perentoria e scientifica affermazione, ma un
semplice suggerimento, che avrebbe bisogno di uno studio più approfondito e
basato su una conoscenza diretta delle musiche e degli studi relativi.


Erewhon

unread,
Mar 7, 2003, 6:59:06 AM3/7/03
to

"Arrigo Quattrocchi" ha scritto nel messaggio

> Il tutto, beninteso, non è una perentoria e scientifica affermazione, ma


un
> semplice suggerimento, che avrebbe bisogno di uno studio più approfondito
e
> basato su una conoscenza diretta delle musiche e degli studi relativi.


Benissimo, ti ringrazio vivamente per la... consulenza!
:-)


Ciao,
Fabio

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