Non credo che sia dato a nessuno di noi, di sapere esattamente chi sia
vinicio capossela.
Restano i fatti, che sono una produzione artistica (testi, musiche,
poesie, racconti, interpretazioni, concerti) che va dalla raffinata,
estatica, struggente bellezza di "Modì" o "Scivola vai via", alle
grazia e soavità di ballate come "Ultimo amore", passando per il
furore e l'irrequietezza, la famelica e indomabile avvenenza di ritmi
e testi rubati alle tradizioni popolari di mezzo mondo.
Resta un personaggio che è capace di emozionarsi alla stregua della
gente che da sotto il palco lo segue rapito (avete mai fatto caso al
suo sguardo incredulo e felice, cuoriosamente infantile, confuso e
perplesso, emozionato quando un concerto riesce bene?).
Quello che la sua evoluzione personale sta plasmando è qualcosa di
ancora talmente fluido e mobile...
Io ho la sensazione che nel caso di Vinicio Capossela, uomo e artista
non possano essere separati, non possa essere fatto un distinguo fra
l'uno e l'altro.
Ho la sensazione che lui per primo, non sappia dire dove cominci
l'uomo o l'artista, che lui per prima cerchi di gestirsi in questo
movimento tra l'uno e l'altro.
Quando sento o vedo le scene di lui che si "polipa" la tizia di turno
dopo il concerto, non nego di provare un po' di tristezza per lui: a
me sembra - so di peccare di presunzione, e me ne scuso - che ci sia
tanto dolore in vinicio capossela, mescolato a voglia di assaporare il
gusto più genuino delle cose che gli scorrono attorno, alla
consapevolezza di essere quasi inadeguati ad un certo tipo di realtà,
alla percezione di sè come qualcosa di unico e fragile, grottescamente
bello.
Be'... forse ho detto troppo, mi sono lasciata prendere.
Chiudo, osservando come stia fisicamente decadendo: le sue misure, ad
oggi sono, più o meno: m 1,80 ca.; a5 Kg ca. ; 3.
3 sono i capelli che gli sono rimasti in testa.
E nonstante questo, i suoi occhi rapiti di gioia, il suo sguardo,
perso in un incanto che lui solo sa creare, restano a tutt'oggi, una
delle visioni più intense che io ricordi.
Salùt, dinèro e ammòr
Decisamente!
Capossela è un artista, e il rapporto con l'arte dovrebbe contenere anche
una certa capacità di "distanza".
Tanta foga nel cercare di "capire" l'artista o la sua opera d'arte finiscono
spesso per obnubilare la capacità di "godimento" della stessa.
>
> Chiudo, osservando come stia fisicamente decadendo: le sue misure, ad
> oggi sono, più o meno: m 1,80 ca.; a5 Kg ca. ; 3.
> 3 sono i capelli che gli sono rimasti in testa.
Se lo fa, stai sicura che un motivo c'è.
Per conservarsi bene ci sono le palestre, le spiagge VIP, la vita sana e
misurata e la noia abissale.
Il resto è sereno concedersi all'inquietudine. "se mi rilasso, collasso",
canta -giustamente- la bandabardò.
> E nonstante questo, i suoi occhi rapiti di gioia, il suo sguardo,
> perso in un incanto che lui solo sa creare,
Quell'incanto, forse, ma esistono numerosi altri incanti. Guardati attorno.
restano a tutt'oggi, una
> delle visioni più intense che io ricordi.
Appunto!
Piccoli "incanti" limitrofi:
- i libri di John Fante, Jean Claude Izzo, Massimo Carlotto, Celine,
Queneau, Jarry (ne dimentico a centinaia)
- le canzoni di De André, di Tom Waits, dei Negresses Vertes, della Banda
Ionica
- i concerti e le canzoni della Bandabardò
- la musica delle bande di ottoni gitane (la kocani orkestar, per esempio)
- ...altri incanti a richiesta
Mmmm... foga, obnubilare, godere... altri incanti...
Caro Joe Zarlingo... ch'è, t'ha morso la tarantola?
Ti ho letto, sai, nei tuoi interventi sul NG, e devo ammettere che dai
l'idea di una persona piena di interessi, affatto superficiale, attenta,
osservatrice...
Ma, caspita, se hai anche un modo di porti saccente, supponente e
prosopopeico!
Insomma... attacatizzo!
Sei certo che la mia foga, la mia obnubilazione, il mio piacere, il mio
incanto inizino e termino con capossela?
E se anche fosse... siamo proprio sicuri della necessità di dovere essere,
proprio tutti, completi, sfaccettati, obiettivi come te, caro il nostro
depositario di ingegno e congegno, modo e maniera, stile e sintassi,
conoscenza e sapienza?
Permettimi di ricambiare il favore: vista la tua sollecitudine nel porre
alla mia attenzione gli angusti limiti culturali ed emozionali in cui mi
muovo, mi vesto del tuo stesso zelo e ti suggerisco di liberarti un po' da
tutta questa dilagante autoncosapevolezza, che rischia di rendere il tuo
incedere un po' troppo greve.
Lascia, ti prego, che noi poveri neofiti della suggestione emozionale,
passiamo attraverso i nostri percorsi naturali, semplici e asfittici, se
vuoi... ma necessari ad una sincera e autentica evoluzione.
Insomma: bacchettaci pure ma tolleraci.
Rancorosamente
Salùt, dinèro e ammòr
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Bravo/a!
Hai scritto bene: attaccatizzo.
E' una scelta di stile, buona come qualsiasi altra, credo.
Del resto, risposte come la tua mi vanno bene e mi divertono quanto i miei
post.
Il limite di usenet č che non si possono fare post troppo lunghi, col
risultato che spesso ci si fraintende.
Allora preferisco essere chiaro e scrivere con veemenza (non direi con
prosopopea, non mi pare di assumere un tono cosě grave), in modo che
chiunque si possa ben confrontare e, se del caso, rispondere per le rime.
Tu lo hai fatto, hai accettato il gioco ed ora siamo qua.
Ma non prendiamoci troppo sul serio, nonostante tutto.
Ci vediamo ad un concerto di Capossela, semmai, io porto il vino.