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LA VOCE DI BASSO

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Jacopo Fiesco

unread,
Jan 4, 2003, 8:22:04 AM1/4/03
to
Dopo diversi anni di passione per il melodramma ma soprattutto adesso che
studio canto mi rendo conto che la voce umana è qualcosa di davvero
straordinario.
In particolare trovo straordinaria la varietà timbrica che una voce può
assumere da un individuo all'altro, anche all'interno della stessa categoria
vocale e persino all'interno della stessa sotto-categoria (quanto sono
diverse, ad esempio, le voci da soprano lirico di Dimitra Theodossiou e
Barbara Frittoli!).
Questa eterogeneità della "pasta" vocale è tipica anche, evidentemente,
alla categoria alla quale appartengo, quella dei bassi. Solo che ho
riscontrato una certa confusione (sia negli insegnanti di canto, sia nelle
enciclopedie della musica, sia parlando con altri appassionati) nella
definizione delle sottocategorie della voce di basso. Direi che la maggior
parte della gente si ferma alla distinzione tra basso e basso-baritono.
Qualcuno parla anche di basso cantante (spesso sovrapponendolo però al
basso-baritono) e di basso profondo, pochissimi accennano alla
sottocategoria del basso nobile.
Ora (correggetemi se sbaglio) direi che, prendendo come punti di riferimento
il colore della voce e la sua estensione, la successione sarebbe questa:
- Basso profondo
- Basso nobile
- Basso cantante
- Basso-baritono
Aggiungerei poi il basso buffo, voce forse avvicinabile a quella del basso
cantante o del basso-baritono per estensione e tessitura, ma che si mantiene
timbricamente più secca e vocalmente più agile.
Direi che la voce di basso profondo è estremamente rara. Stando a quanto
scriveva Boris Christoff vi sono alcuni bassi profondi slavi in grado di
arrivare
al FA che sta l'ottava sotto il fa1, normalmente considerato come nota
estrema della voce di basso. Alcuni bassi profondi vengono infatti chiamati
ottavisti, cantando cioè un'ottava al di sotto del registro di basso
"normale". Io possiedo un CD di canti russi in cui un basso profondo esegue
un SOL contrabbasso e vi garantisco che è un suono impressionante!
Ma senza arrivare a questi casi eccezionali direi che oggi il basso profondo
è quel basso particolarmente a suo agio nelle note basse, arrivando
agevolemente anche al DO contrabbasso e anche oltre. A mio parere la maggior
parte delle voci che spesso vengono additate come bassi profondi siano in
realtà dei bassi nobili, dei bassi pieni (come Cesare Siepi, Giulio Neri,
oggi forse Roberto Scandiuzzi).
Viene poi il basso cantante, forse la sottocategoria più nutrita: estensione
media da FA1 a FA#3, ambito
d'emissione più agevole nei registri centrale e acuto, pur mantenendo
scurezza di timbro. Boris Christoff era un basso cantante, Furlanetto è oggi
uno dei più validi esempi di basso cantante.
Il basso-baritono è una voce ibrida, molto interessante, che credo debba
possedere un comodo SOL3 per definirsi tale. Oltre (benché ci siano bassi
che in vocalizzo arrivano anche al LA3) credo inizi il regno dei baritoni.
Uno dei più fulgidi esempi di basso-baritono oggi è Michele Pertusi.
Ma quale repertorio possono o dovrebbero affrontare le varie tipologie di
basso? Domandone, eh? :o)
Basandomi sulla mia esperienza personale sento che ci sono anche altri
fattori da considerare:
- il timbro della voce (se ricco di armonici o se secco)
- il volume
- l'agilità
Insomma credo che una voce agile e secca sarebbe sacrificata a fare Filippo
II. Troverebbe invece un più naturale sbocco in opere haendeliane per
esempio. Viceversa una voce voluminosa e poco agile credo che si sentirebbe
a disagio a interpretare un ruolo come Don Bartolo nel Barbiere di Siviglia.
La voce di basso (come tutte le altre del resto) può anche avere
caratteristiche di duttilità e quindi, magari, un basso cantante può anche
passare da Filippo II a Talbot ma credo che difficilmente potrebbe
avventurarsi in un ruolo come Sarastro.
Spesso si fa poi confusione tra timbro e volume. Diciamo pure che la voce di
basso difficilmente è piccola (forse perché di solito noi bassi siamo grandi
e grossi e possediamo di natura una "canna" piuttosto ampia), però ci
possono essere notevoli differenze. Per incarnare il Grande Inquisitore, per
esempio, credo che sia necessaria una voce molto grande, dal timbro scuro,
perché deve esprimere imponenza, suscitare timore e deve essere in grado di
soggiogare Filippo II. Quindi quando penso che Ruggero Raimondi ha osato
interpretare il Grande Inquisitore con una voce da basso-baritono e perdipiù
povera di armonici mi viene un po' da ridere... A mio parere Raimondi fa
anche ridere come Filippo II (ruolo che ha fatto spesso e che, ahimé, sta
per interpretare a Montecarlo) perché non possiede né la "pasta" per rendere
la maestà di questo personaggio né pienezza nelle note gravi di cui lo
spartito non è zeppo ma che comunque ha.
Per la scelta del repertorio svolgono poi una funzione importante anche
l'indole della persona e soprattutto la qualità del timbro, più o meno
"nobile", più o meno "buffo", ecc.

Insomma come vedete le caratteristiche in gioco sono molte e anche io ho le
idee un po' confuse.

Attendo curioso le vostre osservazioni!

Jacopo Fiesco


Don Bartolo

unread,
Jan 4, 2003, 1:15:14 PM1/4/03
to

Caro "collega",
su queste tematiche mi permetto di segnalerti il sito
http://perso.club-internet.fr/droubaud/david/basses/

troverai anche una sezione dedicata ai grandi bassi della storia.


> Ma quale repertorio possono o dovrebbero affrontare le varie tipologie di
> basso? Domandone, eh? :o)
> Basandomi sulla mia esperienza personale sento che ci sono anche altri
> fattori da considerare:
> - il timbro della voce (se ricco di armonici o se secco)
> - il volume
> - l'agilità
> Insomma credo che una voce agile e secca sarebbe sacrificata a fare
Filippo
> II. Troverebbe invece un più naturale sbocco in opere haendeliane per
> esempio. Viceversa una voce voluminosa e poco agile credo che si
sentirebbe
> a disagio a interpretare un ruolo come Don Bartolo nel Barbiere di
Siviglia.

Questo non è propriamente vero. Prendendo il ruolo di don Bartolo (ma
soprattutto nel campo dell'opera buffa potremmo citarne anche altri),
noterai che è stato affrontato da grandissimi cantanti che avevano voce,
timbro, fraseggio, estensione totalmente diversi senza però intaccare la
linea interpretativa del personaggio. Io che sono per esempio un "dariano"
convinto non posso non ammirare altri interpreti come Corena, Fissore,
Badioli, Cortis, Antoniozzi, Desderi, Tadeo, Capecchi (solo per citarne
alcuni) che con Dara hanno pochissimo in comune ma che onestamente hanno ben
figurato, creando un don Bartolo diverso ma sempre efficace. In alcuni casi
è semplicemente una questione di gusti. Io considero Dara il "buffo" per
eccellenza e penso che don Bartolo possa essere affrontato solo ed
esclusivamente da questo genere di cantanti. Ma questa è soltanto una mia
idea, smentita (fortunatamente) dalla storia del disco che ha dato la
possibilità ad altri grandissimi interpreti di affrontare e nobilitare
questo personaggio.

Per incarnare il Grande Inquisitore, per
> esempio, credo che sia necessaria una voce molto grande, dal timbro scuro,
> perché deve esprimere imponenza, suscitare timore e deve essere in grado
di
> soggiogare Filippo II. Quindi quando penso che Ruggero Raimondi ha osato
> interpretare il Grande Inquisitore con una voce da basso-baritono e
perdipiù
> povera di armonici mi viene un po' da ridere... A mio parere Raimondi fa
> anche ridere come Filippo II (ruolo che ha fatto spesso e che, ahimé, sta
> per interpretare a Montecarlo) perché non possiede né la "pasta" per
rendere
> la maestà di questo personaggio né pienezza nelle note gravi di cui lo
> spartito non è zeppo ma che comunque ha.


Spezziamo una lancia in favore del grande Ruggero. Incomincia ad avere una
certa età e bisogna considerare anche questi aspetti per esprimere un
giudizio complessivo su un interprete. In caso contrario dovremmo
"eliminare" circa il 50% dei cantanti in circolazione. In passato aveva
sicuramente i mezzi vocali "giusti" per affrontare anche questi ruoli.


don Bartolo


Jacopo Fiesco

unread,
Jan 4, 2003, 3:48:37 PM1/4/03
to
>
> Caro "collega",
> su queste tematiche mi permetto di segnalerti il sito
> http://perso.club-internet.fr/droubaud/david/basses/
>
> troverai anche una sezione dedicata ai grandi bassi della storia.
>

GRAZIE!! :o))

>
> Spezziamo una lancia in favore del grande Ruggero. Incomincia ad avere una
> certa età e bisogna considerare anche questi aspetti per esprimere un
> giudizio complessivo su un interprete. In caso contrario dovremmo
> "eliminare" circa il 50% dei cantanti in circolazione. In passato aveva
> sicuramente i mezzi vocali "giusti" per affrontare anche questi ruoli.

Se per le tue osservazioni sui bassi buffi in effetti dici cose giuste, su
Raimondi proprio mi sento di dissentire. Una voce come la sua (chiara,
povera di armonici e debole nel registro grave da sempre) avrebbe fatto
meglio a lasciar stare gran parte del repertorio verdiano. Un conto è
cantare Pagano nei Lombardi, ma cavoli il Grande Inquisitore, Fiesco,
Procida, sono personaggi che richiedono davvero doti ben diverse dalle sue.
Questo non vuol dire che Raimondi non sia stato anche capace di cose ottime.
A parte le indiscutibili doti attoriali, vocalmente è stato (cito le prime
due cose che mi vengono in mente) un grande Don Giovanni, un buon Falstaff,
ruoli peraltro di confine tra la vocalità di basso e quella di baritono.

Jacopo Fiesco

Arrigo Quattrocchi

unread,
Jan 4, 2003, 8:48:28 PM1/4/03
to

"Jacopo Fiesco" <fie...@katamail.com> wrote in message
news:av6n3f$irl$1...@lacerta.tiscalinet.it...

Quindi quando penso che Ruggero Raimondi ha osato
> interpretare il Grande Inquisitore con una voce da basso-baritono e
perdipiù
> povera di armonici mi viene un po' da ridere... A mio parere Raimondi fa
> anche ridere come Filippo II (ruolo che ha fatto spesso e che, ahimé, sta
> per interpretare a Montecarlo) perché non possiede né la "pasta" per
rendere
> la maestà di questo personaggio né pienezza nelle note gravi di cui lo
> spartito non è zeppo ma che comunque ha.

A parte che le eccessive sottodivisioni delle voci mi sembrano spesso più un
esercizio teorico che un'analisi pratica, non capisco l'accanimento contro
il povero Raimondi, cantante che per l'appunto non è facilmente inquadrabile
in schemi, e che comunque nei suoi anni migliori aveva una voce di timbro
più scuro di quella attuale, e per nulla povera di armonici, come
testimoniano numerose registrazioni (oltre alla mia memoria). Relativamente
al suo Inquisitore, va detto che lo ha fatto una sola volta, per il disco, e
sotto la direzione di Karajan. In realtà è stato Karajan a volerlo per quel
ruolo, proprio perché Raimondi aveva una voce più "leggera" (così come, a
Salisburgo, aveva voluto un basso leggero ancorché mediocre, George
Crasnaru). Infatti, secondo l'idea di Karajan, l'Inquisitore è un prete, e i
preti non impongono mai, ma suggeriscono con toni insinuanti, appunto "da
preti", come si suol dire. A me sembra che Raimondi sia bravissimo in questa
caratterizzazione. Che poi questa interpretazione vada contro
(probabilmente) l'idea di Verdi è cosa che va imputata più al direttore che
al cantante; ma non è forse una interpretazione comunque degna di essere
presa sul serio, di essere ammirata pur dissentendo da essa?
Quanto poi a Filippo II, spesso ho l'impressione che ci siano molti
pregiudizi sui ruoli vocali, basati sulla storia dell'interpretazione, sulle
immagini cristallizzate dei ruoli. In tarda età il baritono Filippo Coletti,
che aveva creato i ruoli baritonali del'Alzira e dei Masnadieri, e per il
quale inoltre Verdi aveva riscritto la parte di Germont, secondo una
tessitura più bassa di quella scritta in origine per Felice Varesi, Coletti,
dicevo, interpretò il ruolo di Filippo II nel Don Carlo, a Torino se non
erro, e con la benedizione di Verdi. Io non credo affatto che nei suoi tardi
anni Coletti avesse acquistato un timbro più scuro e delle note gravi che
non possedeva in gioventù; penso semplicemente che adattasse la parte ai
suoi mezzi vocali, magari levando qualche nota. Il punto è che Verdi
ammirava in Coletti la nobiltà del fraseggio e le capacità di attore,
insomma appunto quella capacità di entrare nel personaggio, di immedesimarsi
nella sua psicologia, sotto il profilo scenico-interpretativo, che erano
capacità preminenti rispetto al ruolo vocale. Sostenere che un cantante come
Raimondi, attore straordinario, grande fraseggiatore e interprete profondo,
è inadatto al ruolo di Filippo II (anzi che "fa ridere", ma sorvoliamo
sull'espressione), significa ascoltare secondo la gabbia mentale di una
tipologia vocale assai dubbia, e non secondo il risultato, che può essere
accostato senza timori a quello di molti grandi interpreti. Per restiture la
complessità di questo personaggio preferisco le voci più limitate di
Raimondi o di van Dam a quelle assai più imponenti e profonde ma
espressivamente molto più generiche di parecchi colleghi più giovani che
preferisco non nominare.


Jacopo Fiesco

unread,
Jan 4, 2003, 10:52:38 PM1/4/03
to
Per restiture la
> complessità di questo personaggio preferisco le voci più limitate di
> Raimondi o di van Dam a quelle assai più imponenti e profonde ma
> espressivamente molto più generiche di parecchi colleghi più giovani che
> preferisco non nominare.

Certo, meglio interpreti come Raiomondi o Van Dam piuttosto che vocioni
grandi ma approssimativi. Quanto a essere ingabbiato in schemi mentali che
mi impedirebbero di capire certe cose, lascia perdere, non mi conosci e non
è da un termine buttato lì che si può capire una persona...
Resto comunque dell'idea che Raimondi abbia strafatto in ambito verdiano e
che la sua voce mi piace davvero poco. Il suo Fiesco, ad esempio, lo trovo
timbricamente molto inadatto, sembra di sentir cantare un baritono chiaro,
né mi piace la sua interpretazione.
Credo che ormai Raimondi sia una vera e propria icona del canto lirico, un
intoccabile, quindi non mi stupisce suscitare una certa ostilità dichiarando
le mie perplessità sulla sua voce. Comunque non sono pochi quelli che la
pensano come me, anzi...
Ad ogni buon conto l'intenzione del mio post era quella di suscitare un
discussione sulla voce di basso in generale, ma a quanto pare non ci sono
riuscito :o(

Jacopo Fiesco
>
>


Giuseppe Ranoia

unread,
Jan 5, 2003, 3:51:11 AM1/5/03
to

Jacopo Fiesco <fie...@katamail.com> wrote in message
av7h8q$2p0$1...@lacerta.tiscalinet.it...

> >
> > Caro "collega",
> > su queste tematiche mi permetto di segnalerti il sito
> > http://perso.club-internet.fr/droubaud/david/basses/
> >
> > troverai anche una sezione dedicata ai grandi bassi della storia.
> >
>
> GRAZIE!! :o))
>
> >
> > Spezziamo una lancia in favore del grande Ruggero. Incomincia ad avere
una
> > certa età e bisogna considerare anche questi aspetti per esprimere un
> > giudizio complessivo su un interprete. In caso contrario dovremmo
> > "eliminare" circa il 50% dei cantanti in circolazione. In passato aveva
> > sicuramente i mezzi vocali "giusti" per affrontare anche questi ruoli.
>
> Se per le tue osservazioni sui bassi buffi in effetti dici cose giuste, su
> Raimondi proprio mi sento di dissentire.

Pienamente d'accordo!!!

>Una voce come la sua (chiara, povera di armonici e debole nel registro
grave da >sempre)

io ci aggiungo pessima dizione!

>avrebbe fatto meglio a lasciar stare gran parte del repertorio verdiano.
Un conto è
> cantare Pagano nei Lombardi, ma cavoli il Grande Inquisitore, Fiesco,
> Procida, sono personaggi che richiedono davvero doti ben diverse dalle
sue.
> Questo non vuol dire che Raimondi non sia stato anche capace di cose
ottime.

giusto!

> A parte le indiscutibili doti attoriali, vocalmente è stato (cito le prime
> due cose che mi vengono in mente) un grande Don Giovanni, un buon
Falstaff,
> ruoli peraltro di confine tra la vocalità di basso e quella di baritono.
>

Io non riesco a capire come un Cesare Siepi possa venir messo nel
dimenticatoio a vantaggio di una voce che ai più viene imposta (per cause
non occulte). Non ho mai sentito parlare bene di Siepi: è un'ingiustizia!!!
Elegante, ottima dizione, voce calda e uniforme (dal do1 al fa# 3),
teatralmente un portento (grande e memorabile il suo don Giovanni).
E che dire del Mefistofele di Nazareno De Angelis?
Mi fermo qui aggiungendo due nomi Ildebrando D'Arcangelo e un mio amico
Mirko Palazzi (quest'ultimo giovanissimo ma...).


> Jacopo Fiesco
>

Non sono personaggio d'opera.
Giuseppe Ranoia


Roberto Mastrosimone

unread,
Jan 5, 2003, 4:55:24 AM1/5/03
to
Jacopo Fiesco <fie...@katamail.com> wrote:

(cut)


> Ad ogni buon conto l'intenzione del mio post era quella di suscitare un
> discussione sulla voce di basso in generale, ma a quanto pare non ci sono
> riuscito :o(

Forse in questi giorni il NG è meno frequentato del solito per le
festività. Cmq il tuo post è molto interessante. Io non mi sento così
preparato su questo argomento da dare un contributo fecondo, per cui
preferisco leggere gli altri.
Avevo già riscontrato la tua perplessità su Raimondi in uno scambio che
avemmo alcuni mesi fa sulla Maragliano. Avevo ascoltato Raimondi nella
parte di Fiesco nel gennaio del'69: be' da ciò che posso ricordare e
in base alle mie competenze posso scriverti che la sua voce allora
era sicuramente molto più scura e non sfigurava assolutamente in quella
parte: anzi non avrei mai supposto allora di ascoltar poi Raimondi nel
ruolo di Scarpia e di Jago.
Ciao
Roberto

Ale Redfiddler

unread,
Jan 5, 2003, 8:03:49 AM1/5/03
to

"Arrigo Quattrocchi" <ar.quat...@mclink.it> ha scritto nel messaggio
news:BfMR9.11412$lj5.1...@tornado.fastwebnet.it...

> A parte che le eccessive sottodivisioni delle voci mi sembrano spesso più
un


CUT

Bellissimo post.
Grazie.
A.

Don Bartolo

unread,
Jan 5, 2003, 8:16:00 AM1/5/03
to

> >Una voce come la sua (chiara, povera di armonici e debole nel registro
> grave da >sempre)
>
> io ci aggiungo pessima dizione!

Ritengo legittimo criticare Raimondi per la sua voce e per la scelta forse
azzardata di un paio di personaggi del suo repertorio ma l'affermare che
Raimondi abbia una dizione pessima mi sembra quasi un atto quasi
persecutorio.

> Io non riesco a capire come un Cesare Siepi possa venir messo nel
> dimenticatoio a vantaggio di una voce che ai più viene imposta (per cause
> non occulte). Non ho mai sentito parlare bene di Siepi: è
un'ingiustizia!!!
> Elegante, ottima dizione, voce calda e uniforme (dal do1 al fa# 3),
> teatralmente un portento (grande e memorabile il suo don Giovanni).

Nessuno ha mai parlato bene di Cesare Siepi??? Il NG è pieno di suoi
ammiratori ed il suo Don Giovanni, il suo Figaro o il suo Don Basilio
vengono considerati come i punti di riferimento più importanti. L'esempio di
Siepi è secondo me errato.

Ciao
don Bartolo


Jacopo Fiesco

unread,
Jan 5, 2003, 8:18:54 AM1/5/03
to
> Io non riesco a capire come un Cesare Siepi possa venir messo nel
> dimenticatoio a vantaggio di una voce che ai più viene imposta (per cause
> non occulte). Non ho mai sentito parlare bene di Siepi: è
un'ingiustizia!!!
> Elegante, ottima dizione, voce calda e uniforme (dal do1 al fa# 3),
> teatralmente un portento (grande e memorabile il suo don Giovanni).

Sì, posso dire che Siepi è il mio mito, un punto di riferimento
imprescindibile. Proprio di recente ho acquistato il DVD video del Don
Giovanni di Salisburgo (1954) con lui diretto da Furtwaengler. Che voce! Che
meraviglia! Al dono di natura (semplicemente enorme) Siepi ha saputo
aggiungere pura arte vocale e grande talento attoriale. L'unico difetto che
ha è una "r" quasi moscia, poco incisiva.
Tra le altre cose ho anche un CD dove canta "Nonnes, qui reposez" dal Robert
Le Diable di Meyerbeer in cui sfoggia un FA# acuto assolutamente grandioso.
Direi che da come lo esegue si deduce che la sua voce poteva andare ancora
più su!

Sul motivo per cui una voce come quella di Raimondi - molto più modesta di
quella di Siepi - sia stata e vanga tutt'ora imposta so davvero pochissimo,
quasi nulla...

Le mie perplessità sul Fiesco di Raimondi si riferiscono all'edizione con la
Ricciarelli, Capuccilli e Domingo ascoltata a casa di amici. Non so però di
che anno sia.

Jacopo Fiesco


Giuseppe Ranoia

unread,
Jan 5, 2003, 8:21:50 AM1/5/03
to

"Don Bartolo" <donba...@tiscali.it> ha scritto nel messaggio
news:keWR9.75921$R45.3...@news2.tin.it...

No, non volevo accusare assolutamente questa comunità, e poi vorrei
precisare una cosa il paragone per il buon Raimondi avviene con questi
grandi: la mia non vuole essere una persecuzione ma solo una constatazione.
A parte il mio giudizio basta la carriera di Raimondi a dirci chi è!

> Ciao

Ciao

> don Bartolo

Giuseppe
>
>
>
>


Don Bartolo

unread,
Jan 5, 2003, 8:30:19 AM1/5/03
to

Un post che non è semplicemente una risposta ma che rappresenta quasi una
vera e propria "lezione" di storia dell'opera.
Mi renderebbe veramente felice un tuo approfondimento delle tematiche (da me
semplicemente acennate) relative al repertorio buffo.

Grazie

don Bartolo


Jacopo Fiesco

unread,
Jan 5, 2003, 9:27:27 AM1/5/03
to
> A parte che le eccessive sottodivisioni delle voci mi sembrano spesso più
un
> esercizio teorico che un'analisi pratica,

Sì e no. Insomma eccome se c'è differenza tra un basso profondo e un basso
cantante!! Anche a livello fisiologico: la lunghezza delle corde vocali e
persino la forma della "canna" sopraglottica è diversa tra queste due
tipologie di basso.

Jacopo Fiesco


bassopr...@gmail.com

unread,
Mar 20, 2020, 9:48:39 AM3/20/20
to
Vorrei fare una precisazione , quando si parla dei bassi profondi che cita Boris Christoff , questi bassi sono chiamati Ottavisti o qualcuno li chiama bassi profondi russi e cantano sopratutto la musica sacra nelle chiese ortodosse . I migliori che conosco sono Pasiukov , Dmitriev e un ebreo uzbeko di nome zlatopolski . Zlatopolski era qualcosa di strano e anomalo , a differenza dei bassi profondi e ottavisti che sono fisicamente enormi (basta a pensare al nostro Giulio Neri che si dice fosse altro 2,05 m ) , Zlatopolski non aveva una corporatura enorme e se uno lo vede nei video molte volte era piu basso dei tenori , ma aveva una voce di una profondità impressionante e un volume mai sentito così nelle note ultra gravi a vederlo nel coro con la sua minuta corporatura , sembrava di vedere un violino che emetteva delle note ultra gravi meglio di un contrabasso , Quest'uomo è incredibile per darvi un idea vi mando un link.https://www.youtube.com/watch?v=LNjWuWfzz2k . Parlando invece dei bassi buffi , molti li sottovalutano li ho sentiti definire con termini dispregiativi come Baritoni nati male o bassi con poche capacità , ma vi assicuro che non è così , il loro repertorio è molto difficile e non adatto a tutti , 1 perchè ci vuole si una voce leggera , ma anche una grande agilità e una sillabazione fuori dal comune per fare un esempio l'aria ah un dottor della mia sorte e difficilissima e non è detto che se un bass-bariton che fa don giovanni si cimenta in quell'aria riesca ad eseguirla con buoni risultati.In oltre ci vuole un temperamento e un carattere molto divertente per eseguirla , basti a pensare che un giorno senti l'intervista di un basso se ricordo bene era Bonaldo Giaiotti , (un gran bel basso molto nobile e profondo adatto al repertorio verdiano) , in quell'intervista dichiarò che gli proposero la parte di buffo se ben ricordo Dulcamara e lui la rifiutò perchè quella parte non era per lui e non sarebbe riuscita ad eseguirla .Quindi io sono perchè un basso ad inizio carriera , per capire cos'è provi a cantare piu parti , ma quando ha trovato la sua collocazione è meglio che non sperimenti in teatro certe parti , Ruggero Raimondi , mi piace molto nella parte di Escamillo e Don giovanni (leporello non l'ho sentito) , ma è meglio che si tiene alla larga dalle parti troppo scure (Sparafucile , inquisitore ecc..) perchè anche se riesce a raggiungere certe note ,non riesce a dare quell'imponenza al personaggio (questa è la mia semplice opinione da melomane) , anche se debbo dire che gli ho sentito fare l'aria nume custode vindice e se l'è cavata bene usando una gran tecnica e intelligenza .Quindi Ruggero Raimondi per me è uno dei migliori Escamillo e dovrebbe rimanere in quel range vocale dove è forse uno dei piu grandi.Comunque ripeto queste sono le opinioni di un Melomane che non ha studiato ma va ad orecchio .
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