Insomma come vedete le caratteristiche in gioco sono molte e anche io ho le
idee un po' confuse.
Attendo curioso le vostre osservazioni!
Jacopo Fiesco
Caro "collega",
su queste tematiche mi permetto di segnalerti il sito
http://perso.club-internet.fr/droubaud/david/basses/
troverai anche una sezione dedicata ai grandi bassi della storia.
> Ma quale repertorio possono o dovrebbero affrontare le varie tipologie di
> basso? Domandone, eh? :o)
> Basandomi sulla mia esperienza personale sento che ci sono anche altri
> fattori da considerare:
> - il timbro della voce (se ricco di armonici o se secco)
> - il volume
> - l'agilità
> Insomma credo che una voce agile e secca sarebbe sacrificata a fare
Filippo
> II. Troverebbe invece un più naturale sbocco in opere haendeliane per
> esempio. Viceversa una voce voluminosa e poco agile credo che si
sentirebbe
> a disagio a interpretare un ruolo come Don Bartolo nel Barbiere di
Siviglia.
Questo non è propriamente vero. Prendendo il ruolo di don Bartolo (ma
soprattutto nel campo dell'opera buffa potremmo citarne anche altri),
noterai che è stato affrontato da grandissimi cantanti che avevano voce,
timbro, fraseggio, estensione totalmente diversi senza però intaccare la
linea interpretativa del personaggio. Io che sono per esempio un "dariano"
convinto non posso non ammirare altri interpreti come Corena, Fissore,
Badioli, Cortis, Antoniozzi, Desderi, Tadeo, Capecchi (solo per citarne
alcuni) che con Dara hanno pochissimo in comune ma che onestamente hanno ben
figurato, creando un don Bartolo diverso ma sempre efficace. In alcuni casi
è semplicemente una questione di gusti. Io considero Dara il "buffo" per
eccellenza e penso che don Bartolo possa essere affrontato solo ed
esclusivamente da questo genere di cantanti. Ma questa è soltanto una mia
idea, smentita (fortunatamente) dalla storia del disco che ha dato la
possibilità ad altri grandissimi interpreti di affrontare e nobilitare
questo personaggio.
Per incarnare il Grande Inquisitore, per
> esempio, credo che sia necessaria una voce molto grande, dal timbro scuro,
> perché deve esprimere imponenza, suscitare timore e deve essere in grado
di
> soggiogare Filippo II. Quindi quando penso che Ruggero Raimondi ha osato
> interpretare il Grande Inquisitore con una voce da basso-baritono e
perdipiù
> povera di armonici mi viene un po' da ridere... A mio parere Raimondi fa
> anche ridere come Filippo II (ruolo che ha fatto spesso e che, ahimé, sta
> per interpretare a Montecarlo) perché non possiede né la "pasta" per
rendere
> la maestà di questo personaggio né pienezza nelle note gravi di cui lo
> spartito non è zeppo ma che comunque ha.
Spezziamo una lancia in favore del grande Ruggero. Incomincia ad avere una
certa età e bisogna considerare anche questi aspetti per esprimere un
giudizio complessivo su un interprete. In caso contrario dovremmo
"eliminare" circa il 50% dei cantanti in circolazione. In passato aveva
sicuramente i mezzi vocali "giusti" per affrontare anche questi ruoli.
don Bartolo
GRAZIE!! :o))
>
> Spezziamo una lancia in favore del grande Ruggero. Incomincia ad avere una
> certa età e bisogna considerare anche questi aspetti per esprimere un
> giudizio complessivo su un interprete. In caso contrario dovremmo
> "eliminare" circa il 50% dei cantanti in circolazione. In passato aveva
> sicuramente i mezzi vocali "giusti" per affrontare anche questi ruoli.
Se per le tue osservazioni sui bassi buffi in effetti dici cose giuste, su
Raimondi proprio mi sento di dissentire. Una voce come la sua (chiara,
povera di armonici e debole nel registro grave da sempre) avrebbe fatto
meglio a lasciar stare gran parte del repertorio verdiano. Un conto è
cantare Pagano nei Lombardi, ma cavoli il Grande Inquisitore, Fiesco,
Procida, sono personaggi che richiedono davvero doti ben diverse dalle sue.
Questo non vuol dire che Raimondi non sia stato anche capace di cose ottime.
A parte le indiscutibili doti attoriali, vocalmente è stato (cito le prime
due cose che mi vengono in mente) un grande Don Giovanni, un buon Falstaff,
ruoli peraltro di confine tra la vocalità di basso e quella di baritono.
Jacopo Fiesco
Quindi quando penso che Ruggero Raimondi ha osato
> interpretare il Grande Inquisitore con una voce da basso-baritono e
perdipiù
> povera di armonici mi viene un po' da ridere... A mio parere Raimondi fa
> anche ridere come Filippo II (ruolo che ha fatto spesso e che, ahimé, sta
> per interpretare a Montecarlo) perché non possiede né la "pasta" per
rendere
> la maestà di questo personaggio né pienezza nelle note gravi di cui lo
> spartito non è zeppo ma che comunque ha.
A parte che le eccessive sottodivisioni delle voci mi sembrano spesso più un
esercizio teorico che un'analisi pratica, non capisco l'accanimento contro
il povero Raimondi, cantante che per l'appunto non è facilmente inquadrabile
in schemi, e che comunque nei suoi anni migliori aveva una voce di timbro
più scuro di quella attuale, e per nulla povera di armonici, come
testimoniano numerose registrazioni (oltre alla mia memoria). Relativamente
al suo Inquisitore, va detto che lo ha fatto una sola volta, per il disco, e
sotto la direzione di Karajan. In realtà è stato Karajan a volerlo per quel
ruolo, proprio perché Raimondi aveva una voce più "leggera" (così come, a
Salisburgo, aveva voluto un basso leggero ancorché mediocre, George
Crasnaru). Infatti, secondo l'idea di Karajan, l'Inquisitore è un prete, e i
preti non impongono mai, ma suggeriscono con toni insinuanti, appunto "da
preti", come si suol dire. A me sembra che Raimondi sia bravissimo in questa
caratterizzazione. Che poi questa interpretazione vada contro
(probabilmente) l'idea di Verdi è cosa che va imputata più al direttore che
al cantante; ma non è forse una interpretazione comunque degna di essere
presa sul serio, di essere ammirata pur dissentendo da essa?
Quanto poi a Filippo II, spesso ho l'impressione che ci siano molti
pregiudizi sui ruoli vocali, basati sulla storia dell'interpretazione, sulle
immagini cristallizzate dei ruoli. In tarda età il baritono Filippo Coletti,
che aveva creato i ruoli baritonali del'Alzira e dei Masnadieri, e per il
quale inoltre Verdi aveva riscritto la parte di Germont, secondo una
tessitura più bassa di quella scritta in origine per Felice Varesi, Coletti,
dicevo, interpretò il ruolo di Filippo II nel Don Carlo, a Torino se non
erro, e con la benedizione di Verdi. Io non credo affatto che nei suoi tardi
anni Coletti avesse acquistato un timbro più scuro e delle note gravi che
non possedeva in gioventù; penso semplicemente che adattasse la parte ai
suoi mezzi vocali, magari levando qualche nota. Il punto è che Verdi
ammirava in Coletti la nobiltà del fraseggio e le capacità di attore,
insomma appunto quella capacità di entrare nel personaggio, di immedesimarsi
nella sua psicologia, sotto il profilo scenico-interpretativo, che erano
capacità preminenti rispetto al ruolo vocale. Sostenere che un cantante come
Raimondi, attore straordinario, grande fraseggiatore e interprete profondo,
è inadatto al ruolo di Filippo II (anzi che "fa ridere", ma sorvoliamo
sull'espressione), significa ascoltare secondo la gabbia mentale di una
tipologia vocale assai dubbia, e non secondo il risultato, che può essere
accostato senza timori a quello di molti grandi interpreti. Per restiture la
complessità di questo personaggio preferisco le voci più limitate di
Raimondi o di van Dam a quelle assai più imponenti e profonde ma
espressivamente molto più generiche di parecchi colleghi più giovani che
preferisco non nominare.
Certo, meglio interpreti come Raiomondi o Van Dam piuttosto che vocioni
grandi ma approssimativi. Quanto a essere ingabbiato in schemi mentali che
mi impedirebbero di capire certe cose, lascia perdere, non mi conosci e non
è da un termine buttato lì che si può capire una persona...
Resto comunque dell'idea che Raimondi abbia strafatto in ambito verdiano e
che la sua voce mi piace davvero poco. Il suo Fiesco, ad esempio, lo trovo
timbricamente molto inadatto, sembra di sentir cantare un baritono chiaro,
né mi piace la sua interpretazione.
Credo che ormai Raimondi sia una vera e propria icona del canto lirico, un
intoccabile, quindi non mi stupisce suscitare una certa ostilità dichiarando
le mie perplessità sulla sua voce. Comunque non sono pochi quelli che la
pensano come me, anzi...
Ad ogni buon conto l'intenzione del mio post era quella di suscitare un
discussione sulla voce di basso in generale, ma a quanto pare non ci sono
riuscito :o(
Jacopo Fiesco
>
>
Pienamente d'accordo!!!
>Una voce come la sua (chiara, povera di armonici e debole nel registro
grave da >sempre)
io ci aggiungo pessima dizione!
>avrebbe fatto meglio a lasciar stare gran parte del repertorio verdiano.
Un conto è
> cantare Pagano nei Lombardi, ma cavoli il Grande Inquisitore, Fiesco,
> Procida, sono personaggi che richiedono davvero doti ben diverse dalle
sue.
> Questo non vuol dire che Raimondi non sia stato anche capace di cose
ottime.
giusto!
> A parte le indiscutibili doti attoriali, vocalmente è stato (cito le prime
> due cose che mi vengono in mente) un grande Don Giovanni, un buon
Falstaff,
> ruoli peraltro di confine tra la vocalità di basso e quella di baritono.
>
Io non riesco a capire come un Cesare Siepi possa venir messo nel
dimenticatoio a vantaggio di una voce che ai più viene imposta (per cause
non occulte). Non ho mai sentito parlare bene di Siepi: è un'ingiustizia!!!
Elegante, ottima dizione, voce calda e uniforme (dal do1 al fa# 3),
teatralmente un portento (grande e memorabile il suo don Giovanni).
E che dire del Mefistofele di Nazareno De Angelis?
Mi fermo qui aggiungendo due nomi Ildebrando D'Arcangelo e un mio amico
Mirko Palazzi (quest'ultimo giovanissimo ma...).
> Jacopo Fiesco
>
Non sono personaggio d'opera.
Giuseppe Ranoia
(cut)
> Ad ogni buon conto l'intenzione del mio post era quella di suscitare un
> discussione sulla voce di basso in generale, ma a quanto pare non ci sono
> riuscito :o(
Forse in questi giorni il NG è meno frequentato del solito per le
festività. Cmq il tuo post è molto interessante. Io non mi sento così
preparato su questo argomento da dare un contributo fecondo, per cui
preferisco leggere gli altri.
Avevo già riscontrato la tua perplessità su Raimondi in uno scambio che
avemmo alcuni mesi fa sulla Maragliano. Avevo ascoltato Raimondi nella
parte di Fiesco nel gennaio del'69: be' da ciò che posso ricordare e
in base alle mie competenze posso scriverti che la sua voce allora
era sicuramente molto più scura e non sfigurava assolutamente in quella
parte: anzi non avrei mai supposto allora di ascoltar poi Raimondi nel
ruolo di Scarpia e di Jago.
Ciao
Roberto
CUT
Bellissimo post.
Grazie.
A.
Ritengo legittimo criticare Raimondi per la sua voce e per la scelta forse
azzardata di un paio di personaggi del suo repertorio ma l'affermare che
Raimondi abbia una dizione pessima mi sembra quasi un atto quasi
persecutorio.
> Io non riesco a capire come un Cesare Siepi possa venir messo nel
> dimenticatoio a vantaggio di una voce che ai più viene imposta (per cause
> non occulte). Non ho mai sentito parlare bene di Siepi: è
un'ingiustizia!!!
> Elegante, ottima dizione, voce calda e uniforme (dal do1 al fa# 3),
> teatralmente un portento (grande e memorabile il suo don Giovanni).
Nessuno ha mai parlato bene di Cesare Siepi??? Il NG è pieno di suoi
ammiratori ed il suo Don Giovanni, il suo Figaro o il suo Don Basilio
vengono considerati come i punti di riferimento più importanti. L'esempio di
Siepi è secondo me errato.
Ciao
don Bartolo
Sì, posso dire che Siepi è il mio mito, un punto di riferimento
imprescindibile. Proprio di recente ho acquistato il DVD video del Don
Giovanni di Salisburgo (1954) con lui diretto da Furtwaengler. Che voce! Che
meraviglia! Al dono di natura (semplicemente enorme) Siepi ha saputo
aggiungere pura arte vocale e grande talento attoriale. L'unico difetto che
ha è una "r" quasi moscia, poco incisiva.
Tra le altre cose ho anche un CD dove canta "Nonnes, qui reposez" dal Robert
Le Diable di Meyerbeer in cui sfoggia un FA# acuto assolutamente grandioso.
Direi che da come lo esegue si deduce che la sua voce poteva andare ancora
più su!
Sul motivo per cui una voce come quella di Raimondi - molto più modesta di
quella di Siepi - sia stata e vanga tutt'ora imposta so davvero pochissimo,
quasi nulla...
Le mie perplessità sul Fiesco di Raimondi si riferiscono all'edizione con la
Ricciarelli, Capuccilli e Domingo ascoltata a casa di amici. Non so però di
che anno sia.
Jacopo Fiesco
No, non volevo accusare assolutamente questa comunità, e poi vorrei
precisare una cosa il paragone per il buon Raimondi avviene con questi
grandi: la mia non vuole essere una persecuzione ma solo una constatazione.
A parte il mio giudizio basta la carriera di Raimondi a dirci chi è!
> Ciao
Ciao
> don Bartolo
Giuseppe
>
>
>
>
Un post che non è semplicemente una risposta ma che rappresenta quasi una
vera e propria "lezione" di storia dell'opera.
Mi renderebbe veramente felice un tuo approfondimento delle tematiche (da me
semplicemente acennate) relative al repertorio buffo.
Grazie
don Bartolo
Sì e no. Insomma eccome se c'è differenza tra un basso profondo e un basso
cantante!! Anche a livello fisiologico: la lunghezza delle corde vocali e
persino la forma della "canna" sopraglottica è diversa tra queste due
tipologie di basso.
Jacopo Fiesco