Scambiando cause ed effetti, cogli solo di margine, la natura del
problema: la previsione lanciata da Sony consiste proprio nel fatto che
ad un sistema di ripresa mobile (di ridotte dimensioni e costretto a
contenere i consumi di energia, quindi con capacità di elaborazione
efficientata al massimo) si chiede di fare "tutto e subito", mentre per
un workflow classico ci si affida ai canonici due step, ripresa e post
produzione.
Lo sforzo tecnologico sarà quindi quello di competere con il sistema
post produttivo (o almeno una sua parte) su cui per ora nell'uso di foto
e video camere si pensa di contare già durante la fase di ripresa.
Secondo Sony, raggiungere lo scopo di installare a bordo di uno
smartphone l'hardware in grado di fare robe che oggi sono intuibili dai
rumors, colmerebbe il gap tra le due tecnologie.
Tradotto, sembra che chi costruisce apparati di ripresa (e quindi chi
decide cosa tu potrai acquistare o meno) intenderà proporre soluzioni
che permettano all'utente non professionale di disporre a bordo
dell'apparecchio portatile per eccellenza, tutto quello di cui l'utenza
ha bisogno, non solo in termini di condivisibilità come già fa oggi, ma
anche in termini di qualità.
Se dovessi cercare di capire cosa spinge in questa direzione, mi vengono
in mente diverse discussioni* qui e altrove, nelle quali si evince in
maniera inequivocabile, che "la via di mezzo" potrebbe essere
sarcificabile, sostituita da un consistente avvicinamento di qualità tra
smartphone e sistemi professionali...
*Ragionamenti del tipo: o esco con un quintale di roba, e produco una
qualità filmica, oppure mi porto un cazzo di fonino e stop.
sandro